lunedì 1 marzo 2004

Introduzione alla Sezione Viaggi.


Ho prodotto questa sezione del mio blog perché da molto tempo sono diventato un amante dei viaggi. Circa cinque anni fa ho iniziato il mio progetto di visita di tutte le 27 capitali dell’UE. Da una semplice scommessa di europeo, innamorato dell'Europa, sono passato ad essere un innamorato dei viaggi europei, una sorta di amore del viaggio nei luoghi più rappresentativi dell'immaginario di Europa, le capitali, con il loro retaggio di cultura e di tradizioni. Successivamente intendo aprirmi ai viaggi extra-europei, utilizzando il principio della continuità o, meglio, della vicinioretà, a cominciare con i paesi del nord-africa, mediterranei, dove si parla arabo. Se trovate utile questa sezione del mio blog, siete invitati a farmi domande o propormi suggerimenti e non esitate a contattarmi, tramite la pagina dei commenti, se riconoscete di avere qualche domanda più o meno interessante e curiosa da presentarmi. Sarò lusingato della vostra richiesta. Mi piacerebbe sentire la ragione per la quale vi possa avere portato qui. In una rete www immensa, gigantesca, colossale, trovare un piccolo puntino del web che mi localizza agli occhi degli altri è, da parte mia, motivo di orgoglio. Vi garantisco che con questo sistema ho già potuto incontrare poca, ma bella gente. Il che non è poco. Vi proporrò adesso cosa c'è nel mio immaginario di viaggiatore dell'Unione Europea. Spero di dire cose interessanti.

Ecco cosa penso dei miei viaggi nell'UE.

Lo dico subito a scanso di equivoci. Le pagine web che seguono non sono e non possono essere considerate un blog sui viaggi. Si tratta, viceversa, di un elenco di diari di viaggio scritti direttamente da me in coincidenza con le visite svolte nelle capitali europee. Mi rendo conto che non potrei mai ambire ad essere glamour e interessante come riescono a fare tanti altri. Tutti i vari diari di viaggio che seguono tuttavia soffrono un parziale condizionamento dovuto allo scopo del progetto. Ogni capitale ha vizi e virtù. Se poi dalla lettura dei miei resoconti emergono più le virtù e meno i vizi è possibile che la lettura che io ne abbia data è condizionata dal mio amore per l’Europa che considero a tutti gli effetti casa mia. Non ci posso fare nulla. I miei diari hanno uno scopo ben preciso che riguarda storie, vissuti ed esperienze che ho maturato nelle città sotto gli effetti di una overdose di amore verso l’europeismo. Queste pagine, che qui propongo in versione naif, hanno un solo scopo: quello di testimoniare, a chi è interessato, il mio amore per i viaggi e per tutto quello che questi rappresentano nella sfera dei miei interessi personali e, perchè no, anche spirituali. Si tratta di un racconto sostanzialmente autobiografico, distribuito tra tanti piccoli taccuini di viaggio in cui la narrazione è in prima persona. La descrizione dei report è descrizione di vicende realmente vissute, incontrate vis à vis, in cui i personaggi e le curiosità descritte sono ancora nei miei occhi e costituiscono l'investimento più bello di questi dieci anni di programmazione e realizzazione di viaggi europei. Lo sguardo utilizzato è quello del semplice "turista sul mondo e su se stessi", come dice efficacemente Duccio Canestrini nel suo piacevole volumetto Non sparate sul turista. Questo outlook è necessario per afferrare più novità possibili nei paesi e nelle città visitate, prima che il mondo, nella sua folle corsa verso l'aumento di entropia e l'irreversibile degrado ambientale, si trovi senza diversità alcuna nei vari paesi, in particolare nella nostra cara e vecchia Europa. Un mondo tutto uguale, replicato molte volte alla stessa maniera, in cui si mangiano gli spaghetti all'amatriciana a Reykjavik o ci si sazia con uno spezzatino di alce di Rovaniemi a Taormina, è l'ultimo castigo che ci aspetta nel vivere questa nostra fallibile vita. Sarebbe la fine vivere in un mondo grigio, uniforme, uguale, isotermico e con una forte propensione all'aumento incontrollato dell'entropia. L'ansia del viaggiatore, nel mio caso, è quella di fare presto. Il più presto possibile, prima che sia troppo tardi. Anche perchè ho appena iniziato e pertanto mi rimane molto da vedere. Sono, infatti, interessato a visitare le capitali dell'Unione Europea. Tutte le capitali dell'UE. Dico tutte e 27 le capitali, nessuna esclusa. Ripeto ven-ti-set-te, che non sono poche. Ventisette città, ventisette lingue che rappresentano non solo una comunità continentale di persone e popoli con una loro storia e un loro destino comune, ma anche una babele di segni e di modalità di comunicazione straordinariamente variegate e ricche di originali possibilità comunicative. Si tratta di ventisette universi, ognuno differente dall'altro in mille aspetti ma tutti legati da comuni tradizioni e da culture tra loro intrecciate in maniera solida, da millenni di scambi culturali e di solidi intrecci economici. Ecco cos'è l'UE. E non potrebbe essere diversamente visto che essa non è etnicamente omogenea e, soprattutto, non ha una lingua comune. Insomma, si tratta di un ricco bouquet di vitalità che si manifesta attraverso un sistematico e profondo uso dell'arte, della musica, della letteratura, della filosofia e delle altre mille discipline e forme espressive in cui si articola la comunicazione segnica e “multimediale”. Da un punto di vista più generale l'Unione Europea è, a mio modesto parere, un esempio straordinario di sistema democratico transnazionale funzionante che merita di essere visitato e approfondito. L'Unione rappresenta contemporaneamente un evento epocale e il vero successo politico dell'ultimo secolo, il Novecento, purtroppo lacerato da guerre e totalitarismi distruttivi. Il pessimo spettacolo di un continente diviso da feroci nazionalismi ha lasciato spazio a un ambizioso progetto di unità di tutta l'Europa che ha reso concretamente liberi i suoi cittadini. Le generazioni che si sono succedute in questi ultimi cinquanta anni ne hanno, a mio giudizio, una percezione netta, concreta, fisica, a partire da cose semplici come la libertà di viaggiare, l'esistenza di una moneta comune, etc... Sono dell'avviso che la portata rivoluzionaria del sistema politico dell'Unione Europea è il sogno europeo di un modello di convivenza, unico nel suo genere, da quando esiste l'uomo sulla Terra. Per questo voglio viaggiare e voglio conoscere. Desidero lasciare nella mia mente i ricordi belli di un'Europa che fa felici i suoi cittadini, indipendentemente dalle nazionalità, dalle religioni, dal colore della pelle, dalle etnie, che, per i giovani, sono solo sovrastrutture. Desidero lasciare traccia nei miei ricordi di un'Europa che può orgogliosamente mostrare arte e cultura a volontà. Anche se le cose non miglioreranno, è già abbastanza. Mi sento cittadino d'Europa e ne sono orgoglioso. Elevando il discorso penso che sia necessario affrontare la domanda relativa al perchè dei miei viaggi o se si vuole qual'è "il senso" da dare ai miei viaggi. Forse dirò delle cose banali, scontate, già lette o ascoltate da qualche altra parte, ma sempre utili e necessarie per far capire che chi viaggia ha una marcia in più da chi rimane sempre nello stesso luogo. La ragione è che chi viaggia acquisisce un tesoro di esperienza e di conoscenza che lo arricchiscono, migliorandolo. Dicono che viaggiare è una scuola di vita. Dicono che chi viaggia ha la possibilità di guardare il mondo da molteplici punti di vista. Dicono che chi si mette in viaggio con idee giuste, orientate a comprendere gli altri, riesce a comprendere un fatto elementare e al tempo stesso fondamentale: così come nell'universo fisico della natura anche nel mondo antropologico dei popoli e della gente "tutto è relativo": religioni, culture, tradizioni, costumi, lingue. L'ancorarsi e l'intestardirsi a rimanere legato a monoculture localistiche, in cui ci si abbandona a una identità esasperata e limitata, non aiuta a conoscere gli altri, non sviluppa capacità di comprensione; anzi, toglie agli indigeni possibilità e sensibilità di comprendere il mondo e coloro che sono diversi. Il viaggio aiuta a liberarsi più facilmente dalle catene del localismo, dai pregiudizi, dalle limitazioni dell'isolamento perchè viaggiare è, in fondo in fondo, strumento di vita in grado di migliorare la nostra capacità a vedere il mondo per quello che è, e non per quello che noi pensiamo che sia. Il viaggio aiuta meglio a conoscere il mondo e gli altri. Certo, c'è modo e modo di viaggiare e di scoprire. Sta a ciascuno di noi sviluppare la direttrice che più lo realizza, ciascuno a modo proprio senza ricette prestabilite. E, soprattutto, senza vincoli di destinazione: ognuno deve essere libero di trovare le ragioni del proprio modo di viaggiare. Tuttavia, una piccola osservazione a questo proposito è necessaria farla. Non voglio fare polemiche, per carità. Ma ho una domanda che desidererei fare a molte persone che si interessano di "trip and travel". Preferisco sembrare provinciale e fare viaggi nella sola, vecchia ma tanto amata Europa piuttosto che apparire trend e sciupare tempo in megalopoli asiatiche ed arabe in cui non c’è quasi nulla che mi possa emozionare. Naturalmente tutto ciò in my opinion, per carità. Non ci tengo ad apparire “moderno” a tutti i costi e vedere cose che non mi emozionino. Un grattacielo alto novecento metri che ha battuto il record mondiale di altezza e una città delle Ande costruita su vette assurde non mi dicono assolutamente nulla. Un villaggio modernissimo con una spiaggia artificiale costruita con un progetto faraonico non mi interessa. Li lascio agli altri. Io mi accontento di palazzi del Rinascimento europeo oppure di piazze e stradine di piccole capitali che splendono in bellezze artistiche da farmi accapponare la pelle. In merito ai viaggi pertanto il mio vero desiderio è in primo luogo viaggiare in lungo e in largo in Europa. Poi si vedrà. Dall’Oceano Atlantico alla congiungente il Mar Bianco col Mar Nero, dai paesi delle Aurore boreali a quelli mediterranei della Grecia e della Magna Grecia, si riesce a trovare millenni di storia e di arte indimenticabili. Mi tengo la mia Europa a costo di apparire antiquato e passato di moda. Se l’industria commerciale del turismo preferisce investire nell’Asia e nei Paesi del Golfo lo faccia pure. A me di costruzioni artificiali, tipo la creazione di un enorme lago sintetico o di una pista di salto con gli sci in pieno deserto e non in un paese scandinavo o alpino non mi interessa. Fare assalti con autobus che mi portino in un ipercentro commerciale per fare shopping selvaggio mi sembra una idiozia inutile e tanto tempo sprecato. Non mi importa nulla di atterrare in aeroporti con cupole di vetro e mega scale mobili che salgono e scendono. Non so che farmene di una modalità di viaggio che non tenga conto dell’esperienza del passato e delle sue tradizioni culturali. Dunque, niente scalate da ottomila metri nell’Himalaya. Non ne voglio sapere. Gli altri facciano quello che vogliono, si accomodino. Io preferisco tenermi i piccoli mercati delle antiche città balcaniche, i vecchi pub della “monotona” Irlanda, le vecchie stazioni ferroviarie dei “noiosi” paesi dell’est europeo, i mercatini delle pulci delle capitalistiche capitali occidentali e via discorrendo. A me piace poter passeggiare in una strada di un paese dell’ex “Patto di Varsavia” o di un paese scandinavo o di un’isola del mediterraneo, senza correre alcun rischio di essere sequestrato, perché prima di tutto mi interessa la sicurezza. Io desidero viaggiare e non seguire inutili e fantomatici riti imposti da agenzie di viaggio che propongono viaggi vacanzieri secondo il gusto degli altri. Dunque, niente pacchetti turistici preconfezionati da estranei. Viaggio da solo e non mi importano gli altri. So che mi si può dire che sono provinciale e che mi fermo alle “porte di casa mia” nella “ristretta” Europa e non gusto il senso dell’esotico, delle distanze, delle altezze, delle profondità. Rispondo dicendo che si, a me piace fermarmi dove troverò qualche emozione che dipende quasi sempre dalle tradizioni e non dai luccichii e dai riflessi del denaro. Pranzare in una piccola e vecchia trattoria ricca di tradizioni secolari o visitare un museo o un vecchio planetario è per me il più bel regalo che mi possa fare di un viaggio. Punto. Ebbene si, io sono per un bel bagno autarchico d’Europa che mi fa star bene e mi fa diventare orgoglioso di essere europeo. Entrando nelle librerie e leggendo riviste e blog che si interessano di viaggi si ha l'impressione che se si vuole essere a la page ci si deve interessare quasi esclusivamente di viaggi intercontinentali, che riguardano posti sperduti, lontani, insomma i più isolati possibili. Il rischio è che se ci si interessa di Europa, come faccio io, si viene considerati piccoli "provinciali". Mi si scuserà, ma io non sono d'accordo. Questo è uno dei pochi motivi perchè mi trattengo dall'intervenire in siti che manifestano la tendenza che ho illustrato prima. D'altronde, dico subito la verità: a me non piace il viaggio come avventura. Voglio dire che non farei mai, come avrà sicuramente fatto qualcuno, di visitare un quartiere malfamato di una città poco raccomandabile. Non appartengo alla categoria che considera il viaggio come mezzo di produzione di adrenalina e non vado a trasformare una piacevole gita turistica in un pericoloso safari o in una altrettanto temeraria e rischiosa escursione tra i predoni nelle dune di un posto isolato. E in più, dico che provo piacere ad arrivare molto in anticipo in aeroporto, proprio perchè mi piace osservare i volti comuni e "poco eccitanti" dei viaggiatori in transito. Essere del parere di arrivatre in aeroporto per tempo sembra una affermazione banale. Ebbeno non lo è affatto. Le classiche due ore di anticipo con le quali le compagnie aeree consigliano i loro viaggiatori di arrivare in aeroporto non solo sono legittime ma sono ilminimo da garantire. Prima e durante il check-in, o alla ricerca del gate di imbarco può sempre capitare qualche imprevisto non calcolato. Pertanto non diciamo cose ovvie se affermiamo che piuttosto che far aumentare l’ansia a dismisura è meglio annoiarsi di più in sala d’attesa. Canestrini, per esempio, non accetta il consiglio del conducente di un taxi e si tuffa nelle stradine della pericolosa città di Panama, venendo derubato. Ebbene si, come dice Canestrini, fra le due tipologie estreme di viaggiatore mi sento appartenere a quella che viene chiamata, quasi con disprezzo, la tipologia del turista "militarizzato", protetto, al sicuro nell'hotel o nel villaggio turistico, come in un museo o al bar della piazza principale della città visitata. In effetti, di casualità e di avventura nei miei viaggi non c'è nemmeno l'ombra perchè sono da me temuti ed accuratamente evitati. Non mi vergogno per questo, anzi rivendico polemicamente il merito di non avere mai "disturbato" il Ministero degli Esteri per attivare la procedura del pagamento di un riscatto ai predoni di turno per essere liberato dopo essere stato ingenuamente rapito. Dunque, la piazza del Duomo, la via principale, gli edifici dall'architettura inimitabile, i monumenti, le pinacoteche, i musei, qualche centro commerciale per riposarmi, un ristorantino trascurato dai circuiti alla moda per gustare il menù tradizionale "della casa", come per esempio quelli del tipo di un piccolo paesino dell'Alta Valtellina o di una modesta trattoria sui monti Nebrodi, lo confesso, senza complessi di inferiorità, fanno sempre parte dei miei interessi di viaggio. E adesso ritorniamo ai miei itinerari di viaggio europei.

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Spero che abbiate capito che sono profondamente europeista. Credo nell'unione politica europea da quando ero un ragazzino che seguiva le scelte dei grandi padri fondatori dell'Europa: Konrad Adenauer, Robert Shuman, Alcide De Gasperi, Jean Monnet, Altiero Spinelli, etc... Alla mia prima piccola auto, comprata nel lontano 1974, ho incollato sul retro il logo EU. Allora si chiamava Europa Unita. Ed ero orgoglioso di mostrarlo a tutti. Desidererei dire, inoltre, che a mio parere l'Unione Europea è un'Istituzione che ha profondamente giovato agli europei e in particolar modo ai giovani di tutto il continente. Voglio dire che non è importante quello che essa ha fatto in questi anni come Istituzione. E' importante il fatto stesso che essa esiste, perchè ha prodotto cambiamenti reali e concreti nel modo di pensare all'idea di nazionalità, che ora in Europa è differente rispetto a una o più generazioni fa. Il risultato è che l'Unione è ormai radicata nella coscienza delle generazioni dei più giovani, i quali si sentono liberi oltre le barriere della nazionalità o della lingua. Questo ha cambiato, che si voglia o meno, il contesto e il modo di pensare degli europei. Ne sono convinto e contento.
Questo tour costituisce per me il risultato dei miei sforzi di cittadino europeo. Conoscere, aver visto, aver vissuto, aver "toccato con mano" sebbene per poco tempo, in tutte e ventisette le capitali dell'Unione Europea le città, costituisce per me un meraviglioso regalo che ho voluto fare a me stesso nel momento in cui ho compreso che per sentirmi veramente europeo dovevo provare l'"ebrezza" della visita di tutte le città capitali dell'Unione. Senza volere apparire immodesto mi è sembrato importante raggruppare qui tutte le mie esperienze di viaggio, non foss'altro che per dare ad altri lo spunto di ripercorrere le mie esperienze in modo personale e autonomo. Nell'elenco che segue sono presenti alcuni link attivi che portano al resoconto di viaggio da me vissuto nel tempo. Ho intenzione di arricchire il carnet dei resoconti. Mi ci vuole però tempo.
Come mai tutti questi diari di viaggio? E perché così lunghi e noiosi? Perché tutti quanti contengono una serie esagerata di informazioni dettagliate che non interessano nessuno? Le domande un po’ provocatorie ma giuste me le sono poste io prima che me li ponessero gli altri. Così la mia risposta potrebbe anticipare paradossalmente le domande. Le ragioni per cui i miei diari sono così e non diversamente riguardano molti motivi. Ne elenco alcuni. Pensare al proprio passato significa pensare a molti momenti vissuti sia nel piacere, sia nel dolore. I miei riguardano il piacere di poter ricordare momenti bellissimi vissuti in allegria in completa completezza e con la certezza di non avere inventato nulla. Ma non solo. Io sono sempre stato un convinto assertore dell’unità europea e l’UE è il sogno che ho sempre avuto da bambino. Vederlo realizzato mi ha dato la carica di visitare tutti i paesi e ringraziarli della loro adesione. E' innegabile che il sogno è ancora incompleto, perchè l'obiettivo è quello di arrivare agli Stati Uniti d'Europa (SUE) come gli USA, ma intanto mi accontento e mi godo la nostra meravigliosa UE per come si presenta adesso. Domani è un altro giorno. Se poi pensiamo che col tempo invecchiamo è desiderio di tutti poter “fermare il tempo” come in genere si fa con una foto o con un video. Sia come sia, con entrambi, la comunicazione è monca perché manca il testo. Così, prima che il tempo inesorabile cancelli i nostri ricordi e azzeri la nostra memoria desidero lasciare una traccia, un’impronta personale in grado di toccare qualcosa che si trovi nel cuore e nella mente miei e degli altri. I miei diari di viaggio mi permettono di ricordare esperienze, emozioni sensazioni, moti d’animo e passioni vissute in prima persona. I diari mi permettono di far conoscere quanta bella e buona gente sono riuscito a incontrare durante i miei spostamenti ed è giusto che io lasci testimonianza di ciò. Non è secondario poi che tutti i dettagli dei voli, dei pasti, dei costi, dei nomi dei luoghi e delle strade possono essere di utilità a molti nei decenni successivi. Non potrò mai misurare quanto mi è rimasto addosso, di quanto sono migliorato e quanto ho imparato. So però che sono cresciuto e so anche che ho viaggiato per vedere e conoscere. Mi basta solo questo per essere orgoglioso e felice di averlo fatto.
Prima di salutarvi desidererei aggiungere una "nota di viaggio" sempre gradita ai lettori che fanno spesso le valige. Si tratta del mio modo personale di fare la valigia. In rete ci sono decine di siti web che danno suggerimenti e consigli su come fare la valigia quando si parte. C’è l’imbarazzo della scelta. Addirittura ci sono siti web che hanno centinaia di iscritti di tutte le lingue che seguono le indicazioni proposte. Con questi presupposti, non ho intenzione di fare concorrenza a chi è più ferrato di me in questo settore. L’intento è solo quello di ricordare a me stesso cosa devo fare quando devo preparare la “mia” valigia e non quella degli altri, per non dimenticare tutto quello che è necessario portare in viaggio. Null’altro.
Inizio col dire che la prima cosa che faccio quanto devo partire è di iscrivermi al sito web www.dovesiamonelmondo.it. In caso di incidente all'estero è giusto e utile che il Ministero degli Esteri abbia la possibilità di avere delle informazioni puntuali per aiutare me o la mia famiglia nel migliore dei modi. Il form che io compilo ogni volta che vado in una città estera richiede informazioni relative alla mia famiglia e al viaggio di andata e ritorno, nonchè dell'albergo dove soggiornerò. In caso di necessità l'Ente italiano preposto potrà gestire i miei dati nel mio interesse. Subito dopo localizzo in valigia, nel posto più adatto, tutti gli elementi del viaggio. Al primo punto c’è il carica-batteria del mio cellulare, con cuffia e una piccola presa universale, con il formato cilindrico di tipo tedesco. Aggiungo il passaporto e la fotocopia del passaporto, la carta di imbarco dell’aereo, il voucher per l’albergo, la carta di credito e il bancomat, con relativi numeri telefonici per bloccarli dall'estero. Una doppia SIM in grado di avere sempre un cellulare disponibile per la comunicazione telefonica. Continuo ancora con la tessera sanitaria che sostituisce il Mod.E111, una sciarpa di seta che non occupa spazio e allo stesso tempo mi mette al riparo, qualora nella carlinga dell’aereo ci fosse una brusca variazione di temperatura che avviene frequentemente sugli aerei, dovuta all’aria condizionata spesso eccessivamente fredda. Segue un cappellino da sole ma anche un impermeabile di plastica tascabile, alcuni farmaci indispensabili (antipiretico, antidolorifico, antistaminico, disinfettante, per es. tachipirina, zirtec, folina, garze, cerotti e fascette adesive, etc.), il lucchettino della valigia, un’etichetta che serve per segnare il bagaglio con nome cognome e indirizzo del luogo di destinazione, un ombrello pieghevole, un paio di pantofoline leggere, della biancheria intima come mutande, magliette, calzini, il pigiama con alcune camicie, un maglioncino, un kay way, un paio di pantaloni, una confezione di cracker per tutte le evenienze, e un paio di occhiali da vista di riserva. Non può mancare la dotazione di strumenti come un coltellino tascabile a forma di chiave milleusi, una spilla con elastici, un kit cucito di emergenza, qualche sacchetto di plastica ben ripiegato per i panni sporchi, un filo con all’estremità delle pinzette da utilizzare a mo’ di stendibiancheria per quando devo farmi il bucato a mano nel bagno dell'hotel, un sottile e resistente marsupio da indossare sotto gli abiti con all’interno il denaro e i documenti sensibili, una piccola bussola, un fischietto, un taglia-unghie e delle forbicine, un assorbente (può sempre essere utile), fazzolettini di carta, una piccola torcia elettrica tascabile e un finto portafoglio come "specchietto per le allodole" nel viaggio, una penna e qualche foglietto di carta. Indispensabili sono anche un manualetto da viaggio con relativa mappa e/o carta stradale, e le chiavi di casa. E’ consigliabile circolare con le fotocopie dei documenti di riconoscimento e lasciare gli originali nella cassaforte dell’albergo. Un ottimo consiglio è dato da Marina Misiti nel suo interessante e-book dal titolo Di valigie, viaggi e dintorni, dove suggerisce di effettuare una foto con il cellulare di tutto il bagaglio steso sul letto e a valigia chiusa. Servirà come memo visiva ma anche per un’eventuale denuncia in caso di perdita del bagaglio. Devo dire che mi sembra una proposta intelligente e molto convincente se a valigia completa mi premuro sempre di farne una copia che spesso rimane immutata nel tempo e valida anche per altri viaggi. In più consiglio, come faccio sempre, di disporre di una casella di posta elettronica come hotmail, gmail, yahoo, etc. nella quale depositare, una volta per tutte, immagini scannerizzate dei principali documenti di viaggio che possono permettere la duplicazione a stampa da qualunque internet point, e che possono sempre servire in caso di necessità. Ecco ciò che correda il mio bagaglio a mano. L’elenco potrebbe apparire per un verso esagerato e per altro incompleto. Ma questo è quello che io faccio e che trovo pratico. Naturalmente: "my opinions don't necessarily have to be true". E adesso andiamo a leggere il resoconto del viaggio a Berlino, nella capitale della Germania riunificata. A seguire ci sono i link per tutti i diari di viaggio finora pubblicati. Buona lettura.

Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

AMSTERDAM Nederland
LONDRA Great Britain
PARIGI France
VIENNA Österreich
MADRID España
LISBONA Portugal
BERLINO Deutschland
PRAGAČeské Republika
DUBLINO Ireland Dublin
ATENE Ελλάς Αθήνα
STOCCOLMA Sverige
HELSINKI Suomi
LUBIANA Slovenija Ljubljana
NICOSIA Cyprus Lefkosia
LA VALLETTA Malta
SOFIA Бългaри София
BUCAREST Romania Bucureşti
BRATISLAVA Slovensko
BRUXELLES Belgio
BELGRADO Srbija Београд
OSLO Norge
ZAGABRIA Hrvatsk
TIRANA Shqipëri
MOSCAРоссийская Федерация
BIBLIOGRAFIA LETTERATURA DI VIAGGIO

In via di pubblicazione.
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Latvija Riga
Polska Warszawa
Letuva Vilnius
Luxemburg Luxenburg
Danmark København
Türkiye Ankara

5 commenti:

Jonny Dio ha detto...

Guardi che la capitale della Turchia è Ankara, non Istanbul. Cordialmente.

Zeno ha detto...

Caro Dio,
mi permetta di chiamarla per cognome sottintendendo il lei piuttosto che per nome con l’esplicito tu.
Vorrei ringraziarla due volte. Una prima volta per avermi comunicato un errore e una seconda volta per avermi dato la certezza di aver superato un test “divino”. Mi spiego meglio. Essendo di formazione scientifica popperiana credo che la ricerca dell’errore sia il più importante aspetto della metodologia scientifica. Dunque, a chi trova un errore commesso nelle mie comunicazioni porte aperte, gratitudine e gioia considerevole sono il minimo sindacale. La seconda volta per cui devo ringraziarla riguarda l’Introduzione alla sezione dei miei viaggi che lei ha letto sopra.
Diciamo la verità è stata una fatica considerevole, vero? Per chi non è interessato deve essere stato di una noia mortale. Tuttavia, proprio per queste ragioni il fatto che lei abbia trovato questo solo errore mi gratifica dell’idea che almeno nella forma e nei contenuti è giusta e corretta. Forse lei non si renderà conto ma i lettori del mio blog sono quasi sempre provenienti da aree geografiche fuori dell’Italia. In poche parole solo gli stranieri leggono i miei diari di viaggio. Lei è stato una eccezione e per questo la ringrazio ancora una volta perché se un lettore attento come lei nella lunghissima pagina dell’Introduzione ai miei viaggi è riuscito a trovare solo l’errore già detto capirà quanto mi abbia fatto felice.
A questo punto la invito a leggere almeno uno dei miei ventiquattro report che ho finora pubblicato. Le suggerisco Londra perché è il diario di viaggio più autobiografico che abbia mai scritto. Ma anche Praga, Parigi, Berlino e Mosca, che è il più recente, non scherzano. La saluto e si faccia sentire ancora.

Unknown ha detto...

Possiamo ancora dire che i paesi della UE sono 28?

Unknown ha detto...

Francesco Albertoni

Zeno ha detto...

No. Ma quando ho scritto i diari si.

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