domenica 30 dicembre 2007

L'amore spagnolo senza limiti e l'ansia di essere sempre i primi.

E va bene. Lo riconosciamo. Gli spagnoli con le innovazioni ci sanno fare. E bene anche. Ci hanno superato già da tempo in tanti aspetti della vita politica (hanno avuto pochi governi, efficienti e prestigiosi), in economia (ci hanno già superato nel PIL), nello sport (il calcio spagnolo, nell'immaginario mondiale, è praticamente imbattibile), nel turismo (il numero di turisti è quasi doppio del nostro), nel giornalismo (El pais ed altri quotidiani spagnoli vendono e sono letti da un numero almeno triplo di lettori di quelli italiani), nella televisione e nel cinema (omettiamo i tanti successi cinematografici e televisivi ottenuti dalla cultura iberica), nella musica (la lingua spagnola, dopo quella inglese, primeggia nelle canzoni e non solo nelle canzoni). Non è finita, perchè c'è un altro aspetto, che chiameremo sociale, in cui gli spagnoli sono diventati imbattibili nel mondo. Si tratta della legislazione contro l'omofobia, in cui i cittadini della bella nazione iberica sono i veri trionfatori. In questo campo è spuntata l'ultima trovata degli spagnoli: il "poliamor". Si tratta di una nuova convivenza civile, in cui l'unione diventa multipla. Tanto per intenderci è una specie di versione spagnola della poligamia. Il menage a tre, a quattro o a più soggetti è l'ultimo arrivato nel panorama dei successi spagnoli che riguardano la convivenza. Con buona pace della Chiesa spagnola si ufficializza ciò che il nostro cantante Renato Zero ha chiamato, tanti anni fa in una sua canzone di successo, "il triangolo". L'amore è accettato da tutti i compartecipanti del menage, tra il Sig. Pablo, la Signora Estrella e l'amica Carmen. Continuando di questo passo la società spagnola vincerà anche l'ultimo premio che riguarderà la distruzione totale della famiglia classica, quella che una volta i napoletani chiamavano "papà, mamà e i figlietti". Era noiosa, lo sappiamo, ma almeno era una famiglia.

martedì 25 dicembre 2007

Oplà e l'ex-funzionario Sisde è libero.

Eccoli qui di nuovo in azione. Dicono che si tratta di motivi umanitari. Fatto sta che l'ennesimo episodio di scarcerazione facile si sta realizzando. Questa volta il Ministro Mastella è "supportato" nientepopodimenoche dal Presidente della Repubblica Napolitano. Dunque, non se ne parla nemmeno di non realizzare l'ennesima uscita di un condannato dal carcere senza avere scontato l'intera pena. Anzi. Il Ministro Mastella sta predisponendo le cose per realizzare addirittura una istruttoria "velocizzata", del tipo "detto, fatto". Sapete, il Ministro della Giustizia è fatto così. Quando crede che le scarcerazioni devono essere fatte, riesce anche dove il Papa Giovanni Paolo II non riuscì: a far scarcerare in un solo colpo 25000 detenuti, e che detenuti aggiungiamo noi. Il fior fiore della delinquenza. Ci spiace che in questa cattiva compagnia sia caduto anche il Presidente della Repubblica. Vuol dire che anche a lui far uscire un detenuto condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, mica perchè ha rubato caramelle, piace. Sarà l'atmosfera del Natale, fatto sta che di Santi, questi mascalzoni che hanno preso l'abitudine a delinquere, ne hanno tanti. Veramente tanti. Povera Italia!

sabato 22 dicembre 2007

Air France o Air One?


Sono entrambe compagnie aeree. C'è però qualche differenza non trascurabile. La prima è una grande compagnia, la seconda è piccola. Con la prima ci si sente più sicuri su tutto (hanno più soldi e l'immagine non può essere deturpata da pecche organizzative) con la seconda ci si sente in ansia per le solite disfunzioni all'italiana che inevitabilmente la penalizzerebbero (hanno meno soldi e non possono fare molto). La prima vuole comprare l'Alitalia a 0,35€ (una proposta modesta) ad azione, la seconda a 0,01€ ad azione (un insulto). Di chi vi fideresti delle due? La prima è piena di professionalità e pensa a far volare i vettori nel modo migliore guadagnandoci, la seconda pensa a come pagare l'indebitamento (ha infatti per compagno di cordata una banca che pensa solo a fare il suo mestiere che è far cassa). La prima presenta un piano industriale in grado di dare efficienza al trasporto aereo nazionale, la seconda presenta solo un piano bancario che non ha prospettive solide e convincenti. La prima progetta nel migliore dei modi e non si fa condizionare dai sindacati, la seconda sarebbe sistematicamente in ostaggio degli stessi sindacati. La prima vuole fare solo un hub a Roma, nella capitale, la seconda vuole fare un solo hub a Milano, nella Lombardia. Conseguentemente la prima farà viaggiare più passeggeri perchè il bacino principale non può non essere che Roma, ovvero la sede principale del paese e la capitale dell'altro stato, che è il Vaticano, la seconda taglierebbe fuori (come ha fatto per molti anni) tutto il centro sud privilegiando spudoratamente il nord. Fate il conto e vedrete che la soluzione la capirebbe anche un bambino. Certo, nessuno è così sciocco da non capire che Milano deve avere uno status speciale. Ma basta solo un po' di intelligenza per risolvere il problema. Tutto qui. Il guaio è che la questione in Italia non si pone correttamente in modo commerciale come la si porrebbe in tutta Europa. No. Si pone, purtroppo, in modo esclusivamente politico. Per cui chi è per Air France è di centro-sinistra, mentre chi è per Air One-Banca Intesa è di centro-destra. Semplicemente pazzesco! E poi ci lamentiamo per essere un popolo depresso che sta scivolando nella povertà. Con questi politici che pensano in questo modo, non c'è di che stare allegri.

venerdì 21 dicembre 2007

Berlusconi: una telefonata che vale una montagna di vergogna.

Il fatto del giorno è la vergognosa telefonata tra il Direttore RAI Agostino Saccà e l'On. Berlusconi capo di Forza Italia-Partito della libertà. Dire che ci ha fatto vergognare di essere italiani è poco. Dopo avere ascoltato la gravissima telefonata sia nel tono, sia nel contenuto il minimo che si produce su un qualunque cittadino è la consapevolezza che questo genere di politici è pericoloso e pernicioso per il paese. Purtroppo, il singolo cittadino non ha armi per difendersi dalla presenza di questi attori e comparse nel teatro della politica italiana. C'è da vergognarsi per un'intera legislatura di avere con questa gente lingua e Parlamento in comune.

mercoledì 19 dicembre 2007

La crisi della cultura scientifica nella scuola secondaria italiana.

Questa lettera è un atto d’amore. Amore verso la scuola, amore verso la fisica, amore verso la scienza, amore verso la cultura. Nient’altro. Nello scrivere le poche righe che seguono non sono stato mosso né da intenti polemici verso chicchessia, né da implicazioni ideologiche. Si tratta solo dell’esigenza che ho avvertito in forma sempre più rilevante in questi ultimi anni di far conoscere il punto di vista di un insegnante di fisica che ha riflettuto non poco intorno alle ragioni che hanno portato l’insegnamento scientifico nella scuola italiana ad essere di così basso livello. Si tratta, pertanto, di un punto di vista personale, «internista», che proviene dal di dentro del sistema scolastico e che non ha altre pretese se non quella di far circolare delle idee critiche all’interno del variegato e complesso sistema relativo all’insegnamento delle discipline scientifiche.
I fatti sono noti. L’apprendimento scientifico degli studenti in Italia è di basso profilo. L’apprendimento della fisica in particolare, come sottoinsieme di quello più generale della scienza, è ancora più scadente. Come mai? Forse è arrivato il momento di dire qualcosa di diverso dalle solite «cose lunghe e noiose» che vengono dette normalmente in questi casi. Il giudizio negativo che riguarda l’insegnamento della fisica in Italia non viene dato sulla base di mie presunte sensazioni o antipatie, ma emerge costantemente da tutti gli studi e le statistiche che le istituzioni e gli organismi nazionali e internazionali preposte a questo scopo offrono nelle loro indagini specialistiche.
Non si può fare una analisi seria delle cause della crisi dell’insegnamento e, quindi, dell’apprendimento della fisica nella scuola secondaria superiore se non si parte da un semplice dato: in Italia si è finora proposto un modello di insegnamento della fisica di basso livello, sbagliato, inefficace e non in grado di assicurare neanche i livelli minimi di conoscenze, competenze e capacità che dovrebbero far parte del bagaglio culturale dei giovani. Chi non crede alle cose dette circa il penoso stato dei corsi di insegnamento della fisica impartiti nella maggioranza dei licei del paese, per favore vada a parlare con i docenti universitari degli atenei italiani che insegnano nelle facoltà scientifiche, soprattutto quelli che hanno a che vedere con la preparazione scientifica di fisica delle matricole universitarie. Ne sentirà di tutti i colori. Non per niente il Ministero della Ricerca scientifica, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha avvertito la necessità di dare incentivi economici a tutti quegli studenti che si iscrivono a Fisica, Matematica e Chimica. Aggiungo, purtroppo, che più passa il tempo e più la situazione peggiora, nel senso che il panorama relativo alle conoscenze di base possedute da una matricola universitaria nel campo della fisica sono semplicemente pietose. Eppure il bilancio del Ministero della PI è stratosferico: si tratta di circa 40 miliardi di € all’anno. La ragione è che ci sono pochi studenti che si iscrivono alle facoltà scientifiche dell’Università all’altezza di seguire la professione dello scienziato. Affermo che la colpa di tutto questo è da ascrivere principalmente a due categorie di soggetti: i docenti della scuola secondaria e le Autorità scolastiche. Le ragioni per le quali metto al primo punto gli insegnanti riguardano il fatto che mentre per le Autorità scolastiche la responsabilità è indiretta e mediata e, comunque, riguarda la complessità e le inefficienze del sistema, per gli insegnanti si tratta di una loro specifica responsabilità personale. Non c’è dubbio che la categoria delle Autorità scolastiche a tutti i livelli (Governo, Ministro della P.I., Parlamento, Direttori generali e Ispettori ministeriali, Direttori regionali e Dirigenti scolastici) hanno grandi responsabilità. Molte sono le negligenze che si possono imputare a questi soggetti. Tuttavia, non è mia intenzione soffermarmi sui disastri che questa classe di personaggi hanno dato vita negli ultimi decenni. In ogni caso si tratta di soggetti che hanno responsabilità di tipo differente da quelle dei docenti. Dunque, non è oggetto di questa indagine parlarne. I docenti, viceversa, hanno una responsabilità personale, tipica delle colpe soggettive, afferente alla specificità professionale che attiene alla loro sfera culturale e professionale individuale. E questo è grave. Molto grave. Ma andiamo per gradi. Come funziona il sistema organizzativo scolastico? Semplice. All’inizio dell’anno, durante una riunione affrettata e superficiale, il Consiglio di classe espone per bocca dei vari insegnanti le linee guida della loro azione didattica ed educativa. Questo organo collegiale dovrebbe offrire una panoramica del piano di lavoro dell’intero anno scolastico che caratterizza la didattica di tutti i docenti nella classe. Purtroppo per motivi di tempo il Consiglio procede a una lettura affrettata della programmazione didattica ed educativa. Poche parole per mostrare i principi organizzativi di questo organo collegiale delicato nella vita scolastica. L’insegnante di fisica partecipa come gli altri ai lavori del Consiglio e nel migliore dei casi espone in forma più concisa degli altri alcuni aspetti del suo lavoro che in quel momento gli sembrano importanti. Non dimentichiamo che generalmente il docente di fisica è docente anche di matematica. E si sa che per ragioni che dovrebbero interessare più la psicologia del comportamento umano che l’organizzazione del lavoro, spende almeno il doppio del tempo per la matematica e metà per la fisica. Sarebbe difficile in appena un’ora far parlare tutti i membri del Consiglio (circa una decina), in modo completo e approfondito. Se da 60 minuti nominali togliamo dieci minuti per l’organizzazione dei lavori, rimangono al massimo circa 5 minuti a docente, naturalmente se non ci sono interventi degli altri e il segreterario verbalizzatore sappia fare bene il suo dovere di sintesi, altrimenti i minuti a disposizione risultano ancora meno. Dunque, nella migliore delle ipotesi il docente ha meno di 5 minuti per esporre tutto quello che farà nell’intero anno. Conclusi i lavori, potrà passare alla realizzazione del curricolo appena programmato. Da notare che nel Consiglio di Classe mancano i diretti interessati allo scopo della riunione, cioè sia gli studenti, sia i loro genitori. Entrambi saranno nominati almeno due o tre mesi dopo la riunione preliminare di cui sopra. Il perché di questa nomina che avviene ad anno abbondantemente iniziato è un mistero che non sono riuscito mai a capire e che comunque fa parte delle gravi colpe dell’Autorità scolastica di cui abbiamo parlato prima nella premessa. Si parla tanto di aprire la scuola alla società, rendendo più partecipi i genitori e poi si escludono i medesimi da una riunione così importante. Vero è che è prevista un’altra riunione di insediamento relativa alla presentazione dei nuovi eletti. Rimane il fatto che questo processo democratico di nomina avviene tardi. Per quanto riguarda i lavori di programmazione sia chiaro che non sto dicendo che in “tutti” i Consigli di Classe si opera come sopra, ma generalmente l’azione si svolge così, quando addirittura non si discute nulla perché si dà tutto per scontato! Cosa succede dopo? Il docente si mette al lavoro, prepara le lezioni, svolge in classe l’attività di proposizione dei contenuti, dà indirizzi di studio agli studenti, suggerisce le pratiche per apprendere meglio, ecc… Dovrebbe fare tutto questo. In genere non lo fa perché si richiama all’esperienza e non “perde” tempo. Dopo qualche settimana inizia a interrogare. Si tratta del primo momento di valutazione degli apprendimenti. Nella stragrande maggioranza dei casi queste interrogazioni sono uno dei pochi momenti di verifica del lavoro svolto. Se necessario, perché si hanno pochi voti nel registro personale del docente, si somministrano agli studenti schede di verifica a test, del tipo 20 domande a risposta chiusa. Il livello di difficoltà di questi test non viene calibrata su livelli nazionali, ma viene deciso dai docenti nella loro massima autonomia e libertà. In pratica un docente può scegliere un livello di difficoltà minimo e nessuno può contestarglielo. Così i suoi studenti possono essere etichettati come studenti bravi con voti decisamente ottimali. Per mettersi poi a posto con la propria coscienza professionale il docente di fisica, ovvero, il docente di matematica e fisica, organizza una o al massimo due sessioni di laboratorio nell’intero anno per realizzare qualche esperimento. In genere si tratta dello stesso esperimento che svolge ogni anno. Niente a che vedere con un lavoro di ricerca serio, di gruppo, programmato con dovizia di particolari e svolto dagli studenti con la redazione di una relazione finale, magari pubblicata in rete nel sito web della scuola. Viceversa, si tratta quasi sempre di esperimenti brevi, episodici, dimostrativi, alla cattedra, in genere svolti dall’assistente di laboratorio, se quel liceo ha la fortuna di averne uno. E poi basta. Fine. Tutto qua. Naturalmente può benissimo succedere che se un insegnante ha bisogno di tempo per completare un argomento di matematica o per fare una verifica scritta si appropri dell’ora del corso di fisica. Nessuno glielo contesterà mai. “Tanto la fisica è solo orale” è la ricorrente giustificazione addotta in queste circostanze e col programma di fisica “mi trovo a buon punto”. Le lezioni si svolgono generalmente con un breve riassunto del capitolo previsto dal manuale. Spesso, si trovano collegamenti più o meno artificiosi alla matematica per sfruttare la possibilità di far vedere come si procede in una dimostrazione deduttiva applicata alla fisica. Ecco il quadro della situazione che potrebbe essere preso a prestito per fare una istantanea molto generale delle condizioni didattiche e metodologiche dell’insegnamento della fisica in Italia. Quasi mai si propongono riflessioni storiche ed epistemologiche. Ma quello che più conta nell’economia di questo articolo quasi mai nessun insegnante risolve problemi di fisica programmati esplicitamente nel piano di lavoro annuale. Sembra che siano il diavolo in persona da evitare a tutti i costi. Il quadro di sintesi proposto prima può in alcuni casi essere diverso. Sono perfettamente convinto che molti docenti, non so quantificarli con consapevolezza ma certo non credo che si tratti della maggioranza, non si troveranno nelle condizioni sopra citate. Gliene dò atto. Per carità. Certamente ci sono docenti che sanno il “fatto loro”. Ma la loro presenza nelle scuole secondarie superiori non è dominante ma fortemente minoritaria e comunque non fanno testo. Si tratta di una ristretta èlite, che opera in modo discreto, quasi mai da suscitare interesse. Soprattutto perché nella scuola italiana non esistono strumenti di costrizione che possano imporre ai “meno interessati” eufemismo per etichettare docenti che vivono ai margini delle novità professionali, di uscire dalla loro condizione di dequalificazione e mettersi in una prospettiva propositiva per poter migliorare la loro didattica. Esistono docenti che in tutta la loro esistenza di lavoro non hanno mai fatto una sola lezione in una loro classe alla presenza di esterni (presidi, ispettori, altri colleghi, ecc…). E molti hanno partecipato a qualche corso di aggiornamento per ragioni qualche volta pittoresche, ovvero per ragioni estranee alla loro professionalità. Qualche anno fa, un insegnante di matematica partecipò a un corso di aggiornamento di yoga di 20 ore, approvato dal provveditorato della sua provincia, al solo fine di raggiungere il monte ore che le gli avrebbe consentito di ottenere un miglioramento economico sullo stipendio. Dunque, teniamo a mente che esistono bravi docenti che non lavorano nella maniera descritta sopra ma che, nell’economia del presente lavoro, non sono i destinatari della presente missiva.
E dal punto di vista dell’apprendimento? Cioè, dal punto di vista di coloro che debbono imparare la fisica come la mettiamo? Cosa dire di questi poveri sfortunati studenti? In genere uno studente brillante capisce subito come stanno le cose. E la sua reazione può essere o di rassegnazione, e accettare pertanto lo standard proposto dal docente, oppure di irritazione e di delegittimazione del docente ai suoi occhi. Ma non può fare nulla, perché non ha strumenti per costringere il docente ad uscire allo scoperto. In queste occasioni, quindi, il caso si spegne e si trascinerà stancamente per tutto l’anno scolastico con un atteggiamento di apatia da parte di entrambi i protagonisti docente e studente. Naturalmente per quest’ultimo c’è un aspetto positivo della vicenda. In genere il docente, a conoscenza delle sue non esaltanti doti professionali, premia gli studenti “alzando i voti”. In pratica regala la promozione anche a chi non la merita. E il gioco è fatto. Tutti contenti e felici. Un po’ meno lo è la società tutta che reclama, giustamente, che nella scuola italiana venga svolto un lavoro serio e responsabile. Ma questa è un’altra storia. Rimane il fatto che la scuola italiana e quella dell’insegnamento scientifico in particolare è una vergogna. Una straordinaria, eccezionale, speciale vergogna. D’altronde, siamo italiani, non è vero?
Un insegnante di fisica a disagio.

martedì 18 dicembre 2007

Cosa ha a che vedere il parlamentare italiano ex terrorista Sergio D'Elia con la decisione dell'ONU sulla moratoria della pena di morte?

Televisioni di sinistra e giornali cosiddetti "progressisti" hanno riportato interviste del parlamentare italiano D'Elia condannato nel corso di un procedimento penale in primo grado a 30 anni, per banda armata e concorso in omicidio, a proposito della decisione dell'ONU sulla moratoria della pena di morte. Si sa che questo signore è un radicale e partecipa all'Associazione "Nessuno tocchi Caino". Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Appunto. Cosa c'entra un ex terrorista che si è ritrovato parlamentare con la legge elettorale del centro-destra con la moratoria della morte che significa credere nella vita? Cosa c'entra un individuo come questo, condannato per l'appartenenza alla organizzazione terroristica di estrema sinistra, che ha predicato la morte e la violenza come strumento di lotta politica? Come si può accettare che questo signore esulti se in precedenza è stato artefice di morte? Persone come questo D'Elia non hanno niente a che vedere con la delicatezza della vita quando ha sostenuto azioni violente che sono da considerare barbarie della morte. E' uno di quei fatti che sconcertano e che saranno sempre ricordati come una delle contraddizioni della politica della sinistra italiana. Tutto ciò è scandaloso, semplicemnente scandaloso.

venerdì 14 dicembre 2007

Delusione Gordon per sedia vuota e firma in ritardo.

Abbiamo saputo che alla cerimonia della firma del nuovo Trattato europeo avvenuta l'altro ieri a Lisbona, ventisei Capi di stato con i loro Ministri degli esteri hanno firmato in successione il libro della firma soddisfatti della decisione e in allegria, davanti a una platea di giornalisti e dei media di tutto il mondo. Bella cerimonia. Veramente bella. Un grande giorno di storia europea che rimarrà fissato nella mente e nelle date dell'Unione Europea nei prossimi secoli. Ma i paesi dell'Unione non sono ventisette? Come mai una defezione? E di chi si parla? A quale Primo ministro ci si riferisce? Il capo di questo Stato non si è sentito bene? Ha avuto problemi durante il viaggio? Uno sciopero improvviso dei controllori di volo? O si è trattato di malore dell'ultimo minuto? Tranquilli. Non abbiate paura. Niente di tutto questo. In questi casi il nome di questo Primo Ministro è "un nome e una garanzia". L'unico primo Ministro dell'intera Unione Europea che non ha firmato insieme agli altri è stato Mr. Brown, Mr. Gordon Brown, Prime Ministre of United Kingdom. Perchè? Perchè è noto in tutto il mondo che Great Britain non vuole confondersi con gli altri europei e che non cederà mai alcuna sovranità alle nazioni del Continente. Ipocrisia tutta britannica. Com'è noto gli inglesi hanno qualche problema con l'Europa. Pardon, we are British!

domenica 9 dicembre 2007

Umberto Bossi arringa i lumbard col motto "Italia schiavista, pronti ad attaccare".

Il leader della Lega Nord, partecipa a una manifestazione xenofoba contro gli immigrati. Spara a zero contro tutti, compreso il suo alleato Berlusconi, e dichiara che l'Italia è un paese con mentalità schiavista verso il Nord. Ma la minaccia più forte è che i lumbard sono decisi e pronti ad attaccare. Questa la notizia e passiamo ai commenti, che possiamo anticipare subito sono quanto meno esilaranti. Sappiamo che è costume di Bossi quella di "spararle grosse". Basta ricordare tutte le sue dichiarazioni di guerra per sorridere un po' più del solito. Questa volta c'è una novità: fa compassione. Come ci si può arrabbiare con lui quando dice che sono pronti migliaia di proiettili, o quando afferma che i fucili sono pronti e carichi per liberare il Nord padano, ecc... Cosa volete, questa è l'Italia. I francesi hanno avuto Luis De Funes, gli inglesi Mr. Bean, noi Totò, i lombardi ... Bossi. Con quella canottiera l'Umbertone nazionale può dire quello che vuole. Gli italiani tuttosommato gli vorranno sempre bene. L'unica nota stonata è la compagnia. Avere vicino Calderoli e Borghezio non è una cosa piacevole è rappresenta una nota stonata che non gli fa bene e costringe gli italiani o a combatterlo o a deriderlo. Le cattive compagnie, specie se razziste e xenofobe, hanno fatto sempre perdere, mai vincere. L'è inscì chiaro?

sabato 8 dicembre 2007

Una intervista surreale all'On. Giordano.


Abbiamo visto in televisione una situazione al limite della realtà. Sapevamo che il mondo è cambiato, ma non fino a questo punto. Ecco il fatto di oggi. Il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista, On. Franco Giordano, si è fatto intervistare da un giornalista della RAI su un'auto di lusso in movimento nella città di Roma, comodamente seduto sulla lussuosa moquette grigia della prestigiosa auto, con la cintura allacciata su una giacca con cravatta di un vestito grigio scuro alla maniera dei bancari della City londinesi. Con un tono suadente, leggermente british, immedesimato nel ruolo, rispondeva all'interlocutore proponendo una società più equa e più giusta di quella attuale, piena di amore per una visione di sinistra in grado di superare la fase del capitalismo brutale della attuale società contemporanea personificata dalla condotta conservatrice del nuovo partito democratico di Walter Veltroni. Se non fosse stato per la barba apparentemente incolta, l’On. Giordano di Rifondazione comunista avrebbe potuto benissimo sembrare un politico conservatore come il Senatore Dini. Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Sapevamo che a certi livelli la politica può diventare surreale ma non fino a questi punti limiti. Il sembrare e l’apparire per certi politici è purtroppo diventato più importante dell’essere. Non è possibile deglutire questo boccone apparentemente molto sostanzioso, pieno di gustosa carne ma anche di disgustoso grasso. Sentire un esponente comunista oggi, anno 2007, parlare alla maniera di un banchiere inglese è un boccone francamento indigesto per qualsiasi stomaco. Non sappiamo valutare appieno in questi casi quanto sia maggiore l’ipocrisia dell’apparire accettabile agli italiani dalla provocazione dell’essere lo stesso individuo che manifestò e continua a manifestare ancora oggi in piazza per i “diritti” dei black bock che hanno semidistrutto la città di Genova durante il G8 di qualche anno fa. Con l’On. Giordano noi non abbiamo nulla che ci accomuni. Non prenderemmo neanche un caffè al bar. Tuttavia, ci permettiamo di suggerirgli che l’abbigliamento certe volte può dare alla testa. La prossima volta ci ripensi e non dia né interviste sulle mercedes, né si vesta all’inglese. Lo preferiamo con il maglioncino alla pugliese su una camicia, anche rossa, senza cravatta.

martedì 4 dicembre 2007

Studenti italiani: i peggiori in matematica e scienze.

Un piccolo trafiletto sui quotidiani, relegato in fondo a una pagina interna tra le più ignorate, è a nostro giudizio la notizia del giorno: la colossale ignoranza degli studenti italiani nel mondo della scienza astratta ed empirica. L'ha detto l'ultima indagine Ocse-Pisa 2006 che fotografa gli studenti di 15 anni nei 57 Paesi. Qui Pisa non è la città toscana della torre pendente, bensì acronimo di "Programme for International Student Assessment". L'Italia è al 33° posto per la lettura, al 36° per la scienza, al 38° per la matematica. L'europea Finlandia è al primo posto. Diciamo la verità: lo sapevamo tutti e non è una novità. Questo il fatto del giorno e passiamo a qualche semplice opinione da manifestare in punta di piedi per non disturbare gli studenti italiani che in questo momento stanno studiando. Lo sapevamo. Ma non basta come risposta. La domanda è sempre la stessa: perchè? Come mai gli studenti italiani sono i più ignoranti nell'apprendimento delle scienze, siano esse astratte come la matematica e la logica, siano esse sperimentali come la fisica, la chimica, l'astronomia, ecc...? Lo diciamo noi per gli altri, visto che di bugie sono piene i giornali e la televisione. L'abbiamo saputo da chi ha insegnato una vita nella scuola superiore senza mai essere ascoltato. La ragione per cui gli studenti italiani sono i peggiori è semplice: perchè questi studenti hanno gli insegnanti che non sanno insegnare matematica e scienze. Ci sono anche altre cause, è vero, ma la principale è questa. Gli insegnanti di matematica, fisica, chimica e via dicendo non sanno insegnare correttamente la loro disciplina di insegnamento. Poi ci sono anche altri motivi. Per esempio, la carenza di strutture laboratoriali, la mancanza assoluta di controlli sulla attività di insegnamento dei docenti da parte degli ispettori e dei dirigenti scolastici, la normativa di legge che è stata fatta proprio per evitare i controlli, l'atteggiamento prevenuto e lassista di tutti i sindacati scuola che hanno un potere immenso nel mondo scolastico e lo esercitano a senso unico per evitare che gli insegnanti facciano il proprio dovere, ecc... Ma la più grossa sul piano morale è un'altra che è più grave e più diseducativa di tutte. La solidarietà tra docenti incapaci e studenti fannulloni che nascondono la reale vita quotidiana dell'insegnamento-apprendimento facendola apparire di buona qualità quando invece è omertosa, inadeguata e funziona solo per scambio di favori tra chi non sa insegnare e chi non sa imparare e non vuole apprendere. Ultimo , ma non di meno, il Parlamento della Repubblica Italiana che è latitante al 100% nel produrre leggi adeguate di riforme che dovrebbero far funzionare la scuola. La verità è che il complesso di norme scolastiche ha prodotto delle autentiche farse politiche come il gigantesco flop dei Decreti Delegati, che è totale nella sua nullità perchè non solo non ha avvicinato le famiglie alla scuola ma viceversa le ha allontanate. I grandi uomini della cultura italiana è da almeno trenta anni che non dormono nella loro tomba.

sabato 1 dicembre 2007

Superficialità che stupiscono nell'ultima enciclica di Benedetto XVI.

“Senza Dio la scienza e il progresso non portano alla costruzione della società perfetta, anzi producono orrori come si è visto negli esiti della Rivoluzione russa”. E’ questa una piccola sintesi del senso delle parole del Papa contenute nella Lettera enciclica spe salvi ai vescovi […] e a tutti i fedeli laici sulla speranza cristiana a sostegno della tesi che la scienza è portatrice di mali irrisolvibili e inevitabili.
Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Che la S. Chiesa Cattolica fosse portatrice di ambiguità e indeterminatezza nei soliti discorsi intorno al "ruolo che gioca la scienza nello sviluppo della società" si sapeva da tempo. Il caso Galileo non è un'invenzione degli scienziati o degli anticlericali. E' un fatto indiscutibile e certo che ha a che vedere con l’atavico pregiudizio della Chiesa cattolica su tutto ciò che ha a che vedere con la scienza non essendo riuscita a scrollarsi di dosso l'errore clamoroso commesso ai danni dell'uomo più cattolico del suo tempo. Ma che adesso le gerarchie cattoliche escano allo scoperto, alla massima potenza, con il Vicario di Cristo in terra senza provare timori di alterare i fattori di senso relativi alla questione scienza-fede meraviglia e non poco. Vediamo i fatti. Per praticità spezziamo in due la sintesi del discorso del Papa che intendiamo commentare. Sarà più facile seguire il discorso.
"Senza Dio la scienza e il progresso non portano alla costruzione della società perfetta [...]".
Primo. La scienza e il progresso sono due cose diverse e non è consentito mischiarle insieme tra loro producendo un composto in cui i caratteri della scienza vengono modificati e fatti sparire nella loro originaria condizione.
Secondo. La Scienza non ha mai perseguito la costruzione della società perfetta. In nessun manifesto programmatico dei grandi scienziati compare questa affermazione. Alla scienza interessa poco costruire società più o meno perfette. Alla scienza interessa indagare la natura con i metodi ed i linguaggi propri del sapere scientifico allo scopo di produrre leggi che spieghino i fenomeni naturali e solo questi. La scienza è famosa e vincente perché non occupa il campo avversario come invece vuole fare la religione ai danni della scienza. Prendersela con la scienza perché gli uomini che decidono le sorti di questa malridotta e malaticcia società sono i principali corruttori e responsabili del degrado morale, economico, sociale,ecc.. non è corretto. “Un corpo percorre distanze direttamente proporzionali al quadrato del tempo impiegato” oppure “un corpo cade con velocità direttamente proporzionale al tempo impiegato” sono le leggi di Galileo sulla caduta dei gravi. Galileo con le sue scoperte non si propose di costruire la società perfetta. Galileo voleva dimostrare che la scienza poteva spiegare i fenomeni solo e soltanto con il metodo sperimentale e con l’uso della matematica, non certo con il “principio di autorità” di derivazione aristotelica nel quale viceversa credeva la Chiesa cattolica.
Terzo. Il progresso non è la scienza. Il progresso sicuramente ha a che vedere con le applicazioni della scienza ma non è la stessa cosa. Queste applicazioni possono produrre miglioramenti o peggioramenti della società; questo è vero. Non è compito dello scienziato decidere se la scoperta delle leggi della caduta dei gravi può o meno produrre progressi o regressi nella società e non è compito dello scienziato spiegare se sia necessario o meno comunicare al mondo, oppure no, la sua scoperta in relazione al ruolo e al legame che potrebbe esistere tra politica e scienza. Abbiamo visto cosa è successo con i dubbi di Einstein sulla scoperta della reazione nucleare di fissione che ha prodotto la bomba nucleare. Sappiamo che alla fine è diventata l'ossessione del più famoso e religiosissimo Stato teologico al mondo che vuole la bomba per ricattare il mondo. Che poi ci possano essere profondi legami tra i due aspetti siamo d'accordo. Ma da qui a dire che la scienza non aiuta la società a migliorare ci corre e basta. Dunque, è un modo fuorviante quello di dire delle cose che non hanno verità se non nella logica pregiudizievole dei desiderata delle gerarchie cattoliche. Certo devono bruciare molto alla Chiesa i successi della scienza. In particolare, devono produrre sgomento le potenzialità, buone o cattive, della scienza nel perseguire scopi di conoscenza che escludono sempre in itinere la giustificazione divina negli scopi della società. Noi siamo convinti che fra fede e scienza possono avvenire sintesi e convergenze positive. Ma a una sola condizione: che ci sia la comprensione dei soggetti che ne parlano e la reciproca stima e fiducia. Questo zigzagare su una spezzata intorno alla funzione positiva/negativa della scienza, cercando sempre il pelo nell’uovo non giova né ai successi della fede, né alla comprensione dei fenomeni religiosi nella società. Perseguire questi scopi disaggreganti in modo battagliero e peregrino mina la validità della religione.
Senza Dio si “producono orrori come si è visto negli esiti della Rivoluzione russa”. E’ possibile, e nella fattispecie si è verificato in modo drammatico. Senza ombra di dubbio la religione, intesa correttamente nella accezione di bisogno spirituale dell’uomo, è una grande consolatrice che, se non elimina, sicuramente riduce gli orrori. Ma la stessa religione, come nel caso degli ayatollah, può diventare carnefice nel momento in cui si diffonde artificiosamente nella società per perseguire primati che non gli spettano. Gli esiti della rivoluzione russa sono stati immorali e violenti. Ne siamo convinti. Ma non è una buona ragione immischiare in queste iniquità la scienza che, in questo discorso, non c’entra. Quando lo si vorrà capire questo semplice concetto potrà chiarire alle menti dei religiosi tanti dubbi e perplessità. Noi lo speriamo vivamente.

lunedì 26 novembre 2007

Inconsapevolezza o incoscienza del ruolo svolto dal Comandante dei vigili di Roma.

Incredibile! Il Comandante dei vigili urbani di Roma è stato destituito dall'incarico perchè ha utilizzato per fini personali un contrassegno per portatori di handicap che non era suo durante la sosta della sua autovettura. Come dire: interesse privato in atti d'ufficio. Ma il problema più grave è a nostro parere un altro. E' la totale, irresponsabile, sconsiderata e imprudente incapacità del soggetto a comprendere che il suo ruolo era quello del Capo dei vigili e non di un qualunque sottoposto. Ciò che è grave, dunque, non è il fatto in sè ma è la mancanza di consapevolezza di svolgere un ruolo importantissimo di organizzatore e coordinatore di un esercito di vigili (circa 7000) in uno dei gangli più vitali del municipio romano. Chi ha dimostrato di essere il Capo dei Vigili? Un furbetto del quartierino che si voleva fare gioco delle regole dell'Etica e della Morale. Kant soleva dire: "Sopra di me il cielo stellato, dentro di me la legge morale". Fallo capire a un individuo tuttosommato sprovveduto come il Capetto dei Vigili. Il suo motto? Francia o Spagna purchè se magna!

martedì 20 novembre 2007

I Savoia vogliono 260 milioni per i danni dell'esilio.




Il fatto del giorno è la richiesta degli ex-reali d'Italia Vittorio Emanuele di Savoia e del suo bel biondo figliolo Emanuele Filiberto che, a loro dire, lesi nei loro interessi, accusano la Repubblica Italiana di violazione dei diritti fondamentali dell'uomo stabiliti dalla Convenzione europea per i 54 anni di esilio dei Savoia sanciti dalla Costituzione italiana.
Cosa dire di questa richiesta? Diciamo la verità: da persone sconclusionate come sono questa coppietta non c'era da aspettarsi nulla di buono. Quello che disarma di questi due è che abbiano trovato il coraggio di chiedere una somma di denaro allo stesso Stato che li ha riaccolti nonostante una disposizione della Costituzione lo vietasse. Hanno avuto la sfacciataggine di richiedere i danni morali quando i loro familiari di danni agli italiani ne hanno fatto a bizzeffe. Che dire di quel Vittorio Emanuele II che se la diede a gambe levate quando si profilò all'orizzonte la sconfitta del suo esercito con milioni di giovani italiani buttati nella guerra senza armi e abbigliamento adeguato solo per fare un favore alla "prima donna" Mussolini? Cosa dire delle leggi razziali e della dittatura fascista accettata senza battere ciglio da una famiglia inconcludente e incapace? Meglio fare silenzio su questa spudorata uscita del duo Savoia.

lunedì 19 novembre 2007

Il nuovo Berlusconi: niente più "spallata" al governo e costituzione di un nuovo partito.

Il Cavaliere è di nuovo in sella! Con un Coupe de Theatre che ha dell'incredibile, Berlusconi è passato da pugile suonato messo all'angolo per non avere mantenuto la parola di far cadere il governo Prodi a nuovo protagonista dei media e della politica italiana. Il Cavaliere, come fanno i maghi, ha prima inventato un nuovo tipo di rivoluzione e poi ha tirato fuori dal cilindro un atout imprevisto ai molti scettici: un nuovo partito! La rivoluzione si chiama "Rivoluzione del predellino" a causa della posizione la lui assunta durante la dichiarazione a Piazza S. Babila a Milano. Berlusconi, come si fa nella migliore tradizione delle società per azioni, ha cambiato look e nomi al consiglio di amministrazione di Forza Italia. Da Mediaset Spa e Mediolanum Srl a Partito del Popolo (PDP), ovvero il partito dei gazebo. In effetti la sigla ricorda il partito democratico di Veltroni e il Cavaliere per evitare contaminazioni o pericolose associazioni ha aggiunto popolo che è un sostantivo che ricorda il fatto che Lui si sente investito dal popolo e non come ha affermato ieri *dai parrucconi della vecchia politica*. I grulli sono serviti. Tonti come sono milioni di italiani gongolano solo a guardare al nuovo miracolo di S. Silvio! Berlusconi ha detto che i sondaggi più recenti affermano che se si votasse in primavera il nuovo partito avrebbe il 52% dei seggi al Parlamento. A citrulli! Possibile che la gente è così sprovveduta che non ha capito il giochino? Ci permettiamo di dire che con questa operazione Berlusconi fonda partiti come se fossero le girelle del Mulino Bianco.

venerdì 16 novembre 2007

Il Senatore Maurizio Sacconi come Nikita Kruscev nel 1959.




Ecco Maurizio Sacconi, del partito Forza Italia di Berlusconi, in azione al Senato per mostrare tutta la sua irritazione per un provvedimento di natura finanziaria approvato dall'Aula. A tutti coloro che pensavano che nel Senato della Repubblica ci fossero dei Signori Senatori che con stile, serenità e pacatezza intervenissero a favore di leggi giuste ed eque ecco la risposta in forma fotografica. Cosa dire del personaggio? Dire squallido è poco. Noi un tizio del genere non lo voteremmo mai.

giovedì 15 novembre 2007

Gli ultras tra commozione e vendetta: un percorso a zig zag.

C'è qualcosa che non ci convince nella faccenda del tifoso romano ucciso dal poliziotto. Le esequie lo hanno mostrato in modo evidente. Alcune contraddizioni nell'atteggiamento degli ultras ci danno gli elementi per essere perplessi sul desiderio sincero di chiudere questa penosa vicenda. Vediamo i fatti. Centinaia di giovani e meno giovani al funerale hanno partecipato al lutto della famiglia con una commozione talmente intensa da lasciare sbigottiti. Centinaia di forzuti giovanottoni, con fisico da picchiatori, hanno pianto a dirotto e si sono commossi come ragazzini. Abbiamo visto in televisione scene di commozione che neanche al funerale di un fratello o di una mamma si sarebbero viste. Segno che sotto sotto c'era qualcosa di più della commozione. Subito dopo, alla maniera degli ultras , si è ripetuto il rito delle urla da tifosi sui gradoni della Chiesa quando è uscito il feretro. Questi i fatti e passiamo alle opinioni.
Non c'è alcun dubbio che è stata stroncata la vita di un giovane in modo inaccettabile. Che il giovane fosse o meno un tifoso di calcio non cambia nulla. Rimane il fatto che si è verificata una tragedia umana ancor prima che sportiva. Ed è tutto qui il dubbio che ci attanaglia: si tratta di una tragedia che riguarda l'uomo, il ragazzo oppure alla vicenda si voglionio dare connotati diversi e creare il precedente facendolo diventare un esemplare nei rapporti tra polizia e tifo calcistico? Questa è la domanda che ci poniamo. Non è facile accettare la morte di un giovane ucciso da un poliziotto senza una ragione. La solidarietà è in questi casi il minimo che si possa dare, ma è anche il massimo quando si vuole caricare di significati che vanno oltre il fatto stesso. Abbiamo una perplessità che non ci convince e riguarda la commozione mostrata dagli ultras. Una commozione se è autentica, razionale, interpretabile come tale, sincera non può avere secondi fini, altri scopi. Invece qui, a nostro parere, sono spuntati subito fuori i soliti saluti romani, le grida di vendetta, i cori da stadio (a un funerale? mah!). Le approvazioni delle scelte sui muri che inneggiavano alla vendetta e dulcis in fundo l'inno nazionale, che di amor patrio in quell'occasione centrava come i cavoli a merenda. Conclusione. Temiamo che i facinorosi ultras abbiano perso un'occasione per tacere. Ai funerali si va con aria contrita e non bellicosa, con dolore e non con odio, con affetto e non con le grida di vendetta. Non si va a fare cori da stadio inneggiando alla "legittima vendetta". Temiamo che il diario delle violenze non sia finito. Tutt'altro. Quello che non ci piace in tutta questa vicenda è che decine di migliaia di giovani in tutta Italia, ultras per la polizia, che avrebbero tutti i numeri per partecipare alla crescita e allo sviluppo culturale e sportivo della società si chiamino fuori per fare la guerra allo Stato. Dov'è finita l'intelligenza?

mercoledì 14 novembre 2007

Il cantante romano Eros Ramazzotti disprezza il luogo dove è nato.

Pesante polemica tra il cantante nato nel rione Cinecittà alla periferia est di Roma e il Presidente del X Municipio che rappresenta quella degradata zona della città. Motivo della polemica la dichiarazione di Ramazzotti sullo squallore della periferia romana e sulle conseguenze della vita che si conduce in quella zona della città. Dice Ramazzotti: "Quei bordi della periferia! Una m....". Questi i fatti. Abbiamo da esprimere una sola opinione. Persino un romano doc come Ramazzotti se n'è accorto. E se lo dice lui. Una sola critica: perchè ha impiegato tanti anni ad accorgersene?

martedì 6 novembre 2007

La politica e il livello di sicurezza dei cittadini.

Periodo molto difficile questo per gli italiani. C'è un livello di sicurezza dei cittadini quasi inesistente. Di chi la colpa? Tutti gli attori che recitano sul palcoscenico socio-politico dei media hanno gravissime responsabilità. I politici innanzitutto. I magistrati in secondo luogo. I movimenti associativi a seguire. La chiesa cattolica in aggiunta. Cosa fare a questo punto? Il Direttore di un quotidiano economico ha detto la cosa più giusta. E cioè, che i politici di centro-sinistra e di centro-destra hanno il dovere e l'obbligo di trovare risposte. Perchè? Per il semplice motivo che i due raggruppamenti dopo aver trovato l'intesa sull'indulto non possono non trovare la medesima intesa sul decreto delle espulsioni per i delinquenti. Altrimenti sono dei pulcinella!

sabato 20 ottobre 2007

Protesta contro se stessi.

Oggi, Domenica 20 Ottobre 2007 alcuni partiti della coalizione del Governo Prodi scenderanno in piazza a protestare contro il governo. Questa la notizia. Le opinioni si riducono a una sola, logica e semplice considerazione. Questo è l'unico paese al mondo in cui il governo al potere protesta contro se stesso. Il minimo che si possa dire, in questi casi, è che non è una cosa seria. O no?

mercoledì 17 ottobre 2007

Il relativismo dei valori è inaccettabile.

Era prevedibile. Tutti se lo aspettavano. Colpisce semmai l'immediatezza con la quale la Chiesa Cattolica ha commentato la sentenza della Suprema Corte, che ieri ha deciso di consentire un nuovo processo sul distacco del sondino nasogastrico ad Eluana Englaro, la ragazza in stato vegetativo dal 1992 a seguito di un incidente stradale. Per la Chiesa cattolica "la sentenza significa orientare fatalmente il legislatore verso l'eutanasia". Questo il fatto. Passiamo alle opinioni. Secondo noi da questo clichè non se ne esce. La questione è di quelle che non si risolveranno mai. La ragione, lo sappiamo, è dovuta al fatto che uno dei soggetti coinvolti in questo affaire è una istituzione religiosa. E le religioni, lo sappiamo, non amano confrontarsi con gli altri, magari con spirito galileiano, sui grandi temi. Le religioni sono dogmatiche. Pertanto o si fa come dicono loro o non si cava un ragno dal buco. Con tutta la disponibilità per le ragioni della Chiesa noi non possiamo non far rilevare che la questione interessa l'agire umano, cioè le debolezze degli uomini e le libertà dei cittadini. Per favore, vogliamo ragionare con calma e pensare di dare un senso alle dichiarazioni? Che cosa vuol dire vivere? Se vivere significa stare appesi a un sondino per tutta la vita senza pensare, senza muoversi, senza avere emozioni, senza ansie e preoccupazioni, con l'encefalogramma piatto, allora stiamo prendendo un granchio. A decidere se staccare la spina o meno non può essere una Chiesa ma i familiari del o della disgraziata. Se così non fosse la prigione per gli uomini non sarà la vita ma il corpo. E che prigione può diventare lo abbiamo visto tante volte, non ultimo quello di Welby. Ci dispiace ma questa volta la Chiesa avrà da faticare per far sentire le proprie ragioni.

No, per tortura, del giudice USA all'Italia.

E' la notizia più esilarante che abbia letto da qualche anno a questa parte. Un sorriso lungo più di cinque minuti mi ha consentito di allungare la vita di almeno una settimana. Si tratta della notizia relativa a un giudice statunitense che ha rifiutato l'estradizione verso l'Italia di un un mafioso siciliano perchè il Bel Paese, a suo dire, pratica la tortura. Purtroppo ha ragione. A malincuore dobbiamo riconoscere che dice la verità. La ragione? Primo. In Italia chi viene beccato dalle forze dell'ordine, anche a rubare una semplice mela al mercato, va direttamente in galera e ci rimane per tutto il tempo che è necessario per scontare la pena. Una vera tortura. Secondo. Chi viene condannato a una pena detentiva minore di tre anni deve necessariamente andare subito in galera e scontare la pena interamente. Una autentica torura. Terzo. In Italia non c'è alcun detenuto che può avere sconti di pena, patteggiamenti o permessi di uscita. Una tortura molto forte. Quarto. In Italia chi viene condannato, per esempio per terrorismo, a pene detentive rilevanti non esce mai più dalla galera. Infatti, i terroristi italiani condannati all'ergastolo o a pene detentive superiori ai 10 anni non possono diventare per esempio Onorevoli in Parlamento. Una tortura barbara. Quinto. In Italia una donna che viene fermata per furto o contrabbando in flagranza di reato e viene incarcerata, sebbene incinta rimane in carcere come nel film con Sofia Loren "Ieri,oggi e domani" e non riesce ad evitare la galera. Una tortura razzista e discriminante contro le donne.E ancora, in Italia non esistono gli indulti e le amnistie. Tortura fortissima. In Italia se si commettono reati gravissimi si va alla sedia elettrica perchè in questo paese, torturatore per eccellenza, c'è la pena di morte. Più tortura di così ... si muore.

lunedì 15 ottobre 2007

Nasce il Partito Democratico. Un grande avvenimento della democrazia.

Eccolo il PD. Non è la sigla della bella città di Padova. Non è nemmeno il nome curioso del Ministro delle Finanze e del Tesoro Padoa Schioppa. E' un partito della Repubblica che nasce in un periodo molto triste e turbolento della vita politica italiana. Lo aspettiamo successivamente, quando sarà il momento delle scelte degli uomini che lo governeranno e dei programmi che lo definiranno. Per ora lo salutiamo con speranza. Una sola cosa vogliamo aggiungere all'augurio di crescere sempre di più. Il PD è nato nella maniera giusta, con il contributo decisivo e diretto delle cittadine e dei cittadini della Repubblica (più di tre milioni) e con la scelta straordinaria e pressochè unica di crearlo dal nulla in maniera democratica, cioè dal basso, eleggendo a suffragio universale il Capo. Non è cosa da poco, nè si può far finta di niente. Basti pensare a com'è nato l'attuale partito di maggioranza del Parlamento, chiamato "Forza Italia". Come? Da un atto di nomina aziendale, come in genere si fa nelle società per azioni: il Proprietario di un'azienda o l'Amministratore Delegato prende un gruppetto di amministratori dell'azienda stessa, i più fidati, porta un notaio nella sede della società e, oplà, il gioco è fatto e il contratto è stipulato. Ci penseranno dopo le tre televisioni e i media del Proprietario a creare il consenso (truccato). Onore al merito al Sindaco di Roma, quel "a Wartere" che potrebbe risollevare finalmente le sorti di questo povero e sfortunato Paese. Glielo auguriamo di vero cuore.

venerdì 12 ottobre 2007

Un modo sbagliato di affrontare i gravi problemi della politica italiana.

Ricapitoliamo alcuni fatti di queste ultime settimane. Accomunati da un legame trasversale ci proponiamo di commentarli, anticipando che tutti essi sono fatti diversi ma legati tra di loro, ed hanno come minimo comune multiplo il fascismo come revival.
1) Volgare e violento attacco organizzato dal Senatore Francesco Storace transfuga del partito di Fini. Ha mancato di rispetto, tentando di intimidire la Senatrice a vita e premio Nobel Rita Levi Montalcini, accusandola di essere una vecchia zoppa che ha bisogno delle stampelle. "Un fatto semplicemente indegno" ha detto il Presidente della Repubblica Napolitano. Come giudicare la caduta di stile del Senatore di destra? Semplice. Non ha mai avuto stile e, comunque, si è trattato di un ritorno ai suoi vecchi metodi fascisti.
2) Referendum sindacale sul welfare. I sì sono stati quasi l'82%. Dunque, una votazione plebiscitaria. Se si è democratici si dovrebbe accettare immediatamente il verdetto dei lavoratori. Invece la Fiom del comunista Giorgio Cremaschi non ci sta e dice che il protocollo firmato da tutti i rappresentanti ufficiali del mondo del lavoro e della politica (Sindacati CGIL, CISL e UIL, Confindustria e Governo) si deve cambiare perchè alla sua organizzazione non piace. Evidentemente c'è qualcosa che non funziona in tutto ciò. In realtà a non funzionare c'è un semplice fatto che riguarda il sindacato Fiom e i partiti dell'estrema sinistra che lo sostengono in questa folle iniziativa e cioè che essi sono pieni di fascisti. Diciamolo con calma: il fascismo non è solo a destra ma c'è, ed è forte, anche nell'estrema sinistra. Rifondazione, Comunisti d'Italia, Verdi e associati sono da questo punto di vista un covo di neo-fascisti.
3) Il commissario europeo Almunia richiama il Governo italiano al rispetto dei patti sul debito pubblico. In poche parole Almunia ha detto che il governo Prodi sta facendo veramente poco per diminuire il deficit. Anzi, non sta facendo niente e si sta comportando come il Governo Berlusconi. Incredibile ma vero. Il governo Prodi sta facendo come le cicale: si diverte a spendere e non pensa al debito italiano che ha superato il 110%. Un giudizio sulla politica di Prodi? Politica da piccolo gerarca fascista perchè non ascolta nessuno e decide sempre a senso unico, accontentando l'estrema sinistra massimalista.
4) La sig.ra Bindi, candidata alla Segreteria del neo Partito Democratico, ha detto: "si al burqa perchè è un simbolo religioso". Altri politici, altre storie, uguale logica. Per non scontentare le autorità religiose cattoliche la Bindi dà matterellate sulle pudenda degli italiani. Come? Favorendo la politica religiosa delle gerarchie vaticane e opponendosi a una società che fino a prova contraria dovrebbe essere laica e senza condizionamenti religiosi. Questo modo di vedere le cose tra religione e politica è inaccettabile. Un vero attacco teocratico alla Costituzione della Repubblica. Piccoli tentativi di inoltrarsi sui sentieri fascisti della religione di stato.

mercoledì 26 settembre 2007

Il mio quindicesimo viaggio nell'Unione Europea: Helsinki.

Helsinki (22 Settembre - 25 Settembre 2007)

Avevo previsto di andare ad Helsinki in Finlandia alla fine delle visite alle due capitali nord-europee di Stoccolma e Copenhagen. L'altra capitale scandinava, Oslo, non è mai stata in programma perchè la Norvegia non fa parte dell'UE. Mi dispiace per i simpatici norvegesi ma il mio progetto li esclude per la loro "non appartenenza" alla più grande e straordinaria avventura politica che il continente Europa abbia mai avuto dalla sua nascita fino ad ora. Avete capito che sono profondamente europeista. Credo nell'unione politica europea da quando ero un ragazzino che seguiva le scelte dei grandi padri fondatori dell'Europa: Konrad Adenauer, Robert Shuman, Alcide De Gasperi, Jean Monnet, Altiero Spinelli, ecc... Desidererei dire che a mio parere l'Unione Europea è un'istituzione che ha profondamente giovato agli europei e in particolar modo ai giovani di tutto il continente. Voglio dire che non è importante quello che essa ha fatto in questi anni come istituzione. E' importante il fatto stesso che essa esiste, perchè ha prodotto cambiamenti reali e concreti nel modo di pensare all'idea di nazionalità, che ora in Europa è differente rispetto a una o più generazioni fa. Il risultato è che l'Unione è ormai radicata nella coscienza delle generazioni più giovani, i quali si sentono liberi oltre le barriere della nazionalità o della lingua. Questo ha cambiato, che si voglia o meno, il contesto e il modo di pensare degli europei. Dunque, ho programmato il viaggio secondo alcune direttrici ben precise. Il periodo scelto non doveva essere invernale (troppo freddo) ma neanche troppo estivo (troppa confusione). Così ho optato per un periodo all’inizio dell'autunno. La data l’ho scelta in relazione al biglietto aereo. Partenza il 22 Settembre e ritorno il 25 Settembre 2007. Pochi giorni ma sufficienti per mettere alla prova le mie conoscenze "finniche" e vedere confermate le sensazioni che prevedevo di provare durante il viaggio. Prima direttrice. Per cominciare, un comodo e sicuro viaggio aereo con Finnair. Partenza da Roma Fiumicino alle 11.25 e arrivo a Helsinki Vantaa alle 15.45. All'aeroporto c'è il conveniente e confortevole Finnair Airport Bus che espleta la corsa di andata e ritorno tra l'aeroporto e la stazione ferroviaria della capitale finlandese in 35 minuti al prezzo di 5,50 € a corsa. Ad Helsinki mi aspettava un buon albergo come lo Scandic Simonkenttä in Simonkatu 9, che si trova nel centro della città all'intersezione tra la stessa Simonkatu con la Mannerheimvägen. Seconda direttrice. La visita ad alcuni ristoranti tipici della tradizione culinaria finnica per portare a casa il gusto, i sapori e gli odori dei piatti finlandesi. Non sono rimasto deluso. Tutt’altro. Ho potuto apprezzare delle pietanze veramente uniche nel loro genere nel famoso Ravintola Restaurant, di fronte alla Cattedrale luterana, come un bellissimo piatto di filetto di alce e uno stufato di renna veramente gustosi. La cucina del luogo si sposa benissimo con i nomi delle pietanze. La lingua finlandese ha qualcosa di magico. Nel suo raddoppiare le k o le p, ma anche le vocali a, i, u, questa lingua, detta "agglutinante", che fa parte del gruppo linguistico ugro-finnico, è al tempo stesso totalmente incomprensibile al turista italiano ma straordinariamente melodiosa e molto musicale. Spesso non mi stanco di ascoltare alcuni brani di musica folkoristica finlandese e alcune colonne sonore dei film di Aki Kaurismäki, come per esempio Serenade, Sä et kyyneltä nää, Älä Kiiruhda, Muuttuvat laulut, Valot oppure Se jokin sinulla on. Sul piano cinematografico su questo blog ho recensito, nel luglio del 2004, un bel film di un altro regista finlandese, dal titolo L'amore di Marjia, segno di una certa vitalità dell'arte cinematografica in Finlandia. Terza direttrice. Parliamo adesso del piatto forte del mio viaggio nella città del monumento a Jean Sibelius: le visite ai luoghi di interesse storico-culturale. Quattro giorni per conseguire l'obiettivo prefissato. Ci sarei riuscito? Si, ne ero certo. E così è andata. Lasciatemi esprimere tutto il mio amore per questa città che mi ha permesso di godere un piacevole ed eccitante viaggio. Lo voglio comunicare con brevi periodi, che permettano di richiamare alla mia mente alcuni aspetti della vita di Helsinki in relazione all’immagine che mi sono fatto di questa bella e interessante città fin dai tempi di quand'ero ragazzo.
Cara Helsinki. Sei una città speciale. Sei la capitale del mio quindicesimo viaggio nelle nazioni dell'UE. Helsinki, sei una città che ho sempre sognato di visitare per il forte senso di ospitalità e di tolleranza che emani in ogni luogo e in ogni momento. Helsinki, con la tua inimitabile Finlandia Talo sei la città del disgelo politico dopo la seconda guerra mondiale, la città del dialogo fra l'Est e l'Ovest, la città del Congresso CSCE del 1975, la città dello “spirito di Helsinki” che è diventato sinonimo del rispetto dei diritti umani e dei trattati. Helsinki, sei la città delle spendide Olimpiadi del 1952 con le straordinarie medaglie d'oro del leggendario Emil Zatopek e di Paavo Nurmi. Helsinki, sei la città di Aki Kaurismäki, dei suoi sorprendenti film e delle sue straordinarie musiche. Helsinki, grazie del sogno che mi hai regalato per tutti e quattro i giorni di vita speciale che mi hai fatto vivere. Felicemente. Grazie, thank you, kiitos, Helsinki.
E adesso una serie di momenti di vita turistica nella capitale finlandese.

-Visita della città in autobus, ovvero Helsinki Tour Export- 24.09.2007.

Bellissima visita della città in autobus della durata di un'ora e mezza circa. Partenza da Parco dell'Esplanade con commento registrato in molte lingue tranne l'italiano. Vicino a me un simpatico studente universitario tedesco di Monaco col quale abbiamo condiviso piacevolmente la visita. Davanti a me una coppia spagnola alla quale ho ceduto il posto che mi ha fotografato.

-Visita alla bella cattedrale luterana costruita in onore dello Zar Nicola I.

In Piazza del Senato (Senaatintori) c'è la bellissima, maestosa e bianca Tuomiokirkko. Sono stato fotografato da una simpatica turista cinese sotto il monumento allo Zar Alessandro II, che mi ha sorriso per tutto il tempo di posa. Nella foto sulla destra si vede un'amica della improvvisata fotografa.

-La camera 241 dell’albergo Scandic Simonkenttä arredata con gusto e molta praticità.

















-La via dell’albergo Scandic Simonkenttä in Simonkatu 9.

















-La via principale Mannerheimvägen.

















-Edifici raffinati e signorili nella Mannerheimvägen allo sbocco della Alexandersgaten.

















-La centralissima Aleksanterinkatu.

















-I Grandi Magazzini Stockmann in Aleksanterinkatu.

















-La bella piazza Kamppi Kampen vista dalla camera dell'albergo.






















-Uno scorcio della Kaivokatu con il museo d'Arte contemporanea Kiasma alla fine della strada, sulla destra.

















-La bella facciata della Stazione ferroviaria.

















-Due avventori locali (come usciti da un film di Aki Kaurismäki) dopo una bella bevuta nel piazzale della Stazione ferroviaria.
















-Una tavola calda in fondo a Simonkatu.
















-La piazza del mercato Kauppatori alla fine della Pohjoisesplanadi.

















-Interno della Chiesa Temppeliaukion.

















-La cattedrale vista dalla stretta Sofiankatu.

















-La Cattedrale ortodossa Uspenskij sull’isola Katajanokka.

















-Lo splendido viale Pohjoisesplanadi.

















Il biglietto della metropolitana.



















Luigi G. de Anna e la Finlandia.

Mappe e guide di viaggio.

































































































Ho preso la metropolitana solo una volta. Andata e ritorno. Ho fatto una piccola escursione per avere esperienza di questo servizio. Ottimo. Un solo neo. La lingua finlandese è veramente ostica. Si capisce molto poco e senza le indicazioni in inglese ci si trova in una vera e autentica emergenza cognitiva. Devo dire che ho avuto molte difficoltà nel fare il biglietto della Metro alle macchinette automatiche. A Pranzo ho voluto assaggiare di nuovo la cucina finnica che non è proprio leggera. Il ristorante da me scelto è Savotta, in Aleksanterinkatu. Il menù? In inglese c'era scritto "real finnish food seasoned with authentic atmosphere". Confermo. E' stato piacevole.

Mi avvio alla conclusione di questo breve diario di viaggio finnico. Spero di essere stato poco noioso, ancorchè prevedibile. Mi sarebbe piaciuto soffermarmi di più sullo scorrimento degli eventi di questi quattro giorni di piacevole e rilassante visita turistica. Probabilmente sono stato poco aristotelico nella narrazione degli eventi. Aristotele, infatti, soleva dire che un buon componimento narrativo è formato da due ingredienti principali: mettere a fuoco il tema dell'evento e drammatizzarlo traducendolo in azioni e conflitti. Io su questo punto desidererei essere chiaro. La mia vacanza ad Helsinki non è stata sfiorata da nessun conflitto, nè da un solo contrattempo; e a me non è passato per la mente di drammatizzare nulla. La ragione? Perchè la società finlandese è pressochè perfetta. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Lo stile di vita dei popoli nordeuropei è ordinato, corretto e soprattutto serio, senza superficialità e pressappochismi. Il loro grado di civiltà altissimo. Questi sono fatti e non opinioni. Io li ammiro moltissimo. Per me il viaggio è stato interessante e piacevole. Per molti probabilmente no. La noia la possono provare coloro i quali non hanno curiosità ed entusiasmo per la cultura del luogo e, soprattutto, non hanno interessi per gli aspetti istruttivi e formativi di un viaggio che sono, in estrema sintesi, l'osservazione delle caratteristiche culturali della città e la conoscenza dei suoi tesori, nel senso più ampio del termine. Non scorderò mai questo viaggio. Ciao Helsinki. Al prossimo viaggio a Lubiana.

Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

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BIBLIOGRAFIA LETTERATURA DI VIAGGIO

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