lunedì 17 novembre 2014

Fra l’incudine e il martello all’italiana.


“Quando niente e quando troppo”. La protesta? Alcune volte non c'è, altre volte è troppa. E’ il male della politica italiana e dei suoi sostenitori, sempre orientati a servire non la comunità ma solo gli interessi del proprio orticello. Due fatti che ora commenteremo. Il primo a Treviso: calci e pugni all'autista di un autobus pubblico che aveva chiesto il biglietto ad alcuni ragazzi. L'articolo si conclude in modo pilatesco e insopportabile : "un'auto della polizia ha accompagnato all'ospedale l'autista". Una vicenda che meriterebbe tanta attenzione sulle ricadute sociali, psicologiche ed educative dell’intera comunità trevigiana ma anche nazionale che viene liquidata con una conclusione che lascia l’amaro in bocca, sinonimo di incapacità a saper reagire nei casi preoccupanti che minano la sopravvivenza ordinata della società. Niente riflessioni sul perché e soprattutto nulla su come evitare in futuro simili e vergognosi incidenti con provvedimenti esemplari che possano fungere da esempio. Ciò che si nota è la solita incapacità delle autorità a intervenire per stroncare il fenomeno. Un vero e proprio fallimento di una società che è diventata incapace di difendere il minimo diritto degli onesti al lavoro. Nonostante i roboanti propositi del Codice Penale della famosa Scienza del Diritto che prevedono pene gravi per "interruzione di pubblico servizio, oltraggio e lesioni personali gravi a un lavoratore di pubblico servizio, minacce, turbativa dell’ordine pubblico, aggravanti di varia natura e percosse al conducente" nulla ci dice che tutto non finirà come al solito, facendo finta di nulla. Ma i magistrati cosa fanno e perché permettono il ripetersi incontrollato di atteggiamenti incivili che i media fra qualche giorno dimenticheranno? Il secondo a Roma: come conseguenza di errori fatti dalle autorità nella gestione dei flussi migratori e della successiva sistemazione dei profughi, degli immigrati e dei rom che hanno titolo a rimanere sul suolo nazionale la reazione è debordante. Dopo i fatti clamorosi di Tor Sapienza alla periferia di Roma avvenuti per la totale assenza di politiche a favore delle periferie il blocco politico della destra romana attacca il Sindaco chiedendone le dimissioni. Slogan come «Vattene», «Clandestino», «C’è da spostare una macchina» dimostrano che il vero obiettivo non è risolvere il problema del degrado delle periferie romane. No, altrimenti lo avrebbe già fatto il Sindaco precedente di destra Alemanno che invece è uno dei principali responsabili del degrado. Il fatto grave è che viene sfruttato, per motivi poco nobili, il fenomeno e le sue conseguenze per motivi di consenso elettorale. Certo il Sindaco Marino con la sua gestione impazzita delle emergenze della capitale e per la sua politica fortemente strabica dei veri problemi di Roma - che non sono né il riconoscimento dei matrimoni gay, né la pedonalizzazione del Colosseo ma i servizi per il cittadino - non facilita il compito, anzi li aggrava. Il fenomeno avrebbe dovuto essere risolto dal Consiglio Comunale con la collaborazione di tutti i Consiglieri, per il bene collettivo e nell’interesse generale. Invece, la bassa politica di sinistra e di destra che i cosiddetti Consiglieri comunali romani hanno sempre fatto e la preminenza delle ideologie (in questo caso relative alla emergenza profughi) di destra e di sinistra non fanno altro che aggravare il fenomeno lasciando all’intolleranza della piazza che, per sua natura, è sempre estremista di complicare maledettamente la gestione di questa emergenza. Come giudicare i due fatti? C’è una sola lettura: stampa e politica sono fuori controllo, perché non informano con oggettività e non propongono con equilibrio ma esaltano le passioni politiche e le intolleranze, di destra e di sinistra.

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