venerdì 31 agosto 2007

RAI una vergogna di televisione.

Il 7 Settembre 2007 inizia in Francia a Parigi il campionato mondiale di Rugby. Si tratta di un campionato mondiale per nazioni che è una delle tre più grandi attrazioni mondiali di sport più seguite nel mondo. La "Rugby World Cup" è dunque alle porte e le maggiori televisioni del mondo si sono lanciate nella programmazione delle 48 partite dell’evento che invieranno nell'etere in chiaro a tutti. Per quello che è divenuto il terzo avvenimento sportivo, dopo olimpiadi e mondiali di calcio per seguito ed importanza, è prevista un’eco planetaria.
Per l’Italia la piattaforma Sky si è assicurata i diritti in esclusiva a pagamento, nel totale e colpevole disinteresse RAI. Appunto di questo vogliamo parlare. Del fatto che la televisione nazionale, con canone e nomine dirigenziali politiche di un sistema politico incapace di proporre modelli televisivi seri ed educativi, si è colpevolmente disinteressata dell'evento. Che dire dei suoi dirigenti? Dire dilettanti è poco. Dire menefreghisti è ancora di meno. Dire che non hanno la decenza di fare delle scelte adeguate che prevedono la trasmissione di altri sport oltre al calcio è quanto di minimo di possa denunziare. Ma forse l'aspetto più grave e colpevole della questione è che questi prezzolati dirigenti rappresentano una vergogna nazionale e come tale dovrebbero essere mandati a casa. Ma nella nostra vecchia e cara Italia, dove convivono parlamentari ex-terroristi in Parlamento e giornalisti ex-portatori di borse nella RAI tutto è permesso. Anche l'ignominia di incapaci.

giovedì 30 agosto 2007



Lauree facili e compagnie aeree in crisi irreversibile.

Oggi vogliamo portare all’attenzione dei nostri lettori due questioni apparentemente non dipendenti tra di loro: le lauree fasulle rilasciate da molte Università private e le difficoltà di sopravvivenza della compagnia aerea nazionale Alitalia. Due temi interessanti da esaminare alla luce di una semplice ma importante riflessione critica. Eccola. Si tratta di due faccende maledettamente serie sul piano metodologico. Da un lato c'è la mancanza di serietà del sistema universitario italiano che permette a dei Signori, chiamati Magnifici che dirigono privatisticamente delle scuole universitarie di rilasciare titoli di studio spendibili nel lavoro. Si tratta di un grave fatto di malcostume che produce titoli inaffidabili, senza controlli, quando addirittura non si parla di vero e proprio “mercato delle lauree”. Una società moderna e giusta lo avrebbe eliminato alla radice da molto tempo. Anzi. Non lo avrebbe neanche dovuto permettere. Di chi è la colpa? Naturalmente dei Ministri dell’Università e della Ricerca scientifica che si sono succeduti nel settennato in esame, che interessa due legislature parlamentari. E chi sono stati e sono i Ministri dell’Università e della Ricerca Scientifica in questione? Due persone apparentemente di successo, importanti, che vantano una buona etichettatura politico-culturale, uno di sinistra e uno di destra. Si tratta dell'attuale Sindaco di Milano ovvero l'ineffabile Sig.ra Moratti e l’altrettanto impareggiabile Sig. Mussi. Due persone a quanto sembra disattente della politica italiana che hanno permesso e continuano a permettere, con la loro miopia politica e il loro dilettantismo, il pessimo laurificio che è riuscito a installarsi in Italia e che non ha eguali in nessuna parte del mondo civile. Perché Lor Signori non hanno mai preso provvedimenti seri ed efficaci di eliminazione totale del danno che stanno producendo al paese? Ricordiamocelo, i responsabili di questa autentica sconcezza appartengono uno alla maggioranza e l’altra all'opposizione tanto per confermare che il problema non è un problema di schieramento, quanto di “sensibilità etica” che a quanto sembra nei due soggetti non è abbondante.
E passiamo al secondo caso che riguarda l'Alitalia, le sue difficoltà economiche e gestionali e l'incapacità dell'intero sistema politico e manageriale di spegnere una macchina che divora denaro pubblico a più non posso. Mentre nelle altre città del mondo gli aeroporti di quei paesi macinano utili incredibili e migliorano sensibilmente l'immagine complessiva dell'intera nazione, oltre alla capacità di permettere forti scambi relazionali che hanno sempre ricadute positive sull'economia , in Italia si va controcorrente. Come è possibile? Anche qui di chi è la colpa? E anche qui la risposta è della politica, perché è stato da pazzi prendere la decisione di creare un hub a Milano ai danni della Capitale. Bisognava essere dei veri ingenui immaginare che l'Alitalia potesse diventare una compagnia aerea in buona salute semplicemente spostando i voli da Roma-Fiumicino a Milano-Malpensa. Piuttosto a noi sembra che questa decisione sia stata un vero regalo politico di Berlusconi alla Lega Nord del masnadiero Bossi. Probabilmente gli accordi elettorali del 2001 che hanno portato alla vittoria schiacciante del centrodestra prevedevano il contentino di sviluppare il trasporto aereo di Milano e deprimere quello di Roma per soddisfare l’ingordigia populista del Lider maximo della Lega e pubblicizzare in modo conveniente il detto Roma ladrona. Quando la politica fa questi “giochetti a perdere”, la vera sconfitta è dell’intero paese e non di una sola parte. Che grossa stupidaggine è stata questa infelice scelta. Di chi è la colpa? In questo caso del Sig. Silvio Berlusconi del centrodestra e dei Sindacati italiani di centrosinistra che hanno acconsentito senza protestare alla clamorosa gaffe politico-economica dell’ex Presidente del Consiglio di Arcore. Dunque, ancora una volta la miopia politica dei nostri amabili governanti ha portato in perdita un altro segmento di vita del paese. In verità, quasi tutti i problemi del paese sono da ricercare nella incapacità dei politici italiani di entrambi gli schieramenti di saper gestire una società dinamica e multiforme come quella italiana che è più grande di loro, che sono autentici nani del potere politico ed economico. Guai a quelle società che si fanno governare dagli incapaci. Sono condannate all'estinzione.

mercoledì 29 agosto 2007

Dio è grande ma anche la scienza e la ragione lo sono.

«Dio è grande» è una famosa massima religiosa di una delle tre grandi religioni monoteiste mentre «Dio non è grande» è il titolo di un libro. La questione che viene affrontata in questo articolo è capire se le due affermazioni possono o meno coesistere alla luce delle categorie della religione e della scienza, ovvero secondo i punti di vista della fede e della ragione. Sebbene il tema sia uno di quelli che fanno tremare le vene dei polsi noi ci proveremo sicuri, come si dice nel libro, che “Se Dio dovesse tenere tutta la Verità racchiusa nella mano destra, e nella mano sinistra solo il costante e diligente percorso verso di essa […] e mi si offrisse di scegliere, con tutta umiltà opterei per la mano sinistra”. Non siamo pertanto sicuri del risultato ma ci interessa molto provarci. Lo faremo commentando alcuni aspetti del libro di Hitchens, l'autore del libro.
Per prima cosa esiste un sottotitolo al libro che è il seguente: “Come la religione avvelena ogni cosa”. Non ci sembra un'affermazione riuscita. La religione non avvelena nulla, è il fanatismo religioso che uccide la bellezza della religione, così come non è la religione che toglie validità alla scienza, è lo scientismo che toglie autorevolezza alla scienza. Dunque, sottotitoli come quello dato dall'autore non aiutano a comprendere bene il problema della coesistenza e della differenza tra fede e ragione.
L'autore è continuamente ossessionato dall'idea di far prevalere l'evoluzionismo darwiniano ai danni del creazionismo religioso. Il problema semplicemente non si pone perché l'evoluzionismo è una teoria scientifica (che può essere valida o meno ma sempre falsificabile) mentre la tesi che il mondo sia stato creato da Dio è un dogma di fede che non può essere messo in discussione (è esente da validazione). Dunque, non c’è contesa. In verità, se i credenti da una parte e i non credenti dall'altra fossero più attenti e misurati nelle loro considerazioni potrebbero convenire che vi è coerenza in entrambe le tesi non foss'altro perchè l'una non esclude l'altra e l'altra permette anche la prima. E’ da ingenui credere nella possibilità di poter conciliare gli estremi? In matematica ciò è possibile: basta sostituire a uno spazio unidimensionale di una retta quello unidimensionale della circonferenza. E' il fanatismo delle posizioni religiose e dell’ateismo praticante che eliminano a priori la possibilità di comprensione e di ammissione delle due tesi. Noi che non siamo né estremisti religiosi, né furenti anticlericali accettiamo la ragionevolezza dei due aspetti, naturalmente con modalità e quadro metodologico differenti che tengono conto che le due posizioni non possono e non devono entrare in collisione per il semplice fatto che operano in ambiti diversi. Non ci stancheremo mai di ricordare a noi stessi prima che agli altri che ciò che uccide la ragione non è il sonno ma la veglia delirante e ciò che sacrifica la bellezza della religione e della scienza sono la profonda incapacità di certi settori oltranzisti e intransigenti che vogliono a tutti i costi interpretare la vita umana come esclusiva conseguenza degli aspetti divini della religione, o degli aspetti materialistici di uno scientismo goffo e meschino. E’ difficile trovare qualcuno all’orizzonte in grado di fare lo sforzo di intendere che i due aspetti possono benissimo coesistere a condizione di individuare lo spazio della propria esistenza e la modalità della propria spiegazione. Galileo Galilei fu uno di questi. Sappiamo come andò a finire. Da una parte l’intransigenza e l’intolleranza religiosa imposero a Galileo di abiurare e di morire prima nell’anima e poi nel corpo, lui che fu credente e scienziato e, quindi, posto nelle migliori condizioni di capire la questione e le sue più profonde implicazioni. Dall’altra parte il radicalismo e l’ortodossia anticlericale chiudono, in maniera purtroppo integrale, la possibilità di comprendere l’esigenza della spiritualità nell’uomo. Diciamo che è destino dei popoli non trovare la capacità di dialogare, di comprendere e di accettare il non punto di vista dell’altro. Sappiamo che la religione nasce dalla profonda esigenza dell’animo umano di soddisfare un bisogno fondamentale della vita che è il bisogno della propria spiritualità di affrancarsi dalle necessità riduttive della vita animale. In questo senso Religione e Scienza non riusciranno mai a trovare una sintesi adeguata a entrambi se non paradossalmente a costo di spingere in modo più estremistico il senso del loro differente ruolo e della loro innata separatezza.
Da questo punto di vista non se ne esce. Per risolvere il problema c’è una sola modalità: accentuare sempre di più il senso del simbolismo della religione e della limitatezza della scienza onde separare la sfera della loro influenza reciproca e renderli credibili anche agli altri. Per esempio, nel caso del dogma dell’Assunzione di Maria in cielo l’evento non può essere considerato spiegabile alla luce di categorie assolute proprie e dipendenti dalla propria sfera d’azione. Da una parte c’è il fatto religioso, che è un atto di fede, dogmatico, teologico che indica la natura divina della carne di Maria che non può deteriorarsi come quella degli altri essere umani perché madre di Gesù ed esente dal peccato originale. Dunque, il dogma religioso impone di credere a un fatto extraterreno, ascientifico: la dipartita di Maria comprende la carne e l’anima e questo vale solo per Lei. Bene ha detto Tertulliano quando affermò che "credo quia absurdum" (credo perchè é assurdo), cioè si deve credere a un evento insolito in virtù della sua straordinaria irragionevolezza. Dall’altra parte c’è il fatto scientifico, che è un atto della ragione, dell’evento naturale morte di un essere biochimico che può solo essere umano, dunque corruttibile e, quindi, della impossibilità dell’evento. La scienza, giustamente, lo esclude e lo dichiara inammissibile alla luce dei canoni newtoniani e galileiani. E allora? Dove sta il problema? Se si separano i due fatti, giustificandoli e interpretandoli secondo due modalità differenti di interpretazione in modo tale da chiarire una volta per tutte che essi viaggiano lungo due universi paralleli che non si possono incontrare mai, il problema non esiste. Che i due universi siano inconciliabili lo conferma persino la banale osservazione della incapacità del linguaggio di essere veicolo di comprensione e di sintesi. Generalmente accade proprio il contrario, e cioè che la diversità di linguaggio nei due ambiti alimenta l'incomprensione e genera spinte centrifughe. Che la scienza debba essere vissuta con il trauma di essere nata da una costola filosofica che richiama aspetti teologici non deve preoccupare in quanto vivere la scienza in maniera personale è un credo di fondo degli scienziati. D'altronde vivere la fede in maniera personale è anch'esso un diritto del credente. Qui non vale l'equazione "chi ama non critica e chi critica non ama". Non è possibile cioè accettare l'idea che la religione tolga la libertà di ragionare con la propria testa. Fatti salvi gli assiomi della Religione si ragiona con la propria testa e non con quella degli altri. Dunque, su alcune questioni è doveroso non adeguarsi al pensiero della propria Chiesa così come non bisogna adeguarsi al conformismo della scienza. Altrimenti non se ne esce. Da questo punto di vista è possibile far coesistere la dimensione religiosa con quella scientifica nelle persone con un forte senso della comprensione del modo di ragionare dell’altro. Einstein risolse brillantemente il problema della diversità di moto “non inerziale” e con quello analogo “gravitazionale” inventando, nella relatività generale, la categoria dell’equivalenza, qui usata non nel senso di relativismo ma, al contrario, nel significato più pieno di sintesi e unificazione. La proposta è inadeguata? Discutiamone e forse ci capiremo meglio.

martedì 28 agosto 2007

L'ennesimo e ignobile tentativo di un insolente e cinico giornalismo di parte di sminuire le responsabilità del terrorismo rosso.

Siamo alle solite. Il giornale La Repubblica torna alla carica con l'ennesimo articolo volto a scolorire le ragioni dell'antibrigatismo rosso. La ragione sembra essere il tentativo di far rientrare le nefandezze che i brigatisti fecero negli anni Settanta della nostra storia per "ragioni umanitarie". Vogliamo parlare, per esempio, di quel Walter Grecchi di autonomia operaia che a Milano, in quei terribili anni, fu fotografato con una pistola in mano nell'atto di sparare e ammazzare qualche innocente di troppo nella civile città dell'operaismo rosso? Si tratta dell'ennesima scellerata storia di un vile terrorista di sinistra che si nascose nella solita inaccettabile Francia mitterandiana, all'ombra della Torre Eiffel come dicono le cronache, per farla franca, riuscendovi brillantemente. A questo link c'è un elenco interminabile di persone coinvolte negli omicidi politici della estrema sinistra italiana. Per l'esattezza i condannati per terrorismo latitanti all’estero, secondo una stima di inizio anno, risultano essere circa 160, di cui un centinaio della vecchia sinistra extra–parlamentare. Stiamo parlando di maestri di terrorismo e di vigliaccheria che hanno avuto "in allergia" la legalità e che hanno dato vita o preso parte a folli gruppi criminali quali Brigate Rosse, Prima Linea, Proletari Armati per il Comunismo, Potere Operaio e altri. Per curiosità la maggioranza di loro risiede in Francia. Numerosi sono sparsi tra Nicaragua, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria, Centro-Africa e nelle isole sperdute del Centro-America e dell'Oceania. E' incredibile come fiocchino gli articoli melodrammatici su questo giornale che fingono di evidenziare ragioni buoniste per fare dimenticare le sofferenze che questo genere di canaglie provocarono a degli innocenti. C'è tutta una serie di articoli nel tempo che inducono a credere che il giornale della sinistra italiana sia la *centrale* operativa di tutta questa serie di operazioni di ripulitura politica, a nostro giudizio, scandalose. Ne vogliamo parlare? Come mai da nessuna parte si è messo in evidenza questo fatto? Noi siamo decisamente contro i sostenitori delle cancellazioni delle brutalità di un terrorismo vile e vigliacco di matrice marxista. Riteniamo disonesta qualunque operazione che sul piano intellettuale oltre che politico cerca di produrre un vero e proprio lavaggio della memoria. Una sola cosa diciamo: vergogna! Non si possono cancellare le sofferenze patite dalle centinaia di famiglie che hanno dovuto sacrificare ciò che più hanno avuto di caro nella loro esistenza: la vita dei loro familiari che, guarda caso, sono stati sempre integerrimi e onesti uomini dello Stato, poliziotti, carabinieri, magistrati, giornalisti, dirigenti di aziende private e in generale fior di Signori. A costoro, straordinarie figure di coraggio e di onestà, il giornale La Repubblica dà uno schiaffo in viso nascondendo la mano dietro pacchiani tentativi di smorzare le responsabilità che i terroristi milanesi hanno avuto in questa triste vicenda. Di nuovo vergogna.

martedì 21 agosto 2007


La piattaforma era stata realizzata in violazione di tutte le norme. E i controlli?


E' morto uno dei nove feriti rimasti coinvolti nel crollo della terrazza di legno verificatosi in una villa privata costruita abusivamente a strapiombo sul mare in provincia di Salerno. Questo il fatto che commenteremo brevemente oggi.
Diciamo la verità: lo si sarebbe potuto immaginare facilmente che prima o poi si sarebbe verificato l'incidente. Solo l'incompetenza, la faciloneria e il dilettantismo tipici della mentalità meridionale hanno permesso che non si facessero i dovuti controlli per evitare la tragedia. Quante vittime sarebbero state salvate se i Comuni meridionali avessero nel tempo svolto il loro ufficio di controllo con solerzia e implacabile ricerca dei possibili reati commessi dagli indigeni. Si sarebbero potute evitare tragedie che sanno di presa in giro. Adesso, diverse famiglie piangono o i loro morti o le ferite gravi dei loro cari. Ebbene tutto questo si verifica, udite udite, con amminsitrazioni comunali e un governo di sinistra che a sentire la propaganda politica prima, durante e dopo le elezioni avrebbero dovuto fare dell'etica e della morale la condotta priviligiata della loro linea di azione. Invece, le attuali amministrazioni - comunale, provinciale, regionale e nazionale - latitano proprio sulle materie in cui avrebbero dovuto picchiare duro contro la disonestà, l'iniquità e l'ingordigia del guadagno facile dei mascalzoni. Personaggi squallidi di partiti di estrema sinistra, di centro sinistra e di piccola sinistra, viceversa, si espongono nei salotti televisivi per racimolare un momento di vana e inutile popolarità. Nel mentre negli altri paesi si pensa a cose più serie e importanti, quali lo sviluppo, gli investimenti, il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, la sanità pubblica, la scuola, il perseguimento di politiche del contenimento dell'energia, etc.. nel nostro paese si discute ancora di una impossibile riforma elettorale che nessuno vuole e della opportunutà o meno di non pagare le tasse. Ahi,povera Italia!

domenica 19 agosto 2007


Lo sciopero fiscale di Bossi: metodo o merito?


Il sindaco di Roma ha commentato bene la proposta lanciata da Umberto Bossi e ripresa da Silvio Berlusconi a proposito del cosiddetto sciopero fiscale. Ecco le parole del candidato leader del Partito democratico: «Dire che si fa uno sciopero fiscale per far cadere un governo, qualunque esso sia, equivale a dire che non c’è nulla che ci tiene insieme. Se passa questo principio, questo paese ha finito di esistere, oltre a farsi coprire dalle risate di tutto il mondo».
Ed è appunto l'aspetto ridicolo della faccenda che non può essere taciuto in questa circostanza. Non c'è alcun senso politico valido nella dichiarazione dell'ormai "andato" vecchio leader della ex-lega lombarda se non quello della provocazione. Quello che i leghisti non capiranno mai è l'aspetto comico e stravagante delle loro proposte. Dopo avere ricevuto una sonora batosta con il referendum sulla riforma costituzionale il leghismo lombardo si è buttato sul grottesco e sulla sfida provocatoria. E come al solito il "cagnolino" Berlusconi si è accodato all'amico lombardo. I due vogliono riportarci all'età dei Comuni, costringendo gli italiani a scegliere tra Guelfi e Ghibellini, e a creare tante republichette delle banane. La morale è che, purtroppo, a coprirsi di ridicolo non sono solo i due della "banda Bassotti" ma è un intero paese che ha tra i suoi abitanti tante persone serie. Povera politica italiana!

lunedì 13 agosto 2007


Il culto della personalità di un cantautore.


Da molti mesi sul quotidiano La Repubblica si trovano articoli di osanna sul cantautore Fabrizio De Andrè. Questo il fatto che intendiamo commentare. E veniamo alle opinioni.
Siamo al ridicolo. Vi è in atto da un po' di tempo e con una continuità che stupisce, una campagna giornalistica di sinistra, fanatica e partigiana, che tenta di santificare il cantante Fabrizio De Andrè deceduto da più di sette anni come il più grande cantautore mai esistito. Si trovano sulla carta stampata e in rete autentici capolavori di esaltazione e piagnistei sconnessi sulla figura del De Andrè per la scoperta, pensate, di suoi pensierini da bambino sul natale, del tipo: "Caro Gesù Bambino". Si parla poi grottescamente di un caveau del Centro Studi di Siena che custodisce, udite udite, "le carte inedite" del grande cantante-poeta, come se si trattasse di una figura storica rilevante della cultura italiana, alla stregua di un Verdi, di un Croce o di un Manzoni e non viceversa di un anarchico e anticlericale contestatore. Certo che alla sfacciataggine di certa stampa di sinistra non c'è mai fine. Sullo stesso quotidiano è comparso, altresì, un articolo che è un inno mieloso al debutto teatrale della Sig.ra Fernanda Pivano dedicato proprio a Fabrizio De Andrè. Si tratta di una performance in cui la Pivano decanta a suo dire un proprio "dialogo poetico" che le è venuto in mente pensando a quanto le mancava Fabrizio De Andrè. Assolutamente ridicolo. Mettiamo un po' d'ordine alla faccenda. Vi è in atto, da parte di diversi settori della stampa di sinistra, il tentativo di fare di Fabrizio De Andrè il poeta e musicista di cui non se ne può fare a meno, alla stregua di un Santo, di un Padre Pio della musica da cantautore. Passi per le numerose vie intitolate a suo nome dai vari sindaci sessantottini. Passi ancora per le scuole medie statali intitolate a suo nome da presidi e insegnanti sindacalisti cobas di Rifondazione comunista. Ma, per favore, risparmiateci il resto. E che dire poi dei deliranti e onirici racconti notturni che hanno a che vedere con fantastiche visioni di visi d'angelo del musicista scomparso avute dalla Sig.ra Pivano. Dice quest'ultima, che ha scritto addirittura un pezzo teatrale, che ha provato “astinenza” al solo pensiero di quanto le mancava Fabrizio. Per favore, smettiamola con queste autentiche esagerazioni da folle impazzite che hanno perduto la testa. Di santoni vestiti color arancione ne abbiamo le tasche piene. Rimaniamo con i piedi per terra e non esageriamo. Ne va della nostra stessa intelligenza.

sabato 11 agosto 2007


Lauree honoris causa e imbrogli fiscali.

Sul “campione” di motociclismo Valentino Rossi quasi certamente si è detto tutto. Sono bastati solo pochi giorni perché un fiume di articoli si è riversato sui lettori raccontando l’imprevedibile vicenda del campione rotolato nella polvere per non avere adempiuto ai suoi doveri fiscali di pagare le tasse. E’ destino dei grandi campioni quello di inciampare sul "dovuto" all’Agenzia delle Entrate. E’ successo a molti, sta succedendo a lui e probabilmente, in futuro, succederà anche ad altri. Pensiamo che né la ricostruzione storica, né la critica sportiva possano accrescere ulteriormente ciò che si sa delle grandi gesta, spesso teatrali, del campione italiano. Dunque, perché parlare ancora di “Vale”, il grande della moto mondiale, quando si è detto tutto? Noi pensiamo che ci sia ancora un aspetto che è necessario mettere sotto esame. Questo aspetto riguarda la eccessiva facilità con la quale certe Università regalano ai campioni sportivi la laurea honoris causa. Dunque, poniamo una semplice domanda. Alla luce delle notizie giudiziarie relative alle disavventure fiscali del dott. Valentino Rossi, il Magnifico Rettore dell’Università “Carlo Bo” di Urbino non crede sia opportuno revocargliela perché con il suo operato il dott. Rossi ha infangato il buon nome della medesima Università ed ha deluso, eticamente e moralmente, chi crede nel valore dell’impegno negli studi per diventare laureato e non nell'usare inaccettabili e facili scorciatoie per evitare di pagare le tasse? Il Consiglio di facoltà di Sociologia della stessa Università non crede che il minimo che esso possa fare a questo punto sia sospendere la validità del titolo in attesa di vedere come finirà questa squallida e vergognosa vicenda che riguarda un grave fatto di evasione delle tasse? E visto che ci siamo, vogliamo parlare dell'altro Rossi, quel Vasco Rossi cantante che dell'impegno a plagiare i giovani nell'uso della droga (lo dicono i testi delle sue canzoni) ha fatto il suo maggiore interesse? Che vergogna!

martedì 7 agosto 2007

Caos bagagli e furbetti romani in azione allo scalo di Fiumicino .

Sappiamo di dire cose antipatiche e spiacevoli ma siamo dell'opinione che anteporre la franchezza e la chiarezza all'ipocrisia «è cosa buona e giusta». Si tratta di questo. Durante le ultime settimane all'aeroporto di Fiumicino il caos nella consegna dei bagagli è diventato quotidiano. L'ipotesi è che possa dipendere da un sabotaggio, dovuto al fatto che i dipendenti ritardano volutamente la consegna dei bagagli perchè in questo modo possono lucrare più strardinario. Non entriamo nel merito della querelle. Sarà compito di altri verificare l’ipotesi. A noi interessa il fatto in sè, come costume, che commentiamo secondo la nostra personale visione delle cose, non certamente secondo gli interessi degli impiegati della società che hanno prodotto le proteste dei viaggiatori. Possiamo sbagliare ma spesso, con i fatti romani, abbiamo indovinato. C'è una sola maniera per risolvere il problema della sicurezza e della funzionalità del servizio: che si sostituiscano tutti gli operatori indigeni addetti alla riconsegna dei bagagli con lavoratori immigrati, meglio se asiatici. Questi ultimi, com'è noto, hanno un'etica del lavoro diversa e per molti aspetti più “morale” di quella autoctona (non dimentichiamo uno dei fondamenti della cultura locale: Francia o Spagna purchè se magna). Secondo queste premesse i lavoratori immigrati darebbero molte più garanzie sul versante della professionalità e dell’utilità del servizio. Provare per credere.

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