venerdì 18 dicembre 2015

Inutilità di mozioni di sfiducia individuali.


Non avendo alcuna fiducia nell’imparzialità dei media italiani, tutti schierati di parte, abbiamo voluto seguire il dibattito in tv sulla sfiducia della ministra Boschi cercando di rimanere i più neutrali possibili e basare il nostro giudizio solo sui vari interventi. Alla fine della maratona abbiamo capito molte cose del perché questo Parlamento italiano non funziona ed è totalmente inadeguato a svolgere il lavoro legislativo. Ma andiamo per ordine.
Intanto colpisce in modo penoso la differenza di valutazione negli interventi pro- e contro le dimissioni. Mai avevamo percepito come sia possibile svilire il ruolo del Parlamento come in questa occasione in cui si sono sentite spiegazioni così strampalate e sproporzionate. Attenzione che l’inadeguatezza delle spiegazioni riguarda entrambe le posizioni, contro e a favore di una tesi, nel dibattito. Ci siamo chiesti come sia possibile che davanti a un unico ed evidente fatto (il fallimento di quattro banche) si possano assumere due posizioni così diverse e discordanti. C’è da rimanere stupefatti per come sia possibile a una collettività di persone cosiddette “qualificate” di tutti gli schieramenti possibili sostenere tesi diametralmente opposte, antitetiche e persino assurde davanti allo stesso fatto.
Comprendiamo che la politica è l’arte del possibile, ma qui l’arte dal possibile si è spostata all’impossibile oltreché all’inverosimile. Sostenere che la ministra Boschi debba dimettersi perché si è trovata in lampante “conflitto di interesse” con il provvedimento preso dal governo, di cui lei fa parte, quando dopo il commissariamento di Banca Etruria deciso dal governo tutti gli azionisti compreso lei hanno visto azzerare il loro investimento, mi sembra un ragionamento totalmente irrazionale che fa scattare l’idea che il motivo della richiesta di dimissioni non ha nulla a che vedere con il fatto ma con la peggior politica. Una persona normale pensa che ci sia un conflitto di interessi se dopo un certo provvedimento governativo un ministro si sia arricchito e non impoverito. Ma se invece si trova ad avere perso tutto dove sta il “conflitto di interesse”?
D’altronde, chiedere le dimissioni perché il conflitto di interessi della ministra sta nel fatto che possedeva, prima di diventare Ministro della Repubblica, 1500 azioni da 1€ ciascuna circa, per un totale di 1500€, a noi sembra demente. Ci ricorda il furto di una mela di un poveretto che aveva fame condannato al carcere mentre il furto di milioni di euro di qualche furfante parlamentare assolto perché il fatto non sussiste.
Per altro verso difendere la ministra come hanno fatto alcuni parlamentari del Pd proponendo un ragionamento basato sul fatto che il partito nel quale milita è una garanzia di serietà e onestà a noi sembra insano. Dopo i fatti delle dimissioni del sindaco di Roma il Pd non può assolutamente essere paragonato ai socialdemocratici svedesi. Nel Pd la socialdemocrazia scandinava, cioè la serietà e l’onestà fatte in persona, è sempre stata intesa come qualcosa di astratto, di impossibile per i difetti e i vizi dei suoi iscritti che tutto hanno fatto tranne che proporre etica e valori. La vicenda di Bettino Craxi docet.
Come si può vedere alcune delle critiche spaziano nella più assoluta inadeguatezza sul piano della logica e del buon senso. Rimangono invece, pesanti come macigni, sul piano politico dove è possibile che entrambi gli schieramenti possano dare valutazioni opposte, cosa che non è ammessa sugli altri piani, compreso quello giudiziario di cui stranamente in questo caso non si ha traccia.
Insomma, dai vari interventi ci siamo convinti che anche questa ennesima prova di forza dell’opposizione per mettere in difficoltà il governo Renzi sia stata inutile, maldestra e inadeguata.
Aggiungiamo poi che in materia di conflitto di interesse bancario la Lega Nord è l'ultima a poter parlare, per l'incredibile vicenda legata al salvataggio di Banca CredieuroNord (banca di riferimento della Lega Nord) ai tempi di Bossi. E che dire di Salvini e Meloni che attaccano la Boschi sul conflitto di interesse oggi quando entrambi hanno chiuso tutti e due gli occhi sul mega-gigantesco conflitto di interesse berlusconiano su televisioni, banche, giornali, mega acquisizioni e addirittura su prostituzione di minorenni in cui questa stessa gente che oggi accusa la Boschi ieri ha votato un ordine del giorno parlamentare in cui si è dichiarato che la minorenne prostituta Ruby era la nipote di Mubarak? Semplicemente ridicolo.
Ci dispiace per il M5S che avrebbe potuto utilizzare lo stesso tempo per incalzare il governo a costruire progetti politici che migliorano l’economia, la cultura, la finanza e tanto altro. Ma anche qui non si può pretendere 100 da chi potenzialmente può dare solo 10!
Con queste premesse il quadro inizialmente fosco è diventato successivamente chiaro: si è trattato della ennesima pagliacciata di una opposizione sbrindellata che non sa fare bene il suo mestiere. I poveretti non hanno capito che se Renzi è stabilissimo al potere la colpa è esclusivamente delle cretinate di decisioni che i loro gruppi prendono nei loro partiti. Brunetta docet! In ogni caso non è una faccenda seria. Archiviamola. Te capì?

lunedì 14 dicembre 2015

Dalla mancanza di controllo alla mancanza di formazione.


Controllo e formazione sono le due paroline magiche che ci introducono alla critica politica odierna. Quale controllo e quale formazione? Di che si tratta?
Il controllo degli atti delle istituzioni in una società occidentale, moderna e complessa come quella italiana è fondamentale. Guardate Roma e i suoi vigili urbani. Sono ormai decenni che questa categoria, al limite tra il ridicolo e la provocazione casareccia, non controlla nulla. Badate bene che nessuno pretende che essa faccia lavori supplementari. In verità non fanno neanche il minimo sindacale e la città è allo sbando. Il controllo è fondamentale.
Ebbene, in Italia il controllo è statisticamente inesistente. In certi casi si verificano collusioni tra controllori e controllati e si mettono in comune sinergie tra potere politico e potere sindacale per svuotare di senso i controlli o addirittura abolirli.
Dove invece siamo alla "istigazione a delinquere" per omessa vigilanza è la Banca d’Italia e la Consob. Com’è noto centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori sono stati recentemente truffati dalle banche popolari che hanno venduto a pensionati, e sprovveduti piccoli investitori, titoli tossici chiamati derivati. Un pensionato dopo la scoperta che aveva perduto tutti i suoi risparmi si è addirittura tolto la vita. Il tutto mentre gli organi di controllo tutto hanno fatto tranne che controllare. Stiamo parlando della Banca d’Italia e della Commissione di Borsa che per statuto hanno l’obbligo di vigilare, controllare, ispezionare, verificare che le banche non facessero i “furbetti del quartierino”. Non hanno fatto nulla e hanno lasciato che le banche potessero truffare piccoli risparmiatori in maniera indisturbata.
Chi controlla i controllori? Qui sta il problema: chi ha la responsabilità di controllare i controllori? Tutti, controllori, sottocontrollori, “bigliettai e conduttori“ dovrebbero essere licenziati e sottoposti a processo. Se tutto questo in Italia si è sempre verificato e continua a verificarsi è anche colpa della mancata formazione dei cittadini alla cultura finanziaria ed economica. Abbiamo una scuola che non ha nei propri curricoli alcuna disciplina di insegnamento inerente a finanza, economia e diritto.
A parte una sola ora di diritto negli istituti per ragionieri tutti i giovani italiani vengono tirati su a quintali di pseudo-educazione letteraria e scientifica che fa letteralmente pena a causa di una didattica inefficiente e, soprattutto, a causa delle infinite e ripetute interruzioni della didattica mediante assemblee sindacali, assemblee di istituto, assemblee di studenti, assemblee di bidelli, assemblee di personale di segreteria, riunioni inutili di organi collegiali in cui si blatera di tutto e del contrario di tutto e si spaccia per democrazia una gigantesca operazione di marketing di pseudo-sindacalismo inservibile e pleonastico in cui si dis-educano i giovani ad avere solo diritti e nessun dovere.
Ebbene, in una scuola del genere governo e sindacati avrebbero dovuto far entrare nei curricoli da molto tempo una materia chiamata “Elementi di Diritto, Finanza ed Economia” come hanno fatto da decenni i paesi nord europei in modo tale da creare cittadini consapevoli di che cosa significa investire i propri risparmi in titoli bancari tossici.
E poi i renziani parlano di “buona scuola” mente gli antirenziani sono il “nulla mischiato con il niente” che civettano con i renziani di proposte inservibili. In Francia, davanti a un pericolo reale per la democrazia come l’avanzata dei razzisti del Fronte Nazionale, il partito socialista del Presidente della Repubblica ha invitato i propri sostenitori a votare il partito concorrente moderato per bloccare l’avanzata di Marine Le Pen. In Italia, viceversa, l’opposizione moderata si allea addirittura con i razzisti della Lega Nord. Semplicemente disgustoso!

domenica 13 dicembre 2015

Saga dell'unità della sinistra.


Sembra che la fusione tra Sel, Prc e Fassina non si faccia più. Sembra che non si siano messi d'accordo. Sembra altresì che il ruolo di prima ballerina sia stato contestato a turno da due dei tre al rimanente capo dei tre partitini dello “zero virgola”. Sfuma così il progetto antirenziano di creare a sinistra del Pd un forte raggruppamento di vera sinistra, alternativo al premier Renzi e fortemente orientato a creare finalmente in Italia un vero partito di sinistra in grado di contrastare lo spostamento al centro del Pd di Renzi.
Mentre in Francia il partito socialista di Hollande che è, lo ricordiamo per i distratti, Monsieur le President de la Republique Francaise, mica Paolo Cento nuovo coordinatore Sel dell'area metropolitana di Roma, non presenta candidati ai ballottaggi di oggi e invita tutti gli iscritti e simpatizzanti a votare l'avversario Sarkozy, in Italia i tre maggiori rappresentanti di una sinistra che si dichiara a parole “vera sinistra” - cioè i Sigg. Vendola, Ferrero e Fassina - si dividono prima ancora di unirsi. Che spettacolo!
Qualcuno aveva mai avuto dubbi? Ve lo ricordate Bertinotti? Siamo al bis. A nostro avviso i tre sono patetici e infantili. In poche parole sono condannati all'irrilevanza e la cosa grave è che ancora non se ne siano accorti. Te capì?

giovedì 10 dicembre 2015

Un Parlamento che fa lo gnorri nel perseguire la corruzione.


In occasione della “giornata mondiale contro la corruzione”, il Presidente della Repubblica Mattarella ha dichiarato che essa è un furto di democrazia e un cancro che si può sconfiggere.
Belle parole. La dichiarazione del Presidente Mattarella ci ricorda la piacevole canzone cantata alcuni decenni fa in tv da Mina e Alberto Lupo dal titolo “Parole, parole”.
La nostra opinione è che la corruzione si può sconfiggere non a parole ma con i fatti. E cioè, a una sola condizione: che lo stesso Presidente della Repubblica faccia intendere al Parlamento e a quello gnorri per eccellenza del Capo del governo Renzi che è indispensabile un intervento legislativo che faccia andare subito in galera chi commette la corruzione, togliendo alla magistratura la facoltà di "non procedere", che si traduce in pratica in un premio ai corrotti.
La corruzione si batte con la severità delle pene, con il sequestro dei beni e con l'esclusione dai servizi pubblici dei corrotti oltre, in primo luogo, con l’esclusione dal Parlamento dei corrotti. Le ricordo, caro Signor Presidente della Repubblica, che il Parlamento italiano è una delle istituzioni pubbliche a più alto tasso corruttivo del mondo.
Il dramma o, se vuole, la commedia è che noi italiani i corrotti invece di licenziarli li premiamo e quasi sempre li retribuiamo anche.
Finché, caro Presidente Mattarella, lei non avrà convinto il Presidente del Consiglio Renzi a cambiare registro e garantire la certezza della pena ai corrotti, finendola con questa favola del garantismo, i suoi sono e saranno solo pii desideri e niente di più.
Per favore, invii al Parlamento in seduta comune un messaggio per dichiarare veramente guerra ai corrotti e lo sproni a dare certezze legislative contro la corruzione. D’altronde, che questo Parlamento è una cosa poco seria lo dimostra il fatto che nonostante 28 (ven-tot-to) votazioni in seduta comune i Sigg. parlamentari non sono riusciti a eleggere nessuno dei tre membri che mancano alla Corte Costituzionale. E lei che fa, spera nei pii desideri?
Apra gli occhi e inviti il Parlamento a discutere seriamente delle norme anticorruzione e faccia capire che gli italiani vogliono che si prendano decisioni forti contro i mascalzoni, che ci rubano democrazia e salute. Altrimenti, caro Sig. Presidente della Repubblica, tutto sarà una commedia ... all'italiana. Come al solito. Appunto.

martedì 8 dicembre 2015

Diete di voti e dimagrimento del Pd di Consiglieri comunali a Roma.


Il Commissario del Partito Democratico di Roma Matteo Orfini, intervistato l’altro ieri a Ostia a un banchetto di raccolta firme del Pd romano, ha detto che il suo partito vincerà la prossima competizione comunale assicurando alla capitale un altro sindaco del Pd. Questo il fatto. E adesso la nostra opinione.
Il Commissario Orfini, e per lui il suo Segretario nazionale nonché premier Renzi, sono dei personaggi simpatici. Si presentano in punta di piedi, con allegria e pieni di sano fervore per il lavoro che svolgono. Parlano del Pd come se si trattasse di un’associazione di chierichetti o di boy scout di una qualunque parrocchia con linguaggio suadente e accattivante, dandosi “il cinque” in modo gioviale e facendo apparire bianco ciò che è nero. Insomma, vendono il loro prodotto porta a porta in modo egregio e alcune volte stupefacente. Ma i nodi al pettine sono già venuti e per quanto facciano forza a pettinare i loro capelli i nodi bloccano qualunque tentativo di apparire corretti e non solo con i loro capelli. La realtà è che siamo in presenza di una combriccola di giovani politici che devono diventare ogni giorno più trapezisti del giorno prima per continuare a sbalordire.
Sapevamo bene che il Pd romano avrebbe cercato di attenuare i toni della vicenda dello scandalo al comune di Roma ma non credevamo mai che potesse scegliere il teatrino delle favole e dell’ipocrisia. La vergognosa spudoratezza con la quale il Pd romano, il suo Commissario Orfini e il suo Segretario Nazionale Renzi continuano a recitare la commediola che i disservizi, gli imbrogli e la criminalità a Roma non è colpa loro ma del sistema merita una risposta chiara e netta.
Il fatto che questa allegra brigata stia evitando di fare pulizia vera all’interno del Pd romano merita ben altro che una semplice reprimenda. Matteo Orfini quando insiste nell’apparire conciliante e “propositivo” ha una faccia da “prendere a schiaffi” perché nasconde o meglio tenta di nascondere che la vera questione è la continua e solidale collusione del Pd a Roma con il malaffare cittadino di mafia Capitale e con l’affarismo tipico di un modello di politica che ha relegato l’etica a optional. Questo è il vero problema della politica locale a Roma. Naturalmente la stessa identica situazione riguarda l’intero schieramento di centrodestra che qui non commenteremo. Nella capitale hanno rubato tutti, meno il M5S e i Radicali che non hanno mai governato neanche un municipio a Roma.
In verità il Pd romano sta minimizzando con vergognosa cecità l’ennesimo sacco di Roma mediante la canagliesca soldataglia che aveva capi politici arrestati e questo deve finire perché il Pd deve essere castigato in maniera epocale.
Il Pd romano deve essere punito dai cittadini perchè solo una sonora sconfitta potrà aiutare questo partito a fare pulizia vera al suo interno. La via della purificazione passa obbligatoriamente con il castigo e il successivo pentimento di tutti gli aetici Sigg. Consiglieri comunali del Pd romano che hanno fatto, questo si, "sistema di potere" per la gestione della capitale.
La più civile risposta che i cittadini di Roma possono dare al mondo intero e non solo alla politica romana è che questo partito alle prossime elezioni comunali venga abbandonato in massa dai cittadini per infliggergli la pena che merita per la sua condotta spudorata e indecente in tutti questi anni. Il Pd romano deve essere reso inoffensivo nell’unica maniera democraticamente possibile che è metterlo a dieta assoluta di voti e di consiglieri comunali alle prossime elezioni.
Noi non lo voteremo neanche “con le cannonate” e invitiamo tutti i cittadini romani a rivolgersi ad altri soggetti politici preferendo il partito che tra i tanti è il meno colluso di tutti.

martedì 1 dicembre 2015

I fantasmi della cattiva coscienza.


Il problema fondamentale della vita a Roma, è inutile negarlo, è quello della mancata accettazione delle "regole " e della loro rigida applicazione. Ci sono a questo proposito decine e decine di casi che si possono portare ad esempio. Per quale motivo insistiamo continuamente nei confronti del mancato consenso alle regole? La risposta è semplice. Le regole sono fondamentali non solo per la stabilità e la serenità della vita civica, ma anche per la legittimità democratica che ne deriva.
Se in una comunità le regole vengono costantemente violate, i cittadini perdono fiducia, si erode il consenso, cresce il disorientamento e, fatto allarmante, ci si convince sempre di più che le regole sono orpelli superati, da considerare anacronistici e quindi inutili. Questo fatto è grave perché fa venire meno il collante della vita sociale che è poi il “senso civico” e la partecipazione alle “decisioni eque”. Per noi non c’è niente di peggio dell’anomia, cioè della situazione in cui le norme non hanno più valore e ciascuno fa quello che vuole.
Rimaniamo francamente allibiti quando spesso molti cittadini considerano il rispetto delle regole nel caso migliore come una mania nordica intrisa di moralismo e nel caso peggiore che non servono a nulla e quindi “ognuno può fare quello che vuole”. Ora qui nessuno vuole delle regole eccessivamente minuziose e intrusive nella vita di ogni giorno. Però da una pratica elasticità all'illegalità diffusa ci corre molto.
Al di là degli esempi specifici che si possono fare si deve capire che una delle lezioni più importanti della nostra storia - venuta fuori dalla fine della seconda guerra mondiale - ha a che fare proprio con l’osservanza delle regole. Ciò che spianò la strada al fascismo in Italia e al nazismo in Germania furono le continue deroghe ai principi della nazione, le violazioni dello Stato di diritto, il ricorso continuo a normative di emergenza e, in definitiva, a non decidere mai col consenso democratico. È in base a quell’esperienza che si ebbero conseguenze tragiche. In verità dopo il crollo del nazifascismo i tedeschi sono diventati virtuosi mentre gli italiani sono diventati non dico disonesti ma certamente amorali e aetici e i procedimenti penali, che la magistratura apre in continuazione, sono una testimonianza inequivocabile della caduta dell’etica e della morale.
Il problema più pericoloso dunque è quello della frustrazione degli onesti che si vedono compressi in una micidiale tenaglia in cui da una parte ci sono le ingiustizie (“tutti i maiali sono uguali: ma alcuni sono più uguali degli altri” è la famosa frase di George Orwell nel romanzo predittivo La fattoria degli animali) e dall’altra ci sono le cadute di senso del valore delle regole.
L’idea di una comunità che non crede nelle regole, incentrata sul valore del farsi gli ‘affari propri’ e di non ‘disturbare il manovratore’, mi sembra purtroppo più in linea con la realtà che con la fantasia.

giovedì 26 novembre 2015

Dunque è possibile. Il suq non c'è più!


Il quotidiano La Repubblica ma anche altri giornali hanno pubblicato la notizia che a Roma il Commissario prefettizio - che com'è noto sostituisce il Sindaco fino alle nuove elezioni della primavera prossima - ha firmato l’ordinanza con la quale blocca centurioni, risciò & company dall’operare in modo indiscriminato e spesso scandaloso davanti al Colosseo, infastidendo turisti e persone interessate a visitare una delle otto meraviglie del mondo. Chi trasgredisce l’ordinanza si vedrà irrogare multe da 400 euro e il sequestro dell'attrezzatura.
“In men che non si dica” e in un silenzio che fa ben sperare per il futuro il Commissario Tronca ha velocemente e opportunamente allontanato dalla zona turistica l’intero blocco del racket locale risolvendo un problema gigantesco con semplicità e chiarezza disarmante. Neanche l’ex sindaco Marino era riuscito a tanto. In pratica Tronca “ha troncato” qualsiasi tentativo di sabotare l’ordinanza.
Ci chiediamo: ma allora a Roma si può e non è vero che una maledizione divina abbia per millenni bloccato una norma di civiltà. E noi che avevamo creduto alla favoletta che non era possibile bloccare i soggetti dediti a tali attività illecite che agiscono spesso con modalità inopportune, insistenti e talvolta aggressive.
Dunque, se si vuole si può. E’ possibile cioè recuperare il “buon odore” del decoro del patrimonio artistico, storico e monumentale della città. Quindi si possono realizzare benissimo qui, nella Città Eterna, i propositi di civiltà e di educazione che l’ordinanza veicola sull’intera città. Basta volerlo. Con questo provvedimento Tronca ha spazzato via facilmente e tempestivamente l’idea che è impossibile governare Roma.
Nello stesso tempo l’amarezza che abbiamo sempre provato a vedere il Colosseo assediato da una soldataglia sgradevole diventa dolorosa e crudele nel momento in cui ci si chiede perché finora non è stato possibile? La risposta, purtroppo, dimostra che fin qui gli amministratori di Roma, tutti gli amministratori di Roma, non hanno mai voluto far diventare la Capitale una città civile ed europea. Vuol dire che i romani, che hanno votato tutti i sindaci bugiardi e menzogneri della città, non hanno mai voluto che Roma diventasse una civile capitale come le altre. Giù la maschera e vergogna a chi l’ha finora impedito. Tronca "Santo subito"!

sabato 21 novembre 2015

Analfabetismo scientifico e ingiustizia a perseguire i reati.


«Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio»? In Matteo 7-27 c’è scritto anche che: «non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati».
Attenzione. Matteo non dice che non bisogna giudicare. Le cose non stanno così. Matteo da una parte intende dire che i giudizi spesso sono di parte, parziali, inesatti, alcune volte iniqui e, quindi, inaffidabili perché fa parte dell’umano agire e dall’altra che si può benissimo giudicare a condizione che alla stessa maniera si sarà giudicati dagli altri e sicuramente con efficacia e severità. Si può non essere d’accordo con questa nostra interpretazione (fa parte della medesima natura umana) ma è necessario comprendere che i giudizi affrettati o quelli dati sotto impulsi di un forte dolore frequentemente sono inesatti, perché dettati da emozioni che annebbiano l’imparzialità di chi li esprime.
Questa lunga premessa ha lo scopo di introdurre una breve considerazione che intendiamo proporre qui in merito alla sentenza di assoluzione data ieri dalla Cassazione sulla vicenda delle responsabilità dei sette membri scienziati della Commissione rischi in ordine alle conseguenze del terremoto dell’Aquila. In poche parole, sette esperti scienziati ritennero di non allarmare la popolazione dell’Aquila nelle giornate che precedettero il terremoto. Per gli analfabeti scientifici dovevano essere condannati perché responsabili dell’evento e non aveva senso prendersela con altri.
Due sono le osservazioni che desidero proporre qui in ordine alle conseguenze di questa sentenza.
Premesso che siamo e siamo stati, fin dall'inizio, vicini al dolore dei familiari delle vittime e che ha piena legittimità la loro richiesta di risarcimento, per primi avvertiamo l’esigenza di criticare tutta quella messe di sapientoni che con una logica “da taglione” hanno gridato che i sette scienziati non erano altro che i veri responsabili e che pertanto dovevano andare in galera.
Brucia a persone come noi che hanno speso una vita a insegnare cultura scientifica ai giovani di tutta Italia nei licei nazionali che imputare - come hanno fatto tanti insensati inesperti usando una logica rozza e primitiva – alla Commissione la responsabilità di non avere previsto il terremoto equivale a un assassinio collettivo. Questo modo di ragionare equivale a scambiare uno scienziato con un astrologo e un’attività scientifica con attività divinatorie. Di fatto l’errore che si commette è associare al lavoro della scienza quello della chiromanzia e confondere il lavoro dello scienziato con quello di un chiromante, il quale con sfere di cristallo e carte da gioco avrebbe dovuto ottenere l’informazione che dopo qualche giorno sarebbe arrivato l’evento sismico.
Nel dizionario colui che non sa si chiama giustamente ignorante perché ignora, cioè non conosce, cosa significa scienza in senso galileiano e non in senso astrologico. Dunque, per fare un esempio il prof. Enzo Boschi, direttore del Centro nazionale terremoti (che si trova a Roma in Via di Vigna Murata) è uno dei migliori sismologi italiani nonché docente universitario di sismologia all’Università di Bologna, condannato insieme agli altri sei in primo grado per non aver previsto il terremoto, spacciandolo a tutti gli effetti per un mago indovino. I due procedimenti giudiziari successivi alla condanna in Primo grado (cioè dell’Appello e della Cassazione) sono stati differenti, affermando con chiarezza che ai sette non poteva essere imposta una condanna che non aveva basi giuridiche basate su prove.
La seconda considerazione che desideriamo proporre è invece il nostro punto di vista perché, a nostro parere, il passo evangelico della Bibbia di Matteo ha la sua validità nella parte che non dice esplicitamente ma che è lapalissiana della responsabilità. Se i responsabili della mancata informazione non sono stati gli scienziati su chi avrebbe dovuto cadere la responsabilità della tragedia? Anche un bimbo di pochi anni avrebbe capito che i soli responsabili sono da ricercare nei furfanti dei costruttori delle case, che se ne sono infischiati della mappa sismica prodotta da quel valente Centro nazionale di geofisica di via Vigna Murata diretto per anni dal prof. Boschi che aveva a suo tempo mappato i rischi dei terremoti nelle varie regioni d’Italia e che aveva indicato l’Abruzzo come una delle regioni più a rischio.
Orbene, il non aver voluto a suo tempo incolpare della tragedia luttuosa i costruttori può avere una sola possibile spiegazione. Quale? Che si volessero coprire i veri responsabili. Questa “razza brutta” di palazzinari sfrontati è da ricercare nei costruttori delle case dell’Aquila i quali, invece di mettere più tondini di ferro più cemento e soprattutto più ingegneria edilizia e cultura scientifica di tipo sismico nelle fondamenta delle case da loro costruite, sono stati lasciati liberi di guadagnare irresponsabilmente denari sporchi spesi probabilmente per tangenti e rimpolpare così l’immoralità e l’irresponsabilità dei loro comportamenti in cui la meridionalità inserisce valore aggiunto all’abominio di un reato gravissimo di procurata calamità. Te capì?

sabato 14 novembre 2015

Nuzzi e Fittipaldi santi subito.


Alcune decine di anni fa la sorella del parroco di un paese siciliano litigò con una sua amica che protestava per avere comprato da lei del vino sfuso adulterato. Alle rumorose proteste dell’amica, con calma olimpica, rispose : «cara signorina ‘Ntonia, nel commercio il furto non è peccato»! Orbene, mentre lei con sfrontata sicurezza rivendicata il diritto, in quanto sorella di un sacerdote, a imbrogliare la gente credulona il suo non meno sfrontato fratello, pastore della stessa chiesa dei Bertone e dei Ruini, ricordava all’Arciprete della parrocchia dello stesso paese che Egli non poteva rimanere escluso dai proventi parrocchiali di Santa Romana Chiesa Cattolica. Con parole meno sfumate, rivendicava parte del bottino che l’arciprete, suo scaltro e lucido rivale, lucrava dal patrimonio curiale della parrocchia. Per chiarire la natura delle entrate l’Arciprete, non solo utilizzava per fini personali le sostanze parrocchiali ma in quel periodo era concentrato a distrarre anche cemento, marmi e mattoni di travertino dai lavori di ristrutturazione della chiesa impiegandoli, sempre per uso privato, nella costruzione della nuova casa di famiglia. Naturalmente parlare in paese della faccenda era vietatissimo e i pochi che avevano il coraggio di protestare contro la rapina venivano tacciati di irreligiosità e miscredenza, rimanendone alla fine emarginati.
Questa vicenda ci è venuta in mente in questi giorni perché la stampa abbonda di notizie sull’ultimo scandalo del Vaticano in cui, com’è noto, si fronteggiano tra di loro due schieramenti, a favore e contro papa Francesco. Abbiamo già scritto su questo blog quanto siamo grati all’azione risanatrice e pastorale di questo papa venuto da lontano. Quello che qui desideriamo sottolineare è la sfrontatezza dello schieramento avverso al Papa che con calcolata furbizia e strategia cardinalizia sostiene l’idea della coppia di sacerdoti del paesino siciliano, che in poche parole consideravano proprietà personale i beni della parrocchia.
L’aspetto più sgradevole della vicenda vaticana è che la cordata di avversari di papa Bergoglio è formata da due formazioni che non si possono dire francescani.
La prima, che opera nell’ombra, è formata dalle gerarchie ecclesiastiche che si oppongono al rinnovamento della chiesa. Non è difficile individuarne alcuni. Certo non appartengono a coloro i quali si interessano esclusivamente di studi teologici, pastorali e missionari. Piuttosto sono da individuare in coloro che da un lato non appaiono mai in pubblico e dall’altro hanno esperienze di sostegno politico pro-berlusconiano, in cui un certo numero di anni fa fecero “il bello e il cattivo tempo”. Per individuarli basta solo elencare i posti di responsabilità ottenuti durante il pontificato di papa Wojtyla, al quale peraltro, non dispiacque la richiesta (accettata ipso facto) di “liberarlo” dai fastidiosi impegni della chiesa italiana e permettergli di concentrarsi sull’azione politica mondiale. Non dimentichiamo che quelli furono gli anni forti del papato wojtyliano che, con la sua azione politica incalzante, velocizzarono il successivo collasso del comunismo polacco prima e quello sovietico poi. Il do ut des funzionò egregiamente sul doppio fronte nazionale e internazionale, in sinergia con il berlusconismo più settario. Ricordare qui che la CEI di Ruini rimase estranea a questo processo è come affermare che Berlusconi fu veramente vittima innocente dei comunisti e della magistratura.
La seconda fazione che opera pubblicamente contro il papa - affermando paradossalmente che opera nell’interesse di Bergoglio - è formata dalla categoria contigua alla precedente e che riguarda l’informazione: la sola che manifesti insofferenza a qualunque cambiamento venga introdotto da papa Francesco.
Avete mai ascoltato o letto qualcosa di quel mondo che ruota intorno alla stampa cattolica e berlusconiana e ad alcune televisioni private? Leggete qualcosa e vi verrà il disgusto. Per non parlare poi di tutte quelle organizzazioni che ruotano intorno ai movimenti integralisti della chiesa cattolica che stanno facendo “il diavolo a quattro” proprio come si faceva nel teatro medievale quando nelle rappresentazioni uno dei personaggi era proprio il diavolo che doveva cambiarsi di abito più volte. Così si preferì far interpretare il diavolo fino a quattro attori, agghindati da diavolo in maniera differente per svolgere la loro parte in modo immediato, senza pause per il cambio di abito di scena. Questi personaggi, direttori di quotidiani cattolici e laici, fondazioni, movimenti politicamente schierati “senza se e senza ma” con il centro-destra, Bambini Gesù etc, la stanno facendo da padrone, minacciando arresti qualora si continuasse a pubblicare libri e articoli che sostengano posizioni di pulizia nelle gerarchie religiose.
Noi non abbiamo letto, né acquistato i due libri dei due giornalisti italiani che hanno denunciato truffe, menzogne e scandali della Curia vaticana. Non è la saggistica che preferiamo. Siamo tuttavia convinti che qualcosa di vero in quei libri ci sia, anche se non tutto il contenuto sarà oro colato. Pensiamo che esista sempre un momento della vita di uno Stato (v. Stato del Vaticano) in cui è necessario fare pulizia come è indispensabile che in un appartamento vetusto, dopo un certo numero di decenni, sia necessaria un'opera di ristrutturazione. Il Vaticano, purtroppo nell’ultimo millennio, non ha mai dato neanche una rinfrescatina di vernice nuova alle pareti. Forse è giunta l’ora che intervenga a farla.
Noi in questa sconcertante vicenda siamo con Trilussa, quando dice : “quanno ce vò, ce vò”. E in questo momento ci vuole un papa come Francesco che faccia pulizia degli imbrogli e degli imbroglioni che spendono vergognosamente denaro proveniente da oboli vari, che ci ricordano il trio (sacerdote, sorella del sacerdote e arciprete) del paesino siciliano. Volendo possiamo dire alle Loro Eminenze, che si oppongono al cambiamento voluto da papa Francesco, che non potranno mai più fare come fecero a suo tempo contro Galileo. Oggi, sarebbero sommersi da una sonora pernacchia, magari alla Eduardo De Filippo come nel film L’oro di Napoli diretta alle Loro principesche personalità, nella parte del Duca Alfonso Maria di Sant'Agata dei Fornari che pretese di passare con la sua automobile di rappresentanza per gli stretti vicoli del quartiere occupati dalle masserizie, dalle sedie, dalle poltrone e dai fornelli degli abitanti dei bassi.

sabato 31 ottobre 2015

La congiura di Roma e la sconfitta della democrazia.


La maggioranza dei Consiglieri comunali di Roma ha presentato le dimissioni determinando automaticamente lo scioglimento dello stesso Consiglio e la decadenza del Sindaco dalla carica di primo cittadino che adesso commenteremo. Questo il fatto singolare di ieri sera.
Non entriamo nel merito di chi ha ragione o torto. Prendiamo atto, viceversa, del metodo scelto per conseguire il risultato dello scioglimento del Consiglio comunale in una forma che dire non istituzionale è il minimo.
Noi siamo convinti che ieri sera la politica romana abbia toccato il fondo. Mai si era visto un caso come quello delle dimissioni della maggioranza dei Consiglieri comunali di Roma per mandare a casa un Sindaco. Mai. In tutta la nostra Galassia mai si era verificato il caso del Sindaco di una capitale che viene estromesso contro la volontà popolare dalla sua carica. Né su Marte, da dove sembra sia venuto Marino, né su Urano o alcun altro pianeta del Sistema Solare. A Roma invece si. Come si dice a Roma “se po fa'”.
Far entrare il notaio, che ha autenticato le firme di 26 Consiglieri per far decadere il Sindaco, in una vicenda politica è la fine della democrazia. I 19 Sigg. Consiglieri del Pd romano e altri 7 di altri partiti di destra, che si sono accodati ai primi sul totale di 48 consiglieri, è il più colossale e vergognoso inciucio tra politici e partiti di differente schieramento che si sia mai visto in Italia dall’età del bronzo.
Alla democrazia, basata sul confronto delle idee e nelle sedi istituzionali di fronte a una assemblea di eletti, si è scelta la soluzione di una sede privata utilizzata da estranei che decidono senza confronto in modo massone. A una politica che discute e decide dentro un’aula assembleare si è preferita una “non politica” che di nascosto in luoghi bui impone decisioni antidemocratiche.
L'«accoltellamento» politico del Sindaco è stato premeditato. Nelle segrete stanze di una squallida saletta di partito è stato deciso di copiare Bruto e Cassio. Qui a Roma gli indigeni se ne intendono di estromissione violenta dal potere. Diciamo che ci sanno fare e riescono ad essere efficaci. Dunque, si è trattato di un delitto. A morire però non è stato Marino ma, fatto più grave, la Democrazia. D'ora in poi tutto sarà diverso. Non si potrà più parlare di democrazia dopo averla ammazzata. Se questo non è stato un atto di arroganza politica del Pd diteci quando si ha un atto di arroganza.
Naturalmente per rendere l’evento possibile c’è stata la connivenza di altri per giunta di avversari politici. Grande intesa tra sinistra e destra sull’accoltellamento per poi accapigliarsi sull’eredità. E’ mancata solo la mortadella per concludere la vicenda in una farsa.
Attenzione. Non vorremmo essere fraintesi. Noi non siamo né sostenitori di Marino che abbiamo criticato pesantemente più volte né, a maggior ragione, del Pd romano o della destra fascista romana. Al contrario. Noi pensiamo che il vero male della politica romana siano proprio le Signore Consigliere e i Signori Consiglieri del Pd che, sommati al vuoto politico ed etico dell’intera destra politica romana, producono da sempre il virus di quelli che Cantone ha chiamato anticorpi. E questi “anticorpi”, ormai famosi e introvabili in grado di far diventare Roma come Milano, se ci sono, si trovano nascosti da qualche parte o meglio sono scappati via per il pericolo dei “corpi”, quelli contundenti e appuntiti come solo gli autocrati prevaricatori sanno maneggiare con cura. Dunque, non siamo più a Roma ma ad Ankara. Bene a sapersi. Ce lo ricorderemo quando si voterà la prossima volta.

giovedì 29 ottobre 2015

Le vere ragioni del caso Marino.


Dopo le dichiarazioni di Raffaele Cantone, Presidente dell'Anticorruzione, che ha detto a chiare lettere che "oggi Milano è la vera capitale morale d'Italia e che Roma è una città terzomondista che non ha anticorpi", ci sembra inevitabile ritornare sul tema delle responsabilità di chi ha dequalificato Roma fino al punto di farla considerare una città da terzo mondo.
Partiamo da un fatto importante. Sembra che il Sindaco di Roma abbia intenzione di ritirare le dimissioni. Molti romani e molti Sigg. Consiglieri del Consiglio comunale non sono d’accordo con questa ipotesi. Facciamo chiarezza al riguardo.
E’ noto che il problema «Sindaco di Roma» non è il Sindaco di Roma. Scusate la provocazione linguistica ma temiamo che ci siano delle volontarie e bugiarde intenzioni di molti politici romani di voler depistare il caso. Noi in precedenza avevamo fatto l'ipotesi corretta che a rovinare Roma sono stati, tranne poche eccezioni, i Sigg. Consiglieri comunali di Roma, in particolare quelli del Pd. A questo link un post che conferma quanto detto a suo tempo.
La rovina di Roma non è Marino, per la semplice ragione che l’attuale Sindaco dimissionario non ha rubato nulla, non ha commesso alcun reato ed è uno dei pochi romani onesti e corretti in circolazione nell’Urbe. I veri responsabili della rovina di Roma sono la stragrande maggioranza dei Sigg. Consiglieri comunali di quasi tutti i partiti, in cima ai quali ci sono quelli del partito di Marino, ovvero del maleodorante Pd, che lo hanno ostacolato sempre e in più modi. Che adesso tutti scoprano che al Comune di Roma ci sia stato e continua ad esserci un gigantesco problema di tenuta etica ci fa sorridere. Noi l’abbiamo denunciato sempre da questo blog e quando ancora non c’era nemmeno l’ombra dell’intervento della magistratura. Era facile intuirlo. Vista l'assenza totale di efficienza nei servizi, noi ci siamo sempre chiesti dove siano andati a finire i relativi finanziamenti? Ovvio che sono stati distratti. Adesso è facile dire che sono tutti ladri. Noi siamo stati soli, con voce inascoltata, nella denuncia di questi eventi. Che i 19 sfrontati consiglieri comunali del Pd di Roma abbiano la faccia tosta di voler far intendere che il responsabile politico unico del disastro etico-amministrativo e politico sia l’onesto Marino è una colossale menzogna e un inutile tentativo di depistare i fatti, che nessuno accetta. I cittadini romani non sono stupidi e non bevono le fandonie dei loro eletti. Solo i Sigg. Consiglieri romani lo lasciano trasparire ma, siamo sicuri, che nella solitudine della loro coscienza non ci credono nemmeno loro. In poche parole siamo alla farsa, perché si sta manipolando la realtà in modo brutale e scellerato. Eppure la farsa continua. Alla sfrontatezza dei componenti del Consiglio comunale non c’è limite. La colossale faccia tosta dei molti membri del Consiglio comunale di prendere in giro i cittadini di Roma è di pessimo gusto e lascia trasparire che anche in futuro sarà sempre così, come prima e più di prima. D'altronde lo ha ribadito il magistrato Cantone che "Roma non ha anticorpi". Nessun partito ha fatto autocritica. Rozzo e primitivo modo di fare politica a Roma.
Noi abbiamo sempre accusato il Sindaco Marino di incapacità nell'amministrare Roma. E lo confermiamo a tutt'oggi. Non ha saputo risolvere nessun problema dei trasporti, né dei servizi, né della viabilità, né del buon funzionamento dei controlli amministrativi, né di far lavorare in strada i vigili urbani, né di bloccare il vizietto della tangentina verace, alla romana, cioè nascosta nelle mutande, né delle municipalizzate Ama/Acea/Atac/MetroRoma/ ecc. Niente di niente. Si è dedicato principalmente, pensate un po', alla pedonalizzazione dei Fori, alla costituzione dei registri delle Unioni civili, ecc., tutte decisioni che avrebbero potuto aspettare di fronte alle emergenze primarie che riguardano la vita quotidiana dei cittadini.
Di rimando il Sindaco non ha fatto nulla per dimostrare che le cose non siano andate come le abbiamo dipinti noi. Allo stato attuale la nostra posizione è limpida e trasparente, addirittura pedagogica, e cioè: nonostante tutto e malgrado la pessima qualità dei titolari del mandato comunale che dovrebbero collaborare con la Giunta, il Sindaco Marino, a nostro parere, rimane l'unico soggetto, peraltro investito dal voto popolare, in grado di poter aiutare la città. Pertanto, deve continuare ancora la sua opera di pulizia all’interno dell’Amministrazione capitolina, che è una specie di formicaio della corruzione, applicando le norme di legge relative alla correità dirigenziale e dei funzionari di tutte le divisioni del Comune, licenziando (naturalmente con le prove) tutti coloro che si sono macchiati di atti immorali e illeciti. Poi si dovrà dimettere, ma per ancora un anno circa non lo deve fare. Il Giubileo non lo permette. Un Commissario governativo al suo posto non farebbe che aggravare la situazione della città che è in uno stato di drammatica infermità sul piano amministrativo, etico, politico e soprattutto di immagine nel mondo. Detto questo facciamo notare alcune assurdità che abbiamo notato a proposito della vicenda delle dimissioni e che nessun giornale ha mai affrontato.
La prima riguarda i famosi 20 giorni di tempo che vengono dati al Sindaco che presenta le dimissioni per ripensarci. Possibile che nessuno abbia compreso che ciò è assurdo? Le dimissioni o si presentano e hanno validità immediata senza perdere un solo giorno di tempo o non si presentano. Questo fatto che la casta comunale romana possa ripensarci è immorale e rappresenta un regalo in più ai sindaci di Roma. Un «vero Sindaco» non commette imbrogli e se decide di dimettersi le dimissioni devono essere valide immediatamente. E’ una questione di serietà. Altrimenti è una farsa. Ma si sa che tutti questi cavilli sono stati formalizzati nel Regolamento per aiutare ancora di più i membri della casta politico-amministrativa.
La seconda assurdità riguarda sempre i fatti che stiamo discutendo, perché sembra che il Regolamento preveda che il Presidente del Consiglio comunale, davanti ad una richiesta del Sindaco di convocare il Consiglio comunale per avere la fiducia, abbia 20 giorni di tempo per farlo. Ecco che spunta sempre lo stesso numero magico «20». Venti giorni di tempo per convocare il Consiglio? E di grazia perché venti giorni e non subito? Chi dobbiamo aspettare per 20 giorni e perché dobbiamo perdere tempo? Come si vede ci sono troppi imbrogli che impediscono all’Istituzione comunale di funzionare.
Perché mai nessuno ne ha parlato? E soprattutto perché nessuno non ha mai presentato qualche richiesta di modifica? Tutte domande che non hanno bisogno di una risposta. La risposta ce l’hanno stampata sulla fronte quasi tutti i 48 membri del Consiglio comunale che Lor Signori non possono vedere, mentre i romani si. E non è poco. Te capì?

martedì 13 ottobre 2015

No, i sassi non si tirano dai cavalcavia.


Bene ha fatto la giornalista Monica Rubino che sul quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo "Sassi dal cavalcavia". In breve viene detto quanto segue: “Rabbia e sconcerto. Sono le emozioni provate da Maria Rosa Berdini di fronte al problema shock sul libro di fisica del liceo, quello che chiede di calcolare se un'auto viene colpita o meno da un sasso lanciato da un cavalcavia, segnalato da un genitore su Facebook". Maria Rosa ha letto l'articolo e ha scritto al giornale facendo presente che quello che è accaduto a sua sorella è un fatto disumano che non dovrà mai più ripetersi".
Questi i fatti. Noi abbiamo preso atto della querelle e siamo rimasti "di sasso". Rabbia e sconcerto è stata la nostra sensazione per il “tiro al bersaglio”, non si capisce bene se all'auto o all'insegnamento della fisica o a entrambi. Bene comunque ha fatto la giornalista a scrivere l'articolo e denunciare la vicenda perché, a nostro parere, finalmente la si farà finita una volta per tutte con questi benedetti, antipatici e difficili problemi di fisica oggi e, speriamo, anche con i problemi di matematica domani. Entrambi hanno il difetto di far soffrire gli studenti. Diciamo la verità non se ne poteva più con lo strapotere dei docenti di fisica e di matematica di imporre questa “pessima abitudine” di far risolvere problemi agli studenti. Gli inglesi, che con il problem solving vanno d’amore e d’accordo da una vita, non avrebbero sicuramente mai pubblicato un testo come quello incriminato. Perché loro amano i ragazzi e non li caricano mai di esercizi, mentre noi italiani non li amiamo tant'è che imponiamo di risolvere problemi inadeguati e di cattivo gusto mentre dimostriamo di voler loro bene perchè permettiamo di vedere i videogiochi, almeno quelli più violenti, il cui obiettivo è uccidere persone investendole con l'automobile.
Questi problemi sono diseducativi per i nostri giovani in quanto possono far venire il senso di emulazione del fatto, trasformando in maniera pedagogicamente rischiosa la didattica in modo tale da trasformare degli innocenti in potenziali assassini. E che capperi! Ma non c'è solo questo a far preoccupare i genitori d’Italia. Pensate un po' cosa potrebbe accadere in futuro se non si rimuovesse il problema dal libro incriminato. L’immagine sopra mostra il testo. Come si può comprendere il sasso “è lanciato” (verso terra) a una velocità di 1,8 m/s, mentre sta sopraggiungendo un’auto. Già la sola lettura fa accapponare la pelle. Si parla chiaramente e in modo intenzionale di un lancio (s’intende “con la mano”) con l’esplicita e colpevole intenzione di colpire l’auto che sta viaggiando a una velocità che “a naso” sembra quella giusta per essere colpita. E nulla si dice del sasso. Chi può escludere che si tratti di una pietra di 20 kg, ovvero di un masso, che colpendo l'auto potrebbe provocare la morte non solo del guidatore ma anche dei passeggeri che trasporta? Dunque, ci sono da un lato elementi forti di preterintenzionalità a colpire (leggasi a uccidere) e dall’altro il dichiarato disegno di un progetto volto a creare un crimine. Anzi non uno ma cento crimini se i professori che usano tale testo sono molti e sparsi in tutta Italia. Non si può sottovalutare neanche che c’è il fine dichiarato di “colpire l’auto”. Mica il proposito è quello di schernirsi dicendo che poi nella realtà lo si discute per scherzo, perché non risulta che l’obiettivo didattico che il professore si propone di conseguire con l’insegnamento della disciplina sia "lo scherzare". A scuola non si scherza, soprattutto “coi sassi” quando ci sono seri rischi che si possono produrre disastri, quanto meno colposi.
Il problema fa parte della cinematica che, com’è noto, si disinteressa delle sue cause. Il bello è che nello stesso libro, nel capitolo della dinamica, si presentano problemi analoghi con l’aggravante che lì si discute proprio delle cause dell’urto tra il sasso e l’auto. Dunque al danno si aggiunge la beffa, perchè oltre al fatto cinematico in sé stesso c’è anche la reiterazione dell’illecito che il fenomeno viene discusso anche dinamicamente, con l’analisi delle cause che producono l’incidente. Se tutto questo non è intenzionale, diteci voi quando c’è l’intenzione.
Ancora, in dinamica ci sono problemi dal testo di inaudita pericolosità come per esempio quello che riguarda un acrobata che si lancia nel numero di un giro della morte in bicicletta all’interno di un anello verticale. La domanda imprudente che il testo pone è qual è il minimo valore che deve raggiungere la velocità della bicicletta per rimanere in contatto con la pista nel punto più alto dell’anello? E se allo studente venisse in mente di verificare questo fenomeno fisico rischiando conseguenze gravi come la mettiamo?
Stessa situazione potrebbe accadere con un problema di idraulica quando si chiede in quanto tempo una diga, come quella del Vajont, si svuoterebbe se dovesse allagare un intero paese sottostante posto in pianura a una distanza specificata.
E con i cannoni come la mettiamo? Quanti problemi trattano il tema dello sparo di un cannone (ma anche di una pistola e di un fucile) o addirittura dell’aereo che sgancia una bomba (voce del verbo sganciare, cioè lanciare intenzionalmente un oggetto da un aereo; da un treno nelle carrozze una volta si poteva leggere in tre lingue che era espressamente vietato) in cui si chiede quanto tempo impiegherà un proiettile sparato dal cannone per colpire il Campidoglio (palazzo comunale di Roma) durante una riunione dei Sigg. Consiglieri comunali dell'Urbe che, è a tutti noto che sono personalità dall'alto senso civico? A parte il rischio della salute dei consiglieri comunali come la mettiamo poi con i risarcimenti? Chi dovrebbe pagare i rimborsi in questo caso? Forse chi ha premuto il grande grilletto del cannone? Oppure l’azienda che ha costruito il cannone? E chi ha trasportato il cannone in quel posto è correo? Non dimentichiamo che gli USA superarono le ultime resistenze del Giappone sganciando due bombe termonucleari su Hiroshima e Nagasaki con conseguenze nefaste. Che facciamo incitiamo allo sterminio radioattivo i nostri giovani?
Di questi problemi ce ne sono a bizzeffe nei libri di fisica. Bene, è venuto il momento di evitare rischi ai nostri giovani non permettendo ai docenti di scegliere libri di testo che contengono questo genere di problemi. Anzi, proponiamo una nuova versione (questa volta benevola) di Inquisizione, che ogni anno si proponga di indagare e punire, mediante un apposito tribunale (con una sentenza che magari non riconosca ai docenti i famosi 500 euro di bonus renziano sull’aggiornamento), i sostenitori di teorie didattiche favorevoli al problem solving considerate favorevoli all'ortodossia (eretica) che considera necessario proporre problemi di questo genere. In verità a tagliare il bonus ci riuscì per primo il Ministro del Tesoro del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, che cassò di netto la decisione del precedente governo Prodi di dare cinquanta euro per anno per acquisto di libri agli insegnati. Quindi la Nuova Inquisizione potrebbe avere il via libera senza molti problemi.
Un ultimo motivo per essere decisamente a favore della tesi sostenuta dal giornale La Repubblica - che ha pubblicato l'articolo, s'intende, non perchè la casa editrice incriminata fa parte della galassia Mondadori, sua storica rivale - è che gli studenti, con la risoluzione di questi problemi, sarebbero costretti a impegnarsi troppo nello studio e quindi sarebbero svantaggiati nell’apprendimento perché non troverebbero più i giusti ed equilibrati stimoli nello studio di tutte le discipline, stressandone le capacità e realizzando contro-obiettivi didattici ed educativi. Non è inutile, quindi, il moralismo che potrebbe emergere dalla critica di questa didattica che impedisce agli studenti di vedere l’apprendimento in maniera ludica, gradevole e, in fin dei conti, facile.
Dimenticavamo di dire che il problema, in fondo pagina, mette tra parentesi la risposta [no] alla domanda; cioè, nonostante la precisione del lancio del sasso l’auto non verrà colpita. Fiuuuh! Meno male, ci siamo detti, almeno non c'è lo scontro!
Per coloro i quali volessero sapere come si risolve il problema, diciamo che basta calcolare i due intervalli di tempo impiegati dai due oggetti in moto: 1)dal sasso nel cadere per terra risolvendo l’equazione di secondo grado nell’incognita t, data dalla legge di caduta galileiana (h=vo.t+1/2gt^2); e 2)dell’auto a percorrere la distanza esistente dalla sua posizione iniziale alla verticale del cavalcavia a velocità costante di moto rettilineo uniforme, sempre con t incognito ma questa volta con un'equazione di primo grado (s = v.t). La condizione che deve essere soddisfatta è che se i due tempi coincidono (ovvero sono uguali) allora ci sarà lo scontro. Se i due tempi, viceversa, saranno differenti è possibile una delle due eventualità: o che l’auto arrivi prima o dopo che il sasso tocchi terra. Naturalmente qui non viene tenuto conto dell’altezza dell’auto dal suolo, né da attriti tra le ruote e l’asfalto e neppure della resistenza del mezzo al moto di entrambi gli oggetti.
Commentiamo la soluzione. Il tempo impiegato dall’auto a percorrere la distanza s=82 m si ottiene dalla legge del moto rettilineo uniforme (m.r.u.) e cioè: t=s/v dove v è la velocità costante dell’auto di 125 km/h, ovvero di 34,72 m/s approssimata per difetto alla seconda cifra decimale. Dunque t1= 82/34,72=2,36 secondi. L’auto pertanto impiega 2,36 secondi per percorrere gli 82 metri che la separano dal cavalcavia. Adesso calcoliamo l’analogo intervallo di tempo impiegato dal sasso nella sua caduta da un’altezza h di 12 metri partendo non da fermo (altrimenti non l’avrebbero “lanciato” ma lo avrebbero “lasciato cadere”) con velocità iniziale vo=1,8m/s. Dalla legge del moto rettilineo uniformemente accelerato (m.r.u.a.) h=vo.t + ½ g.t^2 sostituendo ad h=12m, a vo=1,8m/s e a g=9,81m/s^2 e risolvendo l’equazione di secondo grado t^2 + (2vo/g).t – (2h/g)= 0 otteniamo t2=1,40 secondi. L’altro valore di t è negativo e uguale a -1,77 s che non ha chiaramente significato fisico e conseguentemente viene scartato. Dunque, il sasso impiega 1,40 s per percorrere il tratto verticale di altezza 12 m. Siccome il tempo di caduta del sasso (t2=1,4s) è inferiore al tempo di spostamento dell’auto (t1=2,36 s) vuol dire che prima arriva il sasso e dopo un intervallo di tempo (Dt=2,36-1,40)=0,96s arriva l’auto. L’urto non ci sarà e l’auto non sarà colpita. La distanza percorsa dall’auto durante la caduta del sasso è : d=v.t2=34,72 . 1,40=48,61 metri, cioè gli mancano (Ds=82-48,61)=33,39 m per arrivare al cavalcavia. Il sasso cade a velocità crescente perché il moto è rettilineo uniformemente accelerato (m.r.u.a.), con accelerazione costante di g=9,81 m/s^2. La sua velocità quando tocca terra è : Vf=g.t2=9,81 . 1,40=13,73 m/s crescendo dalla velocità iniziale di lancio di vo=1,8 m/s fino a quella finale di Vf=13,73 m/s quando tocca l’asfalto. Concludiamo con i grafici dei moti dei due corpi che riassumono visivamente tutte le caratteristiche dei due moti inseriti alla fine della pagina.
A proposito, ricordiamo che anche Galileo Galilei ha delle macchie (non solari) sulla coscienza da farsi perdonare, perché aveva il vizietto di far cadere dalla Torre di Pisa sassi di diverso peso e di diverso volume sul terreno per misurare i tempi di caduta. E se durante i suoi esperimenti fosse passato sotto la verticale un pisano? A parte la gioia dei fiorentini, bisognerebbe segnalarlo al Ministro della P.I. non solo per bruciare il libro di testo in questione ma, soprattutto, per far rimuovere il nome del grande pisano dall’albo dei Grandi della scienza. Così impara a essere stato il pioniere del problem solving in Italia. O no?

lunedì 12 ottobre 2015

Tra dimissioni romane e anemie spirituali.


Visto il continuo malaffare della politica romana, sarebbe “cosa buona e giusta” dire che a Roma c’è anche un terzo attore che ultimamente si sdoppia in una versione autenticamente pastorale e pulita e in un’altra piena di ombre e di modi cardinalizi. La voce della cattolicità a Roma si presenta ultimamente in maniera contrapposta. Sarebbe opportuno chiarire come stanno le cose. Vediamo di farlo brevemente. A cosa ci riferiamo quando parliamo di attori che calcano la scena della politica romana? Nella capitale italiana il gioco politico è sempre stato sporco. Tacciamo di cosa fu la politica romana prima della nascita della Repubblica e concentriamoci solo sul dopo. In settant'anni circa non si ricorda mai nè uno scatto d'orgoglio della classe politica della Capitale, nè una unità di intenti di tutte le forze politiche presenti in Campidoglio in relazione alla questione etica. Gli schieramenti politici di sinistra e di destra non si sono mai parlati, né si parlano e molto probabilmente non si parleranno mai. La ragione sta nel fatto che la classe politica del “dopo Liberazione” a Roma è stata condizionata dalla presenza di un Pci dai costumi oseremmo dire luterani che in un certo senso ha fatto da traino morale imponendo a tutti attenzioni adeguate che non si commettessero reati nel mondo politico. D’altronde a destra c’era un Signore che si chiamava Almirante che per quanto sviluppava tesi di destra filofasciste era più che presentabile e spesso nei costumi era della stessa tempra del comunismo di allora. Della DC del tempo tacciamo per carità di Patria. Questo comportava come conseguenza l'accettazione di un patto non scritto consistente nel fatto che gli imbrogli si potevano fare solo alla condizione che l'imbroglio fosse "piccolo", in maniera tale che avrebbe potuto essere digerito "facilmente" senza lasciare traccia e conseguenze macroscopiche. Potremmo fare molti esempi a questo proposito ma ci asteniamo perché poco interessanti nell'economia del discorso. Adesso le cose sono diametralmente opposte. Adesso si pensa solo in grande. Nessun politico romano si mette in gioco per cifrette da poche decine di migliaia di euro. Con stipendi, vitalizi e prebende sostanziose varie che vengono elargiti con piacevole nonchalance dalla politica dell’imbroglio ci pensano le istituzioni locali a votare - dai comuni, alle province fino alle regioni - norme vergognose con le quali si distraggono milioni di euro dalle casse pubbliche. Adesso se un imbroglio deve essere eseguito si dà mano libera ai "professionisti del l'imbroglio" che sono presenti in tutti i partiti con avvocati e tecnici conoscitori del mondo di mezzo, di giù e di sù. Oggi dopo che sono venuti alla luce gli imbrogli penalmente rilevanti di mafia capitale tutti accusano gli altri di essere degli imbroglioni salvando dal terremoto solo se stessi. Ci si mette anche il Cardinale Vallini, vero e potente capo della spiritualità romana e vice di Bergoglio a Roma, che dice "c'è anemia spirituale a Roma". Ma come? Per lustri con Berlusconi al governo le parrocchie di Roma tutte governate e dirette da lui con modalità ruiniane hanno alimentato il mercato dei voti elettorali promettendo a volgari mercanti del centrodestra e a rampanti politici di fiori di campo, che hanno avuto anche il seggio di Sindaco, voti a palate infoltendo gli apparati filoberlusconiani della politica legati a doppio filo con il potente credo ruiniano e adesso, e solo adesso, ci si accorge dell'anemia spirituale? Ma quanti smemorati dobbiamo ancora sopportare qui a Roma, dove il nepotismo impera come e più di millenni fa?

venerdì 9 ottobre 2015

Le dimissioni forzate del sindaco di Roma.


Il sindaco Marino si è dimesso. Le dimissioni sono irrevocabili? La legge dice che ha 20 giorni di tempo per ripensarci. Conoscendo il soggetto non sottovaluteremmo questa possibilità. Con Marino se ne va uno strano esemplare mai visto dal 753 a.C. ad oggi di primo cittadino onesto ma incapace. Probabilmente con le nuove elezioni vedremo all'opera un sindaco opposto a Marino e cioè un primo cittadino capace ma disonesto. Ci chiediamo per quale sventura a Roma non sia possibile avere un sindaco contemporaneamente onesto e capace!
Ma pensiamo all'oggi e consideriamo avviata la procedura del rinnovo del Consiglio comunale con delle nuove elezioni. Cosa succederà adesso? Noi - rari cittadini romani che non facciamo parte di quel “mondo di mezzo” della romanità rozza e primitiva che ogni giorno critica per ragioni di sola appartenenza ideologica - non apparteniamo a coloro che non hanno incertezze nel processo di appartenenza partitica e si mostrano difensori della romanità a tutti i costi. Più trascorre il tempo e più siamo impotenti nel decidere a chi dare il proprio voto alle elezioni a sindaco. Si avverte un desolante e vergognoso vuoto etico intorno alla politica romana che fa venire il voltastomaco. Proprio per questo nutriamo dubbi seri e fondati che un'altra orda di mascalzoni politici sta per attaccare la città. Temiamo il peggio nonostante auspichiamo il meglio per questa città.
Certo il prossimo sindaco di Roma dovrà essere diverso dai predecessori altrimenti per la capitale sarà la fine. Già la sua reputazione a livello locale, nazionale e internazionale è ai minimi termini figuriamoci poi se dovesse prendere il potere una nuova giunta Alemanno o un'altra consorteria legata a questo Pd romanesco e aetico, colto con le mani nella marmellata della finanza comunale più volte. Pensiamo al meglio ma teniamoci forti perchè si può andare ancora peggio.
Ebbene immaginate cosa si sta preparando adesso nelle cucine dei vari partiti. Orde di incalliti lestofanti della politica municipale stanno affilando le lame dei loro coltelli per succedere all'incapace ma onesto Marino. Il rischio è che si passi dalla padella alla brace. Adesso tutto passa per le mani dei romani. Vedremo se nell'urna avranno uno scatto di orgoglio e cambieranno in meglio oppure certificheranno definitivamente che il vero cancro di Roma non sono i Marino ma sono proprio loro, gli indigeni che conoscono bene il mondo “di mezzo, di sopra e di sotto”. Temiamo più la seconda ipotesi che la prima. Conosciamo di che pasta è fatto il bosco e il sottobosco della politica romana.
Il PD finalmente potrà ritrovare l'unità politica perduta se mai ne avesse avuta una. I colonnelli del partito della sinistra romana con i loro sodali di Sel e del mondo dei centri sociali e dei predatori della sinistra verde-arancione sono sul piede di guerra perchè intravvedono la possibilità del loro ritorno al vero potere in Campidoglio e riproporre la solita caotica minestra del peggior sinistrismo senza più il pericolo di un Marino che aveva buttato fuori tutti i centri parassiti di spesa in mano agli indigeni. I marescialli della politica della destra romana, peraltro inaffidabili “a prescindere”, dopo la forzata astinenza dal potere municipale, stanno preparando l'assalto alla diligenza con truppe quanto mai coese che vanno dal neofascismo casareccio a quello oltranzista, dal populismo leghista intransigente ai battaglioni meloniani e gasparriani di un ex-Msi sbiancato con la complicità del condannato Berlusconi. Il movimento 5 Stelle sta preparandosi a formare il suo *esercito di liberazione*, con a capo non si sa quale condottiero e con non si sa con quale stato maggiore che dovrà combattere contro tutti : truppe piddine-vendoliane da una parte e battaglioni della destra sociale dall’altra. Insomma la partita di calcio sta per cominciare e le curve sud e nord si stanno preparando. Come da copione i tifosi di sinistra e di destra si stanno armando con le armi proprie e improprie del nepotismo e delle tribù di tifosi di calcio rossi e neri, tutti con un obiettivo: riprendersi la gallina dalle uova d'oro del Campidoglio per alimentare le decine di migliaia di dipendenti comunali (vigili urbani, masse di scansafatiche delle municipalizzate, piccoli commercianti abusivi al dettaglio e ristoratori di osterie romanesche) che in maniera parassitaria non vogliono lavorare e pretendono per giunta la contropartita per il loro sostegno politico.
Ne vedremo delle belle. Quello che ci sconforta di più è che non vediamo all'orizzonte nessuna Pulzella d'Orleans e nessun mutamento di coscienza a favore di una politica municipale in grado di coniugare etica e buona politica a favore dei cittadini.

sabato 26 settembre 2015

La Catalogna tra secessione e conflittualità.


In Catalogna, a breve, ci saranno le elezioni regionali. Sembra che la maggioranza assoluta dei catalani sia per l’indipendenza di questa bella e importante regione della Spagna. Una notevole fetta dei catalani la chiamano legittima aspirazione all’indipendenza. Anche noi, in Italia, abbiamo avuto a che fare con un tentativo di secessione all’italiana di una parte del paese che voleva prendere il nome di Padania. Sappiamo come è andata a finire. "Io non credo. La Catalogna però è bella". Sono queste le parole che il comico Maurizio Crozza avrebbe potuto far dire al personaggio Razzi durante una sua interpretazione comica. Fuor di metafora diciamo con convinzione che la Catalogna è bella finchè appartiene alla Spagna. Fuori di essa la Catalogna sarebbe un'entità nuova, da definire e soprattutto da scoprire. Chi ci dice che i catalani indipendenti sarebbero migliori? E se fossero invece peggiori? Prendiamo per esempio la ex Cecoslovacchia. Formata da cechi e slovacchi all’indomani della caduta del muro di Berlino hanno deciso in comune di separarsi. Lo hanno fatto insieme, condividendo la scelta, e adesso vivono in pace e d'accordo. Invece Catalogna e Spagna non hanno fatto alcun accordo. Anzi, al contrario, c'è il tentativo di imporre uno (la Catalogna) all'altro (la Spagna) una decisione che l'altro non condivide. E le imposizioni non sono mai cosa buona e giusta. D'altronde se si concedesse condivisione di scelta a tutti in Europa avremmo non più 51 nazioni o Stati indipendenti come adesso ma 5000 staterelli che produrrebbero babilonie di problemi senza risolvere alcunché. Non parliamo poi del fatto che una tale decisione sarebbe incostituzionale in Spagna e dunque sbagliata in partenza con un peccato originale difficilmente accettabile dalla comunità internazionale. Dunque noi non capiamo la testardaggine dei catalani a perseguire un disegno di secessione che sicuramente porterebbe moltissimi guai a questa popolazione che attualmente ci è simpatica ma che, se si dovesse verificare una decisione forzata di secessione lo anticipiamo, a noi i catalani non sarebbero più simpatici. Se i catalani vogliono separarsi allora devono seguire la via maestra della legalità. Prima si modifichi la Costituzione spagnola prevedendo la secessione. Poi si faccia un referendum per invitare tutti i cittadini spagnoli a esprimersi sulla richiesta e dopo aver vinto il referendum possono procedere pure alla separazione. Altrimenti è un atto deliberatamente ostile e illegale con tutte le conseguenze del caso. Piuttosto, facciano approvare dal Parlamento spagnolo una maggiore autonomia ma la smettano di fare i bambini che vogliono a tutti i costi che il papà compri loro il giocattolino pericoloso con cui farsi male. Noi la pensiamo così.

venerdì 25 settembre 2015

Da Halloween a Pulcinella.


Sembra che il senatore leghista Roberto Calderoli, ex-ministro alla “semplificazione”, nella polemica sulla riforma costituzionale con la ministra Boschi, sia diventato un sostenitore della “complicazione” dei lavori parlamentari. Nella spinosa faccenda degli 82,5 milioni di emendamenti presentati in un Dvd per la discussione della legge di Riforma costituzionale, dall’ex-ministro ci si attendeva qualcosa di più intelligente. Diciamo la verità, il suo espediente non solo non risolve nulla ma complica ancora di più la già contorta faccenda dei lavori parlamentari. Ma si sa che l'intelligenza non si può comprare a ettogrammi dal salumiere. D’altronde il distopico senatore Calderoli ha più frequentazioni con i protagonisti del romanzo formale orwelliano che con quelli pragmatici dickensiani. Il fatto è che quando da ministro si propose di semplificare il sistema di leggi italiane votate dal Parlamento per delegiferare fallì clamorosamente nell'intento. Il perchè lo ha rivelato lui stesso che in quel periodo era interessato più alla sua legge elettorale che chiamò “porcata elettorale” che al resto della sua attività semplificatrice. Ebbene vedere un senatore della Repubblica che, con spavalderia da pistolero messicano, si vanta di essere riuscito nel suo Guinness dei primati di avere depositato ben 82,5 milioni di emendamenti non è che si possa rimanere sereni pensando di che pasta è fatto il nostro Parlamento nazionale! D’altronde gli emendamenti sono stati prodotti mediante un algoritmo matematico, che è riuscito a produrre da un solo periodo 82,5 milioni di varianti, sfruttando tra l'altro come differenza tra loro l’uso di una o più virgole presenti nelle frasi. La cosa che colpisce è che il Nostro non solo non si vergogna di inserire in una attività seria come quella del delicato lavoro legislativo la stratosferica cifra di 82,5 milioni di asserti con virgole sistemate in modo irrazionale ma addirittura se ne vanta. Non bastavano i Razzi e gli Scilipoti adesso si aggiunge anche questo strano soggetto, metà serioso e metà baldanzoso, che crede che il Parlamento sia un teatrino nel quale vince chi è più furbetto nel bloccare i lavori. Purtroppo la decadenza del Parlamento italiano è iniziata un po’ prima di questa performance leghista. L'autore vero di queste porcate non è Calderoli ma il suo ex Capo di governo, Sultano di Arcore, noto criminale condannato con sentenza definitiva a 4 anni, poi con alcuni espedienti formali ridotti a meno di un anno, ai servizi sociali. Si tratta di quel Silvio Berlusconi che aveva più dimestichezza con le minorenni e gli scherzi da cucù con le corna fatte nelle foto ufficiali dei capi di governo europei, che con i provvedimenti legislativi del suo governo. Concludiamo queste brevi considerazioni come al solito ricordando che negli USA se un parlamentare avesse fatto come l'On. Calderoli non solo sarebbe stato licenziato in tronco come sarebbe giusto fare con persone che prendono in giro le istituzioni ma avrebbe anche dovuto rispondere davanti a un tribunale di “oltraggio alla legge”. Ma si sa che qui siamo in Italia. In USA hanno Halloween mentre in Italia abbiamo Pulcinella. Te capì?

giovedì 17 settembre 2015

Minoranza Pd dura e pura alla grillina.


La svolta grillina della minoranza Pd è ormai un fatto assodato. La cosiddetta minoranza del Pd dopo lo sbandamento, dovuto al successo elettorale di Renzi alle europee con il famoso 40,8 % di voti, sta cercando disperatamente di recuperare le “ragioni della politica” secondo usi e costumi da Prima Repubblica. Usciti dal Pd i due parlamentari naif antirenziani Civati e Fassina, la minoranza è riuscita a compattarsi con un programma e un metodo precisi: la contrarietà e l'ipocrisia. Scegliere pochi temi esattamente opposti a quelli del premier e far apparire che la democrazia è a rischio. Apparentemente si dichiara disponibile al confronto; in realtà sa che lo scontro è l'unica arma rimastale per evitare l'oblio. Ormai tutti hanno capito che alle prossime elezioni pochi avranno il contentino della candidatura sicura. Dunque, hanno deciso di non uscire dal Pd per evitare l’autoemarginazione e sopravvivere mediante l’apparenza di un confronto. Scartate le due possibilità di entrare in Sel o di presentarsi da soli, la minoranza del Pd sta lavorando ai fianchi il governo. Deve fare però attenzione a non prendere qualche uppercut perché alla cosiddetta “etica di sinistra” non ci crede più nessuno, soprattutto dopo le porcate che l’intero Pd ha fatto a Roma e dintorni. Loro, ovvero i duri e puri del Pd, quelli dell'etica "senza se e senza ma", si sono chiusi in un fortino e credono di dettare le condizioni al premier. Chiariamo che alcune loro ragioni sono valide. Purtroppo sono tardive. Questa storia che se non passerà l’emendamento della elettività diretta dei nuovi senatori la democrazia del Parlamento è a rischio è una colossale balla, perché noi non crediamo alla storiella che gli attuali senatori eletti direttamente siano al di sopra dei sospetti. Infatti, gli attuali senatori eletti direttamente dai cittadini - alcuni dei quali rispondono ai nomi di Berlusconi (addirittura espulso), Formigoni, Ghedini, Razzi, Scilipoti, etc. - non è che abbiano brillato per etica e competenze! Tutt’altro. Molti degli attuali senatori sono personaggi squallidi sotto il profilo sia etico, sia politico, sia specialistico. Razzi e Scilipoti per esempio sono l’unico esempio di parlamentari eletti direttamente nell’intero sistema planetario che fanno piangere per ignoranza e comportamento quando sono intervistati. Ma più squallida di questa coppietta siculo-abruzzese ci sono i senatori eletti direttamente nelle altre legislature che sono riusciti a caricare miliardi di euro sul bilancio dello Stato per i falsi rimborsi elettorali dei partiti. Tra l'altro il trio Berlusconi-Razzi-Scilipoti, ironia della sorte, è attualmente indagato nell'inchiesta per la compravendita di senatori. E poi la minoranza del Pd ha la sfrontatezza di dirci che è a rischio la democrazia! Il fatto è che Renzi non può accettare la loro proposta di modifica dell’art. 2 del progetto di nuovo Senato, perché altrimenti si azzererebbe il percorso di riforma. Il fatto equivarrebbe a una sconfitta del premier non solo sul piano dell'immagine ma soprattutto su quello programmatico e delle promesse. Dunque, lo scontro continuerà fino a quello decisivo della fiducia nella votazione finale del provvedimento. Alla minoranza non interessa modificare la non elettività dei membri del Senato. Alla minoranza interessa lo scontro perché solo così i componenti del gruppone avranno visibilità politica. Il loro dramma è che così facendo stanno copiando i Cinque Stelle : l'importante non è produrre le leggi di riforma; l'importante è apparire puri e duri. Finiranno come i Verdi o i Socialisti: cioè inessenziali ed emarginati, ovvero inutili.

lunedì 14 settembre 2015

Italiani e imbrogli: un’accoppiata trionfante.


I media riportano notizie gravissime a proposito della gestione dei patrimoni confiscati ai boss della mafia. Sembra che una pattuglia di giudici preposti a questo scopo siano sotto inchiesta perché sospettati di una gestione, diciamo così, un po’ allegra dei beni dei mafiosi. Non ci interessano i loro nomi. Ci interessa viceversa sottolineare che se anche i giudici sono indagati per qualche reato vuol dire che siamo arrivati al capolinea di un percorso granitico di amoralità, iniziato in modo sostanzioso col berlusconismo e ininterrotto fino ad oggi in cui tutti, in modo indegno, sono coinvolti nel vuoto etico della vita dell’intera nazione senza aver fatto nulla per evitarlo. In pratica non si salva nessuno. Politici, giornalisti, avvocati, magistrati, professori universitari, sindacalisti, manager e dirigenti pubblici, industriali di piccola e grande industria, chi più e chi meno, in questi anni hanno vissuto per arricchirsi in modo immorale e scorretto col concorso di politici senza scrupoli di tutti gli schieramenti. Di questi ultimi non ci sono più distinzioni da fare: politici di destra, di centro e di sinistra, di governo e di opposizione tutti uguali nella loro sete di denaro, sono riusciti negli anni passati e ancora oggi con leggi appositamente studiate a tavolino e votate in un colpevole silenzio, a creare le condizioni normative per il più colossale furto nazionale di ricchezza ai danni degli svantaggiati che mai nazione nell'intero sistema planetario abbia prodotto. Certo un furto se viene coperto da una norma legislativa non è più furto. Pertanto è bene che impariamo a prendere nota che si è trattato non di furto ma di applicazione accurata di norme. La pietanza in ogni caso è la stessa ed ha il medesimo sapore: sfruttare la propria carica e il proprio ruolo per accaparrarsi il massimo possibile! Ricordate tutti quei casi di sindacalisti e dirigenti regionali che sono riusciti a prendere pensioni d’oro fino a un massimo di novantamila euro al mese con un normale lavoro? Tutti hanno dichiarato che hanno sfruttato le norme di legge. Dunque, in questo paese tutto è possibile se si ha a disposizione un capo di governo prezzolato e disponibile. Ricordate quando si è toccato il fondo in cui la Camera dei deputati votò una mozione in cui si asserì che una minorenne, non certo dalla condotta irreprensibile, che allietava le serata di Berlusconi era la «nipote di Mubarak»? Non sappiamo quante pernacchie nel mondo siano state prodotte per questa scandalosa condotta del nostro Parlamento. Certo di sicuro c'è che siamo stati associati più ai Pulcinella che ai S. Francesco d’Assisi. Non bastavano gli scandali precedenti adesso si aggiungono anche quelli creati da magistrati che avrebbero dovuto inquisire e invece sono stati inquisiti. Cose da pazzi si direbbe in questi casi. Queste leggi, appositamente create per far guadagnare in modo scorretto chi non merita, riguardano praticamente tutti coloro che hanno potuto sfruttare leggine di inaudita immoralità in grado di capovolgere un imbroglio in una opportunità. Per esempio, che ne dite di quei sindacalisti che hanno accettato una promozione appena pochi mesi prima di andare in pensione per percepire un assegno sovrastimato da aumenti fittizi e contraffatti di salario permesso da industriali scorretti per un volgare e utilitaristico do ut des? Un esempio recentissimo fra i tanti. Nel mese di giugno di quest’anno, non il secolo scorso, il Senato nella sua autonomia approva una leggina ad hoc per i commessi di quest’aula. La leggina afferma che i commessi del Senato se hanno raggiunto i 57 anni (57 non 67 come è adesso la legge) possono, entro il mese di luglio del 2015, chiedere di andare in pensione con una decurtazione del 20% dell’assegno pensionistico che, in modo beffardo, verrà reintegrato al 100% nel momento in cui il dipendente conseguirà l’età di pensione prevista dalla legge nazionale corrente. I giornali non ne hanno parlato e la notizia è solo il passaparola di illusi o di arrabbiati che credono ancora in uno scatto di moralità della classe di governo o di improbabili rivoluzioni politiche. Tra questi spicca il nostro Presidente del Consiglio il quale, dietro le riforme costituzionali e facendo il finto tonto, nasconde una inaccettabile condotta di connivenza che crea ulteriore zavorra sul bilancio dello Stato, mediante dazioni immorali. Siamo di nuovo al punto di partenza. Cioè siamo di nuovo al capolinea di un percorso di immoralità che ha trasformato gli italiani onesti e puliti dell’inizio della Repubblica in lestofanti attuali che mettono al primo punto dei loro interessi il profitto, per giunta con l’imbroglio. Papa Francesco è stato l’unica autorità che l’ha denunciato con franchezza. Tutti gli altri sono correi.

giovedì 10 settembre 2015

Responsabilità e spregevolezza.


La decisione dei profughi siriani di realizzare un secondo esodo biblico, sicuramente più drammatico e difficile del primo attraversando mari e montagne, ha il pregio di aver fatto chiarezza nel panorama politico dei governi europei. In un solo colpo sono stati spazzati via miti e tabù che sopravvivevano da molto tempo in merito all'etichetta di "civiltà" guadagnata dalle nazioni europee nella loro storia. Della decisione tedesca di accettare unilateralmente centinaia di migliaia di profughi ci ha colpiti il significato e il modo con i quali è stata realizzata. Ecco il senso del ragionamento della donna più potente d’Europa, Angela Merkel, che lo ha concretizzato. Al Reichstag - nello stesso luogo dove Hitler fece discorsi esattamente opposti - la Cancelliera ha detto alcune cose che rimarranno memorabili nella storia d'Europa e scolpiti nella memoria di noi tutti che abbiamo assistito impotenti alla tragedia dei profughi tra i quali spiccavano, per la loro debolezza, vecchi e bambini. Noi le sintetizzeremo con tre parole: accoglienza, regole e integrazione. Molti potevano dirle queste parole ma solo lei le ha dette e sta facendo seguire i fatti. In un breve discorso alla nazione ha informato i sui concittadini che si assumeva per intero la responsabilità non solo di non respingere i profughi ma addirittura di invitarli a trasferirsi con fiducia nel suo paese (ne ricordiamo il nome corretto per non dimenticarlo mai come esempio: Bundesrepublik Deutschland) in copiose quantità nel quale saranno accolti con generosità, rifocillati con simpatia, sistemati in un primo momento per alcuni mesi in alloggi provvisori con tre pasti al giorno, due caldi e uno freddo, forniti di tutte le necessità e dopo verrano loro assegnate delle case con un sussidio in denaro per vivere decentemente in attesa di un posto di lavoro. Contemporaneamente le “regole” alle quali dovranno sottostare imporranno loro corsi di studio della lingua e cultura tedesca per essere successivamente integrati nella società a condizione di possedere i requisiti necessari. Carota e bastone; aiuti e regole; disponibilità e obblighi. Solo una grande statista poteva dire le cose che ha detto Angela Merkel. Crediamo di avere trovato finalmente in Europa un autentico e concreto Capo di governo che è riuscito a coniugare regole rigide e carità umana, generosità e coraggio ma anche vincoli severi e prospettive concrete di integrazione. Al contrario, e finalmente aggiungiamo noi, altre nazioni europee hanno buttato giù la maschera. Di questi paesi, che lasceranno sui loro popoli un marchio di infamia per la crudezza delle loro politiche di repressione, vogliamo sottolineare che non solo non hanno fatto accoglienza ma addirittura non hanno permesso se non con violenza il transito dei profughi chiudendosi nel fortino del loro giardino, nel bunker blindato del loro territorio. Una vera vergogna continentale che i loro antenati vichinghi e ugro-magiari non meritavano . Dal discorso di Angela Merkel dell’altro ieri l'Europa non è più la stessa. Il marchio del pregiudizio e della discriminazione si è impresso con forza sulle pelli bianche di molti europei. Un vero e proprio programma di difesa del loro cortile che ci fa vergognare di definirci tutti alla stessa maniera: europei. Non siamo tutti uguali. No. A questo punto sarà necessario rivedere le regole dell'UE per evitare che possano identificarsi come europei gente che non lo merita. Gli Adenauer, i De Gasperi, i Monnet, gli Schuman, gli Spaak, gli Spinelli e Altri a quest'ora si staranno rivoltando nella tomba.

venerdì 4 settembre 2015

Basta morti di migranti.


Spesso si dice che le immagini raccontino meglio di un testo una tragedia. In casi particolari un'immagine vale più di mille parole. Mentre le discussioni a livello europeo sul fenomeno drammatico dei migranti che vanno incontro alla morte procedono al rallentatore senza produrre decisioni, il flusso di persone che lascia la Siria e i paesi limitrofi in guerra, non solo non si arresta ma aumenta. Diciamo chiaramente senza se e senza ma che questo produce un tributo di morti che l'UE ha sulla coscienza.
La foto del bimbo che giace senza vita sulla spiaggia di Bodrum in Turchia racconta questo dramma inarrestabile al quale i leader europei hanno risposto con un egoismo squallido e, peggio ancora, con parole ipocrite e vergognose che nascondono il livello di mediocrità della intera classe politica a cui appartengono. C'è da vergognarsi di essere rappresentati nella famosa Unione Europea da capi di governo che sembrano nani, proprio sul loro terreno che è quello della politica. Ma più vergognoso di tutti ci colpisce il silenzio assordante della Nazioni Unite, la famosissima ONU, che in questo momento ha prodotto la più ignobile e vile ritirata che la storia ricordi. Li vogliamo nominare uno per uno perché non è giusto che passi tutto nel dimenticatoio. Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina e il loro eletto Segretario Generale, il pilatesco Ban Ki moon, con i rispettivi capi di governo stanno offrendo al mondo intero uno spettacolo di desolante viltà che annulla in un solo colpo i loro passati di civiltà per la manifesta e insopportabile avarizia di umanità e di nobiltà d’animo mostrata nei confronti dei più deboli e svantaggiati che sono i profughi di guerra.

Mentre quel povero bambino moriva nell’oscurità della notte le classi politiche di questi meschini paesi, che hanno il potere di veto all’ONU, mangiavano a ristorante probabili e costose porzioni di cibi e facevano copiose bevute di champagne. Un contrasto disgraziato e indegno tra ricchi e poveri, tra fortunati e sventurati, che ci hanno ricordato i precedenti storici delle loro società tradizionali di qualche secolo fa in cui masse enormi di contadini e schiavi venivano sfruttati fino alla morte. Una vera e propria follia collettiva infarcita di pochezza e di inanità ha caratterizzato finora l’ignavia di questi cinque politici che si chiamano, non dimentichiamolo mai, Obama, Cameron, Hollande, Putin e Xi Jinping. Cosa avrebbero dovuto fare questi inetti della politica mondiale? Semplice: avrebbero dovuto riunire il Consiglio delle Nazioni Unite e votare una risoluzione immediata con la quale dare mandato a una forza militare, formata dai loro esclusivi soldati, di eliminare le cause di questa migrazione, che è poi la ragione per la quale c’è questo esodo biblico. In altre parole i Cinque dopo avere reclamato il potere di veto all’ONU adesso si assumano le loro responsabilità. E' necessario che risolvano immediatamente il problema dell’esistenza di Stati canaglia e di fazioni bellicose che hanno prodotto i guai della colossale migrazione. I Cinque devono sapere che essi sono i veri responsabili di questo caos mondiale, prodotto dai loro interventi militari mediante il loro potere di veto all’ONU. Dunque, chi è causa del male altrui paghi il pegno della sua irresponsabilità. Ne abbiamo subite troppe da questa ONU che invece di fare gli interessi del mondo esiste solo per fare gli interessi dei Cinque.

lunedì 24 agosto 2015

Sfregi e disgusti a Roma.


“Disgust in Rome for new Godfather”. Che vordì? Vuol dire “disgusto a Roma per un nuovo Padrino”. Il Dizionario, alla voce disgusto asserisce: «Sensazione che offende il senso del gusto; nausea, ripugnanza fisica o morale». Stiamo parlando del caso Casamonica o, meglio, del caso del funerale di Vittorio Casamonica. Il caso è contemporaneamente semplice e nello stesso tempo da maneggiare con cura. Si tratta di una sfida, la sfida di un clan malavitoso che ha deciso, con il pretesto della morte del suo capoclan, di pubblicizzare la sua forza condizionatrice e dare un messaggio a tutti i cittadini di chi sono i Casamonica. Il fatto pericoloso, dunque, è questo e non altri. Prendersela con l'elicotterista che ha lanciato petali di rose sul feretro o con il parroco che ha celebrato il funerale ha poco senso. Che poi il parroco, don Giancarlo Manieri, novello Don Abbondio della chiesa di Don Bosco (la parrocchia che negò le esequie a Piergiorgio Welby), abbia un debole per il clan, questo lo hanno capito anche le pietre. D'altronde i "Don Bancomat", preti non certo operai ma operatori finanziari spudorati e senza scrupoli che si sono materializzati negli anni 2000 a Roma provengono tutti da quel quartiere che, tra l'altro, è annoverato paradossalmente come uno dei più sicuri di Roma, perchè probabilmente si trova sotto la protezione del clan. Ma il problema è un altro ed è quello che riconosciamo essere il più inquietante, e riguarda due soggetti: i partecipanti al funerale e il cardinale vicario del Papa per la diocesi di Roma, il laziale Agostino Vallini.
Per quanto riguarda il seguito al funerale si è visto chiaramente che non erano solo semplici familiari, addolorati per la morte del loro congiunto ma un vero e proprio esercito di supporter e vincolati. Si è trattato di una vera e propria manifestazione di potenza e di arroganza in cui le migliaia di sostenitori e di sostenitrici, non certo avvezzi ad usare i congiuntivi, hanno partecipato compattamente per ostentare la loro forza e per pubblicizzare il loro potere di condizionamento nel territorio. Lo ha dichiarato in tv il nipote del caro Estinto, dicendo chiaramente che questa è la loro cultura. Loro fanno così: punto e basta.
Per quanto inerisce invece al Capo del Vicariato di Roma la faccenda si fa veramente delicata. Questo Signore, laziale e molto sensibile alla romanità, è in pratica il Deus ex machina delle parrocchie di Roma. Tutto fa capo a Lui. Lui sposta i preti da una sede all’altra, nomina i parroci, designa i preti insegnanti nella scuole, decide tutto. Naturalmente ha i suoi metodi e i suoi quadri di valutazione, che sembra non brillino per equità e moderazione. Abbiamo già detto che è stato Lui a negare il funerale a Piergiorgio Welby ed è stato sempre Lui ad autorizzare il funerale a quel De Pedis della banda della Magliana. La bilancia di questo impenetrabile e potente cardinale non è ben tarata se è vero che da quando c’è lui al Vicariato, nonostante la prassi dica che i parroci non possono stare più di nove anni nella parrocchia assegnata, ad alcuni di loro è stata permessa la massima orwelliana che “tutti i maiali sono uguali: ma alcuni sono più uguali degli altri”. Ebbene si deve a questo Signore se il parroco ha accettato tutto il rituale della famiglia del caro Estinto con tutte le conseguenze del caso. Gravissima per esempio è stata la pubblicità negativa a livello mondiale di questo avvenimento permesso da Sua Eminenza. Forse questo fatto è il peggiore di tutti. Aver dato la possibilità all’estero di associare a Roma la dimensione sociale dell'affiliazione a un clan malavitoso è per usare un linguaggio spirituale “cosa cattiva e ingiusta”! Sua Eminenza Vallini non può certamente essere orgoglioso di tutto ciò.
Si potrà cambiare qualcosa in futuro? Noi siamo del parere che è impossibile qualunque cambiamento. Per due ragioni.
La prima è che non si può cambiare la testa a centinaia di migliaia di cittadini romani che hanno un’idea dell’Etica, diciamo così singolare, nel senso che il rispetto delle regole nel caso migliore è inteso come una manìa nordica intrisa di moralismo e nel caso peggiore che non servono a nulla e quindi “ognuno può fare quello che vuole”. Appunto. Come ha fatto il clan Casamonica.
La seconda è che se si intervenisse pesantemente contro gli interessati si rischierebbe di dare alla solita magistratura che ha a cuore la Scienza del Diritto l'alibi della discriminazione contro i Sinti con una probabile condanna delle Istituzioni dello Stato. Cos'è pazzi!

giovedì 20 agosto 2015

Politica e chiesa cattolica oggi in Italia.


La chiesa italiana si è risvegliata. Dopo una fase di torpore lunga un papato tedesco, si avverte nell’aria e sui media che c’è un risveglio interventista di religiosi desiderosi di dire la loro. A parte papa Francesco che interviene con spirito evangelico in maniera condivisibile, si notano interventi forti a sostegno di tesi altrettanto robuste come l’immigrazione, la povertà, l’etica, il matrimonio, l’omosessualità, la comunione ai divorziati, etc. tutti temi veri, concreti e al centro dei drammi dell’uomo contemporaneo. E’ finita l’abbuffata di temi a forte componente politico-filosofica, ovvero pseudo-temi come il relativismo, l’anti-comunismo, il pro-berlusconismo, etc. spesso manipolati per motivi volti a coprire gravissime responsabilità della chiesa petrina ai massimi ordini (scandalo IOR, scandalo pedofilia dei preti, appropriazione illecita di beni, interventi a gamba tesa nella politica italiana, etc). Bene. Adesso al centro della scena c’è mons. Galantino, Segretario generale della CEI. Cosa dire di mons. Galantino che esterna in modo rozzo ma efficace il punto di vista cattolico nella politica dell’immigrazione? La polemica ha investito i politici italiani come non mai e in modo risentito e piccato da parte di entrambi. Dice mons. Galantino: “la politica è un piccolo harem di cooptati e furbi”; e poi “bestemmia pensare cattolici con freno a mano”; ancora “la politica di oggi è un puzzle di ambizioni personali” e infine "i veri politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati, perché solo da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e miserie dell'umanità". E adesso la nostra opinione.
Mons. Galantino dice cose vere quando afferma che la politica è pilotata da un piccolo harem di cooptati e furbi. Il gruppo di renziani, il gruppo di bersaniani, il gruppo verdiniano, il gruppo alfaniano, il gruppo nikiano, il gruppo meloniano, sono secondo voi partiti democratici con parlamentari eletti e responsabili o viceversa non sono - come dice mons. Galantino - “un piccolo harem di cooptati e furbi”? A voi la risposta. Che differenza c’è tra un harem di cooptati e di furbetti del quartierino e le truppe dei signori Renzi, Bersani, Verdini, Alfano, Vendola e Meloni? Tutta questa gente è stata eletta direttamente con le preferenze dagli italiani? No. Sono tutti stati cooptati. Vogliamo spendere poche parole su Berlusconi perché a nostro parere egli è il più grande responsabile della disastrata e disgraziata nazione italiana a causa di almeno tre fattori. Primo: ha sdoganato i fascisti dal loro “opaco e cupo isolamento”. Secondo: ha divulgato il motto “italiani con il mio liberalismo arricchitevi e infischiatevene dell’etica. Fate soldi e non preoccupatevi delle conseguenze perché io vi difenderò dai giudici”. Sappiamo com’è finita, dopo aver eliminato il reato di falso in bilancio è stato giudicato e condannato con sentenza definitiva! Terzo: le promesse non mantenute. Ci sarebbe un elenco di decine e decine di promesse da marinaio non realizzate, con l’aggravante di aver fatto il Pulcinella con la sua condotta burlesca e diseducativa che ci ha fatto coprire di ridicolo in tutto il mondo. A Mons. Galantino, tuttavia, vorremmo ricordare che l’ex Presidente della CEI, il potente card. Ruini, è stato il principale responsabile della collaborazione utilitaristica della chiesa cattolica con Berlusconi. Do ut des dicevano i latini per affermare un patto di scambio: voti contro vantaggi. Ne sanno qualcosa quelli di Comunione e Liberazione che con Formigoni si sono accaparrati la Regione Lombardia per decenni. Con quella disgraziata Cei, comandata in modo immorale e irresponsabile dal quel signore che risponde al nome di Camillo Ruini e, soprattutto, con il pienone di voti assicurati dalle parrocchie italiane, si è permesso a Berlusconi di fare le politiche sciagurate e aetiche dei suoi governi per tutta la durata del papato di Wojtyla. Sul pilatesco papa polacco, che sul tema della politica nazionale della CEI ha dato una cambiale in bianco a Ruini mentre su quella dei preti pedofili fa fatto cadere un silenzio tombale, non vogliamo inveire per carità cristiana. Senza il via libera della stessa CEI di cui mons. Galantino è Segretario generale, l’Italia non avrebbe mai imboccato la strada della riforma elettorale chiamata dai suoi stessi ideatori della Lega, amici berlusconiani, porcellum, con i parlamentari nominati dal sultano Berlusconi mentre trascorreva le notti con le minorenni. Dunque, Galantino ricordi il passo del Vangelo : “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Tornando ai politici italiani non diciamo nulla di Salvini e di Grillo perché, se è vero che sono persone che non hanno rubato nulla alla comunità, è altrettanto vero che sono personalità insulse, populiste, a caccia di voti per ambizione personale e, fatto ancora più grave, hanno idee pericolosissime su aspetti delicati in materia di economia come l’uscita dall’euro la quale, se vincente alle prossime elezioni, nel migliore dei casi ci farebbe fare la fine della Grecia di Tsipras e nel peggiore ci farebbe impoverire irreversibilmente. A mons. Galantino diciamo che la politica di immigrazione in Italia la deve fare la politica italiana e non lo Stato della Città del Vaticano. Libera chiesa in libero Stato. Altrimenti ritorniamo a Ruini. E questo non le è permesso! Te capì?

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