lunedì 28 aprile 2014

Provocazioni e imbecillità.


Il 25 Aprile è l’anniversario della liberazione (1945) che l’Italia festeggia ogni anno. La liberazione, com’è noto, mise fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra che rovinarono l’Italia. Punto e basta. Noi pensavamo che non ci potessero essere più né polemiche né provocazioni durante lo svolgersi di questo evento. Anzi, pensavamo che il 25 aprile fosse un momento di unità per tutti, immune da proteste. Sbagliavamo. E sapete perché? Perché avevamo dimenticato che sul suolo italico la categoria degli imbecilli continua ad esistere e ad essere anche folta. Infatti venerdì scorso al corteo della festa della liberazione ebrei e filo palestinesi hanno inscenato una gazzarra indecente fra di loro che dà il segno di come si possono offendere i sentimenti di cittadinanza italiana da motivi estranei alla manifestazione. Ci preme mettere in evidenza che le faziosità e la gazzarra fra le due comunità, l’ebraica e la filo palestinese, meriterebbero di essere considerate delle provocazioni contro la Repubblica con tutte le conseguenze del caso. Indipendentemente dalle ragioni che le due parti possono portare sulla vicenda noi siamo letteralmente sdegnati da questa contrapposizione portata allo scoperto durante la festa della liberazione che, in modo provocatorio, ha macchiato un momento gioioso che non meritava polemiche. I fatti relativi alla contrapposizione “Palestina-Israele” non hanno nulla a che vedere con l’evento del 25 Aprile. Chiunque nei prossimi anni abbia intenzioni di creare problemi durante questa ricorrenza, per favore si trasferisca a migliaia di chilometri da qui e non ci rechi disturbo. Noi diciamo con chiarezza che è obbligatorio a tutte le comunità che si ispirano a credi ideologici e politici contrapposti di avere più rispetto per quello che l’evento del 25 aprile significa per tutti i cittadini italiani e che nessun pretesto di nessun genere può giustificare lo squallido atteggiamento di contrapposizione che ha rovinato la festa. Naturalmente tutto questo si è potuto verificare perché abbiamo in Italia una magistratura buonista, che “lascia correre” su certi fatti e non garantisce i diritti dei non violenti. Negli USA, come minimo, gli aizzatori di stupide gazzarre come quella di venerdì scorso sarebbero stati individuati subito e spediti nell’unico posto dove questi guastatori professionisti di feste popolari dovrebbero vivere: nel penitenziario di “San Quentin”.

mercoledì 23 aprile 2014

La sconfitta dell’informazione in Italia.


Questo post avremmo dovuto scriverlo in molti. Invece siamo stati i soli a proporlo. Quello che adesso si può fare è sostenerne le ragioni e accettarne la conclusione. Certe volte il tempo è più importante di quanto non sembri. Estrarre dal forno un pollo in tempo prima che si carbonizzi è più importante di qualunque intervento correttore negli ingredienti. Alla base di tutto c’è la certezza che in Italia non esiste una informazione libera e imparziale. Sappiamo che la stampa, per principio, non può essere né totalmente libera, né del tutto imparziale. Ma da qui alla realtà che siamo costretti a subire ci corre molto. Siamo stufi di trovare su tutti i media un’informazione distorta, parziale e soprattutto finalizzata a scopi di parte sconcertanti. Ogni operatore culturale e politico che si propone di “informare” nella società italiana, in rete o sul cartaceo fa lo stesso, lo fa spudoratamente, sapendo di mentire e manipolando l’informazione per utilità propria e interesse privato voluto. Non esiste un solo organo di stampa che si possa dire libero. Sono tutti mercenari. In alcuni casi si è mercenari di se stessi. Ovunque ci rivolgiamo troviamo faziosità e partigianeria che sono spacciati per libertà. Ci vuole una buona dose di faccia tosta per sostenere che si tratti di un raro esempio di libertà di stampa. Dall’estrema sinistra all’estrema destra in politica non c’è da fidarsi di nessuno. Sono tutti schiavi o prezzolati dall’editore di turno che pretende faziosità sistematica spacciandola per libertà. I più pagati direttori sono quelli che sono più faziosi. Non c’è nessun direttore che se ne infischi dell’ideologia del proprio editore e proponga progetti che, a costo di andare contro la propria parte, vanno nell’interesse della nazione. Unico tra tutti è stato Indro Montanelli che, com’era prevedibile, è stato licenziato in tronco dal suo editore. Guardate i quotidiani più conosciuti, sia in cartaceo sia in digitale. Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, La Stampa, Il Messaggero, Il Tempo, Libero, Il Giorno, L'Unità, Il Fatto Quotidiano, La Nazione, Il Mattino, etc. sono tutti giornali indifendibili, faziosi e alcuni aggressivi oltre misura che “tirano l’acqua al proprio mulino”. Non parliamo poi dei settimanali cosiddetti politici, come L’Espresso e Panorama: pubblicano articoli solo contro la parte avversaria. Se si passa alla Tv le cose rimangono pressoché le stesse, magari con un pizzico di ipocrisia in più. Insomma, nessuno è indenne da questa malattia contagiosa e deleteria che rovina prima di tutti i giovani e poi tutto il resto. Verrebbe voglia di non leggere più questo ciarpame, che fa più male di non leggere nulla e in più intossica i lettori. Ciò che rattrista è che si fa di tutto per manipolare passioni, esaltare fanatismi e intolleranze, attribuire responsabilità eccessive alla controparte e sempre con consapevole falsità. La pessima editoria che ci troviamo è il segnale più caratteristico della crisi che stiamo attraversando ormai da troppo tempo e più di quella economica e finanziaria. Tuttavia il proverbio non sbaglia quando afferma che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Infatti i veri responsabili siamo noi italiani, che ci siamo incattiviti fino al punto di avere perduto la bussola del senso della vita e della società. In sintesi diciamo che l’unica soluzione al problema è la scuola. Solo da lì si può e si deve ripartire. Solo a scuola, cacciando fuori le ideologie e il sindacalismo di sinistra di centro e di destra, si può ripartire per un nuovo Rinascimento. A chi il compito di questa rivoluzione? Il nuovo premier da solo, ammesso che lo volesse,da solo non ce la potrebbe fare. L’invito è pertanto di unire gli sforzi in modo che tutti gli uomini e le donne di buona volontà tengano fuori la politica dalla scuola e che si ritorni a una scuola formativa autenticamente educativa, erede del passato di grande cultura che ci ha fatto primeggiare nel mondo, con lo scopo di creare giovani migliori di quelli (di sinistra e di destra) che la scuola di fine ‘900, sbagliando, ha creato sotto l’effetto delle ideologie di sinistra prima e di centrodestra dopo. La scuola deve essere tenuta fuori dalle ideologie e dai sindacati, entrambi e a tutti gli effetti responsabili nell’avere trasformato la migliore scuola del mondo in una delle ultime in classifica. Che vergogna.

venerdì 18 aprile 2014

Grillo: un crescendo da vendicator frustrato.


Le cose stanno così. Un movimento politico gestito in forma privatistica da un Signore che di professione fa il comico si presenta per la prima volta alle elezioni nazionali. Dice che desidera fare gli interessi dei cittadini. Vuole fare pulizia dell’imbroglio in Parlamento. Sviluppa una campagna elettorale all’insegna dell’etica più radicale. Il motto che propone, in tutte le salse e in tutte le piazze, è che deve essere azzerato il finanziamento pubblico ai partiti. La sua campagna è efficace perché progetta un governo che obbligherà tutti i politici a vivere con un normale stipendio eliminando di fatto e definitivamente il malaffare dei parlamentari corrotti dai soldi pubblici. Dichiara altresì che voterà i disegni di legge che saranno in sintonia col suo programma da qualunque parte essi perverranno. Anzi, rafforza l’idea affermando che non avrà alcun problema a votare leggi che si muoveranno nella direzione dell’etica nella politica. Come risultato ottiene una grande affermazione elettorale e arriva a percentuali di voto mai visti nella Repubblica. Purtroppo, non essendo coalizzato con alcun partito, non riesce a tramutare il successo in maggioranza assoluta. In pratica, la torta elettorale è spartita in tre tronconi e nessuno dei tre capi partito ne esce vincitore. Nelle consultazioni per il nuovo governo dice no a tutti e “a prescindere”. Afferma che non farà mai un governo con nessuno. Ma l’aspetto più paradossale è che cerca in tutti i modi di non permettere la nascita di un qualsivoglia governo, e non vuole sentire parlare di maggioranza con l’altro leader che voleva “smacchiare il giaguaro”, il quale lo implora di permettergli di guidare il governo, anche alle sue condizioni. A questo punto, la legge matematica impone il solo governo possibile formato dall’unione dei due rimanenti tronconi. In pratica 33% + 33% = 66% e si fa il governo delle “larghe intese”. Non ci sono altre possibilità. Il comico si arrabbia con tutti e dice che farà ostruzionismo totale. Questi sono fatti, non opinioni. Aggiungiamo che avendo ostacolato qualunque forma possibile di governo “a prescindere”, non permette di creare le condizioni di mantenere l’impegno preso in campagna elettorale di votare leggi proposte da altri che coincidono col suo programma. Curioso atteggiamento il suo: dice una cosa ma fa di tutto affinché non possa verificarsi. Qualunque proposta di legge a lui non va bene. La tiritera è sempre la stessa, anche quando la proposta di legge va nella giusta direzione. Lui afferma sempre che si tratta di leggi “annacquate e insufficienti”. Il governo dopo un anno cambia per la presenza di un nuovo premier e lui continua a dire no a tutto e a tutti. Non solo. Impone al suo movimento di produrre il massimo dell’ostruzionismo possibile e addirittura invita i suoi a fare violenza, anche fisica, con l’occupazione illegale di alcune aule del Parlamento e dei posti nei quali si siedono i ministri. Urla, grida, parolacce, aggressività gratuita, esposizioni di cartelli, violenze verbali e rabbia canina contraddistinguono sistematicamente i suoi parlamentari. Espelle dal movimento una decina di suoi eletti perché non la pensano esattamente come lui. E non sembra che sia finita. Arriva persino a fare indignare gli ebrei italiani, usando toni e simboli che storpiano l'Olocausto per attaccare il Presidente della Repubblica e i capi dei due partiti che hanno permesso la formazione del governo delle “larghe intese”. Vero è che uno dei due capi nel frattempo è stato condannato per frode fiscale e viene inviato ai servizi sociali per completare la condanna. Questi sono fatti, non opinioni. Che dire di questo comportamento basato sul non "a prescindere"? Ci chiediamo: perché questo comico non ha permesso la formazione di un governo concordato fra lui e il partito di maggioranza relativa su un programma di suo gradimento? In fondo in fondo è stato votato per realizzare il cambiamento, o no? Perché ha sacrificato questa possibilità in favore della purezza dell’estraneità a qualunque governo? Noi abbiamo una ipotesi. Non piacerà ma è, e rimane, un tentativo di spiegazione. Il comico in questione sta realizzando una vendetta personale. Si. Una vendetta personale. Come nei film western di Sergio Leone. Perché? Perché a suo tempo è stato escluso dalla televisione pubblica dopo una sua performance comica contro un partito di governo. L’astinenza per anni dalla Tv pubblica ha prodotto in lui una vera e propria malattia, sviluppando in lui la sindrome di Sansone: “chi se ne frega del paese! muoia Sansone con tutti i filistei”. Per favore. Basta con la retorica del grillismo. Si tratta solo di un vendicatore inadeguato (il comico Crozza lo chiama Lord Blog) che sta sfruttando la politica per realizzare una sua ambizione personale e produrre sconcerto in tutti. Dichiara che tutto è “una guerra”. Fate attenzione perché alla fine, illudendo tutti, i comici vendicativi possono produrre più guai dei politici imbroglioni.

martedì 15 aprile 2014

L’affido di Berlusconi e il rischio della solita pagliacciata all'italiana.


La decisione dei giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano, per l'affido in prova ai Servizi sociali di Silvio Berlusconi, è stata presa. Dicono che lavorerà in un Centro anziani. La notizia, se fosse solo questa, non avrebbe nulla di strano. Un condannato per frode fiscale che deve scontare un anno ai Servizi sociali ha il diritto-dovere di avere chiarezza nel suo percorso di rieducazione. D'altronde, tecnicamente, quello che conta nell’intera vicenda è che la decisione dei giudici possa dargli la possibilità di realizzare un processo di rieducazione in grado di permettergli di rientrare nella società, essendosi riappropriato efficacemente del ruolo di cittadino in maniera attiva e consapevole dopo aver effettuato una congrua esperienza di riabilitazione. Insomma, è indispensabile che il processo di rieducazione lo trasformi in un nuovo cittadino, differente dal precedente. Ma le cose stanno proprio così? Siamo proprio sicuri che questa attività farà avere alla società un cittadino cambiato al punto di essere il contrario di ciò che è stato? Noi siamo perplessi e nutriamo più di un dubbio. A nostro avviso le cose stanno in tutt'altro modo. La prima cosa strana di questa decisione è che il condannato dovrà effettuare una prestazione di riabilitazione per un solo giorno alla settimana. Troppo poco. A rigore questo tirocinio dovrebbe essere continuo, sistematico e totalizzante per maturare le condizioni di utilità e di efficacia del servizio. Per fare un esempio è come se una persona dovendo imparare una lingua straniera (che prima non conosce) decidesse di frequentare un corso di lingua un solo giorno alla settimana per un po’ di mesi soltanto. Noi sfidiamo chiunque ad essere in grado, in così poco tempo, di imparare quel minimo di conoscenze-competenze-abilità in grado di sviluppare le capacità sotto il profilo dell'ascolto, della comprensione, della lettura, del parlato e della scrittura della lingua studiata. In mancanza di un percorso impegnativo è praticamente impossibile, in pochi mesi, imparare una quantità anche minima di “conoscenze-abilità” e dimostrare di conoscere una lingua straniera (grammatica, pronuncia, sintassi e dettato). Se aggiungiamo poi che starà “sul posto” appena una mezza mattinata a fronte dell’intera settimana è chiaro che l'efficacia della decisione di sostituire il carcere è probabile che non sarà affidabile. Anzi potrebbe essere dannosa. In tutti i manuali di pedagogia e di didattica si afferma che l'apprendimento per essere efficace deve essere serio, impegnativo e approfondito. Quando si progetta un cambiamento dello stato culturale di una persona (dallo stato A a uno stato B differente dal primo) è obbligatorio chiarire quale sarà il processo pedagogico di cambiamento che in ogni caso dovrà essere serio e responsabile. Altrimenti si corre il rischio di trascorrere ore inutili a “far finta” di apprendere. Ne sanno qualcosa tutti quegli insegnanti che per anni hanno tentato di insegnare ai loro studenti l'apprendimento di una lingua straniera, oppure della matematica, della storia, della geografia, etc., con poche ore di insegnamento alla settimana. Se aggiungiamo poi che lo stesso Tribunale gli ha dato la possibilità di trasferirsi ogni settimana per tre giorni (martedì, mercoledì e giovedì) a Roma a svolgere attività politica e di partito (la famosa agibilità), capirete subito che la prevalenza di questa seconda attività sarà non solo predominante ma potrà rendere il suo lavoro di rieducazione nel centro anziani inutile. Noi siamo dell'avviso che la decisione del Tribunale non sia tarata su standard e parametri socio-educativi adeguati, e pecchi di superficialità per non dire che si tratta di un vero e proprio dilettantismo sotto il profilo rieducativo. Ci auguriamo che i Servizi sociali saranno professionali e svolgeranno il loro lavoro non con genericità e faciloneria ma con rigore e grande professionalità. Non vorremmo che alla base di tutto ci fosse, da parte del sistema alternativo al carcere, una vera e propria messinscena volta in verità a coprire la decisione di favorirlo nella sua attività politica. Siamo poi curiosi di conoscere quali saranno in concreto le sue attività di riabilitazione. Quale sarà il protocollo preciso e puntuale di lavoro riabilitativo, quali le finalità e gli obiettivi, quali i mezzi e le attività di riabilitazione e, soprattutto, quali saranno le verifiche di apprendimento, in grado di dare senso e certezza al percorso riabilitativo. Se le verifiche formative e sommative in itinere, a media distanza e finale dell’intero ciclo non saranno adeguate e precise allora la prova della inadeguatezza dell’intero sistema alternativo al carcere saranno così evidenti da poter trarre la conclusione che si è trattato della solita pagliacciata all’italiana.

domenica 13 aprile 2014

Siamo circondati da scriteriati primitivi della politica.


L’Italia del 2014 è un paese in bilico tra la pre-agonia compulsiva della disgregazione dello Stato e la post-agonia rasserenante della normalità del medesimo. Urge una scelta. L’attacco alla distruzione dello Stato è concentrico e proviene da molti ed eterogenei partiti e movimenti politici che hanno motivazioni differenti, tutti però uniti da un collante strumentale basato sull’antieuropeismo del “tanto peggio, tanto meglio”. Mai a mente d’uomo si era vista nella storia della Repubblica una simile concentrazione di fuoco, in Parlamento e fuori nella società, contro la ragione e gli interessi dell'Italia. Fortuna vuole che si è alla fine delle chiacchiere. Le elezioni europee dovrebbero fare chiarezza. Grillo e il suo M5S si trova a un passaggio cruciale della sua breve e deludente esperienza politica. Una percentuale bassa di voti sarebbe per lui una catastrofe. Lo stesso dicasi di Berlusconi e della sua nuova Forza Italia composta da irresponsabili estremisti come Brunetta e Santanchè. Una bassa percentuale di voti li farebbe diventare irrilevanti nel prosieguo della legislatura. Le altre forze politiche rimanenti che corrono in modo spericolato e sventurato verso l’antieuropeismo sono la Lega Nord di Salvini (alleato ignobile del facinoroso e focoso venetismo che sogna tentativi irragionevoli di secessione) e la maldestra coalizione della sinistra radicale italiana composta dalla solita varietà di fauna massimalista e agganciata a quel furbacchione di estremista greco Tsipras che tutto propone tranne politiche ragionevoli. Aggiungiamo la destra neofascista e sociale in Italia alleata da sempre di Berlusconi e in Europa alleata con la impresentabile fascista Le Pen e avremo la sintesi di chi sono i partiti irresponsabili che stanno trascinando la Repubblica nel caos. Tutte queste formazioni sono estremiste, a diverso titolo ma sempre estremisti. Ci sono populisti, marxisti, fascisti, regionalisti nostalgici, xenofobi, secessionisti, rei condannati per frode fiscale e rappresentano il" peggio del peggio". Solo per questo, un elettore equilibrato dovrebbe scegliere i loro avversari, cioè i riformisti. Come sia possibile e logico giustificare il fatto che forze politiche così differenti tra di loro possono legarsi da un patto diabolico e luciferino di essere contemporaneamente contro l’euro e l’UE a noi rimane un mistero. Dall’altra parte, nel campo dei riformisti, rimangono il Pd di Renzi, i centristi di ciò che è rimasto del partito di Monti e il Ncd di Alfano, fuoriuscito dall'ex Pdl di Berlusconi. Non c’è da rimanere ottimisti. Dei residui di ciò che fu il Pci nei tempi passati non parleremo perchè fanno pena. Siamo del parere che i risultati delle elezioni del 25 maggio p.v. non saranno quelli che l'armata Brancaleone populista anti-euro auspica. Se il Pd di Renzi riuscirà a vincere le elezioni con un risultato consistente tutti gli altri si sgonfieranno e mostreranno il vuoto di progetto politico che li accomuna. Una vittoria degli antieuropeisti causerebbe un periodo di instabilità preagonico, portatore di disgrazie collettive. Una loro sconfitta le premesse per una rinascita del paese. Saranno gli italiani a stabilire se lo sbilanciamento sarà favorevole agli irresponsabili populisti anti-euro che pensano al piccolo giardino di casa propria o ai più affidabili loro avversari, capitanati da Matteo Renzi che rimane l’unica pedina valida per migliorare la politica in Italia.

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