lunedì 30 maggio 2005


Il no francese all'Europa: delusione e insoddisfazione negli europei.

Ah! France. Amer France: hai voltato le spalle all'Europa. Non sei più la Francia di una volta, in grado di farci esaltare per le tue scelte europeiste. Oggi, è stato un brutto risveglio, e noi europei, siamo tristi. La nostra speranza è quella di ritrovarti di nuovo come prima, bella, blu e con tante stelle.

martedì 24 maggio 2005


A piccoli passi si può passare da una condanna a una assoluzione.

Un’altra sentenza a favore dell’avvocato Previti che si vede ridotta la pena in appello da undici anni ad appena sette anni. Questi i fatti. E passiamo alle opinioni. Non è possibile qui ripercorrere la questione giudiziaria. Troppo lunga e di difficile sintesi. Inoltre, non vogliamo entrare nei dettagli tecnici della sentenza. Non ci interessa. Desta interesse, viceversa, lo sviluppo della “vicenda Previti” alla luce dei canoni di imparzialità, equità, efficacia e immediatezza che dovrebbe avere una sentenza giudiziaria e che invece, a nostro avviso, non ha. A piccoli passi (Totò avrebbe detto “tomo tomo, cacchio cacchio”) l’ex avvocato di Berlusconi, colui cioè che asserisce di essersi fatto pagare l’onorario tutto in una sola volta, per la “non modica” cifra di diciassette miliardi di vecchie lire, e che si è sempre difeso asserendo di non avere mai preso tangenti, conquista ulteriori sconti e fa un passo in avanti per la sperata sentenza definitiva di assoluzione, anche se potrà essere con formula dubitativa. E’ un classico di quando la giustizia decide, con i tempi e le tecniche dei processi italiani a rilento, di aiutare un imputato. A ogni grado di giudizio, un piccolo sconto. Al prossimo, un abbuono. Successivamente una riduzione. Quindi, una concessione delle attenuanti generiche, che non si negano a nessuno, come una tazzina di caffè al bar. Infine, un ricorso in Cassazione dove, nel peggiore dei casi, potrà uscire una sentenza che obbliga a rifare il processo perché è sempre possibile evidenziare un vizio di forma con il quale si invalidano anni e anni di lavoro dei giudici. Nel migliore dei casi, con un “aiutino” da parte del Governo Berlusconi di una legge ad personam, già chiamata “legge Cirielli", che produce la prescrizione totale di qualunque reato. Avete capito? E l’imputato gongola. Si aggira per le aule dei tribunali, intervistato dai media, ad affermare che la giustizia ce l’ha con lui. Ma coloro che sono i più straordinari sovvertitori del senso di giustizia sono il folto gruppo di avvocati della difesa che sparano bordate senza guardare oltre il significato delle loro dichiarazioni. Ve lo ricordate l'Azzeccagarbugli di manzoniana memoria? Ecco, di più. Il più potente gruppo di azzeccagarbugli mai messo in opera, sostiene che si è deciso di “linciare” un innocente che non meritava di essere perseguito con accanimento da questo tipo di giustizia. E si ricomincia. Un altro stuolo di avvocati che viene intervistato a favore dell’imputato. La lobby degli avvocati, che in Parlamento sfiora la maggioranza assoluta, utilizza le presidenze delle più importanti Commissioni parlamentari per sfornare disegni di legge sempre più “buoniste”, a senso unico, unidirezionali, sempre a favore degli imputati, diminuendo gli anni di galera prescritti dal codice penale e introducendo prescrizioni su prescrizioni, cavilli su cavilli, sconti di pena, patteggiamenti, per far scattare l’abbassamento della pena. E sotto un minimo, si sa, tutto viene sospeso. Questi “principi del foro” affermano che in una società moderna e democratica non dovrebbero esistere nè il carcere, né le manette. Neanche nella civilissima Svezia la si pensa così, soprattutto quando i reati sono così gravi come quelli di corruzione di un giudice. Dunque, devono essere resi minimi e inutili questi “balzelli” che opprimono gli imputati. E allora forzano la prassi e propongono, con il voto favorevole dell’opposizione, leggi sempre più blande dal punto di vista della carcerazione, arrivando al paradosso della eliminazione totale della pena con trucchetti da gioco delle tre carte. E nel frattempo si assiste di nuovo ad avvocati dell’imputato che diventano addirittura capi regionali del partito personale di plastica del Presidente del Consiglio, che nel frattempo se l’è cavata con una prescrizione del reato, presa per il rotto della cuffia. E di nuovo il valzer inizia un’altra volta. Ci chiediamo com’è possibile, nelle cosiddette scienze giuridiche (che a nostro parere di scienza non hanno quasi niente), che in primo grado un imputato venga condannato con un numero di anni di carcere rilevante e in secondo grado la pena venga dimezzata, o peggio, annullata? Delle due l’una. O la sentenza di primo grado è scandalosa e allora ci si chiede perché quei giudici non vengono mandati a casa a coltivare l’orto. Oppure, la sentenza di primo grado è corretta e allora ci si chiede come mai i giudici del tribunale di secondo grado hanno diminuito la pena di un così alto differenziale di anni? Insomma, avete capito di cosa stiamo parlando: le leggi e le pene non possono essere considerate come estrazioni dei bussolotti di una lotteria. O sono cose serie o sono buffonate. Dov’è la serietà? Chi difende i cittadini da questo imbroglio?

lunedì 23 maggio 2005


Record, scuole e impiego a bassa produttività.

In Francia, a Nogaro, un veicolo costruito appositamente ha stabilito il record del mondo per il minor consumo mondiale di combustibile. Si tratta di un'auto a idrogeno che ha consumato 1,75 grammi di idrogeno per percorrere 25,272 km. L'equivalente di 3836 km con un litro di benzina. Ma la notizia che maggiormente ci preme sottolineare è un’altra. Due auto tradizionali a benzina si sono aggiudicate il premio riferito ai minori consumi in considerazioni dei materiali di costruzione del veicolo. Uno dei due premi è andato, pensate, a una scuola statale francese. Si tratta del Liceo professionale dei mestieri dell'automobile della Regione Nord-Pas-de-Calais (Francia). Ve la immaginate in Italia, una scuola statale che vince un premio del genere? Nella scuola statale italiana, che divora tutti i finanziamenti che riceve in stipendi per il personale docente, bidelli, applicati di segreteria e preside non si fa alcuna ricerca e si vivacchia alla giornata pensando a come sopravvivere per arrivare alla pensione. Vivono in questa dimensione surreale, tutte le categorie che in essa vi operano. La nostra è una scuola dove si fa di tutto tranne che ricerca e studi impegnativi e seri. La nostra scuola serve per dare uno stipendio sicuro ai vari assistenti di laboratorio, agli impiegati di segreteria, ai bidelli, e dulcis in fundo, ai docenti, il 50% dei quali non dovrebbe fare l’insegnante perché non ne è capace ma è costretto a vivere e in mancanza d’altro fa finta di insegnare. Non sono da meno gli studenti, i quali fanno anche loro finta di imparare. La nostra è una scuola dove la serietà degli studi è vista come una provocazione. Guai a parlare di impegno, di studio, di frequenza alle lezioni, di approfondimenti e soprattutto, guai a parlare di costringere gli studenti a fare compiti, ricerche, letture, resoconti, risolvere problemi, ecc… Ecco cos’è la scuola italiana: un gigantesco Club Méditerranée. Insomma, una continua e perenne vacanza. Mentre in Francia un anonimo liceo vince un premio internazionale, da noi il massimo che si può ottenere è vincere una coppetta per aver partecipato alla corsa campestre. E poi non ci si sa spiegare la causa della recessione che ha buttato all’aria i sogni di gloria in economia di una maggioranza da pic-nic. Ma ci facciano il piacere.

domenica 22 maggio 2005


Recessione, crisi e spese inutili.

Siamo andati a far visita a un amico. Ci aspettava con la moglie. Abbiamo trascorso un piacevole pomeriggio, allietati da una gradevole tazza di the con degli squisiti pasticcini secchi. Casualmente siamo venuti a sapere che quel giorno, nell’ufficio della moglie, dei tecnici avevano installato una dozzina di personal computer di ultima generazione, costosi e piacevoli da vedere. Schermi piatti, immagini nitidi, mouse all’ultima moda, superfici degli schermi estese, unità centrali molto potenti. Insomma, una piacevole sorpresa che il capoufficio aveva fatto loro. Questo il fatto. E passiamo alle opinioni. Dunque, a Roma, in un anonimo ufficio di un ministero, probabilmente in un ufficio inutile, di quelli che non producono né servizi, né attività in grado di portare benefici all’Amministrazione, ma che esiste solo perché è autoreferenziale, le impiegate scoprono, con sorpresa, di avere ricevuto in regalo la sostituzione del loro parco computer, senza che se ne fosse avvertita l’esigenza. In altre parole, qualche irresponsabile dirigente ha acconsentito a far spendere del denaro all’Amministrazione, senza che ve ne fosse la necessità. Ecco un esempio di come, al giorno d’oggi, in Italia, si fanno spese inutili e improduttive. Una Amministrazione elefantiaca, quasi sempre inefficace e inefficiente, che non produce alcunché di valido e utile alla collettività ma che esiste solo in funzione di se stessa per giustificare lo stipendio dei propri impiegati, sta alla base della sconfitta che riguarda la produttività del pubblico impiego. Tecnologia sprecata che avrebbe potuto servire in un altro ufficio per svolgere una attività decisamente più importante. Ne esistono molti di questi uffici nel paese. Ospedali e scuole sono due ottimi esempi di come si possono e si devono spendere i soldi pubblici in maniera produttiva, per cose utili. In un ambiente scolastico gli studenti, non in possesso di laboratori attrezzati, avrebbero potuto utilizzare molto più produttivamente i soldi spesi per acquistare gli inutili computer dell’anonimo ufficio. I soldi della collettività potevano essere spesi per acquistare programmi e accesso a internet per apprendere meglio e per imparare con maggiore efficacia i programmi previsti dai loro curricoli. E invece no. Quel dirigente sprecone e non all’altezza, ha provveduto a far spendere inutilmente del denaro che avrebbe potuto avere una destinazione migliore. Con questa macchina statale che è un carrozzone di sprechi, ricordiamocelo, non andremo da nessuna parte. Anzi. Regrediremo, come il PIL di questo paese, diventando più poveri di ieri. Ahi! Povera Italia.

sabato 21 maggio 2005


Trasformismi e cambiamenti di politica a 180°.

La Margherita vota contro l’unità del partito unico dell’Ulivo, mentre i partiti del centrodestra decideranno entro l’estate per il partito unico. Sembra incredibile come nel giro di qualche mese si ribaltano certezze che sembravano acquisizioni scontate. Prima sembrava che il centrosinistra fosse d’accordo sull’unità e la maggioranza di governo sulle divisioni. Adesso le cose sono cambiate e la situazione si è ribaltata. I due schieramenti la pensano in modo diametralmente opposto. Noi non vogliamo entrare nel merito delle decisioni di entrambi gli schieramenti. Non ci interessa, perché noi non siamo interessati nè a cariche, nè a iscrizioni ai partiti delle due coalizioni. Una sola considerazione però ci sentiamo di farla. Ma è mai possibile credere alla politica italiana, che non si sa mai come possano evolvere i progetti politici? Si può mai accettare che ci siano fluttuazioni così gigantesche nelle decisioni politiche? Noi confermiamo l’idea della schizofrenia della politica italiana. Il risultato è un aumento della diffidenza dei mercati internazionali, con conseguente deprezzamento della serietà del paese. Per favore, smettiamola di fare i bambini e cerchiamo di essere seri. Lo vuole il paese.

venerdì 20 maggio 2005


Politici di sinistra e cattivi maestri.

Il Corriere della Sera di oggi pubblica la dichiarazione del Presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, che afferma: “Niente punizioni per gli studenti di un liceo romano allagato. La scuola interessata va oltre la punizione, per isolare i responsabili, ma anche per recuperarli al percorso di intelligenza e di vita che il 90% delle persone fanno qua dentro”. Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Dunque, eccolo la. Puntuale come le zanzare a ogni inizio di estate il Presidente di sinistra della Provincia di Roma, il compagno Gasbarra, ha sentenziato. Gli studenti che hanno allagato la scuola, rovinandola in modo pesante e procurando un danno all’erario e una interruzione di pubblico servizio, non devono essere puniti, perché bla, bla, bla…. Ci risiamo. L’ennesimo buonista è uscito allo scoperto, implacabile come le zanzare e fastidioso come le loro punture, per commentare il deprecabile uso che gli studenti burloni fanno ai danni delle strutture pubbliche. Il compagno Gasbarra, si aggiunge così agli altri suoi colleghi, picconatori del sistema educativo nazionale, a demolire quel poco di educativo e di formativo che la scuola di oggi, con la normativa più buonista del sistema planetario, possa fare: mantenersi a galla! Ma con questi personaggi, cattivi maestri e pessimi educatori, sarà difficile galleggiare ancora per molto tempo. Noi pensiamo che siamo arrivati alla fine del viaggio. Le sue bordate, distruttive sul piano educativo, che non prevedono punizioni per far comprendere la gravità del gesto prodotto dagli studenti, affondano ulteriormente la barca sulla quale tutti i cittadini di questo paese sono costretti navigare.

giovedì 19 maggio 2005


Richiesta di dazi e incapacità del “Sistema Italia”.

Sul problema della richiesta di dazi anticoncorrenza da applicare alle merci cinesi vogliamo spendere una parola per chiarire un po’ come stanno veramente le cose. E’ un dato assodato che le merci e i manufatti cinesi sono a basso costo. Sappiamo che la ragione di tutto questo è da ricercare lungo due direttrici. La prima è il basso costo del lavoro in Cina, che è la conseguenza dei minimi salari che gli “industriali” cinesi pagano ai lavoratori di quell’immenso e sterminato paese asiatico. Non c’è ombra di dubbio che questo fatto è un vantaggio notevolissimo per l’industria cinese. Ma i sapientoni di economia e politica ci scusino. Durante il boom italiano degli anni ’50 e ’60 non è stato così anche per l’Italia? Con che tipo di salari venivano retribuiti i lavoratori immigrati meridionali a Milano, Torino, ecc.. per far funzionare a pieno ritmo le industrie milanesi e torinesi? Con salari bassissimi. E nessuno si è mai lamentato. Perché adesso si recrimina gridando allo scandalo per ciò che in quegli anni ci consentì di far gridare al miracolo economico qui in Italia? Dunque, la richiesta di questi dazi è irricevibile, manca totalmente di buon senso e costituisce un elemento di confusione nel panorama economico del paese. Ma vi è una seconda ragione, non inferiore alla prima, che sta permettendo alla Cina di essere un caso eccezionale nelle esportazioni. E questa seconda ragione non ha niente a che vedere con il giudizio, roso dall’invidia, che molti industrialotti e politici nostrani danno delle capacità imprenditoriali dei discendenti degli antichi mandarini. Brevemente, è onesto riconoscere che i cinesi sono diventati bravi. E la bravura che hanno sviluppato nel campo della ricerca, della scienza e della tecnologia, in questo ultimo decennio, costituisce il premio per l’impegno, la serietà e la dedizione con i quali hanno lavorato in tutti questi anni. Praticamente i cinesi hanno sostituito gli europei nel campo dell’utilizzo, per fini industriali, delle conoscenze, competenze e capacità, nonché del know how che erano prima prerogative della società occidentale europea. Molti politici ignoranti, rozzi e approssimativi, di sinistra e di destra, non hanno capito che sono finiti i tempi d’oro della liretta svalutata e a buon mercato. Ma, soprattutto, non hanno capito che è finito il carnevale dell’improvvisazione e dello statalismo, in cui noi italiani abbiamo finora primeggiato. Adesso quello che conta è il saper fare squadra, ricerca, progetti, piani di lavoro di altissimo livello concreti ed efficaci. La scuola cinese, per esempio, in questi ultimi anni sta sfornando centinaia di migliaia di studenti in possesso di altissime capacità scientifiche, in grado di pensare, comunicare e agire con grande determinazione e competenza per produrre progetti di alto profilo, brevetti e modelli che fanno meravigliare il mondo scientifico mondiale. Certo, la scuola cinese non è la nostra. Quella italiana è ormai diventata una scuola assistenziale, che non aiuta più le menti e i cervelli dei nostri giovani ma li appiattisce sul vago, sul nulla, insegnando loro diritti inutili (come per esempio quelli che esaltano il rito vuoto e buono a nulla delle assemblee di Istituto che sono diventate autentiche corse alla vacanza e al perdere giorni di scuola) e doveri inesistenti. E a fronte di un Governo che ha nel suo beffardo Ministro della Pubblica Istruzione il motore dell’abbassamento della qualità della scuola liceale italiana si nota un altro gruppo di responsabili di partito della sinistra che si dimenano in un vuoto di idee pauroso. Mentre in Italia si costringe a far convivere i nostri giovani più promettenti con i mediocri che superano l’anno scolastico con il trucco della promozione virtuale (la famosa promozione con il debito), gli studenti cinesi studiano fisica, chimica, meccanica, biologia, scienze della Terra in modo serio, con impegno e spirito di sacrificio. Dopodiché le Università laureano soggetti prestigiosi dalle mille e una capacità con le quali questo straordinario e vitale paese sta mettendo le economie delle nazioni occidentali alle corde. Dunque, smettiamola con le lagne dei dazi e riconosciamo che siamo nelle mani di politici inetti e incapaci, di maggioranza e di opposizione, che sono coloro che hanno portato il paese alla recessione. Viene bocciato, senza appello, il Sistema Italia, che è da considerare adesso lo specchio della mediocrità di una classe politica inetta e incapace che pensa solo alle poltrone. Altro che dazi!

mercoledì 18 maggio 2005


L’Unità cambia caratteri ma non carattere.

Questa è stata la dichiarazione del Direttore Padellaro. Ha detto, ironicamente, che vi è stato un cambiamento del carattere e delle sue dimensioni, ma non del “carattere”. Avete capito la battuta? Ci ricorda quella di Ale e Franz nella trasmissione televisiva Zelig. In pratica la Nuova Unità è stampata con caratteri più grandi per permettere ai suoi lettori di leggere meglio le notizie. Dunque, ricapitoliamo. Il giornale ha deciso di cambiare. Per questo si è progettato un grande intervento giornalistico, copiando un po’ l’inglese Guardian, ma di cambiamenti di contenuti non se ne parla. Al riguardo, una semplice opinione. Ma è possibile che un giornale serio metta in atto questo teatrino del cambiamento scrivendo le parole non più in New Times Roman ma in Arial o in Comic Sans MS? E sarebbe questa la rivoluzione giornalistica dell’Unità? E poi, all’estero dicono che l’Italia non è un paese serio. Sfido io. Con questi giochetti da tre carte non potrebbe essere diversamente. Ma mi facciano il piacere, avrebbe detto Totò.

martedì 17 maggio 2005


Referendum e voto.

Questo referendum sta diventando sempre più complicato e inizia a innervosirci. Non ne sentivamo proprio il bisogno. Non si doveva fare. Sarebbe stato molto meglio che non fosse mai stato proposto. A noi ci basta il Parlamento, perché è li che i nostri parlamentari devono esercitare il mandato, legiferando con consapevolezza. E invece no! Un gruppo di scocciatori inopportuni, chiamati radicali, ci hanno incastrato, costringendoci a prendere una decisione che nel migliore dei casi non sarà indolore. Come se in questo paese non ci fossero altri problemi, altrettanto se non addirittura più importanti, come la disoccupazione, la recessione, la delinquenza, il futuro non proprio rosa, ecc.. A complicare la situazione, poi, si sono messi da una parte le ideologie laiciste e dall’altra i dogmi cattolici. E noi, terzi, poveretti, stretti tra incudine e martello, ne stiamo subendo le pressioni, e che pressioni! Ne sta uscendo una miscela esplosiva in cui tutti non sono d'accordo con nessuno. Si ripete la solita musica, tipica di questo paese: sinistra contro destra, laici contro cattolici, cambiamento contro tradizione, guelfi contro ghibellini. Dunque, mettiamo un po’ d’ordine nella faccenda e tiriamo le somme una volta per tutte, naturalmente "in our opinions". Sebbene con molti dubbi e tante incertezze, abbiamo deciso la nostra posizione. In primo luogo andremo a votare. E’ un segnale chiaro di assunzione di responsabilità politica che non ammette ripensamenti. Finora non abbiamo mai perduto una sola elezione e ne siamo orgogliosi. In secondo luogo, nell’urna metteremo quattro schede, tutte con un no sofferto, perché siamo dell’opinione che qualche si ci poteva stare e che sarebbe stato anche opportuno. Con molti dubbi e tanta incertezza abbiamo così stabilito che questa decisione è la meno peggio. Se non altro, lascia la strada alla possibilità futura di cambiare la legge in Parlamento, con i dovuti miglioramenti, in modo da evitare traumi di irreversibilità dovuti a una eventuale bocciatura referandaria della legge. Perché quattro no? Il discorso sarebbe lungo e non abbiamo intenzione di tediare nessuno. Brevemente, diciamo che questo paese non può permettersi di intraprendere la strada spagnola del laicismo esasperato, perché questo paese non è maturo a queste decisioni. Un paese che vive all’insegna della violenza negli stadi, che subisce manifestazioni violente da una larga fetta del suo elettorato, un paese che è caratterizzato da una delinquenza istituzionale che non si riesce nemmeno a scalfire (mafia, camorra, ecc..), in cui la serietà è considerata un bersaglio da lapidare con sistematicità e piacere trasgressivo di tutti, bocciare l’attuale legge, imperfetta, sarebbe dare corda alla politica del far west, della deregulation, del fai da te, dell’ordinazione dei figli in provetta da ritirare al supermercato. E questo non ci piace. In modo più analitico diciamo che per ogni referendum esistono pro e contro. Ognuno si orienta come vuole. A noi l’idea di inseminare nostra moglie con un seme proveniente da terzi, magari da un biondo svedese o da un macho cubano, non ci piace. E a maggior ragione non ci piace se a subire la decisione sono i nascituri che non hanno la possibilità di opporsi perchè sono i più deboli. E poi, con tutti quegli sventurati bambini soli, poveri, affamati che esistono nel terzo e quarto mondo ci sembra un delitto ricercare il figlio “eterologo” con gli occhi azzurri. No! Proprio non ci siamo. Voteremo quattro no. E basta.

sabato 14 maggio 2005


Questo Papa ci piace.

Ognuno la pensi come la vuole. Sebbene prematuramente, ci piace rischiare un giudizio che non può essere dato sulla base di fatti, perché ce ne sono ancora pochi, ma solo su supposizioni, su sensazioni, con pochi dati ed eventi da giudicare. Papa Benedetto XVI, a meno di un mese di pontificato, ha già dato prova di grande apertura mentale, culturale e storica. Ci piace ricordare quella sua straordinaria orazione funebre al funerale di Papa Giovanni Paolo II, la lezione di grande umiltà nel presentarsi come un “vignaiolo” al servizio degli altri e, adesso, l’assunzione di responsabilità nel permettere una veloce partenza dell'istruttoria per far diventare prima Beato e, successivamente Santo, il grande e straordinario Papa Woityla, infischiandosene della tradizione che imponeva ben cinque anni prima dell'inizio dell'istruttoria medesima. Sicuramente non è un legalista. La tradizione non gli peserà come un macigno scomodo. E poi quel suo apparire sempre sorridente, modesto, che si inchina a tutti, come a voler dire che lui non è all'altezza. Falsa modestia? Non crediamo. A noi comunque piace. Noi pensiamo di avere fiuto: crediamo che questo Papa stupirà il mondo. Bene. Finalmente una buona notizia e al diavolo, per oggi, la politica. Ah! A proposito. E’ di poche ore fa la notizia che Benedetto XVI ha nominato suo successore un monsignore americano, certo William Joseph Levada, californiano doc. Che dire? E’ un altro segno della sua personalità: nominare persone che al di là del loro certificato di nascita hanno le idee giuste. Noi non sappiamo se il vescovo statunitense sarà un liberale o un conservatore. E francamente non ci interessa neanche saperlo. Fatti suoi. Dicono che questo monsignore abbia fatto delle dichiarazioni imprudenti. Ne citiamo solo due, che noi giudichiamo entrambe giuste e opportune. Nella prima ha detto: ”è una vergogna nazionale la mancanza di assistenza sanitaria per tutti negli USA”. Giusto! La seconda: “mi meraviglio che il governo italiano non abbia impedito la manifestazione dei gay a Roma”. Giusto anche questo! A nostro giudizio più che una manifestazione si è trattato di una carnevalata che ha voluto nascondere una provocazione. Per favore lasciate ai simpatici amici spagnoli queste gigantesche feste mascherate esibizionistiche, in cui accanto ai muscoli si esibiscono labbra truccate, mascara e giarrettiere. Perché l’orgoglio della maggioranza dei gay è purtroppo questo. La conquista di diritti civili, si sa, se sono una cosa seria si chiedono con misura e grande rispetto per le tradizioni e per le maggioranze degli altri. Siamo altresì profondamente convinti che non esiste alcuna differenza tra noi e i gay. Siamo stati sempre convinti che tra molti gay ci sono persone di grande simpatia, cultura, professionalità con i quali si può benissimo essere amici ed avere relazioni sociali improntate a stima reciproca. Non nascondiamo neanche il fatto che molti gay sono in grado di costruire con noi dei rapporti di rispetto e di simpatia unici e piacevoli. D'altronde a noi non interessa che cosa facciano i gay tra le lenzuola. Sono fatti loro. Dunque, non esiste in noi alcun pregiudizio, a condizione che i gay rispettino le nostre convinzioni, in cui l’esibizionismo, come nel caso del “gay pride”, in questi casi purtroppo sempre volgare, ci offende, ci inquieta, ci mette addosso un disagio che produce difficoltà a comprendere e ad accettare quetso tipo di violenza simbolica e di carica esibizionistica che questo genere di manifestazione produce. O no? Papa Benedetto XVI ci scusi per questo cambiamento di direzione nella discussione. Ma era necessario.

venerdì 13 maggio 2005


Ottant’anni fa il fascismo e il nazismo cominciarono con l’intolleranza razziale.

Crediamo di dover intervenire per commentare due fatti intimamente legati tra di loro. Il primo riguarda l’adesione del filosofo Gianni Vattimo all’appello di un fantomatico “Collettivo Autonomo” per sanzionare i rappresentanti israeliani e impedire loro la partecipazione a lezioni o ad altri eventi organizzati dalle Università italiane. Il secondo interessa la contestazione generalizzata e violenta di molte Università della Repubblica verso intellettuali ebrei invitati a intervenire a conferenze e dibattiti nelle medesime Università. Questi i fatti. Passiamo adesso alle opinioni. Come si vede, sono due aspetti speculari e simmetrici, e rappresentano le due facce della stessa medaglia: l’intolleranza, vecchio vizietto del partito nazionale fascista e di quello nazista. Dunque, il Sig. Vattimo ha firmato questo appello con il quale dice a chiare lettere che bisogna impedire agli intellettuali ebrei di poter parlare liberamente nelle Università italiane. Ditemi un po’ voi come si potrebbe chiamare un Tizio che dichiara liberamente di voler impedire l’espressione della libertà di pensiero e di parola a un invitato. Noi abbiamo un solo aggettivo qualificativo e lo diciamo con la massima franchezza: fascista. A nostro parere un Tizio che vuole impedire a un conferenziere, invitato da una Università, di esprimere le proprie idee non può non essere chiamato che con il suo vero nome, cioè fascista! Questo fatto, a nostro parere, è pura violenza. E su questo Signore non abbiamo più intenzione di aggiungere altro. Ricordiamo, viceversa, a conclusione di questa prima riflessione, l’intervento in Parlamento di quello straordinario uomo che fu l’ex Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, quando disse che lui avrebbe combattuto tutti gli individui che non avevano idee politiche come le sue, ma nello stesso tempo avrebbe dato la vita per permettere al suo nemico di esprimere le proprie idee, anche se diverse dalle sue! Vedete voi la differenza tra i due: Pertini coraggioso e leale, Vattimo miserabile e sleale. E passiamo all’altro aspetto inquietante della faccenda. Dunque, una serie di Università italiane, con in testa i loro Magnifici Rettori, manifestano con linguaggio violento contro il libero pensiero. Come vogliamo chiamare questi centri di intolleranza politica e razziale? Associazioni per il libero pensiero? Oppure, Lega a difesa dei più deboli? Anche qui vi è un aggettivo qualificativo chiaro e semplice: razzista! Dunque, a nostro parere, circolano liberamente nelle nostre Università studenti, professori e rettori, questi ultimi non certo “magnifici” ma squallidi, razzisti, ovvero intolleranti e fanatici che, con la scusa dell’appartenenza dei soggetti interessati allo Stato di Israele, non riconoscono loro lo status di persone e di cittadini del mondo. E poi dicono che le Università italiane sono il centro culturale e il motore degli eventi istruttivi e formativi che si riconoscono nei valori della Costituzione. Questa gente, che generalmente si trova sulla stessa lunghezza d’onda dei no-global, degli animalisti e compagnia varia, di valori, conosce solo l’esproprio proletario di prosciutti e oggetti di elettronica diminuendo i valori delle casse dei supermercati.

mercoledì 11 maggio 2005


Laurea honoris causa e “andatura al massimo”.

Lo IULM di Milano ha conferito al cantante Vasco Rossi la laurea honoris causa per le sue considerevoli capacità "di comunicazione". Siamo dell’idea che il Magnifico Rettore di quell’Università è libero di attribuire tutte le lauree honoris causa che vuole, anche a uno struzzo o a un ippopotamo. A noi non interessa. A nostro giudizio non è stato un buon esempio premiare un Signore che con gli studi universitari non ha dimestichezza, soprattutto per rispetto a quegli studenti che per conseguire la sudata laurea hanno dovuto studiare e impegnarsi al massimo. Noi a questo proposito vogliamo dire la nostra: che pena regalare un diploma a una persona che non lo merita, anche se il Signor Vasco Rossi, com’è noto, sa andare bene al “massimo”. Si. Ma si tratta di un altro massimo! O no?

mercoledì 4 maggio 2005


Il Governo riduce le pene per il reato di bancarotta.

Oplà. E anche questa è fatta. E poi il Presidente del Consiglio si chiede come mai gli Italiani, alle ultime elezioni, non lo hanno più votato in massa come prima, voltandogli le spalle. Delle due l’una: o il Presidente Silvio Berlusconi è in malafede, oppure è un dilettante della politica. Nel primo caso ha diminuito l’entità delle pene intenzionalmente, permettendo a chi commette il reato di cavarsela con pochi danni. Grave errore. Nel secondo caso si tratta di un incompetente che partecipa a una commedia da quattro soldi, presentata da una compagnia circense squallida. L’errore è ancora più grave perché si spacciano per politici seri dei ciarlatani che dire dilettanti è già molto. Ma il fatto gravissimo è un altro. Chiamato in causa, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, non sa come giustificarsi e si inventa una ricostruzione da piccolo circo di provincia. "Nel testo del decreto sulla competitività - spiega ai giornalisti al Senato - non c'era questa norma che riduce le pene per la bancarotta. Essa è stata introdotta dalla Commissione.” Dobbiamo dedurre che qualche lestofante, a insaputa del Ministro, si sia intrufolato in Commissione introducendo una variazione della norma in modo tale da cambiare il testo senza che nessuno se ne sia accorto? E’ scandaloso che un Ministro tenti di scusarsi in questa maniera. E poi una piccola domandina. Cosa c’entra una norma che diminuisce le pene per il reato di bancarotta in un decreto sulla competitività? Diciamo solo che gli Italiani non dimenticheranno quest’altro tassello della sconsolante verità di un Governo che invece di prendere le parti della gente onesta, aumentando le pene e di molto per chi commette questo genere di reato, aiuta i delinquenti, diminuendo loro la pena. Concludiamo dicendo: che pena assistere a un indegno spettacolo come questo!

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