giovedì 31 gennaio 2008

Il tentativo di Marini ultima disperata velleità di un sogno che è ormai svanito.


Non ci siamo. Non ci siamo proprio. Il Presidente della Repubblica avrà fatto tutto lo sforzo possibile, ma il fallimento delle consultazioni è li che giganteggia malinconicamente su una piazza politica piena di squallore. L’incarico dato al Presidente del Senato è la definitiva conferma della sconfitta della “politica del paese” e del “paese politico”. Ormai è chiaro che l’Italia è in pieno declino e in futuro sarà ancora peggio. L’imbarbarimento della vita politica e sociale del paese è la somma di tanti fatti umilianti e politicamente sbagliati commessi dalla intera classe politica. L’autonomismo regionale, l’irrisolta questione meridionale, le riforme mancate della giustizia, della scuola, della sanità, della ricerca. L’incapacità di bloccare il lavoro nero, l’illegalità diffusa e il venir meno del senso dello Stato, la deriva del senso della severità e del rigore nell’ambito della macchina statale. Ecco alcuni elementi decisivi che hanno prodotto la decadenza del sistema Italia. Ma cosa hanno mai fatto nei decenni passati i parlamentari di tutte le maggioranze e delle opposizioni che si sono succedute in Parlamento? Hanno fatto finta di governare. In realtà hanno rubato risorse e denaro per il nepotismo dilagante. Adesso si è messa davanti anche la riforma elettorale. Incredibile! Ma in quale paese civile del mondo si blocca l’attività di un governo per molti mesi, tra riti e bizantinismi incomprensibili, per mettere su un governo che faccia la sola riforma elettorale. E l’economia cosa fa in tutto questo tempo: si ferma? Dove mai, nello spazio e nel tempo, si è mai visto un solo caso di nascita contorta di un governo che ha come ragion d’essere il metodo della elezione dei parlamentari. Cosa potranno mai pensare europei, statunitensi, asiatici, ecc.., di un paese che si permette, nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria mondiale gigantesca, di mettere in piedi un esecutivo che si propone come massimo intento legislativo la codificazione del semplice meccanismo della elezione degli onorevoli e dei senatori? Ma siamo impazziti? Di chi è la responsabilità di tutto questo? Molto brevemente dobbiamo dire che il principale imputato è Romano Prodi. Tutto ha avuto origine da un atto irresponsabile di questo Signore che ha fatto franare in un solo colpo l’intera fiducia che il paese nutriva in lui: l’indulto. Chi glielo ha fatto fare a non opporsi a quella sciagurata legge? Non era neanche nel programma! In nessuna di quelle nefaste trecento pagine era presente la clausola di far uscire i farabutti dalle prigioni. E’ lì che a nostro giudizio è iniziato il declino del prodismo e della speranza antiberlusconiana. Il colossale inciucio che ha coinvolto più del 90% dei parlamentari della Repubblica ha origine dal via libera dato da Prodi al Ministro della Giustizia Mastella nell’operazione “pulisci la fedina penale” degli imbroglioni. E' vero o no? Ironia della sorte nel programma c'era invece la necessità di cambiare le leggi ad personam del proprietario di Mediaset. Di queste non si è fatto nulla, tranne la cancellazione della riforma scolastica Moratti che era la più inutile per dare un contentino ai sindacalisti di Rifondazione comunista. Personalmente siamo dell’idea che è stato quel provvedimento che ha fatto precipitare il gradimento degli italiani nel governo Prodi. L’indulto ha prodotto un autentico moto di sdegno dell’intera opinione pubblica italiana che non ha eguali nella storia parlamentare italiana. I girotondi di Moretti della legislatura precedente sono stati quisquilie rispetto al V-Day del comico Beppe Grillo. Noi non perdoneremo mai al Sig. Prodi di avere sottovalutato la legittima speranza degli italiani di opporsi alla legge. Con il suo consenso l’intera idea di giustizia si è mescolata nei sacchetti producendo solo spazzatura. Ci dispiace ma il Presidente della Repubblica doveva incaricare un’altra persona che appartenesse all’opposizione. La logica dice che se uno schieramento va in crisi vuol dire che l’altro schieramento ha vinto e, dunque, Napolitano doveva riconoscere concretamente questo fatto incaricando il fido berlusconiano Gianni Letta. Non lo ha fatto e ci ha proposto la cassata siciliana Marini. Lo sappiamo, è un dolce pieno di glassa e di ricotta. E a molti la ricotta non va proprio giù. Siamo semplicemente nauseati.

mercoledì 30 gennaio 2008

Avvoltoi, sciacalli, iene e cattivi esempi della politica italiana.


Sembra che le bollette del gas che paghiamo all’ENI siano state gonfiate ad arte in modo tale da far pagare di più gli ignari e sempre più depredati consumatori italiani. L’ENI, che è il monopolista di turno delle forniture nazionali di gas, ha commesso un peccato grave, molto grave, soprattutto perché ha tolto circa un centinaio di euro in aggiunta agli altri dalle tasche delle famiglie italiane che in questo periodo versano sempre di più in difficoltà per arrivare a fine mese. Ma la questione, purtroppo, non si esaurisce qui perché la stessa ENI, e ne fanno testo i suoi bilanci, ha pagato, legalmente per carità, tutti i partiti di maggioranza e di opposizione (circa ventuno) con una donazione di denaro che va dai 150mila euro per i partiti più grossi come DS, FI, AN a cifre un po’ meno consistenti agli altri. Questo il fatto. E passiamo alle opinioni. Se l’ENI non avesse pagato quei soldi alla partitocrazia avrebbe risparmiato delle somme ingenti che avrebbe permesso alla stessa ENI di evitare gli aumenti delle bollette del gas. Perchè non l'ha fatto? E poi, come chiamare la decisione di donare denaro "non richiesto"? Un pizzo reso legale dalle grida della partitocrazia? Un furto legittimato? Uno scippo convenuto? Una tangente legalizzata? Una sottrazione autorizzata? Un borseggio consentito? Una appropriazione debita? Una ruberia tollerata? Possiamo chiaramente affermare che una società che agisce e opera in regime di monopolio, il cui principale azionista è lo Stato, e si comporta come una multinazionale americana del tabacco che dona denaro a pioggia a tutti i partiti ci fa venire letteralmente la nausea! Non esitiamo un istante a chiamare questo intreccio “affare-politica” come una attività scientifica di scarnificazione di cadaveri alla stessa maniera di come agiscono gli avvoltoi e gli sciacalli spolpando i cadaveri nelle lande desolate dove non sono osservati. Spolpare i cadaveri dei loro poveri resti è sempre stato facile in questa italietta delle banane, nella quale si consentono delle porcate del genere. Di chi la colpa? Sempre dei soliti “non ignoti”: governo + partiti + politici. Ne avevate dubbi? E poi nei salotti televisivi i cosiddetti leader vanno discettando di valori, di solidarietà e di sostegno alle famiglie. Ma ci facciano il piacere!

martedì 29 gennaio 2008

Ecco la verità nascosta dai partiti che vogliono le elezioni subito.


Sulla stampa di oggi (IlSole24ore) è uscito un articolo, a firma di Mariolina Sesto, nel quale si dice pressappoco che: “con il voto 300 milioni in più ai partiti. C'è un motivo per il quale il voto anticipato conviene a tutti i leader nessuno escluso: se si andasse alle urne i partiti incasserebbero fino al 2011 rimborsi elettorali doppi. Sia quelli maturati per la quindicesima legislatura che quelli relativi alla sedicesima. Per le forze politiche la fine anticipata della legislatura si trasformerebbe in un business finanziario, per lo Stato in un aggravio di costi pari a circa 300 milioni di euro. E a poco vale a questo punto il taglio del 10% al fondo annuale per i rimborsi scattato con la Finanziaria: l'aggravio per lo Stato sarà di 270 milioni anziché di 300.[…]”.
E avevate dubbi che non fosse così? In questa corsa alla furbizia si mette in mostra in modo particolare quell’incoerente, cinico, tosto e scaltro emiliano-romano di Gianfranco Fini, capo di An, che aveva aderito al referendum a suo dire per scopi “altruistici”, nell’interesse della nazione! Ma in questa corsa all'interesse pecuniario non si salvano neanche il partito di Bossi e quello di Berlusconi, che naturalmente più di tutti ha fiutato l’affare. Ma in questa non strana comitiva ci sono anche il compagno Diliberto, i camerati Storace e Tilgher, la fascista Mussolini, ecc... Insomma una bella compagnia. Proprio un bel gruppetto di disinteressati. Te capì?

lunedì 28 gennaio 2008

Emilio Fede e il miracolo della telefonata in diretta di Silvio Berlusconi.

"Senatore Schifani buonasera". "Buonasera, non sono Schifani. Sono Berlusconi, Silvio Berlusconi". Ecco il duetto tra i due artisti della comunicazione televisiva italiana. Laurea ad honorem ad entrambi. Si tratta di uno dei più felici esempi di come non si dovrebbe mai fare giornalismo. Con grande contentezza della casalinga di Voghera ecco l'analisi socio-psico-antropologica che ne viene fuori. Prima il panico. Poi l'incredulità. Successivamente il gaudio. Infine, "non so neanche che domande farle" dice l'Emilio nazionale. Straordinario. Grandissimo Emilio Fede. Irripetibile e senza uguali il Direttore di Rete4 quando abbassa la testa, annuendo, alle parole del Suo Silvio. Vale la pena rivederlo di persona quarantaquattro volte, come i gatti. No. Non è vero. Il Direttore del telegiornale di Mediaset-Berlusconi ha fatto la figura dell'uomo servile. E' stato infantile, adulatore e leccapiedi. A chi credere? Clicca e potrai renderti conto di come stanno le cose.

domenica 27 gennaio 2008

L'ondivago Fini e la logica non certo aristotelica dei post-fascisti.

Søren Kierkegaard (nella figura a fianco) soleva dire che "la dimensione esistenziale dell'uomo è segnata dall'angoscia e dalla disperazione". Questa disperazione è la stessa di quella dell'attuale leader del PD Walter Veltroni che si trova solo nell'angolo, in forte difficoltà e impotente nel realizzare i suoi desiderata. Il perchè ha a che vedere con due fatti che lo interessano direttamente da vicino. Il primo riguarda il fatto che se si vota subito il leader del PD deve abbandonare immediatamente la sua poltrona di Sindaco di Roma e dimettersi. Lo prevede la legge elettorale. Il secondo riguarda il suo eccellente progetto politico di dare più responsabilità ai partiti costringendoli a presentarsi alle elezioni da soli e non in annacquate ammucchiate. L'impotenza di Veltroni sta nel fatto di non avere il potere di convincere gli "altri", tutti avversari. Tra questi ne spicca uno particolarmente insidioso e pericoloso: il leader di An, Gianfranco Fini. Dice Fini: "non c'è spazio per altri tentativi; dunque, elezioni subito". Quella del Segretario di An potrebbe sembrare una posizione politica chiara e, soprattutto, coerente. In fondo in fondo, il centrodestra con Berlusconi ha sempre detto che desiderava le elezioni anticipate. In realtà il comportamento di Fini la dice lunga sul suo cinismo politico, tipico modo di essere della evoluzione di un post-fascista. La verità è che la sua richiesta di elezioni anticipate è incoerente dal punto di vista logico, cinica dal punto di vista dell'interesse nazionale e strumentale perché cerca l’abbraccio materno del padre padrone Berlusconi fino all’altro ieri avversato. Ma perché il leader di An è incoerente? Per il semplice motivo che Fini prima ha fatto approvare la riforma elettorale berlusconiana (contraria alla preferenza). Successivamente, ha promosso le firme per il referendum (a favore della preferenza) che si oppone alla legge approvata con il suo voto. Adesso vuole andare alle urne per impedire lo svolgimento dello stesso referendum che egli ha proposto (a favore della preferenza) . Dov'è la coerenza in tutto questo percorso a zig zag? Diffidate gente, diffidate.

sabato 26 gennaio 2008

Il cardinale di Napoli ai fedeli: la spazzatura la eliminerà S.Gennaro.


Il Santo napoletano per antonomasia è stato invocato per risolvere l'emergenza rifiuti a Napoli. Il cardinale Crescenzio Sepe, che è succeduto al precedente cardinale il rotondetto e "non solo" Michele Giordano, ha mostrato le ampolle con il sangue del Santo Patrono per chiedere l'intercessione di San Gennaro contro l'emergenza rifiuti. Laddove ha fatto fiasco De Gennaro, avrà sicuramente successo S. Gennaro. Cognome napoletano doc, che ha accompagnato in passato molta letteratura cinematografica, "siamo sicuri" che in un modo o nell'altro metterà tutti d'accordo a Napoli: sinistra e destra, centro e periferia, laici e cattolici, tifosi di calcio e camorristi, il Governatore Antonio Bassolino e il Sindaco Rosa Russo Jervolino. Sembra che i massimi responsabili regionali della Campania siano tutti d'accordo nell'affidarsi al Santo. Non sarà un'impresa facile e, soprattutto, non si capisce "come" il Santo potrà risolvere il pericoloso rebus campano. Si mormora che molto probabilmente il Santo protettore napoletano chiederà l'intercessione di Mastella. Solo S. Clemente può risolvere il problema e nessun altro, santi compresi. Da rimanere stupefatti!

venerdì 25 gennaio 2008

Dal "teatrino" della politica al "carnevale" della politica: va in fumo il governo Prodi.

Il governo Prodi, come avevamo previsto, è dimissionario. Ieri sera è stato sconfitto al Senato per 161 voti contro 156. L'Esecutivo dell'ammucchiata politica è finito. Lo avevamo sempre detto che prima o poi non l’avrebbe fatta franca. Da una coalizione rissosa, che conteneva al suo interno "di tutto, di più", non si poteva pretendere altro. Una maggioranza che andava dal trozkista Turigliatto e dal no-global Caruso al conservatore Dini e al neo-democristiano Mastella, non poteva assolutamente reggere. E' stato un mezzo miracolo che sia durato quasi due anni. In nessun paese del mondo si era mai vista una tale ammucchiata di posizioni politiche così eterogenee e diversificate da far convivere “il diavolo con l'acqua santa", la falce e martello del comunista Diliberto con il doppiopetto e gilè di Dini, l’ex brigatista rosso D’Elia e il difensore del tifo teppistico Paolo Cento con la carismatica Binetti. L'illusione di un esecutivo che al Senato potesse reggere per la presenza dei Senatori a vita è durato anche troppo. Dunque, niente sconcerto, niente depressione, niente drammi. Si ricomincia. Qui si parrà la tua nobilitate, è la celeberrima frase del secondo canto dell’Inferno di Dante che tanti studenti si sono sentiti ripetere molte volte dai loro professori e dai loro genitori per incitarli a mettersi in gioco. Adesso, con l'azzeramento del governo delle “non scelte”, dei niet di Pecoraro Scanio, si riparte e vincerà chi avrà più idee e risorse politiche. In democrazia fortunatamente vale sempre la massima che a decidere è sempre il popolo. Almeno che... Almeno che la politica non riesca a tirare fuori dal cappello a cilindro una soluzione intelligente. E in questo caso la soluzione ingegnosa esiste ed è un governo capace, con pochi punti programmatici, diretto da una forte personalità, credibile nel suo equilibrio politico, stimata da molti, di grande personalità e di grande caratura internazionale. Il governo Prodi era tenuto insieme dalla colla dell'antiberlusconismo mentre il governo brillante che noi desideriamo per i prossimi mesi deve avere per colla il dialogo con Berlusconi, almeno sulle tre grandi questioni della riforma elettorale, della riforma istituzionale e dell'economia. Il nome noi lo abbiamo: si tratta dell’ex Commissario UE alla concorrenza Mario Monti, uno dei pochi uomini in grado di garantire le tre condizioni della credibilità, della equidistanza e della apartiticità, oltre al prestigio internazionale. Riceva il gradimento dei due principali partiti del Parlamento e faccia una riforma elettorale proporzionale alla tedesca con forte sbarramento. Si impegni al meglio per gestire le gravi emergenze. Introduca una ventata di onestà e di moralità nella vita politica governativa e poi si vada subito a votare con la nuova legge. L'altra proposta, quella di votare immediatamente, a parte il fatto che bloccherebbe il paese per almeno quattro mesi di campagna elettorale e di nomina del nuovo esecutivo, ci obbligherebbe a non eleggere i parlamentari ma a farli nominare dai soliti inaffidabili e inciucioni capi-partito, alla maniera dei Re, monarchi assoluti di una volta. Finiamo con una riflessione. Il vero volto di questo paese l'ha offerto in TV quel parlamentare campano dell'Udeur, di cui ci vergogniamo di avere la stessa nazionalità scritta sul passaporto, che ha offerto di se quello che è diventato da qualche lustro il nostro paese: le corna, l'insulto e la violenza. Oltre al danno, la beffa. La "monnezza" non è solo quella che si butta nella pattumiera, ma è quella che quotidianamente dobbiamo sorbirci da parlamentari screanzati e inutili, lautamente pagati.

giovedì 24 gennaio 2008

L'affondamento della nave nell'indifferenza più totale degli italiani.

Oggi c'è la "tanto attesa" formalizzazione della crisi istituzionale del Governo Prodi. Ci sarebbe molto da dire. Tuttavia, non proviamo entusiasmo al tema. Comprendiamo l'esaltazione dell'opposizione (Casa della libertà o il suo acronimo CdL è un americanismo, avrebbe detto l’avvocato Pillo, che non ci è mai piaciuto) per l'evento inseguito da quasi due anni, ma noi siamo spenti, insensibili alla notizia e le nostre sensazioni sono di fuggire da questo teatro incolore di marionette che recitano sempre lo stesso copione. Piuttosto è l'indifferenza ciò che proviamo di più in questi momenti. Le dimissioni di Prodi possono essere considerate un fatto positivo o negativo a seconda che a parlarne siano i seguaci dei due opposti schieramenti. Da una parte sorrisi a cinquantadue denti e dall'altra espressioni di dispiacere. Noi che non ci siamo mai sentiti "di parte", nè con gli uni, nè con gli altri, aspettiamo attoniti ciò che il piatto freddo della politica italiana ci propone in questo delicato passaggio parlamentare. Forse la migliore delle cose che la stampa potrebbe e dovrebbe fare in questo momento è di tenere basso il tono degli articoli, di limitare al massimo l'enfasi e l’esaltazione. In una sola parola, di minimizzare l’evento. In una società di grandi fratelli, di veline, di quiz e quizzoni, di cucina televisiva e di partite di calcio, si avverte la necessità di abbassare i toni e di sfumare gli interventi. Di solito, fa molto baccano colui che è a corto di argomenti e non ha molto da dire e nasconde il suo deficit dietro alle forzature dei toni. Sono molti i motivi per cui il moribondo Presidente del Consiglio Romano Prodi merita di essere sfiduciato. Uno solo di questi basta e ne avanza per fargli “passare la mano”: le aspettative mancate. Ci si sarebbe aspettato che il Sig. Prodi, dopo la sua incoronazione a Primo Ministro, procedesse secondo due corsie preferenziali la sua azione di governo: da una parte la realizzazione del programma e dall'altra lo smantellamento del sistema di leggi ad personam prodotte da Mister TV Silvio Berlusconi. Sul primo aspetto ci asteniamo dall'intervenire perchè ne abbiamo parlato molto in precedenza e troppe sono le cose eseguite male che ha fatto e molte sono le cose giuste che ha trascurato di fare. Ma la delusione più grande l'abbiamo provata per le promesse esplicite non mantenute di rivedere le vergognose leggi ad berlusconem. Quali? Ne vogliamo citare solo tre (l'elenco, com’è facile intuire, sarebbe più lungo). In primo luogo il conflitto di interessi, in secondo luogo l'occupazione della politica nella RAI e le nomine conseguenti e per terzo la mancata reintroduzione della preferenza nel sistema elettorale. Tre semplici leggi che in poche settimane avrebbero potuto raddrizzare un po' la barca piena d'acqua della politica italiana. Ecco perchè assistiamo oggi impotenti e indifferenti all'affondamento del barcone, compresa la spazzatura che fa da tappeto a questa instabile motobarca senza motore, piena di parlamentari trasformisti di tutte le correnti.

mercoledì 23 gennaio 2008

Quando si dice che avevamo visto giusto.


Avevamo ragione. E lo diciamo con soddisfazione. Il titolo, in seconda pagina di oggi del Corriere della Sera, ci informa che non avevamo torto nel proporre un'idea politica che si è realizzata concretamente su un grande giornale a diffusione nazionale. La dichiarazione di Veltroni di voler correre da solo alle prossime elezioni ci aveva colpito per la sua carica di coraggio e di sfida. Mai nella storia italiana un partito politico, moderato e riformista, aveva osato tanto. Ecco il titolo del Corriere: "Alle urne insieme"."No, soli"..
La pretesa di bloccare il Sindaco di Roma per non farlo presentare da solo e ricomporre l’eterogenea ammucchiata di partiti diversissimi era evidente. Dunque, non siamo stati i soli ad attribuire ai partitini della composita e rabberciata coalizione di “sinistra-centro” la responsabilità di avere prodotto i disastrati risultati che oggi abbiamo tutti dinanzi agli occhi."Vicini vicini" avevamo detto e dello stesso tenore è l'articolo del Corriere. Ci fa piacere che il giornale abbia fatto ricorso a un titolo così efficace e appropriato. Un po' ironico, un po' provocatorio, ma terribilmente veritiero, il nostro “vicini vicini” intendeva sottolineare l’arroganza di chi sa che può ricattare una società, a larghissimi tratti cattolica, che per il 50% è di centro-destra e del rimanente 50%, almeno il 70% è moderata. Lo hanno capito anche le pietre che la vera causa di tutti i mali del governo Prodi è stata la strategia a tappe forzate dei piccoli di sinistra di rendere comunista l’intera società italiana. Il metodo scelto è stato quello di appellarsi al programma. Ricordate il famoso programma-polpettone di duecentosettantasette pagine che riguardava tutto, ma proprio tutto? Ebbene tra le centinaia di migliaia di parole presenti su quel documento bastava un solo aggettivo per dare il pretesto a Diliberto, Scanio, Caruso & C. per procedere a richieste inverosimili e provocatorie. Non contenti di questo potere ricattatorio, insaziabili nelle loro pretese, i partitini hanno progettato l’accaparramento di tutto il possibile, prima che il destino prendesse la strada della imminente caduta. Da Rifondazione ai Verdi, dall'Udeur allo Sdi (compreso il gruppetto di terroristi brigatisti nominati a cariche parlamentari), e chi più ne ha più ne metta, si sono assicurati una bella fetta di potere mediante leggi ad hoc, leggine, nomine, posti, prebende, contratti sindacali ad usum delphini, assunzioni, incarichi e altro inimitabile malcostume. E noi qua a subire. Solo uno stupido, e Veltroni non crediamo che lo sia, avrebbe accettato l'abbraccio mortale di coloro che hanno deciso da tempo di far cadere il governo. Farà bene il PD a correre da solo. Almeno mostrerà orgoglio, chiarezza nelle scelte politiche, coraggio, lungimiranza e speranza, quella speranza che non morrà mai in coloro i quali hanno sempre creduto che questo paese possa essere un giorno governato da gente onesta, da gente che identifica la vita politica con l’impegno a realizzare una società più giusta, più europea, più moderna e adeguata alle sfide che il terzo millennio ci pone e ci porrà sempre di più in futuro. Potrebbero essere questi e non altri gli ingredienti di una possibile vittoria di Walter Veltroni alle prossime elezioni. L'alternativa? Continuare i teatrini della politica così come è riuscito scaltramente a fare quell'inaffidabile Silvio Berlusconi, padrone di un numero ormai incalcolabile di televisioni, che ha sempre fatto e bene quel teatrino che a parole dice di combattere ma che in realtà utilizza per i suoi furbeschi interessi personali. Il rischio? Essere condannati a vivere nell'altalenante contraddizione "dalle stelle alle stalle" e "dalle stalle alle stelle". Naturalmente, ognuno può comprendere da solo chi sono le stalle e chi sono le stelle.

lunedì 21 gennaio 2008

Sinistra-Arcobaleno a PD: dobbiamo stare “vicini vicini”.

Siamo alle comiche surreali. A questo punto, nella politica italiana può succedere di tutto. La recente dichiarazione di Walter Veltroni a proposito del fatto che alle prossime elezioni il suo partito correrà comunque da solo è indicativa di questo stato di cose. La dichiarazione ha suscitato un vespaio di polemiche da parte dei partitini dell’estrema sinistra radicale che vedono nella dichiarazione del Sindaco di Roma l’addio per sempre al redditizio potere governativo conquistato a fatica in questi due ultimi anni del governo Prodi. Dicono tutti insieme che la dichiarazione di Veltroni equivale “alla fine del centro-sinistra e rappresenta un pesante attacco all’attuale governo”. Questa la sintesi delle dichiarazioni di rifondaroli, comunisti nuovi, comunisti vecchi, verdi, cosa rossa, socialisti, radicali, e chi più ne ha più ne metta. Noi ci permettiamo di fare una sola domanda al gruppetto: ma dove sta scritto che il partito democratico di Veltroni ha l’obbligo di stare a braccetto con i nipotini di Stalin nella prossima legislatura o, peggio, a vita? L’aspetto comico della faccenda? L’assillante richiesta ci sembra un tormentone come quello proposto dalla popolare trasmissione televisiva Paperissima, nella quale si vede un gatto che fa le fusa a un micino sfregando il suo viso contro quello dell'altro e una voce di fondo dice: dobbiamo stare vicini vicini. A nostro giudizio con i nipotini di Stalin, nostalgici della falce e martello, Veltroni non dovrebbe prendere neanche un caffè al bar. E Veltroni fa bene a mettere subito in chiaro questo rivoluzionario protocollo politico. Per la prossima legislatura per favore niente programmoni da duecentosettanta pagine!

domenica 20 gennaio 2008

La condanna a cinque anni del Tribunale di Palermo al Presidente della Regione Sicilia: una vergogna, una infamia o entrambe?


Parlare male della Sicilia è come sparare sul morto. Una Sicilia da mentecatti è quella che si ritrovano i siciliani all’indomani della severa condanna a cinque anni di galera del loro Governatore Salvatore Cuffaro, detto Totuccio vasa vasa. E lui che fa? Con un sorriso a cinquantadue denti nel suo ufficio, all’indomani della condanna, festeggia mangiando e offrendo cannoli siciliani alla ricotta. Straordinaria sintesi di teatro dei pupi e di sagra paesana dei baci con coppola in testa il giorno della processione del Santo Patrono, il Governatore siciliano è stato condannato per favoreggiamento semplice e interdizione dei pubblici uffici. Come dire: uno dei macigni più insopportabili per un amministratore pubblico. E invece lui, tranquillo come un’anguilla, sembra che abbia detto ai suoi collaboratori che la condanna non gli è stata comminata per mafia, dunque, sono "cosette". Nella sua logica perversa, come in quella di quasi tutti i politici siciliani, le condanne dei tribunali penali in Sicilia non hanno tutte lo stesso peso politico, perchè quelle per mafia hanno un peso maggiore di quelle per favoreggiamento. Dunque, l’oltraggio al popolo può aspettare la fine della legislatura, quando si potrà ritirare in pensione con una lauta prebenda. Morale, etica, valori, principi, responsabilità, costume, comportamenti, giudizi, moralità, nella sua mente, come in quella di molti suoi corregionali, sono “cosette” insignificanti e continua a rimanere inchiodato alla sua poltrona come se nulla fosse stato. In verità, l’oltraggio commesso dal Presidente della Regione Sicilia è una grave offesa commessa a mezza Sicilia. L’altra metà lo sostiene, perché delinque come lui. Bei numeri!

sabato 19 gennaio 2008

D’Alema e Fini: due grandi statisti a capo della Farnesina o una coppia di furbacchioni?

Gli ultimi due Ministri degli Esteri del Governo italiano sono due nomi pesanti della politica italiana. Si tratta di due figure di prestigio che mettono soggezione e spesso incutono riguardo. Entrambi leader di due grossi partiti, hanno molto in comune nonostante la loro visione del mondo sia molto differente. Il primo, uscito in pratica indenne dallo sconvolgimento della Prima Repubblica, nonostante alcune disavventure nel rapporto partito-banche e dopo la sua negativa esperienza maturata da Primo Ministro alla fine del millennio trascorso, è diventato più discreto, guardingo, lavora nell’ombra e, nonostante abbia una carica tra le più importanti del governo attuale, non si vede spesso in TV o sui media. Rilascia poche interviste. Quando lo fa, parla in modo mirato, evita di dare giudizi netti, sfuma spesso il pensiero, va frequentemente all’estero e sembra apparentemente disinteressato alle polemiche casalinghe. Un politico scaltro, non di "primo pelo", insomma. Il secondo, alla stregua del primo, da Ministro degli Esteri ha seguito lo stesso profilo. Fuori dai confini nazionali ha dato di sé un’immagine sempre positiva, mostrando ovunque sorrisi, dispensando strette di mano e spesso disponibilità al confronto. Dunque, si direbbe due figure che hanno operato bene e hanno dato lustro al Paese. E’ proprio così? Siamo proprio sicuri che questa è la fotografia reale dei risultati conseguiti dalla coppia di abili e potenti uomini di partito a capo del Ministero degli Esteri? Apparentemente il quadro delineato sopra sembra dare conferme delle note positive che li riguardano. Eppure … eppure c’è qualcosa che a nostro parere non va. Con questa analisi alquanto superficiale, ci sembra che ci sia sotto il tentativo di sottrarsi a un giudizio più approfondito e di sviare esami più completi. Noi abbiamo questa sensazione e crediamo di avere delle riserve. Ci chiediamo, per esempio, cosa in concreto i due abbiano fatto per il Paese in dieci anni di scena politica ministeriale. Di là dalle strette di mano con alcuni leader internazionali i due non sono stati in grado di migliorare i rapporti di collaborazione e di amicizia con molte nazioni e non sono stati in grado di creare nulla di solido nelle relazioni internazionali dell’Italia con i paesi vicini, né con quelli lontani. Con i paesi limitrofi, per esempio, non è stato firmato alcun accordo di collaborazione per il miglioramento delle relazioni bilaterali. Non è stato firmato alcun accordo per migliorare né la cooperazione economica, né le relazioni industriali. Niente nel campo finanziario, nulla nella cooperazione culturale e, soprattutto, zero nella politica linguistica. Niente accordi con Francia, Spagna, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia. Lo dimostrano il nostro isolamento internazionale e la nostra pochezza politica. Niente di niente con i paesi del Nord Africa in generale e mediterranei in particolare come l’Egitto. Nulla con la Turchia. Pochissimo o forse niente con i soliti indecenti giri turistici nel deserto alla tenda di Gheddafi o in Palestina con le frange più estremiste dei palestinesi. Decine di missioni di militari italiani, finanziati con le nostre tasse, nei Balcani e nel Medio-Oriente non hanno prodotto alcun progetto concreto e visibile di miglioramento delle relazioni. Anzi, al contrario. Quando hanno aperto bocca hanno scatenato polemiche come con gli Sloveni e i Croati con l’allora Ministro degli Esteri Fini e con Israele e la Turchia con l’attuale D’Alema. E allora, dove sta la tanta sbandierata bravura della coppia di politici, capi partito, di sinistra e di destra? Noi crediamo che nel migliore dei casi si sia trattato di due “ottime mediocrità” del paese. Un po’ poco, no?

giovedì 17 gennaio 2008

Riorientare la bussola della politica nazionale.

Dopo il gigantesco "trappolone" teso dalla Segreteria della Santa Sede all'intero fronte laico italiano cosa bolle nel pentolone della politica italiana? A nostro giudizio c'è il rinvio all'ultima domenica possibile del referendum sulla riforma elettorale. In realtà, e lo potremo verificare subito, il Presidente del Consiglio Prodi farà di tutto per "addormentare" la nuova situazione di emergenza nata all'indomani delle dimissioni del Ministro della Giustizia Mastella. Noi siamo sicuri che la data del referendum sarà stabilita alla fine del periodo di ammissibilità. Il che equivale a dire che si terrà in giugno, in modo tale da far sopravvivere l'attuale maggioranza e permettere l'accordo con le frange estremiste della sinistra massimalista italiana. Quello che interessa ai partiti, di maggioranza e/o di opposizione, non sono i desiderata dei cittadini ma l'interesse personale della propria lobby partitica. Rimboccarsi le maniche e "pulire" il paese dalla sporcizia dovrebbe invece essere il vero sport nazionale. La logica ci dice che la migliore soluzione per il paese sarebbe quella di permettere agli italiani di votare al più presto il referendum e durante questi mesi dedicare le migliori energie a risolvere le vergognose emergenze nazionali. Per le prossime elezioni bisognerebbe effettuare una gigantesca opera di formattazione dell'intero Parlamento, allontanando i parlamentari inquisiti, condannati e/o parassiti e sostituirli con candidati giovani, puliti e pieni di energia. Ma dubitiamo che questo paese sia in grado di saper formattare, cioè di pulire il suo Parlamento. Non per niente l'Italia è fra gli ultimi paesi nell'uso dell'informatica e quindi della capacità di saper effettuare processi di pulizia e di predisposizione di nuove modalità di vita del sistema. Ai nostri politici, purtroppo, la pulizia - sia essa morale del parlamento o magnetica del disco rigido - non piace e non la vogliono. Meminisse juvabit.

martedì 15 gennaio 2008

La protesta violenta e rabbiosa delle categorie in Italia: un vizio o qualcos’altro?

La domanda è una sola ed è inquietante: che sta succedendo in Italia? Vi è il pericolo concreto del declino e dello scollamento della società? Ospedali che fanno fuori i pazienti operati, riforma elettorale che evidenzia una anarchismo demenziale, privatizzazione Alitalia e scalo Malpensa che è una continua guerra tra fratelli in lotta fra loro, rinnovo del contratto dei metalmeccanici che è un continuo sfogliare una margherita (si fa, non si fa), blocchi stradali per i rifiuti, inceneritori e discariche che nessuno vuole, morti sul lavoro continui e inaccettabili, sindacati sempre a minacciare scioperi un giorno si e l’altro pure, e si potrebbe continuare a lungo. E’ evidente che ne paese c’è un grosso problema di quotidianità in cui la normalità della vita è continuamente violata. Il problema è gravissimo perché si sta scollando l’intera società italiana. Continuando così non rimarrà più una società, ma un’accozzaglia di individui che non si riconoscono in nulla. Di chi la colpa e, soprattutto, cosa fare per uscirne? La colpa è dei partiti e dei loro rappresentanti politici a tutti i livelli, incapaci di far uscire il paese dai radicalismi, dagli ideologismi, dalle lotte tipo Guelfi e Ghibellini e dal dilettantismo. Le risposte rozze che sono state date finora dalla politica sono insufficienti e inefficaci. Cosa fare? A tutti i politici si dovrebbe chiedere di fare un passo indietro e soprattutto di agire nell’interesse generale e non nell’interesse del gruppo o dei singoli. E’ necessario ridare fiducia ai cittadini con azioni che nobilitino l’azione politica. C’è un solo sistema: ridurre le spese dello Stato e della politica. Sarebbe un primo passo verso la normalizzazione.

lunedì 14 gennaio 2008

Gli scienziati contro la visita del Papa.


Un gruppo di docenti universitari romani si oppone alla visita di Papa Ratzinger in programma presso l'Università "La Sapienza" di Roma nei prossimi giorni. Alcune decine di "scienziati" che insegnano presso la locale Università si oppongono alla visita del Pontefice sostenendo pressappoco che il Papa è la stessa figura che da Cardinale aveva definito “equo e giusto” il processo a Galileo. Pertanto, non avrebbe i titoli per fare alcun intervento. Questo il fatto di oggi che vogliamo commentare velocemente perché, a nostro giudizio, il tema è un po' squallido nella pretesa arrogante di alcuni di impedire ad un altro di esprimere il proprio pensiero. Disapproviamo in pieno l'iniziativa degli oppositori del Papa per due ragioni. La prima perché non c’è alcun motivo per impedire al Pontefice, invitato dal Rettore, di parlare sul tema della pena di morte. Non si vede perché una persona invitata dal capo di un’istituzione scolastica a parlare su di un tema importante come l’abolizione della pena di morte non possa parlare, perché alcuni individui che lavorano nella stessa istituzione non lo vogliono. Se ammettessimo il principio che un relatore, sebbene invitato, per parlare dovesse avere l’unanimità dei consensi di tutti i docenti che in quella Università lavorano si arriverebbe all’assurdo che un semplice insegnante avrebbe più potere del Rettore della stessa Università che ha invitato l’oratore di turno. Ci si chiederebbe allora che senso avrebbe l’elezione di un Rettore che in quanto eletto rappresenta l’intera Università. Ai settanta “scienziati” che hanno scritto la lettera di protesta chiediamo a quale logica si sono ispirati nella loro azione di denuncia, a quella di Aristotele, a quella di Leibniz o a quella del compagno Stalin a cui molti dei settanta ancora oggi si ispirano?
La seconda ragione per cui disapproviamo l’iniziativa del gruppo dei cosiddetti “scienziati”, che sono in maggior parte fisici che fanno gli insegnanti universitari di ruolo, riguarda piccole faccenduole di politica e di sindacalismo. Questi baroni della cattedra, con il posto sicuro, con un orario di lavoro di appena otto ore settimanali, con una pensione di lusso superaccessoriata da prebende sindacal-politiche, con la maggioranza politica e numerica nel Consiglio di Rettorato hanno dimostrato di essere contrari alla libertà di pensiero, utilizzando proprio quella censura che è stata lo strumento privilegiato della Chiesa Cattolica nei secoli bui della nascita della scienza galileiana. Una bella contraddizione, tanto più grave perchè viene dai baroni della conoscenza scientifica che dovrebbero, viceversa, garantire quella pluralità delle posizioni e quelle differenze di punti di vista nel pensiero scientifico che stanno alla base del metodo galileiano. Proprio uno straordinario esempio di scienza antigalileiana e di “contro-epistemologia” della scienza. In questo momento, siamo sicuri che Galileo si sta rivoltando nella tomba.

Ecco l'ipotesi che il Vaticano desiderava da quasi 500 anni.


Era il 31 ottobre del 1517 quando l’agostiniano monaco Martin Lutero affisse alla porta della chiesa di Wittemberg il famoso documento contenente le 95 «tesi» contro le indulgenze. La ragione di questo inizio di articolo è da ricercare nel fatto che sui quotidiani di questi giorni è uscita una notizia, a nostro parere molto importante, che interessa molto la Chiesa Cattolica. Si tratta di una intervista rilasciata dallo storico Andreas Wirsching al giornale tedesco «Der Spiegel», nella quale lo storico di Heidelberg sostiene la tesi che a favorire l'ascesa al potere di Hitler fu la religione luterana. Capite subito le notevoli implicazioni che questa tesi potrebbe avere. E cioè, che la Riforma cosiddetta protestante è stata un errore colossale perchè ha prodotto, come conseguenza della "infausta decisione" di Lutero l’infamante scempio nazista. Non basta. La tesi implica anche che il grande Martin Lutero con le sue 95 tesi aveva torto marcio. Disse Lutero che : ”[…] In secondo luogo non tollero che il papa stabilisce, compie e dispone; voglio accettarlo solo dopo averlo giudicato secondo la Sacra Scrittura. Per me egli deve restare sottoposto a Cristo e lasciarsi guidare dalla Sacra Scrittura. […] In caso contrario egli non sarà per me né papa né cristiano; e chi non vuole ammetterlo faccia pure di lui un idolo. Io per me non intendo venerarlo”. Cioè, il luteranesimo e la sua critica al papato, elemento di spicco della teologia tedesca, hanno creato le premesse per gli errori che il popolo tedesco commise nel permettere al nazismo di prendere il potere. Il fatto è, ecco la novità, che le idee luterane erano sbagliate in partenza, come aveva sempre sostenuto il Papa cattolico di Roma. Dunque, in termini calcistici odierni si potrebbe dire che la Controriforma batte la Riforma per 1-0. Paradossalmente siamo dell’avviso che l’evidente vittoria papalina contro il suo vecchio concittadino eretico, abbia prodotto nei vertici cattolici romani una estrema cautela nel non commentare il fatto. Pensiamo che non sarà facile trovare ufficialmente dei commenti su questa vicenda, tutta giocata in casa tedesca. Diciamo la verità: non capita tutti i giorni un piatto così ghiotto che entra in modo pesante, in gergo calcistico si dice “a gamba tesa” nel derby tutto tedesco, nella lunghissima querelle legata a secoli di polemiche e di reciproche incomprensioni tra riformatori e antiriformatori. Cosa dire di questa autentica notizia sensazionale? La risposta immediata è quella di andarci piano. In queste dispute, alla fine, quello che conta non è umiliare l'avversario con una netta presa di posizione. Quello che conta è far digerire il rospo all'avversario lentamente, fermo restando il fatto che l'argomento teologico è sempre pieno di insidie. Diciamo che la vendetta è un piatto freddo che si gusta lentamente. Ma ritorniamo ai fatti. Lo storico Andreas Wirsching afferma che ci sono prove e fatti considerevoli che il luteranesimo e la specificità teologica tedesca, veri protagonisti della continuità religiosa in Germania, produssero il liquido amniotico nel quale si realizzarono le idee naziste di superiorità della razza ariana. Wirsching afferma di avere analizzato la mappa delle elezioni politiche del voto del 1932. Fa notare che nel sud cattolico della Germania il voto pro-Hitler si fermò al 19%, mentre nel nord luterano superò la soglia del 50%, producendo quella media nazionale del 37% che permise al dittatore di forzare la mano e prendere il potere. Suggestioni pro-Ratzinger? Rivincita dei lander sudisti dei Cristiano Sociali ai danni dei socialisti tedeschi? Tentativo poco garbato di dare una mano alla sinistra tedesca in difficoltà d'immagine contro la Merkel? Fatto sta che la tesi wirschinghiana a noi sembra sostenibile. Come si può non accettare l'idea dei numeri come elementi di prova in una disputa tra ipotesi e teorie contrapposte? Certo, se l'esito delle votazioni del '32 fosse stato al contrario si sarebbe potuto sostenere la tesi opposta. E cioè, che a dare man forte e sostegno ideologico al Fuhrer nella sua avanzata dittatoriale fosse stata la Chiesa papista di Roma e non quella luterana. Meno male che le cose andarono al contrario. Ancora una volta un miracolo elettorale ha salvato la Chiesa di Roma. Dureranno ancora questi miracoli o siamo "prigionieri" di una Chiesa sempre più vincente?

sabato 12 gennaio 2008

Agostino Saccà e il "vuoto" colmato da Silvio Berlusconi nella famosa telefonata relativa alle suffragette della Rai.


Desideriamo ritornare sulla penosa e squallida vicenda della telefonata che il Direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, ha fatto a Silvio Berlusconi in occasione della richiesta di quest'ultimo di fare dei favori nella scelta di alcune attricette in una fiction televisiva. Chiariamo subito che qui non ci interessa l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi. Almeno in questo articolo il suo ruolo sarà nullo e non ci riguarda. Diciamo che l'interlocutore di Saccà poteva essere chiunque. Qui ci interessiamo a due aspetti della squallida vicenda. La prima riguarda il nostro stupore in merito al contenuto della telefonata. Mai e poi mai avremmo immaginato che qualche dirigente Rai avesse mai potuto fare un telefonata così "deferente" al Sig. Berlusconi come quella in oggetto. In altre parole, non pensavamo mai che potesse esistere un attore così bravo da usare al telefono un tono di conversazione, degli aggettivi, dei registri e tutta una serie di timbri vocali e di pause in grado di produrre, con maestria ineguagliabile, l'effetto adulatorio che ha conseguito in maniera brillante il calabrese Agostino Saccà, alto dirigente e ben pagato Rai. Ci domandiamo come sia stato possibile che un Signore che guadagna uno stipendio rilevante, con un giro di amicizie altolocate, con la prospettiva di produrre prodotti cinematografici e televisivi di alto valore culturale avesse potuto fare una telefonata di quel tenore che appare agli ascoltatori come un uomo servile da pochi soldi? Com'è stato possibile? Cosa è passato per la mente del Saccà in quei momenti? Possibile che amor proprio, dignità, decoro, fierezza, inflessibilità, per questo signore fossero doti inutili? Credeteci, cari lettori, che una situazione così vergognosa e imbarazzante non solo non l'avevamo mai provata, ma non credevamo neppure che potesse essere proposta nell'immaginario di una qualsiasi persona. Pertanto, stupore e rabbia sono state le sensazioni che abbiamo provato durante la conversazione registrata dalla magistratura. La seconda questione che desideriamo affrontare riguarda il ruolo del difensore dell'indagato a proposito del suo rinvio a giudizio. Leggete quello che abbiamo da dire perchè c'è da rabbrividire sul grado di falsità che un avvocato della difesa può inventarsi. Dice il legale del Saccà che la contestazione disciplinare dell'azienda radiotelevisiva è affetta da "inconsistenza del castello accusatorio" e che il suo assistito "non si è mai discostato da una esemplare osservanza delle norme giuridiche e deontologiche su cui si regge il rapporto fiduciario con l'azienda". Ripetiamo, "mai discostato". Una semplice riflessione su queste dichiarazioni. Ma come si possono dire delle menzogne del genere se si è ascoltata la registrazione della telefonata? Ma questi avvocati hanno ascoltato la conversazione o vogliono prendere in giro giudici e opinione pubblica? E se hanno ascoltato la telefonata si rendono conto di essere dei bugiardi quando affermano che il Saccà "non si è mai discostato da una esemplare osservanza delle norme giuridiche e deontologiche ...bla ... bla ...bla"? Cosa pensare di un dirigente di un’azienda che telefona al Capo dell’azienda avversaria e gli dice con servilismo che Lui colma il vuoto di personalità politica di rango che non c'è nel paese? Delle due l'una: o gli avvocati hanno ragione nell’affermare che il Saccà non ha commesso alcun atto contrario alla Rai e allora vuol dire che la telefonata del Saccà non era quella che abbiamo ascoltato noi in televisione, oppure gli avvocati sono dei mistificatori della verità, cioè coloro che vogliono imbrogliare i fatti in questo malaffare. Va bene che la difesa ha il diritto di difendere il proprio assistito come vuole, ma non è corretto fare apparire un’azione come se fosse al contrario di quella che è. Ricordando però le cose dette dall'avvocato Azzeccagarbugli a Renzo Tramaglino nei Promessi Sposi del Manzoni, noi non abbiamo dubbi su quale delle due ipotesi sia quella vera. E voi avete dei dubbi?

giovedì 10 gennaio 2008

No-global, disobbedienti e rapporto "etica-piazza" nelle sentenze inquietanti di alcuni giudici.

Ogni volta che ci interessiamo a Luca Casarini e ai suoi Colleghi no-global disobbedienti pensiamo e speriamo che sia l'ultima. Ci dà un certo fastidio parlarne ancora, ma il caso di cui ci occupiamo oggi è troppo importante per lasciarlo nell'ombra. E' noto ai lettori di questo blog che in queste pagine i no-global e i loro referenti politici sono mal visti. Il perchè è dovuto alla loro attività, che di pacifico non ha assolutamente niente, alle loro farneticanti dichiarazioni anti-sistema e alla concezione distruttiva che hanno in merito alla proprietà privata e a quella statale. Richiamiamo l'attenzione su questo ultimo aspetto perchè qualche giorno fa è uscita la sentenza di un giudice padovano, in merito all'accusa al disobbediente veneto di "blocco ferroviario dei treni, devastazione e violenza" da lui compiuti per una delle sue tante manifestazioni contro la politica americana in Iraq. Il giudice di Padova lo ha assolto dalle accuse. L'aspetto più paradossale della sentenza è tuttavia un altro, che la dice lunga sul modo di interpretare la giustizia dei nostri imparziali giudici italiani. In pratica il no-global veneto "pacifista" è stato assolto perchè, afferma la sentenza, "agì per motivi sociali", ottenendo così un gigantesco sconto che l'ha portato prima ad avere il minimo della pena (venti giorni) e poi a tramutare il tutto in una multa di poche centinaia di euro. Dunque, sembra che valga in questi casi l'equazione assurda: rompo per un milione di euro e pago con lo sconto solo 500 euro. Con questo ennesimo colpo alla fiducia dei cittadini nella giustizia, la magistratura entra nei "dettagli" della sentenza, introducendo il rapporto etica-piazza, nel senso che una violenza di piazza se è etica a giudizio del giudice non è più violenza ma tutela il libero pensiero politico del dissidente pacifista. La querelle potrebbe chiudersi qui ma è stupefacente la contemporaneità di un'altra sentenza a Roma di un tribunale che assolve l'ex consigliere comunale Nunzio D'Erme di Action (una associazione messa in piedi dal no-global laziale per occupare impunemente le case) dall'imputazione di associazione a delinquere per avere occupato ventisei immobili (ripetiamo ven-ti-se-i case, non un solo mezzanino) "per non avere commesso il fatto", dopo che il fatto è stato, naturalmente, commesso, e come! L'aspetto tragicomico di questa seconda sentenza è che l'associazione Action è stata presentata in Tribunale come una associazione lecita che tutela i bisogni e i diritti dei più deboli e che compie "azioni di solidarietà" per strappare dall'indigenza le vittime di speculatori e palazzinari. Conclusione. Abbiamo più di una volta rilevato che se si vuole rientrare nel novero dei paesi cosiddetti normali la prima azione politica di riforma che è necessario fare in Parlamento è la revisione del codice penale. Una volta di più siamo convinti che è urgente modificare in modo drastico le procedure penali per impedire ai giudici "buonisti" di fare scempio del senso comune. A nostro giudizio i violenti che impediscono il normale andamento dei pubblici servizi come le ferrovie e che requisiscono case private per darle ai loro fans politici sono da considerare rei di gravi delitti, sanzionabili con pene di molti anni di carcere. Perchè qui, la libertà di pensiero non ha proprio niente a che vedere. Semmai, hanno a che vedere gli atti di delinquenza che non vengono sanzionati! Altro che.

martedì 8 gennaio 2008

La faccenda dei rifiuti napoletani all'estero: una vergogna solo italiana.


In nessun posto del mondo si è mai vista una commedia vergognosa come quella dei rifiuti a Napoli. Delle due l'una: o i napoletani sono tutti impazziti o qualcuno ha giocato sporco. Chi è che ha scaraventato Napoli nell'inferno? Bassolino o la Jervolino? La protesta degli abitanti delle case abusive o la rivolta dei teppisti nei raid notturni? I sacchi di immondizia o la chiusura delle scuole? Il campionario non è completo ma è sufficiente per capire che se si fossero costruiti gli inceneritori a quest'ora la commedia napoletana non sarebbe andata mai in onda. Dunque, di chi la colpa? Dei niet di Alfonso Pecoraro Scanio, il Ministro verde che impedendo la costruzione dei termovalorizzatori ha ridotto un'intera regione in ginocchio. Produzione di diossina, aria irrespirabile, epidemia batterica e puzza a più non posso sono alcuni dei prodotti della sua azione politica. Il minimo che possa fare è presentare le sue dimissioni, irrevocabili. Ma non lo farà. Ormai quello di non dimettersi nonostante il fiasco prodotto è uno sport nazionale. In compenso è riuscito, in un solo colpo, a ridicolizzare i verdi. Ministro dilettante!

lunedì 7 gennaio 2008

L'universalità della Chiesa e i preti di colore.


Non se ne può più fare a meno. I preti di colore, africani in primo luogo, asiatici a seguire, sono ormai diventati una realtà nelle nostre chiese. La Chiesa Cattolica Romana è l'unica Chiesa autenticamente universale al mondo che li utilizza in modo istituzionale e a larghe mani. Nelle chiese italiane ormai la Domenica è rallegrata dalla loro presenza in forze sempre più consistenti. Il pienone delle vocazioni dei preti autoctoni è ormai un lontano ricordo di quando la Chiesa cattolica era praticamente una chiesa nazionale, italianissima, bianca, autosufficiente, chiusa in se stessa. Con il Concilio Vaticano II è iniziata una nuova era, l'era della universalità del prete cattolico. Uno sguardo statistico appena accennato ci informa che i primi ad essere più presenti nelle parrocchie sono i preti africani, seguiti da quelli indiani e dai sudamericani. In ogni caso, sta per finire l'era del prete italiano, regionale, con i suoi versi dialettali e la sua pronuncia provinciale, il prete che veniva catalogato dai fedeli in base alle sue origini regionali, del nord, del centro o del meridione. Accenti caratteristici, veneti, siciliani, lombardi, calabresi, toscani, laziali sulla bocca dei preti di prima nomina erano le piccole novità delle comunità cattoliche parrocchiali, e costituivano per alcuni fedeli più di un motivo di orgoglio nel poter annoverare tra i religiosi della propria parrocchia coloro i quali venivano da regioni lontane. Ormai nelle chiese italiane il prete cattolico di colore è una realtà vera, concreta, spesso allegra, piena di estroversione, di sorrisi, meno accigliata di quella indigena. I preti africani sono numericamente in maggioranza e stravincono su tutte le altre etnie. Sono presenti ovunque, nelle chiese piccole come in quelle grandi, nelle chiese del centro delle città come in quelle di periferia, nelle chiese ricche come in quelle povere. Si presentano in modo semplice, immediato. Sono comunicativi, disponibili e pieni di calore. Non hanno complessi. Non mostrano preferenze. Non parlano di politica italiana e non sono sostenitori dell'onorevole cattolico di turno. Almeno, questo è quello che sembra. Animano i centri giovanili, si impegnano ad aiutare tutti. Insomma, uno straordinario spirito ecumenico e una forte garanzia di partecipazione. Cosa si vuole di più? Eppure .... In questi casi c'è il rovescio della medaglia. Qualcosa nei rapporti parrocchiali introduce un leggero imbarazzo, una forma impalpabile di titubanza nell'accettare pienamente il prete di colore, confessore o meno. La riserva mentale non è perplessità verso una figura che è considerata straniera, fuori luogo. No. La riserva mentale è quasi sempre psicologica, dovuta alla novità, alla caduta delle certezze relazionali. Non esistono in questi casi conoscenze reciproche, basate su ancestrali rapporti di conoscenza personale che si sono tramandate da sempre di padre in figlio. Ormai siamo in piena era di globalizzazione. Il Papa ha dato una connotazione negativa a questa era. L'ha definita avida di risorse materiali da togliere agli altri producendo guerre basate sullo sfruttamento del pianeta. Così, globalizzazione e redistribuzione planetaria di preti del mondo si intrecciano in una relazione inestricabile che introduce nuove abitudini, nuovi stili di vita. Qualcosa nel nuovo rapporto fedele-prete sembra, pertanto, fuori posto, nuovo, un po' differente, non più lo stesso. In futuro vedremo come evolverà la situazione. C'è tuttavia da dire che le gerarchie cattoliche hanno probabilmente sottovalutato l'impatto psicologico del prete di colore nelle nostre parrocchie e questo effetto non è facilmente evidenziabile perchè ritenuto dai fedeli fuori luogo, da tenere nascosto. Ma a nostro parere esiste, anche se ben camuffato. Si tratta di segni risolvibili con l'abitudine, ma pur sempre segni che introducono un po' di inquietudine. "Ah, com'era bello quando l'Arciprete era il nipote di Monsignor Vattelapesca! Erano altri tempi, quelli." Erano altri tempi, è vero. Ma anche la Chiesa era un'altra, o no?

domenica 6 gennaio 2008

Perchè nessun politico propone di cambiare il codice penale?

Ogni giorno che passa si viene a conoscenza di fatti violenti che fanno sempre più impressione e ci impongono di riflettere sui perchè una legislazione civile e penale come quella italiana diventi di giorno in giorno sempre più inefficace e inutile.
Il fatto di oggi si riferisce ad un pregiudicato (ripeto un pregiudicato non un boy-scout) che ha picchiato, denudato e fotografato per strada la moglie, mostrando le foto in segno di sfregio ai suoceri. I quotidiani riportano solo le iniziali S.C. di questo non certo gentleman barese di trentaquattro anni. Da circa un anno perseguitava la moglie con minacce e percosse anche davanti ai figli danneggiando le poche poprietà della povera donna. Un incubo. E' accusato altresì di inosservanza degli obblighi della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. In verità i capi di accusa sono più numerosi in quantità e qualità. Ma a noi interessa il fatto in se che commenteremo in poche righe ponendoci tre semplici domande.
1) Perchè la legislazione penale non tutela efficacemente e non in modo retorico e formale il coniuge più debole impedendo fisicamente al marito violento di avvicinare la moglie? Perchè no? E' giusto che una legislazione che ha la pretesa di chiamarsi scienza giuridica permetta questa eclatante ingiustizia?
2) Perchè tra gli enormi sprechi dello Stato prodotti da politici di entrambi gli schieramenti, di maggioranza e di opposizione, non viene prevista una figura indipendente, tipo un'Authority, dotata di mezzi finanziari consistenti in grado, a suo insindacabile giudizio, di aiutare concretamente con denaro, abitazione e posto di lavoro la figura più debole come nel nostro caso la moglie? I finanziamenti potrebbero venire dalla lotta agli sprechi di denaro pubblico, e in particolare dalla eliminazione tout court delle Provincie che sono un'autentica e inutile macchina divoratrice di denaro pubblico che non servono a niente?
3) Abbiamo pensato a sufficienza agli effetti devastanti che hanno sulla sfera psicologica dei bambini tutti gli spettacoli deprimenti e anti educativi delle scenate dei mariti violenti sulle mogli? Siamo in grado di capire quanto danno si può produrre nella mente dei figli piccoli che sono costretti ad osservarare spettacoli vergognosi di violenza e inciviltà di mariti ubriachi, gelosi o provocatori? Comunque vada a finire questa squallida storia, i perdenti saranno sempre i più deboli, ovvero i bambini e le mogli che non hanno nessuna possibilità di auto difesa. E' questa la società che ci si aspetta da una politica seria, onesta e improntata alla giustizia?
Conclusione. Alle cose dette sopra si potrebbe obiettare che i politici (Parlamentari) e i capi delle istituzioni governative (Presidenti delle Provincie) non possono intervenire laddove un altro potere (quello giudiziario) ha l'esclusiva per risolvere il problema. L'osservazione è pertinente. Ma allora, se nessuno può intervenire per tutelare i legittimi diritti degli sfortunati coniuge e figli del pregiudicato, che ci stanno a fare tutte le migliaia di dipendenti inutili che divorano denaro altrimenti impiegabile per motivi più validi in questa causa? Noi rimaniamo della nostra idea. Le istituzioni inutili come le Provincie vanno sciolte ed eliminate tutte. Tutte e centosette!

sabato 5 gennaio 2008

La violenza oggi in Italia: una maledizione o una conseguenza di pessima politica?



Violenza quotidiana. Violenza cittadina. Violenza tra le mura domestiche. Violenza nei parchi. Violenza ovunque. Ogni giorno i cittadini italiani sono costretti a subire violenza, di tutti i tipi e in tutte le forme. Che sta succedendo? Perchè si sta verificando tutta questa brutalità impregnata di malvagità? E' ineliminabile? Oppure si può ancora fare qualcosa? Vediamo di fare un po' di chiarezza su questa delicata questione. Iniziamo col dire che la violenza può benissimo essere ridotta ai minimi termini. I sociologi la chiamano soglia "fisiologica", cioè quantità minima. E' possibile? Si. E' possibile. A patto però di volerlo. Non si può pretendere nello stesso tempo "la botte piena e la moglie ubriaca". Non è, cioè, possibile ridurre fortemente la violenza consentendo a chi la pratica di non pagare alcuna penale. Perchè di questo si tratta. Chi sbaglia deve pagare. E qui non tutti sono d'accordo, purtroppo. E' stupefacente, ma molti ritengono che "i principi valoriali primi" non possono accettare la massima dell'"occhio per occhio, dente per dente". La soluzione tuttavia c'è. Tutto si riduce ad accettare intenti legislativi e normativi che superino le prassi del buonismo attuale. Si tratta di introdurre il semplice principio che chi sbaglia paga sempre, e salato, come deve essere in una società equa e giusta. Invece in Italia, incredibile a dirsi, si premiano i mascalzoni, gli evasori, i delinquenti con regali che lasciano attoniti, stupiti da cotanta sfacciataggine. Le parole cattive, da estirpare, sono sempre le stesse. Eccone un campione rappresentativo: "indulto, amnistia, perdono, sanatoria, grazia, assoluzione, sconto di pena, attenuante giudiziaria, tolleranza, comprensione, clemenza, pietà, generosità". Può bastare. Insomma, si tratta di una vera e propria calamità nazionale quella che viene messa in azione dai perbenisti di professione, ovvero dai politici e dalle autorità religiose e forensi. In fondo in fondo, se si ragiona un poco, si capisce subito che a volere questi atti di clemenza continua e pericolosa sono sempre gli stessi soggetti. I politici innanzitutto. Per la semplice ragione che i politici sono i primi soggetti che delinquono (si ascoltino le registrazioni delle intercettazioni telefoniche e si capirà meglio il livello di delinquenza che esiste nel mondo della politica) per favorire voti di scambio, doni di scambio e raccomandazioni di scambio. Le autorità religiose. E' noto a tutti che il Vangelo e la storia della Chiesa è permeata di buoni propositi, di atti di carità cristiana. Queste sono cose corrette, giuste. Il problema sta nel non confondere il messaggio di Gesù Cristo con gli atti contro la morale che poi non sono altro che i Dieci comandamenti violati da bricconi di professione. In questa questione del perdono, i Papi non smettono mai di predicare bene e razzolare male. Dunque, molta responsabilità ricade su questi soggetti che non fanno nulla per ridurre questo cancro nella società. Gli avvocati. Non dimentichiamo mai la frase dell'Azzeccagarbugli a Renzo Tramaglino nei Promessi Sposi. Dice l'Azzeccagarbugli: "Caro il mio buon Tramaglino. A noi, uomini di Legge, voi poveri ingenui dovete dire la verità, nient'altro che la verità. Ci pensiamo noi, poi, a ingarbugliare i fatti"! Ecco. Appunto. A ingarbugliare i fatti gli avvocati sono bravissimi. Ci vivono e a quanto sembra dagli indicatori di reddito, anche bene. Ecco come stanno, purtroppo, le cose.

giovedì 3 gennaio 2008

La spazzatura a Napoli come in "Aspettando Godot".



Napoli. Campania. Italia. E' di scena un'opera teatrale di tipo beckettiano. Ci ricorda il senso del dramma della vita che va in scena nella città partenopea, come nelle migliori opere teatrali di Beckett, "Aspettando Godot" e "Finale di partita". Come spiegare d'altronde le ragioni di un evento che riguarda la spazzatura come dramma di vita quotidiana se non si tenta un'operazione di analogia e modelli dal teatro? Cos'è la presenza della spazzatura nelle vie di Napoli se non un'opera teatrale di forte realismo e impatto psicologico che tanto ci ricorda Samuel Beckett? Novelli Estragone e Vladimiro, i due attori principali dell'opera di Beckett sono i due amici che si muovono in maniera guardinga e circospetta sul palcoscenico, ovvero il Sindaco di Napoli, l'insulsa Rosa Russo Jervolino, e la macchietta Antonio Bassolino, Presidente della Regione Campania. Ecco il colloquio:
JERVOLINO Puliamo la città dalla spazzatura?
BASSOLINO Non si può.
JERVOLINO Perchè?
BASSOLINO Aspettiamo che la spazzatura non aumenti.
JERVOLINO Sei sicuro che non sta aumentando?
BASSOLINO Cosa?
JERVOLINO Che è necessario che non ci sia.
Un dramma. Un autentico dramma che sconfina nella farsa. In fondo, è questa la vera natura dell'evento napoletano che fa vergognare anche chi ha amato Napoli da sempre. La consapevolezza della sconfitta. Facciamo fatica a credere che un siffatto evento possa addiritura esistere in una società che si definisce moderna e civile. Il Sindaco di Napoli e il Presidente della Regione Campania sono in questa vicenda due simpatiche maschere popolari che hanno responsabilità infinite. Tutta una classe politica napoletana che fa finta di non vedere la vergogna di una calamità che non doveva mai iniziare ha peccato in maniera gigantesca. Di chi la colpa? Potremmo elencare vari fattori: l'inciviltà di un intero popolo, ormai incapace di vivere i tempi moderni che prevedono sfide globali, altro che posto fisso; la bella vita voluta dai napoletani per condurre un'esistenza al di sopra delle proprie e altrui possibilità; la presa di posizione ideologica del Ministro dell'Ambiente il verde Pecoraro Scanio che ha impedito sistematicamente la costruzione di un termovalorizzatore col quale smaltire "a monnezza"; il buonismo di una società meridionale che accetta il degrado e rifiuta le regole; il sudiciume politico che è connivente con la malavita camorristica; un'idea della napoletanità che è fonte di confusione e sinonimo di assistenzialismo. E potremmo continuare per molto. Samuel Beckett nel suo teatro drammatico "in cui tutto è distrutto senza saperlo, in cui l'umanità continua a vegetare dopo che sono accadute cose a cui in verità non possono sopravvivere nemmeno i sopravvissuti" diventa qui colui che ci può spiegare i fatti in modo ineccepibile. Non c'è più posto nella tragedia napoletana della spazzatura per la politica. La spazzatura a Napoli non è solo l'incuria e l'incapacità dell'intera classe politica napoletana. No. E' soprattutto, e anche, un fatto disumano che propone una realtà degradata e in via di definitiva dissoluzione. Mentre i cumuli di spazzatura vengono dati alle fiamme, nella Piazza principale di Napoli passeggiano ineffabili il Sindaco Jervolino e il Presidente della Regione Bassolino come in una vecchia commedia di Eduardo: "ha da passà a nuttata" si dicono reciprocamente!

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