giovedì 28 marzo 2013

No a Bersani e conseguenze dei suoi errori.


Dopo il no della delegazione del M5S al tentativo di Bersani di fare il nuovo governo la situazione è di stallo. Non si capisce che cosa si debba fare e come si possa venire fuori dalla strada senza uscita nella quale ci si è immessi. E' possibile risolvere il problema con la nomina di una “figura terza” di alto profilo? E, soprattutto, è possibile che Grillo appoggi un qualche esecutivo che non sia il provocatorio monocolore di minoranza del suo movimento? Prima di rispondere a questa domanda cerchiamo di capire cosa vuole in realtà Grillo. Beppe Grillo ha in mente una strategia semplice: distruggere le prassi e i metodi della vecchia politica dei partiti ed estrometterli dal gioco. Grillo si propone di costruire un “mondo nuovo”, con una concezione diversa del fare politica. A Grillo non interessano le poltrone, non vuole più le vecchie regole e non accetta che i partiti abbiano un solo euro di finanziamenti. Perché crede, e non a torto, che togliendo di torno il denaro dei rimborsi elettorali - che è il liquido dove i politici hanno sempre nuotato - questi ultimi mostreranno le loro nudità, le loro inadeguatezze, le loro insufficienze e le loro inefficienze. Rifiuterà qualsiasi mano tesa e andrà diritto per la sua strada che è la strada della rivoluzione concettuale e del cambiamento paradigmatico e probabilmente catastrofico della società. La famosa “decrescita felice” è il suo obiettivo. Si potrà essere in disaccordo con questa tesi ma se si vuole capire Grillo è necessario comprendere che lui per ricostruire il dopo, prima deve distruggere l’attuale, modificando le regole in atto per produrre il cambiamento. La domanda posta in precedenza ammette una sola risposta: che i partiti tradizionali hanno una sola strada se vogliono rimanere in gioco: “sciacquare i panni interni in Arno”, rinnovarsi completamente, chiudere i flussi di denaro che finora hanno prodotto il vuoto etico della loro politica, modificare profondamente la loro organizzazione e, dulcis in fundo, mutare la loro democrazia interna. Un esempio? Il macroscopico errore commesso nelle primarie del Pd da parte della nomenclatura che ha praticamente impedito a Renzi di gareggiare alla pari con Bersani e a quest’ultimo di vincere la sfida a causa di un potere basato solo sui funzionari di partito. I partiti cosiddetti normali (quello di Berlusconi non è normale perché è un partito padronale) non hanno più scampo. Alle prossime elezioni Grillo saccheggerà le loro provviste di voti e si prenderà quasi tutto il loro cocuzzaro lasciando solo le briciole. Alle prossime elezioni la partita si giocherà tra Berlusconi e Grillo e il Pd sarà ininfluente. Lo stesso Renzi non potrà più essere lo stesso dell’altra volta e non avrà più le stesse chances perché fuori tempo. L’unica possibilità di non essere travolti dal grillismo è affidare il mandato a una “persona terza” che traghetti l’Italia fuori dalle secche con un mandato di pochi punti per il rinnovamento. Realizzare in modo severo leggi etiche contrarie agli interessi di Berlusconi è indispensabile per poi andare a nuove elezioni. E che Dio ce la mandi buona. Naturalmente con Bersani out, perchè non solo ha perso le elezioni ma perchè continua a mostrare limiti insostenibili per la sua inadeguatezza nella comunicazione.

martedì 26 marzo 2013

Papi che scandalizzano.


Vogliamo parlare oggi del nuovo Papa a proposito del suo successo tra la gente e i media. Monta ogni giorno di più l’onda della meraviglia per i gesti inusuali del nuovo Papa. Non c’è italiano che non commenti in modo esaltante i gesti inconsueti di Papa Bergoglio, dando enfasi e autenticità all’idea che Papa Francesco sembra essere venuto da molto lontano, ovvero “dall’altro mondo”. Dal rifiuto ad indossare costose croci e anelli d’oro massiccio, preferendo il vil metallo di ferro, all’uso di modeste scarpe nere non firmate; dalla caduta di alcuni tabù come quello di aver viaggiato in un pulmino di gruppo con i cardinali al fatto che ha pregato con i fedeli seduto tra i banchi in ultima fila prima della messa; per non parlare del fatto che alla fine di un’atra messa si è collocato all'uscita della chiesa, salutando uno per uno tutti i fedeli come fa un normale parroco di periferia. E tanti altri atteggiamenti analoghi che colpiscono per la loro semplicità e normalità. In un crescendo di novità si inserisce il discorso pedagogico (catechesi) del nuovo Papa in una prospettiva volta a ricordare a tutti l’importanza degli aspetti valoriali della povertà, dell’umiltà, della speranza e persino di una "pastorale della tenerezza". Ce n’è per tutti e di ogni colore. Che sta succedendo? Noi diciamo subito che tutto quello che sta facendo Papa Francesco è normale. Anzi. Ci sentiamo di dire che non sta facendo nulla di strano. Di sorprendente forse, ma niente di anomalo. Lui sta facendo quello che la chiesa di Cristo avrebbe dovuto fare sempre. E, cioè, proporre una modalità di comunicazione e una pastorale centrate sull'esempio di Cristo di cui il Vangelo ne è testimone. Avvicinarsi ai poveri, agli umili, agli emarginati non a chiacchiere ma con i fatti per portare Cristo fra i poveri. Facile a dirsi, difficile a farsi. Tanto che è dovuto venire un Papa “dalla fine del mondo” per cominciare a presentare concretamente la verità e l'autenticità di Cristo. Il fatto è che sono stati i papi precedenti che non hanno fatto ciò che avrebbero dovuto fare. Sono stati i papi che lo hanno preceduto che non potevano fare a meno della croce d’oro massiccio, dell’anello tutto d’oro, delle scarpette rosso Prada, della macchina di lusso targata CTV001, del fatto che mai e poi mai un Pontefice avrebbe atteso all’uscita tutti i fedeli ringraziandoli di aver partecipato alla funzione religiosa. E poi, ci voleva un Papa “dell’altro mondo” per far sentire a tutti la voce della sobrietà, della povertà, della bontà, della semplicità e, persino, della tenerezza. Diciamo finalmente che questo Papa è un vero Papa, atteso da sempre, che ci ricorda Giovanni XXIII, che sta ridando orgoglio e dignità ai veri credenti. E poi sembra che abbia voglia di fare pulizia nella Curia. Finalmente.

sabato 23 marzo 2013

Piuttosto che far vincere gli avversari è meglio farli perdere.


Bersani ha troppi avversari. E poi non ha “i numeri”. Non può farcela. E’ destinato alla sconfitta. Più probabile è invece che esca di scena con autorevolezza. Scontato che non riesca nel suo intento, a Bersani rimane una sola possibile strada. Accetti un governo di scopo dettato da Napolitano e vada all’attacco e si renda protagonista del cambiamento. Come? Semplice. Si sacrifichi e lavori per Renzi. Il percorso dovrebbe essere questo. Accetti il “governo del Presidente” con il solo scopo di fare la riforma della legge elettorale e la prossima finanziaria. Faccia eleggere, come futuro Presidente della Repubblica, una figura di garanzia assoluta che sia al di fuori del Pd, in modo tale da permettere un settennato che non consenta a Berlusconi alcun salvacondotto e alcuna garanzia per i suoi processi. Indìca immediatamente le nuove primarie del Pd e permetta a Renzi di vincerle in modo trasparente, senza “giochi sporchi” della sua nomenclatura. Subito dopo tolga la fiducia al governo del Presidente e imponga di andare a votare con la nuova legge elettorale. Se tutto andrà secondo logica Renzi dovrebbe vincere le prossime elezioni ed essere il nuovo Presidente del Consiglio con una solida maggioranza. Non ha altra scelta. Eviterà due possibili traumi. Che vinca Grillo o, peggio, che vinca di nuovo Berlusconi. In entrambi i casi sarebbe ricordato come la rovina dell’Italia.

venerdì 22 marzo 2013

Grillo e il gioco delle tre carte.

Quando abbiamo visto Grillo accompagnato dai due capigruppo del M5S entrare nel palazzo del Quirinale per l’incontro con il Presidente della Repubblica abbiamo provato contentezza, perché in quel preciso momento e per la prima volta dalla nascita della Repubblica abbiamo compreso in pieno che cos'è la democrazia e quanto sia importante che questo paese sia una Repubblica. Vedere un ex comico televisivo e due persone anonime essere diventati protagonisti del mondo della politica perché eletti dal popolo, rafforza in noi l’idea che la vera natura di una nazione democratica si manifesta e si realizza in pieno in questi momenti. Dunque, la visita della delegazione del M5S è stata per questi aspetti una felice sintesi di democrazia, uguaglianza e libertà di scelte dei cittadini. Altro discorso è poi l’analisi politica dell’incontro e dei suoi risultati. A questo proposito vi vogliamo raccontare una storiella. Nei mercatini dei paesi di una volta, durante le festività, si incontravano i giocatori delle “tre carte”. Non sappiamo se vi è mai successo di vederli in azione. Erano degli attori straordinari. Avevano competenza, destrezza, intelligenza e colpo d’occhio formidabile. Da bambini li osservavamo con attenzione e spesso parteggiavamo per loro perché nella nostra ingenuità credevamo che fossero degli sprovveduti. “Questa è la carta che vince, le altre due perdono”. Lanciavano le tre carte sul piccolo tavolinetto, una dopo l’altra, velocemente, e poi invogliavano a puntare del denaro. “Un, due, tre: puntate Signori”. Di fronte a loro i due compari che puntavano le banconote e vincevano facilmente. Tutti si stupivano della facilità con la quale puntavano e vincevano. Fino a quando il pollo non abboccava e perdeva. Poi, quando i tre capivano che lo avevano spogliato, in un battibaleno sparivano con il mal tolto. Ecco Grillo, Crimi e Lombardi mi ricordano i giocatori delle tre carte. “Venghino Signori, venghino a vedere quanto siamo bravi noi tre del M5S a impedire la formazione di qualunque governo”. Grillo e i suoi due compari hanno vinto le elezioni ma non vogliono partecipare a nessun governo e soprattutto boicotteranno qualunque governo. Ma quanto sono brave queste tre volpi. Affermano che loro “non si vendono” alla partitocrazia. Loro sono contro tutto il sistema. Poi aggiungono, con un pizzico di ironia, che voteranno i provvedimenti a loro graditi e che accetteranno solo proposte a loro gradite. Si. Ma, intanto, come possono votare eventuali provvedimenti di legge proposti in Parlamento senza un governo? Temiamo che a loro non interessa fare un governo perché giocano alla sfascio. Solo se saranno loro a governare si potrà parlare di governo. Che dire? Abbiamo capito un semplice fatto: che i tre compari sono dei ricattatori. Usano i loro voti per ricattare il sistema e non si rendono conto, cinici e sprezzanti come dimostrano di essere, che il paese sta andando alla deriva. Abbiano il coraggio di ammetterlo. Vogliono fare i soldi al tavolino del gioco delle tre carte in modo facile. E poi parlano di etica e moralità. E se si andrà di nuovo alle elezioni, sprecando altri 350 milioni di euro, accuseranno il Pd e il Pdl. Capperi quanto sono puliti loro. Non scendono a compromessi. La verità è che questi non sono neanche delle volpi ma delle faine. Questi mostrano di lasciare morire lentamente il paese mentre esodati, disoccupati, cassintegrati, licenziati e piccole aziende e partite IVA pensano al suicidio.

giovedì 21 marzo 2013

Impresentabili no. Coglioni si.


Chi legge ci scuserà la parolaccia presente nel titolo, che è indispensabile per capire il senso di quanto diremo. Il titolo del post è chiaro e mette in evidenza il concetto di asimmetria di due dichiarazioni. I dizionari definiscono asimmetria la “mancanza di corrispondenza o di proporzione tra le parti di un tutto”, ovvero che è considerato “inesistente” il diritto di considerare uguale due cose simili. Avete capito tutti che ci stiamo riferendo alla dichiarazione della giornalista Lucia Annunziata che, intervistando alla Rai il Segretario del Pdl Angelino Alfano, definì “impresentabili” i Legionari di Silvio, pardon i parlamentari del Pdl. Ricordiamo che i parlamentari berlusconiani la settimana scorsa hanno protestato contro il Tribunale di Milano con una manifestazione di dissenso effettuata all'esterno e all’interno dello stesso edificio. Alle rimostranze del suo interlocutore la giornalista si scusò. Questi i fatti. E adesso la nostra opinione. Dunque, per Silvio Berlusconi la Annunziata non aveva il diritto di chiamare “impresentabili” i parlamentari del Pdl perché essi rappresentano nove milioni di elettori. Sembra di capire che siccome nove milioni di persone hanno votato il partito di Berlusconi a nessuno è consentito di dichiarare i parlamentari eletti impresentabili, indipendentemente dal fatto che poi lo siano o meno. Prendiamo atto di questa logica aberrante. E’ evidente che non c’ è alcuna connessione tra la dichiarazione di impresentabilità dei parlamentari e l’esistenza dei loro elettori che li hanno votato. Ma veniamo alla questione dell'asimmetria. L’aspetto più bizzarro di un tale ragionamento è che prima delle elezioni il leader del Pdl si è permesso di definire “coglioni” tutti gli elettori del Pd senza scusarsi. Vedete subito dove sta l’asimmetria: mentre la Annunziata non può definire i parlamentari del Pdl “impresentabili” e comunque si scusa per averlo detto, è perfettamente lecito a Berlusconi definire tutti gli elettori del Pd “coglioni” senza scusarsi. Vi pare simmetrico tutto questo? E’ corretto questo modo di agire? Noi siamo del parere che chi ragiona in questo modo è un maldestro ipocrita che forza la verità adeguandola ai suoi interessi. E nessuno del suoi Legionari ha avuto la capacità critica di scusarsi per lui. D’altronde cosa volete pretendere da persone che conoscono bene cos’è il servilismo?

lunedì 18 marzo 2013

Nuovo Pontefice e vecchia Chiesa: un messaggio di speranza.


E’ nata una stella. Si tratta del nuovo Papa Francesco. Attenzione. Non Papa Francesco I, ma Papa Francesco e basta. Senza l’uno in carattere romano. La differenza? Che Lui non si pone il problema della successione e della tradizione, del dopo di Lui, ma dell’adesso, del fare qualcosa ora e subito per la chiesa e per il mondo. Il suo messaggio è quello di un Papa che non pensa al dopo, alla tradizione, alla conservazione. Lui vuole cambiare subito, vuole rinnovare, vuole riformare, vuole che la chiesa sia Chiesa e non conservazione, sia protezione degli umili e dei diseredati e non badi ai propri interessi (curiali, finanziari, politici, di potere, etc.). D’altronde il nome Francesco è un simbolo di semplicità. Ricordiamo qui che Francesco d’Assisi si è spogliato di tutti i suoi beni e di tutti i suoi averi. C’è della nemesi in tutto ciò. La Chiesa cattolica aveva un bisogno disperato di questo Papa. Paradossalmente si deve ringraziare Benedetto XVI, il massimo del conservatorismo e della tradizione, che col suo gesto ci ha donato il Papa Low Cost, come lo ha definito Beppe Grillo. E’ un complimento forte quello del comico genovese. In due parole, si può riassumere così il progetto di nuovo pontificato. Con pochi soldi si può fare in tanti lo stesso” viaggio”, economico ma efficace, semplice ma profondo, contenuto ma immenso, sobrio ma epocale. Che volete di più? La novità è che adesso c’è Lui e che si parli finalmente di povertà e non di massimi sistemi teologici, di pastorale e non di paramenti, di messaggi e non di gerarchie. La povertà del Poverello di Assisi sia adesso e in futuro il vero e nuovo paradigma della cattolicità. Diciamo la verità: Papa Francesco ci ha spiazzati. Ha spiazzato tutti, compresi gli atei. Ha spiazzato questi ultimi in modo sorprendente, tanto che sono in fuga, si sono mimetizzati, non hanno più armi. Ma ha anche spiazzato i potenti, gli ipocriti, i ricchi (quelli della famosa “cruna” dell'ago, proprio loro). E questo è un bene. Ne vedremo delle belle. Ogni giorno il Nostro ci serberà sorprese, ne siamo convinti. A cominciare dalla presenza nelle chiese di nuovi frequentatori che costringerà i vecchi, gli abitudinari, la conservazione, gli ipocriti ad adeguarsi al nuovo. Il mondo con Lui si aprirà al messaggio della povertà, della sobrietà, dell’allegria e raffredderà i supporter dei cerimoniali, delle lusinghe, dell’apparire e dell’avere. Questo è il messaggio più bello che noi raccogliamo dall’elezione di Papa Francesco. Bravo Bergoglio, ti seguiremo con simpatia e profondo rispetto. Questo Papa è “destinato a un grande Lunedì” e, al contrario di Kafka, iniziando anche dalla Domenica.

domenica 17 marzo 2013

Successi e condizioni del Pd.


Habemus Presidenti delle Camere. Bersani è riuscito nel miracolo. Laura Boldrini alla Camera e Piero Grasso al Senato sono i nuovi Presidenti delle due Camere. Battuto al ballottaggio l’impresentabile e mediocre Presidente uscente del Senato Renato Schifani. La strategia di Bersani diventa vincente quando sceglie nomi che vanno fuori dai vecchi schemi della politica. Se Bersani è furbo e vuole il bene al suo partito e, soprattutto, al paese deve continuare nella sua nuova strategia. Nelle consultazioni con Napoletano freghi tutti, facendo un passo indietro nell'incarico a Presidente del Consiglio designato e proponga al Presidente della Repubblica un altro nome, un nome nuovo e di alto profilo, come è successo nel caso dei due nomi di ieri. Poi vedremo chi non gli voterà la fiducia. E si prepari per l'ultima fatica: un quarto nome, come e più di prima, per la Presidenza della Repubblica che non faccia parte della nomenclatura del Pd. Il paese non dimenticherà il suo “sacrificio” e Berlusconi continuerà a prendere sberle. Le sole cose che merita, occhiali a parte che gli donano.

martedì 12 marzo 2013

Eversione e inutile propaganda del Pdl.


Quasi tutti i parlamentari del Pdl eletti in Parlamento, con i vertici del partito in prima fila, hanno manifestato oggi davanti al tribunale di Milano la loro insofferenza per l’attività dei magistrati della Procura che stanno processando Silvio Berlusconi. Hanno inscenato una manifestazione che, a memoria d’uomo, non si era mai vista né in Italia né in tutte le democrazie parlamentari del mondo. La nostra opinione su questa grave iniziativa è severa. A nostro parere si è trattato di un grave e inaudito attacco a un potere costituzionale della Repubblica. Questa manifestazione, in cui un potere costituzionale si mette contro un altro potere costituzionale, presenta a nostro giudizio un grado di eversione e di destabilizzazione così violento che si è ai limiti del reato di attentato allo Stato. Alzando i toni dello scontro questi parlamentari berlusconiani si sono assunti una responsabilità enorme che non potrà mai essere cancellata. Tra l’altro, si è trattato di uno spettacolo indecoroso. Aver visto ex ministri (della Giustizia e dell’Istruzione) a manifestare come degli attivisti dei centri sociali è stato un vero e proprio turbamento. Siamo indignati e ci siamo anche vergognati per aver visto in azione in modo subdolo e sfrontato i cosiddetti rappresentanti del “popolo delle libertà” eletti che, invece di rappresentare i cittadini di centrodestra in Parlamento, vanno a solidarizzare con un indagato che sta subendo un processo e a protestare contro i suoi giudici naturali. Maurizio Bianchi oggi sul CdS ha scritto che "si volevano fare scendere in piazza un milione di italiani per solidarietà verso una sola persona, ma non una sola persona è scesa in piazza per solidarietà a milioni di italiani che non hanno lavoro o lo stanno perdendo, agli esodati, ai precari, ai cassintegrati, a sostegno dell'economia e del posto di lavoro". Tutto vero. Vorremmo chiedere all'Eminentissimo et Reverendissimo Cardinale di Milano Angelo Scola, attualmente a Roma per eleggere o essere eletto Papa nel Conclave, che cosa pensa di questa iniziativa di protesta clamorosa, condotta da parlamentari cattolici e di CL, tutti sostenitori di Berlusconi, e se non ha da dolersi per essere stato l’ex Precettore dell'imputato Silvio Berlusconi.

lunedì 11 marzo 2013

Sorelle e scuole molto cattoliche ma poco affidabili.


Che cosa ha fatto Teresa Mandirà per aver costretto ieri il CdS a pubblicare un articolo su di lei? Intanto chi è Teresa Mandirà? E’ una suora. Per l’esattezza è una sorella “Oblata al Divino Amore” di Valderige, in provincia di Trapani. E che cosa ha fatto di tanto grave? E’ stata arrestata per maltrattamenti. A detta del giornalista ha “picchiato, malnutrito e punito perfino con le docce fredde, un bambino di otto anni, terrorizzandolo e fulminandolo con lo sguardo minaccioso”. L’accusa è pesante, forse è la più pesante accusa che si possa rivolgere a una suora che svolge la funzione di educatrice nelle scuole dell'infanzia. Se le accuse venissero confermate saremmo in presenza di una suora che per i bambini invece di essere un Angelo è stata un Diavolo. Vi pare poco? Trovatevi a otto anni, soli, incapaci di difendervi e lontano dalla famiglia, in un Istituto di suore che, invece di offrirvi affetto e amore, vi dà persecuzioni e angherie. Diteci: che cosa pensereste della vostra vita e della scuola privata cattolica? I maltrattamenti a quanto pare non sono una novità nei collegi di suore. Queste ultime, infatti, hanno avuto più volte l’onore (meglio l’orrore) delle cronache per vicende simili. La domanda che ci si pone in questi casi è: ma vale ancora la pena di consegnare dei bambini nelle mani di istitutrici e istitutori religiosi che dovrebbero formare ed educare i giovani secondo i dettami della religione, quando poi si corrono rischi così gravi? E poi perché si dovrebbero privilegiare queste strutture che è difficilissimo controllare attraverso normali ispezioni? Per ricevere magari attenzioni di pedofilia e di maltrattamenti? E’ ora di finirla con questi casi gravissimi di violenza sui minori. L’intelligenza dei cittadini non può più essere offesa da chi afferma che l’educazione religiosa, qualunque essa sia (cattolica, ortodossa, ebraica, musulmana, etc.), è da preferire a quella laica quando poi si vengono a sapere fatti e notizie di una gravità inaudita. E’ ora che si introducano criteri e requisiti minimi severissimi e ispezioni rigorosissime per le scuole private, da certificare con visite ispettive.

giovedì 7 marzo 2013

Ricatti ripetuti e follia all’italiana.


Una macedonia impazzita. Ecco come si presenta l’Italia oggi. All’indomani delle elezioni politiche l’incertezza totale sulla formazione di un qualsivoglia governo domina la scena. Ormai c’è la conferma sperimentale della follia in politica e nella società. Cosa dire di un Comico che con il successo elettorale che gli ha dato alla testa vuole condizionare il Parlamento dicendo o fate fare un governo di minoranza a me oppure non voglio sapere nulla e vi voterò sempre contro? Rifiutarsi di esercitare il diritto-dovere di partecipare alla soluzione dei problemi del paese in Parlamento è da furbetti del quartierino, oltre che da provocatori. Ma non c’è solo la follia degli italiani in politica. Cosa dire dell’incendio doloso del Museo della scienza di Napoli con il quale altri italiani, cialtroni e delinquenti, tentano di cancellare cultura ed educazione per conseguire risultati di condizionamento criminale della vita economica di una città? Perché di questo si tratta, cioè di una provocazione alla società tutta, dicendo o mi fate fare gli affari illeciti che voglio oppure vi colpisco nei simboli a voi più cari che riguardano la cultura? Cosa dire di parlamentari che si vendono a un capo partito di "bassa statura" per soldi, passando da uno schieramento all'altro e condizionando la libera espressione degli elettori attraverso il sovvertimento delle regole della democrazia? Oltre alle responsabilità dei partiti e dei loro Capi che in più di un anno di governo Monti non hanno mantenuto la parola di cambiare la legge elettorale, emerge in tutta la sua irresponsabilità il male della politica italiana, che è personificato da Silvio Berlusconi. Che dire di questo Rais, Capo di tanti governi con l'egoista Lega Nord, corresponsabile della rovina del paese, che ha indetto una manifestazione di piazza contro la magistratura? Siamo alla frutta. Il Presidente della Repubblica non ha bisogno di consigli. Ma se dovessimo proporgliene uno, gli diremmo che se i partiti non si mettono d’accordo allora reiteri l’incarico a Monti finché non si elegga un nuovo Presidente della Repubblica particolarmente severo nel campo dell’etica, il quale manderà i partiti a nuove elezioni. Vedremo poi se i comici che ricattano o i sultani che si divertono potranno sopportare la punizione degli elettori.

lunedì 4 marzo 2013

Un guazzabuglio da fine Impero.


L’Italia e gli italiani, dopo la corrosiva ed estenuante campagna elettorale che sembrava non finisse mai, si trovano adesso in un incubo più brutto di prima: la ingovernabilità del paese. Si tratta della peggiore delle ipotesi che si potesse immaginare. Insomma è un duro risveglio, dal sogno alla realtà, che ci invita - come dice un comunicato del Presidente della Repubblica - a evitare "premature e categoriche determinazioni di parte”. Se ne sentono di tutti i colori: nuove e immediate elezioni, monocolore di minoranza, governissimo, governo "simil-Crocetta", governo di scopo, reiterazione o prorogatio del governo Monti, e chi più ne ha più ne metta. Che dire? E soprattutto che fare? Noi non abbiamo ricette né miracoli da proporre. Neanche il Papa è riuscito nell’intento di governare la Chiesa cattolica, pensate un po’ se può riuscirci l’italiano quadratico medio che, lo ricordiamo per i distratti, è colui che normalmente e con sfrontatezza tutta italica "va in soccorso del vincitore". Una cosa però quest’ultimo può fare. Premesso che il problema interessa tutti gli italiani, nessuno escluso, dobbiamo imparare - forse per la prima volta dopo la guerra - a saper soffrire insieme, a sentirci tutti necessari e nessuno indispensabile e, soprattutto, dimostrare di essere un popolo e di appartenere a una nazione. Dunque, per primo è indispensabile affrontare con modestia il “problema governo”, evitando inutili e pericolosi radicalismi. In secondo luogo lasciare a chi ha la responsabilità il primo passo che è del Presidente della Repubblica, evitando di contestargli la decisione che prenderà, qualunque essa potrà essere. In terzo luogo è necessario prendere atto della inadeguatezza della maggior parte della categoria dei nostri giornalisti che oso definire una delle più potenti e pericolose lobby che esistano in Italia. Direttori di giornali e giornalisti settari, partigiani di interessi economici e finanziari, aggressivi, faziosi, sovvertitori delle buone pratiche politiche, hanno la responsabilità enorme di avere collaborato a produrre questa situazione di stallo, nella quale ci sguazzano bene. Infine, qualunque posizione si intende manifestare deve avere come obiettivo il bene comune del paese e non il suo contrario. Insomma, un po’ di modestia e di umiltà è l’unica cosa che si chiede a tutti gli attori. Il rischio è che la claque da palcoscenico possa trasformare una normale rappresentazione teatrale in una farsa o, peggio, in una tragedia. Alcuni di noi non lo meritano.

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