In pochi giorni nelle strade di Roma abbiamo incrociato alcuni taxi guidati da donne. Una sorpresa e una piacevole scoperta. Non ne avevamo viste prima. Guidatrici di autobus si, ma di taxi no. Nell’immaginario collettivo e nella realtà quotidiana i tassisti romani non vengono visti bene. Esca allo scoperto l’extraterrestre in veste di cliente di un tassista romano, se esiste, che è rimasto soddisfatto del servizio almeno due volte consecutive. Diciamo la verità: non se ne trovano molti in giro. Perché? Taxi sporchi con dentro un tanfo persistente di sigarette, tassametro mai azzerato alla partenza, atteggiamenti arroganti che portano il conducente a scegliere percorsi provocatoriamente più lunghi, valigie dei clienti maneggiate con poca cura e altro ancora. Insomma, un comportamento maschilista, da autentico macho, quasi mai garbato, spesso scostante, frequentemente provocatorio. Pensate che esiste anche un comitato di riforma dei taxi romani che elenca addirittura i disservizi della categoria. Per convincerci definitivamente che le nostre tesi sono giuste è spuntata fuori la notizia che quattro tassisti romani sono stati scoperti che erano anche impiegati comunali. Inverosimile e verissimo. Com’è stato possibile? Dunque, oltre al danno la beffa. Sarebbe auspicabile a questo punto che le autorità municipali dessero nuove licenze solo alle donne, per permettere due risultati immediati e pratici. In primo luogo, darebbero effettiva parità alle donne e permetterebbero loro di equipararsi sul piano quantitativo agli uomini anche in questa importante attività di lavoro. E in secondo luogo, migliorerebbero la professionalità media della categoria sia sotto il profilo relazionale, sia dal punto di vista del bon ton. Per sensibilità, non inserisco anche ragioni etiche, perché accanto ai tanti scortesi che guidano i taxi sulle strade ci sono sicuramente anche persone corrette e rispettose. Ben vengano dunque le tassiste romane. Abbiamo tutti da guadagnarci.
venerdì 31 ottobre 2008
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