domenica 20 marzo 2016

Terrorismo islamista e rischio condanne blande.


Il terrorista Salah Abdeslam è stato catturato. Questa è la bella notizia. Tutte le altre sono pessime a cominciare da quella eclatante della connivenza degli abitanti di Molenbeek a favore del terrorista che lo hanno protetto nella latitanza. In questa unica buona notizia sono racchiuse le speranze, le emozioni e gli stati d’animo di tutti coloro che speravano fosse arrestato. In mezzo a tante ingiustizie questa è la sola che possa far dire ai familiari delle 130 vittime che “giustizia è stata fatta”, sebbene nessuna giustizia sarà in grado di riportare in vita i loro cari.
Adesso però comincia il teatro dello spettacolo mediatico. Ne vedremo delle belle a cominciare dalle prime dichiarazioni del terrorista e del suo avvocato che ci ricordano alcuni istituti giurisprudenziali che riguardano l’arrestato. Si va dalla presunzione d’innocenza (sic!) al carcere come luogo di rieducazione e non di vendetta; dagli sconti di pena che devono valere per tutti alla generica “collaborazione del mio assistito” che merita le attenuanti; dal fatto che è necessario evitare pregiudizi della magistratura belga al fatto che deve essere negata l’estradizione alla magistratura francese perché con la richiesta di estradizione lo Stato francese mostra dichiaratamente parzialità; dal rispetto dei diritti umani alle decine di altre motivazioni che saranno escogitate per smorzare la pena.
Tutto questo fa prevedere che un gravissimo fatto criminale che non ha precedenti, avente matrice terroristica e costellato da ben 130 vittime innocenti assassinate in maniera brutale e cinica, invece di essere risolto velocemente in un tribunale rischia di diventare un vero e proprio circo Barnum dell’informazione in cui conteranno più la forma e la politica di parte che la sostanza.
Il rischio è che il processo si concluda con una condanna mite e inaccettabile per soddisfare le esigenze di una Giustizia tollerante e umana che si rifà al diritto della presunzione di innocenza. Tutto questo sarebbe folle!
Nessuno chiede che si proceda come nei film western in cui una giuria sommaria e inadeguata per mille motivi condanna all'impiccagione, con nodo scorsoio al collo, l’imputato. Nessuno chiede questo. Ma per favore risparmiateci tutte le procedure e i cavilli burocratici e formali che sicuramente saranno frapposti. Il rischio esiste ed è reale. Noi lo diciamo subito: una condanna che non preveda l’ergastolo o almeno 70 anni di carcere, con anni di reclusione dura, non sarebbe una condanna. Sarebbe la caduta della ragione e la fuga da quella severità che in casi come questo dovrebbe essere esemplare ancorché educativa.
Una chiosa finale. Come la mettiamo con le centinaia di abitanti di etnìa uguale a quella del terrorista che è stata manifestamente collaboratrice e sostenitrice del manigoldo? E’ ammissibile che un paese occidentale come il Belgio, la cui capitale è anche la nostra capitale dell’UE, accetti e comprenda per ragioni umanitarie il truce rito tribale dell’omertà, della correità, della complicità e della similitudine alla legge mafiosa che tuttora spadroneggia in molte aree mediterranee con la quale si accetta di mantenere il silenzio sul nome dell’autore di un pluri-delitto affichè questi non possa essere colpito dalle leggi dello Stato? Far finta di niente sarebbe come minimo una provocazione.
Per essere più chiari dei rischi che si corrono in questi casi un esempio per tutti. Il 16 novembre (fonte quotidiano La Repubblica) la polizia belga era venuta a cercare il terrorista in una palazzina di Molenbeek. Le procedure in Belgio impediscono le perquisizioni di notte. Al mattino il terrorista non c’era più. Te capì?

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