venerdì 3 ottobre 2008

Dichiarazioni imprudenti e illogiche.

Siamo alla più pura insensatezza. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato ieri alla stampa che i parlamentari e i ministri del suo governo non devono andare più alla televisione perché i programmi di intrattenimento che li ospitano sono indecenti. Ha detto proprio così: indecenti. A questo proposito la battuta più mordace l’ha fatta sul Corriere della Sera Beppe Severgnini. Eccola: “Berlusconi si scaglia contro la televisione. Un caso di tentato matricidio”? Per l’appunto. Come può il padrone del più grande impero televisivo mai visto in Italia e in Europa affermare che le TV sono il male quando il proprietario delle stesse TV è proprio lui? Cosa si dovrebbe dire: “chi è causa del suo mal pianga se stesso”? Delle due l’una: o Berlusconi è diventato smemorato e non ricorda che il Capo di tutta “la baracca” è lui, oppure se lo ricorda, ma ormai ha perduto la bussola. In entrambi i casi siamo combinati male. Dov’è andato quel buon senso meneghino che è sempre stato uno dei pilastri del produrre ricchezza con modestia e salvaguardando l’etica? Berlusconi pensi piuttosto a risolvere i problemi del paese: le televisioni non possono incidere sull’attività di governo se quest’ultima viene fatta nell’interesse dei cittadini per perseguire il bene dei cittadini. Ma è questo l’interesse che Berlusconi persegue? A sentire la dichiarazione della figlia Marina non sembrerebbe, perché lei ha sottolineato che suo papà, al contrario di Veltroni, è tutto dedito a superare i problemi. Intanto, però, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, ha dilatato il conflitto di interesse del padre entrando nel salotto buono della finanza di Mediobanca. E questo si chiama “essere dediti al paese”? Mica scemi i ragazzi!

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