martedì 15 aprile 2014

L’affido di Berlusconi e il rischio della solita pagliacciata all'italiana.


La decisione dei giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano, per l'affido in prova ai Servizi sociali di Silvio Berlusconi, è stata presa. Dicono che lavorerà in un Centro anziani. La notizia, se fosse solo questa, non avrebbe nulla di strano. Un condannato per frode fiscale che deve scontare un anno ai Servizi sociali ha il diritto-dovere di avere chiarezza nel suo percorso di rieducazione. D'altronde, tecnicamente, quello che conta nell’intera vicenda è che la decisione dei giudici possa dargli la possibilità di realizzare un processo di rieducazione in grado di permettergli di rientrare nella società, essendosi riappropriato efficacemente del ruolo di cittadino in maniera attiva e consapevole dopo aver effettuato una congrua esperienza di riabilitazione. Insomma, è indispensabile che il processo di rieducazione lo trasformi in un nuovo cittadino, differente dal precedente. Ma le cose stanno proprio così? Siamo proprio sicuri che questa attività farà avere alla società un cittadino cambiato al punto di essere il contrario di ciò che è stato? Noi siamo perplessi e nutriamo più di un dubbio. A nostro avviso le cose stanno in tutt'altro modo. La prima cosa strana di questa decisione è che il condannato dovrà effettuare una prestazione di riabilitazione per un solo giorno alla settimana. Troppo poco. A rigore questo tirocinio dovrebbe essere continuo, sistematico e totalizzante per maturare le condizioni di utilità e di efficacia del servizio. Per fare un esempio è come se una persona dovendo imparare una lingua straniera (che prima non conosce) decidesse di frequentare un corso di lingua un solo giorno alla settimana per un po’ di mesi soltanto. Noi sfidiamo chiunque ad essere in grado, in così poco tempo, di imparare quel minimo di conoscenze-competenze-abilità in grado di sviluppare le capacità sotto il profilo dell'ascolto, della comprensione, della lettura, del parlato e della scrittura della lingua studiata. In mancanza di un percorso impegnativo è praticamente impossibile, in pochi mesi, imparare una quantità anche minima di “conoscenze-abilità” e dimostrare di conoscere una lingua straniera (grammatica, pronuncia, sintassi e dettato). Se aggiungiamo poi che starà “sul posto” appena una mezza mattinata a fronte dell’intera settimana è chiaro che l'efficacia della decisione di sostituire il carcere è probabile che non sarà affidabile. Anzi potrebbe essere dannosa. In tutti i manuali di pedagogia e di didattica si afferma che l'apprendimento per essere efficace deve essere serio, impegnativo e approfondito. Quando si progetta un cambiamento dello stato culturale di una persona (dallo stato A a uno stato B differente dal primo) è obbligatorio chiarire quale sarà il processo pedagogico di cambiamento che in ogni caso dovrà essere serio e responsabile. Altrimenti si corre il rischio di trascorrere ore inutili a “far finta” di apprendere. Ne sanno qualcosa tutti quegli insegnanti che per anni hanno tentato di insegnare ai loro studenti l'apprendimento di una lingua straniera, oppure della matematica, della storia, della geografia, etc., con poche ore di insegnamento alla settimana. Se aggiungiamo poi che lo stesso Tribunale gli ha dato la possibilità di trasferirsi ogni settimana per tre giorni (martedì, mercoledì e giovedì) a Roma a svolgere attività politica e di partito (la famosa agibilità), capirete subito che la prevalenza di questa seconda attività sarà non solo predominante ma potrà rendere il suo lavoro di rieducazione nel centro anziani inutile. Noi siamo dell'avviso che la decisione del Tribunale non sia tarata su standard e parametri socio-educativi adeguati, e pecchi di superficialità per non dire che si tratta di un vero e proprio dilettantismo sotto il profilo rieducativo. Ci auguriamo che i Servizi sociali saranno professionali e svolgeranno il loro lavoro non con genericità e faciloneria ma con rigore e grande professionalità. Non vorremmo che alla base di tutto ci fosse, da parte del sistema alternativo al carcere, una vera e propria messinscena volta in verità a coprire la decisione di favorirlo nella sua attività politica. Siamo poi curiosi di conoscere quali saranno in concreto le sue attività di riabilitazione. Quale sarà il protocollo preciso e puntuale di lavoro riabilitativo, quali le finalità e gli obiettivi, quali i mezzi e le attività di riabilitazione e, soprattutto, quali saranno le verifiche di apprendimento, in grado di dare senso e certezza al percorso riabilitativo. Se le verifiche formative e sommative in itinere, a media distanza e finale dell’intero ciclo non saranno adeguate e precise allora la prova della inadeguatezza dell’intero sistema alternativo al carcere saranno così evidenti da poter trarre la conclusione che si è trattato della solita pagliacciata all’italiana.

2 commenti:

Giancarlo ha detto...

Facciamo un poco di conti, quelli spiccioli , quelli che facciamo quando dobbiamo farli quadrare, non è questo il caso lo sappiamo benissimo. Il nostro avrà dieci mesi di obbligo di frequentazione riabilitativa presso un ospizio per anziani. Dieci mesi durante i quali ogni settimana per ben quattro ore dovrà presentarsi al "lavoro" rieducativo.
sarebbero, sempre se i conti sono questi ben 40 ore di rieducazione , infatti per 40 settimane ovvero dieci mesi egli avrà questo obbligo.
Dura lex sed lex, dicevano il latini i quali per reati come quello addebitato al nostro prevedevano ben altra rieducazione, ma tantè sappiamo che i tempi ed i modi per rieducare un condannato sono cambiati.
Delle due una, però , o hanno fatto come dicono a Napoli ammuina si da far prendere decisioni del genere ai magistrati o siamo nel bel mezzo di una sceneggiata , dove il principale attore si farà riprendere , speriamo per poco, mentre varca il cancello del luogo di pena, si fa per dire...

ambrogio b. ha detto...

mio nonno, fiero contadino lombardo, si sarebbe rifiutato di farsi assistere da un simile delinquente.

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