sabato 14 maggio 2005


Questo Papa ci piace.

Ognuno la pensi come la vuole. Sebbene prematuramente, ci piace rischiare un giudizio che non può essere dato sulla base di fatti, perché ce ne sono ancora pochi, ma solo su supposizioni, su sensazioni, con pochi dati ed eventi da giudicare. Papa Benedetto XVI, a meno di un mese di pontificato, ha già dato prova di grande apertura mentale, culturale e storica. Ci piace ricordare quella sua straordinaria orazione funebre al funerale di Papa Giovanni Paolo II, la lezione di grande umiltà nel presentarsi come un “vignaiolo” al servizio degli altri e, adesso, l’assunzione di responsabilità nel permettere una veloce partenza dell'istruttoria per far diventare prima Beato e, successivamente Santo, il grande e straordinario Papa Woityla, infischiandosene della tradizione che imponeva ben cinque anni prima dell'inizio dell'istruttoria medesima. Sicuramente non è un legalista. La tradizione non gli peserà come un macigno scomodo. E poi quel suo apparire sempre sorridente, modesto, che si inchina a tutti, come a voler dire che lui non è all'altezza. Falsa modestia? Non crediamo. A noi comunque piace. Noi pensiamo di avere fiuto: crediamo che questo Papa stupirà il mondo. Bene. Finalmente una buona notizia e al diavolo, per oggi, la politica. Ah! A proposito. E’ di poche ore fa la notizia che Benedetto XVI ha nominato suo successore un monsignore americano, certo William Joseph Levada, californiano doc. Che dire? E’ un altro segno della sua personalità: nominare persone che al di là del loro certificato di nascita hanno le idee giuste. Noi non sappiamo se il vescovo statunitense sarà un liberale o un conservatore. E francamente non ci interessa neanche saperlo. Fatti suoi. Dicono che questo monsignore abbia fatto delle dichiarazioni imprudenti. Ne citiamo solo due, che noi giudichiamo entrambe giuste e opportune. Nella prima ha detto: ”è una vergogna nazionale la mancanza di assistenza sanitaria per tutti negli USA”. Giusto! La seconda: “mi meraviglio che il governo italiano non abbia impedito la manifestazione dei gay a Roma”. Giusto anche questo! A nostro giudizio più che una manifestazione si è trattato di una carnevalata che ha voluto nascondere una provocazione. Per favore lasciate ai simpatici amici spagnoli queste gigantesche feste mascherate esibizionistiche, in cui accanto ai muscoli si esibiscono labbra truccate, mascara e giarrettiere. Perché l’orgoglio della maggioranza dei gay è purtroppo questo. La conquista di diritti civili, si sa, se sono una cosa seria si chiedono con misura e grande rispetto per le tradizioni e per le maggioranze degli altri. Siamo altresì profondamente convinti che non esiste alcuna differenza tra noi e i gay. Siamo stati sempre convinti che tra molti gay ci sono persone di grande simpatia, cultura, professionalità con i quali si può benissimo essere amici ed avere relazioni sociali improntate a stima reciproca. Non nascondiamo neanche il fatto che molti gay sono in grado di costruire con noi dei rapporti di rispetto e di simpatia unici e piacevoli. D'altronde a noi non interessa che cosa facciano i gay tra le lenzuola. Sono fatti loro. Dunque, non esiste in noi alcun pregiudizio, a condizione che i gay rispettino le nostre convinzioni, in cui l’esibizionismo, come nel caso del “gay pride”, in questi casi purtroppo sempre volgare, ci offende, ci inquieta, ci mette addosso un disagio che produce difficoltà a comprendere e ad accettare quetso tipo di violenza simbolica e di carica esibizionistica che questo genere di manifestazione produce. O no? Papa Benedetto XVI ci scusi per questo cambiamento di direzione nella discussione. Ma era necessario.

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