venerdì 18 dicembre 2015

Inutilità di mozioni di sfiducia individuali.


Non avendo alcuna fiducia nell’imparzialità dei media italiani, tutti schierati di parte, abbiamo voluto seguire il dibattito in tv sulla sfiducia della ministra Boschi cercando di rimanere i più neutrali possibili e basare il nostro giudizio solo sui vari interventi. Alla fine della maratona abbiamo capito molte cose del perché questo Parlamento italiano non funziona ed è totalmente inadeguato a svolgere il lavoro legislativo. Ma andiamo per ordine.
Intanto colpisce in modo penoso la differenza di valutazione negli interventi pro- e contro le dimissioni. Mai avevamo percepito come sia possibile svilire il ruolo del Parlamento come in questa occasione in cui si sono sentite spiegazioni così strampalate e sproporzionate. Attenzione che l’inadeguatezza delle spiegazioni riguarda entrambe le posizioni, contro e a favore di una tesi, nel dibattito. Ci siamo chiesti come sia possibile che davanti a un unico ed evidente fatto (il fallimento di quattro banche) si possano assumere due posizioni così diverse e discordanti. C’è da rimanere stupefatti per come sia possibile a una collettività di persone cosiddette “qualificate” di tutti gli schieramenti possibili sostenere tesi diametralmente opposte, antitetiche e persino assurde davanti allo stesso fatto.
Comprendiamo che la politica è l’arte del possibile, ma qui l’arte dal possibile si è spostata all’impossibile oltreché all’inverosimile. Sostenere che la ministra Boschi debba dimettersi perché si è trovata in lampante “conflitto di interesse” con il provvedimento preso dal governo, di cui lei fa parte, quando dopo il commissariamento di Banca Etruria deciso dal governo tutti gli azionisti compreso lei hanno visto azzerare il loro investimento, mi sembra un ragionamento totalmente irrazionale che fa scattare l’idea che il motivo della richiesta di dimissioni non ha nulla a che vedere con il fatto ma con la peggior politica. Una persona normale pensa che ci sia un conflitto di interessi se dopo un certo provvedimento governativo un ministro si sia arricchito e non impoverito. Ma se invece si trova ad avere perso tutto dove sta il “conflitto di interesse”?
D’altronde, chiedere le dimissioni perché il conflitto di interessi della ministra sta nel fatto che possedeva, prima di diventare Ministro della Repubblica, 1500 azioni da 1€ ciascuna circa, per un totale di 1500€, a noi sembra demente. Ci ricorda il furto di una mela di un poveretto che aveva fame condannato al carcere mentre il furto di milioni di euro di qualche furfante parlamentare assolto perché il fatto non sussiste.
Per altro verso difendere la ministra come hanno fatto alcuni parlamentari del Pd proponendo un ragionamento basato sul fatto che il partito nel quale milita è una garanzia di serietà e onestà a noi sembra insano. Dopo i fatti delle dimissioni del sindaco di Roma il Pd non può assolutamente essere paragonato ai socialdemocratici svedesi. Nel Pd la socialdemocrazia scandinava, cioè la serietà e l’onestà fatte in persona, è sempre stata intesa come qualcosa di astratto, di impossibile per i difetti e i vizi dei suoi iscritti che tutto hanno fatto tranne che proporre etica e valori. La vicenda di Bettino Craxi docet.
Come si può vedere alcune delle critiche spaziano nella più assoluta inadeguatezza sul piano della logica e del buon senso. Rimangono invece, pesanti come macigni, sul piano politico dove è possibile che entrambi gli schieramenti possano dare valutazioni opposte, cosa che non è ammessa sugli altri piani, compreso quello giudiziario di cui stranamente in questo caso non si ha traccia.
Insomma, dai vari interventi ci siamo convinti che anche questa ennesima prova di forza dell’opposizione per mettere in difficoltà il governo Renzi sia stata inutile, maldestra e inadeguata.
Aggiungiamo poi che in materia di conflitto di interesse bancario la Lega Nord è l'ultima a poter parlare, per l'incredibile vicenda legata al salvataggio di Banca CredieuroNord (banca di riferimento della Lega Nord) ai tempi di Bossi. E che dire di Salvini e Meloni che attaccano la Boschi sul conflitto di interesse oggi quando entrambi hanno chiuso tutti e due gli occhi sul mega-gigantesco conflitto di interesse berlusconiano su televisioni, banche, giornali, mega acquisizioni e addirittura su prostituzione di minorenni in cui questa stessa gente che oggi accusa la Boschi ieri ha votato un ordine del giorno parlamentare in cui si è dichiarato che la minorenne prostituta Ruby era la nipote di Mubarak? Semplicemente ridicolo.
Ci dispiace per il M5S che avrebbe potuto utilizzare lo stesso tempo per incalzare il governo a costruire progetti politici che migliorano l’economia, la cultura, la finanza e tanto altro. Ma anche qui non si può pretendere 100 da chi potenzialmente può dare solo 10!
Con queste premesse il quadro inizialmente fosco è diventato successivamente chiaro: si è trattato della ennesima pagliacciata di una opposizione sbrindellata che non sa fare bene il suo mestiere. I poveretti non hanno capito che se Renzi è stabilissimo al potere la colpa è esclusivamente delle cretinate di decisioni che i loro gruppi prendono nei loro partiti. Brunetta docet! In ogni caso non è una faccenda seria. Archiviamola. Te capì?

lunedì 14 dicembre 2015

Dalla mancanza di controllo alla mancanza di formazione.


Controllo e formazione sono le due paroline magiche che ci introducono alla critica politica odierna. Quale controllo e quale formazione? Di che si tratta?
Il controllo degli atti delle istituzioni in una società occidentale, moderna e complessa come quella italiana è fondamentale. Guardate Roma e i suoi vigili urbani. Sono ormai decenni che questa categoria, al limite tra il ridicolo e la provocazione casareccia, non controlla nulla. Badate bene che nessuno pretende che essa faccia lavori supplementari. In verità non fanno neanche il minimo sindacale e la città è allo sbando. Il controllo è fondamentale.
Ebbene, in Italia il controllo è statisticamente inesistente. In certi casi si verificano collusioni tra controllori e controllati e si mettono in comune sinergie tra potere politico e potere sindacale per svuotare di senso i controlli o addirittura abolirli.
Dove invece siamo alla "istigazione a delinquere" per omessa vigilanza è la Banca d’Italia e la Consob. Com’è noto centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori sono stati recentemente truffati dalle banche popolari che hanno venduto a pensionati, e sprovveduti piccoli investitori, titoli tossici chiamati derivati. Un pensionato dopo la scoperta che aveva perduto tutti i suoi risparmi si è addirittura tolto la vita. Il tutto mentre gli organi di controllo tutto hanno fatto tranne che controllare. Stiamo parlando della Banca d’Italia e della Commissione di Borsa che per statuto hanno l’obbligo di vigilare, controllare, ispezionare, verificare che le banche non facessero i “furbetti del quartierino”. Non hanno fatto nulla e hanno lasciato che le banche potessero truffare piccoli risparmiatori in maniera indisturbata.
Chi controlla i controllori? Qui sta il problema: chi ha la responsabilità di controllare i controllori? Tutti, controllori, sottocontrollori, “bigliettai e conduttori“ dovrebbero essere licenziati e sottoposti a processo. Se tutto questo in Italia si è sempre verificato e continua a verificarsi è anche colpa della mancata formazione dei cittadini alla cultura finanziaria ed economica. Abbiamo una scuola che non ha nei propri curricoli alcuna disciplina di insegnamento inerente a finanza, economia e diritto.
A parte una sola ora di diritto negli istituti per ragionieri tutti i giovani italiani vengono tirati su a quintali di pseudo-educazione letteraria e scientifica che fa letteralmente pena a causa di una didattica inefficiente e, soprattutto, a causa delle infinite e ripetute interruzioni della didattica mediante assemblee sindacali, assemblee di istituto, assemblee di studenti, assemblee di bidelli, assemblee di personale di segreteria, riunioni inutili di organi collegiali in cui si blatera di tutto e del contrario di tutto e si spaccia per democrazia una gigantesca operazione di marketing di pseudo-sindacalismo inservibile e pleonastico in cui si dis-educano i giovani ad avere solo diritti e nessun dovere.
Ebbene, in una scuola del genere governo e sindacati avrebbero dovuto far entrare nei curricoli da molto tempo una materia chiamata “Elementi di Diritto, Finanza ed Economia” come hanno fatto da decenni i paesi nord europei in modo tale da creare cittadini consapevoli di che cosa significa investire i propri risparmi in titoli bancari tossici.
E poi i renziani parlano di “buona scuola” mente gli antirenziani sono il “nulla mischiato con il niente” che civettano con i renziani di proposte inservibili. In Francia, davanti a un pericolo reale per la democrazia come l’avanzata dei razzisti del Fronte Nazionale, il partito socialista del Presidente della Repubblica ha invitato i propri sostenitori a votare il partito concorrente moderato per bloccare l’avanzata di Marine Le Pen. In Italia, viceversa, l’opposizione moderata si allea addirittura con i razzisti della Lega Nord. Semplicemente disgustoso!

domenica 13 dicembre 2015

Saga dell'unità della sinistra.


Sembra che la fusione tra Sel, Prc e Fassina non si faccia più. Sembra che non si siano messi d'accordo. Sembra altresì che il ruolo di prima ballerina sia stato contestato a turno da due dei tre al rimanente capo dei tre partitini dello “zero virgola”. Sfuma così il progetto antirenziano di creare a sinistra del Pd un forte raggruppamento di vera sinistra, alternativo al premier Renzi e fortemente orientato a creare finalmente in Italia un vero partito di sinistra in grado di contrastare lo spostamento al centro del Pd di Renzi.
Mentre in Francia il partito socialista di Hollande che è, lo ricordiamo per i distratti, Monsieur le President de la Republique Francaise, mica Paolo Cento nuovo coordinatore Sel dell'area metropolitana di Roma, non presenta candidati ai ballottaggi di oggi e invita tutti gli iscritti e simpatizzanti a votare l'avversario Sarkozy, in Italia i tre maggiori rappresentanti di una sinistra che si dichiara a parole “vera sinistra” - cioè i Sigg. Vendola, Ferrero e Fassina - si dividono prima ancora di unirsi. Che spettacolo!
Qualcuno aveva mai avuto dubbi? Ve lo ricordate Bertinotti? Siamo al bis. A nostro avviso i tre sono patetici e infantili. In poche parole sono condannati all'irrilevanza e la cosa grave è che ancora non se ne siano accorti. Te capì?

giovedì 10 dicembre 2015

Un Parlamento che fa lo gnorri nel perseguire la corruzione.


In occasione della “giornata mondiale contro la corruzione”, il Presidente della Repubblica Mattarella ha dichiarato che essa è un furto di democrazia e un cancro che si può sconfiggere.
Belle parole. La dichiarazione del Presidente Mattarella ci ricorda la piacevole canzone cantata alcuni decenni fa in tv da Mina e Alberto Lupo dal titolo “Parole, parole”.
La nostra opinione è che la corruzione si può sconfiggere non a parole ma con i fatti. E cioè, a una sola condizione: che lo stesso Presidente della Repubblica faccia intendere al Parlamento e a quello gnorri per eccellenza del Capo del governo Renzi che è indispensabile un intervento legislativo che faccia andare subito in galera chi commette la corruzione, togliendo alla magistratura la facoltà di "non procedere", che si traduce in pratica in un premio ai corrotti.
La corruzione si batte con la severità delle pene, con il sequestro dei beni e con l'esclusione dai servizi pubblici dei corrotti oltre, in primo luogo, con l’esclusione dal Parlamento dei corrotti. Le ricordo, caro Signor Presidente della Repubblica, che il Parlamento italiano è una delle istituzioni pubbliche a più alto tasso corruttivo del mondo.
Il dramma o, se vuole, la commedia è che noi italiani i corrotti invece di licenziarli li premiamo e quasi sempre li retribuiamo anche.
Finché, caro Presidente Mattarella, lei non avrà convinto il Presidente del Consiglio Renzi a cambiare registro e garantire la certezza della pena ai corrotti, finendola con questa favola del garantismo, i suoi sono e saranno solo pii desideri e niente di più.
Per favore, invii al Parlamento in seduta comune un messaggio per dichiarare veramente guerra ai corrotti e lo sproni a dare certezze legislative contro la corruzione. D’altronde, che questo Parlamento è una cosa poco seria lo dimostra il fatto che nonostante 28 (ven-tot-to) votazioni in seduta comune i Sigg. parlamentari non sono riusciti a eleggere nessuno dei tre membri che mancano alla Corte Costituzionale. E lei che fa, spera nei pii desideri?
Apra gli occhi e inviti il Parlamento a discutere seriamente delle norme anticorruzione e faccia capire che gli italiani vogliono che si prendano decisioni forti contro i mascalzoni, che ci rubano democrazia e salute. Altrimenti, caro Sig. Presidente della Repubblica, tutto sarà una commedia ... all'italiana. Come al solito. Appunto.

martedì 8 dicembre 2015

Diete di voti e dimagrimento del Pd di Consiglieri comunali a Roma.


Il Commissario del Partito Democratico di Roma Matteo Orfini, intervistato l’altro ieri a Ostia a un banchetto di raccolta firme del Pd romano, ha detto che il suo partito vincerà la prossima competizione comunale assicurando alla capitale un altro sindaco del Pd. Questo il fatto. E adesso la nostra opinione.
Il Commissario Orfini, e per lui il suo Segretario nazionale nonché premier Renzi, sono dei personaggi simpatici. Si presentano in punta di piedi, con allegria e pieni di sano fervore per il lavoro che svolgono. Parlano del Pd come se si trattasse di un’associazione di chierichetti o di boy scout di una qualunque parrocchia con linguaggio suadente e accattivante, dandosi “il cinque” in modo gioviale e facendo apparire bianco ciò che è nero. Insomma, vendono il loro prodotto porta a porta in modo egregio e alcune volte stupefacente. Ma i nodi al pettine sono già venuti e per quanto facciano forza a pettinare i loro capelli i nodi bloccano qualunque tentativo di apparire corretti e non solo con i loro capelli. La realtà è che siamo in presenza di una combriccola di giovani politici che devono diventare ogni giorno più trapezisti del giorno prima per continuare a sbalordire.
Sapevamo bene che il Pd romano avrebbe cercato di attenuare i toni della vicenda dello scandalo al comune di Roma ma non credevamo mai che potesse scegliere il teatrino delle favole e dell’ipocrisia. La vergognosa spudoratezza con la quale il Pd romano, il suo Commissario Orfini e il suo Segretario Nazionale Renzi continuano a recitare la commediola che i disservizi, gli imbrogli e la criminalità a Roma non è colpa loro ma del sistema merita una risposta chiara e netta.
Il fatto che questa allegra brigata stia evitando di fare pulizia vera all’interno del Pd romano merita ben altro che una semplice reprimenda. Matteo Orfini quando insiste nell’apparire conciliante e “propositivo” ha una faccia da “prendere a schiaffi” perché nasconde o meglio tenta di nascondere che la vera questione è la continua e solidale collusione del Pd a Roma con il malaffare cittadino di mafia Capitale e con l’affarismo tipico di un modello di politica che ha relegato l’etica a optional. Questo è il vero problema della politica locale a Roma. Naturalmente la stessa identica situazione riguarda l’intero schieramento di centrodestra che qui non commenteremo. Nella capitale hanno rubato tutti, meno il M5S e i Radicali che non hanno mai governato neanche un municipio a Roma.
In verità il Pd romano sta minimizzando con vergognosa cecità l’ennesimo sacco di Roma mediante la canagliesca soldataglia che aveva capi politici arrestati e questo deve finire perché il Pd deve essere castigato in maniera epocale.
Il Pd romano deve essere punito dai cittadini perchè solo una sonora sconfitta potrà aiutare questo partito a fare pulizia vera al suo interno. La via della purificazione passa obbligatoriamente con il castigo e il successivo pentimento di tutti gli aetici Sigg. Consiglieri comunali del Pd romano che hanno fatto, questo si, "sistema di potere" per la gestione della capitale.
La più civile risposta che i cittadini di Roma possono dare al mondo intero e non solo alla politica romana è che questo partito alle prossime elezioni comunali venga abbandonato in massa dai cittadini per infliggergli la pena che merita per la sua condotta spudorata e indecente in tutti questi anni. Il Pd romano deve essere reso inoffensivo nell’unica maniera democraticamente possibile che è metterlo a dieta assoluta di voti e di consiglieri comunali alle prossime elezioni.
Noi non lo voteremo neanche “con le cannonate” e invitiamo tutti i cittadini romani a rivolgersi ad altri soggetti politici preferendo il partito che tra i tanti è il meno colluso di tutti.

martedì 1 dicembre 2015

I fantasmi della cattiva coscienza.


Il problema fondamentale della vita a Roma, è inutile negarlo, è quello della mancata accettazione delle "regole " e della loro rigida applicazione. Ci sono a questo proposito decine e decine di casi che si possono portare ad esempio. Per quale motivo insistiamo continuamente nei confronti del mancato consenso alle regole? La risposta è semplice. Le regole sono fondamentali non solo per la stabilità e la serenità della vita civica, ma anche per la legittimità democratica che ne deriva.
Se in una comunità le regole vengono costantemente violate, i cittadini perdono fiducia, si erode il consenso, cresce il disorientamento e, fatto allarmante, ci si convince sempre di più che le regole sono orpelli superati, da considerare anacronistici e quindi inutili. Questo fatto è grave perché fa venire meno il collante della vita sociale che è poi il “senso civico” e la partecipazione alle “decisioni eque”. Per noi non c’è niente di peggio dell’anomia, cioè della situazione in cui le norme non hanno più valore e ciascuno fa quello che vuole.
Rimaniamo francamente allibiti quando spesso molti cittadini considerano il rispetto delle regole nel caso migliore come una mania nordica intrisa di moralismo e nel caso peggiore che non servono a nulla e quindi “ognuno può fare quello che vuole”. Ora qui nessuno vuole delle regole eccessivamente minuziose e intrusive nella vita di ogni giorno. Però da una pratica elasticità all'illegalità diffusa ci corre molto.
Al di là degli esempi specifici che si possono fare si deve capire che una delle lezioni più importanti della nostra storia - venuta fuori dalla fine della seconda guerra mondiale - ha a che fare proprio con l’osservanza delle regole. Ciò che spianò la strada al fascismo in Italia e al nazismo in Germania furono le continue deroghe ai principi della nazione, le violazioni dello Stato di diritto, il ricorso continuo a normative di emergenza e, in definitiva, a non decidere mai col consenso democratico. È in base a quell’esperienza che si ebbero conseguenze tragiche. In verità dopo il crollo del nazifascismo i tedeschi sono diventati virtuosi mentre gli italiani sono diventati non dico disonesti ma certamente amorali e aetici e i procedimenti penali, che la magistratura apre in continuazione, sono una testimonianza inequivocabile della caduta dell’etica e della morale.
Il problema più pericoloso dunque è quello della frustrazione degli onesti che si vedono compressi in una micidiale tenaglia in cui da una parte ci sono le ingiustizie (“tutti i maiali sono uguali: ma alcuni sono più uguali degli altri” è la famosa frase di George Orwell nel romanzo predittivo La fattoria degli animali) e dall’altra ci sono le cadute di senso del valore delle regole.
L’idea di una comunità che non crede nelle regole, incentrata sul valore del farsi gli ‘affari propri’ e di non ‘disturbare il manovratore’, mi sembra purtroppo più in linea con la realtà che con la fantasia.

Support independent publishing: buy this book on Lulu.