martedì 14 ottobre 2008

Potere politico, furbizia sessantottina e imbrogli familiari.

Qualche tempo fa leggemmo una notizia di cronaca a proposito di imbrogli familiari ai danni della collettività. Si trattò di un centinaio circa di candidati iscritti a un concorso pubblico universitario che a un controllo risultarono nati più di vent'anni prima di altri concorrenti che avevano lo stesso cognome, indirizzo di residenza e telefono. In parole povere più di un centinaio di genitori si iscrissero allo stesso concorso dei figli per “aiutarli” nelle prove scritte. Si è trattato del più gigantesco raduno di bari che si sia verificato in quel tipo di concorso, con lo scopo di passare il compito ai propri figli e ingannare gli altri. Intendiamoci non è una novità in Italia. Anni fa, in un piccolo paese siciliano, si verificò qualcosa di simile con due fratelli per il concorso a impiegato comunale. I due fratelli si scambiarono le loro identità. Al posto del fratello non all'altezza si presentò il fratello avvocato al quale fu facile convincere la commissione che il più bravo dei candidati fosse lui. Questa notizia ci è rimasta impressa nella memoria da sempre per la sua forte carica di immoralità e l’assenza di principi etici nei due fratelli che si sono presi gioco della società e del diritto. Lo stesso possiamo dire dei papà professionisti, ricchi e celebrati nelle loro città. La medesima notizia ci è venuta alla mente, prepotentemente, questa mattina quando abbiamo saputo che l’attrice Bruna Tedeschi e la sua più famosa sorella Carla Bruni hanno convinto il Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy a revocare il provvedimento di consegna all’Italia della ex terrorista Petrella, rifugiatasi in terra francese per sfuggire alla giustizia italiana. Monsieur le Président de la République Francais, in forza di una clausola mitterandiana, ha potuto firmato il decreto di revoca della estradizione in Italia. Ricordiamo brevemente che l’ex terrorista è stata condannata all’ergastolo da un tribunale italiano per avere assassinato due integerrimi servitori dello Stato, il vicequestore Vinci e il generale Galvanici. Il nostro pensiero, in questo momento di sgomento e di indignazione per l’ennesimo favore che viene dato a un’assassina sessantottina, va alle famiglie degli uomini che perdettero la vita per compiere il loro dovere (aspetto morale) e ci permettiamo di rimarcare che la mancata estradizione (aspetto amorale) produce su tutta la comunità onesta italiana una grave offesa sia alla memoria delle vittime, sia ai principi di egalitè e di justice che la Francia avrebbe dovuto perseguire e che con questo provvedimento non persegue. Non è questa la sede per giudicare l’infausta e sciagurata figura del defunto Presidente François Mitterrand che fu il teorico degli aiuti agli ex terroristi consentendo, con una legge ad hoc, la pratica dell’impunità sul suolo francese ai terroristi italiani. Una sola osservazione. Le sorelle Bruni ci ricordano concretamente i trepidi genitori dei candidati al concorso truccato che non si fanno scrupolo di utilizzare un gigantesco berlusconiano conflitto di interesse per aiutare i propri figli. Non troviamo nessuna forzatura nell’accostare il caso della famiglia Sarkozy al nome del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Entrambi hanno utilizzato la carica politica per fare il proprio interesse di famiglia. Con i Sarkozy, è vero, non c’è un fine economico. C’è qualcosa di più grave, che tocca la sfera dell’amoralità realizzata con il provvedimento ad hoc preso sotto la pressione della famiglia della moglie che altera il normale corso della giustizia francese. Utilizzare la doppia carica di potente politico e di familiare, alterando il normale corso istituzionale dell’amministrazione della giustizia, ci sembra veramente offensivo nei confronti del principio di uguaglianza di tutti i cittadini e del dolore delle vittime causato dalla furia omicida della terrorista graziata. Di questa famiglia italiana, ormai famosa nella storia, che definire “furbetta del quartierino” è poco viste le modalità e i giochetti che riesce a realizzare, come quelli scelti dai papà illustri, noi ci vergogniamo di avere in comune qualcosa che non possiamo rifiutare: il cognome italiano. Per il resto, la famiglia Bruni se ne stia in Francia. Noi in Italia abbiamo già troppi problemi sul piano dell’etica e della mancanza di onestà con i nostri connazionali.

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