venerdì 9 gennaio 2015

Pubblicare le vignette di Charlie Hebdo.


Timothy Garton Ash, il saggista e giornalista britannico, propone che “tutti i media d’Europa rispondano all’azione assassina dei terroristi islamisti coordinandosi per pubblicare la prossima settimana una selezione delle vignette di Charlie Hebdo assieme ad un comunicato che spieghi i motivi dell’iniziativa”. La vignetta accanto, per esempio, mostra un carabiniere che dice che le loro bare non erano impermeabili. In estrema sintesi Ash propone “una settimana si solidarietà e di libertà, in cui tutti gli europei, musulmani inclusi, ribadiscano il loro impegno in difesa della libertà di parola, l’unico strumento che ci consente di armonizzare la diversità con la libertà”. Abbiamo messo tra virgolette le due frasi originali di Ash che rappresentano bene il senso dell’iniziativa. Desideriamo tuttavia cogliere nella proposta di Ash non una sfida antireligiosa ma la consapevolezza che a nessuno è permesso di ammazzare una dozzina di persone per motivi qualsivoglia, che oggi sono la libertà di satira, domani chissà cos’altro. Certo il problema è più complesso di come possa sembrare a una prima analisi superficiale. Vogliamo dire con estrema semplicità ma anche con franchezza che la libertà di satira non è un diritto attraverso il quale ci si può permettere di scrivere tutto quello che può passare per la mente di un giornalista. A nessuno deve essere permesso di diffamare. Cioè la libertà di idee e di stampa non ha niente a che vedere con la libertà di dissacrare le religioni, colpendole scriteriatamente anche nei dogmi più valoriali e spirituali. La ragione di questa nostra affermazione sta nel fatto che allo stesso modo come il giornalista deve avere la libertà di poter criticare con la satira o con altri strumenti che ritiene più efficaci, esiste lo stesso diritto da parte del criticato di essere lasciato in pace almeno nei valori e nei dogmi in cui crede. Se così non fosse si creerebbe un vulnus, cioè una asimmetria nel campo dei diritti per cui, parodiando George Orwell, potremmo dire che “qualcuno è più disuguale degli altri”. Noi non siamo per una totale libertà di satira. Non siamo neanche per censure, in cui si elenchino temi possibili da altri vietati. Ma questa storia che anni fa il giornale satirico italiano Il Male pubblicò una vignetta in cui la Madonna venne raffigurata nel momento del parto con allusioni blasfeme e profanatrici francamente ci fa vergognare del concetto di libertà di satira che i redattori di quel giornale satirico italiano hanno mostrato divertiti. Possibile che non sia immaginabile che si possano conciliare libertà di satira e libertà di credo religioso? Noi crediamo che sia possibile e che sia immaginabile una intelligente e non volgare satira. Non accetteremo mai gli empi aforismi di Giulio Andreotti quando a proposito dell’assassinino di Ambrosoli, con cinismo tutto romano, disse che “se l’è un po’ andata a cercare”! A nostro parere il commando era formato da volgari assassini, ammalati di mente, falsi mussulmani, che non hanno nulla a che fare con l’Islam. Il problema della satira antireligiosa deve però trovare soluzione nell’autocontrollo e nella sensibilità di chi la fa. Un vecchio e famoso proverbio dice che: “gioca con i fanti ma lascia stare i santi”. Se poi si vuole giustificare l’anticlericalismo, spacciando per satira una posizione ideologica più politica che giornalistica, allora non ci siamo, non ci siamo proprio, perché a nostro parere quest’idea è sbagliata esattamente come il clericalismo. A buon intenditore poche parole.

1 commento:

Giancarlo ha detto...

Che dire ? da laico convinto e moderatamente anticlericale, concordo totalmente con lei. Tener separate le due cose è essenziale, se non vuoi che ti offendano non offendere, fare altrimenti si passa dalla libertà di espressione all'insulto e sinceramente credo che questo sia indigeribile per tutti, come lo sono gli atti di barbara crudeltà che vengono fatti nel nome di un Dio.

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