giovedì 30 gennaio 2014

Good bye Fiat.


La Fiat, o FCA (acronimo di Fiat+Chryser+Automobiles) come si chiama adesso, ha rotto gli indugi. Trasferirà la sede legale dall’Italia in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna, pagando là le tasse. Questa la notizia di ieri. Avevate dubbi? Lo si era capito da anni che la Fiat era in fase di smobilitazione. Hanno aspettato fino adesso a dirlo perché ora sono loro che possono ricattare i lavoratori delle poche fabbriche rimaste in Italia. Poche e quasi sicuramente anche queste prenderanno la via dell’estero. Serbia, Polonia o qualunque altro paese dell’Est europeo andrà bene per i vertici di questa nuova e inaffidabile industria, che non ha più nulla a che vedere con l’italiana Fiat che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. La Fiat di allora non esiste più. La scelta effettuata dai furbetti nipotini dell’Avvocato Agnelli è chiara. Delocalizzare, spostarsi dall’Italia e trasferire tutto negli Stati Uniti, evitando "gli scherzi" della CGIL. Vedrete che tra qualche anno, se gli inglesi non permetteranno loro di ottenere le solite agevolazioni che tutti i governi italiani hanno assicurato alla Famiglia Agnelli per decenni, la FCA si sposterà definitivamente negli USA. Queste sono le poche considerazioni che ci sentiamo di fare sulle ipotesi del futuro di FCA. Si può dire di più di quanto detto? Si. Si può dire qualcosa di più. In primo luogo le responsabilità. Premesso che la Fiat ha molte responsabilità e ha giocato sempre sporco in Italia, "pretendendo" interventi a suo favore dalla politica, noi ci sentiamo di dire senza se e senza ma che non salviamo né la Fiat ma neanche il sindacato CGIL e, ancor più, tutti i partiti che hanno governato in Italia nei decenni scorsi. La responsabilità è tutta loro. Lo scandalo non è che la Fiat che se ne va. Lo scandalo è aver dato alla Fiat per decenni sussidi e denaro pubblico per avere come risultato un nipotino, l'Elkannino John "furbetto del quartierino", che ci ha presi in giro. Tutti hanno gravi responsabilità e nessuno può tirarsi fuori dalla palude degli sporchi interessi della mancanza di politica industriale che non è stata imposta alla Fiat da molto tempo. Avete dimenticato Berlinguer ai cancelli della fabbrica torinese quando sostenne lo sciopero dei lavoratori? Avete dimenticato gli scioperi selvaggi e le interruzioni delle catene di montaggio delle auto nei vari stabilimenti? Nessuno può meravigliarsi del risultato della fuga della Fiat dall’Italia. Solo gli ipocriti a fatica ci riescono. Non sta qui lo scandalo. La Fiat ha delle responsabilità enormi. Riuscì a comprarsi tutte le industrie automobilistiche italiane con una voracità pari a quella delle iene o degli avvoltoi. Lancia, Alfa Romeo, Ferrari, Maserati e altri marchi sono stati fagocitati dai furbetti del quartierino torinese, senza che governi e partiti le avessero imposto piani industriali seri e qualificati. Quando la Fiat incassò a varie riprese sussidi e finanziamenti a bassi tassi invece di fare gli investimenti comprò titoli di stato BTP, BOT e CCT. Il risultato fu che lucrò in modo parassita la rendita finanziaria mentre i suoi modelli furono battuti dalla concorrenza. I vari governi non fecero nulla per darle una scossa. Fu una vera e propria oscenità. Noi avevamo intuito tutto. Tanto che decidemmo di non comprare mai più una sola auto con lo stomachevole logo della Fabbrica Italiana Auto Torino. Non so se avete capito che siamo nei guai. L’Italia non ha più un’industria nazionale dell’auto. Il mezzo miliardo di tasse che Fiat pagava allo Stato italiano andrà nelle "tasche" del conservatorino inglese David Cameron. Ci rimangono solo due cose da fare. Stringere un accordo con le autorità francesi o tedesche per collaborazioni commerciali privilegiate con i loro marchi e, soprattutto, non acquistare più una sola auto Fiat.

mercoledì 29 gennaio 2014

Casa e finestre con vista.


Se avete immediatamente pensato al romanzo Camera con vista, dello scrittore inglese E. M. Forster, non avete indovinato ma vi siete avvicinati un po' alla realtà. Il tema del nostro post è apparentemente differente dalla storia della giovane donna dell'Inghilterra dell'Età edoardiana che durante il suo soggiorno a Firenze, nella pensione Bertolini, è delusa dalla veduta della finestra della sua camera. C’è tuttavia qualcosa che accomuna l’aspetto infelice della veduta di una stanza della pensione fiorentina con la vista dei disgraziati finestroni di un magazzino romano. Nondimeno qui la veduta non riguarda la passione intima della giovane Lucy e neanche il suo atteggiamento interiore relativo ai sentimenti. Qui la veduta accomuna due fatti realmente accaduti in questi ultimi dieci anni di vita disordinata nella città della decadenza di valori e costumi, di cui l’eccellente film La Grande Bellezza del regista Sorrentino ne esplicita il forte degrado. Abbiamo pertanto due case. La prima è l’appartamento di proprietà dell’ex ministro Claudio Scajola, mentre la seconda è un magazzino di proprietà di un Signore, impelagato come Scajola in una giravolta di complicate situazioni più o meno illegali (al riguardo c'è un altro processo in corso) riguardanti la sua proprietà immobiliare in relazione alla testarda abitudine che c'è nella città della Lupa a non voler rispettare le regole del Codice civile. Vi chiederete giustamente che nesso possa esistere tra le due vicende che sembrano distanti mille miglia, mentre nella realtà e almeno dal punto di vista geografico sono separate da pochi chilometri in linea d’aria. La risposta è che in entrambi i casi la magistratura ha assolto i due proprietari giustificando le sentenze, almeno nel secondo caso e a nostro parere, con un saggio di equilibrismo giuridico che ci rende molto perplessi. Ricordiamo i due casi. Il primo è più famoso ed è il «caso Scajola», in cui l’illustre ministro del Pdl nel 2004 acquistò la famosa casa al Colosseo affermando che “a sua insaputa” qualcuno gliene pagò più della metà. In pratica il caso ebbe vasta risonanza mediatica, spesso ironica e irriverente, perché il pagamento fu effettuato alla presenza del notaio con quasi cento assegni, la maggior parte dei quali versati dal componente di una cricca lobbistica “a insaputa” del ministro. Il secondo caso è sconosciuto, perché interessa un tizio che in fase di ristrutturazione ha aperto delle finestre del magazzino acquistato da una cooperativa in modo palesemente difforme dal modello di finestra deciso da una delibera del Condominio. Vi chiederete che cosa abbiano in comune i due casi così apparentemente differenti. Ebbene, tenetevi forte perché hanno molti elementi in comune tanto da potere essere definiti un “caso esemplare” di compravendita immobiliare e dei suoi singolari sviluppi. Primo. Entrambi i casi interessano lo stesso notaio, che è stato colui che ha effettuato i rogiti notarili della casa del Ministro (addirittura il rogito è avvenuto nell'ufficio del Ministro) e degli assegnatari di tutti gli immobili della cooperativa. Coincidenza? Fate voi. Secondo. Entrambi si riferiscono a due soggetti che hanno avuto nella vicenda ruoli simili nella circostanza dell’acquisto. Comportamenti più o meno esoterici e una incredibile faccia tosta di entrambi nel non volere accettare le regole della trasparenza nella compravendita per il primo e del rispetto delle aree comuni per l'altro. Il risultato? Invece di essere condannati sono stati assolti dal giudice monocratico. Terzo. Entrambi i casi mostrano che l’assoluzione crea un pericoloso precedente per cui diventano leciti comportamenti che a prima vista sono palesemente scorretti (nel primo caso assegni che dovrebbero essere versati dall’acquirente e invece quasi i 2/3 vengono versati da un estraneo alla compravendita non si sa bene a che titolo, peraltro indagato per riciclaggio dalla magistratura, e nel secondo caso finestre completamente differenti in forma e dimensioni che alterano l’estetica dell’edificio. Ci chiediamo in primo luogo a cosa serve un notaio (si chiama Gianluca Napoleone) che dovrebbe essere un rappresentante dello Stato e della legalità, che permette il pagamento dell’immobile con assegni di un terzo? E in secondo luogo a cosa servono un Regolamento di condominio e il Codice civile che dicono che non è consentito variare l’estetica e il decoro di una facciata quando poi ciò si realizza concretamente nonostante il tizio sia stato avvertito dall’amministratore del condominio che non poteva farlo? Brutte storie e pessima morale.

lunedì 27 gennaio 2014

Politica italiana miserevole.


Se non fosse per il faro di luce immesso nella politica italiana con l’ingresso in scena di Matteo Renzi la politica sarebbe oggi completamente al buio. Ma ve lo immaginate un Parlamento con le attuali mezzecalzette di tutti i soliti gruppi parlamentari che vogliono tutto e contemporaneamente il contrario di tutto e con il Pd nelle mani dei bersaniani di Cuperlo? Un piattume da stagno di palude infetta. Da inorridire. Le molte mezzecartucce in campo di tutti i partitini sono patetiche. Sanno che la proposta elettorale del duo Renzi-Berlusconi li metterebbe fuori gioco dal Parlamento da qui all’eternità, facendoli scomparire. Loro hanno fiutato il pericolo e si agitano in modo scomposto. Vediamo alcune di queste mosse e delle successive contorsioni che caratterizzano il loro modo di "fare" politica. Iniziamo da Sel. A causa dell’accordo fatto con Bersani alle ultime elezioni Niki Vendola & Compagni si sono dovuti sottoporre a più un anno di faticosi e difficili autolimitazioni nel linguaggio. Evidentemente non era possibile fare come i loro padri di estrema sinistra che da ministri del governo Prodi la mattina votavano in Consiglio dei Ministri e il pomeriggio facevano le manifestazioni contro il governo. Niki Vendola e i suoi adesso, e finalmente, sono ritornati alla politica del “senza se e senza ma”. In pratica sono ritornati loro stessi, con il carico di inaffidabile massimalismo tipico del loro Dna. Lo hanno dimostrato coi fischi al rappresentante del nuovo Pd di Renzi. Lamentano che Renzi sarebbe dovuto andare al loro congresso per prendersi per intero le contestazioni. Dimenticano che Renzi non è Bersani e che il rito stantìo della partecipazione ai congressi non vale più. Punto e basta. SC di Monti. Noi da quando il Senatore a vita è “salito” in politica (di Casini e di Fini ci rifiutiamo di parlare perché non meritano) non abbiamo capito un tubo di ciò che ha fatto e che vuole fare. Per noi è, e rimane, un vero e proprio enigma. Con il suo governo di emergenza ha fatto cose che nessuna mente umana avrebbe mai immaginato. Porcherie pro-banche, strangolamento della classe media e impoverimento dei meno abbienti. Lega Nord con il nuovo segretario Salvini è ritornata a giocare alla secessione e al “povero” nord che si è impoverito a causa del sud. Cose di trent’anni fa quando c’era Bossi. Meglio non perdere tempo con i bambini capricciosi che giocano a fare i “duri della Lega”. Fratelli d’Italia, che hanno furbescamente le stesse iniziali di Forza Italia, giocano a fare i puri della destra. Non sono duri perché il loro collega Storace è più accreditato di loro in questo ruolo. Quindi non si capisce che cosa vogliono fare da grandi. Cantare solo l’Inno d’Italia? E Forza Italia? Continua a essere guidato da un solo padrone (specularmente come il M5S) da un condannato che tra poco dovrà fare i conti con gli arresti domiciliari o i lavori socialmente utili. Piccola domanda: ma Berlusconi come farebbe in futuro se vincesse le elezioni con altri processi alle porte che rischiano di fargli cumulare cinquanta anni di galera? “Cose 'epazzi” direbbero i napoletani. Ma soprattutto, senza Matteo Renzi che lo ha tolto dalla naftalina, come avrebbe fatto il Nostro cavaliere disarcionato dalla magistratura a sopravvivere? NCD di Alfano. Abbiamo l’impressione che stiano confondendo le sensazioni di ebbrezza conferite loro dai ministeri che hanno ereditato dall’intero centrodestra con la dura realtà della politica in cui i voti ce li ha solo e soltanto Berlusconi. Come faranno a superare lo sbarramento? Hanno una sola possibilità: quella di ritornare all’ovile. Con una legge elettorale come quella renziana e berlusconiana non hanno futuro. Rimane il M5S di Grillo. Abbiamo sempre sostenuto che l’ex comico ha la maggiore responsabilità dello stato attuale della politica nell’Italia post elettorale. Lo confermiamo. Come tale non ha alcuna linea di credito né attuale, né futura. Non saranno le elemosine dei piccoli risparmi sullo stipendio che li salverà. Se avessero fatto il governo con l’allora mediocre Bersani a quest’ora altro che dieci milioni di risparmi! L’ultima nefandezza del governo Letta - che esiste lo ricordiamo perchè Grillo ha impedito che se ne facesse uno più salvifico - è quella relativa alla imposizione per decreto, e con la fiducia, di far diventare le banche i veri proprietari della Banca d’Italia. Un disgustoso orrore politico. Il vero responsabile? Grillo che ha permesso di creare le condizioni per avere da Napolitano l’attuale governo delle "larghe intese" che è diventato una scheggia impazzita per la paura che Renzi lo mandi a casa. Un vero patriota, come crede di essere l’illuso e inaffidabile Grillo, non sbandiererebbe oggi da ingenuo il risparmio di poche decine di milioni di euro ottenuto dalla riduzione degli stipendi dei parlamentari. No. Un vero rivoluzionario avrebbe dovuto permettere un governo dove si sarebbero risparmiati decine e forse un centinaio di miliardi di euro di spese che adesso sono stati regalati ai soliti furbetti del quartierino. Tutti questi politici sono gente inutile e dannosa. Il loro errore? Fare apparire Renzi un gigante, senza che quest’ultimo lo sia.

giovedì 23 gennaio 2014

Ancora vita.


Ci si può innamorare di un film? Si che si può. E’ successo tante volte. E poi i film sono prodotti con il non segreto desiderio di fare innamorare la gente. Dichiariamo pertanto che ci siamo innamorati del film di Uberto Pasolini dal titolo Still Life. Letteralmente il titolo significa “Ancora Vita”. In pratica lo possiamo tradurre come “Natura Morta” o “Una Vita Ferma”. Racconta la figura di un operatore comunale che accompagna amministrativamente al cimitero i cari estinti. La sinossi del film è breve ed efficace. Eccola.
Diligente e premuroso, il solitario John May è un impiegato del Comune incaricato di trovare il parente più prossimo di coloro che sono morti in solitudine. Quando il reparto viene ridimensionato a causa della crisi economica, John dedica tutti i suoi sforzi al suo ultimo caso, che lo porterà a compiere un viaggio liberatorio e gli permetterà di iniziare ad aprirsi alla vita.
Il film è dedicato a una figura reale, quella del funzionario comunale che si occupa delle esequie delle persone che non hanno familiari. Il regista ha affermato che “non è un film sulla morte, ma sulla vita". Siamo assolutamente d’accordo. Chi vede il film sappia che dopo non sarà più come prima. Il film obbliga a pensare alla morte con un’altra lente, più realistica e meno superficiale di quella che comunemente adoperiamo ogni giorno nella nostra quotidianetà. Il prezzo da pagare è che il “dopo” dà una comprensione amara della mortalità e della solitudine. Temi che sono più propri di un film drammatico che di un film poliziesco. Apparentemente il protagonista, l’ottimo Eddie Marsan, appare come una specie di investigatore privato. Non ha la durezza di carattere di un Philip Marlowe ma possiede la stessa determinazione a risolvere i casi più difficili. Il film ci è piaciuto per molte ragioni. Ci sono differenti piani di lettura del film, tutti interessanti. Si va dalla narrazione di una piccola storia effettuata con dolcezza e delicatezza da fare invidia agli spettatori romantici, all'elogio della categoria della lentezza che è uno strumento importante per interpretare correttamente il senso del film. Dalla capacità di guardare le relazioni umane nella vita a quelle che si riferiscono alla morte. Il protagonista sembra essere perennemente in bilico tra il ruolo di un investigatore e quello di un poeta. La sua maniacale ossessione della precisione diventa la strada maestra per comprendere il senso della sua vita, improntato alla massima solitudine ma allo stesso tempo consapevole di essere motivato per una giusta causa, che è poi quella della umanità, della pietà e della carità umana. Temi delicati questi in una società come la nostra nella quale la vita appare essere come una nave alla deriva, senza ideali ed entusiasmi, che si muove per inerzia. Il film ha anche un altro piano di lettura che descrive la dura realtà sociale del licenziamento del lento e scrupoloso impiegato dei servizi cimiteriali da parte del suo cinico superiore che ha lo scopo di tagliare “i rami secchi” del Comune. Tema drammatico e attuale questo dell'incertezza dei posti di lavoro. Colpisce l’impudente e sprezzante sguardo dell’impiegata, favorita del suo superiore, durante la comunicazione del licenziamento. La crisi economica e finanziaria attuale fa da sfondo a un film che prepara l’amarissima conclusione del film. Scene drammatiche e strazianti seguono questa ultima parte del film capolavoro di Pasolini che lo rendono emozionante e commovente fino alla massima spettacolarizzazione. Una menzione speciale va al sottofondo musicale creato dalla moglie del regista la bravissima compositrice al pianoforte Rachel Portman. La conclusione è che non si può prendere il domani come se fosse una cosa scontata. Qualcuno ha definito il film come il tentativo di dare senso e sostanza alle persone buone che rimangono celibi e senza amici, spesso le sole che contano nell'oceano nascosto della vera umanità. Chi non vuole provare simili sensazioni se la faccia alla larga da questo film e vada a vedere qualche soap opera. Si distrarrà di più e piacevolmente. Non tutti siamo uguali ad apprezzare i tragici momenti dell’arrivo della morte che in ogni caso arriverà per tutti. E sarà un guaio non averci pensato prima.

lunedì 20 gennaio 2014

Canzoni e canzonatori.


A quanto sembra il duo «Renzi-Berlusconi» ha deciso di fare le Riforme con la R maiuscola. In tutta questa vicenda per alcuni sembra che Renzi nella sua strategia di attacco alla vecchia politica non abbia sbagliato nulla, mentre per altri ha sbagliato tutto. Come al solito due giudizi tranchant che più diversi di come sono non è possibile immaginare. Ci ricorda la vecchia storia della diversità di stima del numero di manifestanti presenti in una manifestazione. Per la polizia per esempio cinquantamila, per gli organizzatori un milione. Vedremo chi dei due avrà ragione. Quello che ci rende decisamente ottimisti della strategia di Renzi è che finalmente sembra che il motore delle riforme non sia più inceppato dallo stallo imposto da partitini e partitini, tutti orientati a far fallire il disegno del rottamatore toscano. Di una sola cosa siamo perplessi e cioè del suo sistematico attacco al Presidente del Consiglio Enrico Letta. Siamo proprio sicuri che sia necessario? Noi nutriamo qualche dubbio. Ma non è qui che si gioca la partita vera e propria. Il destino di Renzi si gioca su un altro campo e Renzi farebbe bene a stare attento. Deve fare attenzione a evitare di considerare la minoranza del Pd come ferraglia, incapace di fargli del male. Possono far male più loro che tutti gli altri avversari messi insieme. Ma soprattutto deve stare attento a se stesso, alle sue pulsioni, al suo ego che in questi ultimi giorni sta debordando in modo sempre più evidente. Noi non sappiamo cosa cova sotto la cenere. Ma ci ascolti, si controlli e vada avanti. "Non ti curar di loro, ma guarda e passa" disse il suo più famoso conterraneo Dante, nell'Inferno, canto III, v.51. L’unico che non può fare alcun male è quello sbeffeggiatore di Grillo che continua a canzonare tutti trascinando nell’inconcludenza il suo M5S. Sta trasformando la sua vittoria in una perenne e ridicola burlata.

martedì 14 gennaio 2014

La conferma della vergogna del Porcellum.


Per tre legislature ci hanno scippato la democrazia. E’ questa la premessa che osiamo fare dopo la bocciatura del sistema elettorale introdotto per legge dai due svergognati Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Se si entra nei dettagli in realtà la bocciatura riguarda anche altri soggetti che si sono aggregati al duo lombardo. Si, perché il sistema elettorale è piaciuto anche all’opposizione di allora, cioè del centrosinistra del tempo che divenne successivamente maggioranza. Addirittura anche il neonato M5S di Grillo ne è stato recentemente sostenitore. Cose da pazzi! Si è trattato della più sonora bocciatura del consociativismo partitico di tutti i tempi, realizzato velocemente ai danni della democrazia e del sistema politico italiano. In tutti questi anni di crisi, mentre in Europa i vari governi lavoravano per risolvere i problemi occupazionali, in Italia si perdeva tempo per trovare una valida alternativa al Porcellum, sprecando risorse e tempi per ridurre gli effetti della crisi. Mai come in questo caso appare evidente una verità, a fatica nascosta da tutti i partiti di questo ultimo decennio. Da parte di affamati di potere di destra e di sinistra si nascose in modo sconcertante la decisione oltraggiosa di far decadere la poca e onorevole italianità rimasta, attraverso una versione odiosa di malcostume nazionale di cui il Porcellum ne fu il testimone. Tutti hanno partecipato a questa orgia di spreco e di orgasmi di potere. Tutti sono responsabili dello stupro dei valori della Repubblica e tutti hanno permesso di dare fiato ai populismi e ai vari fascismi (di destra e di sinistra) che hanno preso piede nella società italiana. Nel ricordare il carro armato a Venezia di quel pazzo leghista in salsa veneta che si barricò in cima al campanile di S. Marco non possiamo non citare alcuni responsabili di quelle ondate di fascismo strisciante, sedimentate dalla Lega lombarda e veneta e da organizzazioni neofasciste come quelle chiamate della “Partita Iva” legate, com’è noto, da un cordone ombelicale con quei due fenomeni da baraccone che furono il leghismo e soprattutto “Forza Italia” del primo Berlusconi, che aizzavano passioni e pulsioni populiste di impossibili secessioni. Nella protesta in loro erano assenti concetti come equità, senso della giustizia, democrazia, principi di libertà, solidarietà e altri simili e viceversa erano implicite richieste per potenziare l’evasione e l’elusione fiscale. Con cinismo e arroganza, a corrente alternata, centrodestra e centrosinistra hanno offerto il peggio di loro stessi in tutti i campi si siano cimentati. Nomine politiche, cariche dirigenziali, norme ad personam e ad hoc, sottobosco di governo e malcostume dilagante hanno creato ciò che siamo diventati adesso: un paese stremato e depredato da super stipendi non giustificati offerti ai mediocri. La sentenza della Corte Costituzionale è lo specchio della selvaggia distruzione del tessuto valoriale della società italiana avvenuta ad opera di un gruppo di depravati politici che per interesse di potere e narcisismo senza ritegno hanno portato nel baratro dei disvalori l’intero sistema politico. Tra i tanti passaggi presenti nelle motivazioni della sentenza ne estrapoliamo uno solo, come simbolo della spregiudicatezza senza valori dei soggetti politici elencati sopra. Questi e solo questi sono i responsabili del disastro socio-valoriale in cui versiamo, che ci hanno portati a trasformare l’ex Bel Paese in una porcilaia. Si legge: «i partiti non possono sostituirsi al corpo elettorale». Noi avevamo avuto sempre questa preoccupazione e da più di dieci anni lo abbiamo denunciato su questo blog. Berlusconi, Bossi, D’Alema, Casini, Fini e tutti i quaqquaraquà che si sono messi al loro servizio hanno affondato questo Paese. Non sono stati i soli. Con differenti responsabilità ci sono stati altri, tanti, capi e capetti regionali, provinciali e comunali di tutti i partiti, non ultimi di quella sinistra dei "senza se e senza ma" che hanno dato un loro contributo originale all’abbuffata dell’imbroglio. Non basterebbe un intero elenco telefonico di una media città per contenerli tutti. Da Berlusconi però è venuto il peggio del peggio. La sua condanna per evasione fiscale a quattro anni ne è la prova. Ricordiamo la canottiera estiva di Bossi, la bandana di Berlusconi e il sottomento di Calderoli per nominarne solo tre. Questi individui ci hanno espropriato del voto, mediante elenchi di nomi e cognomi preconfezionati di “furbetti del quartierino”, spesso corretti all’ultimo minuto dalla schifosa penna dei capi partito che tagliavano qua e là qualche nominativo sostituendolo all’ultimo momento con l’ultimo raccomandato della propria corrente, vietando così a noi cittadini di scegliere i nomi degli eletti. Una vera e volgare espropriazione del nostro diritto elettorale di votare dei veri candidati e non delle vere e proprie burle. Che amarezza leggere le pagine delle motivazioni della Corte. Non abbiamo più parole.

giovedì 9 gennaio 2014

Ancora Tu l'incorreggibile.


Alcuni versi del testo della canzone di Lucio Battisti Ancora tu rappresentano bene due idee. La prima è una domanda che il cantante si pone nel momento in cui incontra l’ex amata e dice testualmente: “Ancora Tu ma non dovevamo vederci più?”. Successivamente, in modo più esplicito, afferma : “Ancora Tu l'incorreggibile”. A chi ci riferiamo? In generale a tutti coloro che avendo fatto cilecca in politica e dopo una disavventura di notevoli proporzioni si ripresentano con sfacciataggine e imperturbabilità sul palcoscenico della tv facendo finta che non sia successo nulla. Stiamo parlando di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma che, dopo la sconfitta tremenda subita da parte del nuovo sindaco Ignazio Marino nelle ultime elezioni, si ripresenta nelle trasmissioni televisive per dare giudizi negativi di insufficienza “a destra e a manca”. Evidentemente ha la memoria corta. Gliela vogliamo rinforzare noi ricordandogli il disastro delle sue incredibili decisioni che hanno causato alla città di Roma e ai suoi cittadini danni irreparabili per la sua scriteriata condotta. Riportiamo alcuni periodi dell’articolo di Ernesto Galli Della Loggia pubblicato sul Corriere della Sera di oggi come monito, affinché ci si ricordi quanto hanno sofferto i romani ad avere avuto la sfortuna di eleggere un Sindaco così insipiente e spregiudicato. Dice Della Loggia: «Per giudizio generale Alemanno è stato uno dei peggiori sindaci di Roma. Sotto la sua Amministrazione i vertici di quasi tutte le aziende municipali sono stati affidati a suoi amici, capi-elettori, scagnozzi vari, tutti regolarmente senza alcuna pur pallida competenza specifica, dunque esiziali per l’efficienza dei servizi loro affidati. Tutti però regolarmente impegnati a far assumere legioni di amanti, mogli, famigli e parenti fino alla quinta generazione; quali più quali meno tutti svaligiatori legali delle casse delle rispettive aziende, tutti percettori di retribuzioni ragguardevolissime. […] alle elezioni del 2013 staccato dal suo concorrente al ballottaggio di ben 27 punti e capace di far perdere al proprio schieramento tutti, dicesi tutti, i municipi della città (cosa mai avvenuta prima). Sono passati circa sei mesi ed ecco lo stesso, come se nulla fosse, concionare dallo schermo televisivo su questo e quello, sul governo, sulla stabilità, sulla crisi, su ciò che bisogna fare, e così via, annunciando imperturbabile di avere fondato un nuovo partito Prima l’Italia». Ci fermiamo qui, ricordando a noi stessi e a chi ci legge che l’«incorreggibile» Alemanno a noi non ci prenderà in giro perché noi ricordiamo che ha fatto più male a Roma lui, con il suo nepotismo all’amatriciana, che le truppe dei lanzichenecchi durante il triste “sacco di Roma” avvenuto nel 1527 ad opera di Carlo V d’Asburgo.

venerdì 3 gennaio 2014

Critici ridicoli e inaffidabili. (seconda parte)


Questa mattina abbiamo letto, nel post di ieri del 2 gennaio, il commento anonimo di un Signore che consideriamo interessante e meritevole di una risposta articolata. La mettiamo in forma di lettera aperta. Il testo del commento lo si trova nella pagina dei commenti, al terzo posto.

Caro Anonimo,

intanto grazie del commento. Cercherò nei limiti del possibile di rispondere brevemente. Iniziamo dall’«errore» che io avrei commesso nel leggere i due quotidiani da lei citati. L’ho già detto altre volte su questo blog: io non leggo né La Repubblica né, a maggior ragione, L’Unità per il semplice fatto che sono abbonato da decenni al Corriere della Sera e non sono iscritto a nessun partito. Dunque, se sono responsabile di essere politicamente schierato prenda atto che non è quella la fonte a cui riferirsi per catalogarmi in uno o nell'altro schieramento. Aggiungo che sono sempre stato un acceso avversario della sinistra e delle sue idee estremiste tanto da dover subire più di una volta accuse di essere un conservatore della peggiore specie. Ovviamente non sono di destra e per nulla al mondo della berlusconiana Forza Italia, che a mio avviso è un sinonimo di partito aetico che cura gli interessi di Silvio Berlusconi. Non sono neanche un qualunquista perché la mia deformazione professionale mi porta a ragionare secondo il "principio dei minimi errori". Cioè il mio voto lo darò sempre a colui che potrà commettere il minor errore. Non sono così stupido da non andare a votare facendo decidere gli altri al posto mio, nè essere preso all’amo dal populista di turno. Tra le tante cose io non sono nemmeno un giornalista che ha accesso a fonti e notizie indipendenti. Mi debbo fidare di quanto dicono il CdS in veste cartacea e dei giornali on-line più accreditati. Comunque, non è colpa mia se essi hanno sbagliato a dare delle percentuali errate: non 12% ma 2,8%. Rimane il fatto che il valore assoluto di 10 milioni di televisori accesi è corretto. Riconosco pertanto che la sua critica su questo particolare elemento è giusta ma limitata solo alla percentuale. Ma io non potevo fare altrimenti. L’alternativa era parlare del nulla. In ogni caso il problema non è tanto l’ordine di grandezza della percentuale quanto, a fronte di una aspettativa di bassissimo ascolto, la sostanziale tenuta. Le ricordo che mai nella storia della Repubblica si era vista una simile concentrazione di fuoco e il boicottaggio dichiarato contro il discorso di un Presidente della Repubblica. Se poi la notizia della percentuale errata dovesse essere considerata un indice di faziosità, mi creda, il valore che mi attribuisco sarebbe molto basso. In un intervallo da 1 a 100 lo quantificherei non più di uno! Ma entrambi sappiamo bene che il motivo che l’ha portata a scrivere sul mio blog il suo stimolante commento non è la percentuale di ascolti. Lei, dica la verità, si è irritato per la mia decisione di includere il nome di Grillo e del suo M5S nel girone dantesco dei dannati, nel quale si trova in pessima compagnia con Berlusconi e Salvini. Questo è il vero problema e la posta in palio. Lei sa bene che le cose stanno proprio così. Qui si sta giocando non una, ma la partita per la sopravvivenza, perchè alle prossime elezioni il pericolo che corre il padrone del M5S è quello della sua emarginazione per scarso consenso. Grillo corre il serio rischio di fare come i gamberi e di passare dal 25% circa di consenso attuale, non al 51% come spera, ma al 10% circa. Si tratterebbe della più grande cura dimagrante di consenso della storia della Repubblica di un partito o movimento, tale da renderlo inoffensivo nel prossimo Parlamento. Io posso essere accusato di essere cieco nel non avere controllato la validità della stima degli ascolti ma lei mostra di essere non solo cieco nelle idee di politica nazionale ma anche sordo al fatto che si rifiuta di comprendere che Grillo dall’inizio della legislatura ha preso solo cantonate. Grillo all’indomani dei risultati delle ultime elezioni avrebbe dovuto, a mio parere, fare una sola cosa: permettere al mediocre Bersani di fare con il suo concorso quella rivoluzione politica nel campo delle riforme che tutti si aspettavano facesse. Era necessario chiudere definitivamente il ciclo del berlusconismo mediante una rivoluzione politica, culturale, civile e, soprattutto, educativa. Educare il popolo che si poteva essere onesti in politica era a parere di chi scrive il mandato ricevuto dai suoi elettori. Invece, con le sue denunce esagerate e insensate - imbevute di un vuoto populismo mediocre e anomalo - ha permesso non solo la sopravvivenza di Berlusconi come leader ma anche la formazione del "governo delle larghe intese" che io non ho mai digerito ma che è stata l’unica risposta possibile per non andare alle elezioni e rischiare di ottenere un risultato fotocopia. Grillo e solo Grillo è responsabile di ciò. Possibile, mi chiedo, che un leader che ha generato tante aspettative di giustizia, di equità e di necessità di riforme - che andassero incontro alla sete di onestà e di correttezza delle gente - non abbia compreso questo fatto così elementare? Non si può chiedere di avere il 51% se almeno non si è iniziata l’opera di ricostruzione morale, etica ed educativa dello Stato. Tra le tante cose con un programma di governo riformatore il Pd avrebbe senz’altro accettato di eleggere Rodotà Presidente della Repubblica!
Lasci perdere poi l’ingenuo e inutile tentativo di utilizzare alcune parole della presentazione del mio blog dove si parla del disprezzo per i disonesti. Qui di disonesto politicamente c’è solo stato il rifiuto netto di Grillo di fare con Bersani un governo del cambiamento. Il disprezzo è per coloro che hanno la possibilità di cambiare la storia della politica italiana e invece l’hanno gettata alle ortiche. In ogni caso non parlerò mai male dell’attuale Presidente della Repubblica Napolitano (con la enne maiuscola) perché è molto probabile che avrà commesso qualche peccatuccio veniale ma non mortale. Estrema destra ed estrema sinistra, Lega Nord, Pdl (adesso Forza Italia), Pannella, Magistratura palermitana, Travaglio e tanti altri hanno fatto di tutto per incastrarlo. Non ci sono riusciti. Questi Signori (con la esse maiuscola) che lei difende tanto nella guerra contro Napolitano sono coloro che hanno commesso il peccato mortale. Non saprei definire diversamente il fatto relativo all’aiutino dato da Grillo a Berlusconi di avere imposto il governo delle "larghe intese" e conseguentemente di avere salvato Berlusconi dalla definitiva scomparsa politica. Mediti su chi ha rovinato l’Italia in questi mesi: io con la mia falsa percentuale o Grillo con la sua stupidità di avere permesso che non si cambiasse nulla nel modo di governare l’Italia?
Grazie del suo commento.

P.S. Scrivere il nome giorgio, come ha fatto lei volutamente con l’iniziale minuscola non sarà nel mondo della comunicazione telematica una mancanza di riguardo nei confronti del Presidente della Repubblica. La mancanza di riguardo in questo caso è di pertinenza della sua sola coscienza civile e solo di questa. Il fatto è che la mancanza di riguardo è anche mancanza di stile della persona che scrive di politica, come ha fatto lei quando si è rivolto a un estraneo come me. Non le voglio imporre nulla, sono fatti suoi. Ma, per rispetto allo stile (oltre che alla Grammatica con la G maiuscola) io non la posso politicamente prendere sul serio perché lei non mostra di essere all’altezza di saper dominare le sue passioni politiche utilizzando effetti di provocazione così grossolani contro il Presidente della Repubblica. Al contrario, io quando mi riferisco a Berlusconi, nonostante non lo possa soffrire, non solo scrivo il suo nome correttamente, con la B maiuscola, ma addirittura lo chiamo anche Signore (con la esse maiuscola). Perché se è vero come è vero che lui è un mio avversario politico, io devo dimostrare di essere all’altezza di poter essere considerato un suo avversario politico. Te capì? E lo dico a uno come lei che scrive testualmente : il discorso del beppe.

giovedì 2 gennaio 2014

Critici ridicoli e inaffidabili.


Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha presentato a reti unificate il suo discorso di fine anno agli italiani. Il goffo tentativo di boicottare la sua apparizione televisiva da parte di Forza Italia, del M5S e della Lega Nord è maldestramente fallito. Berlusconi, Grillo e Salvini hanno fatto una colossale figuraccia nel proporre un inspiegabile quanto impossibile boicottaggio. Dieci milioni di italiani, ovvero il 12% in più dello scorso anno, hanno seguito in tv il discorso di Napolitano. Dunque, siamo alle solite. Un rancoroso comico diventato patetico, un condannato alla galera per frode fiscale e un giovane visionario di microinteressi locali del nord Italia hanno fallito indecorosamente la sfida contro un anziano e onesto politico ultraottantenne della vecchia Repubblica che è stato in questi ultimi lustri uno dei pochi politici a difendere gli interessi dell’Italia in patria e all'estero. Gli stessi ridicoli uomini che adesso lo criticano sono andati mesi fa in processione da lui per fargli accettare la loro proposta di riconferma alla Presidenza della Repubblica. E adesso, scontenti e delusi della loro insipienza politica, hanno giocato l’ultima carta loro rimasta: lo sfascio delle Istituzioni. Sono stati clamorosamente battuti e presi a calci nel sedere dagli italiani che invece di boicottare il discorso cambiando canale lo hanno ascoltato con interesse e partecipazione. Quando tutti i Travaglio, i Grillo, i Berlusconi e i Salvini d’Italia mostreranno maggiore senso delle Istituzioni e, soprattutto, più modestia nell’approccio alla politica, forse il Paese non avrà più bisogno di piccoli attori da teatrino parrocchiale come loro.

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