giovedì 28 marzo 2013

No a Bersani e conseguenze dei suoi errori.


Dopo il no della delegazione del M5S al tentativo di Bersani di fare il nuovo governo la situazione è di stallo. Non si capisce che cosa si debba fare e come si possa venire fuori dalla strada senza uscita nella quale ci si è immessi. E' possibile risolvere il problema con la nomina di una “figura terza” di alto profilo? E, soprattutto, è possibile che Grillo appoggi un qualche esecutivo che non sia il provocatorio monocolore di minoranza del suo movimento? Prima di rispondere a questa domanda cerchiamo di capire cosa vuole in realtà Grillo. Beppe Grillo ha in mente una strategia semplice: distruggere le prassi e i metodi della vecchia politica dei partiti ed estrometterli dal gioco. Grillo si propone di costruire un “mondo nuovo”, con una concezione diversa del fare politica. A Grillo non interessano le poltrone, non vuole più le vecchie regole e non accetta che i partiti abbiano un solo euro di finanziamenti. Perché crede, e non a torto, che togliendo di torno il denaro dei rimborsi elettorali - che è il liquido dove i politici hanno sempre nuotato - questi ultimi mostreranno le loro nudità, le loro inadeguatezze, le loro insufficienze e le loro inefficienze. Rifiuterà qualsiasi mano tesa e andrà diritto per la sua strada che è la strada della rivoluzione concettuale e del cambiamento paradigmatico e probabilmente catastrofico della società. La famosa “decrescita felice” è il suo obiettivo. Si potrà essere in disaccordo con questa tesi ma se si vuole capire Grillo è necessario comprendere che lui per ricostruire il dopo, prima deve distruggere l’attuale, modificando le regole in atto per produrre il cambiamento. La domanda posta in precedenza ammette una sola risposta: che i partiti tradizionali hanno una sola strada se vogliono rimanere in gioco: “sciacquare i panni interni in Arno”, rinnovarsi completamente, chiudere i flussi di denaro che finora hanno prodotto il vuoto etico della loro politica, modificare profondamente la loro organizzazione e, dulcis in fundo, mutare la loro democrazia interna. Un esempio? Il macroscopico errore commesso nelle primarie del Pd da parte della nomenclatura che ha praticamente impedito a Renzi di gareggiare alla pari con Bersani e a quest’ultimo di vincere la sfida a causa di un potere basato solo sui funzionari di partito. I partiti cosiddetti normali (quello di Berlusconi non è normale perché è un partito padronale) non hanno più scampo. Alle prossime elezioni Grillo saccheggerà le loro provviste di voti e si prenderà quasi tutto il loro cocuzzaro lasciando solo le briciole. Alle prossime elezioni la partita si giocherà tra Berlusconi e Grillo e il Pd sarà ininfluente. Lo stesso Renzi non potrà più essere lo stesso dell’altra volta e non avrà più le stesse chances perché fuori tempo. L’unica possibilità di non essere travolti dal grillismo è affidare il mandato a una “persona terza” che traghetti l’Italia fuori dalle secche con un mandato di pochi punti per il rinnovamento. Realizzare in modo severo leggi etiche contrarie agli interessi di Berlusconi è indispensabile per poi andare a nuove elezioni. E che Dio ce la mandi buona. Naturalmente con Bersani out, perchè non solo ha perso le elezioni ma perchè continua a mostrare limiti insostenibili per la sua inadeguatezza nella comunicazione.

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.