mercoledì 20 gennaio 2016

Un esempio concreto di applicazione delle forme derivate del verbo “spoglio”.


Introduzione

Com’è noto nella lingua araba il verbo فِعْ لٌ è uno dei tre cardini della grammatica. Insieme al nome اٌسٌْم e alla particella ٌ حَرْف costituisce le fondamenta dell’architettura della lingua araba. Il verbo è sicuramente la categoria linguistica di più difficile intendimento rispetto alle altre due. E’ pertanto necessario procedere con esempi e modelli وَزْنٌٌ di comprensione adeguati al suo ruolo per comprenderne la logica e farla propria.
Prima di studiare i verbi irregolari tuttavia è necessario imparare la base del senso del verbo in termini di radici e di conseguenza in termini di modifiche della radice stessa. Si inizia così con il verbo più semplice e regolare che si possa immaginare che chiamerò qui, alla maniera araba, “verbo spoglio” (in arabo الفعل اٌٌٌلمُجَرَّد mentre in italiano lo si chiama generalmente verbo di “I forma”).
Il secondo passo è quello di imparare a saper coniugare prima il passato e poi il presente dei verbi derivati in riferimento a quello spoglio. Gli arabi li chiamano “verbi aumentati” (in arabo الفعل اٌٌٌلمزَِيد ).
In totale si studiano dieci forme: la prima è quella spoglia nella forma più semplice e meno complessa, formata generalmente da tre lettere, da cui il nome di trilittero ( الفِعْلُ اٌلثُلا يِ ثٌ ), mentre le altre nove forme sono proprio quelle dichiaratamente aumentate.
Qui per verbi “aumentati” si intende che alle tre radicali del verbo spoglio si aggiungeranno una o più lettere servili (morfemi) a qualunque delle tre radicali dello spoglio (per esempio ا, ت, ن, س e il segno della shadda w) inserite o come prefisso o come infisso o con entrambe. In genere si segue uno schema che prevede come modello il verbo فعلٌ , in cui le tre radicali di riferimento R1, R2 ed R3 sono le consonanti ف, ع e ل.
E’ importante sapere che mentre il verbo spoglio فٌٌَعٌَلٌٌَ in italiano significa “ha fatto” o “fece”, tutte le altre forme non hanno alcun significato. Teniamolo sempre presente per evitare inconvenienti ed equivoci.

Esempio paradigmatico di applicazione.

Adesso presenterò l’esempio concreto di coniugazione di verbo regolare che nella forma spoglia è il verbo نظر (vocalizzato con il تشكيل in modo lessicale نظََرٌَ). Mi propongo di prendere confidenza con questa metodologia di studio della coniugazione della più semplice forma verbale فعل con lo scopo dichiarato di maturare esperienza e abitudine alla coniugazione, avendo un modello di riferimento sicuro che mi guidi nelle modalità di cambiamento morfologico che veicolano significati differenti delle forme derivate. Cominciamo dalla
I forma :
نظرٌ significa guardare. Come primo momento di presa d’atto posso coniugare facilmente i due tempi del passato e del presente di questo verbo regolare, che gli arabi chiamano “sano”, ovvero سٌَالٌِيم .
Passato: nazartu, nazarta, nazarti, nazara, nazarat, nazarnaa, nazartum, nazartunna, nazaruu, nazarna, nazartuma, nazaraa, nazarataa. نظٌََرْتٌُ , نظٌََرْتٌَ , نظٌََرْتٌِ , نٌظٌََرٌٌَ , نٌظٌََرَتٌْ , نٌظٌََرْنٌَ , نٌظٌََرْتٌٌُْ , نٌظٌَرْتُنٌَّ , نٌظٌََرُوا , نٌظٌََرْنٌَ , نٌظٌٌََرْتُمَا , نٌظٌََرَا , نظٌََرَتٌَ .
Presente: Anzuru, tanzuru, tanzuriina, yanzuru, tanzuru, nanzuru, tanzuuruna, tanzurna, yanzuuruna,yanzurna, tanzuraani, yanzuraani, tanzuraani. أَنْظٌُرٌُ , تنَْظٌُرٌُ , تنَْظٌُرِينٌَ , يٌَنْظٌُرٌُ , تٌنَْظٌُرٌُ , نٌنَْظٌُرٌُ , تنَْظٌُرُونٌَ , تنَْظٌُرْنٌَ , يَنْظٌُرُونٌَ , يَنْظٌُرْنٌَ , تنَْظٌُرَانٌِ , يَنْظٌُرَانٌِ , تنٌَْظٌُرَانٌِ .
Ho riportato in corsivo la traslitterazione di tutte le persone di entrambi i tempi, passato e presente, perché voglio essere completo ed evitare errori di trascrizione almeno nella forma base. Tutte le altre forme saranno coniugate solo nella lingua araba.
II forma:
نٌظََّرٌَ significa vendere a credito a qualcuno. Si distingue dalla prima forma per avere la seconda radicale con sopra il segno (shadda) del raddoppiamento della consonante. Come si nota non esiste un nesso preciso tra l’idea del guardare del verbo spoglio e l’idea di vendere a credito del verbo “aumentato”. Invece il nesso esiste ed è da cercare nel senso di “aspettare” e dunque di “vendere e aspettare intensamente” cioè “accredito”. Adesso lo coniugherò.
Passato: نظٌََّرْتٌُ , نظٌٌََّرٌْتٌَ , نظََّرْتٌِ , نظََّرٌَ , نظََّرَتٌْ , نظََّرْنٌَ , نظََّرْتٌُْ , نظََّرْتُنٌَّ , نظََّرُوا , نظََّرْنٌَ , نظََّرْتُمَا , نظََّرَا , نظََّرَتٌَ .
Presente: أُنظَِّرٌُ , تُنَظِّرٌُ , تُنَظِّرِينٌَ , يُنَظِّرٌُ , تُنَظِّرٌُ , نُنَظِّرٌُ , تُنَظِّرُونٌَ , تُنَظِّرْنٌَ , يُنَظِّرُونٌَ , يُنَظِّرْنٌَ , تُنَظِّرَانٌِ ,يُنَظِّرَانٌِ , تُنَظِّرَانٌِ .
Ebbene non ci crederete ma ho scritto le tredici forme delle varie persone senza fare alcuno sforzo di memoria perché ho incollato col mouse tutte le ventisei lettere del passato e del presente, dopodiché ho aggiunto, in maniera semplice e sistematica, qualche lettera servile a ogni persona necessaria per differenziare tutte le ventisei forme verbali. Da questo punto di vista l’arabo è una lingua semplicissima e allo stesso tempo rigorosa. Nulla a che fare con le difficoltà ragguardevoli dell’italiano che salta “di palo in frasca”, come nel presente del verbo andare in cui la prima persona singolare è io “vado” mentre la prima persona plurale è noi “andiamo”. Cambia praticamente tutto. Non c’è più alcun tema o radice in comune.
Che cosa hanno di simile “vado” e “andiamo”? In italiano sarebbe inconcepibile coniugare il verbo “andare” alla maniera araba in tutte le persone, modificando soltanto una sola consonante più o meno servile! E’ come se in arabo il verbo “andare” - coniugato correttamente al presente in “vado / vai / va / andiamo / andate / vanno” e al passato remoto in “andai / andasti / andò / andammo / andaste / andarono” - potesse dare direttive al verbo discendente da esso “vendere a credito” imponendogli la improbabile coniugazione al presente: «vaado / vaai / vaa / andiaamo / andaate / vaanno” e al passato “andaai / andaasti / andaò / andaammo / andaaste / andaarono», aggiungendo come si vede una semplicissima lettera servile «a» come infisso. In poche parole il nostro magnifico verbo “andare” è un verbo irregolare. Se fosse stato regolare, come lo sono tutti i verbi sani arabi la coniugazione del presente avrebbe dovuto essere la seguente: «io ando / tu andi / egli anda / noi andiamo / voi andate / essi andano». Ma così purtroppo non è, mentre in arabo si avrà sempre la stessa serie ripetuta alla medesima maniera, indipendentemente dalla tipologia di radice del verbo. Intrigante, no?
E questo è niente perché tutti i verbi “aumentati” delle altre sette forme rimanenti si coniugano alla stessa maniera cambiando la lettera servile o la sua posizione come infisso! Sorprendente, no?
III forma :
نظر significa dirigere. Si distingue dalla prima forma per avere la alif come infisso dopo la prima radicale. Come si può notare anche qui esiste un nesso tra l’idea del guardare del verbo spoglio e l’idea di dirigere della terza forma. Infatti il nesso è da ricercare nel senso di “guardare > vedere > supervisionare”. Adesso lo coniugherò.
Passato: نَظَرْتٌُ , نَظَرْتٌَ , نَظَرْتٌِ , نَظَرٌَ , نَظَرَتٌْ , نَظَرْنٌَ , نَظَرْتٌُْ , نَظَرْتُنٌَّ , نَظَرُوا , نَظَرْنٌَ , نَظَرْتُمَا , نَظَرَا , نَظَرٌَتٌَ .
Presente: أُنَظِرٌُ , تُنَاظِرٌُ , تٌُنَاظِرِينٌَ , يٌُنَاظِرٌُ , تُنَاظِرٌُ , نُنَاظِرٌُ , تُنَاظِرُونٌَ , تُنَاظِرْنٌَ , يُنَاظِرُونٌَ , يُنَاظِرْنٌَ , تُنَاظِرَانٌِ , يُنَاظِرَانٌِ , تُنَاظِرَانٌِ .
IV forma:
أَنْظَرٌَ significa concedere una dilazione a qualcuno. E’ diverso dalla forma spoglia perché ha come prefisso l’alif iniziale. Lo coniugo subito.
Passato: أَنْظَرْتٌُ , أَنْظَرْتٌَ , أَنْظَرْتٌِ , أَنْظَرٌَ , أَنْظَرَتٌْ , أَنْظَرْنٌَ , أَنْظَرْتٌُْ , أَنْظَرْتُنٌَّ , أَنْظَرُوا , أَنْظَرْنٌَ , أَنْظَرْتُمَا , أَنْظَرَا , أَنْظَرَتٌَ .
Presente: أُنْظِرٌُ , تُنْظِرٌُ , تُنْظِرِينٌَ , يُنْظِرٌُ , تُنْظِرٌُ , نُنْظِرٌُ , تُنْظِرُونٌَ , تُنْظِرْنٌَ , يُنْظِرُونٌَ , يُنْظِرْنٌَ , تُنْظِرَانٌِ , يُنْظِرَانٌِ , تُنْظِرَانٌِ .
V forma:
تنََظَّرٌَ significa aspettare il momento opportuno o anche “guardare con attenzione”. Si distingue dalla prima forma per avere la تٌ come prefisso e la seconda radicale con la shadda. Come si può notare anche qui esiste un nesso preciso tra l’idea del guardare del verbo spoglio e l’idea di aspettare il momento opportuno della V forma. Il nesso continua ad essere nel doppio nucleo della radice “guardare, aspettare”. Adesso lo coniugherò.
Passato: تنََظَّرْتٌُ , تنََظَّرْتٌَ , تنََظَّرْتٌِ , تنََظَّرٌَ , تنََظَّرَتٌْ , تنََظَّرْنٌَ , تنََظَّرْتٌُْ , تنََظَّرْتُنٌَّ , تنََظَّرُوا , تنََظَّرٌْنٌَ , تنََظَّرْتُمَا , تنََظَّرَا , تنََظَّرَتٌَ .
Presente: أَتنََظَّرٌُ , تتََنَظَّرٌُ , تتََنَظَّرِينٌَ , يَتَنَظَّرٌُ , تتََنَظَّرٌُ , نتََنَظَّرٌُ , تتََنَظَّرُونٌَ , تتََنَظَّرْنٌَ , يَتَنَظَّرُونٌَ , يَتَنَظَّرْنٌَ , تتََنَظَّرَانٌِ , يَتَنَظَّرَانٌِ , تتََنَظَّرَانٌِ .
VI forma:
significa stare di fronte. Si distingue dalla prima forma per avere anche questa la تٌ iniziale come prefisso. E poi ha la alif di prolungamento dopo la prima radicale. A conferma delle volte precedenti si può notare che anche qui esiste un nesso consistente tra l’idea del guardare del verbo spoglio e l’idea dello stare di fronte, di fronteggiarsi. Adesso lo coniugherò di seguito.
Passato: تنََاظَرْتٌُ , تنََاظَرْتٌَ , تنََاظَرْتٌِ , تنََاظَرٌَ , تنََاظَرَتٌْ , تنََاظَرْنٌَ , تنََاظَرْتٌُْ , تنََاظَرْتُنٌَّ , تنََاظَرُوا , تنََاظَرْنٌَ , تنََاظَرْتُمَا , تنََاظَرَا , تنََاظَرَتٌَ .
Presente: أَتنََاظَرٌُ , تتََنَاظَرٌُ , تتََنَاظَرِينٌَ , يَتَنَاظَرٌُ , تتََنَاظَرٌُ , نتََنَاظَرٌُ , تتََنَاظَرُونٌَ , تتََنَاظَرْنٌَ , يَتَنَاظَرُونٌَ , يَتَنَاظَرْنٌَ , تتََنَاظَرَانٌِ , يَتَنَاظَرَانٌِ , تٌتََنَاظَرَانٌِ .
VIII forma:
إنْتَظَرٌَ ٌ significa aspettare qualcuno. Si distingue dalla prima forma per avere la alif iniziale come prefisso con la kasra. Ha altresì come infisso, dopo la prima radicale, una تٌٌ . Qui c’è quasi una totale convergenza sull’idea dell’attesa. Il nesso preciso è che l’idea dell’attendere è precisata perché si aspetta qualcuno. Adesso lo coniugherò come al solito.
Passato: اِنْتَظَرْتٌُ , اِنْتَظَرْتٌَ , اِنْتَظَرْتٌِ , اِنْتَظَرٌَ , اِنْتَظَرَتٌْ , اِنْتَظَرْنٌَ , اِنْتَظَرْتٌُْ , اِنْتَظَرٌْتُنٌَّ , اِنْتَظَرُوا , اِنْتَظَرْنٌَ , اِنْتَظَرْتُمَا , اِنْتَظَرَا , اِنْتَظَرَتٌَ .
Presente: أَنْتَظِرٌُ , تنَْتَظِرٌُ , تنَْتَظِرِينٌَ , يَنْتَظِرٌُ , تنَْتَظِرٌُ , ننَْتَظِرٌُ , تنَْتَظِرُونٌَ , تنَْتَظِرْنٌَ , يَنْتَظِرُونٌَ , يَنْتَظِرْنٌَ , تنَْتَظِرَانٌِ , يَنْتَظِرَانٌِ , تٌنَْتَظِرَانٌِ .
X forma:
significa attendere, avere pazienza. La X forma è unica e molto peculiare perché c’è un solo consistente prefisso (ista) formato dalle tre lettere س إ e ت che precedono la prima radicale. Il nesso esiste in modo significativo perché l’attesa è ineludibile, forse condita con un pizzico di pazienza in più.
Passato: اِسْتَنْظَرْتٌُ , اِسْتَنْظَرْتٌَ , اِسْتَنْظَرْتٌِ , اِسْتَنْظَرٌَ , اِسْتَنْظَرَتٌْ , اِسْتَنْظَرْنٌَ , اِسْتَنْظَرْتٌُْ , اِسْتَنْظَرْتُنٌَّ , اِسْتَنْظَرُوا , اِسْتَنٌْظَرْنٌَ , اِسْتَنْظَرْتُمَا , اِسْتَنْظَرَا , اِسْتَنْظَرَتٌَ .
Presente: أَسْتَنْظِرٌُ , تسَْتَنْظِرٌُ , تسَْتَنْظِرِينٌَ , يسَْتَنْظِرٌُ , تسَْتَنْظِرٌُ , نسَْتَنْظِرٌُ , تسَْتَنْظِرُونٌَ , تسَْتَنْظِرْنٌَ , يسَْتَنْظِرُونٌَ ,يسَْتَنْظِرْنٌَ , تسَْتَنْظِرَانٌِ , يسَْتَنْظِرَانٌِ , تسَْتَنْظِرَانٌِ .

Osservazioni finali.

Come si può notare in tutto ci sono otto forme per la radice نظر . Mancano la settima e la nona. La nona è una forma che si incontra raramente, quindi non è difficile comprendere la sua mancanza. La settima forma manca probabilmente per motivi eufonici ai quali gli arabi sono sempre stati sensibili e interessati. Questa forma è del tipo اِنْفَعَلٌٌٌٌَ . La ragione è che probabilmente se esistesse ci si troverebbe a dover pronunciare un verbo di questo genere con il raddoppio della ن, dovuta sia alla نٌٌ della prima radicale e sia alla نٌ della settima forma. Solo nei verbi sordi e anche in VIII forma di prima debole ciò è possibile anche se c’è un prezzo da pagare per cui alcune “persone” raddoppiano la seconda radicale e altre no. Qui non sarebbe possibile. A margine del numero di forme in cui una radice può esistere non ho mai incontrato più di otto forme, come per l’appunto il verbo نظرٌ . Al di là delle varie connotazioni e diversità di significato rimane il dato oggettivo della scientificità dell’impianto verbale arabo delle diverse forme. La coniugazione di questi verbi ha un paradigma regolarissimo e rappresenta una delle caratteristiche principali della lingua araba. L’ultimo passo di queste brevi note riguarda le conseguenze delle varie forme. In un normale vocabolario arabo-italiano come il Tràini (si veda la bibliografia) dopo la presentazione delle varie forme e delle successive coniugazioni si trovano, aggettiviٌ صِفَةٌ , avverbi ظٌَرْفٌ , infiniti مٌَصْدَرٌ , nomi اٌس e tutto quell’universo lessicale che tenendo conto delle particelle حرف arricchisce questa sorprendente lingua. Vediamone qualcuno.

1) نظٌٌََ رٌاٌٌ che significa in vista di, in base a;
2) بِِلنَّظَرٌَ che significa attirare l’attenzione;
3) نظََرِ يٌٌ che significa visivo, ottico;
4) نِظٌَارَةٌ che significa supervisione, sovrintendenza;
5) نظََّارَةٌ che significa binocolo, cannocchiale, occhiali;
6) نظَِيرٌ che significa simile, analogo equivalente;
7) إنْتِظَارٌ che significa attesa, aspettazione;
8) نظَْرَة che significa sguardo, occhiata;
9) مُنْتَظَر che significa aspettato, atteso, previsto;
10) نَظِرُ مٌَحَطَّ ةٌ che significa addirittura capostazione;
11) النَّظِيرٌُ che significa nadir, cioè l’antipode dello zenit. Per gli amanti dell’astronomia è la «intersezione della verticale passante per il punto di osservazione orientata verso il centro della Terra con la sfera celeste»;
12) infine, نظرية اٌلنسبية cioè teoria della relatività.

Capite tutti che dalla radice نظر basta aggiungere una alif di prolungamento prima o dopo una radicale, o una ة solo in fine parola, o cambiare una vocale breve con una delle altre due che immediatamente cambia il significato della parola. Fatto più importante però è che tutte le parole sono legate dall’idea di fondo espressa dalla radice guardare e aspettare. In verità alcuni verbi non seguono questa idea generale. In genere sì. Dalla radice si possono ottenere nomi, aggettivi, avverbi, infiniti, participi e tanti altri elementi grammaticali. Per quanto riguarda invece la vocalizzazione grammaticale (ع اب ) nei confronti di un qualsiasi sostantivo, per esempio , scelgo le seguenti tre frasi verbali che evidenziano l’uso rispettivamente dell’accusativo (مَنْصُوب ), del caso obliquo ( مَجْرُورٌ ) e del nominativo (مَرْفوع ) : ا / فيِ اٌلبَيْتٌِ / نظََرْةٌٌٌُ الذي ا . Infine ricorderei a questo punto la regola del verbo al singolare con il soggetto al plurale tipica delle frasi verbali che inizino con il verbo secondo lo schema «v-s-o» adoperando il nostro verboٌٌ: نظََرَ اٌلمُسَافِرُونٌَ اٌلبَيْتٌَ . Il verbo نظر e tutti gli altri, a mio parere, possono rimanere decisamente più familiari se avremo il coraggio di seguire le direttive metodologiche evidenziate sopra :
1) struttura del verbo spoglio, 2) struttura del verbo aumentato, 3) coniugazione delle dieci forme, 4) ricerca di nomi, aggettivi, ecc., rendendolo un momento ludico di indagine lessicale nel vocabolario, in grado di permetterci di navigare nell’oceano del lessico arabo con incommensurabile soddisfazione. In ogni caso questo esempio potrà diventare utile se ci si vorrà cimentare come iniziazione a un percorso di studio che sia basato sulla esercitazione e sull’abitudine alla coniugazione. Risolvere esercizi, come quello sopra descritto, vorrà dire entrare in una pista di apprendimento sicura e propositiva che permetterà di far “toccare con mano” allo studente la ricchezza e la bellezza delle parole in relazione alle radici del verbo arabo.

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