venerdì 31 ottobre 2008

Il machismo dei tassisti romani si può superare con le quote femminili.

In pochi giorni nelle strade di Roma abbiamo incrociato alcuni taxi guidati da donne. Una sorpresa e una piacevole scoperta. Non ne avevamo viste prima. Guidatrici di autobus si, ma di taxi no. Nell’immaginario collettivo e nella realtà quotidiana i tassisti romani non vengono visti bene. Esca allo scoperto l’extraterrestre in veste di cliente di un tassista romano, se esiste, che è rimasto soddisfatto del servizio almeno due volte consecutive. Diciamo la verità: non se ne trovano molti in giro. Perché? Taxi sporchi con dentro un tanfo persistente di sigarette, tassametro mai azzerato alla partenza, atteggiamenti arroganti che portano il conducente a scegliere percorsi provocatoriamente più lunghi, valigie dei clienti maneggiate con poca cura e altro ancora. Insomma, un comportamento maschilista, da autentico macho, quasi mai garbato, spesso scostante, frequentemente provocatorio. Pensate che esiste anche un comitato di riforma dei taxi romani che elenca addirittura i disservizi della categoria. Per convincerci definitivamente che le nostre tesi sono giuste è spuntata fuori la notizia che quattro tassisti romani sono stati scoperti che erano anche impiegati comunali. Inverosimile e verissimo. Com’è stato possibile? Dunque, oltre al danno la beffa. Sarebbe auspicabile a questo punto che le autorità municipali dessero nuove licenze solo alle donne, per permettere due risultati immediati e pratici. In primo luogo, darebbero effettiva parità alle donne e permetterebbero loro di equipararsi sul piano quantitativo agli uomini anche in questa importante attività di lavoro. E in secondo luogo, migliorerebbero la professionalità media della categoria sia sotto il profilo relazionale, sia dal punto di vista del bon ton. Per sensibilità, non inserisco anche ragioni etiche, perché accanto ai tanti scortesi che guidano i taxi sulle strade ci sono sicuramente anche persone corrette e rispettose. Ben vengano dunque le tassiste romane. Abbiamo tutti da guadagnarci.

giovedì 30 ottobre 2008

Ormai è troppo tardi.

Impazza il tiro al piccione nel luna park della politica italiana. Se ne stanno vedendo di tutti i colori. Dalle esagerate e sboccate offese al Ministro Gelmini ai cedimenti ideologici degli ex comunisti del Pd, dalla messa in mostra dei muscoli dei fascisti presenti nell’attuale compagine governativa fino alle contraddizioni fantasmagoriche dei cattolici che un giorno si dicono contrari e l’altro a favore dei provvedimenti del governo, assistiamo a un vero e proprio circo Barnum della politica italiana. Insomma, una grande confusione. Il Segretario del PD Valter Veltroni propone un doppio decalogo per migliorare l’assetto e l’aspetto della scuola italiana di oggi. Da un lato, propone il referendum per l’abrogazione della legge di riforma della scuola, approvata ieri in via definitiva al Senato, cavalcando l’onda della protesta anche non pacifica degli studenti. Dall’altro lato, cerca di cavalcare anche l’altra onda, quella cioè della proposta, offrendo, udite udite, un decalogo di elementi innovatori. A suo parere sono necessari interventi legislativi per produrre: valutazione dei risultati, incentivi solo ai più bravi, innalzamento della qualità docente, più rapidità nei concorsi, più meritocrazia, più finanziamenti sulla base del merito, più controlli periodici dei docenti, etc. Ci sembra il programma del vecchio sindacato autonomo Sasmi-Snsm o, meglio, il manifesto del mensile Avio dell’ex-Ispettore centrale Armando, col quale il vecchio e battagliero Editore romano inchiodava inesorabilmente ministero e sindacati confederali alle loro responsabilità per la loro convinta adesione al lassismo nel reclutamento del personale docente, direttivo ed ispettivo nella scuola degli anni ’70 e inizio ’80. Ma ormai, con buona pace di Veltroni, i buoi sono scappati dalla stalla due volte. Una prima volta, perché la scuola di oggi non ha più nulla da recuperare, in quanto è diventato un corpo estraneo alla cultura e un ammalato grave in via di estinzione. La scuola statale di qualità che era il fiore all’occhiello di questo paese, invidiata da tutta Europa, non esiste più. Stiamo parlando della scuola che ha formato i grandi talenti italiani nel campo dell’arte, della letteratura, della politica, etc. Purtroppo dagli anni ’70 in poi sono stati immessi nei ruoli, con leggine speciali approvate nel caldissimo mese romano di agosto, troppi incapaci e un numero eccessivo di fannulloni che ne hanno snaturato la stessa essenza. Una seconda volta, perché con l’approvazione definitiva del provvedimento di legge Gelmini la meritocrazia, sebbene in forme semplicistiche e prive di originalità, riappare all’orizzonte. In terribile ritardo, in modi forzati e non collaborativi, ma riappare. Ormai la scuola di oggi non può più recuperare anni e anni di piatta sottocultura e di disastrosa pseudo-cultura di sinistra. E’ tutta da reinventare. Ministri insulsi del governo Prodi come Berlinguer e Fioroni da una parte e ministri spocchiosi del governo Berlusconi come D’Onofrio e Moratti dall’altra, hanno lasciato solo distruzione e lontani ricordi di una scuola che prima funzionava. Rimane il rimpianto di vedere che le nostre idee di quegli anni sono diventate adesso le idee di Veltroni. E’ una rivincita che però non ci soddisfa e ci lascia l’amaro in bocca. Che peccato assistere a questa restaurazione postuma e tardiva. Noi, comunque, siamo contrari al referendum abrogativo. Non ha senso opporsi all’evidenza. Combattere contro i voti dall’1 al 10 che introducono almeno un minimo di chiarezza nella valutazione, contrastare l’uso di libri di testo utilizzabili per almeno 5 anni, oppure prendersela con la reintroduzione del voto di condotta che in parte può impedire ai protagonisti di atti di bullismo, mai puniti finora, a farli meditare su una concezione violenta e distruttiva dei beni della collettività è, al tempo stesso, imbarazzante e masochistico. Veltroni non ci avrà mai dalla sua parte quando difende i privilegi dei produttori di insulsi giudizi psico-pedagogici, inutili e controproducenti. Le famiglie vogliono chiarezza e, soprattutto, vogliono una scuola che faccia lavorare i loro figli per apprendere meglio e di più, non per occupare le scuole e non studiare.

mercoledì 29 ottobre 2008

Un esempio di immoralità.

La storia della condanna, che molti non conoscono, dell’ex Ministro alle infrastrutture del governo Berlusconi Pietro Lunardi ci permette di distinguere, con un esempio di grande efficacia didattica, ciò che è immorale da ciò che non lo è. I fatti. Nel 2005 la Corte dei Conti del Lazio lo ha condannato a un risarcimento di circa 2 700 000 euro per aver costretto l’ANAS, quando era ministro, a pagare delle maxiliquidazioni del Cda. Il governo Berlusconi nella finanziaria di quell’anno inserisce un articolo col quale si concede di fatto un maxisconto a Lunardi di circa l’85% sul risarcimento, permettendogli di pagare appena 614 000 euro invece dei 2 700 000 previsti. La notizia dello sconto, completa di particolari inediti, si può trovare in rete qui, mentre sulla carta stampata si trova pubblicata sul settimanale l’Espresso, a pag. 28 del 23 Ottobre 2008. Quando diciamo che in politica gli italiani sono dei maestri nell’imbrogliare e dei geni nel riuscire a non provare vergogna non ci sbagliamo, perché abbiamo le prove di questo inquietante atteggiamento di indecorosa e volgare sporcizia morale. In questo caso desideriamo porre l’accento sulle sinergie messe in atto dalla coppia Lunardi-Berlusconi. Il primo realizza l’ingiustizia e il secondo la agevola aiutando, a spese dello Stato, l’amico. Lunardi ringrazia. A questo proposito prendiamo a prestito una frase detta dallo scienziato Russell McCormmach, il quale disse: “La nobiltà di un uomo risiede nel suo essere, non in ciò che realizza”. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha realizzato un sacco di soldi: ma non è nobile.

domenica 26 ottobre 2008

Stime e numeri: un pessimo modo di contare i manifestanti nelle folle.

Questo post viene pubblicato per confermare l’inaffidabilità degli italiani in matematica. Ci siamo stufati di rilevare le stesse contraddizioni di sempre. Lo sapete tutti, perché giornali e Tv ne hanno parlato. La Questura di Roma e i vertici del PD hanno quantificato, in maniera clamorosamente differente, il numero dei partecipanti alla manifestazione di Veltroni alle Terme di Caracalla a Roma: 200 000 per la Questura, 2 500 000 per il PD. Questi i numeri. Adesso commenteremo questo episodio con le nostre solite opinioni. C’è una non lieve differenza con le analoghe opinioni presenti nei post precedenti. La novità sta nel fatto che qui, con i numeri, la nostra opinione non rimarrà “opinione”, cioè punto di vista personale. No. Con i numeri non esistono le opinioni. Esistono solo fatti, verità, certezze. Altro che opinioni. La prima cosa che ci viene in mente è che uno dei due ha per l’ennesima volta sbagliato. Come si può commettere uno sbaglio così clamoroso, per più di un ordine di grandezza come dicono i matematici, è un mistero e ci rende irrequieti. Solo gli ignoranti o, peggio, coloro che sono in mala fede possono sbagliare tanto. Se noi chiedessimo al portavoce del PD e al dirigente della Questura che hanno fatto la stima, quanti soldi hanno in questo momento in tasca, difficilmente sbaglierebbero. Facciamo un esempio esplicativo. Supponiamo che i due non eccelsi “stimatori” abbiano in tasca mille euro. La scelta del numero mille non è casuale perché soddisfa due criteri. Il primo è che mille è un numero che si può facilmente porre sotto forma di potenza in base dieci. Infatti, mille è uguale a dieci alla terza. Cioè a dieci per dieci per dieci: cioè, a dieci moltiplicato per se stesso tre volte. I matematici scrivono 103. Il secondo criterio ci aiuta a dare la stima più probabile fra i due numeri proposti (duecento e duemilacinquecento per semplicità). Bene. Con mille euro se qualcuno chiedesse loro di stimare quanto ha in tasca l’altro dopo essere passato in banca e fare rifornimento per far fronte alle spese di più di mezzo mese di bilancio familiare, pensiamo che nessuno dei due è così fesso da dire duecento o duemilacinquecento euro! Perché? Perché duecento euro, dal punto di vista degli ordini di grandezza, è un numero che si avvicina di più a cento e non a mille; mentre duemilacinquecento si avvicina di più a mille e non a diecimila. Quindi le due stime fatte secondo il criterio matematico sono agli antipodi e nessun matematico con la testa a posto le darebbe. Ecco perché la stima è un numero che dà maggiori garanzie di qualunque altro scelto a casaccio. La stima, come il valore medio di una serie di numeri, è il numero che dal punto di vista probabilistico si avvicina di più al valore reale di qualunque altro, fermo restando naturalmente che il valore vero, associato a una piccola incertezza, si può ottenere solo cambiando metodo di conteggio, come per esempio con la tecnica della fotografia dall’alto e la misura della densità superficiale media della folla (cioè numero di teste fotografate per unità di superficie). Il ragionamento che abbiamo proposto ha un solo scopo: dimostrare per l’ennesima volta, e scientificamente, che persone che occupano posti di responsabilità, come per esempio i rispettivi portavoce del PD e della Questura, non conoscono la matematica e/o i metodi matematici applicati ai grandi numeri (nel nostro caso alle folle). Evitiamo di affermare che le conoscono ma agiscono in mala fede, perché crediamo nel principio di innocenza, anche se il Senatore a vita Andreotti è famoso per una sua felice battuta applicata alla politica italiana, che dice “a pensare male si azzecca sempre”. La morale della favola? Semplice. Perché non si dà l’incarico a una Autorità scientifica di qualche Università per fare una stima accurata e conoscere una volta per tutte chi bara? Naturalmente, siamo sempre disponibili al confronto con entrambi i “contendenti”. Saremmo lieti di dare una smentita alla nostra ipotesi se venisse giustificato il perché. Intanto, persistiamo nell’idea che si potrebbero licenziare in tronco per incapacità uno dei due o tutti e due i responsabili della boutade. Sarebbe un modo brillante di dare un segnale di serietà al paese. Il Ministro Brunetta sarebbe felice di vedere licenziato uno o due incompetenti in più nella sua crociata contro i fannulloni soprattutto, come in questo caso, se colti in flagranza. Che ne dite?

sabato 25 ottobre 2008

Protesta degli studenti e diritto allo studio negato.

E’ il solito problema dei due pesi e delle due misure. Tutti a giustificare la protesta degli studenti. C’è la corsa al giustificazionismo. Intellettuali e uomini politici avversari che normalmente si detestano adesso sono tutti concordi nel legittimare le azioni, anche violente, degli studenti. Nessuno che si preoccupi degli effetti della protesta. Quando la nave sta per affondare tutti a far festa sul ponte. Ma non deve essere un bello spettacolo quello che si vede da lassù. E’ questa l’amara realtà del paese Italia all’indomani dell’acutizzarsi delle proteste, anche violente, degli studenti. La novità sta nel fatto che mentre in precedenza i professori che sostenevano gli studenti erano solo quelli settari di fisica, adesso la solidarietà è aumentata anche in quantità non certo in qualità. Nessuno che si preoccupi del fatto che stiamo vivendo in un paese bloccato e consegnato all’immobilità, nel quale si realizza il massimo dell'ingiustizia e dell'immoralità. Nelle convulse giornate quotidiane di manifestazioni contro il governo e nell’agitazione della lotta politica, nessuno comprende che il problema non è la “protesta”, ma è la “testa” di tutti coloro che non hanno la più pallida idea di come uscire dall’emergenza economica e sociale in cui versa questo disastrato paese che mostra una società sempre più frammentata e priva di inquadramenti istituzionali intorno ai quali stringersi uniti per far fronte alle crisi. Il plurale è d’obbligo perché, al contrario degli altri paesi, in Italia non c’è solo una crisi economico-finanziaria. No. Ci sono tante crisi quanti sono gli aggettivi qualificativi che servono per sintetizzare la corsa verso il basso della società italiana, ovvero politica, istituzionale, etica, economica, finanziaria, etc. Infatti, c’è la crisi del debito pubblico che non si riesce a ridurre neanche di un euro che l’indomani è aumentato di due euro. C’è la crisi della scuola, che non ha mai visto una legge in grado di attuare i miglioramenti nello studio e nei risultati degli stessi studenti che protestano per ovviare al disastro di avere i più ignoranti studenti d’Europa. C’è la crisi della magistratura, che un giorno è combattuta da Berlusconi per ridurla al silenzio, e il giorno dopo è combattuta da se stessa con le sentenze assolutorie a favore dei delinquenti criminali che non vengono condannati. C’è la crisi dell’informazione, in cui il conflitto di interesse di Silvio Berlusconi è ingigantito da una informazione banale, settaria e adulatoria. C’è la crisi della sanità, delle prigioni, delle opere sempre dette ma mai fatte, etc. Il problema di fondo è che i nostri tribuni, di centrodestra e di centrosinistra, non vedono che accanto al diritto di legiferare Cicero pro domo sua c’è il dovere di legiferare con senso etico di giustizia per aiutare i migliori e penalizzare i peggiori. In piccolo, accanto al diritto alla protesta c’è anche un diritto di chi vuole rimanere a scuola a studiare. Occupare le scuole e l’università non serve se poi i meritevoli sono sempre esclusi dai posti di lavoro che contano. Qui più di diritto all’occupazione si dovrebbe parlare di opera colossale di impoverimento e distruzione del paese. Lo dimostra il fatto che la sinistra sta devastando con violenza la scuola e il centrodestra la sta devastando ancor di più per l’insipienza delle proposte legislative che presenta, ed entrambi la stanno seppellendo definitivamente e irreversibilmente per l’eternità. Proprio un bello spettacolo, mentre la nave affonda.

venerdì 24 ottobre 2008

Indispensabile e superfluo in un viaggio.

Sul sito internet del Dipartimento di Stato americano, e precisamente nel documento intitolato A Safe Trip Abroad, cioè Un viaggio sicuro all'estero, si legge di "non accettare cibo nè bevande da stranieri". Dice Duccio Canestrini nel suo interessante libro di letteratura di viaggio Non sparate sul turista, che quella citata è "una raccomandazione scioccante, perchè nella sua semplicità cancella millenarie tradizioni di ospitalità". Vero. Verissimo. Quante volte noi turisti viaggiatori, magari in viaggi blindati dalla sicurezza indigena in paesi lontani, siamo stati invitati a bere un bicchiere di thè da estraneissime ma generose famiglie autoctone, che con quel semplice gesto di antica tradizione ci dimostravano simpatia e toccante bontà d'animo? Ma ritorniamo alla sconcertante, sebbene comprensibile, dichiarazione. Se il turista per sicurezza non deve accettare nè cibo (quanti panini abbiamo mangiato!), nè bevande (quante tazze di thè abbiamo bevuto!), in fin dei conti che cosa deve portare con sè per viaggiare sicuro? La risposta l'ha già data Marina Misiti nel suo ottimo e-book Come fare (bene) le valigie che noi abbiamo diligentemente scaricato dalla rete e letto per conoscere concretamente l'elenco delle cose da mettere in valigia quando partiamo. Non vogliamo anticipare la soluzione per non togliervi il piacere della scoperta. In sostituzione, riportiamo invece la sarcastica risposta, riportata da Duccio Canestrini sottoforma di barzelletta impietosa relativa ai turisti estremi. Eccola: "A un tale che si è iscritto a una gara di sopravvivenza in cui è permesso portare soltanto tre chilogrammi di materiale, un amico chiede: e tu cosa porti? Risposta: tre chili di dollari!" Meditate gente. Meditate sull'indispensabile e rigettate il superfluo. I viaggi non sono fatti per trasportare tutto il proprio abbigliamento all’estero. I viaggi sono principalmente un potente strumento per osservare (e meditare) da una finestra privilegiata il mondo e se stessi. W il viaggio.

mercoledì 22 ottobre 2008

Niente più differenze tra socialisti e conservatori se si usa il dialogo.

Vi dovevamo delle scuse per l’eccessiva lunghezza del post precedente. Rimediamo oggi con un testo che fa dell’ironia. La conclusione, purtroppo, rimane amara. Ecco il fatto. Il presidente francese di centrodestra Nicolas Sarkozy e il capogruppo socialista all’europarlamento Martin Schultz hanno inaugurato in questi giorni quella che noi ci siamo permessi di chiamare l’«offesa per inversione». Di che si tratta? Semplice. Schultz ha detto ironicamente del suo avversario Sarkozy che “parla come un vero socialista”. Con una replica piccata, il Presidente francese ha risposto dicendo che “io sarò socialista ma lui non parla come un socialista francese”. Schultz ha concluso dicendo che “non ci sono differenze”. Ed ora la nostra consueta opinione. In algebra sommare a un numero positivo il contrario di un numero negativo rende il risultato ragguardevole. La ragione sta nel fatto che, com’è noto, invertendo il contrario di un numero negativo si ottiene un numero positivo. Niente di nuovo, per carità. Anche in altri campi esistono fatti simili. Per esempio in grammatica c’è una regola per cui la doppia negazione rafforza una affermazione. In logica si dice che “se p allora q” e “se non p allora non q”. Per esempio, un politico (non ha importanza se è di centrodestra o di centrosinistra) grida alla folla: "se mi voterete ridurrò le tasse" e "se non mi voterete non ridurrò le tasse". E la gente lo vota in massa più per la seconda affermazione che per la prima. Immaginiamo adesso di trasferire nella politica italiana la querelle europea, ovvero il principio dell’inversione dell’opposto a casa nostra. Veltroni dice a Berlusconi “non fai una politica a favore del popolo” e Silvio ribatte che “Valter non parla come un denigratore del partito democratico”. E Veltroni conclude dicendo che “non ci sono differenze”. Conclusione mirabile questa del siamo tutti uguali ma irragionevole, perché entrambi i due leader invece di fare gli interessi del paese pensano solo a farsi la guerra mentre milioni di famiglie continuano a stare sempre peggio.

domenica 19 ottobre 2008

Il Papa accusa la scienza di essere il vero male della società.

La scienza non è né avida, né tronfia. Vuole sono conoscere la natura. Partiamo subito dalla risposta data al Papa dalla maggior parte degli scienziati e procediamo con ordine. Era ora che lo dicesse. Finalmente Benedetto XVI lo ha detto. Era da anni che ci girava intorno. Aveva sempre usato circospezione, prudenza, cautela. I suoi interventi sono sempre stati molto ponderati e il controllo degli aggettivi e della sintassi è sempre stato al massimo livello proprio per non essere accusato di faziosità. Ora però ha rotto gli argini e finalmente ha espresso il suo vero punto di vista, senza peli sulla lingua, in modo diretto, libero, franco. Gliene siamo grati. Il Vescovo di Roma ha pronunciato una sentenza senza appello e cioè che la scienza è responsabile di tutti i mali della società. Mica bruscolini. Benedetto XVI ha detto che “la scienza è spesso arrogante ed è guidata da facili guadagni”. Per il Papa “la scienza non elabora principi etici e può diventare pericolosa con l'arroganza di sostituirsi al Creatore”. Ecco le terribili cose che ha detto il Capo della Chiesa cattolica. Dunque, “la scienza moderna” per Benedetto XVI ha la “tentazione di seguire, anziché il benessere dell'umanità, il facile guadagno e, peggio ancora, ha l'arroganza di sostituirsi al Creatore”. Insomma, “la scienza può diventare tanto arrogante da poter assumere addirittura caratteristiche pericolose per la stessa umanità”. E qui ci fermiamo. Peggio di così si muore dice un vecchio adagio. Per la scienza le cose dette non avrebbero potuto essere peggiori. In pratica, il problema è chiuso e il verdetto senza speranza. Si scorge nelle parole del Vescovo di Roma un risentimento che sorprende. In questa ricostruzione del suo pensiero non si riesce a capire perché il Papa fonde in un calderone vasto quanto intricato aspetti politici, teologici, temi di scienza, di tecnologia, di etica, di economia, di morale e anche di finanza. Non manca la ciliegina sulla torta che da un po’ di tempo la Chiesa cattolica propone sistematicamente a fine pasto, e cioè che “la Chiesa non fa politica, ma ha il dovere di intervenire”. Come se intervenendo così pesantemente, come fa il Papa con la dichiarazione sopra citata, la Chiesa non facesse politica. Questi i fatti che commenteremo adesso, brevemente, con le nostre opinioni. Noi siamo soddisfatti della filippica del Papa. Siamo soddisfatti ma per ragioni differenti da quelle dei suoi sostenitori. Finalmente l’ex Cardinale Ratzinger ha tirato fuori il suo più grosso cruccio da quando è stato eletto Papa. Era da molto tempo che voleva accusare la scienza di tutti i mali della società e adesso si è tolto questo enorme sassolino dalle scarpe. Alea iacta est, ovvero il dado è tratto! Vediamo di dire alcune cosine critiche intorno a questo j’accuse terribile, che noi giudichiamo non corretto e dilatato in modo inaccettabile. Ammettiamo per un istante che il Papa avesse ragione. Cosa dovrebbe succedere a questo punto? La logica ci informa che si dovrebbero prendere dei provvedimenti gravi nei confronti della scienza. Il che significherebbe in concreto rifiutarla e, soprattutto, bandire il lavoro degli scienziati perché "immorale, non etico e pericoloso" per l’umanità. Non ci sarebbero altre possibilità, pena l’incoerenza e, peggio, la connivenza con il male della scienza. Insomma, l’equazione sarebbe “scienza=male=diavolo”. Si tratta proprio di questo? Noi siamo di altro parere non perché il Papa non dice cose giuste intorno ai pericoli dello scientismo o contro le degenerazioni e le pessime decisioni di innalzare a totem alcuni manufatti tecnologici che stanno facendo perdere la bussola a moltissimi giovani e non giovani. Per carità. Il Papa ha ragione quando ci mette in allarme per la deriva della nostra società verso falsi miti e verso una vita scevra di valori e di spiritualità. Qui le cose sono differenti. Qui c’è un attacco concreto a tutta la scienza. Proponiamo adesso il nostro punto di vista. Perdonateci se non saremo brevi ma l'argomento merita alcune precisazioni importanti. Intanto, naturalmente, le affermazioni del Papa, non essendo di tipo teologico, possono essere suscettibili di errori. Infatti, Benedetto XVI commette un primo sbaglio quando afferma che la Scienza non è etica, ed è immorale. Attenzione, il Papa non ha detto che la scienza è poco etica e si interessa poco di morale. No! Ha detto esplicitamente che è “non etica” e in più è “immorale”. Capite la enorme differenza? Possibile che la scienza sia tutta da buttare e che non si salvi proprio nulla di quanto abbia scoperto in quasi quattrocento anni di ricerca, da quando cioè Galileo inaugurò il nuovo corso scientifico chiamato scienza moderna? Possibile che non si salvi proprio nulla? Noi abbiamo qualche dubbio sulle affermazioni apodittiche del Papa. Chiediamo scusa se non siamo d’accordo, ma abbiamo delle idee molto diverse su queste gravi affermazione. Vediamo di chiarire il nostro pensiero. Diciamo subito che se c’è qualche sapere che è etico quello è proprio il sapere scientifico. La ragione? Semplice. Perché il sapere scientifico non è dato una volta per tutte in maniera assoluta ma è sempre in itinere, da correggere, a causa del fatto che può commettere errori e, per questo, chiede sempre di essere sottoposto a indagini critiche con lo scopo di falsificarlo e invalidarlo. Il tutto con tecniche oggettive di carattere matematico. Il considerare normale l’essere sottoposto a critica per superare gli scogli della eventuale sua incoerenza è di per sé una cosa etica al cento per cento. Come potrebbe un sapere del genere, che si sottopone a esami di tutti i tipi in ogni luogo del pianeta Terra, da scienziati di tutto il mondo che bramano falsificare una legge o una teoria della scienza per diventare famosi, essere immorale quando tra le altre cose le sue scoperte hanno portato tanto benessere all’umanità? Non c’è una sola persona al mondo che non abbia sfruttato a proprio vantaggio il potere positivo ed etico della scienza per aiutarla a guarire dalle malattie o a vivere meglio la propria vita utilizzando i manufatti tecnologici in modo equilibrato. L’energia, il moto, la sintesi organica artificiale, la termodinamica, la chimica del petrolio, l’elettromagnetismo, l’ottica, le onde elettromagnetiche, persino le fonti dell’infinitamente piccolo della medicina nucleare aiutano ogni giorno milioni di ammalati a guarire e miliardi di cittadini a muoversi nel mondo per lavorare nella società promuovendo il bene di tutti. Come si fa a dire che non è etico tutto questo? Smettiamola una buona volta di accusare sempre l’intera scienza mettendola continuamente nei panni di chi si deve difendere. Noi non vogliamo parlare male della Religione. Lo abbiamo sempre detto in questo blog. Lo ribadiamo anche oggi. C’è un solo motivo per cui Benedetto XVI ha detto le cose sgradevoli e non certo esatte che ha pronunciato. Questo motivo riguarda il fatto che il Papa non conosce bene la scienza. E’ la sola ragione che si può prendere in considerazione per giustificare le cose imprecise che ha detto. Alla scienza non interessano i fatti umani, le emozioni, le passioni o cose del genere. Nessuno scienziato si aspetta che la scienza sia etica nel senso della religione. Non è il suo ambito essere etica in quel modo. Alla scienza interessa spiegare il “come” e il “perché” dei fenomeni naturali e anche di quelli artificiali e come evolvono nel tempo, indagandone con metodo galileiano, scientifico e non astrologico, le conseguenze e prevedendone gli effetti. Aspetto metodologico, esplicativo e predittivo sono le sole cose che interessano alla scienza. Essa, crede nei valori che riesce a mostrare e a insegnare. Essa abitua a interpellare la libertà di chiedere informazioni per creare, con sistematica coerenza, i presupposti e la base morale (si, morale) di spiegare i fatti senza complicità furbesca di pregiudizi e di superstizioni, provocando la ricerca, il progetto e l'impegno personale nel trovare risposte adeguate. Il contributo che la scienza riesce a portare è originale, sicuramente progettuale, positivo, metodologico, valoriale nel senso di metodo, necessario soprattutto nella società moderna nella quale convivono ambigue contraddizioni tra scienza e pseudo-scienza, tra tecnologia e superstizione che largo spazio danno ai falsi miti della società, come la fuga dall'impegno e dalla solidarietà, come illusorie ricerche e pericolose scorciatoie verso il piacere, l'edonismo, il successo, i falsi miti, il danaro, la droga, la pornografia, etc. Queste cose sono in perfetta sintonia con le varie encicliche papali e rappresentano elementi formalmente extrascientifici ma concretamente posseduti dalle grandi figure della scienza. Einstein, Galileo, Newton, Maxwell, Fermi, Abdus Salam, scienziati atei e credenti insieme, non hanno mai partecipato a combriccole da furbetti del quartierino. Senza allungare troppo il discorso, vogliamo dire che la scienza persegue l'obbligo di non manipolare i dati, la disponibilità ad accettare la critica, l'accettazione aprioristica del 'principio dell'Ipotesi', in cui lo scienziato quando propone un costrutto ipotetico avente valore di legge fisica sa di rischiare la falsificazione della sua ipotesi, la propensione ad accettare i propri errori, ad ammettere le priorità delle altrui scoperte o la dedizione al lavoro duro, il rigore morale, l'onestà intellettuale e l'autodisciplina sono valori che si ritrovano nelle più generali virtù della cultura ma che diventano specifici della scienza, che trovano, cioè, nella pratica scientifica un'occasione privilegiata di esercizio. In questo senso è etica. Ma aspettarsi che ci possa essere una “scienza etica” in cui una scoperta non viene comunicata al mondo perché la cattiveria dell’uomo potrebbe trasformarla in strumento di morte, no. Questa scienza non esiste. L’applicazione cattiva delle scoperte della scienza appartiene a una fase successiva che attiene alla coscienza, ha detto Maurizio Gelati, biologo cattolico. Certo la scienza è contemporaneamente consapevole da una parte dei grossi limiti che la caratterizzano e, dall'altra, è attenta a non cadere nella tentazione di favorire atteggiamenti agnostici e scientisti, nel senso di pretesa superiorità del sapere scientifico, perchè così non stanno le cose. In questo prospettiva allora, possono emergere, nella pienezza dei suoi significati e nella solidità delle sue qualità, i valori positivi della scienza che sono molti e significativi. Lo stesso cattolicissimo scienziato, professor Enrico Medi, “esempio vivente e propugnatore chiarissimo dell'armonia che regna tra la scienza e la fede, un'armonia che diventa in lui testimonianza di carità e di servizio, intelligente, competente, generoso …” con il suo Inno alla creazione disse: "... Oh voi misteriose galassie, voi mandate luce ma non intendete; voi mandate bagliori di bellezza ma bellezza non possedete; voi avete immensità di grandezza ma grandezza non calcolata. Io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io prendo la luce e ne faccio scienza, prendo il moto e ne fo sapienza, prendo lo sfavillio dei colori e ne fo poesia; io prendo voi oh stelle nelle mie mani …” . Questi stessi valori positivi annoverano, fra l'altro, la rigorosa fedeltà al vero nell'indagine scientifica, l'autocritica continua dello scienziato, il senso rigoroso dei limiti, l'umile consapevolezza della insuperabile parzialità e provvisorietà della conoscenza scientifica, lo sforzo e la tensione continua per la eliminazione di errori ed arbitrii, il senso della giustizia (importantissimo) e l'impegno totale nella sua realizzazione più piena e completa. Se questo modo di fare è immorale e non etico ci chiediamo di che cosa stiamo parlando? Se tutto quanto precede è immorale e non etico forse qui stiamo perdendo tempo. Forse è il caso di riflettere insieme a non forzare a tutti i costi i significati delle parole. Noi speriamo molto che da parte delle gerarchie cattoliche ci possa essere questa riflessione e .... il conseguente ripensamento. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

sabato 18 ottobre 2008

Conti dormienti. Ma stanno ancora dormendo o stanno scappando?

Qualche anno fa il Governo ha fatto approvare una legge che stabilisce che i depositi postali e bancari inutilizzati, cioè senza alcun movimento negli ultimi dieci anni, fossero incamerati dallo Stato per esigenze di bilancio. Bene. Qualcuno ha provato a fare una stima della quantità di denaro che "dorme" ed è uscito fuori un ordine di grandezza intorno ai dieci miliardi di euro. Una buona "cifretta", in grado di aiutare il disastrato bilancio statale. Ultimamente si sta tentando di far credere che, in realtà, la cifra è molto inferiore al valore stimato. Ecco a tal proposito la nostra opinione. Hanno cominciato a decurtare il malloppo. Vedremo che, di questo passo, tra qualche mese diranno che i conti dormienti non esistono neanche. E, intanto, aumentano le vendite delle barche di lusso. Come mai? E, poi, il Papa denuncia la Scienza affermando che non è etica ed è immorale! Capito come stanno le cose? Forse che banche, governo, premier, deputati e senatori, dirigenti dello Stato e cattolici che gravitano nel sottobosco della politica italiana sono tutti eticamente irreprensibili?

giovedì 16 ottobre 2008

No. Non siamo un paese di barbari.

Claudio Magris oggi sul Corriere della Sera pubblica una lettera aperta al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al quale indirizza la richiesta di esigere dal Presidente francese Sarkozy le scuse per il provvedimento di revoca dell’estradizione in Italia della ex terrorista Marina Petrella. Vogliamo fare due cose. In primo luogo, vista la stima profonda che nutriamo per Claudio Magris, suggeriamo di leggere la sua significativa lettera. Lo meritano lui come uomo di cultura indipendente e lo merita di più la sua iniziativa da approvare in pieno. In secondo luogo, solidali con Magris, lanciamo una catena di consenso nei suoi confronti, invitando chi ci legge a scrivergli una e-mail di solidarietà presso la redazione del suo editore (redazione@garzantilibri.it). Iniziative così intelligenti e coraggiose devono essere opportunamente rimarcate. In una società come quella italiana che in questo momento esalta più gli aspetti deteriori dei rei che quelli etici dei retti, in cui si pubblicizzano più le idee dei carnefici che quelle delle vittime, riteniamo importante l’iniziativa del grande scrittore e giornalista italiano. Personalmente sosterremo Magris anche con altre due e-mail. La prima al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per far comprendere che l’iniziativa dello scrittore friulano deve ricevere sostegno politico a livello di azione diplomatica. La seconda al sito web delle vittime del terrorismo, per dare loro solidarietà in una vicenda nella quale per colpa del Presidente francese si sta concretizzando il classico detto “dopo il danno la beffa”. La solidarietà alle vittime del terrorismo si può dare concretamente inviando una e-mail a: info@vittimeterrorismo.it . Il “danno” è la morte per mano omicida della iperprotetta ex terrorista, mentre la” beffa” è quella che il funambolico Presidente Sarkozy ha messo in atto con la sua sconsiderata concessione della grazia. A parere del Presidente francese l’Italia non è in grado di assicurare alla Petrella un adeguato aiuto medico, lasciando intendere che noi italiani siamo dei pericolosi e inaffidabili vendicatori, che non vediamo l’ora di torturare la neo pulzella naturalizzata francese. Ci lega troppo amore per la Francia e per tutto ciò che è francese per fare polemiche con i nostri cugini d’oltralpe. Ciò non toglie che abbiamo da difendere la nostra dignità. Le scuse di Sarkozy sarebbero cosa gradita. Osiamo sperare che il nostro Presidente del Consiglio faccia la richiesta. Successivamente, se il Presidente francese annullerà o meno il provvedimento vedremo. La grandezza di un uomo politico si vede quando commette errori e li riconosce, non il contrario.

martedì 14 ottobre 2008

Potere politico, furbizia sessantottina e imbrogli familiari.

Qualche tempo fa leggemmo una notizia di cronaca a proposito di imbrogli familiari ai danni della collettività. Si trattò di un centinaio circa di candidati iscritti a un concorso pubblico universitario che a un controllo risultarono nati più di vent'anni prima di altri concorrenti che avevano lo stesso cognome, indirizzo di residenza e telefono. In parole povere più di un centinaio di genitori si iscrissero allo stesso concorso dei figli per “aiutarli” nelle prove scritte. Si è trattato del più gigantesco raduno di bari che si sia verificato in quel tipo di concorso, con lo scopo di passare il compito ai propri figli e ingannare gli altri. Intendiamoci non è una novità in Italia. Anni fa, in un piccolo paese siciliano, si verificò qualcosa di simile con due fratelli per il concorso a impiegato comunale. I due fratelli si scambiarono le loro identità. Al posto del fratello non all'altezza si presentò il fratello avvocato al quale fu facile convincere la commissione che il più bravo dei candidati fosse lui. Questa notizia ci è rimasta impressa nella memoria da sempre per la sua forte carica di immoralità e l’assenza di principi etici nei due fratelli che si sono presi gioco della società e del diritto. Lo stesso possiamo dire dei papà professionisti, ricchi e celebrati nelle loro città. La medesima notizia ci è venuta alla mente, prepotentemente, questa mattina quando abbiamo saputo che l’attrice Bruna Tedeschi e la sua più famosa sorella Carla Bruni hanno convinto il Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy a revocare il provvedimento di consegna all’Italia della ex terrorista Petrella, rifugiatasi in terra francese per sfuggire alla giustizia italiana. Monsieur le Président de la République Francais, in forza di una clausola mitterandiana, ha potuto firmato il decreto di revoca della estradizione in Italia. Ricordiamo brevemente che l’ex terrorista è stata condannata all’ergastolo da un tribunale italiano per avere assassinato due integerrimi servitori dello Stato, il vicequestore Vinci e il generale Galvanici. Il nostro pensiero, in questo momento di sgomento e di indignazione per l’ennesimo favore che viene dato a un’assassina sessantottina, va alle famiglie degli uomini che perdettero la vita per compiere il loro dovere (aspetto morale) e ci permettiamo di rimarcare che la mancata estradizione (aspetto amorale) produce su tutta la comunità onesta italiana una grave offesa sia alla memoria delle vittime, sia ai principi di egalitè e di justice che la Francia avrebbe dovuto perseguire e che con questo provvedimento non persegue. Non è questa la sede per giudicare l’infausta e sciagurata figura del defunto Presidente François Mitterrand che fu il teorico degli aiuti agli ex terroristi consentendo, con una legge ad hoc, la pratica dell’impunità sul suolo francese ai terroristi italiani. Una sola osservazione. Le sorelle Bruni ci ricordano concretamente i trepidi genitori dei candidati al concorso truccato che non si fanno scrupolo di utilizzare un gigantesco berlusconiano conflitto di interesse per aiutare i propri figli. Non troviamo nessuna forzatura nell’accostare il caso della famiglia Sarkozy al nome del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Entrambi hanno utilizzato la carica politica per fare il proprio interesse di famiglia. Con i Sarkozy, è vero, non c’è un fine economico. C’è qualcosa di più grave, che tocca la sfera dell’amoralità realizzata con il provvedimento ad hoc preso sotto la pressione della famiglia della moglie che altera il normale corso della giustizia francese. Utilizzare la doppia carica di potente politico e di familiare, alterando il normale corso istituzionale dell’amministrazione della giustizia, ci sembra veramente offensivo nei confronti del principio di uguaglianza di tutti i cittadini e del dolore delle vittime causato dalla furia omicida della terrorista graziata. Di questa famiglia italiana, ormai famosa nella storia, che definire “furbetta del quartierino” è poco viste le modalità e i giochetti che riesce a realizzare, come quelli scelti dai papà illustri, noi ci vergogniamo di avere in comune qualcosa che non possiamo rifiutare: il cognome italiano. Per il resto, la famiglia Bruni se ne stia in Francia. Noi in Italia abbiamo già troppi problemi sul piano dell’etica e della mancanza di onestà con i nostri connazionali.

domenica 12 ottobre 2008

Politica culturale e ignoranza degli italiani.

Piccola premessa. Noi italiani siamo dei perfetti ignoranti a proposito della cultura dei popoli dell'est europeo. Ignoranti nel pieno significato etimologico del termine, cioè privi di cognizioni, incolti, ovvero digiuni di avvenimenti culturali relativi a quel ricco mondo, a causa del fatto che noi abbiamo deciso di "non sapere" niente. Vogliamo fare una prova? Domanda: cosa sapete a proposito di arte, letteratura, poesia, teatro, musica e cinema dei seguenti paesi: Serbia, Slovenia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceka e Slovacca, Ungheria, etc.? Sapete dire, per ogni paese citato, il nome di un poeta famoso, di un regista importante, di un autore di teatro celebre, di un romanziere illustre, di un bravo pittore o di un direttore d'orchestra celebrato? No? Allora avevamo ragione: siamo proprio ignoranti! E sapete perché? Perché, a torto, consideriamo cultura solo ciò che è italiano. Ungaretti, Fattori, Gadda, Paganini, Eduardo De Filippo sono cultura; Kusturica, Bregovich, Prešeren, Čapek, etc. no! Gli altri dell'est europeo per noi non esistono, semplicemente perché noi ignoriamo che ci sono. Capite la gravità della situazione? E' scandaloso! La colpa sarà anche dei cittadini che non seguono adeguatamente la ricchissima produzione di opere culturali straniere. Ma il problema è che non sono stati messi nelle condizioni di poterle seguire. Certo la scuola ha le sue responsabilità. Ma la colpa più grave è della politica, perché la scelta partitocratica di centrosinistra o di centrodestra (è la stessa cosa) di affidare la politica dei Beni culturali quasi sempre a un potente uomo politico che in genere è un pessimo uomo di cultura produce l'ignoranza lamentata. Quando il principale organo di trasmissione di cultura, che in Italia è la TV, trasmette principalmente programmi da avanspettacolo, infarciti di veline e di calcio, e si sacrificano teatro, cinema, musica, letteratura, poesia, arte, etc. l'ignoranza non può non essere che la norma. Facciamo un solo esempio: la cinematografia dell'est europeo (ma anche di quella di altre parti dell’Europa e del mondo) è praticamente sconosciuta nel nostro paese, perché i media e le Tv si disinteressano delle varie filmografie di quei paesi. Questi film veicolano contenuti culturali polivalenti, in cui c'è storia, letteratura, musica etc., e lo spettatore italiano è disabituato a seguire questo genere di produzione. Questa cinematografia è pertanto ostacolata in modo vergognoso con la scusa che non fa audience. Infatti, altra domandina: quante sono le persone che hanno visto in Italia film come Underground di Emir Kusturica con le musiche di Goran Bregovic nei circuiti tradizionali? Quasi nessuno. Eppure il film ha vinto prestigiosi premi internazionali in tutta Europa. Come mai un film così interessante non è stato proiettato adeguatamente nelle sale cinematografiche del Bel Paese? Qui non ci sono misteri: c'è solo l'ignoranza di chi dovrebbe decidere di sostenere opere culturalmente valide e invece promuove spettacolini di varietà di livello infimo, come le trasmissioni televisive della Compagnia del Bagaglino! C'è di che vergognarsi per molti anni a venire dei nostri connazionali che ci governano.

sabato 11 ottobre 2008

Piccoli furbetti del quartierino scoperti nel “podere della libertà” di Silvio Berlusconi .

Stavano per riuscirci. Addirittura hanno messo in forse la poltrona del più forte uomo nel partito, dopo il Capo. La poltrona di Giulio Tremonti, il potente Ministro del Tesoro e delle Finanze ha traballato e di brutto. Il Ministro stava per dimettersi per colpa di un paio di furbacchioni. Due facce da antipatici. Proprio così: da antipatici. Confessiamo che questa è stata la prima impressione che abbiamo provato nel conoscere nomi e volti della coppietta di parlamentari del Pdl che hanno nascosto tra le pieghe dei commi di un articolo relativo al decreto “salva Alitalia” la possibilità per alcuni grand commis di farla franca da accuse pesanti avanzate dalla magistratura nei loro confronti. Tanto per non rimanere nel vago, l'iniziativa truffaldina è stata scoperta dall'inchiesta del programma televisivo di RaiTre Report dell'eccellente giornalista Milena Gabanelli. La norma avrebbe dovuto favorire Sergio Cragnotti, Cesare Geronzi e Callisto Tanzi coinvolti nei crac Cirio e Parmalat. In verità, non è vero che abbiamo provato antipatia. No. In realtà, abbiamo provato molto più che antipatia. Forse solo una parolaccia potrebbe esprimere bene ciò che abbiamo provato nell'avere appreso la notizia del tentativo, quasi riuscito, dell’immorale regalo che si è tentato di fare agli amici importanti. Pensate che intere Commissioni parlamentari e organi tecnici al completo del Senato, profumatamente pagate con stipendi d'oro, non se ne erano neanche accorti. Sarà vero? In ogni caso è una faccenda che non può passare inosservata come purtroppo si sta verificando. Chi ha scritto quell'articolo sapeva benissimo cosa stava facendo. Non si può scrivere un periodo senza che le idee siano coordinatrici di significato. Magari lo si è scritto male, come hanno fatto i due, ma non è possibile fare i finti tonti. Lo impongono da una parte la grammatica e la sintassi e dall'altra l'intelligenza. Ed eccole qui le facce dei due Signori in esame. Perché di esame si tratta. Esame di condotta etica ed esame del livello di sfrontatezza posseduto dai due. Che ne dite? Rotondetti, con capello stirato e cotonato, con il viso paffuto e la pappagorgia tipicamente meridionale, ecco le due simpatiche facce da proporre per un gioco ormai passato di moda: lo schiaffo del soldato! Difficile pensare che abbiano fatto tutto da soli. Quando mai si sono visti due peones, dal curriculum penoso per la prestigiosa carica di Senatore, che tentano una sortita importante e delicata del genere non indirizzati da qualcun altro, magari da un azzeccagarbugli. Loro, con la cultura giuridica da molti chiamata scienza, non hanno niente a che fare, non per niente sono un ingegnere e un diplomato dai curricoli disarmanti. Tuttavia, non è la ricerca del nome del mandante che ci interessa in questo nostro post. Lasciamo ai giornalisti trovare i nomi e i perché. A noi interessano i risvolti morali della questione. A noi interessa mettere in evidenza che c'è stato un gravissimo tentativo ai danni dell'Etica e della Morale di degradarle da valori fondanti a immoralità. A noi basta solo questo per dover intervenire nel denunziare questa ennesima conferma che molti nostri connazionali delinquono in proporzioni bibliche, soprattutto in politica. Noi non conosciamo chi siano i due oscuri parlamentari non eletti in nessun collegio, da nessun cittadino. Certamente, leggendo in internet i loro curriculum penosi abbiamo ricevuto conferma della validità della nostra tesi, e cioè che Berlusconi i suoi scudieri, con la norma contenuta nella sua riforma elettorale che ha eliminato la preferenza, se li sceglie bene. Perbacco se non se li sceglie bene! Il marcio, dunque, c'è e si vede e riesce ad essere efficace proprio con il contributo determinante dell'eliminazione della preferenza. Il responsabile è sempre Lui, il Lider Maximo, ovvero il populista proprietario di Mediaset di cui noi, col suo colossale conflitto di interesse, sentiamo che dal punto di vista etico non ci rappresenta. Ma questa è un’altra storia.

venerdì 10 ottobre 2008

Corona islandese in crisi. Ecco cosa può succedere a chi snobba l’euro.

Com’è noto Islanda e Norvegia sono due paesi che non aderiscono all’Unione Europea. Anzi. Invitati anni fa a presentare domanda di adesione hanno risposto che a loro dell’integrazione europea non interessa un bel fico secco. E poi, hanno aggiunto, non hanno alcuna intenzione di mettere la mano nel portafoglio per finanziare le necessità dei paesi poveri dell’Unione. Insomma i loro quattrini li vogliono solo per se e non per darli agli altri. La risposta non certo elegante ci ricorda quella di Umberto Bossi della Lega Nord che per giustificare le ragioni del federalismo fiscale, afferma che i danè lombardi non devono finire a finanziare il debito delle regioni del sud. Adesso sembra che l’Islanda sia stata presa da un tornado finanziario di tale intensità che tutte e tre le banche del paese sono state comprate velocemente dallo Stato affinché non fallissero. L’Islanda, fino a poco tempo fa il paese più felice al mondo è diventato uno dei paesi più “nei pasticci” del mondo. Il paese è in mezzo a una tempesta finanziaria di estrema gravità e i suoi trecentomila cittadini si sono trovati dalla sera alla mattina con i loro risparmi bloccati. Ecco cosa può succedere a quei paesi che, con orgoglioso disprezzo, hanno sempre visto l’integrazione europea come un nemico da combattere. L’Italia deve ringraziare l’euro se sta riuscendo a cavarsela, tutto sommato, abbastanza bene dalla bufera della crisi economica e finanziaria. Se non avessimo avuto lo scudo della moneta europea, a quest’ora, la liretta italiana non avrebbe avuto più alcun valore. Avrebbe fatto la fine che fece il marco tedesco all’indomani della conclusione della prima guerra mondiale, quando i poveri tedeschi del tempo obbligati dalle potenze vincitrici a pagare le enormi spese di riparazione della guerra perduta dovevano spendere milioni di marchi per comprare una pagnottella di pane. Ai provocatori antieuropeisti di questo paese, una specie rara di qualunquisti a basso prezzo, spesso chiamati con un eufemismo gli “euroscettici”, noi diciamo che hanno perduto in pieno la loro battaglia contro l’euro. Si pentano, si cospargano il capo di cenere e brindino allo scampato pericolo corso dai loro risparmi: grazie all’euro.

giovedì 9 ottobre 2008

Inciviltà e disservizio dei taxi a Roma.

La notizia che riguarda l'arresto dei tre tassisti romani e la conseguente condanna immediata per furto non può passare inosservata. Non può e non deve. E' necessario, viceversa, che i fatti di cronaca giudiziaria che incidono negativamente sul piano dell'etica e della condotta morale dei romani devono avere il massimo di pubblicità. La ragione è che l'opinione pubblica deve essere informata delle ricadute negative che il comportamento di coloro i quali sono stati condannati produce sull'intera città. E conseguentemente che vengano presi gli opportuni provvedimenti di censura e il ritiro della licenza, se ricorrono gli estremi, a chi ha sbagliato. E' a tutti noto che il disservizio dei taxi a Roma è un fatto e non un'opinione. E l'informazione che riguarda il pessimo comportamento dei tre tassisti merita di essere evidenziata perché, lo ripetiamo, lo pretendono l'onestà dei cittadini che utilizzano questo servizio e il continuo salasso che essi subiscono alla fine di moltissime corse. In pochi anni i cosiddetti “tassinari” hanno prodotto all'immagine di Roma capitale più danni che tutti gli eserciti dell'ultimo millennio che hanno invaso Roma. Neanche i Lanzichenecchi sono riusciti a tanto. Ma il motivo principale di queste poche righe di commento al fattaccio, di per se gravissimo e sconosciuto in Europa, è un altro. Il vero destinatario di questo post è il Sindaco di Roma, grande sponsor della categoria e della potente lobby che i tassisti romani utilizzano per finalità non certo nell'interesse pubblico. Questa lobby che ha votato in massa Gianni Alemanno alle ultime votazioni ha addirittura preteso ultimamente di nascondere a chiunque il nominativo del conducente durante il servizio. Incredibile! Il Sindaco ormai non ha più alibi. O risolve definitivamente la vertenza con i tassisti romani, riconducendo alla normalità la questione dei prezzi delle corse, oppure getti la spugna e riconosca la sua incapacità a gestire una carica in cui lui è il primo ad essere inaffidabile. Dopo aver scoperto che i tassisti romani uccidono per vendetta i conducenti privati che fanno loro concorrenza, che rubano anche le moto degli ignari cittadini che si sono fidati della loro presenza, pensiamo che a loro, in questa folle corsa all'escalation, non rimane più nulla da aggiungere. Tra lo sconforto e il pessimismo più cupo ai cittadini di questa sfortunata città rimane solo una cosa da fare: chiedere al Sindaco Alemanno di intervenire: ne va della dignità sua e della città.
Altri post relativi ai taxi romani. [1] [2]

mercoledì 8 ottobre 2008

Uccide una donna in attesa di un bambino: doppio reato. Ma i conti non tornano.

Il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza di difficile comprensione. Chi uccide una donna incinta in realtà uccide due persone. Per cui la pena totale è la somma delle due pene parziali. Nel caso in questione il Tribunale ha sentenziato che la pena deve essere 24+3=27. Ma i conti non tornano, perchè avrebbe dovuto essere 24+24=48. Perchè la vita di un bambino non ancora nato dovrebbe valere soltanto un ottavo di quello di una donna? L'unica spiegazione possibile a questa confusione giuridica e matematica è che fra riti abbreviati, attenuanti generiche e altri "aiutini" vari, la pena si accorcia a quasi la metà. E' giusta questa sentenza? A nostro parere no. Per risolvere la questione sarebbe auspicabile riformare interamente il Codice Penale, in modo tale che quando si presentasse un caso come quello dello "zozzone" che ha avuto il coraggio di sopprimere in un solo colpo due vite umane, si dovrebbe affibbiargli l'ergastolo e basta! Il resto sono favole o, meglio, il resto è una sconfitta dell'intera società italiana che permette un buonismo che è semplicemente vergognoso. E se i parlamentari, di destra e di sinistra, si permetteranno di avanzare difficoltà di sorta per la modifica del codice penale, si riduca la nuova legge a un solo articolo, nel quale si dica a chiare lettere che "a decorrere dal prossimo 1 gennaio, le pene previste dal CP sono tutte triplicate". Stop. Pensiamo che il Parlamento potrà liquidare l'unico articolo in poche settimane, tanto ci sarà poco da discutere: o si è d'accordo, o non si è d'accordo. Non ci sono altre possibilità e, soprattutto, visto il malcostume dei lavori parlamentari, non hanno senso i famosi emendamenti con i quali vengono stravolte le leggi in Italia. Così faremo uscire allo scoperto i veri responsabili delle vergogne legislative nazionali. Ma dubitiamo che si farà qualcosa. Da quando sono andati al potere gli ultimi governi, tutti e indistintamente, c'è stata una sola corsa: quella ad aiutare i delinquenti con indulti e depenalizzazioni dei reati. Altro che. Con la mania della persecuzione dei giudici l'attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è il più scatenato. Ma anche i sinistri ex-parlamentari della sinistra massimalista non hanno scherzato. Lì, addirittura, si è dato un aiutino anche agli ex terroristi delle brigate rosse. Per non parlare dell'inettitudine dei vari governi di centro-sinistra che, con l'ex ministro Mastella, hanno permesso il più grande esodo di massa dalle carceri che la mente umana ricordi. E i destinatari dell'indulto, dopo una settimana hanno iniziato di nuovo a delinquere. Complimenti a questi parlamentari "buoni" e "amichevoli". E intanto le famiglie degli assassinati, al danno hanno dovuto aggiungere la beffa di vedere i carcerati partecipare in televisione a dibattiti salottieri. Che tempi, Signori!

domenica 5 ottobre 2008

Come migliorare se stessi e vivere meglio in una società che diventa ogni giorno sempre più folle.

Possiamo sbagliare. Sarebbe umano. Ma finora la nostra tesi non è mai stata falsificata. Anzi, al contrario, ogni giorno trova conferme empiriche che la legittimano sempre più. Quale tesi? Che gli italiani hanno tanta facilità nel commettere reati e molta familiarità nel delinquere. Quando c’è da fregare qualcosa o qualcuno si trovano a loro agio. Persino il Parlamento si è adeguato, derubricando il reato di falso in bilancio in qualcosa meno di una “scappatella”. La conseguenza più grave di questa “caduta etica” è che i cittadini sono diventati diffidenti con tutto e con tutti e i rapporti civili fra le persone soffrono di mancanza di fiducia. Insomma, si tratta di un arretramento civico dannoso e insopportabile. Non è, dunque, cattiva idea se ci permettiamo di fare qui una iniezione potenziale di ottimismo, insegnando a credere che si può cambiare. Iniziamo con una piccola dose di questa medicina. Certo, l’ideale sarebbe quello di mettere in pratica i principi e i valori proposti dalle religioni o seguendo gli stili di vita di grandi personalità come Gandhi per esempio. Al di là degli astratti intenti valoriali presenti nelle scritture delle grandi religioni monoteistiche o mostrate con il comportamento concreto nella vita da figure eccelse ci permettiamo di suggerire un solo “valore” da mettere subito in pratica. Essere contro il consumismo e combatterlo in tutte le sedi nelle quali la nostra società lo esalta. Per essere anticonsumisti ecco tre piccoli consigli semplici nel loro uso quotidiano che riguardano atti e modifiche del nostro comportamento tanto da essere rappresentati da verbi di azione: camminare di più a piedi lasciando il più possibile la macchina in garage, spegnere sempre le luci uscendo da una stanza e differenziare in modo esemplare la spazzatura prodotta in casa con sacchetti di colore e/o forma diversa. Sono esempi, per carità, di tipo educativo. Niente di più. Volendo, si possono aumentare le scelte oppure trovarne altre. L’importante è cominciare. Si tratta di cose minime, piccole, essenziali ma rappresentano, credeteci, sane abitudini in grado di modificare la nostra esagerata carica consumistica. L’obiettivo è che queste “nuove” abitudini le vogliamo mettere in atto non perché ci aspettiamo che il nostro paese cambi subito, ma per farci stare bene con noi stessi, per migliorare la nostra autostima e per creare quelle straordinarie virtù terapeutiche che ci fanno vivere meglio. L’importante è iniziare e creare il punto di svolta, di rottura con un passato che non ci ha aiutato a vivere bene. Un approccio più ecologico non può non migliorare la nostra fiducia e il nostro ottimismo nel futuro. Poi si vedrà. In genere, le piccole cose sono molto efficaci nel produrre grandi conseguenze.

sabato 4 ottobre 2008

E mentre a Roma si pestano le persone per razzismo nel profondo sud d’Italia si continua a morire per vicende di mafia.

Fastidio e irritazione. Queste le sensazioni che si provano quando leggiamo nei giornali notizie e vediamo alla TV filmati riguardanti fatti di mafia e di camorra. E’ da troppo tempo che la questione della inutilità di tutte le strategie messe in atto dai vari governi per sconfiggere la criminalità nel sud si trascina nel mercato improduttivo dell’informazione di regime e nel lavoro privo di effetti degli inquirenti. Siamo dell’avviso che è tempo sprecato continuare con i soliti teatrini dell’antimafia che producono dossier per essere discussi inutilmente e senza risultati nei vari organi istituzionali regionali e nazionali. E’ ormai palese il fatto che da sempre non c’è mai stata una vera guerra tra Istituzioni e criminalità meridionale. In realtà, c’è stata e c’è una approssimativa, inefficace e finta recita con la quale si camuffa la inconsistenza di risultati dell’azione penale. Questa fiction è altresì alimentata dalle inette fonti giornalistiche che fanno vedere fantomatiche irruzioni in casolari abbandonati in TV, forse azioni simulate, per dare la sensazione che polizia e magistratura sono al lavoro e “non hanno abbassato la guardia”. La verità è un’altra. Si fa finta di fare la guerra. E’ tutta una finzione e una messa in scena, dal momento in cui non ci sono concreti atti legislativi, né impegni di nuovi mezzi e nuovi uomini in grado di impedire il reitero dei reati mafiosi e di fornire agli onesti, che denunciano le cosche, una loro tutela forte e adeguata. Lo stesso art. 41bis è inefficace, perché sembra che i capi-cosca riescono a dirigere lo stesso i loro sporchi traffici dall’interno delle celle di isolamento delle carceri speciali. E’ noto l’episodio di Palermo relativo a un carcere speciale, in cui i detenuti per mafia si facevano portare dai ristoranti più costosi di Palermo cibi e pietanze, banchettando con abbondanti e costose bottiglie di champagne. Possiamo parlare, almeno in questo caso, di “carceri di Pulcinella”. Questo è il fatto vero e drammatico che nessuno osa confessare. E’ di questi giorni la notizia che nel messinese, a Terme Vigliatore, paese vicino a quella cloaca di paesotto che è Barcellona Pozzo di Gotto, ovvero il comune a più alto tasso di criminalità mafiosa che esiste nell’intero sistema planetario, in cui si è tolto la vita l’ennesima vittima di fatti mafiosi, da lui denunciati, perchè abbandonato dalle istituzioni. Pensate che Barcellona P.G., in provincia di Messina, è il paese in cui gli avvocati dei mafiosi difendono i loro clienti accusati di reati di mafia non tanto per ragioni professionali, il che sarebbe normale, quanto per “solidarietà di classe”. Cioè gli avvocati del luogo, o dei paesi viciniori, credono fermamente alla innocenza dei loro assistiti. In altre parole, per molti degli avvocati che esercitano negli studi barcellonesi, la colpa è tutta dello Stato che si ostina a perseguire i "poveri" mafiosi, i quali invece non sono altro che dei Robin Hood che danno ai poveri ciò che è dei ricchi, intesi nell’accezione di Stato. Aberrante! Noi siamo del parere che esistono in Sicilia (e nelle altre regioni meridionali) buchi enormi di incapacità a dare continuità alla lotta ai criminali. Contemporaneamente, crediamo che la società meridionale tutta, con variegate sfumature, è connivente con il fenomeno mafioso e questa connivenza si manifesta in forme variegate che vanno dall’omertà alla solidarietà psicologica ed economica, nonché al sostegno socio-politico della causa di favoreggiamento. Noi diciamo a chiare lettere che tutti i governi non si sono mai impegnati a fondo. Sembra che ci sia solo l’attuale Ministro degli Interni Maroni che abbia voglia di fare qualcosa di serio. Vedremo. Intanto, però, troppe persone muoiono a causa di fatti violenti. E si tratta di morti dovute agli altri (omicidi) e a se stessi (suicidi). E’ quest’ultimo modo di morire che ci fa tremare e ci fa vergognare di avere una classe politica che invece di rimuovere il fenomeno malavitoso ne è spesso in collusione, con buona pace di Berlusconi il Grande.

venerdì 3 ottobre 2008

Dichiarazioni imprudenti e illogiche.

Siamo alla più pura insensatezza. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato ieri alla stampa che i parlamentari e i ministri del suo governo non devono andare più alla televisione perché i programmi di intrattenimento che li ospitano sono indecenti. Ha detto proprio così: indecenti. A questo proposito la battuta più mordace l’ha fatta sul Corriere della Sera Beppe Severgnini. Eccola: “Berlusconi si scaglia contro la televisione. Un caso di tentato matricidio”? Per l’appunto. Come può il padrone del più grande impero televisivo mai visto in Italia e in Europa affermare che le TV sono il male quando il proprietario delle stesse TV è proprio lui? Cosa si dovrebbe dire: “chi è causa del suo mal pianga se stesso”? Delle due l’una: o Berlusconi è diventato smemorato e non ricorda che il Capo di tutta “la baracca” è lui, oppure se lo ricorda, ma ormai ha perduto la bussola. In entrambi i casi siamo combinati male. Dov’è andato quel buon senso meneghino che è sempre stato uno dei pilastri del produrre ricchezza con modestia e salvaguardando l’etica? Berlusconi pensi piuttosto a risolvere i problemi del paese: le televisioni non possono incidere sull’attività di governo se quest’ultima viene fatta nell’interesse dei cittadini per perseguire il bene dei cittadini. Ma è questo l’interesse che Berlusconi persegue? A sentire la dichiarazione della figlia Marina non sembrerebbe, perché lei ha sottolineato che suo papà, al contrario di Veltroni, è tutto dedito a superare i problemi. Intanto, però, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, ha dilatato il conflitto di interesse del padre entrando nel salotto buono della finanza di Mediobanca. E questo si chiama “essere dediti al paese”? Mica scemi i ragazzi!

giovedì 2 ottobre 2008

Italiani brava gente?

Oggi vogliamo denunciare il pericolo concreto di una deriva razzista e xenofoba degli italiani. Lo facciamo in modo insolito, mediante una nostra idea che parte dal presupposto che l'apparenza, spesso, inganna. Ecco di seguito due foto. Secondo voi chi dei due è la persona per bene? Ad uno sguardo superficiale potrebbe apparire che la prima foto, quella che mostra il volto sorridente di un uomo bianco, rotondetto, probabilmente meridionale di quelli, tanto per intenderci, che soddisfano il detto "i figli sono sempre piezze e 'core", sia il volto della persona per bene. La seconda foto, invece, dà la sensazione che siamo in presenza di un pericoloso immigrato clandestino, cattivo e violento, di colore, al quale non daremmo mai la nostra fiducia. Questa è la risposta che molto probabilmente una qualunque persona tra i tanti invitata a scegliere darebbe. Bene. Anzi male, perchè l'apparenza, come dicevamo prima, inganna. In verità è tutto al contrario. Il primo uomo, che ci era sembrata una persona perbene, sembra essere in realtà uno dei responsabili della efferata strage dei sei immigrati di colore avvenuta nel casertano qualche giorno fa, che avrebbe sparato e ucciso freddamente per dare una lezione "a quegli sporchi negri". Rimane fermo il fatto che allo stato attuale delle cose non c'è stata alcuna sentenza di tribunale che dimostri ciò. Ecco la foto completa in cui si vede lo stesso individuo arrestato dai Carabinieri.Il secondo, invece, è stato una bravissima persona di colore che ha salvato la vita a un italiano. Si chiamava Karim Sarr, muratore senegalese. Ha dato la vita per salvare un turista italiano che stava annegando nel mare di Marina di Castagneto, in Toscana. Per questo motivo il Presidente della Repubblica Ciampi gli ha dato la medaglia d'oro alla memoria. Dunque, come la mettiamo? Sarebbe opportuno che tutti gli italiani tenessero a mente questo fatto e si dessero una calmata. Noi, stimiamo molto gli immigrati di colore che in Italia fanno tanti sacrifici per guadagnare onestamente del denaro col quale aiutare le loro famiglie in Africa e in altri continenti. Al contrario, disprezziamo tutti coloro che delinquono, specie quando sono degli assassini. In questi casi l'unica risposta seria dello Stato deve essere la massima pena prevista dal nostro ordinamento, e cioè l'ergastolo. In questo modo questi Signori avranno l'intera loro vita per riflettere sul male che hanno prodotto. E per favore, che non venga data visibilità alcuna ai provocatori di professione, come quelli di "Nessuno tocchi Caino". A costoro auguriamo di non avere mai in famiglia un luttuoso evento dovuto alla malvagità e spietatezza del Caino di turno.
P.S. In realtà la foto dell'uomo di colore non è quella di Karim Sarr. Per ragioni di privacy la foto è stata oscurata in rete dalle autorità preposte. Ci scusiamo con il cittadino senegalese che ha prestato il volto allo sfortunato e generoso eroe che ha dato la sua vita per salvare quella di un italiano sconosciuto. Certamente riconoscerà i nobili motivi per cui abbiamo inserito il suo viso in questo post.

mercoledì 1 ottobre 2008

Politica e DNA dei nostri connazionali.

Che fine ha fatto l'inchiesta della magistratura sull'ex ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio a proposito del reato di corruzione? Il crimine contestatogli non è da poco: viaggi di stato e soggiorni gratis e altri regali in cambio di favori quali contributi pubblici o interessamento in appalti con l’ipotesi di associazione a delinquere e corruzione come aggravante. Mica bruscolini! Un politico verde che scaricava sulla collettività i costi dei suoi “vizietti” personali. Un personaggio dell’”alta politica” italiana (Ministro in diversi governi di centro-sinistra) che invece di dare alla sua vita una dirittura morale e valoriale forte e incessante si cibava di interessi personali in atti di ufficio. E' singolare come in internet si trovino siti di pseudo-ambientalisti in cui si difende l'amico verde Scanio prendendosela con i giornali "Libero" e "Il Giornale" ai quali si contesta che non parlavano mai dei voli privati che Berlusconi faceva per andare a vedere ogni singola partita della sua squadra. Questo modo di ragionare ci ricorda il tentativo goffo di alcuni condomini del nostro condominio che avendo commesso delle irregolarità e/o abusi edilizi si giustificavano dicendo che siccome altri lo avevano fatto in precedenza allora “il fattaccio” non era da condannare. Mutatis mutandis l’episodio ci ricorda la risposta della sorella di un parroco di un paesino meridionale ad una sua cliente, che di fronte alle proteste della signora per avere comprato da lei del vino sfuso alterato con sostanze proibite, rispose dicendo che “nel commercio non è peccato rubare”. Dunque, non si tenta di scagionare il compagno verde perchè innocente. No. Lo si vuole aiutare cercando la scappatoia che siccome molti (Berlusconi, Matteoli, etc.) commettono un’azione illecita nessuno è da condannare. In Italia i Verdi sono stati per anni al timone di ministeri chiave in cui l’aspetto etico doveva essere la peculiarità del loro comportamento. Viceversa, hanno barato e miseramente. Hanno altresì indebolito il paese sul piano della ricerca scientifica e dell'approvvigionamento energetico di gas ed elettricità. Abbiamo purtroppo sprecato i migliori anni della nostra vita a inseguire il sogno che in Italia potesse esistere una forza politica indubitabile sul piano dei valori. Che fine hanno fatto le figure illustri dell’inizio della “prima Repubblica”, ovvero gli Einaudi, i De Gasperi, i La Malfa, gli Spadolini, i Pertini, etc.? Che delusione il DNA dei politici della Casta, eletti o nominati dalla politica. E’ inutile, di loro non ci si può più fidare.

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