mercoledì 30 agosto 2006

Il marine Mastella più a sinistra del no-global Caruso?

Prima il fuori tutti dalle carceri, adesso la riduzione dei militari in Afganistan, domani probabilmente la tessera del pane per l'intera popolazione italiana. Di questo passo dove andremo a finire? Ormai i commentatori politici l'hanno definito nell'unica maniera corretta che era possibile: l'On Mastella, ovvero il subcomandante Mastella! Che rospo dobbiamo ingoiare per tenerci lontano Berlusconi. La medicina è troppo amara. Montanelli l'aveva previsto. Per "far fuori" Berlusconi dal governo era necessario incorporare l'antivirus del doversi sorbire il cavaliere per un'intera legislatura. Ma questo comincia a diventare troppo!

lunedì 28 agosto 2006

Anche ai curdi piace il terrorismo.

Spiace dirlo ma l’arma terrorista fagocita anche il separatismo curdo. Un gruppo di terroristi curdi ha fatto tre attentati in Turchia con morti e feriti. Che dire di questo ennesima escalation che porta la causa curda al terrore della morte prodotta a fini separatisti? Ormai si sono fatti prendere la mano e hanno imboccato la china della vergogna, trasformando la loro giusta causa di autonomia politica in una inaccettabile attività di produzione di cadaveri. Peccato. Dal paradiso all’inferno, dalla causa giusta a quella sbagliata. In questo modo perderanno tutto. Chi alza la mannaia della morte sugli innocenti deve perdere.

venerdì 25 agosto 2006

Trasgressioni a ripetizione da parte di alcuni rappresentanti del centrosinistra.

Cos’hanno in comune il verde Paolo Cento e l’ex ministro del lavoro Tiziano Treu? A prima vista nulla. Ma se si approfondisce il senso della domanda qualcosa esce fuori. Ecco un aiutino per capire meglio l’accostamento. Il verde Paolo Cento ha proposto di eliminare il reato di interruzione di pubblico servizio commesso dagli studenti nelle occupazioni degli istituti scolastici. Si potranno, quindi, occupare le scuole o le università senza essere perseguiti. Il bello è che il verde Cento ha anche motivato la richiesta affermando che è ingiusto perseguire gli studenti per le occupazioni e, fatto più importante, che il disegno di legge "è la conseguenza del lavoro effettuato da un ampio gruppo di studenti delle scuole superiori che in questi ultimi anni hanno subito l'avvio di molteplici procedimenti penali in seguito all'occupazione e all'autogestione dei loro istituti scolastici": dunque, deve essere approvato dalla maggioranza di governo.
D’altra parte l’On. Treu ha detto che non è corretto introdurre nella legislazione la possibilità di licenziare i dipendenti pubblici “nullafacenti” che non lavorano, perché questo provvedimento è, a suo parere, un comportamento decisamente inadeguato ed è una proposta inaccettabile. E sapete perché non è d’accordo? Perché, afferma l'ex ministro, non è chiaro se a diminuire devono essere una percentuale dell’1% , dello 0,5% o del 2%! Queste le dichiarazioni dei due. Ed ora passiamo alle opinioni.
Cos’hanno in comune le due dichiarazioni? Entrambe vanno incontro alla richiesta dei fannulloni di avere la libertà di non lavorare e di rubare lo stipendio ai danni della collettività e, per quanto riguarda gli studenti, di impedire che questi ultimi possano andare a scuola e ricevere una formazione adeguata. I due bricconcelli di parlamentari vogliono creare le premesse per impedire alla magistratura di condannare i fannulloni che non fanno niente e minacciano la libertà degli altri e di evitare ai fannulloni ai quali il lavoro non piace che vengano licenziati... Ma, di grazia, il governo di sinistra non aveva detto che avrebbe migliorato la vita ai cittadini? Come, aiutando gli sfaccendati ai danni dei lavoratori che si impegnano?
Passiamo adesso a qualche approfondimento. Per il verde Cento, dunque, basta che alcune decine di studenti si riuniscono e presentino una proposta irragionevole e trasgressiva come quella che lui ha presentato alla Camera e il gioco è fatto: hanno diritto a ottenere la legge. Capito? Del Sig. Treu diciamo che “non c’è peggior sordo di quello che non vuole sentire”. E Mr. Treu non vuole sentire parlare di licenziare i fannulloni perché probabilmente il suo passato sindacale gli fa ricordare l’inamovibilità dell’impiegato, soprattutto del tesserato della CGIL. Vero? Ai due parlamentari diciamo che non basta essere trasgressivi e fare il contrario di quello che vogliono i moderati per essere progressista. No! Spesso chi propone l’aiutino ai fannulloni è tra coloro che l’hanno avuto in passato. Noi alle prossime elezioni non li aiuteremo di certo.

sabato 19 agosto 2006

Mai visti in circolazione tanti politici parolai.

Il Governatore della Lombardia Formigoni è partito all'attacco per avviare il federalismo nella regione Lombardia. Afferma che lo desidera fare legalmente, secondo le modifiche alla Costituzione che proprio il centrosinistra ha approvato nel 2001. Dice Formigoni: «Vogliamo maggiore autonomia per la Lombardia. Chiediamo le cose che sappiamo fare meglio e gestire con maggior efficienza rispetto allo Stato». Di che cosa si tratta? Più competenze su sanità, istruzione, energia e ricerca. Ecco quello che crede di poter realizzare. «Nella scuola potremmo, dice il Governatore lombardo, dare più autonomia agli istituti, responsabilizzare genitori, presidi e insegnanti". Questi i fatti e ora le opinioni.
Il Governatore Formigoni non è diverso dai suoi predecessori di centrodestra e di centrosinistra. Continua imperterrito, come se nulla fosse, la marcia delle parole vuote, senza senso, tanto per parlare. Quando afferma che nella scuola potrebbe dare più autonomia alle scuole dice una baggianata colossale, perche' le scuole l'autonomia ce l'hanno già. Purtroppo, le stesse non hanno le competenze per produrre formazione valida, efficace, di èlite. E' questo il problema che nè Formigoni, nè i soloni del Ministero, passati e presenti, di centrodestra e di centrosinistra, vogliono capire. Le scuole lombarde, ma anche quelle venete, toscane, laziali, campane, siciliane, ecc... sono piene di dirigenti scolastici e docenti incompetenti, sia sul piano tecnico della qualità degli interventi formativi, sia sul piano delle competenze disciplinari. Le scuole di oggi si ritrovano piene di docenti che non sono all'altezza della domanda di formazione che proviene dalla società. Questa è la verità. Dunque Formigoni vada a prendere in giro gli altri, ovvero i tonti. Abbiamo visto cosa è successo in cinque anni con il Ministro della PI di centrodestra, ovvero la Letizia Moratti che ha dequalificato totalmente la scuola. Il centrosinistra non è stato da meno. A partire da quell'incompetente dell'allora Ministro Berlinguer che ha prodotto dei guai ormai impossibili da correggere. E adesso Formigoni vuole riportare la scuola lombarda alla eccellenza, sulla base di che cosa? Ma va la, va la'.

venerdì 18 agosto 2006

La lingua batte dove il dente duole: ma è possibile essere così scopertamente in mala fede?

"Il Giornale" del 18 Agosto 2006 pubblica un articolo che la dice lunga sulla buona fede dei giornali di centrodestra (ma anche quelli di centrosinistra non scherzano) a dire le cose secondo verità e onestà. L’articolo è intitolato “Fisco, autonomi contro Prodi: sull’evasione il premier sbaglia” e pone al centro dell’attenzione l’idea che a evadere le tasse non siano tanto i lavoratori autonomi quanto i lavoratori dipendenti, i quali sono accusati dall’articolista che svolgendo un secondo e in molti casi un terzo lavoro sono quelli che dovrebbero essere perseguiti con maggiore vigore (più degli autonomi). Si arriva così al paradosso finale: “Il governo, è la conclusione degli artigiani, non guardi soltanto al lavoro autonomo”.
Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Il primo impulso, dopo aver letto l’articolo, è quello di una profonda irritazione non tanto contro l’articolista, chè fa il suo lavoro e “deve buscarsi la pagnotta”, quanto contro il Direttore di quel giornale che fa il gioco del centrodestra in modo così scoperto che è sconcertante come non si vergogni per questa operazione di trasformazione della realtà, di scorrettezza e di malafede evidente nel giudicare i lavoratori dipendenti come quelli che evadono il fisco. E’ mai possibile che si possano inventare frottole del genere pur di fare gli interessi degli autonomi, potenziali elettori del centrodestra? Possibile che si possano mettere sullo stesso piano un autonomo che secondo l’ISTAT guadagna l'irrisoria e impossibile cifra di 5000,00 euro di reddito annuale e un lavoratore dipendente che paga per intero il 100% delle tasse? Ma certi Direttori di giornali la serietà ce l’hanno o fanno finta di averla?

venerdì 11 agosto 2006

Nepotismi romani e spoil system all'italiana: un intreccio perverso.

Il Corriere della Sera del 20 Giugno 2006, a pag.3, pubblica un articolo in cui afferma che “al Direttore dei Monopoli sarebbero andati come regalo 40000 €, doni e un posto nel Cda della Scuola del Cinema” per il favore elargito alla controparte nell’affaire nazionale emerso nelle intercettazioni telefoniche. Non è nostra intenzione entrare nel merito della questione relativa alla liceità delle intercettazioni, né vogliamo parlare dei collegamenti con la vicenda del Sig. Sottile di An o del “Principe” Vittorio Emanuele. Sarà la Magistratura a decidere il destino di questi Signori. Siamo invece del parere che qualche parolina sul Dirigente dei Monopoli debba essere detta, non foss’altro per rimarcare come sia possibile che il giornale più importante d'Italia possa pubblicare delle accuse così gravi sul capo dei Monopoli e contemporaneamente quest'ultimo possa continuare a dirigere l’Azienda autonoma senza avvertire la necessità di dimettersi. Delle due l’una: o il Direttore Generale Giorgio Tino è innocente e allora non si capisce perché non denunci il Direttore del quotidiano, oppure questo Signore ha commesso realmente l’illecito. In tal caso non si capisce come il Ministero delle Finanze non lo sospenda fino a che non si sia chiarita la vicenda. Vero è che secondo la nostra Costituzione finchè una sentenza non passa in giudicato v’è la presunzione di innocenza, ma qui la questione non è quella di condannare anzitempo il Sig. Tino, ma quella legittima di sospenderlo dall’incarico. D’altronde non si tratta di un furto di mele ma della gravissima ipotesi di reato commesso da un dirigente dello Stato che, a quanto sostiene il Corriere, ha percepito una tangente in denaro e in posti di lavoro. E per un governo come quello di centrosinistra che si sente di essere migliore di quello di centrodestra, perché più sensibile alla questione etica, il non far nulla ci fa rimanere sbalorditi per tanta magnanimità. Sono gli effetti perversi del buonismo oppure il Ministro Visco è del parere che quello che conta in politica è far finta di nulla? Noi siamo semplicemente scandalizzati.

mercoledì 9 agosto 2006

Conflitto in Medio-Oriente: come uscirne?

E’ una domanda alla quale non si risponde né facilmente, né con piacere. Anzi. Se si può, si evitano risposte e commenti. Tuttavia è necessario essere onesti e coraggiosi. Lo pretende l’intelligenza di quelle persone perbene che sono dell’avviso che esistono altre posizioni politiche che non siano quelle sterili “a favore” o “contro” Israele, "a favore" o "contro" i palestinesi. Noi adesso proveremo a dire la nostra. Crediamo di appartenere alla schiera non molto nutrita di coloro che si sentono in grado di ragionare non per appartenenza a fazioni ma, al contrario, in quanto persone dotate della capacità di saper adoperare il proprio cervello. Si tratta di opinioni personali, incomplete, forse un po’ riduttive, ma autentiche e, soprattutto, autonome dalle quali sono totalmente fuori le ideologie, tutte le ideologie, politiche e religiose. Ecco come la pensiamo.
Intanto diciamo che in un conflitto del genere non è possibile immaginare che una parte abbia ragione totale, assoluta e l’altra torto completo. Se non si intende questo fatto non si arriverà mai a una comprensione effettiva della querelle. Entrambi i contendenti, israeliani e palestinesi, hanno ragioni e torti. Il problema fondamentale sta nel fatto che c’è un elemento “irragionevole” che complica maledettamente il problema. Si tratta del fatto che il conflitto non riguarda solo gli aspetti politici e sociali ma anche quelli religiosi. E qui casca l’asino. Nel mentre in politica è facile discutere, confrontare proprie opinioni e pervenire a un compromesso, lo stesso non si può dire se la questione comprende anche l’aspetto religioso. Com’è noto, la Religione si basa su dogmi immodificabili. E i dogmi, in quanto asserti incontrovertibili extra-scientifici, assoluti, impediscono una visione laica, raziocinante, politica, umana e, pertanto, modificabile. Dunque, alla radice del problema v'è una complicazione in più che allontana irrimediabilmente la soluzione del confitto arabo-israeliano. Finché il problema verrà visto, anche da una sola parte, come conflitto religioso non esiste alcuna possibilità di raggiungere una pace definitiva. Il primo passo, dunque, dovrebbe essere quello di convincere entrambe le parti a eliminare dal tavolo delle discussioni qualunque questione di matrice religiosa. Ora, nel mentre per Israele è più facile separare gli aspetti politici da quelli religiosi (ma anche l’ebraismo non scherza come fattore religioso condizionante) per la parte araba, a causa della peculiarità della religione musulmano-coranica, questo è più difficile e fintantoché all’orizzonte vi è terrorismo e fondamentalismo islamico è praticamente impossibile pervenire a un accordo. Dunque, la soluzione passa, a nostro giudizio, per una accettazione da parte di tutti gli Stati interessati dell’eliminazione del fattore religioso nella contesa. Se si riuscisse ad accantonare il tema religioso probabilmente la soluzione sarebbe più a portata di mano di quanto non si creda. Ci riusciranno l’ONU, l’Unione Europea, la Russia, la Lega Araba ad aiutare i due schieramenti a discutere senza la spada di Damocle di Maometto e di Mosè? La soluzione passa per questo imbuto. Chi vuole la pace deve scegliere. Altrimenti sono prese in giro.

martedì 8 agosto 2006

Gli USA responsabili della sconfitta elettorale di Silvio Berlusconi?

Diciamo la verità: ancora oggi nessuno ha analizzato correttamente la sconfitta elettorale di Berlusconi perchè chi l'uno, chi l'altro hanno omesso un dettaglio determinante. Quale? Che George Bush, l'amico caro di Silvio Berlusconi, non ha aiutato per niente il Capo del centrodestra italiano. Anzi. Lo ha praticamente abbandonato al suo destino agevolando la sua sconfitta elettorale. Qual'è la ragione di questo apparente paradosso? Semplice. L'amico George, nonostante Silvio fosse stato il suo più fidato sostenitore in ben cinque lunghi anni di legislatura, con una continuità in politica estera che non ha eguali nella storia delle relazioni italo-statunitensi, non ha fornito alcun contributo economico-finanziario al presidente del Consiglio italiano. Cosa avrebbe dovuto fare Bush per aiutare Silvio e impedire a Prodi di vincere le elezioni? Semplice anche qui. Avrebbe dovuto permettere a Berlusconi di realizzare concretamente alcune grandi opere. Sarebbe bastato realizzare delle società miste italo-americane in grado di finanziare i progetti che stavano a cuore al Silvio nazionale con i quali avrebbe conseguito due obiettivi fondamentali per la vittoria. Il primo di immagine. Avrebbe convinto gli italiani che senza di lui l'Italia non avrebbe mai potuto costruire progetti che avrebbero mozzato il fiato a chiunque. Un ponte straordinario, una autostrada nuova di zecca, un grattacielo da record, insomma opere che avrebbero lasciato il segno dal punto di vista della capacità a saper fare. Il secondo di contenuti. Le grandi opere, con finanziamenti certi e immediati, avrebbero permesso al Silvio nazionale una fonte occupazionale di centinaia di migliaia di posti di lavoro al Nord e al Sud. Tutti posti che sarebbero stati convertiti in voti, in simpatie, in crediti politici e, soprattutto, in seggi elettorali. Invece l'amico George si è guardato bene dallo spendere un solo dollaro e così la macchina elettorale berlusconiana si è inceppata. Vero è che nelle ultime due settimane ha recuperato benissimo, ma non abbastanza. Ve lo immaginate Berlusconi che oltre agli errori della campagna elettorale del centrosinistra e accanto all'eliminazione dell'ICI sulla prima casa avrebbe aggiunto il più alto grattacielo del mondo, oppure il più lungo ponte d'Europa, oppure la più moderna autostrada dell'Occidente? E invece nulla di tutto questo. Purtroppo per lui le sue trovate dell'ultima ora non hanno convinto completamente la casalinga di Voghera e il centrosinistra per una manciata di voti ha vinto. Ahi! George! Cos'hai fatto. Hai abbandonato Silvio.

sabato 5 agosto 2006

Impossibile credere che le cose siano andate come le descrive il compagno Cossutta.


Il quotidiano La Repubblica del 4 Agosto 2006 pubblica a pag.41 un articolo su Armando Cossutta nel quale vengono descritti gli avvenimenti che egli ricorda essere relativi alla drammatica vicenda dell’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Il fatto è arcinoto a tutti e l'inchiostro consumato su quella vicenda ha quasi esaurito tutti i "calamai" dei giornalisti.
Cossutta rievoca lo svolgimento delle varie fasi che lo hanno riguardato personalmente perché in quel drammatico giorno, il 20 Agosto 1968, egli fu, afferma, l’unico dirigente del PCI rimasto a Roma a “presidiare” Botteghe Oscure.
Ma come si sono svolti i fatti politici durante quella tragica giornata? E, soprattutto, perché il filosovietico Cossutta ha deciso di divulgare oggi quei drammatici fatti secondo una linea interpretativa che, a nostro parere, cozza contro la conseguenza logica dei suoi comportamenti politici di responsabile massimalista di quel tempo? Ma andiamo per ordine.
Dice Cossutta che quel giorno era il dirigente di turno del PCI preposto alla sorveglianza della sede politica romana. I massimi responsabili del partito comunista del tempo erano tutti in vacanza nei paesi del socialismo reale. Chi sul Mar Nero, chi a Mosca, chi a vattelaapesca erano tutti fuori sede. Praticamente il solo Cossutta, che era il membro più rappresentativo del Comitato Centrale del partito, era rimasto a Roma. A una certa ora l’Ambasciatore sovietico lo “convocò” d’urgenza e gli diede in anticipo la notizia. Racconta Cossutta che quando l’Ambasciatore finì di informarlo egli “si arrabbiò” e chiese “giustificazioni”. Disse proprio così: “chiesi giustificazioni all’Ambasciatore”. Addirittura aggiunge che alla notizia datagli si “arrabbiò”, si alzò di scatto, e turbato fece presente che “è una questione gravissima”. Tralasciamo i particolari. Chi fosse interessato può attingere direttamente all’articolo della giornalista che si è prestata a questo "gioco" estivo. Questi i fatti e passiamo alle opinioni, naturalmente le nostre.
Diciamo subito che noi non crediamo per niente che il tono, i comportamenti e i contenuti della discussione di quel giorno si sono svolti così come Cossutta li descrive. Cercheremo adesso di immaginare come, secondo noi, si svolsero veramente i fatti. Prima però vogliamo dire che non abbiamo nulla contro Armando Cossutta. Anzi. Lo consideriamo un uomo politico serio e coerente, un esempio di politico corretto nella comunicazione, all'antica, sempre contenuto, gentile nei toni e mai al di sopra delle righe. Se ci si consente, diciamo che ci è simpatico e lo avremmo voluto avere come zio, zio Armando. Le sue posizioni politiche, tuttavia, sono esattamente il contrario delle nostre. E questo non è possibile non rimarcarlo. Anche perché noi, a quel tempo e in quel giorno, siamo stati testimoni in prima persona delle posizioni politiche dei dirigenti di quel partito, il PCI, in una piccola sezione periferica in cui era normale confrontarsi nel cosiddetto “Circolo di lettura” del paese. E queste posizioni, nella stragrande maggioranza degli iscritti non erano proprio quelle che il compagno Cossutta vuole accreditare ai posteri di avere avuto. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori. Celebre la dichiarazione di un membro qualificato di quel partito, il compagno Vincenzo M., che quel giorno, alla notizia dell’invasione, disse che “se i fatti si fossero svolti come i giornali affermavano lui avrebbe stracciato la tessera del PCI davanti al Segretario, perchè si trattava di un fatto inaudito”. Dopo pochi giorni affermava che era necessario essere grati al partito fratello dell’Unione Sovietica che aveva tolto di mezzo il "controrivoluzionario Dubcek". La normalizzazione era entrata subito in azione. E che dire del compagno Cossutta che ancora oggi continua a sostenere la validità dell’esperienza castrista e giudica da sempre il compagno Fidel “un faro della politica democratica sudamericana”? Capito l'antifona? Noi crediamo che l’operazione "immagine" che il compagno Cossutta vuole dare di sé con il servizio a lui dedicato rappresenta un estremo tentativo di “ripulirsi” sul piano politico delle gravi colpe relative a quei fatti. E' a tutti noto che Cossutta mostrò delle idee di totale sostegno alla politica "internazionalista" dell’allora URSS. Noi crediamo che alla luce della critica storica Cossutta si è convinto che era necessario darsi, diciamo “una ripulitina”, ovvero una piccola trasformazione, per tentare di accreditare l’idea che anche lui a quel tempo fu contrario all’intervento armato delle potenze del socialismo reale. In realtà noi immaginiamo l’incontro con l’Ambasciatore sovietico secondo un altro cliché che è il contrario di quello da lui proposto. In primo luogo c’è la questione del linguaggio. Il verbo usato da Cossutta la dice lunga. Afferma infatti che l’Ambasciatore lo "convocò" d’urgenza e lui andò immediatamente all’incontro nonostante l’impegno preso con la moglie di invitarla a cena quella sera. In realtà l’Ambasciatore non lo convocò, ma gli ordinò o, se si vuole, gli intimò di andare all’Ambasciata immediatamente. Fatto più grave, tovarish Cossutta ne fu lusingato e si precipitò senza indugio. Questa era, a quel tempo, la prassi. Di norma si convoca un Ambasciatore mentre non è l'Ambasciatore a convocare l'altro. Ma a quei tempi, per chi li ricorda, l'Ambasciatore dell'URSS non camminava mai per recarsi dagli altri; li convocava e quelli arrivavano. Altrochè! Al cospetto dell’Ambasciatore Rijov, Cossutta non solo non si arrabbiò ma rispose con modalità di sottomissione. Non crediamo possibile che il compagno Cossutta si potesse arrabbiare con l’Ambasciatore. Inconcepibile! Era impensabile che un grigio dirigente del PCI potesse arrabbiarsi con l’Ambasciatore dell’URSS. Figuratevi! Il compagno Cossutta vuol far apparire di essersi opposto nientepopodimenoche al potente Rappresentante del glorioso paese della Rivoluzione d’Ottobre. "Ma mi faccia il piacere" avrebbe detto Totò. Ma vediamo una possibile ricostruzione degli eventi di quel giorno che ci appare più probabile. Sia chiaro: noi non abbiamo prove, né eravamo presenti all'incontro. Dunque, si tratta solo di opinioni. Alla luce delle dichiarazioni di Cossutta da quel dì fino all'"altro giorno" Cossutta ha sempre approvato le scelte del partito comunista dell'Unione Sovietica. La deduzione logica ci porta alla conclusione che Cossutta incoraggiò l’Ambasciatore dicendogli che l’intervento si rendeva necessario per punire quel "pazzo" di Dubcek che stava provocando una ferita insanabile nella politica internazionalista del Comunismo mondiale. Nessuno dei dirigenti appartenenti all’ala massimalista del PCI criticò in modo palese l’URSS. I Longo, i Pajetta, gli Ingrao, i Terracini e tanti altri non si sognarono mai di rompere i legami con l’URSS. E si capisce subito che le cose dette da Cossutta sono anni luce distanti dalla critica storica, o meglio dalla verità storica. A lui/loro interessava solo la vittoria del socialismo sovietico e basta! Noi al compagno Armando diciamo di smetterla di alterare la cosiddetta realtà storica. Il trasformismo non gli serve e suona un’offesa alla sua vita di politico coerente e tenace di estrema sinistra. Sarebbe un cattivo affare il volervi insistere. Caro il nostro zio Armando.

mercoledì 2 agosto 2006

Certezze assolute per un parlamentare Verde.




Il pattuglione degli indultisti si sta sbracciando come matti per tranquillizzare gli italiani che l'uscita anticipata dalla prigione di circa 15000 detenuti non avrà alcun effetto sulla sicurezza dei cittadini. Dicono loro. Protagonisti di questo superlavoro sono i soliti parlamentari di cui si conoscono le caratteristiche politiche liberali. Spicca tra tutti il Verde Luigi Manconi, Sottosegretario alla Giustizia che afferma: "non ci sono problemi di alcun tipo": Punto. Sicuro, certo, tetragono, arciconvinto, il Sottosegretario viene ripreso da una foto pubblicata sui quotidiani in cui dà uno scappellotto al Ministro della Giustizia, come per dire: "Ce l'hai fatta, vigliaccone, a far passare la legge dell'indulto". L'ex Segretario Verde ha sentenziato che non bisogna avere paura perchè i detenuti non faranno male neanche a una mosca. Beato lui che non ha paura. Perchè non lo va a dire alle migliaia di cittadini che hanno subito violenza dagli stessi detenuti? Non non siamo per niente sicuri di quanto egli dice. Temiamo che tra qualche giorno l'elenco dei reclusi in libertà commetterà reati a bizzeffe. Un esempio per tutti. Con la legge approvata dal Sig. Manconi uscirà di galera qualche "capo" degli scafisti che ha gestito il traffico dei clandestini creando centinaia di morti attraverso le carrette del mare che partono dalla Libia e arrivano a Lampedusa. Se possibile faremo un elenco al Sottosegretario per ricordargli che noi avevamo ragione e Lui torto a mettere in libertà i delinquenti. E' solo questione di tempo e vedrete che prima o poi spunteranno fuori reati a ripetizione da parte di questi Signori che a delinquere ci provano piacere. Altro che.

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