mercoledì 5 novembre 2014

Secessione e referendum illusori.


Due premi Nobel per la pace, Desmond Mpilo Tutu e Adolfo Pérez Esquivel e una decina di star internazionali, in un manifesto rivendicano il diritto dei catalani a «poter votare sul loro futuro». Dicono che impedire ai cittadini di potersi pronunciare con un referendum sull’indipendenza della Cataluña «contraddice i principi che ispirano le società democratiche». Questa la notizia, pubblicata dal quotidiano La Repubblica; noi la vogliamo commentare perché vogliamo esprimere la nostra opinione. Una premessa. Se è vero come è vero che la Spagna non ha permesso il referendum perché la sua Costituzione lo vieta, questo per il duo Tutu-Esquivel vuol dire che gli spagnoli non sono democratici? E se non sono democratici che cosa sono? Fascisti? Comunisti? Che sono di grazia? Dunque, due premi Nobel hanno sentenziato che il referendum per staccare oggi un pezzo di Spagna e domani un pezzo di qualunque altra nazione al mondo, è possibile. Anzi è giusto ed è, addirittura, doveroso sostenerlo. Non vogliamo dire nulla su chi sono questi due Signori che un po’ di tempo fa ricevettero il premio Nobel per la Pace. Conosciamo solo superficialmente alcuni atteggiamenti del duo Tutu-Esquivel. Il primo è un arcivescovo anglicano africano che non si può definire un conservatore, mentre l'altro è un pacifista argentino che dire contestatore di sistema è poco. Questi due Signori rivendicano il diritto dei catalani a staccarsi dalla Spagna e diventare una nazione indipendente mediante una iniziativa fuorilegge definita tale dalla Corte Costituzionale spagnola. Rivendicano, a loro dire, il diritto “dei popoli” di staccarsi dalla madrepatria appena uno solo di fattori come lingua, economia e finanza siano differenti dal resto del paese. In verità predicano il “diritto” oggi della Catalogna, domani del Veneto in Italia e dopodomani di altri a staccarsi dalla madrepatria, infischiandosene del passato e delle norme costituzionali attualmente in atto in Spagna e negli altri paesi interessati. I catalani, che sono gente simpatica, stanno facendo torto alla loro intelligenza con questa ostinazione alla secessione, tra l’altro avendo ricevuto forti riconoscimenti di autonomia da parte dello Stato spagnolo che ci ricorda gli egoismi tipici delle parti più ricche di molti paesi. La coppia di premiati Nobel dice che impedire il referendum è nientepopodimenoche andare contro i principi che ispirano la democrazia. Dunque, per non andare contro "i principi che ispirano le società democratiche", secondo Lor Signori sarebbe necessario che a ogni richiesta di indipendenza il potere centrale dicesse sempre si, "ti accordo la secessione"! Più sfrontati di così i due non avrebbero potuto essere. Permettere a una minoranza di un Paese di diventare una nuova nazione indipendente è da folli. Mettiamo per ipotesi che in Italia tutti facessero così. Cosa succederebbe? Senza giri di parole si ritornerebbe alle decine di staterelli di secoli fa, con un Granducatino di qui, una Repubblichetta di là, un Regnetto di Sotto e uno di Sopra, con buona pace dei secessionisti. Poi gabelle e dogane in classico stile cinquecentesco produrrebbero la situazione tragicomica in cui si vennero a trovare i due attori Benigni e Troisi nel film Non ci resta che piangere, quando per passare da un paesino all’altro della Toscana dovettero attraversare una dogana municipale nella quale l’addetto pretendeva un fiorino ogni volta che proferivano una sola parola. A noi questo processo di balcanizzazione che da un paese (ex Jugoslavia) se ne creino sei o sette non piace. Totò a questa coppietta direbbe: ma mi faccino il piacere!

1 commento:

Giancarlo ha detto...

L'errore di fondo, culturale è quello che confonde la democrazia e l'autodeterminazione con l'anarchia. Essere titoloari di premi internazionali prestigiosi non da il diritto ad essere saccenti, cosa questa che putroppo si vede di frequente nei cosidetti intellettuali. Gli Stati che conosciamo sono il frutto della storia d'Europa, storia che è inutile ricordare ma che vale la pena sottolineare è fatta di guerre, dalla fine dell'impero Romano in poi in Europa vi sono state guerre e distruzioni, sottolineo tutte tra cristianissimi popoli, le cose , da settanta anni, circa, sono cambiate , allora perchè non rispolverare la bandiera della indipendenza? Della razza? E perchè no della religione? Così i catalani si trovano, di nuovo, a rivendicare la loro diversità... sentiranno forse la necessità di un nuovo Borgia ? I nostri veneti scoprono la loro "diversità" razziale, peccato che hanno dimenticato sull'onda della loro convinta superiorità che la Repubblica finì perchè la donarono a Napoleone. Ma torniamo ai nostri intellettuali, il loro è, forse, un intervento di innocente condivisione , ma dirompente, perchè ammette, tra le righe, che le leggi le Costituzioni gli Stati sono soggetti che possono essere, a volontà, cambiati , basta un richiesta di referendum!

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