giovedì 24 novembre 2016

Due cose per cominciare.


L’Italia prima di una crisi economico-finanziaria soffre di una crisi ancora più grave. Si tratta di una crisi di identità che ha origini lontane e che si è aggravata sempre più con la crisi della attuale globalizzazione.
La crisi di identità riguarda un paese incompiuto, non completato nei suoi fondamenti di valori, di popolo, di senso. Vero è che il paese ha una Costituzione tra le più belle del mondo ed è altrettanto vero che ha istituzioni che almeno teoricamente sono funzionanti. Ma è tutto di facciata.
In realtà oltre la siepe il buio, oltre la forma il vuoto, oltre l’apparenza la disvalorietà di qualunque fattore di coesione nazionale. Insomma, ci tiene uniti non la comunanza di un popolo, ovvero l’«idem sentire» dei cittadini come ha detto qualcuno, ma l’obbligo di stare insieme.
E’ evidente che in queste condizioni si permane in uno stato di provvisorietà e di incertezza dai quali non se ne esce. Sarebbe necessario uno scatto di orgoglio, una accelerata su come sentirci più uniti, una ragione che superasse le divisioni.
Il referendum costituzionale e il conseguente imbarbarimento della campagna elettorale è un campanello di allarme che ci informa che si sta superando la soglia oltre la quale si rischia di sbriciolare le ragioni per le quali un popolo sta insieme. Questo fatto poi mina addirittura, in modo irreversibile, la tenuta dello Stato per l’enorme debito accumulato e per l’incapacità del potere politico di combattere la criminalità e di punire i colpevoli di reati che quotidianamente intossicano i cittadini.
L’immigrazione, l'ingiustizia dei tribunali con l'inefficienza e la durata pazzesca delle sentenze, nonchè i forti squilibri economici degli italiani fanno il resto. Che fare? Non vogliamo entrare nel discorso politico-parlamentare perché non si riuscirebbe a mettere d’accordo due soli parlamentari su 630 deputati tanto è avvelenata l’aria che si respira nel Parlamento. La soluzione non potrà mai essere veloce e indolore. Non sappiamo neanche se esiste. Certamente si potrebbe provare. Una attività legislativa che potrebbe metterci nella giusta via dovrebbe partire a nostro avviso da due esempi che desideriamo proporre alla riflessione di chi ci legge. Primo esempio. Giappone, gigantesca voragine con un cratere di 30 metri inghiotte una strada: la ricostruzione è avvenuta in una sola settimana nonostante che si siano verificati interruzioni di corrente e di forniture di gas e di acqua!
Secondo esempio. Stati Uniti: in meno di una settimana la magistratura ha condannato un politico accusato di corruzione mandandolo in galera per 15 anni!
Ecco cosa avrebbe bisogno l’Italia per ripartire! Esempi concreti e condivisi di efficacia straordinaria. Finchè non si realizzeranno esempi come questi saremo destinati all’irrilevanza e all’imbarbarimento della nostra società.

martedì 22 novembre 2016

Politica mondiale e sghignazzate.


Oggi desideriamo criticare due politici che hanno letteralmente trasformato in negativo la politica internazionale di quest’ultimo anno. Non sembri un pregiudizio. Si tratta solo di scoperchiare le pentole del diavolo che essi hanno riempito con degli ingredienti della peggiore politica che si potesse immaginare e cucinare. In un periodo di forti contraccolpi di tutti i tipi nel mondo la coppietta di cui vogliamo parlare si presenta da sola. Eccola qui. Si tratta del duo più famoso: Donald Trump e Nigel Farrage. Osservate la foto. Non è un autoritratto effettuato con uno smartphone ma una foto ufficiosa, la prima che il neo Presidente degli Stati Uniti ha voluto fare con un politico straniero (mica tanto) dopo il trionfo elettorale.
Qui non parleremo di populismo, né di ricchezza, né di identità nazionale e neanche di spiritosaggini e di battute che li riguardano. Sono temi che non ci appassionano e che non significano nulla. Significa molto viceversa il contesto nel quale si articolano le cose dette e soprattutto significa molto il loro programma politico conseguito totalmente, se è vero che sono riusciti ad ottenere l’impensabile fino a qualche anno fa.
Guardate lo sfondo della foto: tutto in oro. Non sappiamo se sia di oro massiccio o di verniciatura ma non è questo il problema. Una foto con una parete del genere ci ricorda le abitazioni degli emiri o dei monarchi alla Re Sole. Per noi che amiamo la sobrietà è bruttissimo. Francesco d’Assisi si sarà rivoltato nella tomba.
Osservate la risata di entrambi. No, non è una risata. E’ una sghignazzata di quelle che si fanno nei pub dopo pinte e pinte di birra ingurgitate una dopo l’altra o in un saloon di una cittadina del Texas tra avventori cow boy o mandriani di mucche che fanno le spacconate. E per par condicio potrebbe sembrare la risata sguaiata in un’osteria romana di due avventori che brindano a base di litri di vinello bianco dei Castelli romani trangugiati nel mentre si canta uno stornello romanesco. La similitudine dei tre casi è perfetta.
Meno perfetto è invece il risultato delle votazioni dei britannici e degli statunitensi che credevamo fossero popoli seri. Evidentemente sono cambiati. Si dice che il voto libero non è criticabile. E’ possibile sotto il profilo politico e sociale ma non certamente dal punto di vista psichiatrico. Qui non è in ballo la sovranità popolare delle due nazioni di lingua inglese. Il duo è libero di pensarla come la vuole. Qui è in ballo il funzionamento dell’intero pianeta per quanto concerne la politica e le sue ricadute nella vita di miliardi di cittadini. In un mondo globalizzato non si può erigere un muro e coltivare il proprio orticello senza pensieri. I loro programmi sono letteralmente disgustosi negli obiettivi e nei mezzi per ottenerli.
Ma torniamo alla foto. Guardate il gesto della loro mano. Quella di Trump è il gesto del “go on”! ovvero del “e vai” siamo i più forti. Non pretendiamo il bon ton ma a quei livelli di ruolo è inopportuno. Ma loro non lo capiscono e se ne vantano. Farrage poi sghignazza ancora di più con la bocca spalancata del “li abbiamo fatti fuori tutti” e il suo vicino è l’uomo del K.O. Per non parlare dell’abbigliamento: alla camicia di Trump manca la cravatta, forse l’ha data a Farrage che ne ha usato un pezzo per allungare la sua abbondantemente oltre il consentito.
Il mondo è nelle mani di due soggetti del genere. Triste vicenda del viale del tramonto di quello che fu la più grande democrazia del mondo, faro di civiltà del passato. Il presente è un’altra cosa.

domenica 20 novembre 2016

Referendum e imbrogli.


Il M5S ha detto di fare attenzione perché è molto probabile che all’estero ci saranno degli imbrogli con le schede elettorali relative al referendum costituzionale. Partiamo da qui per fare un’analisi più generale della vicenda in modo tale che si elevi un tantino sopra il particulare della votazione referendaria.
Il problema dell'Italia di oggi non è il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. Il vero problema dell'Italia sono gli italiani. Detto in parole differenti il referendum dovrebbe essere un altro e cioè se “gli italiani vogliono o meno diventare finalmente a pieno titolo cittadini di una nazione vera” oppure se continuare a nascondere la triste verità di essere una pseudo-nazione divisa su tutto e costituita da un’accozzaglia di individui messi insieme per trarre il massimo profitto col minimo di responsabilità.
Solo in Italia esiste una moltitudine di persone che considera la Nazione uno strumento utile ai propri interessi. Solo in Italia questa moltitudine manca totalmente di senso civico e morale e opera in modo tale da piegare a proprio interesse il senso dello stare insieme di un paese. Un altro popolo al loro posto avrebbe potuto far diventare lo Stivale un paese ricco, senza debito e ascoltato nel mondo. In verità il cosiddetto “sistema Italia” ha meticolosamente depredato lo Stato di tutto, procurando alla collettività un debito gigantesco sia sotto il profilo finanziario e, soprattutto, sotto il profilo della sfiducia degli italiani che non si fidano dei propri connazionali e ognuno pensa per sé infischiandosene delle regole. Il solito burlone attribuisce ad Einstein l’aforisma che “il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno a guardare”. Scherzando si dice la verità.
La cosa più sgradita però è un’altra: tutti fanno finta che “il debito” non esista, soprattutto i politici che l'hanno procurato sono in testa a questa corsa all’ipocrisia e ad accollare il guaio agli altri. D'altronde c’è un detto storico che dice : “abbiamo fatto l'Italia adesso ci rimane il compito di fare gli italiani”. Ciò dimostra proprio questo vuoto civico e civile che amareggia il paese.
Ebbene, uno dei tanti problemi che affliggono gli italiani è l’essere bugiardi. Dicono sempre bugie. Sfidiamo tutti a ricordare di trovare un solo italiano da loro conosciuto, oltre naturalmente loro che si sentono sempre onesti per grazia divina, che non abbia a che fare con le bugie. Attenzione, bugie al plurale non al singolare. Si perché gli italiani sono sempre recidivi, come i fedeli che si vanno a confessare dal sacerdote e dichiarano che quella è stata sicuramente l’ultima volta che hanno commesso quei peccati. Da domani si cambia, come il fumatore che ha deciso di togliersi il vizio.
Tutti gli italiani mentono. Mente il commerciante quando afferma che nel commercio non esiste il peccato. Mente il bancario quando vende titoli truffa all'ignaro cliente che crede di investire bene i suoi soldi e si ritrova poi con una vera e propria spazzatura bancaria in mano. Mentono i politici quando presentano firme false relative alle liste dei candidati alle elezioni. Mente il vicino di casa del condominio che ristruttura abusivamente l'appartamento nascondendo al Comune l'abuso. Mentono i benzinai che imbrogliano sulla qualità della benzina e truccano l’erogatore del combustibile. Mentono i salumieri che spacciano per vero grana padano un formaggio avvelenato proveniente dalla Cina. Mentono spudoratamente di nuovo i politici quando intervengono nei processi legislativi e dicono una cosa per poi votare una legge al contrario. E mentono i sondaggi degli italiani. Qui mentono sia i sondaggisti che modellano i risultati, sia gli intervistati che non vogliono dire la verità per paura di essere scoperti. Il prossimo referendum a sentire questi soloni è perduto in partenza. E’ da sei mesi che la stampa martella la sconfitta del si e la vittoria del no, mentre secondo noi è possibile che si verifichi qualunque risultato con qualunque percentuale.
La dimestichezza con la bugia caratterizza un popolo di sessanta milioni di cittadini tutti imbroglioni compresi i falsi invalidi, i commercialisti alle prese con le dichiarazioni dei redditi dei propri assistiti, gli avvocati che difendono i loro clienti, ma anche i preti pedofili che ricordano la parola di Gesù a loro modo acciocché si "facciano venire loro anche i bambini". Hanno più dimestichezza gli italiani con l'imbroglio che qualunque altro popolo con la pratica del segreto. Nel Bel Paese la privacy è tanto osannata che le finestre delle case sono protette non solo da vetri col merletto della tendina come nei paesi luterani ma contemporaneamente da tapparelle, persiane, grate e vetri antiproiettili installati non per il solo motivo di coibentazione ma principalmente per aumentare la segretezza degli “affaracci propri”. In Italia il cattolicesimo ha convissuto con l'imbroglio fino al punto di farsi confessare “religiosamente” i peccati e assolvere i fedeli come se i reati comunicati non fossero mai stati commessi secondo il motto “libero Stato in libera Chiesa”: peccato e peccatori sostenuti a vicenda quando conviene.
In questo momento i sondaggi danno il no al 54%. Vedremo la mattina del giorno dopo se questo post è l'ennesima bugia di un italiano che lo ha scritto per mentire.

venerdì 11 novembre 2016

Le ragioni dell’ipocrisia della classe politica mondiale.


Sui media si trovano spiegazioni di politici, giornalisti ma anche di semplici cittadini che hanno analizzato, a nostro parere correttamente, le ragioni della crisi mondiale addebitando alla globalizzazione i motivi di questa crisi. Peccato che i politici siano in questa vicenda degli ipocriti.
É evidente che la globalizzazione è da considerare, per la sua stessa accezione, portatrice di un aumento incredibile degli scambi commerciali mondiali e di migrazioni bibliche. Allo stesso tempo non c’è alcun dubbio che la globalizzazione ha prodotto forti asimmetrie ed energici squilibri a causa delle differenze notevoli del costo del lavoro e dei sistemi di welfare. Tra l’altro è altrettanto vero che i leader politici e le loro politiche non solo non hanno fatto assolutamente nulla per moderare lo sfruttamento e le disuguaglianze delle classi sociali più deboli ma addirittura, come iene, hanno permesso ai loro sistemi finanziari di lucrare guadagni scandalosi.
Dunque, la politica non ha alcun alibi per tirarsi fuori dai disastri sociali commessi alla globalizzazione. Rimane pertanto intatto il progetto delle élites politiche mondiali di razziare le risorse dei paesi del mondo, unico mezzo per mitigare la crisi della globalizzazione. Da questo punto di vista è miope l’idea che non si cerchi di cambiare il fallimento delle politiche finora realizzate e, soprattutto, è clamoroso il fallimento delle istituzioni mondiali della politica (Onu ed UE), del commercio (Fmi), delle agenzie di rating e del sistema bancario internazionale che invece di vigilare e colpire a randellate i monopoli e i santuari finanziari li hanno viceversa agevolati.
Semplicemente vergognoso poi è stato il “ponziopilatismo” di Obama e dei maggiori capi dj governo del mondo che a parole hanno dichiarato di volere democrazia, equità e giustizia e nei fatti invece hanno agevolato il mascalzonismo finanziario internazionale, favorendo i flussi di denaro e di ricchezza della finanza in poche e vergognose mani. Cos'altro aggiungere se non chiamare tutti costoro ipocriti e correi di peccati?

mercoledì 9 novembre 2016

Elezioni americane e prospettive politiche.


In Italia quando qualcosa è indigeribile si dice che sono “cavoli amari”. L’amarezza è sempre associata a qualcosa di sgradevole. Gli statunitensi in questi casi esprimono incredulità, dicendo “oh my God”.
In effetti con l’elezione di Donald Trump a Presidente Usa entra a gamba tesa nello scenario mondiale qualcosa di nuovo e di imprevisto. “È la democrazia bellezza!” Da oggi la politica mondiale non sarà più la stessa. È da vedere però se sarà meglio o peggio di prima perché il bello della democrazia è che chiunque in essa può diventare qualcuno, anche Presidente degli Stati Uniti.
Che succederà adesso? Probabilmente nulla, forse cambierà molto. Non lo sappiamo. Certo nessuno si aspetta che non ci saranno novità. Vedremo se le novità miglioreranno la vita dei cittadini del mondo intero o meno. L’accoppiata brexit-Trump può diventare una tempesta in grado di cambiare gli equilibri e gli scenari della politica europea e mondiale. Ma siamo proprio sicuri che sarà un fatto negativo?
Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel romanzo Il Gattopardo fa dire a Tancredi “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Sarà così oppure il contrario? E se addirittura cambiasse in meglio tutto?
Noi facciamo un solo auspicio: se con l’elezione di Trump migliorassero le relazioni internazionali e ci si incamminasse per un mondo più in pace sarebbe già un elemento positivo in grado da solo di dare fiducia al mondo intero. Aspettiamo di saperne di più.

martedì 8 novembre 2016

Elezioni statunitensi pessime.


Il titolo dice tutto. Ci ricorda la massima virgiliana “lucani boni, apuli mali, siculi pessimi”. Alla fine anche i lucani alla luce dei cattivi diventano scarsi. Certo se partiamo dall’ipotesi che alcune volte nella vita è meglio accontentarsi allora tra i due contendenti si sceglie non il migliore ma il minore dei mali. Hillary Clinton è tra questi mali minori ma gli Stati Uniti d’America dovevano e potevano portare in finale due soggetti migliori. Non ci sono mai piaciuti gli spacconi. Abbiamo provato sempre sensazioni sgradevoli quando abbiamo pensato a certi cattivi compagni di scuola che in modo odioso hanno voluto sempre imporci una visione estremista delle cose.
A quel tempo si trattò di volere manifestare la propria superiorità fisica oppure la propria capacità a comandare o a imporre modelli di relazioni inaccettabili. Adesso si tratta mutatis mutandis di imporre strategie politiche e sociali aggressive come lo furono le reiterate imposizioni a spartire la merenda del cestino con i bulletti di scuola, veicola idee favorevoli alla lobby delle armi, incoraggia atteggiamenti razzisti, e tante altre cose simili.
Se noi fossimo un cittadino statunitense voteremmo Clinton, sebbene come già detto siamo dell’idea che la candidata democratica sia a nostro parere inadeguata al ruolo di Capo del governo Usa a causa di una personalità non certo spiccata e consona alla causa.
Ma noi non votiamo e dunque non siamo preoccupati di noi ma dai cittadini americani che potrebbero eleggere, come Berlusconi in Italia tanto per intenderci, un soggetto millantatore e pericoloso. Non riusciamo a comprendere come si possa rischiare di dare i codici nucleari a un soggetto del genere.
Accanto alle spacconate Trump aggiunge una miscela pericolosa di provocazioni e di idee estremistiche che potrebbero portare a una deriva autoritaria grave. Speriamo che perda.

sabato 5 novembre 2016

Un paese sull’orlo di una crisi irreversibile.


USA ovvero United States of America. Da sempre un simbolo di libertà e di democrazia. Un simbolo e un potente stimolo di possibilità dati a tutti i cittadini di qualunque tipologia di questo grande paese per realizzare se stessi in modo completo, anche sul piano economico. Anche, non solamente come purtroppo è diventato oggi.
Decenni fa gli States erano considerati un modello non solo economico per tutto il pianeta. Oggi non è più così e probabilmente non lo sarà in futuro. Lo Stato più influente del mondo che salvò l’Europa dal nazismo, che fu il salvatore della guerra fredda con l’Urss, che permise la rinascita di istituzioni come l’Onu, che permise a un uomo di colore di diventare Presidente Usa per due mandati consecutivi ormai è su una china inarrestabile di crisi generale.
Lo strumento che ha permesso di chiarire questa svolta sono le imminenti elezioni politiche statunitensi. Durante la campagna elettorale si sta assistendo allo sgretolamento sistematico dell’immagine degli Usa ben più di quanto possa essere stato lecito pensarlo e soprattutto ben al di là di quanto possa essere definito “fisiologico”.
L’entrata in scena a gamba tesa di Donald Trump ha scoperchiato questo gigantesco pentolone in cui ribollono stati d’animo che di positivo non hanno nulla. Scandali, finanza ai limiti dell’inaccettabile, salvezza delle banche e condanna degli uomini, la riproposizione di atteggiamenti razzisti nei confronti dei poveri di colore, la caccia ai terroristi islamici, la contrapposizione politica tra i due candidati alla carica di Presidente e tanto altro hanno ormai convinto il mondo intero che gli Usa non sono più il faro della democrazia mondiale.
"C’è del marcio in Danimarca" avrebbe detto il nostro Totò. E il marcio sta uscendo fuori nei dibattiti e nelle contrapposizioni della campagna elettorale. Intendiamoci lo è anche in Italia per il referendum costituzionale. I due paesi durante questa campagna elettorale stanno dando il peggio di sé.
La campagna politica di Trump è tutta una corsa sorprendente di dichiarazioni che fanno emergere sempre di più i mali della società statunitense che finora, per diversi motivi, erano rimasti nascosti. La stessa dichiarazione del candidato repubblicano che se perderà non riconoscerà la vittoria della sua avversaria la dice lunga sulla crisi ormai strutturale del paese.
Nella politica estera ci sono tutti i motivi di questa crisi. Dalla contrapposizione con la Russia di Putin, dagli errori della gestione della politica mediorientale, dalla cecità di aver permesso l’espandersi del terrorismo islamico del Daesh nei paesi dell’area siro-irachena emerge una costante che è l’aumento incontrollato di errori di gestione della politica mondiale degli Usa. Se aggiungiamo i fattori endogeni interni il risultato è una perdita di credibilità gigantesca nel riconoscimento dello status di primo della classe che non c’è più.
La crisi economica e finanziaria di tutti i paesi cosiddetti ricchi e la imponente incapacità di gestire le politiche migratorie hanno determinato un allargamento della forbice tra le classi sociali tra ricchi e poveri. Il problema è tristemente noto in Italia ma dagli Usa non ci aspettavamo una così forte sottovalutazione.

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