martedì 30 dicembre 2008

Classifiche di vivibilità e vecchi vizi degli amministratori di Roma.

Secondo un sondaggio riportato in TV da tutte le reti nazionali la città di Roma, rispetto all’anno precedente, ha perduto venti posizioni nella graduatoria della vivibilità delle città nel Bel Paese. E scoppia la polemica tra i politici cittadini della capitale. Veltroni contro Alemanno e Alemanno contro Veltroni. Da una parte i seguaci del PD gridano allo scandalo dicendo che con Alemanno la città di Roma è retrocessa in serie B, mentre dall’altra parte i seguaci del Pdl si difendono affermando che i dati sono vecchi e si riferiscono al 2007 anno in cui a Sindaco di Roma c’era Veltroni. Insomma un vero pollaio di galli in miniatura che si beccano in modo scomposto e inconcludente. Brevemente, ecco la nostra semplice opinione. E’ tutto inutile. I politici della capitale non capiranno mai la lezione. “Non c’è peggior interlocutore di un sordo che non vuole sentire” dice un vecchio proverbio. Ebbene la verità è che entrambi gli schieramenti, di centrosinistra e di centrodestra, hanno torto. La ragione? Perché sono degli incapaci e mostrano il loro vero volto di dilettanti della politica ogni giorno che passa perché non sanno fare gli interessi dei cittadini e della città. A loro interessano le poltrone e le cariche di potere nelle potenti e ricche aziende comunali, come l’Acea, la Metro, l’Atac, l’Ama, le ASL, gli Ospedali, etc. per sistemare i loro protetti con i loro alti stipendi di dirigenti fannulloni. Bisognerebbe costringere i due partiti più forti a rimuovere l’intera loro classe politica e scegliere uomini e donne nuovi fra coloro che sono severi prima con se stessi e poi con gli altri. Ci vorrebbero amministratori zelanti, infervorati di giustizia e di onestà intellettuale, gente in grado di lavorare con sollecitudine, in maniera attiva, impegnata per un ideale da raggiungere. Ecco cosa ci vorrebbero. In poche parole, donne e uomini limpidi, pieni di scopi etici nella loro vita e dalla moralità a prova di "intercettazione telefonica". A questa sola condizione Roma potrebbe migliorare la sua posizione nella classifica generale della vivibilità. Purtroppo, a nostro parere, nei prossimi anni perderà ulteriori posti perché sia la maggioranza, sia l’opposizione hanno personaggi squallidi che dei requisiti succitati non ne capiscono neanche il significato. Qui pensano solo a magnà. L’ha dimostrato l’assessore regionale con delega ai rifiuti Mario Di Carlo che andava a mangiare la ‘coda alla vaccinara’ con l’avversario politico proprietario della discarica privata. Te capì?

domenica 28 dicembre 2008

Sfascio di un paese e perdonismo confuso.

Lo sfascio del paese Italia si vede anche dal perdonismo confuso di alcuni familiari delle vittime del terrorismo. Questa è l’analisi che facciamo oggi della notizia del giorno. La nostra è una società ammalata. Lo dicono alcuni fatti che constatiamo ogni giorno. Un esempio. Il prezzo del petrolio. Qualche mese fa costava l’inverosimile cifra di 160 euro al barile. Un prezzo insostenibile. Oggi ne costa un quarto, circa 40 euro al barile. Una diminuzione di prezzo del 300%. Vi pare normale? Qui sta succedendo qualcosa di sconvolgente, perché una società nella quale si verificano sbalzi del genere vuol dire che è ormai diventata inaffidabile e sgangherata. In poche parole siamo allo sfascio! Volete una prova dello sfascio della società italiana con una notizia di oggi? Eccola. Viene da una giovane parlamentare del PD di Veltroni che fa morire il Vaticano di invidia per avergli rubato l’idea. La figlia dell’ex operaio sindacalista della CGIL Guido Rossa, ammazzato dai brigatisti rossi negli anni ’70 e medaglia d'oro al valor civile datagli dall'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, conferma la nostra visione apocalittica della società italiana. Sabina Rossa propone una legge mediante la quale si possa permettere agli ex terroristi in carcere per omicidio che siano liberi senza il si delle vittime. In una dichiarazione ha detto che il suo è un ulteriore passo verso il superamento dei cosiddetti “anni di piombo”. Questa la notizia che ci ha tristemente colpiti. Non foss’altro che per la memoria di un uomo, suo padre, che è stato fatto bersaglio di vita da belve umane, assassini che devono trovare nell’espiazione il motivo della propria rieducazione. La nostra opinione è che cambiano le persone ma non cambia quel comportamento sgradevole e provocatorio di certi individui che vogliono imporre agli altri un fatto che interessa solo loro. La giovane deputata del PD, per piacere, si interessi di qualche proposta di legge che preveda una precedenza nel lavoro ai figli delle vittime del terrorismo e se vuole aiuti l’assassino di suo padre in altre maniere. A noi interessa che espii per intero la condanna per avere ucciso un innocente. Altro che apertura agli ex terroristi.

mercoledì 24 dicembre 2008

Crisi, vita grama dei poveri e denari dei ricchi da far donare.

E’ Natale. Dovremmo essere più buoni. Noi questa volta andremo controcorrente e saremo cattivi. Capirete il perché leggendoci fino in fondo. Tutti dicono che c’è la crisi. L’economia non va bene, i posti di lavoro cominciano a diminuire e le industrie mettono in cassa integrazione. La crisi falcidia centinaia di migliaia di posti di lavoro e la gente ha gravissime difficoltà ad andare avanti. Il Presidente del Consiglio Berlusconi dice, giustamente, che non bisogna lasciarsi prendere dal panico e che è necessario essere ottimisti e comprare italiano: azioni in borsa, titoli di stato, prodotti nazionali, etc. Si, va bene. Ma con quali soldi? L’ottimismo non è conciliabile con l’essere senza soldi. Senza euro da spendere per i beni primari non ci può mai essere visione rosea della vita. Senza soldi non si può comprare né italiano né straniero. Forse il Presidente Berlusconi non ha capito bene come stanno veramente le cose. La gente, i cittadini e tutti gli italiani che non hanno la fortuna di appartenere alla Casta o al sottobosco politico non hanno soldi! Non-han-no-sol-di-da-spen-de-re! Come possono comperare per un mese latte, pane e pasta, pagare luce, acqua, gas e telefono, medicine, etc. se non hanno una quantità di denaro adeguata da spendere? I pensionati sociali non ce la fanno più a rinunciare a tutto. La social card berlusconiana, che è una bellissima invenzione, non permette nulla di tutto quello che il cittadino meno abbiente ha di bisogno. Con 40 euro al mese in più alla pensione minima il pensionato può comprare prodotti alimentari totalmente insufficienti alla sua vita. E allora? I ricchi devono prendere coscienza che così non si gestisce l’emergenza. Noi non vogliamo fare “savonarolismi” ma è necessario dare più soldi agli italiani che ne hanno bisogno e toglierli a coloro i quali stanno bene, molto bene, che hanno il conto in banca zeppo di milioni di euro e in più, ogni mese, percepiscono stipendi da decine di migliaia di euro. I ricchi devono scucire i soldi. E’ necessario far capire loro che se non aiutano i poveri sono degli avari. E l’avarizia è condannata dalla coscienza e da Dio. Capito cari cattolici? Non è ammissibile vedere tanta ricchezza che viene incanalata solo verso professioni medio-alte e remunerazioni davvero esagerate. I ricchi, di questi tempi, si dovrebbero vergognare di essere tali. Qui non siamo più al tempo delle monarchie in cui la ricchezza era ostentata dagli abbienti per grazia divina e accettata dagli indigenti. Adesso l’ostentazione è offesa, è provocazione, è scherno, è sinonimo di crollo di valori, è assenza di solidarietà, ed è da considerare i-nac-cet-ta-bi-le. Il governo, presieduto dal più ricco cittadino italiano, che ha soldi, case, televisioni, banche, assicurazioni, etc. deve capire che è giunta l’ora di autotassarsi insieme ai sui colleghi benestanti e partecipare, non solo con l’ottimismo astratto ma, soprattutto, con la tasca concreta, allo sforzo di aiutare i più sfortunati. Diciamo che è necessaria una gigantesca colletta che dirotti risorse verso i più indigenti. E la Chiesa deve premere sui ricchi per "imporre" il dirottamento di denaro dalle loro tasche a quelle dei poveri. Deve minacciare scomuniche, se necessario, altrimenti è essa stessa la prima a non essere seguace di Cristo. E non diteci per favore che stiamo facendo demagogia, altrimenti vi chiameremo con il vostro vero nome: "egoisti, avari e menefreghisti". Perché fare orecchie da mercante con i poveri è, si sappia,in-tol-le-ra-bi-le.

lunedì 22 dicembre 2008

Conferenze di fine anno e solite litanie berlusconiane: la lagna continua.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi conclude l’anno con la solita conferenza stampa, esaltando le sue scelte politiche ed esponendo i problemi che intenderà affrontare nel prossimo anno. Accanto a cose giuste, sulle quali concordiamo, come per esempio il ritorno al nucleare, la costruzione di grandi opere come la Tav, i degassificatori e i termovalorizzatori di ultima generazione ci sono anche cose sbagliate. Sbagliatissime. Desidereremmo mettere in evidenza due soli motivi di dissenso che ci vedono su fronti contrapposti: lui dalla parte di un ipergarantismo pro-mascalzoni e noi dall’altra che critichiamo i suoi eccessi nell’aiutare chi delinque.
Le intercettazioni telefoniche della magistratura. Berlusconi vuole restringerle mortalmente. Tutti, escluso mafia e terrorismo. Noi vorremmo allargarle a tutti i reati di carattere etico. In mezzo i magistrati che vorrebbero mantenerle come sono per avere l’unico canale di informazioni su chi delinque. E’ noto che la polizia italiana, senza le intercettazioni telefoniche, ha una statistica del 93% di casi insoluti! Berlusconi con la scusa del garantismo abbonda nei condoni e nelle diminuzioni di pena, noi vorremmo aumentare le pene e, soprattutto, vorremmo che le pene fossero certe nella loro espiazione. L’espiazione della pena non deve essere intesa come una vendetta dello Stato ma come una rieducazione del reo. Dunque, niente sconti. Conoscendo l’indole italica all’imbroglio, soprattutto nella pubblica amministrazione (non c’è un solo italiano contrario a questa idea), ci sarebbe da rabbrividire se egli riuscisse nel suo intento di smorzarne l’intensità. In ogni caso, questo tema è un tema etico sul quale dissentiamo totalmente e ci pone nella condizione di essere risolutamente contrari a questo suo disegno politico cinico e sprezzante a difesa degli imbroglioni. L’allarme lo ha dato il Presidente della Commissione Giustizia della Camera, avv. Giulia Bongiorno della maggioranza, che ha riconosciuto ostile alla giustizia l’idea di Berlusconi di vietare le intercettazioni nei reati della P.A. L’alternativa, che piace tanto al Berlusconi impudente, sarebbe quella di garantire tutti e tutto con la scusa del garantismo. Ci piace riportare un semplice esempio dell’avv. Bongiorno per far comprendere quanto sia pericoloso il Berlusconi ipergarantista. “Se non ti devi nemmeno più alzare per consumare un reato sei oggettivamente agevolato nel commetterlo”. Capito bene la lezione? “La lingua batte dove il dente duole” dice un famoso proverbio, che qui calza perfettamente.
La riforma dell’ordinamento giudiziario. Berlusconi vuole togliere l’obbligatorietà dell’azione penale noi vorremmo lasciarla inalterata. Lui vuole imbavagliare i pubblici ministeri noi vogliamo confermare l’autonomia che la Costituzione riconosce loro. Se Berlusconi fosse un politico avveduto non chiederebbe l’asservimento del pm al potere esecutivo, ma chiederebbe, ed otterrebbe, di eliminare le distorsioni che hanno caratterizzato alcuni interventi dei magistrati in certe indagini. Queste si, ma pubblici ministeri al servizio dell’esecutivo sarebbe semplicemente scandaloso il solo immaginarlo.

sabato 20 dicembre 2008

Leggi fasciste sulla discriminazione razziale antiebraica e vergogna nazionale.

In questi giorni i media stanno parlando molto delle leggi razziali che il regime fascista promulgò alla fine degli anni ’30 contro i cittadini italiani di origine ebraica. Noi abbiamo letto questi testi legislativi. C’è da rimanere allibiti dalla prosa e dal lessico xenofobo e razzista contenuti in questo corpus giuridico. Abbiamo deciso pertanto di scrivere un post per esprimere tutta la nostra indignazione per il contenuto di queste leggi e proporre qualche riflessione critica sui fatti. Le leggi sono otto. Si va dal «manifesto sulla purezza della razza Italiana» del 14 luglio 1938 al «Regio Decreto sulla disciplina dell'esercizio delle professioni da parte di cittadini di razza Ebraica» che è l’ultimo. Ne prendiamo uno solo, il terzo, e lo commenteremo alla nostra maniera soppesandolo nel significato che il fascismo intese dare alla nazione come messaggio contro l’ebraismo. Si tratta del "Regio Decreto Legge 5 settembre 1938 – XVI n.1390" recante "Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista". Questo il titolo pomposo e intimidatorio che è stato scelto dallo staff giuridico del Ministero degli Interni fascista del tempo. Il R.D. è stato promulgato dal Re Vittorio Emanuele III e Imperatore d’Etiopia. Perbacco. A quei tempi i titoli valevano. E si pretendeva che venissero riportati per intero. Vittorio Emanuele III Imperatore d’Etiopia. Oggi farebbe ridere chiamarsi in questo modo, ma a quei tempi, sotto le mentite spoglie della serietà e della responsabilità, si spacciarono per Imperatori, Re e Maestà individui mediocri che oggi non sarebbero in grado di lavorare nemmeno al catasto. Ma allora non fu così. Dunque, dicevamo che il R.D. è datato 5 settembre ’38, cioè proprio qualche settimana prima che iniziassero le lezioni dell’anno scolastico 1938-39 in tutto il Regno. Fu una doccia fredda per migliaia di studenti, di professori e delle loro famiglie di cultura e religione ebraica. Mentre per le pance piene fasciste, con orologio e catenella al panciotto, fu un piacere sadico leggere che erano entrate in vigore le leggi razziste per la difesa della razza. Due modi molto differenti di interpretare la mascalzonata. Immaginate quanti studenti, giovani e fanciulle, si stavano preparando con entusiasmo e piacere a sedersi con i loro coetanei sui banchi di scuola. Immaginate per un istante la loro delusione quanto i loro genitori li informarono che non potevano più andare a scuola. Se non è mascalzonata questa, cos’è una mascalzonata? In ogni caso si trattò di un autentico calvario. Nessuna autorità politica e religiosa manifestò ufficialmente una opposizione a questo provvedimento miserabile e indegno. Il titolo del Regio Decreto continua elencando di seguito i destinatari e le motivazioni. Si parla di “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. Capito? Si trattava di una "misura prudenziale" per permettere alla razza italiana di non essere contaminata da quella ebraica. Ma quale razza? Quella italiana? Oppure quella fascista? Oppure ancora quella italiana e fascista. Ma gli italiani non erano tutti brava gente? Come hanno potuto fare questo? Ma non si era tutti “fratelli d’Italia”? E se la difesa era della razza italiana, vuol dire che ai corretti e irreprensibili cittadini ebraici si preferivano criminali, briganti, ladri e stupratori di professione. Meglio loro che gli ebrei. E’ così? Si o no? In verità il provvedimento ha a che vedere con la scuola fascista, da tutelare dalla cattiva compagnia ebraica, in modo tale da mantenerla pura. Ah se avessero saputo che oggi, a quasi 70 anni di differenza, nell’era della globalizzazione, il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America sarebbe stato un uomo di colore chissà come l’avrebbero presa. Certo oggi, la multiculturalità e la tolleranza tra le diverse etnie non fanno più notizia, ma allora sarebbe stato un fatto inaccettabile. Meno male che oggi non si può più pensare in quella maniera, rozza e brutale, e il fatto che si può vivere tutti insieme, nella stessa nazione, bianchi, neri, gialli, cattolici, ebrei, musulmani, etc è un fatto straordinario. Non è vero? Ma ritorniamo alle leggi razziali fasciste. Dunque era impellente mantenere pura la razza italiana e fascista. Ma da che cosa? Cosa c’è di più puro di un ragazzino di qualunque nazionalità che va a scuola per imparare, per giocare, per socializzare? Cos’è che c’è di più innocente? Continuiamo. Il secondo comma dello stesso R.D. dice che “Ritenuta la necessità assoluta e urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza….”. Avete inteso bene? I quattro firmatari, cioè Sua “Altezza” il Re, il Duce, il Ministro dell’Interno e quello della Pubblica Istruzione, nei primi di settembre del ‘38, ritennero il provvedimento di una “necessità assoluta e urgente”! Capperi. E di grazia in cosa consisteva l’urgenza? Per caso i buoi stavano scappando dalla stalla? Oppure dei pericolosi sovversivi stavano attaccando lo Stato fascista con azioni di terrorismo? Ma va là! Tre parole, tre bugie, tre strumentalizzazioni che fanno capire il grado di falsità, di cinismo e di determinazione del regime fascista in questo campo. Forte con i deboli e debole con i forti, vero camerati? Dov’era questa necessità? In che cosa consisteva? Per giunta “assoluta”, cioè perentoria e incondizionata, massima, perché non se ne poteva fare a meno. Ma la più grande falsità fu l’uso dell’aggettivo qualificativo “urgente”! Escludere gli ebrei espellendoli dalla scuola fu considerato dai quattro urgente. Perché urgente? I fanciulli ebrei avevano forse un pericoloso virus con il quale potevano contagiare i loro puliti e lindi cameratucci fascisti, integerrimi e patrioti? Molto probabilmente fu al contrario. E cioè, che gli sporchi e i pidocchiosi furono proprio gli italiani e non gli ebrei. E allora perché il provvedimento fu considerato urgente? Lo diciamo noi perché. L’urgenza dipese dal fatto che si doveva far vedere all’alleato tedesco che anche l’Italia fascista brillava per gli stessi comportamenti discriminatori e vessatori nei confronti della popolazione ebraica. Insomma, era voluto per piaggeria, per servilismo, per imitazione. Salvo poi successivamente fare una specie di marcia indietro, perché o mancavano gli insegnanti o perché le classi erano incomplete nel numero degli alunni. Ma al Duce interessava il biglietto da visita per Berlino e nient’altro. Il fatto vero è che il R.D. era illegittimo anche dal punto di vista formale perché non vi erano i presupposti di urgenza e, soprattutto, perchè ledeva i diritti fondamentali dei cittadini. Altro che. E la Chiesa cattolica fece a questo proposito un rumoroso silenzio. Vero? Continuiamo. “…non potranno essere ammesse persone di razza ebraica … e non potranno iscriversi alunni di razza ebraica”. Di nuovo con la razza, di nuovo a sottolineare con l’offesa l’appartenenza dispregiativa alla razza ebraica che era sinonimo di male. Non si disse che gli ebrei erano coloro che avevano ucciso Gesù? E che quindi erano il diavolo? Ma l’emarginazione dei più deboli non era contraria al Vangelo? E l’Italia non era "straordinariamente" cattolica tutta? E se si perché allora non si protestò? E’ quello che si è chiesto il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini l’altro giorno. Possibile che dopo la pubblicazione del decreto, durante le decine di migliaia di omelie da Bolzano a Palermo nelle diecimila e più chiese cattoliche del Regno nessun sacerdote, vescovo, cardinale abbia sentito l’esigenza di criticare il provvedimento, o quanto meno di dire una parola di sostegno alla sfortunata comunità ebraica? Ma il capolavoro di preziosa sintassi degli estensori giuridici venne conseguito con l’art.6 nel quale si diceva che “Agli effetti del presente R.D. è considerato di razza ebraica colui che è nato da entrambi i genitori ebraici, anche se qualcuno di loro professa religione diversa da quella ebraica”. Capito tutto? Dunque, in questo articolo è presente addirittura la definizione di ebreo come si fa nei testi di geometria razionale quando si elencano prima gli assiomi e poi si fanno le dimostrazioni applicando il metodo deduttivo. E’ vero ebreo e, dunque, deve essere espulso dalla scuola, colui che ha entrambi i genitori ebrei. Se ne deduce che chi aveva solo un genitore di razza ebraica era un fortunato e la passava liscia non subendo la discriminazione che invece subivano gli altri. Perché? Perché naturalmente nelle sue vene scorreva anche sangue italiano, che lavava e purificava. Dunque, guai a coloro i quali erano puri ebrei: avrebbero pagato cara questa loro origine e colpa. Capito? Il R.D. è un capolavoro di razzismo "colto ed educato", che giustificava le ragioni senza abbassarsi a spiegare troppo. Ci viene in mente un’altra osservazione. Chi legge oggi, con mente fredda, il R.D. senza lasciarsi prendere dall’emotività rimane sbalordito dalla prosa anche per un altro motivo. E cioè che la lettura è scorrevole e attualissima. Sembra di leggere una Circolare ministeriale emanata da un Ministro di qualunque dicastero dei governi Prodi o Berlusconi che ha avuto l’ok dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Credetemi è la stessa e identica prosa. Segno questo che c’è stata e c’è tuttora una continuità di linguaggio e di organizzazione che è impressionante. Negli anni 2000 in tutti i ministeri ci si esprime ancora con la stessa prosa. Significa qualcosa? Ci sarebbe piaciuto conoscere l’autore del testo giuridico del R.D. per guardarlo in faccia e fissarlo negli occhi con lo sguardo che meritava. A questo punto la razza italiana era salva. Finalmente l’Italia era data agli italiani. E qualcuno adesso ha anche il coraggio di criticare il Presidente della Camera? Fermiamoci qui. Non vale la pena continuare. Ma una conclusione è legittima: perché la Chiesa cattolica e il Papa non intervennero con la loro influenza? A tutt’oggi non l’abbiamo capito.

giovedì 18 dicembre 2008

Il Ministro della Salute proibisce alle strutture del SSN di tutta Italia di togliere la sonda che alimenta Eluana Englaro.

Il Governo italiano, attraverso il suo Ministro della Salute Maurizio Sacconi, ha deciso di impedire alle strutture mediche ospedaliere, pubbliche e private, di dare corso alla sentenza del Tribunale di Milano, confermata peraltro dalla Corte Costituzionale. Si tratta dell'intervento di un ministro del centrodestra, questa volta più autorevole ed efficace del Presidente della Regione Lombardia Formigoni, a favore della posizione che impedisce alla famiglia di sospendere l'idratazione e l'alimentazione della giovane in stato vegetativo da sedici anni. Questo il fatto che noi abbiamo commentato altre volte su questo blog. Adesso passiamo alle nostre opinioni. Le conseguenze potrebbero essere gravissime. Il nostro punto di vista è semplice e lo abbiamo detto tante volte e lo ribadiamo anche adesso. Si tratta di un fatto privato. Un fatto assolutamente privato. Nessuno ha il diritto di strumentalizzarlo in un senso o nell'altro. Sarebbe auspicabile che in questa questione nè magistrati, nè laici, né religiosi, nè politici di governo e di opposizione si interessassero oltre il minimo indispensabile, e comunque sottovoce, al triste evento lasciando alla famiglia la libertà di decidere se o meno adottare la decisione della sentenza del tribunale milanese. Solo la famiglia può e deve decidere. Nessun altro. Se così non sarà si rischia grosso. Si rischia, come minimo, che tra le ideologie e i dogmi ne possa uscire a pezzi l'autorevolezza dello Stato. E se questo si verificherà, il rischio che si corre è che le sentenze della magistratura in futuro non saranno più accettate da nessuno, con conseguenze enormi sul funzionamento della società perchè si rischierebbe l'anarchia. E' questo che si vuole? Nessuno ci ha pensato? Se poi si vuole impedire di applicare una sentenza di un tribunale della Repubblica Italiana allora si deve avere il coraggio di fare una legge che vieti esplicitamente l’atto del “togliere la spina”, in modo tale che la magistratura non potrà più entrare nel merito. Ma fino a quando questo non viene fatto, impedire l'attuazione di una sentenza emessa da un regolare tribunale della Repubblica equivale a commettere un reato, un reato di sovversione. Punto e basta. Noi pensiamo che su questa questione, lo ribadiamo, si stia giocando col fuoco. Non conviene a nessuno farla diventare una questione di principio. Perderebbero tutti: la chiesa cattolica, i laici, il governo, l’opposizione e tutti gli uomini di buona volontà. Al Ministro Sacconi una raccomandazione. Si rilegga, per favore, sul dizionario la differenza di significato tra “eutanasia” e “suicidio assistito”. Probabilmente non l’ha capita bene e fa qualche confusione.

mercoledì 17 dicembre 2008

Gianfranco Fini e i colpevoli silenzi di coloro che avrebbero dovuto parlare e invece tacquero.

Il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini ha fatto un annuncio a sorpresa sui colpevoli silenzi degli italiani e della Chiesa cattolica del tempo a proposito delle leggi razziali antiebraiche introdotte dal fascismo alla fine degli anni ’30. Gli esponenti politici cattolici di centro-destra e di centro-sinistra hanno protestato vivacemente, criticando il Presidente della Camera. Questi i fatti e passiamo alle nostre opinioni. Finalmente qualcuno che conta, in modo insospettabile e peraltro inatteso, ha avuto il coraggio di parlare chiaro. E questo qualcuno, invece di essere un politico di sinistra o un intellettuale cattolico, è paradossalmente un ex-fascista che è stato il Segretario politico del Movimento Sociale, l’ex MSI, unico erede del fascismo durante i primi decenni della Repubblica. Inverosimile e sorprendente, no? Delle due l’una: o Fini è veramente diventato un politico che merita fiducia e rispetto per l’onestà intellettuale mostrata in questi ultimi anni del suo percorso politico, oppure Fini è un furbo politico che cerca di accattivarsi i favori dell’area riformista e moderata per presentarsi in futuro candidato attendibile alla Presidenza del Consiglio o, addirittura, alla Presidenza della Repubblica. Noi non lo sappiamo perché non leggiamo nel cervello della gente. In ogni caso, è necessario riconoscergli coraggio e una notevole dose di risolutezza. Non accade tutti i giorni alla terza carica dello Stato rischiare la propria credibilità per una dichiarazione imprudente. Sarà quel che sarà, ma noi ci sentiamo vicini al Presidente della Camera. Ne condividiamo lo spirito e il contenuto delle sue dichiarazioni. E lo diciamo senza pretese, con lucida razionalità perché sarebbe un’indecenza e una vergogna non riconoscere la pesantissima discriminazione che hanno subito gli ebrei italiani durante gli ultimi anni dell’era fascista. Per quanto riguarda il Vaticano noi rispettiamo la religione cattolica e il lavoro di molti sacerdoti e uomini di fede del tempo che aiutarono molti ebrei di allora costretti a indossare la stella di Davide sul petto. Ma al tempo stesso siamo convinti che la Chiesa del tempo non abbia fatto tutto il possibile. Sta al Vaticano contestare la dichiarazione di Fini. E’ un suo diritto. Ma per favore, con prove e riscontri e non sulla fiducia. Altrimenti taccia.

lunedì 15 dicembre 2008

Imparare dagli altri a vivere con gratitudine e ottimismo.


















Un ritaglio di giornale, lontano nel tempo ma tremendamente vicino alle nostre coscienze. Ecco quello che ho trovato nelle mie carte questa mattina sistemando un cassetto di fogli sparsi e disordinati. Lo avevo ritagliato molti anni fa perchè mi colpirono le parole di Virginia Elena sul nostro paese e poi lo avevo dimenticato. Adesso, che è di moda denigrare la nostra nazione in tutte le salse, questo ritaglio, scritto da una mano sensibile e piena di affetto per l'Italia e per i veri italiani, ci sembra una salutare lezione di stima verso l’Italia e verso gli italiani. Questa donna argentina che inconsapevolmente noi abbiamo aiutato senza essercene resi conto ce lo ricorda con gratitudine e affetto. Abbiamo un terribile bisogno di ritornare a credere nella nostra identità e nel ruolo che possiamo avere nel mondo. A una condizione. Che tutti, dico tutti, facciamo la loro parte per uscire fuori dal buio delle crisi (al plurale) che come italiani stiamo vivendo. Unico punto di forza è credere nella nostra rinascita usando di più l'etica e meno la furbizia, imparando a combattere le immoralità e le ingiustizie. Il plurale è d'obbligo perchè abbiamo tanti campi della vita della nostra società da recuperare. Possano le parole di Virginia Elena aiutarci a riprendere l'ottimismo e la carica etica necessari a superare le difficoltà del momento.

sabato 13 dicembre 2008

Dilettantismo nella politica laziale dello smaltimento dei rifiuti.

Abbiamo ricevuto dalla Segreteria del Presidente della Regione Lazio una e-mail pubblicitaria. Il messaggio ci informa che il Presidente Marrazzo è intenzionato a risolvere la questione della raccolta differenziata. Questo è il fatto del giorno che intendiamo commentare. Diciamo subito a chiare lettere che non crediamo a una sola parola alle cose dette dal Presidente della Regione Lazio. Perchè? Semplice: è più di venticinque anni che viviamo a Roma e non abbiamo mai visto una sola volta la riuscita di uno straccio di iniziativa sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Alla regione, alla provincia e al comune di Roma si sono alternate giunte di centrosinistra e di centrodestra ma di risultati concreti non si è vista nemmeno l’ombra di una pur pallida soluzione! Viceversa, quello che abbiamo sempre visto in tutti questi anni è il dilettantismo ridicolo e scriteriato dei responsabili della regione, della provincia e del comune i quali, indipendentemente dal colore delle casacche, hanno sempre miseramente fallito in questo delicato settore dei servizi pubblici. Mai una sola volta in tutti questi anni abbiamo visto prendere provvedimenti da parte dell’intera terna istituzionale, insieme o separatamente, in grado di obbligare i cittadini a effettuare la consegna dei rifiuti in modo veramente differenziato e, per altro verso, non abbiamo mai visto un solo operatore di vigilanza far rispettare l’obbligo e la correttezza della medesima raccolta differenziata. Purtroppo se il Presidente Marrazzo è onesto deve riconoscere che le cose sono andate proprio così. Si badi bene che la nostra risposta polemica non è dovuta al fatto che noi siamo un suo avversario politico. No. Qui la casacca non conta. Noi stiamo parlando da semplici e neutrali cittadini che si sono stufati di essere presi in giro da tre soggetti politici che invece di fare gli interessi dei laziali si azzuffano continuamente tra di loro per ragioni di bassa cucina politica come se stessero in una incessante e infinita campagna elettorale. Il fatto è che anche la controparte di centrodestra ha prodotto, specularmene, lo stesso identico disastro prodotto dal centrosinistra in tutte e tre le istituzioni quando è stata al potere nella regione, nella provincia e, adesso, anche al comune. A volere essere chiari e onesti, sia il centrosinistra che il centrodestra, almeno in relazione alla raccolta differenziata, hanno fallito clamorosamente. Noi siamo profondamente delusi e indispettiti dall'elevato grado di incapacità politica e di zuffa sistematica che le tre istituzioni hanno finora dimostrato. A questo punto per noi c’è una sola possibilità per sostenere iniziative di appoggio alla politica regionale (ma anche alle politiche della provincia e del comune): e cioè, che tutti e tre i responsabili politici istituzionali, cioè Marrazzo per la regione, Zingaretti per la provincia e adesso Alemanno (ma prima Veltroni) per il comune di Roma, si siedano a un tavolo e discutano sinergicamente di un progetto comune e concreto, che deve essere convincentemente appoggiato da tutti e tre, senza riserve, imponendo a tutti i protagonisti, tecnici e politici, di seguire rigorosamente le linee del piano concordato che deve diventare patrimonio di tutti, cittadini e politici. Tutto qui. Se il Presidente Marrazzo vuole un suggerimento fornisca la città di un progetto serio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Come? Semplice anche qui. Vada in giro per le capitali dell’Europa e vedrà esempi straordinari ed efficientissimi di smaltimento dei rifiuti. Ne copi qualcuno di questi esempi e insieme al Sindaco e alla Provincia lo faccia realizzare tout court. Se il Presidente Marrazzo è una persona coraggiosa deve accettare la sfida. Lanci l'S.O.S. al Sindaco Alemanno per un incontro politico onde prendere sia decisioni concrete, sia assunzioni di responsabilità per la realizzazione del progetto. Se il piano non funzionerà i tre dovrebbero impegnarsi a dimettersi contemporaneamente dalle loro cariche. Altrimenti smettiamola di prendere in giro i cittadini. Dopo i servizi televisivi e giornalistici trasmessi in Tv sulla raccolta e sullo smaltimento dei rifiuti nel Lazio tutti e tre i responsabili della regione, della provincia e del comune dovrebbero vergognarsi del livello di bassezza e di arretratezza culturale e tecnologica nella quale hanno fatto cadere la regione che vanta, immeritatamente, di avere nel suo territorio la capitale d’Italia. Tutti e tre, Marrazzo, Zingaretti e Alemanno, devono sapere che i cittadini sono stufi delle loro zuffe e vogliono vedere fatti e non parole. Tutto il resto, come canta un bardo romano, è noia.

sabato 6 dicembre 2008

La correzione di un errore tipografico lungo ¾ di secolo.

Il post di oggi è speciale, molto speciale. Si riferisce a un fatto molto personale, accaduto un po’ di anni fa, circa sei anni addietro. Ho deciso di pubblicare la notizia che ho tenuto eclissata per anni perché questo blog e i cinque amici che mi seguono con continuità lo meritano. E poi, diciamo la verità, non capita tutti i giorni riuscire a scovare un errore nascosto per ben 77 anni in un raro volume di notevole interesse nel campo della letteratura scientifica senza che nessuno prima di me l’avesse individuato. Di che si tratta? Diciamo che non potete cavarvela così facilmente. Pertanto chi vuole conoscere l’accaduto deve leggere un po’ di righe che ho scritto appositamente per voi. Il post è volutamente lungo sia per la completezza dell’informazione, sia perché vale la pena seguire il discorso che ho preparato. Parliamo di Isaac Newton, a mio parere il più grande scienziato mai apparso nel mondo della scienza da sempre. Qualcuno potrà non essere d'accordo ma tutti concordano che Newton è collocato tra le grandi figure della scienza mondiale.
Isaac Newton mi ha sempre appassionato. Devo dire che ho fatto di tutto per leggere le sue opere. Sono appena due, ma corpose e terribilmente impegnative. Si tratta di due volumi fondamentali nell’opera di costruzione del sapere scientifico che Newton propose al mondo il 5 luglio 1687. Questa data è famosa perché quel giorno venne dato l’imprimatur alla prima edizione del primo dei suoi due lavori che rivoluzionarono il mondo della scienza. Questo libro si chiama Philosophiae Naturalis Principia Mathematica mentre l’altro, posteriore di ben diciassette anni, si chiama più semplicemente Opticks. Nel primo Newton enunciò le leggi della dinamica e la legge della gravitazione universale, mentre nel secondo raccolse le sue straordinarie ricerche sulla luce. Entrambi si possono leggere nell’edizione completa italiana della UTET, chiamata Classici della Scienza. Personalmente considero i suoi lavori fondamentali, imprescindibili e basilari nella conoscenza della struttura della scienza. Ho letto le due opere. Sono molto difficili da comprendere. Si tratta di due volumi di circa seicento pagine ciascuno. La lettura, soprattutto del primo, è faticosa e appesantita non solo dalla complessità dei temi trattati ma anche per l’inusuale, per noi oggi, linguaggio geometrico adoperato da Newton nell’intera opera. Ci sono una quantità enorme di teoremi di matrice geometrica di tipo euclideo, dimostrazioni, corollari e applicazioni a non finire. Insomma, il Newton dei Principia non è per niente facile da leggere e, se non si è veramente interessati alle sue scoperte e ferrati nella conoscenza della geometria razionale, la lettura è di una noia mortale. A mio parere non sono molti gli italiani studiosi di scienza che lo hanno letto fino in fondo. Io ho impiegato più di un anno per leggerli entrambi e vi garantisco che in certi tratti dei Principia la fatica da fare per comprendere il filo del discorso newtoniano è considerevole. E nonostante il mio impegno e il mio interesse ci sono riuscito solo parzialmente, perché non ho timore di confessare che alcune parti non sono riuscito a leggerli interamente. Dunque, i potenziali lettori di Newton sappiano che non avranno vita facile se decideranno di leggere per intero le sue due opere. Se poi aggiungiamo che in Italia la figura di Galileo monopolizza quasi interamente l’interesse degli studiosi e degli insegnanti nelle scuole, si comprende che quando affermo che pochi italiani hanno letto i Principia di Newton non mi sbaglio di molto. Sto insistendo su questo tema particolarmente sgradevole, del fatto cioè che pochi italiani hanno letto l’intero volume dei Principa per due ragioni. La prima riguarda una polemica che ho sempre sostenuto in tutte le sedi nelle quali l‘ho potuta manifestare, e cioè che in Italia si legge solo Galileo e si ignora completamente Newton. Guardate che nel mondo dell’educazione scientifica questo fatto è di una gravità, a mio parere, inaudita, perché si rischia di creare in tutte le generazioni di studenti italiani un enorme buco conoscitivo intorno all’opera del grande fisico inglese che inventò letteralmente le basi della fisica. Mi rendo conto che Newton, essendo stato di cultura anglicana ed antipapista per eccellenza, è sicuramente mal visto dalle gerarchie cattoliche. Dunque, nella didattica scientifica italiana l’ostracismo per il grande scienziato è sempre stato un fatto concreto e ricorrente. Ma questo non giustifica la diversità di trattamento e di interesse impartito nei luoghi ufficiali del sapere tra Galileo e Newton, anzi la aggrava. La seconda ragione riguarda un fatto personale che desidero illustrare in questo spazio web, in modo esaustivo. Si tratta di questo. La casa editrice Zanichelli, nella collana Le Ellissi, ha pubblicato nel 1990 una ristampa anastatica del 1925 dei Principia di Newton in edizione ridotta.

Il libro ha le seguenti coordinate bibliografiche: «Isaac Newton, Principii di filosofia naturale Teoria della gravitazione (Prefazione, Introduzione e note critiche di Federigo Enriques e Umberto Forti), Bologna, Zanichelli, 1990». Fa un certo effetto leggere questo libro. Intanto, perché i Principia sono stati sintetizzati in appena 215 paginette di dimensioni contenute. Dunque, si tratta di una sintesi delle parti più importanti e la lettura ne trae beneficio. Il libro è scorrevole ed essendo depurato degli aspetti formali di tipo matematico "meno importanti" riesce anche ad appassionare. E' anche piacevole da leggere perchè i paragrafi sono brevi, pieni di argomentazioni fisiche interessanti e perfetti nei calcoli. Nell’ultima pagina di copertina (in quarta) viene riportata la seguente presentazione: “grazie al lavoro svolto con garbo e diligenza da Federigo Enriques (nella foto) e Umberto Forti per quel pubblico di educatori, uomini colti e studenti delle nostre scuole secondarie superiori, che – non essendo matematici o fisici di professione – ripugnerebbero dalla lettura d’un volume di circa seicento pagine, irto di formule…”. In secondo luogo, perché essendo una ristampa anastatica è stato scritto, o meglio stampato, con i caratteri tipografici del tempo. Per esempio la data del 1925 è scritta, inusualmente oggi, in caratteri romani, come MCMXXV, e il logo presente in fondo alla pagina del titolo è veramente di altri tempi: bello e antico. Questi e altri aspetti caratteristici dell’edizione della Zanichelli sono stati una bella novità che ho apprezzato molto. Così questo libro, fin dalla sua prima ristampa del 1990, ha sempre fatto bella mostra nella mia libreria. Questo è l’antefatto. E passiamo adesso all’avvenimento che desidero commentare più in dettaglio. Nel 2002 ho insegnato Meccanica Classica in una classe terza di liceo scientifico nella quale vi si trovavano degli studenti interessati allo studio della fisica. Durante alcune lezioni sulla teoria gravitazionale proposi alla classe una piccola ricerca per confermare la validità della legge di gravitazione universale di Newton a proposito del fatto che la forza di attrazione tra due corpi puntiformi è inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra i due corpi medesimi. E lasciandomi prendere un po’ dall’entusiasmo, proposi di verificare con i calcoli la validità della Proposizione IV – Teorema IV del Sistema del mondo (Libro terzo dei Principia). Nel libro completo dei Classici della Scienza UTET l’argomento è affrontato da Newton nelle pagine 619, 620, 621 e l’inizio della pagina 622. Allo stesso tempo, nell’edizione ridotta di Federigo Enriques del 1925, il tema precedente è sviluppato da Newton alle pagine 138, 139 e 140. Bene. Diedi agli studenti delle fotocopie delle tre paginette dell’edizione ridotta con lo scopo di permettere loro di effettuare i calcoli con calma, a casa durante il fine settimana. Dopo una decina di giorni i giovani mi risposero che i loro risultati non coincidevano con quelli ottenuti da Newton. Erano delusi dalle mie promesse, a quanto pare non mantenute. La stranezza fu che io stesso rifeci personalmente i calcoli con molta attenzione e ottenni gli stessi risultati dei miei studenti, cioè che i risultati da me o, meglio, da noi ottenuti non coincidevano con quelli di Newton. Sbigottito dagli sviluppi della situazione e imbarazzato dall’insuccesso cercai di capire il perché di questa “stranezza”. Garantisco che fu una questione di principio. Non potevo deludere i miei studenti e dovevo a tutti i costi giustificare il perché i calcoli “non tornavano”. Ma niente. Tutti i miei ripetuti tentativi per più di una settimana non facevano che farmi spazientire una volta di più. Consumai una montagna di fogli di carta rifacendo i calcoli tante volte. Si trattava di dover calcolare prima due accelerazioni (la centripeta della Luna e quella di gravità sulla superficie terrestre) partendo dal diametro della Terra dato da Newton in piedi francesi e poi calcolare due distanze (la distanza percorsa dalla Luna in caduta libera se privata del suo moto in un minuto primo e l'altra di un corpo che cadeva nelle nostre regioni nello stesso minuto primo). I calcoli dovevano concludersi con un risultato uguale a quello di Newton che era di 15 piedi e 1/12 nel primo caso. Ma non ci fu nulla da fare: i risultati erano diversi e incompatibili. Quando capii che non riuscivo a tradurre in pratica il mio obiettivo compresi che dovevo essere più rigoroso, che dovevo cambiare metodo, e mi venne in mente che avrei potuto trovare qualche suggerimento sul perché non riuscivo nel mio intento consultando l’edizione completa della UTET che io non possedevo nella mia modesta libreria a causa dell’eccessivo costo dei due tomi. Fu così che una mattina andai alla Biblioteca Nazionale di Roma per consultare il testo completo. Grande fu la mia meraviglia quando lessi nel libro della UTET, con una concentrazione di pensiero raramente ripetuta nel tempo, che la circonferenza della Terra era di 123 249 600 piedi parigini, mentre nell’edizione ridotta della Zanichelli, che io possedevo a casa e che avevo usato per fare i calcoli insieme ai miei studenti, si trovava che la misura della circonferenza era invece di 12 349 600 piedi di Parigi! A parte il fatto che l’unità di misura in un caso era il “piede parigino” e nell’altro libro era il “piede di Parigi”, che sono la stessa cosa, quello che la mia attenzione catturò avidamente fu che i due numeri erano profondamente diversi. Infatti, il primo aveva una cifra in più del secondo, ovvero 123 milioni circa di piedi parigini del primo non erano per niente uguali a 12 milioni circa di piedi di Parigi del secondo! Avevo trovato il motivo per cui i risultati non coincidevano. Infatti, l'accelerazione centripeta ora, finalmente, coincideva con quella utilizzata da Newton, a causa del nuovo valore del raggio orbitale della Luna che, adesso, era corretto. Vuol dire che il redattore della casa editrice bolognese, incaricato della revisione finale, aveva omesso la cifra mancante. I tipografi stamparono pertanto tutta la serie di libri contenenti l’errore che io e i miei studenti avevamo scoperto. A scuola comunicai felicemente l’inghippo e feci presente agli studenti che il loro tentativo di “confermare” la teoria di Newton era stato la causa della scoperta dell’errore tipografico presente nell’edizione anastatica del 1925, da ben ¾ di secolo. Parodiando Karl Popper, ho detto loro che avevano "falsificato" la teoria di Newton, almeno quella contenente l'errore tipografico. Tra le tante cose che si possono dire di questa faccenda c’è da ricordare che non è facile seguire il ragionamento di Newton in termini di calcolo, perché a quel tempo non si usavano i calcoli algebrici alla maniera in cui si utilizzano oggi e le unità di misura delle distanze non erano in metri ma in piedi francesi. Ecco alcuni dati utilizzati da noi nel calcolo. Dalla lunghezza della circonferenza terrestre si deduce il raggio della Terra (un metro per curiosità corrisponde a 3,0794 piedi). Conosciuti il raggio terrestre, il raggio orbitale della Luna e il periodo di rivoluzione della Luna intorno alla Terra, si può facilmente calcolare l'accelerazione centripeta della Luna. L’accelerazione di gravità sulla Terra è 30,269 piedi/s2 mentre quella dove orbita la Luna è 0,00838 piedi/s2. Il loro rapporto è il famoso (60 x 60) che permise a Newton di sostenere la sua tesi che la forza dipende dall'inverso del quadrato della distanza. Pertanto, dice Newton, se la Luna dovesse cadere sotto la spinta dell’attrazione gravitazionale della Terra percorrerebbe in un minuto primo una distanza di 15 piedi, 1 pollice e 1 4/9 di linea, cioè 15,1 piedi mentre i miei studenti avevano trovato un valore differente da questo. Comunicai la notizia alla casa editrice Zanichelli che mi inviò un libro in omaggio, ringraziandomi per il contributo dato alla correzione da apportare alle edizioni future. Cosa dire a questo punto di questa piacevole “avventura culturale” durata più di un mese di lavoro? Un solo commento: sono queste “piccole” cose che ripagano un insegnante dei mille sacrifici effettuati nella sua attività professionale di docente. I miei studenti potranno ricordare l'episodio con orgoglio e soddisfazione.

mercoledì 3 dicembre 2008

E’ questione solo di qualche grammo di principi morali in più e di parecchie tonnellate di iniquità in meno.

Può una politica di risparmio energetica conciliarsi con un’etica della domanda e del consumo? Domanda semplice ma di grande interesse. La nostra risposta è che si, si può, a condizione solo che lo si voglia! In un periodo in cui la politica italiana del contenimento dei consumi energetici e dello sviluppo delle fonti energetiche bio-alternative (solare, fotoelettrico, biomasse, eolico, etc.) è talmente debole che l’Europa, non a torto, ci ha classificati come i nemici dello sviluppo eco-sostenibile, è possibile recuperare. Ecco come in un esempio importante che è quello dei consumi elettrici. Dovrebbe funzionare pressappoco così. Si calcola il valore medio dell’energia elettrica consumata da un italiano in un anno. Facciamo un esempio, con numeri presi a caso e mirati alla semplificazione. Se vengono consumati sessanta miliardi di chilowattora all’anno, cioè 60 000 000 000 kWh/anno il valore medio pro-capite è 60 miliardi diviso 60 milioni di cittadini, uguale a mille kWh a testa in un anno. Lasciamo perdere se non è realistico un consumo così elevato e facciamo finta che i calcoli siano giusti. Questo vorrebbe dire che chi consuma più di questo valore medio di 1000 kWh è uno sprecone, mentre chi consuma meno è un virtuoso. In questa prospettiva dovrebbero essere stabiliti, dalle teste d’uovo del ministero competente, i valori del prezzo da pagare in funzione del consumo, cioè per chi consuma meno di 1000 kWh sconti progressivi a iosa, mentre per chi consuma di più penalizzazioni e aumenti via via crescenti, fino ad arrivare a stangate opportune e fortemente educative per ottenere ricadute di risparmio appropriate. E’ proprio così difficile pensare a una strategia dei prezzi così semplice? La proposta andrebbe incontro a tutta una serie di richieste che dovrebbero soddisfare l’esigenza del risparmio energetico nazionale in modo consistente, l’esigenza di premiare i cittadini virtuosi, l’esigenza di punire gli spreconi con messaggi educativi chiari del rispetto del contenimento dei consumi e, infine, l’esigenza di sviluppare una educazione ambientale che porterebbe buone abitudini nel campo dell’educazione dei cittadini nella vita sociale. Perché non lo si fa? A nostro giudizio non lo si fa perché né il centrosinistra, né il centrodestra in Parlamento hanno la voglia di “distrarre” il proprio tempo dalla polemica politica a causa di una miopia che non è solo politica, ma è culturale e, ancora peggio, immorale. Solo i mediocri pensano come fanno l’arrogante maggioranza e la disastrata opposizione. E nel frattempo spagnoli, tedeschi,inglesi, francesi & C. lavorano bene nell’interesse generale delle loro società. Mala tempora currunt.

lunedì 1 dicembre 2008

Berlusconi continua nella sua dissennata corsa all'aumento indiscriminato del suo conflitto di interesse.

Se glielo fanno rilevare si arrabbia. Dice che è colpa del comunismo. Intanto fa fuori il suo più diretto concorrente nel campo delle televisioni private. I suoi provvedimenti, spacciati per aiutare i consumi, impongono il raddoppio dell'Iva, dal 10 al 20 per cento, sui contratti di Sky per gli utenti dell'azienda televisiva sua diretta concorrente. Un provvedimento che non solo conferma, ma soprattutto ingigantisce sempre più il planetario conflitto di interesse del Presidente del Consiglio, nonchè proprietario di Mediaset. Berlusconi si difende in modo sfrontato, affermando che non è vero. La verità è che un governo presieduto dal proprietario di un'azienda televisiva che fa terra bruciata intorno agli avversari, e che emana un decreto che mette fuori mercato il suo principale e unico concorrente è letteralmente una cosa riprovevole. A noi il compito di ricordare questa scorrettezza, che è al tempo stesso un'ingiustizia ma anche una sfrontatezza di chi pretende di rappresentare il paese senza averne i titoli morali ed etici.

domenica 30 novembre 2008

La traduzione dei lirici greci e la sfida della scienza alle humanae litterae.

I tempi sono cambiati. Non ci sono dubbi: sono cambiati totalmente. E’ in atto una virata globale a 180°. Ma quando mai si è visto un governo, come quello americano, che presta soldi alle banche private, sostenendole finanziariamente per evitare che falliscano? In Italia le banche hanno sempre fatto prestiti da usurai, con l’intento esplicito di produrre l’insolvenza del cliente e prendersi il suo malloppo dato in pegno e incamerare “cocuzze e cocuzzaro”. Dunque, siamo in un mondo nuovo. Aldous Huxley, se vivesse, avrebbe visto la sua catastrofica utopia realizzata oggi, ai nostri tempi. Ma dove la conferma del cambiamento rivoluzionario è più forte è quella che vede oggi un uomo di scienza, uno scienziato vero, in carne e ossa, con nome e cognome, Edoardo Boncinelli, impregnato fino al midollo di cultura scientifica, fare l’umanista. Il genetista italiano ha tradotto i lirici greci. Cose da “altro” mondo. Laureato in fisica è un genetista famoso per i risultati dei suoi studi di genetica. Ebbene, il suo libro I miei lirici greci. 365 giorni di poesie, della casa editrice San Raffaele è stato pubblicato ed è in vendita nelle librerie. Noi non entriamo nel merito della sua fatica. Non ne siamo capaci. A sentire la critica è riuscito a scrivere un piccolo capolavoro laddove molti letterati hanno fallito. A quando il fenomeno contrario, di un umanista che traduce parte della Relatività Generale di Einstein divulgandola in modo originale come ha fatto Boncinelli con la lingua greca?

sabato 29 novembre 2008

Auto blu, malcostume e comodità nella Roma dei furbetti del quartierino.

«Nun te reggae più... auto blu, i ministri puliti, i buffoni di corte, ladri di polli, super pensioni, Nun te reggae più...ladri di stato, e stupratori, il grasso ventre dei commendatori, diete politicizzate, evasori legalizzati […] mentre vedo tanta gente, che non ha l'acqua corrente, e nun c'ha niente, ma chi me sente». Sono questi alcuni versi della canzonetta di Rino Gaetano che già decine di anni fa fotografava un’Italietta infestata da furbetti del quartierino. Adesso si replica. I furbacchioni a Roma non mollano la presa e sfruttano fino in fondo i loro agi. Ci ricordano il coccodrillo, che una volta azzannato lo gnu di turno lo bloccano sott’acqua con giravolte da capogiro e lo uccidono. Brevemente, perché la faccenda è troppo nota per tirarla per le lunghe, si tratta di questo. Il Presidente dell’ATAC di Roma Massimo Tabacchiera porta i figli a scuola con l’auto di servizio. Incurante della crisi finanziaria e delle difficoltà economiche delle famiglie, questo Signore, che definirlo furbacchione è veramente signorile da parte nostra, sfrutta gli agi della casta per fini puramente personali. Autista stipendiato con probabile indennità di abbigliamento, benzina consumata in grandi quantità e spese di rappresentanza tutto gratis per incrementare il già consistente bottino delle entrate, questo Signore se ne infischia della crisi e manda il proprio autista ad accompagnare i figli a scuola. Morale. Ma perché è così difficile vivere a Roma la propria vita senza gabbare la collettività? Perché un uomo di successo del mondo politico romano, benestante e potente, crea un caso politico e permette all’opposizione di chiamare con la parola insulto l’uso “improprio” del “proprio” mezzo di servizio? C’è una sola risposta alla domanda: l’impunità e il sentirsi al di sopra delle regole. Di questo, e solo di questo, si tratta. Perché se il Sig. Tabacchiera fosse certo di un suo licenziamento in tronco se beccato a sfruttare impropriamente l’uso delle risorse pubbliche siamo convinti che non avrebbe mai commesso l’illegalità. Un Sindaco serio e coerente di una città seria ed eticamente a posto imporrebbe a questo Signore, a puro titolo di risarcimento morale nei confronti della collettività, l’abolizione dell’agio di servirsi dell’auto blu, mentre al Signor furbacchione da Lui nominato imporrebbe di dimettersi dalla carica che indegnamente ha occupato finora. Ma il Sindaco, siamo certi che non lo farà. Vero Signor Sindaco? Magari per Ella sarà stata una semplice marachella da non ripetersi, vero Signor Sindaco? Lo diceva già molti anni fa Rino Gaetano. E non è cambiato niente da allora. Ah! Quasi dimenticavamo. Un bravo e un onore al merito al giornalista Francesco Toiati che ha denunciato il privilegio e l’illegalità. Sia orgoglioso del suo lavoro.

giovedì 27 novembre 2008

Discariche, pietanze regionali e conflitti di interesse a Roma.

Roma. Regione Lazio. L’Assessore con delega ai rifiuti Mario Di Carlo, romano de Roma con forte accento trasteverino, è stato costretto a dimettersi dall’incarico. Il motivo riguarda una sua infelice intervista rilasciata al settimanale Reporter che gli ha fatto ammettere il suo conflitto di interesse con il proprietario della più grande discarica privata romana d’Europa. Tralasciando la volgarità del linguaggio adoperato, di per sé indice di una forte scorrettezza istituzionale, dice Di Carlo che tutti sapevano della sua amicizia con il proprietario della discarica e tutti erano a conoscenza del fatto che andavano a mangiare insieme a ristorante il tipico piatto romano della “coda alla vaccinara”, un intruglio di carne di coda di bue grassa all’inverosimile e difficilmente digeribile a uno stomaco normale. E veniamo alla nostra opinione. Ci dispiace parlare di nuovo dei difetti dei romani ma le ragioni delle dimissioni ci impongono di ritornare per l’ennesima volta sulla facilità dei costumi morali e sulla estrema labilità dell'etica della politica romana. E’ scandaloso quello che è successo. Quello che colpisce in questa squallida vicenda non è tanto il conflitto di interesse del Di Carlo che è stato costretto a confessare il suo “peccato di amicizia” col concorrente privato. No! Quello che colpisce è la mentalità romana del tipo: “siccome tutti erano al corrente della mia amicizia con il proprietario della discarica io non ho colpa”. L’assessore romano non comprende che la sua carica è incompatibile con la sua amicizia verso il concorrente privato e che non avrebbe mai dovuto accettare l’incarico a causa di un evidentissimo conflitto di interesse. Come al solito la questione nasce tutte le volte che entrano in ballo i valori dell’onestà, della trasparenza, della correttezza che a Roma sembrano sconosciuti. Ma ciò che è più insopportabile è il comportamento del Presidente della Regione Lazio, pinocchio Marrazzo. Lui sapeva tutto ed ha fatto finta di non sapere nulla. Ha taciuto. Anzi, peggio, ha dato l’incarico di assessore con delega ai rifiuti proprio all’unica persona alla quale non avrebbe dovuto darlo. Più immorale di così … si muore. Qui le dimissioni non devono essere solo dell’assessore, ma soprattutto del Presidente Marrazzo. Ma quelli di centrosinistra non hanno sempre detto che Loro non avrebbero mai potuto commettere gli errori di Berlusconi?

mercoledì 26 novembre 2008

Cattivi maestri e ... vogliamoci bene.

Vladimir Luxuria vince un premio televisivo e il Vaticano informa che nessun Papa ha mai condannato Galileo. Cos’hanno in comune queste due notizie? Sono entrambe sconvenienti, puzzano di buonismo e nascondono qual è il vero problema. Noi non abbiamo nulla contro l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista, né contro lo “scoppio” della pace tra la Chiesa Cattolica e la figura di Galileo Galilei. Ma se le notizie hanno un senso e se non vengono strizzate ben bene per far emergere cosa si nasconde sotto, vuol dire che si fa cattiva informazione o, peggio, si nasconde un pezzo di verità. Caso Luxuria. Il problema non è il personaggio Luxuria in se che, detto tra noi, non interessa per niente. Il vero problema è il tipo di televisione e il modello culturale di TV di Stato che si vuole imporre agli italiani. Vertici RAI nominati da politici da strapazzo di maggioranza e opposizione continuano imperterriti a far sfornare alla televisione di Stato una sbagliatissima e offensiva modalità di fare televisione, che è esattamente il contrario di quella che il servizio pubblico con canone dovrebbe fare. La tv dei reality e dei programmi popolari salottieri, dove si riesce a far emergere il peggio dell’animo umano, con una modalità di comunicazione che è semplicemente vergognosa, sia dal punto di vista del rispetto della lingua, sia sul piano della cultura vera e propria, è una proposta demenziale di televisione che fa un male incredibile alle coscienze degli italiani tutti, giovani e meno giovani. Caso Vaticano. I vertici vaticani hanno probabilmente capito l’errore e il danno di immagine prodotti dalla Chiesa cattolica su se stessa da quasi quattro secoli di testarda politica dello struzzo, tesa a nascondere la grave decisione di incriminare e condannare il grande vecchio della scienza italiana: quel Galileo Galilei che tutto il mondo ci invidia. Mai un solo prete, vescovo, arcivescovo, cardinale e papa ha sostenuto in tutte queste centinaia di anni le ragioni di Galileo. La condanna all’esilio e la detenzione ad Arcetri del vecchio scienziato, comminate dal Tribunale della Chiesa cattolica del tempo, è un macigno che pesa terribilmente sulla testa di una gerarchia che lentamente e faticosamente comincia a prendere atto della impossibilità di continuare a negare l’evento così come si è manifestato. E cosa si inventa il Vaticano? Una dichiarazione ufficiale che nega l’esistenza di un qualsivoglia documento firmato da un Papa che mostri la condanna di Galileo. Come dire, siccome non esiste un documento firmato da un Papa allora vuol dire che non ha senso discutere di un evento “fantasma”. E oplà, risolto l’inghippo. Si vuole dire questo? Ma non è più facile riconoscere l’errore, aprire i segreti contenuti negli archivi, farli consultare dagli storici e prendere atto che il fatto non si deve ripetere più, magari inventandosi un premio alla cattolicissima scienza galileiana da attribuire a uno scienziato che fa con i propri studi il bene dell’umanità?

lunedì 24 novembre 2008

Aristotele non ebbe bisogno del computer. Tu che leggi questo post si.

La cultura contemporanea è in crisi. Questo è un dato di fatto. Se si è curiosi non rimane altro che chiedersi perché. Una possibile risposta è che la società contemporanea ha fatto di tutto per perdere il sapere unitario. La vita del mondo agli inizi del XXI secolo è come spaccata in due universi antitetici che fanno di tutto per non riconoscersi l'un l'altro e parlano con vocabolari differenti. I due linguaggi sono quelli relativi all’asse umanistico e all’asse scientifico. Insomma, c’è in atto una ostilità tra umanesimo e scienza che non porta cose buone. In Italia la dicotomia è esasperata di più e sono quotidiani gli attacchi alla scienza che vengono da diverse fonti. Attaccano a testa bassa le Chiese con le loro religioni, la politica, i centri di potere legalizzati e segreti perché temono che se fossero superati gli steccati e le incomprensioni tra le cosiddette due culture, la scientifica e l’umanistica, sarebbero guai per loro e per i loro interessi. Un esempio? Eccolo: i controlli critici ai centri di potere. Saper controllare criticamente i risultati e le metodologie adoperate da chi ci governa, dai politici, dagli industriali e dai centri di potere in generale è fondamentale nella società moderna. La ragione sta nel fatto che la sinergia tra cultura umanistica e cultura scientifica potrebbe creare un forte controllo critico sulle fonti di rischio per la vita sociale e politica delle popolazioni nel mondo. Viceversa, settorializzando il sapere e, soprattutto, fratturandolo si riesce a dividere e a minimizzare i controlli. D’altronde, una delle massime dell’Impero romano per garantire il potere di Roma nel mondo era: “dividi et impera”. Questa analisi impietosa è la conseguenza di due aspetti. La scuola italiana è ormai incapace di formare correttamente e adeguatamente le menti dei nostri giovani non solo perché ci sono deficit di professionalità nei suoi operatori, insegnanti e dirigenti scolastici, ma soprattutto perché è impreparata a una educazione che veda discipline scientifiche e umanistiche concorrere armoniosamente allo sviluppo della personalità dei giovani. Nel mondo della scuola liceale italiana un insegnante di Latino e Greco e un docente di Matematica e Fisica sono degli estranei a tutti i livelli. Non parlano e non si intendono. In secondo luogo manca ancor oggi, dopo decenni di possibili riflessioni, una risposta alla straordinaria domanda che pose alla società mondiale il libro di Charles Snow, Le due culture. Nel maggio del 1970 uscì in Italia, con i tipi di Feltrinelli, il libro con la prefazione di Ludovico Geymonat, il quale diceva che “nessuno può essere, oggi, così cieco da non rendersi conto che l’esistenza di due culture, tanto diverse e lontane una dall’altra quanto la cultura letterario-umanistica e quella scientifico-tecnica, costituisce un grave motivo di crisi della nostra civiltà; essa vi segna una frattura che si inasprisce di giorno in giorno, e minaccia di trasformarsi in un vero muro di incomprensione, più profondo e nefasto di ogni altra suddivisione”. Come uscirne? La separazione delle due culture pone problemi immensi alla società, tra i quali v’è il difficile e complesso problema dell’adeguamento della scuola ai nuovi mezzi di comunicazione, la televisione, internet, la telematica per far si che questi ultimi svolgano coscientemente un ruolo oltre che informativo e d’intrattenimento, anche educativo con l’efficacia delle possibilità comunicative che essi comportano di immediatezza e di presa diretta su chi legge, ascolta e vede. Sfortunatamente, più abbiamo bisogno di integrazione fra le due culture e più i responsabili politici del nostro paese sembrano sordi, totalmente incapaci di mettere mano a progetti di volontà di un sapere unitario e armonico. Pertanto, il futuro che ci attende non è dei migliori. Purtroppo.

domenica 23 novembre 2008

Cellulari in carcere, etica degli avvocati e morale alla deriva.

In una giornata in cui non mancano le notizie importanti da commentare noi scegliamo un tema apparentemente minore. Ma a nostro parere non meno importante. Tutt’altro. Ha a che fare con l’etica dunque è, semmai, “maggiore”, non minore. In ogni caso è un tema non trascurabile in una società in cui alcune categorie professionali, come quella degli avvocati e dei politici, sgranocchiano il tradimento della morale fin da neonati. La notizia riguarda il fatto che a Roma sono stati indagati dalla Procura della Repubblica due avvocati, perché hanno passato di nascosto a due detenuti un cellulare col quale permettevano ai due di “effettuare operazioni illecite finalizzate alla introduzione di sostanze stupefacenti”. La morale? Di stupefacente c’è solo l’idea di scandalizzarsi che uomini di legge che lavorano nel mondo della giustizia commettano ingiustizia e siano immorali. Questa notizia fa pendant con l’altra, già affrontata in un nostro precedente post, della collusione di avvocati meridionali con le organizzazioni criminali. A Trapani, scrive il giornalista Alfio Sciacca, un avvocato siciliano si vantava di avere contatti con un boss latitante ricercato da tutte le forze dell’ordine e mai catturato. L’avvocato è finito in manette perché si adoperava di reperire prestanomi a cui affidare imprese controllate dalle cosche. Cosa volete di più per non giudicare marcia una società in cui si assiste quotidianamente alla caduta delle barriere etiche e morali di uomini di legge, i quali pur di fare denaro ed avere successo venderebbero l’anima al diavolo? E il Ministro della Giustizia, tale Angelino Alfano - del partito pro-prescrizione, pro-amnistia e pro-amici del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - che vuole favorire i carcerati mediante una soluzione geniale di tipo berlusconiano? In cosa consiste? Si tratta di “mettere alla prova” il delinquente che subisce un processo con un meccanismo ridicolo a lui favorevole che è, in pratica, una sospensione del processo e una preordinata estinzione del reato qualora egli accetti di fare un lavoro socialmente utile? Ma va là! Queste buffonate sono solo la conferma della deriva etica di una società che è sempre più piena di affaristi e lobbisti sempre assolti.

venerdì 21 novembre 2008

Fegati, epatologi e fregature colossali.

Il Senatore Riccardo Villari del PD, napoletano doc come il suo maestro Totò, l’ha fatta veramente grossa. Per battere l’insuperabile e ineguagliabile attore, celebre per essere riuscito a vendere il Colosseo all’ingenuo italo-americano Decio Cavallo, ha pensato bene di dare la sua disponibilità a Berlusconi di essere eletto Presidente della Vigilanza RAI, salvo poi a non dimettersi quando i due schieramenti, di maggioranza e di opposizione, glielo hanno chiesto. Adesso gongola, perché oltre al prestigioso incarico che non intende mollare (di per sé vale la vendita di un Colosseo), avendo rovinato il fegato all’intero staff dirigenziale del PD di Veltroni e adesso anche a quelli della maggioranza, potrà aspirare anche al nuovo incarico di “epatologo ufficiale del Parlamento” (che equivale alla vendita di un altro Colosseo). Chi meglio di lui può risolvere i problemi “di fegato” di Veltroni e Berlusconi?

mercoledì 19 novembre 2008

Radicalismi intransigenti da evitare e moderazioni liberali da favorire.

Com’è noto questo blog si è sempre caratterizzato in rete per una originalità che lo ha sempre contraddistinto nel panorama dei blog nazionali. L’originalità consiste nell’essere stato sempre e sistematicamente contro la disonestà, nell’accettare il principio che le linee politiche della maggioranza e dell’opposizione possono essere entrambe controproducenti all’interesse dei cittadini quando si confrontano per escludersi l’un l’altro o, peggio, quando fanno gli interessi illeciti di alcuni dei loro grandi elettori (lobbies, criminalità organizzate, collusioni politiche con le varie mafie, etc.), nel rifiutare l’estremismo ideologico e, infine, nell’accettare l’idea che è interesse dei cittadini che i politici di schieramenti avversari si debbano sforzare di collaborare insieme su alcuni temi di interesse nazionale come fanno spesso i leader politici all'estero. Si può non essere d’accordo su questo assioma, ma noi la pensiamo così. Fuor di metafora, siamo dell’idea che Berlusconi e Veltroni dovrebbero trovare un terreno comune di intesa su molte questioni di interesse nazionale e che il proporre politiche del “tanto peggio, tanto meglio” ha l’obiettivo di sfasciare tutto con conseguente danno per i molti, ricchi e poveri, lavoratori e disoccupati, etc. Siamo al corrente che la nostra posizione è ferocemente avversata da una doppia cordata di estremisti della politica. A sinistra e a destra non ci possono soffrire. Per loro, per questi puristi della specie, massimalisti di sinistra e nazionalisti di destra, esiste solo un obiettivo: la tenzone, ovvero il confronto duro e, al limite, la violenza. Sono questi alcuni ingredienti del male che sinistra e destra hanno prodotto alla nazione dal ’68 ad oggi. Terroristi di sinistra e stragisti di destra hanno portato lutti e sofferenze a non finire tra gli italiani. Nonostante sia trascorso un cinquantennio sono sempre in azione, con il loro armamentario di violenze verbali e non, sostenuti da alcune categorie ideologiche che spaziano dal trozkismo velleitario dell’estremismo di sinistra alle frange neofasciste del tifo calcistico dell’estrema destra. Spesso alla base dell’insipienza dell’azione politica di questi novelli Savonarola c’è l’estremismo come bene assoluto. Un esempio recente ce lo offre Claudio Magris a proposito del Sindaco di Roma Alemanno, che ha affermato che “la Croazia non può entrare nell’UE se non riconosce prima lo scempio delle foibe che è avvenuto sul suo territorio”. Orbene Alemanno, a parte alcune inesattezze in questo e in quasi tutti i suoi interventi estremisti da neo-sindaco, innesca micce pericolose sul nazionalismo dei molti neofascisti svincolati dal ghetto ideologico in cui sono rimasti nel dopoguerra perché aiutati da Berlusconi e dal suo partito. Sarebbe “cosa buona e giusta” che il Sindaco di Roma aggiustasse più buche nelle strade di Roma ed evitasse discorsi incendiari che hanno, insieme all’estremismo di sinistra, un solo scopo: spostare lo “scontro della politica” in “politica dello scontro”. Noi non asseconderemo questo progetto, anche perchè la nostra posizione ottiene una chiara conferma nella nomina di Sergio Zavoli a Presidente della Vigilanza, superando quella che è possibile chiamare la "burla degli estremismi", cioè che "se tu mi proponi un massimalista (Orlando dell'Idv) io ti nomino un finto presidente del tuo partito (Villari del PD)". Come si vede, su materie di interesse nazionale è possibile trovare soluzioni condivise col massimo di soddisfazione se si persegue l'interesse generale. A patto però di isolare gli estremisti.

martedì 18 novembre 2008

Regine, record di permanenza sul trono e incapacità dei figli di oggi a rassomigliare alle madri.

In Gran Bretagna la Regina Elisabetta ha fatto capire che è possibile che Lei in un prossimo futuro, diciamo fra cinque anni, possa abdicare a favore del figlio Carlo, che diventerebbe re ad "appena" sessantacinque anni. La Regina, che ha attualmente ottantadue anni, ha però parlato al condizionale. La ragione è, in our humble opinion, che a quell'età il suo record di permanenza sul trono più importante del mondo sarebbe impossibile a chiunque batterlo. Noi non siamo d'accordo. Maestà, please, rimanga ancora un po'. La sua presenza sulla Terra non può essere conciliabile diversamente. Ci ascolti e rimanga ancora qualche altro decennio. Il Principe Carlo, purtroppo, non ha ancora l'età.

sabato 15 novembre 2008

Docenti, studenti, politici e demerito.

Ci fa piacere che Giovanni Sartori, sul Corriere della Sera di ieri, abbia detto sulla scuola le stesse cose che noi abbiamo ripetutamente scritto su questo blog molte volte. Quali cose? Si tratta del giudizio complessivamente positivo che ha dato dei provvedimenti del Ministro Gelmini. Noi ci permettiamo di aggiungere che questi provvedimenti ci sembrano il minimo indispensabile. Altro deve essere aggiunto, e in modo rivoluzionario, al paniere della riforma di una scuola che ha fatto del pansindacalismo il motore della distruzione della qualità della sua offerta formativa. Ma ecco l’elenco delle tre cose dette da Sartori che considera vantaggiose.
1) Giudizio positivo sul ripristino del maestro unico;
2) Giudizio utile sul ripristino dei voti espressi in numeri;
3) Giudizio necessario sul ripristino del voto di condotta.
Dice Sartori: «i maestri non debbono rimanere indifesi; gli studenti che vanno a scuola per studiare non devono essere danneggiati dai cattivi studenti; e nessuna organizzazione del mondo può funzionare senza incentivi e punizioni, senza premi e sanzioni. Invece la scuola è stata sfasciata da una pedagogia senza punizioni». Siccome il centrosinistra e il suo sindacato di riferimento, ovvero la CGIL, dicono che tutto quello che sta facendo la Gelmini è sbagliato, secondo la logica deduciamo che per il PD:
1) i maestri devono rimanere indifesi da un bullismo e da una contestazione scriteriata che sta mandando in malora la scuola;
2) gli studenti che vanno a scuola possono essere danneggiati dai cattivi di turno;
3) che la scuola come organizzazione funziona bene senza incentivi e punizioni, senza premi e sanzioni.
E’ questo che vuole la pedagogia rovinosa del PD? Assurdo. Semplicemente assurdo. Coi governi Prodi è stata messa in atto la strategia di distruzione della scuola pubblica. Coi primi governi Berlusconi (ve li ricordate quei mediocri e modesti ex-ministri della PI Francesco D’Onofrio e Letizia Moratti?) l’attacco all’autorevolezza della scuola ha prodotto consistenti risultati. Adesso raccogliamo i cocci. Diciamo la verità: il governo Berlusconi fa acqua da tutte le parti sul piano dell’etica ma l’opposizione fa altrettanto sul piano della politica scolastica. Non si era mai vista una forza politica che si dichiara moderata e riformista proporre una politica scolastica massimalista che piacerebbe molto agli ex-rifondaroli di Bertinotti. Vai a capire la logica di tutto questo dilettantismo. Noi non siamo della teoria del "tanto peggio, tanto meglio". Noi apparteniamo alla categoria di coloro che ritengono sbagliata l'idea che bloccare la scuola con proteste eccessive, bloccare il trasporto aereo con scioperi selvaggi, occupare abusivamente i binari dei treni, etc. sia cosa sbagliatissima. Noi siamo con quella mamma che a proposito di minoranze rumorose ha scritto: "i miei tre figli non hanno partecipato ai cortei studenteschi, nè hanno fatto sciopero. La loro protesta è stata quella di studiare con maggiore impegno del solito. Ma di questi giovani i media non si occupano, dando risalto solo alla minoranza rumorosa e inconcludente". Alla signora Anna Malinverno noi diciamo magari avessimo più studenti come i suoi figli. Il futuro dei giovani sta nello studio e non nelle proteste inconcludenti e sbagliate. E poi il PD si chiede come mai Berlusconi ha preso tutta quella cascata di voti alle ultime elezioni. Certo, con il dilettantismo e la malafede in materia di politica scolastica, Berlusconi continuerà a fare il buono e il cattivo tempo ancora per secoli. Come fargli capire, per esempio, che sta sbagliando a tagliare i fondi per la cultura e l'arte? Perchè il suo governo, come quello spagnolo, non riduce le spese di cento milioni di euro e li investe nella cultura? E poi dicono che ci sono i buoni e i cattivi. La verità è che qui in Italia esistono solo i cattivi. I buoni sono solo oppressi ed emarginati.

venerdì 14 novembre 2008

Per favore, che cada il silenzio sulla storia della povera ragazza in coma da 16 anni.

La Corte di Cassazione ha ieri sentenziato che la famiglia della giovane Eluana Englaro può sospendere l’idratazione. Il padre Sig. Beppe (nella foto con la figlia) ha detto che gli ultimi 16 anni della sua vita si possono sintetizzare in una breve e terribile frase: “libertà a vivere e non condanna a vivere”. Bisognerebbe che i media e i soggetti politici e religiosi facessero silenzio, rispettando il dolore della famiglia. Ma temiamo, purtroppo, che non sarà così.

giovedì 13 novembre 2008

La nave affonda e mentre i topi ballano i parlamentari continuano a non eleggere il Presidente della Vigilanza RAI.

In Parlamento, dopo la quarantesima votazione a vuoto, la Commissione Vigilanza Rai non ha ancora il suo Presidente. In nessun Parlamento del mondo si impiega quaranta sedute e non si riesce a eleggere nessuno. Fin qui sarebbe "normale" in un paese come l’Italia e scandaloso in tutti gli altri paesi. Ma la sceneggiata non finisce qui. Va oltre. Diventa anche beffarda. E siccome oltre il danno, in genere, c’è la beffa ecco l’assurdo teatro politico portarci all’ultimatum della maggioranza all’opposizione: «se non volete farci eleggere un vostro candidato, noi voteremo un vostro parlamentare». Capite l’assurdo? L’opposizione vuole che si elegga un proprio candidato e la maggioranza vuole eleggere un loro parlamentare. Ecco la conclusione. Delle due l'una: o non c'è alcun candidato che ha i requisiti per l'elezione oppure è tutta una pagliacciata. In entrambi i casi esce fuori un verdetto di bocciatura totale per il sistema politico italiano. Incapacità, veti, pugnalate alle spalle sembrano essere riti normali per una classe politica imbelle che dovrebbe fare le valigie in massa e lasciare il campo ad altri, diversi nel dna e forse anche nei cognomi. Ma la fortuna dei Sigg. Onorevoli è tanta che con lo sciopero dell'Alitalia si impedirebbe loro di essere sbattuti fuori dal paese come persone non grate. E alla fine dello sciopero, con gli aerei stracarichi, i molto onorevoli parlamentari rientrerebbero subito in Italia. Come? Anche con barconi degli immigrati. Lo stipendio è buono e abbondante.

martedì 11 novembre 2008

Piloti e hostess Alitalia all’opera: come ti distruggo un paese.

I piloti e le hostess dell’Alitalia continuano a protestare bloccando il trasporto aereo a Fiumicino e Malpensa. Si tratta di un film già visto tante, troppe volte. Non se ne può più dei soprusi a ripetizione che si verificano nel mondo dei trasporti aerei. Come cittadini siamo stufi di essere ricattati dalla mattina alla sera. Siamo ansiosi di essere un paese normale, in cui tutti i servizi funzionino con continuità ed efficienza. Vogliamo essere una nazione normale come le altre in Europa. Di grazia è possibile o no? Maggioranza e opposizione si mettano d’accordo e impediscano ai pochi facinorosi la distruzione del trasporto aereo e dell’immagine dell’Italia all’estero. Ne va della nostra stessa sopravvivenza. Ah! Dimenticavamo. Come cittadini siamo per il diritto di sciopero. Ma con una clausola: che gli scioperi possono essere indetti solo dopo la consultazione dei lavoratori di quel comparto con un voto di maggioranza assoluta. Senza il 51% non si può scioperare. Altrimenti la democrazia si trasforma in anarchia. Di grazia, chiediamo troppo?

lunedì 10 novembre 2008

Miscele esplosive a Napoli e dintorni tra angeli, arcangeli e mistiche cattoliche.

L’ex ministro dell’Ambiente del governo Prodi, il verde Pecoraro Scanio ha ammesso che è vero che l’Angelo Custode sulla Tav lo ha aiutato. Ha aggiunto poi che è credente, va a messa, ha donato una statua di san Michele Arcangelo a un Convento e che è un teorico medievale sostenitore degli Angeli. Questo il semplice fatto che commenteremo oggi con le nostre libere opinioni. Dunque, l’ex Segretario del partito dei Verdi, uno dei principali responsabili del crollo politico e di immagine dell’ammucchiata rosso-verde del precedente governo di sinistra ha finalmente ammesso la sua verità. E il governo Prodi voleva battere Berlusconi alle elezioni con individui del calibro di Alfonso Pecoraro Scanio? Ma va là. Via! Ma come si può pensare un’idiozia del genere? Noi ci rallegriamo per la fede e la tempra mistica di Pecoraro Scanio. D’altronde, è in buona compagnia con l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, che è anche lui un credente e teorico di mistica medievale. Guarda tu che coincidenza. Peccato che entrambi abbiano avuto frequentazioni poco conciliabili con il credo cattolico, soprattutto nelle loro amicizie con alcuni furbetti del quartierino.

domenica 9 novembre 2008

Non diamo a Cesare quel che non è di Cesare.

Il Ministro della P.I. del governo Berlusconi ha presentato in Parlamento il decreto che modifica alcuni aspetti del funzionamento dell’Università. Apriti cielo. E’ successo il finimondo. Proteste, cortei, manifestazioni. Insomma, una reazione sproporzionata, inutile e dannosa. Perché? Noi pensiamo che la sinistra non sia ancora pronta per governare questo paese, perché sembra sia ancora ferma a prima della caduta del muro di Berlino. I suoi sembrano atteggiamenti settari, da immobilismo ideologico, sterili, che non propongono alternative valide in grado di contrastare l’azione del governo. In poche parole, la sinistra ancora non è uscita dalla sconfitta elettorale inflittale da Silvio Berlusconi appena sette mesi fa. E passiamo alle nostre opinioni in merito al post di oggi. Com’è noto, in questo blog, noi non abbiamo mai avuto pregiudizi o tabù verso chicchessia. Per noi, il centrosinistra e il centrodestra sono due schieramenti pari sul piano della dialettica politica. Noi giudichiamo solo con il metro della efficacia e della rettitudine delle proposte politiche e dei relativi comportamenti politici. Dunque, non ci si aspettino preclusioni verso nessuno. Discutiamo pertanto, brevemente, di questa riforma universitaria, tenendo fuori le questioni ideologiche. Lo facciamo a modo nostro, con modalità pragmatica e concreta, mediante tre brevissime analisi. Lo scopo è quello di far emergere la stupidità della posizione del centrosinistra sulla “questione Università”.
Ecco in sintesi il senso del “decreto Gelmini”.
1) Più borse di studio agli studenti meritevoli;
2) Più premi per gli atenei virtuosi e più penalizzazioni agli atenei che sperperano il denaro;
3) Più trasparenza e correttezza nella nomina dei componenti delle commissioni d’esame.

Analisi dei tre punti.
-Nel primo caso tutti gli studenti meritevoli ma privi di mezzi saranno aiutati e non solo economicamente a studiare nel loro percorso di formazione. Vi sembra poco? Se si è contrari a questo aspetto vuol dire che si è scopertamente in malafede. Vuol dire che si ha un’idea dell’Università che è fuori dalla logica o, peggio, si è mascalzoni nell’affermare che questa norma è sbagliata. Vorrebbe dire sostenere la tesi di quegli studenti fuori corso a vita, che hanno finora vissuto come parassiti nelle varie facoltà, sfruttando le cariche politiche universitarie e facendo politica, spesso violenta, nelle piazze. Lo studente deve studiare, perché l’Università è un luogo di cultura e di studio e non un posto dove si fa violenza e ideologia.
-Nel secondo caso le Università con bilanci in perdita non potranno più bandire concorsi per docenti e personale amministrativo. Vi sembra poco? Per esempio l’Università di Messina ha acquistato recentemente un quadro pagandolo 80000 euro per abbellire una sala. E’ o non è uno scandalo e uno spreco di denaro pubblico?
-Il terzo caso è il più interessante sotto il profilo del metodo, che evidenzia una sconcertante e personalissima concezione della sinistra nel difendere la morale e l’etica del mondo universitario. Si tratta della più clamorosa conferma dell’idea che la sinistra, invece di privilegiare le norme etiche nei criteri di assunzione, in realtà le contrasta. La norma contenuta nel decreto è una norma anti-imbroglioni perché viene ostacolata in modo consistente la pratica del nepotismo nelle assunzioni clientelari del personale all’Università! Finora l’attuale legge, che non è mai stata modificata da alcun governo di centrosinistra, compresi i due governi Prodi e quello di D’Alema, prevede che le commissioni vengano formate con i voti dei baroni i quali dopo aver nominato gli amici degli amici come commissari di concorso hanno il via libera per pilotare l’assunzione di figli, nipoti, pronipoti, cugini, etc. Vi sembra poco avere eliminato questa prassi con la modifica che le commissioni devono essere nominate per sorteggio? Certo il metodo del sorteggio non è il più perfetto. Ma intanto è meglio iniziare con questo. L’importante è cominciare a svuotare l’acqua dall’acquario dove nuotano a loro agio gli imbroglioni di professione. Il resto si vedrà.Concludiamo con una domanda: “perché queste tre semplici regolette non sono state approvate in Parlamento dai governi di centrosinistra”? Non sapete rispondere? Rispondiamo noi al posto vostro, con una provocazione: perché il centrosinistra, di cui l’attuale Pd è la parte più consistente, si oppone da sempre alla politica del merito nella scuola e nell’Università! Solo gli arroganti e i demagoghi possono sostenere che le tre norme del decreto Gelmini facciano male all’Università italiana. Che poi il centrodestra e Silvio Berlusconi abbiano grandi responsabilità in altri settori normativi e legislativi, per chi segue questo blog, non è un segreto. Lo abbiamo affermato tante volte e continueremo a sostenere l’idea che un governo deve manifestare negli atti legislativi morale ed etica senza le quali non c’è alcuna idea di giustizia e di imparzialità. Ma qui interessava dire ciò che abbiamo detto. E con chiarezza.

sabato 8 novembre 2008

Gli italiani che volano, tra piloti furbacchioni e industriali che fanno affari.

Finalmente qualcuno che parla chiaro! Il Presidente di CAI, Roberto Colaninno, ha detto che la “vertenza” piloti all’Alitalia è chiusa e non avrà altri sviluppi assistenziali. Piloti e hostess riceveranno una chiamata diretta. Chi rifiuterà l’assunzione nella nuova compagnia Alitalia, alle condizioni del nuovo contratto di lavoro, perderà il posto! Questi i fatti e passiamo alle nostre opinioni. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di assumere una posizione netta, chiara e fuori dalla logica dell’ipocrisia in una vertenza sindacale. Roberto Colaninno ci ha fatto sempre antipatia. Da tempo lo abbiamo giudicato un industriale che fa i soldi perché sa sfruttare le occasioni, come nel caso attuale della nuova Alitalia. Ma ha mostrato coraggio. E di questi tempi un privato che rischia i propri soldi è da sostenere. Alla faccia dei furbacchioni dei piloti e delle belle hostess nostrane che volevano ricattare anche la nuova Alitalia, dopo aver piegato alla logica assistenziale la vecchia e averla munta a piacimento con i soldi degli italiani.

giovedì 6 novembre 2008

Il Diritto: una scienza o un mito?

Non offendere mai i sentimenti più profondi degli altri. E’ questa una massima che abbiamo sempre rispettato. Pensiamo che tutti gli esseri umani del mondo possono e debbono essere criticati, ma che essi hanno anche l’analogo diritto di essere rispettati, soprattutto nelle convinzioni personali più profonde. Per questo non abbiamo mai offeso chicchessia. Non abbiamo mai offeso i credenti di qualunque fede religiosa, non abbiamo mai offeso i cittadini che votano qualunque partito politico, né coloro i quali hanno il colore della pelle differente o appartengano a razze e/o sessi differenti. Questo però non significa che noi non abbiamo il diritto di critica. Anzi. In questo blog, per esempio, il Vaticano e la Religione cattolica sono state alcune volte un bersaglio politico in cui abbiamo esercitato il nostro diritto di critica. Lo stesso per il partito di Berlusconi e di quello di Veltroni. Oggi vogliamo promuovere una critica (facile in verità) contro la magistratura o, meglio, contro la cosiddetta “scienza giuridica” che a nostro parere di scienza ha veramente poco, almeno nel senso classico del termine. La ragione è che la casta dei magistrati ha enormi responsabilità nel “fare” giustizia e spesso ha preso provvedimenti al limite della sopportazione umana. Ecco una perla che vogliamo raccontare e che la dice lunga sull’idea che il Diritto è una scienza. I giornali hanno dato rilievo a un fatto curioso avvenuto negli Stati Uniti che mette in luce un’idea balzana della giurisprudenza. Qualche mese fa un Signore, certo Ernie Chambers, senatore del Nebraska, voleva portare Dio in tribunale per ragioni che a suo parere attengono alla diffusione sulla Terra da parte divina di paure, guerre, terrore, etc. Il giudice ha respinto la richiesta di avvio di un procedimento con la singolare motivazione che ”l’Onnipotente” non ha indirizzo. Cioè, la ragione giuridica per la quale non si può processare Dio da un tribunale umano è che “è impossibile notificare l’atto di accusa perché non esiste un indirizzo ufficiale dell’accusato”. Lasciamo perdere gli sviluppi della singolare e bizzarra richiesta, sostenuta dall’avvocato difensore del senatore statunitense che ha tentato di fare appello perché se Dio è, come dicono, onnisciente allora è inutile avere o meno l’indirizzo di residenza e passiamo alle conclusioni che, come al solito, sono basate sulle nostre opinioni. La scienza giuridica ha chiuso il problema sopra citato non con la motivazione che ci si sarebbe aspettati dicendo che essendo il Diritto una cosa seria il querelante non aveva il “diritto” di far perdere tempo alla giustizia. Perché di questo si tratta. In migliaia di cause nei tribunali, soprattutto in Italia, si impiegano anni per decretare se un querelante può querelare o meno la controparte perdendo tempo prezioso, sprecando energie e deridendo l’idea stessa di “scienza giuridica” a causa di processi che durano anni e anni. La poca serietà sta nella incapacità della giustizia di tutelare i più deboli nei processi perchè non delibera in tempi brevi. L'unica Scienza che consideriamo tale è quella il cui metodo è stato inventato da Galileo agli inizi del '600. Per essere chiamata tale la scienza galileiana deve soddisfare tre requisiti: essere quantitativa (contano solo i numeri), esplicativa (contano solo le spiegazioni che utilizzano la Logica e la Matematica) e predittiva (debbono essere possibili le previsioni) altrimenti non è scienza. L’idea che il processo a Dio non si possa fare perché non si conosce il suo indirizzo è la peggiore delle idee possibili per far passare il messaggio che il Diritto è una scienza. E’ solo esercizio inutile di distruzione di intelligenza umana, di inutile perdita di tempo e fattore di perenne ingiustizia a favore dei più potenti e dei più ricchi. Nella giurisprudenza i tre fattori epistemologici sopra riportati non hanno diritto di cittadinanza perchè l'anarchia delle sentenze manda all'aria il concetto stesso di scienza. Dov’è andata a finire la saggezza di un Salomone che in pochi minuti riusciva a convincere le parti della bontà della sua sentenza? Almeno quella di Salomone aveva il pregio di essere saggia. Quella attuale non ha neanche questo. Ahi, Giustizia, sei madre non di fatti ma di miti. Altro che scienza.

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