sabato 25 ottobre 2014

Tullio Regge ci ha lasciati soli.


E' morto ieri all'età di 83 anni Tullio Regge, fisico italiano e famoso professore di Relatività all'Università di Torino per essere stato sicuramente il più profondo conoscitore della Teoria della relatività in Italia. Per i non addetti ai lavori il suo è un cognome sconosciuto. In effetti Tullio Regge non fu mai uno studioso di fisica "normale", nel senso che fu tutto tranne che uno scienziato comune che potesse passare inosservato nel campo della fisica e della scienza in generale. La ragione sta nel fatto che era un uomo, come si suole dire in questi casi, "tutto di un pezzo". Severo ma anche disponibile ad affrontare discussioni impegnative e complesse, rigoroso fino all'inverosimile e alcune volte anche scostante quando gli si facevano domande ingenue o banali. Regge seppe coniugare preparazione, competenza, insegnamento, ricerca teorica, amore per la cultura e passione per il sapere. In ogni caso fu uno dei rari uomini di scienza che riuscì a insegnare all'Università e nello stesso tempo anche a divulgare, non banalizzando, la teoria della relatività di Einstein in modo esemplare e a non disdegnare di fare incursioni nel mondo letterario. Celebre fu nei primi anni Ottanta il dialogo che ebbe con Primo Levi su tematiche che superavano le due culture. Su questo libro c’è l’impronta della grandezza di entrambi gli autori:

Primo Levi-Tullio Regge, Dialogo, Torino, Einaudi, 1984. Nei primi anni ‘60 definì quello che è noto come "calcolo di Regge", una modalità matematica di formulare la relatività generale in modo semplificata, basata sull'uso della costruzione di spazi a n-dimensioni chiamata tecnicamente "simplesso n-dimensionale", cioè un politopo n-dimensionale (uno di questi è il tetraedo) col minor numero di vertici in grado di far comprendere meglio l'approssimazione della curvatura dello spazio-tempo quadridimensionale. Ho voluto citare una delle numerose scoperte di Regge perchè quando nel 1982 lessi la sua introduzione al bel libro su Einstein del grande filosofo Bertrand Russell, dal titolo

L'ABC della relatività pubblicato a Milano dalla Rizzoli nel 1982, rimasi affascinato da entrambi. Di Russell per la facilità del suo pensiero circa la teoria della relatività e di Regge per la profondità delle considerazioni non solo scientifiche ma anche umanistiche che riesce a proporre per convincere ed entusiasmare. A proposito della coppia Russell-Regge devo dire che questi due uomini sono stati per me due protagonisti della mia vita e del mio aggiornamento professionale perché, come ex insegnante di fisica nei licei, fui sempre "a contatto" con entrambi. Infatti il primo è il nome del mio ex liceo scientifico di Roma in cui ho insegnato nei miei ultimi venti anni che hanno preceduto il mio collocamento a riposo e il secondo è il personaggio che ho incontrato diverse volte in conferenze, congressi e l'ultima volta all'Accademia dei Lincei di Roma in occasione del riconoscimento alla carriera del fisico italiano Bruno Pontecorvo, lo scienziato italiano naturalizzato sovietico nell'ex URSS col nome di Bruno Maksimovič Pontekorvo (Бруно Максимович Понтекорво), rientrato in Italia in pessime condizioni di salute come ultima occasione di rivedere l'Italia prima della sua morte avvenuta nel 1993. In quell'occasione a Palazzo Corsini durante una pausa vidi in piedi Tullio Regge con difficoltà di deambulazione (in seguito fu costretto a muoversi solo su una carrozzina, lui che da giovane fu un promettente giocatore di rugby). Lo salutai e vedendolo in difficoltà gli porsi il braccio per aiutarlo a stare in equilibrio. Lui con un atteggiamento di orgoglio e di sfida mi disse "grazie ma non ne ho bisogno". Poi mi chiese cosa volessi. Era imponente, alto, rossiccio nel volto e nei capelli sparpagliati al vento, con uno sguardo fulminante, vestito con giacca senza cravatta e un portamento militaresco.
Gli dissi che avevo letto i suoi libri, in particolare quello dal titolo:

T. Regge, Spazio, tempo, relatività, Torino, Loesher, 1981 e che ero rimasto affascinato dalle sue introduzioni, le quali alcune volte entusiasmavano più del contenuto del libro stesso. In modo gelido mi rispose: "sciocchezze" e mi congedò. Nei suoi libri riusciva a coniugare rigore, formalismo matematico e idee in modo singolare e sorprendente. Lo voglio ricordare qui per l'insegnamento che diede dopo che la distrofia lo ridusse a vivere sulla carrozzella. Col tempo mitigò il suo carattere burbero e scontroso, imparò persino a sorridere. Grazie prof. Regge per avere attraversato il XX secolo e averci lasciato la sua testimonianza. C'è da essere orgogliosi del suo insegnamento e del suo modello di vita. La scienza italiana e la storia della scienza la ricorderanno sempre con grande affetto. A questo link su Youtube una sua conferenza su L'infinito nella fisica.

1 commento:

Leonardo Ilardi ha detto...

La ringrazio per questa eccellente nota che ricorda dei grandi Professori Italiani.

Con stima.

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