sabato 31 dicembre 2011

Il vero motivo della crisi.

Giornali e tv hanno scritto e parlato di una pluralità di cause che hanno prodotto la crisi pazzesca in cui il paese versa da troppi anni. Ne hanno pensate e dette di tutti i colori. Alcuni hanno riflettuto bene ma hanno concluso male e alla fine non sono stati in grado di sintetizzare le vere cause della crisi italiana. Altri hanno pensato poco e, per motivi ideologici o di schieramento, hanno individuato conseguenze ma non cause. In ogni caso quasi tutti, in modo colpevole, non sono riusciti a individuare la vera causa del male. Gli italiani, come si sa, mancano di cultura pragmatica e non sanno fare riepiloghi unificanti. Sono bravi nelle analisi e nelle scomposizioni ma pessimi nelle sintesi. Questo non significa che non ci sono bravi teorici della politica o bravi giornalisti. Significa piuttosto che non possono individuare il vero movente perché non riescono a comprenderlo. A nostro parere l’Italia ha un solo problema, risolto il quale tutti gli altri problemi sarebbero risolti solo con una questione di tempo. Si permetterebbe così al Paese di poter veleggiare velocemente con il ristretto numero di paesi virtuosi del mondo per realizzare una società invidiata. Qual è questo problema che da solo potrebbe creare le condizioni per risolvere d’incanto la crisi, migliorando in modo consistente l’economia, il rigore, la crescita e l’equità? Semplice. Si chiama elezione di persone giuste in Parlamento. Tutto qui. Dice un saggio proverbio contadino che “chi ben inizia è a metà dell’opera”. E per iniziare bene il lavoro di ricostruzione della società italiana (perché di questo si tratta) è necessario approvare una sola legge, con pochi articoli, scritta non in politichese ma in linguaggio chiaro, scarno, con periodi brevi, senza fronzoli. La legge deve prevedere i casi di ineleggibilità e i requisiti dei soggetti che dovrebbero essere posseduti dai candidati in modo tale da impedire l’elezione dei “soliti ignobili mascalzoni”. Da qui discenderebbero una serie di conseguenze che eviterebbero gli imbrogli, la formazione di cricche, la connivenze tra politica e criminalità, etc. che sono le vere ragioni della crisi italiana. Finora le discussioni in Parlamento sono sempre state di sola polemica tra governo e opposizione perché le persone elette, di qualunque schieramento, si sono prestate a questo gioco. Basta eleggere persone giuste per impedire l’esistenza di soggetti squallidi come quelli che finora hanno rappresentato l’Italia in Parlamento. Mettete le persone giuste al posto giusto e vedrete i cambiamenti. Provare per credere.

mercoledì 28 dicembre 2011

Per favore non fateci rimpiangere Craxi: non lo meritiamo.

(PD+TerzoPolo+PDL) + Presidente della Repubblica = Governo Monti. Sembra essere questa l'equazione che ha risolto il problema della serietà del governo della Repubblica italiana quando ancora manca più di un anno alla fine della legislatura. E poi? Chi ci garantisce che alle prossime elezioni le cose non ritorneranno come prima o più di prima? Abbiamo sentito fare questa analisi a molti commentatori politici e alcuni di questi hanno detto più o meno che era meglio quando si stava peggio. Non siamo d'accordo. Noi non siamo tra quelli che rimpiangono Craxi. Non abbiamo mai avuto paura di dire con chiarezza che non abbiamo sbagliato nulla nel criminalizzare la pratica di partito di Bettino Craxi. L’errore è stato un altro e l’hanno commesso tutti coloro che hanno infierito contro la sua memoria. Ma questa è un’altra storia che non ci riguarda perché noi non abbiamo mai confuso la lotta alle idee politiche, che è contesa culturale, con la lotta al politico nemico e avversario, che è lotta personale. Chiariamo pertanto un fatto: noi non apparteniamo alla cultura di coloro che si sono appropriati del potere con il gioco del comunismo e del socialismo. Vogliamo dire con franchezza che siamo stati, viceversa, tra coloro che hanno considerato giusto e doveroso condannare l’opacità politica e morale del compagno Craxi. Lo abbiamo fatto in buona fede, visto che non abbiamo mai voluto accettare che l’etica venisse messa sotto le scarpe da lui e da tutto il gruppo dirigente socialista del tempo che, lo ricordiamo per i distratti, è diventato poi e lo è tuttora, l'asse portante del berlusconismo catto-leghista. Noi giovani di quel tempo siamo usciti dolorosamente dal PSI di allora perché a un certo punto abbiamo capito quale fosse il gioco immorale del craxismo che si praticava nelle federazioni socialiste a favore della compravendita di voti congressuali e non solo. Nelle federazioni pullulavano più i procacciatori di voti e gli "appaltatori" di favori che normali iscritti che avvertivano l'esigenza di dibattere temi e prospettive politiche di partito. Un sottobosco di professionisti inutili e strapagati che vivevano di politica e che non sapevano fare altro. Questa autentica lobby, in cui primeggiavano per qualità e quantità più i profittatori che gli indifferenti, faceva gli interessi non solo del partito ma anche dei suoi dirigenti. Quando abbiamo capito l’imbroglio che questa teppaglia di piccoli burocrati e di acclamati e applauditi capipartito, che si chiamavano tra di loro con solennità «compagni», stava perpetrando ai danni delle coscienze di tanti giovani ignari militanti della giovanile socialista, ci siamo dimessi dalle cariche e dal partito. Questi sbarazzini, tra i quali ci riconosciamo, avevano aderito negli anni ’60 al credo socialista con spinta ideale e valoriale. Essi non erano a conoscenza del vermicaio di compagni che affollavano le sezioni e che brillando per ipocrisia e cinismo tenevano nella mano scoperta i volantini di partito e nell'altra, nascosta in tasca, le banconote con le quali avevano effettuato la compravendita dei voti congressuali. Noi abbiamo avuto la sfortuna di essere tra coloro che sono stati imbrogliati da Craxi e dai craxiani, perché tutta questa gentaglia che ruotava intorno al potere delle federazioni ci ha rubato in gioventù il fascino dell’etica e la grazia della morale. E’ passato molto tempo da allora ma ricordiamo nitidamente due episodi che ci hanno marchiato a vita la memoria, perché siamo stati testimoni di fatti disonesti che la dicono lunga su chi sono stati Craxi, il craxismo e quella cloaca che fu il sottobosco politico in cui hanno sguazzato bene gli arrivisti di partito di allora e i berlusconiani delle cricche di affari di oggi. Vogliamo ricordare il fatto affinché rimanga traccia dell’accaduto. Nel periodo in cui Craxi prese “confidenza” col potere siamo stati studenti universitari prima e salariati dopo e, alla luce delle politiche conservatrici della DC del tempo, abbiamo creduto bene di aderire al PSI (ma non al PCI) perché ritenuto da noi un partito le cui idee erano centrate sui paradigmi fondanti della libertà, del riformismo e dell'europeismo. A nostro avviso c’era un abisso di differenze tra il PSI e il PCI di allora e noi, nenniani dell’ultima ora, abbiamo seguito con entusiasmo e interesse la politica del partito che fu di Filippo Turati. In realtà sul piano ideologico avremmo dovuto iscriverci al PSDI di Saragat o al PRI di La Malfa, ma un sistema malvagio di condizionamenti psicologici e di fattori pragmatici ce l'hanno impedito. Ci riunivamo nelle sezioni e ci riconoscevamo nella federazione giovanile socialista di cui noi eravamo segretari di una sezione. Militavamo accanto ai dirigenti di sezione e di federazione e imparavamo l’arte di amare la politica riformista. Dopo un decennio di politica giovanile, nel 1976 all'Hotel Midas di Roma, Bettino Craxi diventa Segretario nazionale del Partito Socialista Italiano. Nel 1981 si doveva svolgere a Palermo il 42° Congresso del PSI. Durante i mesi che lo precedettero siamo stati avvicinati da alcuni maggiorenti del partito che ci proposero di scambiare 5000 lire di allora per ogni voto dei giovani che erano iscritti alla sezione. Al nostro stupore per la proposta indecente ci dissero che “così facevano tutti”. Rifiutammo sdegnati la proposta e togliemmo la parola ai miserabili. Ma la querelle non finì a quel punto. Quasi subito dopo, prima del Congresso, fummo nominati Presidente del seggio elettorale della intera sezione nella quale militavamo, col compito di garantire la correttezza delle votazioni. Mezz’ora prima della chiusura del seggio il Segretario della Sezione, insieme al Delegato Provinciale della Federazione, ci chiesero di far comparire nel registro del verbale, a fronte dei 33 votanti effettivi, ben 62 falsi votanti in più sul totale di 103. Ci dissero che questa “circostanza” era di vitale importanza perché avrebbe permesso alla delegazione di congressisti della nostra amata Sezione di ingrossare il proprio pacchetto di voti per aumentare il loro potere di condizionamento e favorire la maggioranza alla elezione del Segretario nazionale al Congresso. Alla nostra netta opposizione fummo rimpiazzati in tronco da altri soggetti. L’indomani inviammo la lettera di dimissioni dal partito. Fu un momento terribile della nostra esistenza che ci segnò per tutta la vita. Non ci iscrivemmo più ad alcun partito e non votammo mai più quel movimento politico che di riformismo, di democrazia e senso di giustizia non aveva proprio nulla da insegnare. Ecco perché consideriamo Craxi il principale responsabile di quel modo di operare. Non che fosse il solo ma certamente fu in buona compagnia con gli altri. Le conseguenze si videro in seguito quando quindici anni dopo la stagione del lungo dopoguerra e della partitocrazia dominatrice, con le inchieste di "Mani pulite", Craxi fu costretto all’esilio in Tunisia perché indagato dalla magistratura per corruzione che ne chiese l’arresto. Se si osserva attentamente la foto in alto, si può tranquillamente affermare che tra i due soggetti c'è stato un vero e proprio passaggio di testimone in politica. Ecco perché siamo sempre stati fieri oppositori di Silvio Berlusconi e del berlusconismo. Ha fatto più male alla Repubblica Italiana la continuità tra i due che una guerra perduta.

venerdì 23 dicembre 2011

«Realismi socialisti». La pittura al servizio della politica.

Roma. Palazzo delle Esposizioni. 11 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012. Titolo della mostra: “Realismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970. Aleksander Rodčenko”. Avevamo visto in Via Nazionale il titolo di questa mostra. Ci era sembrato non valesse la pena di sciupare tempo e fatica per vederla. Troppo lunga, troppo scontata, troppo discussa, troppo di tutto. Qualcosa però ci aveva colpiti. Quel plurale l’avevamo trovato originale. L’aggettivo “socialisti” è stato molto usato (e abusato) dalla stampa e dalla televisione, ma il sostantivo “realismi” no. Questa voce al plurale era nel nostro immaginario una novità. Così alla prima possibilità abbiamo scelto di andare a vederla. D'altronde di visita a una mostra museale “non è mai morto nessuno” ci siamo detti. Qualcosa di interessante ci sarà. E così abbiamo affrontato due ore e mezza di passeggiata museale per le sette sale della mostra con spirito di servizio. All'interno di ogni galleria abbiamo visto da vicino un numero sufficiente di tele che hanno mostrato una varietà di temi e di approcci formali all'arte di ciascun periodo in cui è stata suddivisa la mostra particolarmente affascinanti. In particolare abbiamo notato soluzioni pittoriche prevedibili nel contenuto ma assolutamente nuove nel metodo con cui gli artisti reagirono alla sfida del Realismo socialista. Ammirevole ed esemplare ci sembrano due aggettivi possibili per definire questa straordinaria mostra della pittura sovietica del ‘900. La realtà ha superato qualunque fantasia. Sono capolavori di pittura veramente interessanti e pregevoli. Colori, soggetti, sfondi, apparenze, sensazioni, sono alcune degli aspetti che ci hanno colpiti in questa mostra. Più di tutti ci ha colpiti "La cerimonia di apertura della Terza Internazionale" (1921-24) di Isaak Brodskij. Da notare il particolare della scena, accanto al cartello in francese, quello in italiano contiene un errore di grammatica. Una considerazione a margine della visita. Diciamo la verità: ci ha impressionati vedere il Realismo Socialista celebrato a Roma, la capitale del fascismo di quel tempo. Chi, in quegli anni, avrebbe mai potuto immaginare che la città eterna sede dell’allora governo Mussolini avrebbe celebrato le opere e gli artisti della potenza che fu invasa dall’esercito italiano ma inesorabilmente battuta?

mercoledì 14 dicembre 2011

Immigrazione e razzismo: il lato oscuro degli italiani.

L’assassinio di due uomini del Senegal a Firenze e l’incendio del campo Rom a Torino mostrano per intero l’enorme responsabilità che pesa sulla testa della politica italiana. L’Italia e gli italiani hanno la grave responsabilità di avere creato le condizioni socio-culturali per permettere al primo balordo di estrema destra l’omicidio in Toscana e alla prima testa calda di effettuare incursioni violente contro i diversi in Piemonte. Tutti i politici, nessuno escluso, sono responsabili della forte penetrazione razzista e xenofoba che si è incuneata nella società italiana da decenni a questa parte. Anno dopo anno il razzismo di estrema destra si è radicato sempre di più prima nelle teste rasate e poi negli elettorati integralisti e violenti (come il calcio) con pericolose ricadute sul tessuto sociale in cui vivono gli italiani. La nostra opinione è che la responsabilità di tutto questo è dei partiti. Nessuno ci toglie dalla testa che essi, principalmente essi, hanno creato le condizioni per il delitto. A furia di far finta che l’Italia e gli italiani fossero immuni dal razzismo lo hanno in verità agevolato. Movimenti estremistici di destra, delinquenti professionisti della violenza e tifosi sovversivi del calcio, da anni hanno fatto "il bello e il cattivo tempo" senza che alcun governo si fosse preoccupato di trovare il modo di colpire con efficacia questi movimenti fascisti e debellarli. Nonostante la nostra Costituzione parli chiaramente di antifascismo e di antirazzismo si è permesso a questi facinorosi di avere finanziamenti, strutture sociali, stampa e anche agevolazioni per la loro sopravvivenza. Noi da sempre abbiamo criticato i movimenti violenti di destra e di sinistra. Pertanto siamo nelle condizioni di essere tra i pochi a poter accusare l’intera classe politica di indegno pilatismo e di sudicia politica buonista che ha, alla fine, agevolato gli assassini e i delitti. Che vergogna! Gravi sono le colpe del centrodestra e di Berlusconi che in diciannove anni da quando calca le scene della politica non ha mai partecipato una sola volta alle manifestazioni del 25 Aprile, lasciando intendere all’estremismo di destra di essere lontano dalla ricorrenza della liberazione e dell’antifascismo. Gravissime sono le colpe della Lega Nord con quel ciarlatano di Umberto Bossi che ha permesso che fecondassero nel suo partito le idee dei Borghezio e di tutti quegli amministratori leghisti che hanno dato seguito alla discriminazione degli immigrati. Gravi sono le colpe del centrosinistra che si è illuso di essere il taumaturgo di turno per debellare con la sua sola presenza sulla scena politica i pericoli del razzismo. Mai è intervenuto concretamente su questa massa di violenti di tutti i tipi che hanno gravitato sempre nell'area della sinistra per far cessare le sfide allo Stato. Con la sua colpevole inerzia ha permesso la degenerazione dei «No-Tav» e dei Centri sociali che sono un pericolo per la democrazia. Gravi sono le colpe della Chiesa cattolica che è sempre stata lontana dalle richieste legittime al potere esecutivo di intervenire concretamente contro tutti i razzismi. Grave è da sempre l'atteggiamento corrosivo di Pannella che fa di tutto per far uscire i delinquenti dalle galere e si permette anche di definire lo Stato italiano il vero colpevole e il vero delinquente. Avrebbe dovuto, viceversa, far costruire più penitenziari per eliminare il male del superaffollamento. Su tutti costoro pesa la gravissima responsabilità di essere loro, e solo loro, i veri colpevoli.

martedì 13 dicembre 2011

Direttori di TG1 e squallore della politica.

Augusto Minzolini non è più il direttore del Tg1. E’ stato rimosso dal Consiglio di amministrazione della Rai. Il resto non ci interessa. Non ci interessa come sia stato rimosso, né con quanti voti sia stato mandato a casa. Ci interessa soltanto che fosse allontanato e al più presto dalla più importante testata giornalistica televisiva italiana perché noi vogliamo che il TG1 ritorni a essere un elemento importante e credibile del giornalismo obiettivo e non fazioso. In verità la sua rimozione ci interessa anche perché ci vergognavamo di vivere in un paese che potesse accettare un settarismo e una partigianeria così estremista. Guardate Mentana a La7. Era un bravo giornalista e nulla di più. Nominato Direttore del suo telegiornale è diventato in pochi mesi il migliore sulla piazza. Autentico, genuino, frizzante, ambizioso, gran lavoratore e, soprattutto, obiettivo. La nomina di Minzolini e la successiva difesa della sua faziosità da parte di Berlusconi ci ha convinti che l’Italia del centro destra è stata, in questo campo, un paese da dittatura fascista. Si è trattato di un vero e proprio squallore politico e culturale e un cattivo esempio di come i politici italiani intendono il giornalismo al servizio della ideologia dei loro partiti, di sinistra e di destra. Altro che BBC. Il caso Minzolini ha avuto un solo merito: quello di avere messo in mostra tutti i limiti della politica dell’informazione e della cultura del centro destra. Una vera sconfitta dei valori del giornalismo serio, del giornalismo alla Montanelli, del giornalismo che ha a cuore la difesa del pluralismo e della obiettività. E per favore diffidate di coloro i quali dicono, da sapientoni, che nel giornalismo non esiste l'obiettività e chiunque ha un prezzo. Non è vero. La ragione è che le notizie le fabbricano gli uomini. E gli uomini si dividono in due categorie: i venduti alla politica (all'ideologia e ai ricchi editori) da una parte e coloro che credono nella imparzialità dall’altra. E nel caso di Minzolini sappiamo benissimo a quale delle due tipologie ha aderito. Ecco perché oggi è un giorno speciale e piacevole da vivere.

sabato 10 dicembre 2011

Euroscetticismo e politica di bottega della Gran Bretagna.

«Il lupo perde il pelo ma non il vizio». E’ un vecchio ma sempre valido proverbio che definisce bene l’atteggiamento cinico tenuto dal Primo ministro inglese David Cameron che col suo testardo no ha bloccato la modifica dei trattati dell’UE all’ultimo vertice tenuto a Bruxelles dai Capi dei 27 governi europei. In pratica il giovane premier inglese, conservatore fino al midollo, ha posto il veto al piano di modifica proposto dalla Commissione e dal tandem Merkel-Sarkozy. Un vero e proprio schiaffo all’unità europea. Su 27 paesi aderenti all’UE ben 26 hanno accettato il piano, con la sola esclusione di Londra. In pratica la sola Gran Bretagna contro tutti. Dunque, il rapporto di collaborazione verso l’unificazione politica dell’UE è stato bruscamente interrotto per l’intransigenza inglese. Non è stata una bella pagina di alta politica quella del Primo ministro inglese. Noi definiamo il gesto inglese come una specie di “schiaffo di Anagni” che nella sostanza mostra per intero la debolezza della GB in quanto fa emergere, una volta per tutte, le reticenze del Regno Unito e fa uscire allo scoperto la loro ambiguità mostrandone definitivamente il vero volto. La Gran Bretagna ha sempre avversato il sogno europeista dei Grandi Capi di Stato europei. Finora era riuscita, con una politica astuta da “furbetti del quartierino”, a nascondere la sua vera natura. Ha sempre finto di voler collaborare al progetto di unificazione politica dei popoli europei mentre, in realtà, Londra è entrata nell’UE per sorvegliare e controllare dal di dentro il processo di integrazione e costruzione dell’Europa. L’arma adoperata dai fautori dell’Union Jack è sempre stata quella volta a spegnere entusiasmo per l’ideale europeo e frenare il sogno unitario degli Stati europei. Adesso il giochino è finito e a rimanere col cerino in mano sono stati loro, gli “splendidi isolazionisti” inglesi che ancora credono nell’utopia del vecchio retaggio colonialista di essere sempre indispensabili nel mondo. Non hanno capito che contro colossi economici come la Cina e l’India e con molti paesi emergenti in grado di creare ricchezza a ritmi insostenibili per le economie europee, l’ultima cosa intelligente da fare è voler correre da soli. Certo, la lingua inglese e il solido legame con gli USA permette loro di avere qualche vantaggio in più degli altri. Ma adesso tutti parlano inglese e alcuni lo fanno meglio degli inglesi stessi, proprio perché manca loro l’accento di Oxford o di Cambridge. A noi la decisione di Londra ci ha colpiti perché la giustificazione che tutti i media inglesi hanno dato è che Cameron col suo no ha fatto gli “interessi inglesi”. Proprio così: il no per gli euroscettici va decisamente letto come l’unica modalità di tutela degli interessi di Sua Maestà britannica. Piccola domanda: ma gli altri 26 paesi, con il loro si, per caso hanno fatto gli interessi contrari verso i propri cittadini? O forse sono stati più stupidi dell’"intelligente" Prime minister conservatore inglese? Gli Angli stanno giocando una pessima partita a pocker, perché rischiano di veder delocalizzare tutte le ricchezze dei 26 Stati, oggi presenti nella City, a migrare nel Continente. Un piccolo esempio? La Borsa di Londra FTSE, com’è noto, con una operazione discutibile fatta dal perverso governo Berlusconi si è appropriata della Borsa di Milano. E se l’Italia adesso uscisse dalla City e si agganciasse a Francoforte che ne direbbero i sapientoni della finanza inglese? Noi auspichiamo che la GB ci ripensi. Se l’euro si salverà (e noi ne siamo più che convinti) saranno dolori per la sterlinetta. Ah! Dimenticavamo. Mentre Londra nella sala conferenze si rifiutava di firmare, isolandosi dal resto d'Europa, in un'altra sala la Croazia ha firmato con entusiasmo il trattato di adesione all'UE diventando il 28mo paese che aderisce all'Unione. A buon intenditor poche parole.

giovedì 8 dicembre 2011

Il “manuale Cencelli” degli scioperi.

CGIL da una parte e CISL e UIL dall’altra hanno deciso di scioperare insieme. Lo faranno nei prossimi giorni, per protestare contro la manovra del governo Monti. Cosa dire dell’evento? A prima vista c’è da rimanere soddisfatti. Avere un sindacalismo unito, che manifesta contro provvedimenti legislativi iniqui e ingiusti è un fatto positivo e sempre auspicabile. Dunque, siamo contenti. Un po’ meno lo diventiamo quando abbiamo saputo che lo sciopero avverrà con il “manuale Cencelli”. Il motivo è che inizialmente CISL e UIL avevano deciso di scioperare solo due ore mentre la CGIL aveva deciso di scioperare quattro ore. Il risultato è che hanno trovato l’intesa sulla media aritmetica, cioè (2+4)/2=3 ore. E’ evidente che questo non inficia il giudizio positivo dato prima, ma certamente rappresenta una pulce nell’orecchio che ci fa capire come il grado di affidabilità di questo sindacalismo che trova l’unione copiando dal pessimo manuale politico della casta è, come minimo, ambiguo. Non entriamo in questo post sulle questioni di merito, chè troveremmo sicuramente ragioni per non essere d'accordo. La diffidenza per le decisioni prese da organizzazioni sindacali screditate da anni di collaborazioni interessate col potere è in questi casi necessaria. Noi pretendiamo equità che spesso è un concetto che non coincide con quella dei sindacati politicizzati fino all'inverosimile, siano essi di sinistra o di destra. Si può avere fiducia in questi sindacati? In passato ne abbiamo viste di tutti i colori e diciamo che entrambe le due figure, governo e sindacato, la fiducia se la devono meritare. C’è comunque una non piccola differenza fra i due soggetti. Mentre il governo Monti è nato da pochi giorni e potrebbe fare bene, anche con provvedimenti pesanti purché sintonizzati sull’equità e l’imparzialità e che deve essere "debole con i poveri" e "forte con i ricchi", i sindacati Cgil, Cisl e Uil (e altre piccole sigle e siglette come l'Ugl) hanno da farsi perdonare un peccato originale. Quello di avere provocato, con la loro politica sindacale lobbistica, tutti i vizi del passato pansindacalismo di Stato, che ha sempre favorito le famigerate pensioni baby. Il risultato è stato una difesa corporativa anche dei mediocri e dei fannulloni a scapito dei dipendenti migliori che avrebbero dovuto incentivare con politiche di merito. La corsa alle prebende degli ultimi anni per aumentare vergognosamente l'ultimo stipendio, che nel sistema retributivo ha regalato, soprattutto alle fasce alte, retribuzioni vantaggiose, torte e prebende a scapito dell'equità, è da considerare una vera e propria vergogna nazionale. E se siamo a questo punto, con le "pezze al sedere", lo dobbiamo anche a loro: ai “cari amici” del sindacalismo della triplice e della destra sindacale. Questo non lo si deve mai dimenticare.

martedì 6 dicembre 2011

Tutti contro tutti, pronti a sfruttare vantaggi per il proprio orticello.

I sindacati CGIL e CISL-UIL si dividono tra loro (come sempre) e fanno sciopero contro il governo Monti. L’Idv di Di Pietro di divide (come sempre) dalla maggioranza e vota contro il governo Monti. La Lega Nord si divide (ancora una volta) dal suo ex alleato Berlusconi e vota contro il governo Monti. L’estrema sinistra (come sempre) si divide dal riformismo del PD e va contro il governo Monti. La Fiat si divide dalla Confindustria e impone un contratto vantaggioso (come sempre) alla sua azienda e va contro i sindacati e i lavoratori. Insomma, tutti si dividono tra di loro per ottenere piccoli vantaggi contingenti e non aiutano il governo Monti a migliorare la manovra con pochi e mirati emendamenti al testo del DL. Nessuno ha fiducia negli altri, tanto che per coprirsi le spalle viene invocato da Berlusconi e Casini il voto di fiducia. Ma così si impedisce la possibilità che il testo possa essere migliorato con pochi ma significativi emendamenti a favore della crescita e per smorzare alcuni effetti iniqui della manovra. Un solo suggerimento. Perché non si aumenta di qualche punto in più il prelievo sui capitali dello scudo fiscale per aumentare la soglia di perequazione delle pensioni più basse fino ad almeno quattro volte il minimo? Fra tutti, però, il più meschino è Di Pietro. Fa l’inflessibile, dimenticando che è colpa sua la scelta di quel tale Scilipoti, nominato in Parlamento proprio da lui, che ha mantenuto in vita il governo Berlusconi per più di un anno.

domenica 4 dicembre 2011

Bollette Acea, prese in giro ed errori a ripetizione.

Abbiamo ricevuto l’ultima bolletta di pagamento che “Acea energia” ci ha inviato, informandoci che è in atto il rinnovamento della veste grafica. Memori del detto romano del Senatore Andreotti, vera icona della romanità, che afferma che “a pensare male ci si azzecca sempre” e arciconvinti di correre il serio rischio di essere presi in giro dalle Aziende comunali romane che spesso “fanno cassa” in modo poco trasparente ci siamo subito preoccupati delle conseguenze. Non per nulla il primo controllo che abbiamo effettuato sulla nostra bolletta è stato il totale da pagare che è risultato, non ne avevamo dubbi, il maggior importo di sempre. Scopriamo così che Acea prevede in questa fase disservizi producendo in noi un aumento del livello di allerta. Scopriamo altresì che la bolletta contiene, nonostante ci sia stato installato un contatore elettronico “superspaziale” a lettura intelligente e automatica del numero di kWh, un valore di consumo superiore al bimestre previsto dal contratto. Abbiamo tentato di decifrare la nuova veste grafica la quale, lungi dal migliorare la leggibilità dei dati, complica ulteriormente lo sforzo di interpretazione dei consumatori. Viene infatti proposto un quadro di dettaglio costituito da una miriade di voci che prevedono il prezzo dell’energia elettrica secondo «fasce orarie», «prezzo di dispacciamento», «componenti di dispacciamento», «componenti di perequazione», «quota potenza», «quota fissa», «quota variabile», «imposta erariale», «quota variabile» e dulcis in fundo «addizionale» degli enti locali. Insomma, si tratta del più terribile ammasso di numeri che mente umana abbia mai potuto ideare che frastornano gli ignari consumatori. A una più attenta lettura dei dati scopriamo che il prospetto consumi non è stato conteggiato come” lettura effettiva” del contatore elettronico-telematico ma con una imprecisata “lettura stimata”. A questo punto il livello di preoccupazione è entrato nella “zona rossa”, come si fa nei rari casi di rischio esplosione di una centrale nucleare. Escludendo la prima parte riassuntiva della bolletta, nel solo quadro di dettaglio - costituito da una serie di tabelle relative alle varie voci su accennate - abbiamo contato ben 74 righe, in caratteri microscopici, ognuna delle quali aventi 9 colonne che portano il totale dei numeri, presenti nelle 74x9 celle della tabella, alla stratosferica cifra di 666 che è, come è noto, un numero satanico! Meno male che noi non siamo superstiziosi, altrimenti ci saremmo trovati nei guai. Ci siamo chiesti e chiediamo ai “capoccioni” degli ingegneri che hanno progettato una simile diavoleria perché hanno fatto questo cambiamento così eccessivamente complesso? Non potevano trovare una formula più semplice? Nella lettera di accompagnamento si asserisce che il “restyling” è stato effettuato per “facilitare” la lettura di tutte le informazioni. Hanno scritto proprio così, usando il verbo facilitare. In realtà hanno conseguito l’obiettivo opposto. Invece di facilitare hanno complicato. Il controllo è un’impresa di difficoltà colossale. In fondo alla lettera di accompagnamento si informano i clienti che per maggiori informazioni c’è la “modulistica” nel sito web dell’azienda. Con la speranza di trovare informazioni più semplici e chiare relative alla legenda ci siamo collegati in rete e grande è stata la sorpresa nell’avere constatato che il “Glossario Acea: per saperne di più”, relativo alla terminologia adoperata nella bolletta, contiene degli errori. Si tratta di errori gravi, inaccettabili, che lasciano trasparire una certa trascuratezza e superficialità nell’uso allegro di termini che in linguaggio scientifico sono, viceversa, rigorosi e severamente disciplinati. In particolare sono presenti gravi errori relativi alle unità di misura che non seguono gli obblighi previsti dalla normativa vigente (leggi dello Stato pubblicate sulla G.U. e terminologia standard del Sistema Internazionale). E’ grave che ingegneri, probabilmente super pagati dall’Acea, non conoscano le norme obbligatorie in materia di unità di misura del SI relative all’uso formale dei simboli delle grandezze fisiche elettriche (e non) previste dall’organo mondiale di controllo metrologico. Ecco alcune perle.
• “Differenza di potenziale elettrico misurato in Volt” [c’è un errore]
• “1 TJ = 1012 Joule” [ci sono due errori]
• “Volt Unità di misura della tensione elettrica” [un errore e una imprecisione]
• “ChiloWatt (kW) Unità di misura pari a mille Watt” [tre errori, di cui uno ripetuto due volte]
• “1 kWh corrisponde a circa 3,6 x 106 Joule” (3,6 MJoule) [tre errori, di cui uno ripetuto due volte]
• “Gigawatt (GW) L’unità di misura pari a un miliardo di Watt (1.000 Megawatts)” [due errori e una imprecisione]
• “109 Joule (1 GJoule) corrispondono a circa 277,7 kWh” [tre errori]
• "Chilovolt (KV)" [due errori]
• "GigaWatt (GW)" [un errore]
• "MegaWatt (MW)" [un errore]
• "MegaVoltAmpere" [un errore ripetuto]
• "Potenza generalmente misurata in cavalli vapore (simbolo CV), Watt (W) o multipli del Watt come il chiloWatt (kW) o il megaWatt (MW)" [quattro errori].
Come si noterà c’è una inconcepibile concentrazione di errori per m2 tale da far rabbrividire qualunque insegnante di matematica e fisica di qualunque scuola media superiore e di Università.
In realtà, ci sono da fare anche osservazioni critiche relative al linguaggio adoperato, che mostra una scarsa capacità di rigore nella terminologia adoperata. Si veda per esempio l’uso improprio del termine “tensione elettrica” laddove si dovrebbe dire sempre, e non alcune volte, “differenza di potenziale elettrico”. Oppure laddove si parla di definizione di unità di misura intesa come “energia elettrica prodotta o consumata[…]” mentre si dovrebbe dire “energia elettrica prodotta o trasformata […]” evitando termini scorretti come “creazione” o “distruzione” perché l’energia di qualunque tipo non si crea né si distrugge ma si trasforma da una forma a un’altra. E così via.
La conclusione è amara, perché qui “al danno si aggiunge la beffa”. Non solo non si spiegano con semplicità i numeri presenti nella bolletta in modo adeguato a un pubblico in generale poco abituato al linguaggio chiuso della scienza ma, addirittura, si propongono glossari contenenti errori macroscopici da segnare con la matita blu. Che fiducia possiamo avere come consumatori in un’Azienda che mostra di non conoscere nemmeno le più banali unità di misura delle grandezze fisiche dalle quali e con le quali “fa cassa” in modo sbalorditivo? Adesso pretendiamo che almeno si correggano gli errori presenti nel glossario in Internet. C’è il serio pericolo che vengano individuati all’estero da veri esperti del settore e che ci facciano le pernacchie come faceva nei suoi film il grande Totò! Sul sito dell'Acea non sono presenti indirizzi di posta elettronica ai quali comunicare suggerimenti per la rimozione degli errori. La blindatura delle pagine web è completa e non aiuta a migliorare la collaborazione. Non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare.

mercoledì 30 novembre 2011

TG1: inidoneità e liberazione di poltrona.

Ma chi e che cosa si aspetta a sollevare dall’incarico di Direttore del TG1, tale Minzolini Augusto? Mai visto un giornalista così sfrontato e inadeguato nel gestire il ruolo di Direttore del più importante telegiornale della Rai. Da quando nel 2009 ha ricevuto l’incarico di dirigere il TG1 è diventato il campione del mondo del "giornalismo all’ingiù". L’indice degli ascolti con lui è precipitato a livelli di mediocrità incredibili. Pensate che da sempre il TG1 è stato il telegiornale con la più alta percentuale di ascolti. Lui è riuscito in un solo colpo a farsi superare dal TG5 e dal TG3. Sfortuna? Coincidenze negative? No. A nostro parere intenzionalità bella e buona. Con le sue decisioni provocatorie e i suoi sconcertanti e faziosi interventi in video tutti a favore di Silvio Berlusconi ha fatto scappare dalla Rai milioni di telespettatori. Perché? Probabilmente ha voluto fare un favore al suo sponsor, l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che con il TG5 è diventato leader degli ascolti dei telegiornali italiani. E questa sarebbe professionalità? Ma che cosa aspetta il Direttore Generale della Rai Lorenza Lei a rimuoverlo?

lunedì 28 novembre 2011

Politica e portafoglio di Umberto Bossi.

Il capo del partito della Lega, ha definito il governo Monti un governo che “fa schifo”. Complimenti a Bossi per l’elevato livello lessicale e culturale che è riuscito a esprimere con la sua mirabile sintesi. Cosa dire dell’ennesima perla di questo “politico di razza” che continua con il suo repertorio a far rivoltare nella tomba il suo corregionale Alessandro Manzoni? Poche osservazioni per far capire quanto questo paese deve cambiare profondamente la sua classe politica, che risulta essere inadeguata e non all’altezza del compito per far ritornare l’Italia nell’alveo delle nazioni più serie d’Europa. In primo luogo ricordiamo a questo guitto della politica italiana che fino a due settimane fa lui era al governo e sosteneva proprio coloro (Berlusconi e Tremonti) che colpevolmente hanno sempre detto che in Italia non c’era alcuna crisi. Il politico Umberto Bossi, col sostegno a colui che per anni ha chiamato Berluscaz, è tanto screditato che è inutile rimarcarlo. Le sue sparate sono ormai conosciute anche all’estero per quello che sono, cioè fanfaronate. Quello che ci preoccupa non è tanto la sua volgarità, né la sua tracotanza, né che faccia sempre la parte dell’oracolo volgare. No. Quello che ci preoccupa è il politico che ha votato, senza turarsi il naso, tutte le sconcertanti trentatre leggi ad personam di Berlusconi non riconoscendo la pesantissima responsabilità che gli deriva dall'avere sostenuto il gigantesco conflitto di interessi del Sultano di Arcore. Come corollario ci preoccupa il fatto che con le sue “sparate” potrebbe nuocere di più in futuro, perché ci ricorda quei matti del manicomio che si sentono Napoleone. In realtà, il furbastro brianzolo, si è inventata un’allucinazione, la cosiddetta Padania, per il solo motivo che, contrariamente agli altri che hanno sempre mirato alla zucca, lui mira da sempre all’intero campo di zucche. Una sola zucca non gli basta. Vuole tutto il cocuzzaro. Degli interessi della Nazione e degli italiani non gli interessa un “fico secco”. Ecco chi è Bossi.

venerdì 25 novembre 2011

Tragedie e pseudodemocrazia.

Abbiamo ascoltato il grido di dolore di molta gente colpita dalle piene dei fiumi. In particolare vogliamo ricordare qui la tragedia subita nel messinese dai cittadini di Giampilieri prima e Saponara e Barcellona Pozzo di Gotto dopo. Molti alluvionati hanno protestato contro le Autorità locali colpevoli, a loro dire, di essere rimasti inerti o addirittura assenti durante i brutti momenti della catastrofe. Questo il fatto che commenteremo senza peli sulla lingua. Ci dispiace che questi cittadini non siano stati aiutati dagli organi locali preposti (Comune, Vigili del fuoco, Protezione civile, ecc..) nei momenti di grande paura vissuti durante gli straripamenti dei fiumi. In altre città al nord, al contrario, le Autorità locali hanno fatto miracoli nell’aiutare la popolazione. Dobbiamo dire a questo proposito con franchezza che la maggior parte dei cittadini che hanno protestato sono tra coloro che con i loro voti hanno permesso di eleggere nei loro territori le persone sbagliate ai posti di comando. Nel messinese c’è da sempre la più sconcertante e colpevole corresponsabilità dei cittadini all’amministrazione della cosa pubblica. In pratica, la fuga dalle responsabilità della popolazione di questa provincia è quanto di peggio si possa immaginare in materia di diritti civili. Queste responsabilità riguardano sia l’azione delle autorità politiche preposte ai ruoli chiave della società di quel disgraziato territorio, sia i cittadini medesimi. Per quanto riguarda i primi è opinione comune che essere eletti Sindaco, Assessore, Presidente della Provincia, Capo dei servizi sanitari, Protezione civile, ecc.. , vuol dire in breve ricevere una “delega in bianco” a fare i propri interessi nel sistemare i familiari e gli amici nei pochi posti pubblici disponibili e a pretendere prebende, favori e tangenti in ogni occasione. Dall’altro lato, abbiamo dei cittadini che non sono veri cittadini ma “pseudo cittadini” che si rifiutano di eleggere politici nuovi, onesti e intraprendenti in grado di sradicare il ruolo subalterno degli elettori al servizio del potente di turno e/o del capo mafia della zona. C’è un circolo vizioso tra eletti ed elettori, realizzato con voti di scambio e favori reciproci ai danni dei più deboli, che si concretizza con il sottrarre risorse per prevenire disastri come quelli in oggetto. Questi cittadini, se vogliono, possono cambiare le cose. Possono modificare, se lo desiderano, il percorso sciagurato dell’involuzione della loro società che li ha portati allo stadio più basso della civiltà. Ma non lo faranno, perché essi sono parte integrante del cancro incivile della loro società e tutto rimarrà come prima e come sempre.

lunedì 21 novembre 2011

Il confronto penoso tra chi chiede l’ascolto e chi ha fatto gli imbrogli.

Il gradimento degli italiani per il nuovo Presidente Monti è arrivato, dopo solo pochi giorni dall’insediamento, al 73%. Una cifra inverosimile per un uomo quasi sconosciuto ai più fino a due settimane fa. Che si sia trattato di un premio alle qualità di Monti non ci sono dubbi. Monti è stato in grado di invertire lo stile e il modo di fare di un primo ministro scegliendo la sobrietà, la misura ma anche la competenza. Oggi abbiamo un Capo del governo che esce a piedi da casa e va con la moglie in un museo dove paga di tasca sua il biglietto. Prima c’era un soggetto narciso e disonorevole che ha avuto due mogli ma non è stato in grado di conservarne nemmeno una, non ha mai frequentato i musei, non ha mai pagato di tasca sua il biglietto e preferiva l’harem con decine di scosciate veline in cerca di guadagni facili. Vi sembra poco? In più faceva il Pinocchietto. Cioè diceva le bugie come quella che la crisi in Italia non è mai esistita. Lo dimostra a suo dire il fatto che i ristoranti erano pieni e i posti in aereo introvabili perché gli italiani erano quasi tutti in volo per fare vacanza. Insopportabile. Altra bugia che era stata nascosta è quella relativa al decreto su “Roma Capitale”. Che cosa è successo? Che Monti al primo Consiglio dei ministri lo ha presentato prima che scadesse, aiutando indirettamente il Sindaco di Roma, berlusconiano di bottega, che non lo merita. In precedenza lo stesso decreto era stato affossato sistematicamente dai due padani Pinocchietti Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, i quali avevano fatto l’accordo segreto di non farlo mai passare in Consiglio dei Ministri. In cambio Bossi avrebbe votato qualunque legge ad personam Berlusconi avesse proposto in Parlamento. Un duetto plebeo e volgare di furbi e di birbanti che invece di fare gli interessi degli italiani facevano gli interessi propri ai danni degli italiani. Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha detto in Parlamento a chiare lettere che come nuovo governo desidera che tutti i politici prima di applaudire o meno sarebbe meglio che ascoltassero. Tutti devono ascoltare. E soprattutto tutti devono essere più trasparenti e non nascondere nulla. Berlusconi e Bossi invece di essere trasparenti nascondevano tutto e facevano gli imbrogli. Il loro è sempre stato il governo degli imbrogli. Speriamo che gli italiani capiscano veramente di che pasta sono fatti gli imbroglioni e non li seguano più.

giovedì 17 novembre 2011

L’imbroglio della sconfitta della politica.

Il governo Monti è accusato, da destra a manca, di essere un governo tecnocratico, cioè formato solo da tecnici e da nessun politico. Questa è la notizia che desideriamo commentare senza peli sulla lingua. Se si fa attenzione alla semantica il giudizio è vero perché in effetti nel governo Monti non ci sono parlamentari eletti (si fa per dire) dai cittadini alle ultime elezioni. Il fatto è che chi dà questo giudizio non lo fa secondo il significato delle parole ma con altri scopi, non certo nobili. E qui casca l’asino perché il doppio livello di significato, quando nasconde faziosità e settarismi vari, è pericoloso perché si falsa la realtà e si fanno intendere menzogne al posto della verità. Ma procediamo per ordine. Dicono che con una nomina estranea al risultato delle elezioni è stato commesso un “ribaltone antidemocratico”. Dicono che è stata alterata la “dinamica della democrazia”. Dicono che è stata messa la “politica nella naftalina”. In più, si entra nella polemica dei volti e dell’abbigliamento, dicendo che si è passati “dalla bandana al loden”. Dicono che è il governo delle “lobby e dei poteri forti”. Dicono che questo nuovo governo non ha “titoli politici” e che è stato sostituito da un “Consiglio di facoltà” o, peggio, che è la trappola dei banchieri che “esautora la politica”. Dicono. Dicono. Si potrebbe continuare ancora per molte righe. In tutte queste dichiarazioni emerge un disprezzo per le regole e una polemica feroce che non ha precedenti. A questa gente non interessa nulla che ci sia un appoggio parlamentare che sfiora il 90%. Che siamo in una emergenza finanziaria che mina la credibilità internazionale dell’Italia e ci sta portando al disastro economico-finanziario. Questa gente non si pone il concetto di legittimità parlamentare dove il Parlamento alla fine vota in un senso o nell’altro. Scusate: ma chi dovrebbe essere la politica, quella condotta da soggetti come Scilipoti & C. che hanno permesso la sopravvivenza del Governo Berlusconi per un anno? Noi siamo consapevoli che questo governo nasce da una emergenza politica e che quindi si tratta di una fase di transizione temporanea per permettere una condizione più consona al confronto politico. Noi rifiutiamo il giudizio dato sulla base dell’emotività della caduta di Silvio Berlusconi, cioè dell’uomo che ha portato il paese al minimo storico di credibilità internazionale. Questa gente dà giudizi inutili e dannosi, per giunta basati solo sulla forza della polemica e sul vuoto delle idee. Tra le tante cose come si può dare un giudizio di merito su un governo di cui ancora non si conosce il programma e gli intenti specifici? Noi siamo stati abituati a dare giudizi solo se in possesso di dati e di informazioni certe. In caso contrario, si può solo sospendere il giudizio e rimandare al dopo le proprie critiche. A leggere gli scritti del quartetto Cetra (ovvero gli estremisti di destra Ferrara-Sallusti-Belpietro e Feltri) o ad ascoltare le interviste del trio Lescano (ovvero gli estremisti rossi di sinistra Ferrando-Ferrero-Vendola) ci sentiamo di affermare che tra la sobrietà di Mario Monti e la spregiudicatezza di Berlusconi preferiamo il primo perché fa odore di colonia e non puzza di bruciato.

martedì 15 novembre 2011

Spread, finanza ed esperti: qui ci stanno prendendo in giro.

Oggi vogliamo dire la nostra sul famoso “spread”, cioè sul differenziale del tasso di interesse esistente tra i buoni del tesoro decennali dell’Italia e quelli analoghi della Germania. Dire che lo spread è a 100 punti significa che il governo tedesco quando chiede soldi in prestito pagherà un interesse del 1,8% mentre l’Italia pagherà di più e cioè il 2,8%. Il perché è dovuto al fatto che 100 punti equivalgono all’1%. Attualmente lo spread è a 520! Significa che mentre la Germania pagherà l’1,8% noi pagheremo 1,8+5,2=7,0%! Con questo post vogliamo sapere chi, come e perché se lo spread oggi è a 450 punti e domani sale a 480 punti, si è proceduto per ottenere questo numero? In altre parole, vogliamo sapere quali parametri influenzano il valore dello spread e come si concretizzano questi parametri nel giudicare che lo spread oggi aumenta e domani diminuisce. E’ evidente che per apparire nella "casella spread" un numero qualcuno lo deve scrivere. Chi è questo qualcuno? E perché quel tal giorno ha scritto 5,2 invece di 5,3? Noi non lo sappiamo spiegare. Ma la cosa che più ci rende perplessi è che non esiste un solo giornalista che sia riuscito a rispondere su un giornale alla nostra domanda. Diciamo questo perché se l’Economia e la Finanza sono scienze allora deve essere possibile spiegare scientificamente come mai si verifica un evento e quali sono i nessi causali esistenti tra causa ed effetto. Invece nessuno lo dice e tutti fanno finta di saperlo ma invero tutti navigano nel buio. E’ mai possibile un così colossale buco nero in questo importante settore dell’informazione? Il bello è che se chiediamo a qualcuno, che dice di essere un esperto di finanza, di spiegarci l’arcano si trincererà e dirà che noi non possiamo capire. Ma vi sembra serio tutto ciò? Noi diciamo a chiare lettere che qui qualcuno bara. Saranno i mercati, saranno le autorità di borsa, saranno gli esperti, sarà chi sarà, fatto sta che non è possibile continuare in questo modo. O si chiariscono, e bene, questi dubbi oppure, diceva Totò, “c’è del marcio in Danimarca”. Per non dire che ci stanno prendendo per i fondelli due volte. La prima quando ci deprezzano i nostri risparmi (con lo spread che sale) e la seconda quando non ci spiegano le ragioni del deprezzamento. Al danno si aggiunge così la beffa.

domenica 13 novembre 2011

Napolitano e Monti tentano l’impossibile.

Il Senatore professor Mario Monti ha ottenuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’incarico di formare il nuovo governo. Questa la notizia di questa sera. Noi siamo contenti dell’incarico a Monti. In due nostri post precedenti lo avevamo previsto (vedi il post1 e il post2). Speriamo altresì che egli riesca nel suo lavoro di formazione urgente del nuovo governo. Con tutta la buona volontà però abbiamo delle forti riserve che ci riuscirà. In altre parole crediamo che il suo nobile tentativo non sortirà alcun effetto. La ragione è duplice. Da un lato Monti non ha presentato, contestualmente all'incarico, la lista dei ministri e dall'altro conosciamo, purtroppo, i politici nostrani, i quali faranno di tutto per rovinare non solo Monti ma anche l’Italia. Questo post si pone il problema di dire con chiarezza come stanno le cose. Nonostante le belle parole del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio incaricato (due grandi figure che esprimono serietà e sobrietà) e nonostante che quasi tutti dicano che lo appoggeranno in realtà noi siamo scettici sul tentativo Monti, perché stanno per coalizzarsi insieme egoismi e interessi contrapposti che probabilmente ne annulleranno il risultato. Conosciamo chi sono costoro. In primo luogo la Lega Nord di Bossi che vede Monti come il diavolo. In secondo luogo di Berlusconi e dell’ala estremista del Pdl (compresa quella del giornalismo da gallo cedrone del “quartetto Cetra” Ferrara-Sallusti-Feltri-Belpietro). In terzo luogo dal partito di Di Pietro che è preoccupato di perdere visibilità con un governo come quello di Monti. In quarto luogo la sinistra estremista e lo stesso Niki Vendola che non possono tollerare che a coordinare la politica economica in Italia sia un economista come Monti che è anticomunista. In quinto luogo tutte quelle frange dell’autonomismo impazzito che fa proseliti stupidi in alcune regioni come la Sicilia, la Campania, la Sardegna, etc. In sesto luogo il sindacato CGIL che prima o poi comincerà a criticare e a scioperare per la politica economica e finanziaria che Monti sarà costretto a fare. In settimo luogo l’estrema destra che tra fascismo e folklore non potrà mai vedere Monti come la soluzione del problema. A seguire alcune frange del PD che proveranno anche loro a differenziarsi dal resto del partito. Tutte queste forze centrifughe, ipocrite, false e maldestre, faranno finta di accettare la richiesta di pacificazione e di coesione nazionale chiesta ripetutamente da Napolitano. In realtà trameranno contro. Noi diciamo a tutta questa gente che stanno facendo la fila per essere chiamati con il loro vero nome, e cioè cialtroni, adulatori e/o denigratori di professione. L’orticello di casa loro è il solo obiettivo che riescono a vedere in tutta la loro vita. Che pena che ci fanno. Come ci fanno pena coloro che la sera delle dimissioni di Berlusconi lo hanno atteso davanti al Quirinale e con cori da stadio in maniera squallida gli hanno gridato epiteti e parolacce. Cambiano i colori delle casacche ma non cambiano gli stili. Tutti da incivili.

martedì 8 novembre 2011

I nodi vengono sempre al pettine.

Sera di martedì 8 Novembre 2011. Da poco è terminata la votazione sul Rendiconto dello Stato. I voti sono stati 308 a favore della maggioranza e 321 astenuti. Il Governo dovrebbe essere contento della votazione plebiscitaria. Vincere per 308 a 0 dovrebbe essere un evento di grande felicità. Invece, tutti i ministri hanno facce scure. Berlusconi è nero. Quando si rende conto della “vittoria-sconfitta” il suo occhio sinistro gli diventa estraneo, assume una forma vitrea, come se stesse per uscire dall’orbita. Ha le labbra serrate e l’umore pessimo. Sente per la prima volta che non è come le tante altre volte in cui si è salvato per il "rotto della cuffia". Questi i fatti ed ora la nostra opinione. E’ da anni che molti italiani aspettano il momento in cui darà le dimissioni. Vero che Berlusconi, se lo vuole, può ancora rimanere sulla poltrona fino a che non venga sfiduciato. Sul piano formale non ha obblighi di dimissioni. Ma solo sul piano formale. In ogni caso in queste ore non deve sentirsi a suo agio. Ci ricorda il dittatore Adolf Hitler, quando chiuso nel suo bunker a Berlino, con l'esercito tedesco che si arrendeva alle forze alleate su tutti i fronti, lui spostava sul tavolo della stanza soldatini che prendevano il posto di divisioni immaginarie, che non esistevano più, dicendo: Adesso io spostare 42ma divisione di Kettering da fronte est a fronte ovest dove la farò incontrare con 52ma divisione di Pottering. Poi faccio arrivare da sud 78ma divisione di Konningen che unendosi a 33ma divisione di Hansering produrrà nostra vittoria finale! Ma dove essere 55ma divisione? Perché non essere ancora arrivata 67ma divisione? Hitler non voleva capire che non c'era più alcuna divisione da spostare per vincere. Il fatto era che aveva perduto la guerra. L'ex ministro degli esteri Antonio Martino intervistato da una giornalista sulle possibili dimissioni di Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che “è necessario pensare a una maniera dignitosa per far uscire di scena il nostro amato Presidente Berlusconi”. Capito? Il Senatore Martino sente l’obbligo di informare i giornalisti e l’opinione pubblica che non è immaginabile pensare a una uscita immediata dalla scena politica di Berlusconi senza il paracadute della dignità di un’uscita dolce, perché il “beneamato” Cavaliere non può essere considerato come una qualunque persona normale. Il Senatore del Pdl Antonio Martino dovrebbe vergognarsi di avere fatto questa dichiarazione. La sola cosa che può fare Berlusconi in questo momento è uscire di scena il più presto possibile. Berlusconi Silvio la dignità l’ha perduta irrimediabilmente nel momento in cui il suo conflitto di interessi ha prodotto alle sue aziende guadagni di miliardi di euro a spese degli italiani. E si ricordi che se ci sarà giustizia in questo paese, quando sarà ritornato un cittadino comune dovrà risarcire lo Stato di tutti gli averi che è riuscito a guadagnare ingiustamente con il suo colossale conflitto di interessi. Altro che dignità.

venerdì 4 novembre 2011

Crisi di fiducia per l’opposizione e sfiducia della crisi per la maggioranza.

Nei confronti dell’Italia c’è una crisi di fiducia senza precedenti dell’Europa e del mondo intero. Adesso lo dicono tutti. Improvvisamente i media hanno scoperto che c’è un deficit di credito nel paese che fa vedere nero i mercati sulle prospettive di risanamento del debito. In altre parole tutti, tranne uno, hanno scoperto che gli stranieri non si fidano dell’Italia. E il governo italiano cosa dice? Silvio Berlusconi, che del governo è il Capo, afferma che non è vero che c’è la crisi perché l’Italia è la stessa di prima, ricca, bella, elegante, con i ristoranti e gli aerei pieni di gente allegra che fa turismo. Questi i fatti della giornata. Ed ora il nostro commento. Cosa dire dell’ennesima perla del nostro Presidente del Consiglio? Poche cose. La prima è che Berlusconi è ridicolo e bugiardo nel negare l’evidenza. La seconda è che Berlusconi soffre di una grave crisi di dissociazione, che ricorda quei picchiatelli che abbandonati da tutti ripetono che loro sono Napoleone Bonaparte o Giulio Cesare e i loro parenti li ascoltano con sguardi di perplessità. E pensare che tutti i nostri risparmi sono nelle mani di un dissociato, attaccato alla poltrona con la colla del potere per continuare a fare i propri interessi ai danni della collettività. Sarà penoso vedere il nostro Cavaliere quando sarà rimosso da quella poltrona. Guai ai vinti!

domenica 30 ottobre 2011

Premier e giochi d’azzardo: un altro conflitto di interessi.

Pluriseparato e divorziato, pinocchiesco, barzellettiere bestemmiatore, utilizzatore finale di minorenni, fomentatore di odio in politica e, ora, anche croupier, ovvero titolare di siti web per giocatori d’azzardo. Mica una cosetta da nulla per un Primo Ministro che si dichiara cattolico. Con l'ultima novità Berlusconi Silvio ci sorprende ancora una volta. Il Corriere della Sera di oggi pubblica un lungo e circostanziato articolo in cui viene messa in evidenza la sua ultima trovata miliardaria: la Mondadori, casa editrice di sua proprietà, detiene la quota del 55% di una società che fa azzardo on line. In poche parole Berlusconi incasserà del denaro dal gioco del pocker on-line che permetterà alla sua Mondadori di non ricorrere alle banche. Il bello è che è tutto "in regola" perché ha avuto l’autorizzazione anche dal fisco (Monopoli di Stato, Ministero delle Finanze, ecc..) che dipende dal suo governo. Insomma, il suo conflitto di interesse invece di diminuire, come il debito italiano, aumenta sempre. Una sola domanda e non a lui col quale non si può mai discutere, ma agli Eccellentissimi et Eminentissimi Cardinali Italiani di Sacra Madre Chiesa Cattolica Romana et Apostolica: ma un individuo di questo genere non avrebbe dovuto essere scomunicato da un bel pezzo?

lunedì 24 ottobre 2011

Sacrifici ed egoismi: a mali estremi, estremi rimedi.

Se abbiamo capito bene l’Europa ci impone una terza tornata di sacrifici per tentare di arginare la crisi che diventa ogni settimana sempre più pericolosa. Quali sacrifici? Uno di questi è l’età pensionabile che dovrebbe essere portata a 67 anni, per tutti. Addirittura si parla di ultimatum dell’UE per il nostro paese e si recita il solito ritornello: “all'Italia servono misure per la crescita e per la riduzione del debito”. Una domanda: perché dobbiamo fare tutto questo? La risposta sta nelle scelte elettorali sbagliate effettuate dai cittadini italiani in questo ultimo decennio. Hanno votato male, promovendo degli “incantatori di serpenti” invece di politici saggi e raziocinanti. Se il problema è l’età pensionabile si faccia una legge che imponga questa età pensionabile. Ma a una condizione: che contemporaneamente si proceda a una riduzione soft del debito obbligatoria per tutti. Come? Cominciando a considerare quali sono attualmente la retribuzione media e i risparmi medi di tutti gli italiani e subito dopo imporre a tutti coloro che guadagnano almeno mille euro all’anno in più e/o posseggono denaro in quantità maggiore di questo valore medio, l’obbligo immediato di acquistare, con questo surplus dalla media, dei titoli di stato, in modo da ridurre vertiginosamente la dipendenza dello Stato italiano dai mercati esteri ed evitare l’intervento della BCE sul mercato internazionale per difendere il valore dell’euro. Semplice, no? “A mali estremi, estremi rimedi”. Una legge del genere dovrebbe essere effettuata nel giro di una settimana con conseguenze positive per la nostra moneta. Nessuno perderebbe un solo euro e quando le condizioni economiche del paese lo consentiranno si potrà restituire quanto prestato. Sarebbe una legge etica, nel senso che andrebbe incontro ai valori religiosi della solidarietà e della difesa dei ceti più deboli. Gli italiani non sono quasi tutti cattolici? E, dunque, lo si faccia velocemente prima che si coli a picco tutti con ... l'intera nave.

domenica 16 ottobre 2011

L'Italia piroettata nel medioevo da cricche e gruppi delinquenziali.

Oggi vogliamo mettere in evidenza, senza giri di parole, l'involuzione della società italiana di questi ultimi anni e la dura realtà socio-politica e culturale nella quale noi italiani siamo costretti a vivere perché vittime del potere. Politica e società oggi in Italia sono nelle mani di delinquenti che ci stanno privando del diritto stesso a una vita normale. Siamo diventati ostaggi di cricche e gruppi di potere che hanno preso il comando della società e ci stanno facendo arretrare in un nuovo medioevo. Però è altrettanto vero che gli italiani hanno una responsabilità collettiva per la pessima vita sociale e politica di oggi. La ragione l’ha chiarita Ermanno Rea nel suo ottimo libro La fabbrica dell’obbedienza in cui dimostra che gli italiani sono sempre stati complici con il potere. Prendiamo spunto da un fatto reale e concretamente visibile a tutti. E' domenica sera e siamo davanti al televisore. Scegliamo due programmi, li confrontiamo e proviamo a descrivere le sensazioni che possiamo provare ragionando sulle loro conseguenze.
1.Scegliamo due canali televisivi che utilizzano lo stesso strumento di comunicazione (Rai e France TV) e guardiamo due trasmissioni giornalistiche che parlano entrambi di politica e società (RaiNews e FR24). Qui finiscono le analogie e iniziano le differenze.
2.Due mondi completamente differenti (Italia e Francia) e due modalità diverse di espressione delle idee politiche delle due società lontane anni luce tra di loro (i danni e la violenza dei centri sociali a Roma e il dibattito sereno e pieno di ottimismo manifestato dai risultati delle primarie del partito socialista francese).
3.Vedere la tv francese è un piacere. Vedere la tv italiana è una tortura. Informazione completa e obiettiva la prima, informazione parziale e settaria la seconda. La prima ci fa vedere argomenti di alto valore sociale e politico, come le votazioni per la scelta del candidato alla presidenziali politiche, con un confronto civile. Al contrario, in Italia, la seconda ci fa vedere scene di guerriglia e di polemiche politiche tra maggioranza e opposizione. Informazione (pubblica della Rai e privata di Mediaset) col bavaglio e al servizio dei partiti in Italia, mentre in Francia (France Tv) informazione autonoma e credibile in dibattiti civili.
Questa è la drammatica realtà nella quale viviamo oggi in Italia. Qui non si tratta solo di Berlusconi e della sinistra. Qui si tratta del fatto che l'intera società (si legga Ermanno Rea) è in mano a poteri delinquenziali che stanno rovinando la stessa essenza della vita civile e stanno mettendo in crisi la stessa Repubblica. Fino a quando si continuerà a fare così? E, soprattutto, di chi la colpa? L'introduzione delle categorie dell'odio e degli interessi privati nella politica è senza ombra di dubbio la ragione della perdita di credibilità della nazione in questi ultimi anni. I responsabili sono l'intera classe politica, Governo e parlamentari. Tutti nessuno escluso, inaffidabili e incapaci a essere all'altezza del compito. La maggiore responsabilità però va a Silvio Berlusconi che ha imposto l'eliminazione della preferenza nella scelta dei parlamentari, sganciandoli così dal condizionamento e dal giudizio dell'elettore. Berlusconi si è macchiato di una responsabilità politica e morale che lo perseguiterà per tutta la vita. Anche Bersani, l'oppiaceo segretario del Pd, ha le sue responsabilità nel perseguire una ridicola e inefficace opposizione nel paese. Entrambi dovrebbero dimettersi. Ma siccome sono tutti e due dei mediocri ce li dovremo sorbire fino in fondo. Come la cicuta che bevve Socrate. Il risultato? La morte di entrambi: di Socrate e dell'Italia. Nel frattempo i cittadini meno avvantaggiati dalla politica pagano con una vita di stenti. Farabutti i responsabili.

venerdì 30 settembre 2011

Secessione, democrazia , scuola e decadenza della società italiana.

Il tema è di quelli che hanno valore e che è necessario che se ne parli per evitare che in fututo si sbagli di nuovo. Vediamo di proporre una riflessione adeguata per giustificare il fatto che i mali non vengono dal nulla ma sono l'effetto di ben precise cause. La secessione è un tema pericoloso perché agita nei cuori delle opposte fazioni passioni e sentimenti forti. E’ evidente che la secessione potrebbe avere un senso in una società divisa in due da fattori linguistici, culturali, sociali, etici e religiosi. Nel caso della Lega Nord non esistono ragioni del genere. Dunque, la secessione proposta da Bossi & C. è in realtà un mero calcolo di bottega della Lega Nord per avere più potere e più schèi. Tuttavia, la stessa idea è già trasgressione bella e buona, con una Costituzione che la vieta esplicitamente. Ma secessione vuol dire soprattutto incapacità del sistema politico a dare risposte. Significa inadeguatezza di proposte politiche valide per la soluzione dei problemi. E di questo si tratta. L’idea secessionista nacque da fatti evidenti in cui la degenerazione dei partiti ha portato il paese alla bancarotta. Prima “mani pulite” e adesso il “Sultano” di Arcore. Ma perché l’idea della secessione? Una ragione potrebbe essere quella che parte dalla insufficiente proposta politica dei partiti degli anni ’70 i quali, per calcoli di potere politico, sacrificarono gli ideali della democrazia per biechi interessi partitocratici. Attenzione qui stiamo parlando non dei partiti di oggi ma di quelli di ieri, cioè di PCI, DC, PSI e altri minori. Stiamo parlando dei famosi partiti della Liberazione e della costituzione della Repubblica. Come è stato possibile che il collante della democrazia sia venuto meno? Noi abbiamo una spiegazione: la scuola. E lì che è stato possibile trovare il grimaldello in grado di scardinare la porta della democrazia, della buona società e dell’idea stessa di Costituzione. Gli studenti di quegli anni sono adesso i dirigenti e i politici di oggi. Avere permesso al ’68 di entrare liberamente nelle scuole senza avere creato prima un firewall di protezione è stato l’errore più colossale che la Prima Repubblica abbia potuto commettere. L’entrata trionfale della sinistra nel mondo della scuola, realizzata con la complicità della DC, non è stata come si è sempre fatto intendere una giusta rivendicazione di un maggior legame fra scuola e società. No. E’ stata la scusa per far entrare nella scuola la peggiore politica, che si chiamò "partitismo". I Decreti Delegati che avrebbero dovuto rappresentare lo strumento normativo per mettere in relazione scuola e società sono stati, viceversa, la clava con la quale si è iniziata l’opera demolitrice della democrazia, della formazione dei giovani e dell’idea stessa di Costituzione. Qualunque intervento dei rappresentanti dei partiti nella scuola degli anni ’70 ha avuto per obiettivo l’interesse della partitocrazia ai danni della cultura e dell’educazione dei giovani alla democrazia. Chi i responsabili? In ordine di responsabilità: il PCI e la CGIL per primi che volevano“cocuzze” e “cucuzzaro”, la DC a seguire che voleva passare all’incasso elettorale tramite le varie lobbies come “Comunione e Liberazione”, il PSI per ultimo che non è riuscito a comprendere che non avrebbe mai dovuto combattere il PCI con le tangenti e la Milano “da bere”. Tutti hanno privilegiato il proprio orticello e adesso ne paghiamo le conseguenze. Quello che oggi appare in tutta la sua spudoratezza è il progetto che sinistra e centro del tempo misero in atto tradendo l’idea dei principi politici del comunismo e del cattolicesimo senza etica politica. Un vero e proprio "mercato del bestiame" si scatenò sull’intera scuola italiana bloccando per sempre l’idea che la scuola potesse e dovesse costruire i futuri dirigenti attraverso i principi della democrazia, del merito, del confronto delle idee, e in fin dei conti dell’idea costituzionale di libertà democratica. Da lì nacque la questione morale che investì, com’è noto, tutti i partiti producendo alla fine il berlusconismo, una medicina peggiore del male. Qui vogliamo ricordare in conclusione che il vero diavolo fu il matrimonio tra comunisti e cattolici. Adesso tutto è drammaticamente chiaro ed evidente: si è trattato di due pessime religioni che hanno prodotto il disastro di oggi. Che squallore! Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

martedì 27 settembre 2011

Finalmente la Chiesa cattolica predica e razzola bene.

Tanto tuonò che piovve! Per dire che dopo tante belle e inconcludenti prediche finalmente sono venuti i fatti. E i fatti sono là che dichiarano in maniera eloquente che abbiamo un Presidente del Consiglio che deve dimettersi perché non possiede i requisiti politici e morali per rimanere seduto sulla sedia di Capo del Governo. La prolusione del Card. Bagnasco è, come si suole dire in questi casi, “carta che canta”, perché le cose dette da ultimo (da noi desiderate da anni) dal Presidente della C.E.I., sono chiarissime e pesantissime per i destinatari. Solo i sordi che non vogliono sentire possono dire che le parole del Presidente della C.E.I. non sono dirette a Silvio Berlusconi. In realtà il Capo della Chiesa cattolica italiana rimprovera a tutti i politici italiani che non si ispirano al bene comune, alla sobrietà della vita e non hanno timore della loro licenziosità, che è necessario che si facciano da parte. Oggi è una giornata epocale. Nessun cattolico che si dichiari seguace della Chiesa cattolica può far finta di niente: ne uscirebbe come sostenitore di Satana. I Presidenti del Consiglio (in verità solo Berlusconi) che non fanno gli interessi della nazione devono andarsene a casa. Speriamo che i cattolici italiani che sono impegnati in politica recepiscano il messaggio e attuino di conseguenza atteggiamenti coerenti con le parole del Capo della Chiesa cattolica in Italia. Berlusconi, per favore, si dedichi ai suoi processi. Ne ha di bisogno. E ... a casa i furbi con le loro cricche!

domenica 25 settembre 2011

Politica italiana screditata e paura della scienza.

Lo diciamo subito per evitare fraintendimenti: lo scopo di questo post è parlare male dei politici che ci governano che sono tutti a senso unico, cioè tutti contrari alla scienza e dediti alle conseguenze di questo furore antiscientifico. Basta fare il conto di quanti scienziati ci sono in Parlamento e confrontarli con quanti avvocati si trovano a fare i parlamentari. Una vera e propria vergogna nazionale. In subordine abbiamo anche l’obiettivo di ridicolizzare i Signori degli oroscopi che attualmente imperversano in Italia su tutti i media, in particolare nelle televisioni (ormai non c’è più differenza tra tv pubblica e privata; la Rai con i lacchè di regime filo berlusconiani che comandano al suo interno è adesso anche peggio di Mediaset). Facciamo un gioco divertente e intelligente. Prendiamo tre libri, li leggiamo uno dopo l’altro e facciamo la sintesi. Ciò che deduciamo rassomiglia più a un quarto libro o a nessuno dei tre? Di una cosa siamo sicuri: che se i tre libri parlano di scienza il quarto libro o la sintesi che non si riconosce nei tre precedenti conterranno sicuramente una avversione alla scienza in modo mostruoso. Il gioco sta tutto qua: tre libri che parlano male della scienza è facilissimo trovarli in libreria. In realtà abbondano su tutti i tavoli in bella vista. Basta scegliere un autore cattolico, uno scrittore filo berlusconiano e un intellettuale di centrodestra, ma anche uno di centrosinistra, tanto sono gli stessi. Ne esce fuori come risultato lo specchio dei nostri giorni. Un esempio? La brillante vita dei Signori degli oroscopi, per non parlare del caso del medico in pensione Di Bella, cioè di quel medico siciliano che aveva detto di aver trovato la miscela anticancro. Dunque i maghi degli oroscopi, osannati dalla critica televisiva, messi in cima agli interessi di qualunque rete televisiva, immancabili in un qualunque programma generalista di tutte le televisioni italiane: questi signori della predizione del futuro sono diventati indispensabili. Come mai? Semplice: lo vuole la società berlusconiana e lo impongono i vari Direttori delle reti tv. Perché? Perché la loro presenza allontana dalla mente dei telespettatori la possibilità di pensare con la propria testa, in modo critico e, dunque, li si abitua alla passività nelle scelte. Ci ricorda la famosa questione posta nell’800 dal Ministro dell’Istruzione russo allo Zar quando gli confidò che i giovani e la società russa, purtroppo, sapevano poco di Geometria. Lo Zar ci pensò su un po’ e poi disse al suo ministro che sì, si poteva insegnare la Geometria a scuola. Con una sola restrizione: che i teoremi non fossero dimostrati. Aggiungiamo che il credere negli oroscopi fa tendenza perché permette di far decidere agli altri la nostra vita e il nostro futuro. E gli "altri" sono i proprietari delle tv e dei settimanali patinati, quelli che privilegiano il pettegolezzo e le foto osè delle veline di turno. In pratica il berlusconismo oppiaceo televisivo sta sviluppando una specie differente di italiano: gente che non ha mai letto un libro senza figure e che si dedica a veleggiare nell’analfabetismo scientifico. La scuola, i giornali, le tv sono tutte concentrate a produrre una forma antiscientifica di vita. E la stessa Chiesa sta facendo la sua parte parlando ripetutamente male della scienza come se tutti i mali del nostro tempo dipendessero dalla scienza e non dai politici. Sopravviveremo? Forse si. Ma senza scienza vivremo sempre più male, perché il male non è nella scienza ma nelle decisioni dei politici. Sono questi ultimi che danneggiano la società. C’è un solo modo di rivitalizzare il razionalismo e il buon uso della ragione. Lo disse bene il filosofo Popper: “Non per ingenerare l’illusione che l’uomo sia un essere ragionevole. Per insegnare alla gente a fare buon uso della ragione, che è il dono più meraviglioso che abbiamo ricevuto dalla natura. Dobbiamo imparare a essere ragionevoli e modesti, perché come diceva Socrate, sappiamo a mala pena di non sapere. Chiunque si vanti di sapere più degli altri è un imbroglione”.

giovedì 22 settembre 2011

Il silenzio della Chiesa è un “prudente calcolo” o una “voluta ipocrisia”?

That is the problem fece dire ad Amleto, nel suo celebre monologo, il grande tragediografo inglese William Shakespeare. La frase è spesso criptica. In questo contesto, tuttavia, la domanda è chiara perché si vuol mettere in evidenza che fra le due possibilità non c’è equivalenza ma disparità. Ecco di che si tratta. In questo periodo di tragici avvenimenti politici, che vedono coinvolti da una parte Silvio Berlusconi e dall’altra il sistema politico italiano e la sua credibilità internazionale, molti commentatori hanno avvertito la necessità di conoscere il perché la Chiesa cattolica abbia tenuto un comportamento di grande estraneità nella vicenda. Nel ricordare che il governo Berlusconi ha preso dei provvedimenti pesanti per i cittadini, soprattutto nei confronti di quelli più poveri favorendo in modo plateale le classi più ricche, ci si è interrogati del perché dell’”assordante silenzio” delle gerarchie cattoliche. Le risposte più significative dei due schieramenti pro- e contro- a questo interessato silenzio sono nel titolo di questo post. A noi il compito di aggiungere un commento alla questione. A nostro avviso tutte e due non ci convincono. La prima non ci convince perché non si può definire prudente un calcolo basato sul silenzio. “Chi tace acconsente” dice un proverbio. La seconda ci sembra riduttiva. Dire che la Chiesa è ipocrita perché non vuole essere “tirata per la giacchetta” significa affermare che il legame tra i due, governo e chiesa, è talmente in sintonia che non si ha interesse a entrare nella questione. Noi siamo per una terza interpretazione che si riconosce nell’affermazione che il silenzio della Chiesa sul caso Berlusconi è una vergogna epocale che annulla, in un solo colpo, tutto ciò che di buono avevano fatto Giovanni XXIII, Paolo V e Giovanni Paolo II. La Chiesa cattolica di oggi è un insieme di pochi dirigenti ecclesiastici, spesso legati al Vaticano più che alla CEI, che hanno la psicosi della sostituzione di Silvio Berlusconi. E’ gravissimo che la Chiesa cattolica taccia sul comportamento immorale e scandaloso del premier e del suo stile di vita, che è un oltraggio sistematico e persistente a quasi tutti i Comandamenti (uno di questi recita di “non bestemmiare”). Ma, soprattutto, è una sconfitta totale sia sul piano etico della missione della Chiesa a servizio della verità, sia sul piano sociale nella sua pastorale a sostegno dei poveri e dei loro problemi sociali. E quando Monsignor Salvatorino Fisichella, archetipo giustificazionista di Berlusconi, difende il premier dall’accusa di avere bestemmiato raccontando una delle mille barzellette indecenti, con la grossolana tecnica oratoria della “contestualizzazione”, vogliamo denunciare questa totale mancanza di rispetto della verità. Pater, remitte illis, quia nesciunt quid faciunt.

venerdì 16 settembre 2011

I nuovi furbetti del quartierino.

Eccoli qua, di fronte, insieme, belli, eleganti, spensierati, raffinati nell’abbigliamento, glamour, che fanno tendenza. Sono i nuovi modelli dell’Italian Style che hanno allietato le serate di Arcore del Presidente del Consiglio. Insomma, sono quelli del Bunga Bunga. Con Berlusconi hanno trovato la mucca da mungere e si sono divertiti e chissà per quanto altro tempo si sarebbero svagati alla faccia della gente che lavora e suda le fatidiche sette camice per sbarcare il lunario. E’ una vergogna che gente simile sia invitata a frequentare il Capo del governo, Silvio Berlusconi. Ma forse, a ben pensarci, la vergogna non sono loro, mantenuti di lusso, ma chi li paga.

mercoledì 31 agosto 2011

Lacrime e sangue per tutti. E la Chiesa cattolica?

Il Cardinale Bagnasco, la CEI e le Reverendissime et Eminentissime Gerarchie cattoliche cerchino di non fare i furbi. Le loro dichiarazioni, relative ai moniti che vengono trasmessi da giornali e tv filogovernativi e filo-vaticane (in primo luogo la Rai) a proposito della compartecipazione alle rinunce finanziarie dovute alla crisi, fanno passare l’idea che la Chiesa paga da tempo tutte le tasse dovute per legge e non è pertanto una frodatrice fiscale. La Chiesa e tutto lo schieramento filo-cattolico fingono di non capire che il problema è, come è stato già detto dalla stampa di opposizione, l’insieme di leggi che Le garantiscono esenzioni ed elargizioni. Entrambe sono privilegi, ovvero regalie, che non sono altro se non assegnazioni di risorse finanziarie ed economiche che vengono meno allo Stato italiano per varare la manovra economica che l’Europa e i mercati ci chiedono. Le “lacrime e sangue” che dovremo versare, per decisione di un governo iniquo, non riguardano la categoria dei ricchi e men che mai, purtroppo, la categoria dei super-ricchi del Vaticano. Per favore non si facciano i finti tonti. La Chiesa cattolica è ricca. Non pianga miseria, perché non è così. Non ci si venga qui a dire che è povera. Con i miliardi di euro che intasca dallo Stato italiano e con i guadagni principeschi che incassa dal commercio religioso, alberghiero e dalla ristorazione la Chiesa cattolica dovrebbe contribuire per il giusto. Per esempio, si inizi a pagare l’ICI per tutte le categorie di alberghi in cui i turisti stranieri pagano, e profumatamente, per dormire e mangiare. Qui il culto non ha niente a che vedere con la dimensione spirituale. A Roma, tanto per fare un esempio, c’è il complesso alberghiero del “Divino Amore” che è una eccellente struttura che fa ristorazione e albergo per tutto l’anno. Perché Essa non paga l’ICI mentre i pensionati d’Italia devono pagare copiose tasse dalle loro magre pensioni per ridurre il disavanzo dello Stato? Questi non sono misteri gloriosi e dolorosi. Sono misteri dolosi se non verranno tassati dal governo Berlusconi. Su quest’ultimo soggetto diciamo che non abbiamo più né parole, né aggettivi per il suo squallido ed egoistico modo di intendere la giustizia e l’equità. Silvio Berlusconi rimane è il principale responsabile della crisi dell’Italia, per anni nascosta da lui e dal suo sciagurato Ministro del tesoro.

domenica 28 agosto 2011

Eppure gli italiani hanno un'arma: il 117.

Questo è un invito. Un invito alla denuncia. Esiste ed è attivo da anni un numero di telefono della Guardia di Finanza, il 117, che ha il magnifico e splendido scopo di combattere l’evasione fiscale per segnalare alle autorità preposte i furbetti che non rilasciano lo scontrino. Per comprendere come il 117 sia uno strumento più che efficace contro gli imbroglioni che non rilasciano la ricevuta fiscale (commercianti senza scrupoli, professionisti che vogliono guadagnare di più illecitamente, autonomi a cui non piace mettersi in regola, ecc.) basti pensare che è osteggiato dal governo Berlusconi. Noi siamo del parere che se non piace a Berlusconi vuol dire che “è cosa sommamente buona e giusta”. Abbiamo il piacere di appartenere a coloro che non solo non lo avversano ma lo incoraggiano. Perché? Per il semplice e banale motivo che non ci sono mai piaciuti i furbetti, ovvero quella categoria di mascalzoni, falsi lavoranti, che vivono come parassiti nella società e lucrano ai danni dei veri lavoratori. L’invito alla delazione è cosa altamente giusta. Diciamo che è un diritto costituzionale laddove abbia come obiettivo l'equità fiscale. All’estero, soprattutto in Germania, viene costantemente utilizzato dalla popolazione civile che avverte il senso etico e morale della collaborazione con le forze dell’ordine che contrastano l’evasione. Le debolezze fiscali, in un periodo di crisi iniqua contro gli onesti, è da perseguire con sistematica diligenza e forte gratificazione per riportare in equilibrio la sfrontata attività illegale di chi non paga le tasse. Aiutare a perseguire gli evasori e gli elusori delle tasse con una telefonatina, anche anonima, è piacevole perché opera per ristabilire equilibrio e verità. Chi ciarla e non fa nulla è un codardo che non ha coraggio. Ecco come segnalare un episodio di evasione fiscale sul web.

mercoledì 10 agosto 2011

Rigore ed equità: perché solo adesso?

La situazione finanziaria ed economica dell’Italia sta precipitando a ritmi sempre più sostenuti. Borsa, spread, titoli di Stato, tutto sta andando malissimo. In Europa siamo i peggiori e il dramma della recessione si sta materializzando sempre più. E’ lecito chiedere chi è, o chi sono i responsabili di tutto ciò? Il governo fino a un mese fa diceva che tutto era a posto e l’unica cosa da fare era lasciare il “manovratore” libero di dirigere il Paese. Il manovratore, ovvero il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è il solo responsabile della faccenda e tutti coloro che lo difendono sono in mala fede. La situazione è diventata drammatica a causa di questo Signore, irresponsabile e testardo, che pur di battere il record di longevità al governo sta mandando la nave a picco come il Titanic. Il governo non è intervenuto quando doveva e poteva in modo equo e rigoroso. Adesso, forse, è tardi e le conseguenze le pagheranno come al solito i poveri e i meno tutelati. La classe politica è ormai una casta indiana, con i suoi riti e le sue prebende. Noi diciamo che questo modo di fare politica è da Grandi Mascalzoni come lo fu il Presidente Megagalattico dell’Azienda di Fantozzi. I politici italiani sono degli imbelli e gravissima è la loro responsabilità, insieme a quella dei loro sponsor, tra i quali spicca la Chiesa cattolica dei Reverendissimi et Eccellentissimi Cardinali che hanno sempre appoggiato politicamente ed elettoralmente il Capo del Governo. Quando il Signor Berlusconi andrà a casa licenziato dalla sua carica, tutti gli italiani diranno che loro non hanno mai sostenuto Berlusconi. Come sempre, si verificherà ciò che è successo col fascismo. Quando Mussolini cadde tutti gli italiani si dichiararono antifascisti. Ipocriti e mascalzoni. Questa è la loro carta di identità.

domenica 31 luglio 2011

Dio è grande, ma senza Etica c'è solo la disperazione.

Non avremmo mai voluto scrivere questo post. Mai. Sa di punto di arrivo, di conclusione, di addio. Purtroppo, è un articolo di “fine ciclo”, che induce non più a guardare avanti ma indietro. Una fine è sempre così. Quando si è superato il punto di non ritorno rimane solo una lacerazione, una discontinuità che rompe col passato. Ma procediamo per ordine. Sin da bambini abbiamo sempre creduto che la Chiesa Cattolica fosse l’Istituzione per eccellenza. Sacra, storica, bimillenaria, grande, unica, il bene rifugio, l’ultima spiaggia degli aventi diritto alla giustizia. Abbiamo sempre avuto l’idea, come informa la Costituzione, che lo Stato dovesse essere separato dalla Chiesa e che i due soggetti non dovessero essere antitetici ma complementari. In modo riduttivo ma efficace il nostro pensiero si può sintetizzare brevemente dicendo che: “io governo con la politica la cosa pubblica, faccio crescere la Nazione e mi interesso del benessere dei cittadini e tu, Chiesa, gestisci la dimensione spirituale, quella che concretizza l’idea che i fedeli siano credenti e seguaci di Cristo”. La Bibbia, poi, è il “libretto delle istruzioni” di questo cammino di rinnovamento dei credenti. In fondo in fondo i Patti lateranensi tra Stato e Chiesa sono questo. Benito Mussolini e Benito Craxi (curiosa la sorprendente omonimia) la pensarono allo stesso modo quando firmarono i due protocolli di Stato. Per più di quattro decenni abbiamo aspettato che la politica realizzasse il dettato costituzionale di una Nazione che mettesse a base della società il bene comune, la buona politica, i principi più sani e onesti della vita dei cittadini e dei governanti, avendo come riferimento sistematico gli aspetti valoriali della vita. Per quarant’anni abbiamo aspettato invano che si realizzasse questa visione della società e della politica. Inutilmente. Prima abbiamo creduto che la DC se ne andasse via permettendo all’opposizione del tempo di realizzare questo obiettivo e siamo rimasti delusi dagli eventi di tangentopoli. Poi abbiamo desiderato che con “mani pulite” si arrivasse a una società più giusta e più onesta ma l’attesa è risultata vana. Anzi. Alla fine abbiamo sperato che con Silvio Berlusconi si realizzasse quella ventata di novità in grado di spazzare via il vecchio e l’imbroglio, oltre che la dissolutezza e la delinquenzialità. Peggio di peggio. Si è addirittura piegato il Parlamento a legiferare con più di quaranta leggi ad personam! C'era rimasta l’ultima carta: la Chiesa Cattolica. Almeno là, ci siamo detti, l’Etica conta più che di quà. Cosa ci può essere di più convincente ed esaltante della promessa di una Religione che predica le virtù, che segue gli insegnamenti di Cristo, autentico Profeta e Messia, che abbia come riferimento privilegiato il patrono d’Italia, quel S. Francesco d’Assisi che si spogliò dei suoi averi per seguire fino in fondo gli insegnamenti di Gesù? Ma anche qui (la Religione), forse più dolorosamente che là (la Politica), abbiamo dovuto fare i conti con la vera natura degli uomini di “questa” Chiesa Cattolica quella, tanto per fare dei nomi ed uscire dal vago, del ministro degli Esteri del Vaticano Cardinal Tarcisio Bertone, dell’Arcivescovo (prossimo a Cardinale) Rino Fisichella Presidente del Pontificio Consiglio per la vita, del Cardinal Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, etc. Abbiamo cioè compreso che l’assenza di prese di posizioni forti (sull'azzeramento dei principi etici nel paese) delle gerarchie cattoliche in questi ultimi anni di vita del governo Berlusconi e gli assordanti messaggi di silenzio degli Eminentissimi et Reverendissimi Cardinali del Vaticano, sono in verità da considerare un vero e proprio sostegno diplomatico e politico al Capo del governo. Pertanto la delusione si è trasformata in sconforto e l'assenza di messaggi di condanna in dolore e sofferenza per la mancanza di prospettive. A questo proposito, per concludere, due ci sembrano gli aspetti negativi che vogliamo sottolineare. Il meno importante, si fa per dire, è quello che riguarda la constatazione che la rivoluzione politica che attendiamo da più di quarant’anni non c’è e non ci sarà mai. Non esiste un solo nome politico presente nell’intero Parlamento di 945 personaggi che possa dare fiducia e garanzia in questa colossale opera di rinnovamento o, meglio, di rigenerazione della vita politica italiana. Chi la dovrebbe fare questa rivoluzione, l’amico Casini o il compagno Bersani? Più passa il tempo e più la magistratura scopre imbrogli e comportamenti delinquenziali di maggioranza e opposizione (in percentuali diverse ma con i medesimi reati) che abbiamo sempre intuito e temuto ma che abbiamo fatto a gara nello sperare che fossero solo fantasticheria della nostra mente. Il secondo è più importante aspetto negativo di questa dolorosa faccenda è quello che più ci ha sconvolti e sconcertati. Un trafiletto di oggi sul quotidiano più venduto d’Italia, dal titolo “La crociata del bene con la forza degli onesti”, ci informa che il Cardinale Carlo Maria Martini ha detto che le pessime notizie che apprendiamo dai media, come i comportamenti sociali amorali o il rifiuto dei principi di convivenza, ci fanno sentire sgomenti, oltre alla tristezza della notizie di sperpero del denaro pubblico”. Dice ancora il Card. Martini che in tutta questa materia affiora spesso la parola “etica” che appare come la spiaggia della salvezza. Come si ottiene che un uomo si decida di camminare per i sentieri dell’etica? Ebbene, ecco cosa dice testualmente il Cardinale: “Non pochi pensano che sia la Chiesa quella a cui tocca dare il segnale per la grande crociata del bene. Per questo sono doppiamente scandalizzati quando un rappresentante della Chiesa viene coinvolto in affari di dubbia consistenza morale. Ma la Chiesa non ha come suo primo dovere quello di sostenere il comportamento morale degli uomini. Essa deve proclamare il Vangelo che ci dice che Dio accoglie tutti gli uomini, nessuno escluso. Essa deve proclamare il vangelo della misericordia senza badare a chi ne approfitta per i suoi comodi. […] Qui sta la differenza con tanti sostenitori di etiche di servizio. […] Un uomo non si cambia a forza di prescrizioni etiche!”. Da rimanere allibiti. Capito? A questo punto le nostre non sono più preoccupazioni eccessive ma realtà. Ormai è evidente come stanno le cose e cioè che l’Etica nella gerarchia degli interessi della Chiesa non è ai primi posti. Se non è sconforto quello che si prova a leggere queste poche righe che confermano una volta per tutte che in Italia non si avrà mai una società giusta cos’altro potrebbe essere diversamente? La dichiarazione del Cardinale ci fa comprendere come stanno veramente le cose e il perché dell’assordante silenzio della Chiesa sui misfatti del governo Berlusconi. Noi siamo alla disperazione e all’avvilimento più totale. L’unica cosa che in questi momenti ci costringe a pensare è la consapevolezza che non abbiamo prospettive e che tutto sia da buttare. Ci rimane solo il dolore e la vergogna di essere cittadini di questo paese.

martedì 26 luglio 2011

Necessità di una fase di luteranesimo in Italia.

Diciamo la verità: non se ne può più. Ci sarebbe di buttare tutto all’aria e non interessarsi più nè di politica, nè di società. Sono ormai più di vent’anni che le notizie sulla società italiana e sui politici italiani sono impietose, scandalose e francamente inaccettabili. Le notizie penose riguardano quasi sempre la scoperta di furfanti della politica, ladri e canaglie del sottobosco politico, disonesti e faccendieri della casta, parlamentari inquisiti di maggioranza e di opposizione, richieste ripetute di arresto di parlamentari, ministri indagati dalla magistratura per collusione con la mafia, insomma una marea nera e pestilente di informazioni che fanno venire la nausea. Bracci destri di membri del governo e sinistri personaggi scelti dagli stessi ministri come collaboratori sono diventati oggetto delle attenzioni della magistratura che ha chiesto a più riprese il carcere per i nostri parlamentari. Cose mai viste. Non se ne può più. Ogni giorno si leggono sui giornali e si ascoltano in tv notizie sempre più allarmanti di politici inquisiti che fanno a gara in sfrontatezza, arroganza e ignoranza e rappresentano uno dei maggiori incubi per i cittadini onesti sempre meno numerosi. Prima che sia troppo tardi è necessario cambiare. I giornali hanno censito ben 84 parlamentari condannati su 945 che stanno in Parlamento, attaccati con il sedere incollato alla poltrona. Si tratta quasi del 10%, uno su dieci! Agi, lussi e comodità consentono oggi ai parlamentari italiani, i più pagati nell’intero sistema planetario, di defraudare la società di ricchezze che potrebbero essere destinate ai più bisognosi e agli emarginati, con l’assordante silenzio delle gerarchie cattoliche che tacciono senza ritegno. Una faccenda veramente sgradevole per non dire di più. Cosa fare? E soprattutto cosa inventarsi in questo periodo di “fine impero” per sopravvivere alla nausea della politica sporca, prodotta da parlamentari sporcaccioni che fanno esattamente il contrario di quello che dovrebbero fare per essere considerati al servizio dei cittadini? Rimane una sola possibilità di risalire la china: introdurre in Italia il “luteranesimo”. Attenzione, non si tratta di sostituire il cattolicesimo con un’altra religione cristiana. Assolutamente no. Qui per luterani intendiamo definire una categoria di cittadini e di nuovi uomini politici che soddisfino i requisiti di base dell’onestà e dell’etica in grado di sostituire l’intera casta attuale da eleggere per il prossimo Parlamento, perché l’attuale è il peggiore della storia della Repubblica. Dunque, uomini luterani, alla Lutero, intransigenti, severi prima di tutto con se stessi e poi con gli altri, onesti, dal passato cristallino, rigorosi con tutti e con tutto, inflessibili contro i furbi, e intolleranti contro coloro che tentano di prendere scorciatoie o chiedere favori. Ecco di cosa ha bisogno oggi l’Italia. Un’opera di depurazione e di pulizia come quella fatta dai vietnamiti nel 1975, dopo la caduta di Saigon. Vi è ormai in Italia, nella politica come nella società, la inderogabile necessità di una consapevole fase di “luteranesimo” per il superamento della decadente e marcia società italiana, rovinata da scriteriate e dannose scelte di berlusconizzazione della società da folli schiere di cittadini di centrodestra e della stessa Chiesa Cattolica che ci hanno cacciati in un vicolo cieco. Chi si oppone a questa soluzione o è complice o è mascalzone. Non ci sono mezzi termini. Con buona pace dei lacchè berlusconiani dell’informazione.

sabato 23 luglio 2011

Amy Winehouse se ne è andata a modo suo.

Una delle poche voci di talento internazionale ha lasciato questo mondo in cui non poteva più vivere serenamente. Trasgressiva a tutti i costi, anticonformista, autodistruttiva, testarda nelle sue scelte quasi sempre sbagliate, ribelle da tutti i punti di vista la Winehouse è andata via a causa e per mezzo delle sue debolezze. E’ un peccato. Noi la rivediamo come nella foto del post, giovane e bella, senza quegli orribili capelli degli ultimi anni, mora come una bella ragazza calabrese, dalla voce straordinaria, unica. Ci dispiace ma tutti sapevano che sarebbe andata a finire così. Ci ha lasciato tante belle canzoni. Una ci ha sempre colpiti per la profondità musicale che è riuscita a trasmettere a tanti appassionati di musica jazz. Il titolo non poteva non essere che questo: Love Is A Losing Game. Ciao, Amy. Eri bella, giovane e piena di talento, ma avevi troppa ribellione dentro. E il talento da solo non basta. Ci mancherai.
Pubblichiamo di seguito una lettera di una sua ammiratrice che le ha scritto nel lontano 2008 per manifestarle la sua solidarietà:
«Mia cara, permettimi di chiamarti così, anche se non ti conosco di persona! Conosco solo la tua voce e non ho parole per descriverla. Non seguo molto la musica, ma, quando ascolto un brano sono in grado di apprezzare le qualità dell’artista e tu ne hai molte. Anch’io, tanto tempo fa, studiavo canto e con buoni risultati, ma, per volere della famiglia ho dovuto interrompere. Mi è dispiaciuto molto perché il canto è libertà, forza e poesia. Sono certa che tu lo sappia molto meglio di me, perché riesci a modulare la tua voce come vuoi e quando vuoi. Sei un vero miracolo! E, da quando ho appreso dai giornali che la tua vita è stata messa, più volte a dura prova dalla droga, sono rimasta profondamente amareggiata. Permettimi di dirti che è un vero peccato consentire alla droga di aggredire la tua esistenza quando, invece, potresti condurre una vita serena, continuando a regalare ai tuoi fans tanta buona musica.
Non conosco i motivi che hanno indotto sia te sia il tuo compagno a percorrere strade pericolose, ma, voglio sperare che qualcuno da Lassù possa farvi comprendere per tempo quante meraviglie vi attendono ancora nella vita, le stesse di fronte alle quali, un giorno, esclamerete insieme : “siamo stati degli scellerati a non accorgerci di questo mondo: il calore dato dalla presenza di un vero amico, di un familiare, del sorriso di un bimbo, di un panorama, di un bel tramonto, dello sguardo calmo di un anziano, di una guarigione, etc. etc. L’elenco è lungo e, se lasci volare il pensiero, potrai aggiungere da sola tante altre immagini! Voglio augurarti un mondo di bene, di salute e di successi. Sarò felice quando apprenderò che hai ripreso in mano le redini della tua vita, perché capace di guidarla nelle giuste direzioni.
Sarei contenta se un domani potessi conoscerti di persona. Mi chiamo Marilina. Vivo insieme alla mia famiglia a Roma e, al momento, mi accontenterei anche di un tuo saluto trasmesso al mio indirizzo di posta elettronica. Ti voglio bene. Vivi.» [Ascolta la canzone]

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