martedì 27 aprile 2004

Meno quattro all'allargamento per un'Unione Europea più grande.

Mancano meno di quattro giorni all'allargamento dell'Unione Europea. Fra 96 ore si passerà da 15 a 25 Paesi. Un sogno! Una meraviglia della storia. Uno straordinario momento di soddisfazione e di entusiamo per l'obiettivo di unità che si riesce a cogliere nell'avvenimento. Personalmente sono coinvolto con profonda e intensa emozione all'evento, che ritengo costituisca, come è scritto sul portale dell'Unione Europea, "una delle opportunità più importanti dall'inizio del 21° secolo". Ed è vero. E' palesemente vero. E' straordinariamente vero. Mi rende felice. Molte sono le ragioni per essere contento di tutto questo. Ragioni storiche, politiche, geografiche, economiche, culturali. Ragioni che rafforzano la memoria, aggregano le aspirazioni dei vari cittadini, consolidano le radici comuni, richiamano le tradizioni, i profondi legami che esistono tra tutti gli abitanti di questo importantissimo e straordinario posto geografico del pianeta che è l'Europa.
Fin da piccolo mi piaceva vedere sulle automobili, nella parte posteriore del veicolo, quell'adesivo di colore blu sul quale vi erano scritte quelle due magiche vocali EU. Europa Unita. E subito quell’auto mi sembrava improvvisamente amica, simpatica. I suoi passeggeri li guardavo con piacere, come quando si vedono vecchi amici con i quali si condividono aspirazioni, ideali, progetti, sogni. E mi sentivo pervadere da una corrente di amicizia, da una tensione affettiva intensa. E mi sentivo bene. Il perché lo scoprii più tardi, quando con coscienza più critica, con gli studi storici e politici mi resi conto di quanto noi italiani eravamo legati da una prospettiva di unità con tutti i popoli europei, anche di “quelli dell’Est” di “Oltrecortina”. Li chiamavamo così in passato. Nonostante tutto, nella diversità apparente degli stili di vita, dell’abbigliamento, delle lingue vi erano momenti di unità in cui li ammiravo. Quando vi erano le gare olimpiche e potevo osservare con meraviglia le straordinarie abilità degli atleti del Patto di Varsavia, Vera Caslavska, Irina Rodnina, ecc.. quando ascoltavo i loro inni ufficiali, quando li vedevo disponibili alle domande dei telecronisti allora vedevo delle belle persone, semplici, facce pulite, oneste, che non avevavo nulla della cattiveria imposta loro dal ‘sistema comunista’ e pensavo come potesse essere bello se un giorno tutti saremmo stati insieme, uniti, orgogliosi di essere europei anche se cechi, irlandesi, ungheresi, lussemburghesi, polacchi, tedeschi, sloveni, belgi, slovacchi. E quando ascoltavo gli inni di questi paesi, la loro straordinaria musica mi commuoveva tanto, e scoprivo nei miei occhi la presenza di qualche lacrima. Allora pensavo come sarebbe stato bello se un giorno tutti fossimo stati uniti, insieme, spagnoli e lituani, portoghesi ed estoni, olandesi e lettoni. I greci e i ciprioti, i maltesi e i francesi, gli inglesi e gli austriaci, i danesi e i finnici insieme agli svedesi mi sembravano più vicini, perché più ‘occidentali’. Sono consapevole che quello del 1° Maggio 2004 è un evento straordinario, memorabile, per niente diverso da quando un popolo nella sua storia conquista la propria unità nazionale. Ho la speranza che l'Unione Europea possa diventare un giorno uno stato vero, come gli USA, in cui le nazioni siano concepite semplicemente come regioni. Mi piace ricordare i cosiddetti "criteri di Copenhagen", secondo i quali si può diventare membri dell'Unione Europea a condizione che il possibile membro deve:
-essere una democrazia stabile, che rispetta i diritti umani, il principio di legalita' e i diritti delle minoranze;
-adottare un'economia di mercato funzionante;
-adottare le regole, le norme e le politiche comuni che costituiscono il corpo della legislazione dell'UE.
Che straordinario fatto è codesto. Richiamare a tutti i cittadini e ai loro governi che essere membro dell'Unione significa lavorare per la democrazia, rafforzare i diritti umani, rispettare i principi della legalità e della dignità umana, condividere i valori dei sistemi parlamentari, il rispetto dei diritti delle minoranze facendole sentire a casa propria sebbene in una comunità più vasta che aggrega e unisce e non disperde e divide è un sogno. Un sogno lungo una vita. Ricordo da bambino quando avevo dieci anni che sentii parlare dei fatti di Ungheria e della repressione sovietica in quel paese che oggi aderisce a pieno titolo all'Unione Europea. Mi sembrò una nota stonata. Avevo dieci anni e non capivo la politica, ma avvertivo che non doveva essere una bella cosa. Quali brutte sensazioni provai nel 1968, quando in una mattinata di Agosto, da studente universitario, sentii parlare di carri armati sovietici che avevano represso nel sangue a Praga la rivoluzione di velluto cecoslovacca. In quei giorni mi sentii pieno di sconforto, di sfiducia, di avvilimento. Vedevo il contrario di quello che avrei voluto vedere. E quando Jan Palach si dette fuoco vivo mi sentii piccolo piccolo, triste, demoralizzato per la perdita di prospettiva e di separazione che tutto questo produceva. Ma oggi è diverso. Oggi sono felice. Questo è il momento dell'allegria, della gioia, della festa. Il 1° Maggio comprerò una bella bottiglia di vino siciliano, rosso, forte, come quello di Carone, e berrò alla salute di tutti i cittadini della Nuova Unione. E nel vino vedrò le radici della civiltà che mi ha visto crescere nella consapevolezza che essere cittadino europeo significa per me una delle cose più belle della mia vita. Grazie Europa. Non ti dimenticherò mai. Ciao.

venerdì 16 aprile 2004

A proposito di pessimo gusto di certa stampa nelle vicende relative all'assassinio dell'italiano ucciso dai terroristi in Iraq


«Un missile sparato ieri dagli americani ha colpito la casa dove vivevano una donna e i suoi due figli. Nessuno dei tre ha avuto il tempo di dire qualcosa, neanche 'vi faccio vedere come muore un iracheno'».
L'ha scritto in prima pagina, col titolo "Neanche", il giornale di sinistra-sinistra "Il Manifesto". Una sola osservazione. Ci sono cose che nella vita si possono sempre fare e sempre dire. Ci sono cose che si possono sempre fare ma non sempre dire. Lo scherno del Manifesto è una di quelle poche cose che in questa triste e angosciante vicenda si sarebbe potuta tacere, con stile e senza perdere nulla nell'informazione. Invece così non è stato. Il pessimo gusto, nella sinistra-sinistra rimane sempre il piatto forte della sua dieta giornalistica. Peccato, il Manifesto ha perduto un'ottima occasione per non offendere la memoria di un cittadino che si è trovato in una vicenda di cui non ha avuto alcuna responsabilità. E' sempre la stessa storia: chi sembrava essere un mediocre si è alla fine rivelato un coraggioso e chi credeva con molta presunzione di aver trovato la scorciatoia per irridere gratuitamente chi non la pensa come lui alla fine si è rivelato un inutile dileggiatore.

mercoledì 14 aprile 2004

A proposito dei prevaricatori che perorano le cause sbagliate.

In data 20 agosto 2003 è stato emesso un comunicato, chiamato precisazione della Presidenza della Repubblica sul caso Sofri, con il quale il Presidente della Repubblica, a proposito di alcune dichiarazioni dell'Onorevole Marco Pannella sul caso Sofri, ha precisato che "gli Uffici del Quirinale non hanno mai sostenuto che, ai fini della concessione della grazia, sia indispensabile la domanda del soggetto interessato o degli altri soggetti abilitati: infatti, l'art. 681, comma quarto, del C.P.P. prevede espressamente che la grazia può essere concessa anche in assenza di domanda o di proposta (dell'ufficio del magistrato di sorveglianza)".
Vero. Effettivamente le cose stanno così. Sono d'accordo con il Presidente della Repubblica. Tuttavia, vi è a tal proposito da evidenziare una piccola riflessioncina che dovrebbe essere portata a conoscenza di tutti, e cioè che se è vero che per avere la grazia non è necessaria la domanda dell'interessato, non si è mai visto in nessun posto dell'intero sistema planetario che venga concessa la grazia a chi si rifiuta di fare la domanda. Desidererei che fosse chiaro il fatto che una cosa è che un condannato non presenti la domanda e faccia silenzio (magari perchè si vergogna di che cosa ha fatto), un'altra cosa è che lo stesso condannato rifiuti esplicitamente di presentare la domanda e che faccia di questo rifiuto una bandiera affermando che lui rigetta categoricamente l'idea di presentare la domanda e ritiene che debba essere lo Stato a dargli la grazia senza che lui la chieda.
Per persone normali che pensano e ragionano in maniera normale la polemichetta potrebbe chiudersi qui. E invece no. Cosa succede infatti a questo punto? Da parte dei prevaricatori si monta ad arte un chiasso assordante, con scioperi della fame e della sete, dicendo che chi non la pensa con il pensiero unico di dare la grazia comunque e in ogni caso, come se la avesse prescritto il medico, allora o è fascista oppure è un forcaiolo. Complimenti a tutti quelli che la pensano così. Avrei voluto vedere come si sarebbero comportati gli stessi individui che vogliono a tutti i costi liberare il detenuto condannato con sentenza definitiva se avessero avuto un familiare ucciso come il Commissario Calabresi. Sono convinto che l'ipocrisia che caratterizza i loro comportamenti si sarebbe sbriciolata subito mettendo in evidenza una sete di vendetta al cui confronto la richiesta dei familiari delle vittime sarebbe considerata altruismo. Invece i familiari del Commissario Calabresi hanno dato una vera lezione di stile, di dignità e di umanità. Si può ben dire che sono persone eccezionali, mentre il pensiero unico di sinistra, come al solito, sta facendo la figura del pirla, in quanto se ne infischia del giudizio delle vittime. Complimenti per la lezione di moralità e per la solidarietà mostrata ai più deboli, cioè agli assassinati. Tanto, diciamo come stanno veramente le cose, a costoro interessa salvare chi ha ucciso e non chi è stato ucciso.

venerdì 9 aprile 2004

L'Iraq, la sinistra e l'abitudine alla fuga

In questa faccenda dell'occupazione militare dell'Iraq, la sinistra sta facendo una brutta figura. Come al solito, ogni volta che ci sono da prendere decisioni sulla politica estera il Parlamento di spacca in due. Con questa storia della pace a tutti i costi in Iraq, si sta trasformando la tragedia di un popolo in balia a bande terroristiche e senza scrupoli in uno strumento di polemica non tanto tra gli schieramenti politici italiani ma anche tra le varie e diversificate sinistre dello schieramento parlamentare. Mi riferisco al fatto grottesco che da mesi, con martellante continuita', si bombarda da sinistra l'opinione pubblica italiana, dicendo che con la decisione di inviare prima, e mantenere poi, un contingente militare italiano in Iraq, l'Italia si e' trasformata in una potenza di occupazione, che sta perseguendo una brutale politica di repressione, violando la Costituzione. Dunque, per le tre o quattro sinistre parlamentari (taccio per bonta' pasquale delle altre formazioni di ultrasinistra o di ultradestra extraparlamentare perchè sono sostanzialmente uguali) ci troviamo a vivere in un paese che è stato portato deliberatamente in guerra, in cui l'obiettivo del Governo non e' quello di aiutare la difficile transizione verso un Iraq piu' democratico, ma e' quello di depredarlo del petrolio, e per espresso desiderio della maggioranza si spara sulla folla all'impazzata, uccidendo donne e bambini senza riguardo alcuno per la popolazione inerme. Dunque, concludono le sinistre, e' necessario fare di corsa armi e bagagli e abbandonare precipitosamente il terreno, scappando dal suolo iracheno. Perbacco! Che analisi politica sottile! Dunque piu' velocemente si scappa e prima si risolvono i problemi del martoriato paese islamico. Come dire che e' piu' bravo chi riesce a far scappare prima il proprio contingente militare, senza porsi il problema del dopo. Riconosco che gli italiani, per abitutine, sono maestri nelle fughe, come nella fatidica data dell'8 Settembre, quando con un decisione velocissima che avrebbe reso soddisfatta la nostra sinistra-sinistra, il Re scappo' via da Roma lasciando un Paese allo sbando. D'altronde, non e' stata la stessa sinistra-sinistra che con una ritirata fulminea dopo due anni di Governo Prodi lo fece cadere votandogli contro?
Bravi. Continuate cosi' che la maggioranza di centro-destra che sorregge l'On. Berlusconi vi ringrazierà a vita perchè rimarra' al Governo per altri trent'anni. Poveri miopi!

domenica 4 aprile 2004

Siamo sicuri che questo modo di fare politica sia quello giusto?

"Non mi interessa quello che dice Prodi, l'unico avviso che c'è è quello di un 'rompimento' da parte mia". Diciamoci la verità: è mai possibile poter accettare che il Capo di un Governo di un paese di 57 milioni di persone possa esprimere le sue opinioni su una questione cosi' delicata come quella del rapporto con la Commissione Europea esprimendosi con un linguaggio scurrile e volgare come quello con cui il disastroso Premier Silvio Berlusconi ha ieri commentato l'annuncio di indagine sui conti finanziari dell'Italia da parte dell'UE? E' tollerabile vedere diminuire ogni giorno il capitale di fiducia e di stima che l'Italia si era faticosamente guadagnato in decenni di partecipazione alla Comunità Economica Europea? Si rimane di stucco a leggere queste affermazioni e le mie perplessità circa l'affidabilità politica di un simile soggetto aumentano di giorno in giorno. Quello che mi preoccupa non e' solo l'affermazione in se', che e' grave. Il fatto pericoloso e' che il Signor Berlusconi non si rende conto di cio' che dice. Questo e' il fatto inammissibile. L'ultima l'ha detta al Convegno della Confindustria a Milano ieri sera. Per nascondere la sua incapacità di non essere in grado di garantire coesione e coerenza nell'azione di governo della sua maggioranza ha detto che se Lor Signori desiderano sicurezza nella conduzione del paese è necessario che gli italiani gli diano il 51% dei consensi. A quando l'ultimo passo per chiedere il 99% dei voti, alla bulgara? Gli amici della Bulgaria mi perdonino: non è mia intenzione offenderli. Anzi! Affermo a chiare lettere che il loro Governo è molto più serio e dignitoso del nostro: il premier Simeone, sicuramente, non fa la figura del pirla quando da' dei giudizi politici all'azione della Commissione Europea.
A ridatece la vecchia, sorniona ma garbatissima Democrazia Cristiana! Almeno là i vari Segni, Rumor, Moro, Fanfani, Andreotti erano educati!

sabato 3 aprile 2004

Il problema dei rifiuti: una emergenza ineliminabile oppure un segno di inettitudine?

Mi sembra giunto il momento di finirla con gli atteggiamenti di compromesso e di tolleranza che in genere si ha su molte questioni che coinvolgono la salute e la vita dei cittadini onesti di questo paese. E' giunto il momento di parlare chiaro una volta per tutte e di dire le cose come stanno senza giri inutili di parole. La storia dei rifiuti di Napoli, ma in generale di molte altre città, è da considerare un cattivo esempio e un pessimo modello di comportamento della società italiana. Ricapitoliamo la vicenda. La spazzatura prodotta dai cittadini invece di essere prelevata da chi è pagato regolarmente a fare questo lavoro e portata nelle industrie di smaltimeno, dalle quali si ottengono lavorati riciclati, combustibili per la produzione di energia e posti di lavoro per i cittadini onesti, la si lascia per strada a marcire. Cosa succede? Che non solo non si realizza il ciclo virtuoso della raccolta, lavorazione, smaltimento e produzione di risorse, ma addirittura si costringono i cittadini a subire ricatti da parte o di gruppi di squallidi individui che vogliono lucrarci sopra o, peggio, da mascalzoni della malavita organizzata.
Cosa dovrebbe succedere a questo punto se la società italiana fosse una società seria? La Magistratura dovrebbe intervenire arrestando tutti coloro i quali a diverso titolo impediscono il normale funzionamento del ciclo di smaltimento dei rifiuti, condannandoli in maniera esemplare al carcere. Invece che si fa? Per la gioia e lo spettacolo dei media e per la inettitudine di una società populista e accattona, tutto marcisce sui marciapiedi, compresa la dignità e la serietà di un paese che è sistematicamente ricattato da politici di destra e di sinistra. Adesso si mette anche il Signor Pannella che con il suo sciopero della fame e della sete vuole imporre la scarcerazione di un condannato con sentenza definitiva contro il parere del Ministro della Giustizia. Per non parlare di tutto quel giro di amici che ruotano intorno ai circoli della sinistra politica, del cosiddetto volontariato e di tanti altri che spendono energie e risorse per scarcerare subito un detenuto come se non ci fossero problemi piu' gravi che attendono alla loro risoluzione. Che spettacolo puzzolente!

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