sabato 31 maggio 2008

La Chiesa cattolica come quella ortodossa?

Mai come in questi ultimi mesi la stampa italiana pubblica notizie a getto continuo su fatti politici che sono commentati da Autorità religiose in grado di svelare degli sconfinamenti “involontari” nelle cose interne dello Stato repubblicano. Sarà vero o sono solo esagerazioni? Già il contrasto che anima Massimo D’Alema, ex Ministro degli Esteri dell’ultimo governo Prodi, e il neo-Presidente della CEI, Sua Eminenza Angelo Bagnasco, è di quelli che lasciano tracce non certo leggere sui rapporti Vaticano-PD. Com’è noto, questo contrasto nasce dal fatto che Massimo D’Alema ha accennato, e non tanto larvatamente, a “una religione asservita al potere”. Colpi di fioretto e stilettate sono stati scambiati in questi giorni tra i seguaci dei due a rendere più evidente il non buon rapporto tra Chiesa e politici di sinistra in Italia. Un esempio che la querelle non si ferma solo qui? Ne proponiamo altri. Con la asserzione che “i vescovi guardano solo ai principi e ai valori piuttosto che ai frutti” la CEI di Bagnasco entra in gioco tutte le volte che ci sono fatti politici rilevanti in Parlamento. Per esempio, cosa vuol dire il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe quando afferma: “sui siti di stoccaggio dei rifiuti la Curia è cauta su Chiaiano: stop se danneggia la salute”. E cosa vuol dire Don Colmegna quando a proposito della nuova legge sul reato di clandestinità afferma:”sbagliato punirli solo perché senza permesso”. E cosa vuol dire, per ultimo, il Cardinale Bagnasco medesimo quando afferma che “la laicità dello Stato nasce dal Vangelo”? Noi proviamo a indovinare la spiegazione con un parallelo tra cattolici e ortodossi di attualità oggi nei Balcani. In Serbia c’è in atto una lotta pericolosa tra nazionalisti serbi ed europeisti di Belgrado. Bene. Sapete chi è che favorisce con le prediche la esasperazione degli animi? Le gerarchie ortodosse. E sapete perchè? Perché la Chiesa indigena, con la Serbia in Europa, avrebbe una limitazione di potere inaccettabile. Il fatto è che con l’attuale Papa, che qualcuno chiama con un po’ di irriverenza Ottone II (sopra nella foto), è in atto un progetto politico per evitare quella che i vertici del Vaticano chiamano la “deriva” zapaterista. Sarà vero?

giovedì 29 maggio 2008

Gli scontri all'Università La Sapienza di Roma: il giudice chiarisce che la causa è nell'odio politico.

Adesso è tutto chiaro. Finalmente la magistratura ha permesso di chiarire come stanno veramente le cose. Dopo gli incidenti tra fascisti e comunisti, il giudice ha fatto arrestare (ai domiciliari) tre militanti. Due sono di estrema destra e uno di estrema sinistra. I tre hanno, come era prevedibile, precedenti penali. Non erano certo degli agnellini. Il Ministro ombra dell’Interno ha parlato di “giustificazionismo, sottovalutazione e minimizzazione” da parte della magistratura. Ma va? Non ce ne eravamo accorti. Dopo le denunce della Sezione Italiana di Amnesty International per torture nei Cpt, pensavamo di essere in un paese come la Birmania o la Cina, in cui al minimo cenno di reato il delinquente veniva inviato in galera per scontare tanti anni di carcere. Per questo, abbiamo pensato, siamo sul banco degli accusati di Amnesty. Invece, il Ministro ombra ci dice che la nostra magistratura pecca di leggerezza. Chi dei due bara?

mercoledì 28 maggio 2008

Lingue nazionali e potere: un connubio malefico.

Tra i tanti temi politici affrontati oggi dai media scegliamo di commentarne uno, apparentemente frivolo. Il tema riguarda la denuncia del presentatore della Bbc che accusa l’Eurofestival (famosa competizione canora europea in cui l’Italia da qualche anno si è autoesclusa) di brogli, perché a suo dire i paesi ex-sovietici, facendo comunella tra loro, hanno deciso di far vincere la Russia. A noi interessa poco chi ha vinto. Interessano, invece, due aspetti della singolare vicenda. Il primo è che la kermesse europea è comunque una occasione allegra. Vedere sfilare 43 rappresentanti del bel canto europeo è sempre un evento piacevole. E poi, suvvia, siamo tutti amanti della musica, il bel canto appassiona, coinvolge, rende partecipi, permette di scegliere i migliori artisti del continente. Insomma, una specie di Canzonissima continentale, in grande stile. L’altro motivo è invece decisamente più serio, diciamo più politico. Riguarda le lingue e la maledizione che Dio lanciò all’uomo quando volendolo punire efficacemente gli appioppò, con la famosa invettiva su Babilonia, il caos e la confusione nella comunicazione. In poche parole, Dio fece presente agli uomini che sarebbero stati costretti a parlare tante di quelle lingue che non si sarebbero più intesi fra loro, con la conseguenza di diventare sempre rivali e nel massimo della confusione. In verità, le parole bibliche sono esattamente le seguenti:

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini […] dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore […] disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Funesta sentenza. Da quel momento la lingua, invece di unire, ha sempre diviso e a nulla sono valsi i tentativi dei teologi cattolici di dire che si è trattato di un bene per l’uomo. Ecco una interpretazione ”minimalista”, fra le tante, di matrice cattolica:

E’ una benedizione o una maledizione? Forse è una benedizione perché permette di evitare un'altra maledizione cioè l'imperialismo universale e anche la sovrappopolazione, cioè la volontà di mantenere tutta la popolazione in una sola regione e obbligarla a partecipare a una “sola impresa”, cioè la costruzione di un solo impero, partecipare a un solo progetto politico. Questo sarebbe un primo significato. E' una benedizione perché impedisce la maledizione o cancella la maledizione. Perciò possiamo forse dire che abbiamo già lì un elemento di benedizione. Se il testo biblico dice che Dio è intervenuto forse è perché Dio protegge i valori sacri. I valori sacri sono quelli che uno non può cancellare, non può danneggiare senza danneggiare il patrimonio universale, senza danneggiare quello che fa parte dell'umanità come tale.

Al di là di quello che dicono i teologi, sempre al lavoro per proteggere i testi conformi ai dogmi, frequentemente in attività per evitare che l’uso di categorie razionali siano in grado di confutarli, le lingue a nostro parere hanno modificato la loro “essenza” da strumento di comprensione e di dialogo a strumento di discriminazione e di vendetta. Senza dubbio, cosa hanno sempre fatto per prima cosa gli eserciti per umiliare una nazione battuta in campo militare e invasa dai propri uomini? Hanno cambiato la lingua del luogo, i cartelli stradali, i nomi delle vie, ed hanno imposto la propria lingua procedendo a una assimilazione forzata. Basti citare cosa è successo, prima della seconda guerra mondiale, in Albania, in Abissinia e in Slovenia con l’invasione fascista, nei paesi baltici con l'invasione sovietica, ecc… Perché? Per umiliare l’altro, il vinto, che diventa diverso se non si omogenizza, che viene bastonato se non si rende uniforme al vincitore, che viene punito se non si rieduca alla nuova tradizione. Ma c’è anche un altro motivo, non migliore del precedente, cioè per imporre la propria autorità. E cosa c’è di più razzista e xenofobo per una popolazione sottomessa se non quella di perdere la propria identità linguistica e le proprie radici comuni e sparire nell’uniforme anonimato dell’altro popolo? Dunque, la lingua come arma suprema di sottomissione e di colonizzazione, in grado di eliminare “ciò che fu” di un gruppo etnico. La ritrovata unità linguistica dei paesi “in combutta”, come ha detto il commentatore della Bbc, ha irritato gli inglesi, i quali non si rendono conto come il mondo anglosassone, che adopera la lingua dei vincitori da sempre, sia stato punito fino al punto di essere ultimo in classifica. La classifica finale dell’Eurofestival di quest’anno ha visto prima la canzone russa, seconda quella ukraina e, ultima, l’Inghilterra. Apriti cielo. Gli inglesi ci sono rimasti malissimo. Se la sono legata al dito, mentre i russi sono esplosi di felicità. Far rinascere i blocchi seguendo un percorso linguistico è per la Bbc una brutta cosa. Manca soltanto diciamo noi “il fattore R” per eccellenza, dove qui R sta per Religione (ortodossa, cattolica, ebraica o musulmana) e saremmo spacciati definitivamente ripiombando ai tempi cupi delle guerre di religione. Urge eliminare questi fattori di separatezza dalle strutture europee. Ne va della stessa esistenza dell’UE. Non si può andare avanti con 23 lingue al parlamento europeo. Poi, che sia l’Inghilterra o un’altra nazione ultima della classifica dell’Eurofestival interessa poco. Ma per favore, limitiamo l’importanza delle lingue scegliendone una sola come lingua comune e mantenendo la propria a livello locale. Anzi, sarebbe questo il momento di tentare di decidere l’uso di una sola lingua comune, soprannazionale. Parliamone “pacatamente e serenamente”, ma decidiamo. Forse non tutto è perduto. Agli amici inglesi diciamo di non prendersela. In fondo in fondo, “sono solo canzonette” e di tutti i partecipanti si può dire: “sono solo ragazzi”.

martedì 27 maggio 2008

Romanità e comportamenti omertosi di molti cittadini della Capitale.

Roma. Ore 21 del 22 maggio 2008. Al semaforo di una via, molti automobilisti sono fermi perchè c'è il rosso. Uno solo non ci sta. E' un romano, giovane, capelli rasati. E' alto, robusto, sembra un forzuto centurione dell'esercito di Giulio Cesare. Ha una mercedes nera, viaggia con una bella ragazza al fianco. Si sente forte. Dunque, non ha bisogno di aspettare che il rosso diventi verde. Aspettino gli altri che sono inferiori: "io non accetto regole, sono romano". E così supera la doppia linea continua che funge da spartitraffico, guarda tutti con aria di sfida e accelerando a velocità sostenuta supera tutti. Nessuno gli può stare dietro: lui si sente imprendibile. Ma ecco l'imprevisto: due giovani ragazzi su un motorino sopraggiungono spensierati dalla strada che ha il verde. L'impatto fortissimo è ineliminabile, come ineliminabile è il passaggio immediato dalla vita alla morte dei due poveri sventurati innocenti. Il pirata non si fa sorprendere da scrupoli di coscienza. Tira diritto come se nulla fosse. Il suo cinismo ha ucciso due volte i due innocenti. Due giovani vite perdute per "un semplice incidente" per l'assassino. Dicono che il giudice abbia "derubricato" il gravissimo reato di omicidio volontario in omicidio colposo. E' possibile che abbia ragione. Ma due vite sono state distrutte in pochi secondi per l'arroganza di un delinquente per giunta senza patente perchè ritirata, che non ha avuto il coraggio di fermarsi per aiutare i due giovani. Ma è proprio vero che non si può fare altro a Roma per azzerare i potenziali assassini che a migliaia, con le teste rasate, circolano per le strade indisturbati? Intanto, noi possiamo pubblicare il senso di una breve lettera inviata a un giornale da un certo signor Carlo. Ecco il testo che condividiamo totalmente. "Vorrei manifestare la mia solidarietà e simpatia a quel ragazzo che ha tentato l'inseguimento del criminale che ha ucciso due ragazzi su via Nomentana a Roma. Basta con la morale del ma fatte l'affari tua! Un piccolo e costante impegno da parte di tutti scatenerebbe una grande forza che aiuterebbe nella lotta contro i prepotenti". Grazie Signor Carlo. Noi la pensiamo esattamente come lei. Purtroppo moltissimo romani, ancora oggi, sono più omertosi dei siciliani nel non collaborare con le Autorità. Ancor oggi, quando qualcuno vuole andare alla polizia per denunciare un sopruso, ci si sente dire: ma fatte l'affari tua! A sbiro! A 'nfame! Vergogna a tutti questi pessimi cittadini che ricordano storie e coltelli della ignorante Roma.Non abbiamo bisogno di questi "er più da situazione!". Somigliano troppo ai picciotti siciliani, con la coppola e il gilè di velluto o meno.

venerdì 23 maggio 2008

Nucleare si o no?

Questo è il nostro 500° post che pubblichiamo su questo blog. Non è poco. Siamo orgogliosi di essere arrivati a tanto. Siamo andati avanti, in tutti questi anni, denunciando con le nostre opinioni le cose che a nostro avviso non hanno funzionato nel paese. Con continuità, con chiarezza e con tanta attenzione abbiamo scritto di tutto, soprattutto di politica. Ai pochi lettori del blog che ci accompagnano in questa avventura noi vogliamo indirizzare loro tanti ringraziamenti per la dedizione con la quale ci hanno sempre seguito in questi cinque lunghi anni. Grazie di cuore per l’interesse mostrato in tutti questi anni. E passiamo al post di oggi. Si tratta di un articolo polemico, forte, come è necessario che sia in questi casi, che consideriamo una specie di riconoscimento per tutti gli anni che abbiamo atteso per ripetere la nostra critica di sempre. Essere contro il nucleare significa andare contro gli interessi del paese. Noi abbiamo votato no all’abolizione del nucleare al referendum. Ci fa piacere che qualche pezzo grosso, che allora fu per la negazione di questa importante tecnologia, adesso si è accorto dell’errore ed ha fatto marcia indietro. Ecco come la pensiamo. Sono trascorsi più di venti anni dalla data del referendum contro il nucleare. Se quella infausta decisione non fosse stata presa sotto l’incalzare ideologico degli ambienti di sinistra e degli ambientalisti di tutti i colori adesso l’Italia avrebbe avuto una decina di centrali nucleari che avrebbero dato al paese non solo l’autonomia energetica in fatto di elettricità ma anche risparmi di tanti miliardi di euro spesi in petrolio e gas nelle centrali termoelettriche da nord a sud. Ma così purtroppo non è. L’Italia ha ben 13 centrali nucleari ai suoi confini. Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, vicino alle nostre frontiere, hanno costruito un sistema di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica che ci vendono a prezzi salatissimi. I nostri vicini si fregano le mani per l’esportazione di costosissima elettricità nella nostra rete elettrica nazionale facendo affari d’oro. Infatti, l’unica volta che non hanno potuto fornirci energia elettrica è stato nel mese di agosto di qualche anno fa quando c’è stato il famoso black out estivo e una larga fetta del paese rimase al buio, bloccando la produzione industriale. La Francia ha 59 centrali nucleari, ripeto cin-quan-ta-no-ve centrali nucleari, mica due noccioline. Il Regno Unito 35, la Germania 19, la Svezia 11, la Spagna 9, la Finlandia 4, gli USA 104, ecc… In totale, nel mondo, ci sono 450 centrali nucleari perfettamente funzionanti e altre 35 in costruzione. Forse tutti questi paesi sono stupidi ad avere costruito tutte queste centrali nucleari? Il Ministro ombra dell’opposizione, Ermete Realacci, ambientalista da sempre, dice che il nucleare è una scelta ideologica e che bisogna aspettare ancora almeno 30 anni per disporre di reattori di IV generazione, sicuri, senza scorie. Intanto la Finlandia sta costruendo un reattore di III generazione accanto ad altre due perfettamente in funzione, di II generazione. E tutto funziona a meraviglia. Per caso anche i finlandesi sono stupidi? Il Ministro ombra vuole dire che i soli scaltri siamo noi? La verità è sempre la stessa. A imbrogliare le carte e a considerare ideologica la scelta nucleare, in un momento in cui il petrolio ha raggiunto prezzi incredibili e la benzina ancor di più, è proprio il Ministro ombra Realacci, ovvero il Pecoraro Scanio di nuova generazione, che dice delle cose ideologiche, sbagliate, di sinistra, di bandiera. Il nucleare è un tabù della sinistra che se lo tiene stretto senza lasciarselo scappare. Questi Signori sono tra l’altro dei colossali ignoranti in campo scientifico, non sapendo distinguere una reazione nucleare a fissione da una a fusione e pretendono di dare lezione quando c’è un intero pianeta che li ha costruiti e li fa funzionare egregiamente. Come si può definire ideologica la scelta del nucleare quando persino i rigorosi svedesi ne hanno costruito più di 10? Hanno fatto più morti in Italia la mafia e gli incidenti automobilistici che le centrali nucleari nell’intero pianeta. Eppure il Ministro ombra del PD non se ne è accorto. Come inizio questo Ministro ombra sembra l’ombra di un normale ministro. E poi questi ministri ombra si chiedono come è stato possibile che il centrodestra abbia vinto le elezioni alla grande. Ma mi faccia il piacere avrebbe detto Totò.

Attriti diplomatici e verità scomode tra Italia e Spagna.

Per una settimana intera, in maniera martellante, la Spagna è stata protagonista sui media italiani di dichiarazioni vivaci e pungenti di razzismo rivolti alla politica dell'immigrazione del nostro paese. Prima il Vice Premier Maria Teresa Fernández de la Vega, poi il Ministro dell'immigrazione Celestino Corbacho, insieme ai media più importanti del paese come El Pais, El Mundo, ABC, La Razón, tutti ad accusare l'Italia di essere diventato un paese razzista e xenofobo. Adesso, dopo la visita a Madrid del Ministro per le politiche comunitarie italiano Andrea Ronchi, si è scoperto il perchè della querelle. In una dichiarazione sintetica del Ministro spagnolo Diego López Gaudo si ha la risposta a tutti gli interrogativi. Dice López Gaudo: "siamo preoccupati che una misura così drastica possa avere un impatto sulla Spagna deviando i flussi degli immigrati clandestini verso il nostro paese". Fermi tutti. Abbiamo capito. Il razzismo non c'entra. Era una scusa per non avere gli immigrati clandestini in casa propria. Che figuraccia! E visto che siamo in tema, come mai la famosa stampa internazionale, tanto precisa e rigorosa contro tutti i punti del nuovo decreto sull’immigrazione, non ha ancora condannato, e questa volta con maggiore durezza viste le dimensioni del fenomeno, il governo del Sud Africa di Thabo Mbeki dell'African National Congress che in quel paese c'è addirittura una autentica caccia all'immigrato, col saccheggio di negozi di proprietà degli stranieri e con oltre quaranta morti, centinaia di feriti, stupri e altre violenze su immigrati di altri paesi limitrofi? Forse due pesi e due misure? Forse ai giornalisti della stampa internazionale non piacciono gli spaghetti? Comunque la si rigiri questa storia è una cattiva storia per l’Europa che mette in evidenza un pregiudizio storico e atavico contro tutto ciò che è italiano. Ma questo aspetto particolare lo tratteremo in un successivo post.

giovedì 22 maggio 2008

Decisioni drastiche e immagini di coesione.

Il Governo ha preso la sua decisione. Il tanto sospirato provvedimento preso ieri a Napoli contiene molte novità nel panorama politico italiano. Vogliamo commentare la questione con la nostra opinione. Davanti all’immagine di grande coesione mostrata dall’esecutivo Berlusconi nel primo Consiglio dei Ministri, in verità molto irrituale nel panorama della politica nazionale, a chi intendesse scrivere un articolo sui fatti attesissimi della sicurezza si presentano due alternative possibili. La prima è quella di contestare le scelte decise dal Governo, rifiutando il dialogo e alimentando un clima strumentale da contestazione totale tanto caro alla sinistra radicale. La seconda invece, anche se con alcune opinioni non condivisibili (che cosa ha a che vedere con il Decreto Sicurezza il punto che salva Rete4 di Emilio Fede dalla giusta decisione europea di far chiudere questa rete illegittima?) si propone di commentare i fatti così come si sono svolti e individuare le cause politiche che potrebbero far registrare un clamoroso successo e una rinascita sel "senso dello Stato". Noi abbiamo scelto la seconda strada. Ed ecco cosa pensiamo. Indipendentemente dalla valenza, efficacia e utilità dei provvedimenti specifici dobbiamo riconoscere che il Consiglio dei Ministri ha avuto coraggio. Coraggio perché per la prima volta in Italia non si ribaltano le posizioni espresse in campagna elettorale. Per la prima volta si dicono le cose come stanno (pane al pane e vino al vino) e si associano alle cose e ai fatti le parole conformi al loro significato. Il centrodestra aveva detto che se avesse vinto le elezioni avrebbe fatto A ed ha fatto A. Il centrosinistra se avesse vinto le elezioni avrebbe detto di fare A ma invece (lo sappiamo, vero che lo sappiamo?) avrebbe fatto B. Vi pare poco? A noi sembra una rivoluzione copernicana. Eravamo abituati ai riti del centrosinistra con i quali si diceva che si sarebbe fatta una legge sulla sicurezza, severa, forte e chiara. Ci viene in mente come lo avrebbe detto Prodi con la sua cantilena: “faremo una legge seveeera, fooorte e chiaaara”. Ci si ritrovava viceversa, dopo qualche mese di discussione, un disegnino di legge indulgente, modesto e soprattutto svuotato di significato. Ma il fatto più grave è che quel disegno di legge alla fine veniva bloccato quasi sempre in Commissione da qualche veto della sinistra radicale (vero Pecoraro Scanio?) senza concludere nulla. Per l’ennesima volta i feroci atti di violenza contro donne e uomini indifesi non sarebbero stati puniti. Di questi esempi ipocriti e falsi sono costellati i due anni del Governo Prodi. Un esempio per tutti. Ma era proprio impossibile al Governo Prodi e alla banda Bassotti dei radical verdi-comunisti (o vetero-comunisti) emettere un decreto come quello deciso dal nuovo Consiglio dei Ministri che riguarda “il divieto di patteggiamento in appello per i processi di mafia”? E' incredibile a dirsi ma il Governo Prodi non lo ha fatto! Dunque, Prodi ci ha probabilmente nascosto qualcosa e la sua uscita di scena nell’assoluto silenzio per certi aspetti conferma la supposizione. Siamo dell’opinione che adesso il PD avrà qualcosa da criticare. Siamo sicuri che troverà delle scuse e i parlamentari di sinistra voteranno contro. E’ un loro diritto, per carità, ma il suicidio della ragione è la peggiore scelta possibile per chi intende “risalire la china”. Noi approviamo queste prime scelte del Governo. Potremmo cominciare affermando Governo batte Opposizione 1 – 0 e palla al centro.

lunedì 19 maggio 2008

Recriminazioni e verità storiche nel mondo del calcio.

Dicono le cronache che il Presidente dell'Inter, il petroliere Massimo Moratti, dopo l'ultima partita di calcio che ha permesso alla sua squadra di vincere il campionato, abbia detto: "tutto contro noi". Questo il fatto che commenteremo oggi con le nostre opinioni. Vorremmo subito consolare il milanesissimo Presidente dell'Inter assicurandogli che almeno noi di questo blog non gli siamo contro. Non abbiamo nulla contro la sua persona, semplicemente perchè a noi della sua Inter e dell'intero mondo del calcio non interessa proprio un bel nulla. Per noi il calcio è uno sport indecente, che è fatto più di imbrogli, di violenza, di televisioni con veline, di passerelle nelle tribune degli stadi dei peggiori politici per mettersi in mostra che di sport vero e proprio. Se c'è uno sport dove i valori sono proprio disattesi e raggirati da volgari interessi economici ed esibizionistici quello è proprio il calcio. E poi, per favore, non dimentichiamo che il calcio italiano è proprio quello dove si ammazzano a ripetizione tifosi e poliziotti anche fuori dagli stadi. E' un'indecenza.

giovedì 15 maggio 2008

La Religione e la sua missione di conciliare l’isolamento terrestre con la compagnia interstellare degli E.T.

Stiamo attraversando momenti difficili. Lo sappiamo. Come italiani e come cittadini del mondo abbiamo molti problemi da risolvere. Si va da problemi interni del post-elezioni agli ultimi due eventi mondiali catastrofici della Birmania e della Cina e, non ultimo, il risorgere del conflitto armato libanese. Questi eventi non danno tregua. Si esce da un’emergenza per entrarne subito in un’altra ancora più grave. Pur tuttavia oggi ci interesseremo di una faccenda che ha del surreale. E’ una vicenda sicuramente meno drammatica delle altre. Forse portatrice di buonumore, che di questi tempi non guasta. La notizia riguarda il fatto che il Vaticano, per mezzo del teologo e scienziato Capo degli astronomi del Papa, apre agli extraterrestri conciliando la possibilità di credere in Dio e negli E.T. Per la verità la notizia è vecchia di qualche anno ma il quotidiano Il Corriere della Sera la pubblica oggi e noi l'abbiamo ripresa. Cosa dire dell’annuncio? Il capo degli astronomi, il vaticanista gesuita Josè Gabriel Funes, laureato in Teologia e poi anche in Astrofisica, informa il mondo che l’unicità di Dio può conciliare benissimo la molteplicità delle creature dello spazio perché tutte sono riconoscibili in Dio e hanno come le altre il diritto alla vita. Insomma, anche loro sono “pecorelle smarrite” bisognose della protezione religiosa. Questo il fatto che desideriamo commentare con le nostre semplici opinioni. Il diritto alla vita, naturalmente, è esteso non solo ai cittadini del pianeta Terra ma anche agli altri mondi. Ci mancherebbe altro. Il problema è che questi cittadini extraterrestri, allo stato attuale, esistono solo nei pensieri degli ufologi e dei perditempo che li seguono numerosi. Noi abbiamo qualche semplice e modesta idea intorno alla questione degli E.T. L’idea parte dall’asserto che se queste creature esistono perché non si sono mai fatte sentire? Una ragione deve esserci, no? Tra le tante possibili risposte a noi viene in mente quella più pratica. Partiamo da alcuni dati di fatto incontestabili. E’ vero o non è vero che il terrestre ha perduto il buon senso e, fatto più grave, la logica? Ecco una dimostrazione della illogicità dell’uomo contemporaneo terrestre. Risulta o non risulta che ebrei e palestinesi si fanno la guerra con attacchi suicidi e reazioni esagerate dall’altra parte quando potrebbero vivere insieme in pace e non lo fanno? Risulta o non risulta che ciprioti greci e ciprioti turchi da decenni si fronteggiano e hanno fatto di Nicosia la Berlino n.2? Risulta o non risulta che i terroristi baschi uccidono gli uomini di governo spagnoli? Risulta o non risulta che l’ultima guerra mondiale ha fatto fuori decine di milioni di persone innocenti? Possiamo proporre decine di fatti illogici come questi. Dunque, viste come le cose del nostro mondo vanno avanti se gli E.T. esistono e ci conoscono bene l’ultima cosa che pensano è proprio venire a trovarci e fare amicizia con noi maldestri terrestri! Avrebbero tutto da perdere e nulla da guadagnare. Pertanto, sempre se esistono, se la faranno alla larga per molto tempo ancora. Dubitiamo fortemente del loro desiderio di conoscerci. A noi sembra che, in tutta questa vicenda, chi vuole guadagnare in pubblicità è la Chiesa cattolica che per bocca del padre gesuita “astrofisico” avanza l’idea che l’universalità della Chiesa prevede la conversione di tutti, anche degli extraterrestri introducendo il cosiddetto “proselitismo spaziale”. Tra l’altro, lo ricordiamo, la sola grana che ha impedito all’allora Papa Giovanni Paolo II di visitare la Russia è stato il litigio con il Pope ortodosso russo Alessio II che accusò la Chiesa cattolica di volere fare attività pastorale in casa altrui. Il gesuita scienziato della specola vaticana forse farebbe meglio a lasciare gli studi sugli E.T. e dare più sostegno alle iniziative sociali di qualche Ong che lavora nei paesi in via di sviluppo. Gli extraterrestri se esistono possono aspettare. Gli affamati no.

mercoledì 14 maggio 2008

Il mio diciottesimo viaggio nell’UE: Nicosia.

Nicosia (10 maggio - 13 maggio 2008)

Sono andato a Λευκωσία in italiano Nicosia, capitale di Κύπρος, in italiano Cipro, a visitare l’antica città a forma di endecagono delimitata dai famosi undici bastioni costruiti dai veneziani per difendersi, inutilmente, dall’invasione turca ottomana del 1570 comandata da Mustafà Lala Pascià per conto del Sultano Selim II. Piccola premessa. Otto anni fa decisi un complesso e lungo progetto di viaggi, consistente nell’impegno che prendevo con me stesso a visitare tutte e ventisette le capitali degli Stati dell’UE, in omaggio alla straordinaria avventura politica che è l'Unione Europea. Personalmente considero l'Unione la cosa più mirabile che gli europei abbiano prodotto nell’intera loro storia. L’ultimo viaggio finora effettuato, il diciottesimo, mi ha portato, dal 10 al 13 maggio 2008, a Nicosia (il nome è in inglese, mentre in greco si dice Lefkosia e in turco Lefkoşa).Qualche riflessione sulla mia breve ma intensa vacanza la devo agli amici che mi seguono in questa avventura. Iniziamo dalla partenza. Sono le 9.00 quando alla Stazione di Roma Ostiense prendo il treno per Fiumicino. Una ragazza vicino a me legge un libro. Riesco a carpirne le coordinate bibliografiche. Si tratta del libro di Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea. E' una studentessa universitaria lombarda. Quel libro lo conosco benissimo. L'ho adoperato a scuola per molti anni nell'insegnamento. Ho sempre preteso dagli studenti la lettura attenta e ragionata del suo contenuto prima ancora di poter parlare di "tesine" agli esami di maturità. Senza la sua conoscenza non si fa molta strada nel produrre scritti di un certo valore. Ne sono convinto più che mai. La studentessa mi fa presente che continuerà a leggerlo anche la sera. Scende a una piccola stazione. Mi saluta e va via. Ore 10.00, arrivo alla stazione dell’aeroporto di Fiumicino. Scendo dal treno e imbocco il tunnel per andare al Terminal B che è il terminal per i voli internazionali. Mi aspetta un aereo della Cyprus Airways, il CY 0317, delle 12.30 per Larnaka. Rapide formalità al check-in e alle 12.25 sono sull’aereo seduto vicino al finestrino. Ho chiesto alla signorina del desk un posto panoramico, lontano dall’ala per vedere meglio dall'alto il mar Mediterraneo e le sue stupende isole. Ultimi saluti telefonici con la famiglia dalla carlinga dell'aereo e subito dopo cellulare spento come da prassi obbligatoria imposta dal comandante. I piccoli schermi della compagnia di bandiera greco-cipriota presenti sull'aereo ci fanno vedere un’anteprima dei monumenti di Cipro. A un certo punto i motori cominciano a fare più rumore e la velocità dell’aereo sulla pista aumenta. Una manciata di secondi dopo siamo in aria. Partiti. Adesso nessuno ci può più fermare. Arrivo previsto all’aeroporto di Larnaka alle 16.35, con un’ora "perduta" per il fuso orario che, naturalmente, riguadagnerò al ritorno. Ottimo viaggio aereo, con un assaggio della cucina greco-cipriota a bordo del velivolo durante la colazione. Il mio vicino di posto, contrariamente agli altri, da vero furbacchione di viaggi aerei, aveva prenotato un menù vegetariano con pesce e verdure cotte al vapore, molto meglio del mio. Qualche battuta sul cibo tra di noi e poi ci immergiamo nella lettura del giornale. Atterriamo con molta sicurezza lungo la pista di Larnaka che sfiora il mare. Scendiamo dall'aereo quasi subito. Non faccio in tempo a entrare nella sala vicino al rullo dei bagagli che ecco vedo la mia valigia. La sala arrivi è piccola e modesta. Sembra un grande hangar. Mi dirigo verso l’Ufficio turistico perché mi servono due informazioni. Ho un limitato lessico greco che dovrebbe aiutarmi. Si tratta delle poche parole di sopravvivenza, quali Ne, Òchi, Yiàsu, efharistò, signòmi, parakalò, kalimèra, kalispèra, to toghariazmò. Per primo mi serve una mappa dettagliata di Nicosia e in secondo luogo dove si trovano i taxi. Di domenica, purtroppo, non esistono bus dall’aeroporto di Larnaka per Nicosia. Mi ero già informato telefonando all'ambasciata di Cipro a Roma. Faccio sempre questa telefonata ogni volta che debbo andare in un paese straniero e mi informo dei mezzi di trasporto più comodi ed economici per raggiungere la destinazione. In genere migliorano la mia conoscenza delle possibilità che si offrono al turista. Altra fonte di infomazione che ricerco sempre sono i siti web degli autoctoni. Ecco un sito web che mi ha aiutato molto. Così, con un simpatico italiano compagno di viaggio, decidiamo di spartirci la tariffa e prendiamo un taxi viaggiando insieme. Prima novità, il tassista della vecchia mercedes era un turco-cipriota e non un greco-cipriota come era da aspettarsi. Tra l'altro non conosceva bene neanche le strade di Nicosia. Seconda novità, guida a sinistra e sterzo a destra. Come dire la stranezza per eccellenza, ovvero il retaggio del colonialismo inglese. Velocità notevole lungo l’autostrada Larnaka-Nicosia. Un po’ di preoccupazione per la tenuta del mezzo ma nulla da obiettare per la guida del nostro sornione e grassottello tassista turco-cipriota. Arrivo all’albergo alle 18.00. L’hotel si chiama Holiday Inn e si trova in Odos Riganis 70, davanti al bastione veneziano Tripoli, a 100 m dall’inizio di Via Ledra in Laïki Geitonia, che è la via pedonale per antonomasia nella quale la Nicosia greca passeggia piacevolmente la sera prendendo un gelato al fresco, almeno nel mese di maggio, non certo in estate, dove le temperature raggiungono valori sahariani. Starò tre notti e in camera sistemo i vestiti e gli oggetti personali appendendoli con cura nell'armadio.Dopo mezz’ora sono in strada per vedere e "sentire" per la prima volta la città. Sapete, questo è per me il momento più bello del viaggio. Respirare l’aria della città per la prima volta, osservando il traffico nelle strade e nelle piazze che spaziano davanti a me mi dà una sensazione piacevole di libertà. C’è ancora luce in abbondanza e decido di fare una prima passeggiata. Macchina fotografica in mano e borsa del turista a tracolla mi incammino lungo una via stretta. La sensazione è quella di una città del meridione d'Italia, con traffico disordinato e negozietti modesti sistemati uno dopo l'altro. Unica differenza che qui gli automobilisti osservano il codice della strada mentre nelle città meridionali e a Roma in particolare i cartelli sembrano essere un optional. Il programma prevede come primo impegno la visita della parte greca all’interno delle mura della città vecchia. A proposito, in tutte le città d’Europa c’è sempre una parte vecchia con i nomi più strani, a seconda della lingua usata, come per esempio old town, stare mesto, vanallin, vecriga, senamiestis, ecc... Mi incammino verso il luogo del passeggio serale nella via più importante.Mi trovo così all'imbocco della Via Ledra, dalla parte di Plateia Eleftherias. In fondo a questa strada pedonale si trova il nuovo passaggio di frontiera aperto da poco fra le due parti di Nicosia. L'ho letto sul sito web del giornale on-line di Nicosia, chiamato Cyprus Mail, (la pronuncia è "saiprusmeil" in perfetto inglese). Decido di andare a dare uno sguardo. I posti di frontiera mi hanno sempre interessato. Ricordate il film in cui nella Germania dell’immediato dopoguerra, su un ponte, mi sembra l'Oberbaum Brücke, ci si scambiava le spie? Oppure, ricordate al checkpoint Charlie, a Berlino, sempre in un film di spionaggio, il passaggio delle piccole auto che nascondevano una persona all’interno dell’angusto spazio e si rimaneva senza fiato nell’osservare i vopos della Germania Est a controllarle minuziosamente? Non siamo proprio a questi livelli ma la fantasia può spaziare, soprattutto se si ha il buon umore di fare dell’ironia. Sapete, quando viaggio da solo mi sorprendo a fare questi strani pensieri, spesso sciocchi ma tutto sommato piacevoli. Non dovrei dirlo ma alla fine che male c’è? Sono in vacanza no? Dunque, andiamo a vedere i "gendarmi di Ulbricht", mi dissi! All’inizio della Via Ledra c’è molta gente seduta fuori ai bar che prende un gelato o beve una bibita rinfrescante. Piacevole, e molto turistica è l'immagine dei tavolini sulla strada. Sembra di essere a Capri. Arrivo alla linea di demarcazione ma non si vede nulla della parte turca perché c’è un corridoio di circa trenta metri dal quale non traspare niente. Deluso mi metto alla ricerca di un ristorante. I morsi della fame cominciano a farsi sentire. Avevo visto nella guida turistica che lì vicino doveva esservi un posticino dove mangiare in modo autenticamente cipriota. Sapete quando vado all'estero non mangio mai all'italiana. Niente spaghetti o pizze. Niente lasagne. Al massimo una caprese con pomodori e mozzarella. Al contrario, mi piace conoscere la cucina locale, le sue specialità, le sue stranezze, i suoi sapori. Trovo questo posto, che è una taverna greco-cipriota in Via Ledra, sempre nel rione Laïki Geitona. All'interno si può vedere una parete piena zeppa di ritratti e foto di personalità che hanno lasciato una loro "impronta" nel locale.
In verità, queste pareti con affisse foto di qualunque genere mi ricordano le vecchie trattorie romane, quelle che vengono chiamate, per motivi turistici, Hostaria romana, con la h iniziale. A Roma ce ne sono tante con le locandine di film famosi, come quella di Alberto Sordi alle prese con un piatto di spaghetti. Mi siedo e ordino la classica serie di sette pietanze, chiamate mezè. I nomi dei componenti il menù? Eccoli: xoriatikh salada, anamikth, feta psiti, patates thganite, xoirino xsilaki, kommatia palseta, kommatia sis kembab giartoulou. Il nome del locale è KATH’ODON e si trova in Odos Ledras.In realtà io ho ordinato la forma meno impegnativa e minima di mezè. Da solo non potevo andare oltre. Non ce l’avrei fatta a ingurgitare tutta quella roba. Ci sono mezè per turisti con la pancia enorme, che consistono in dieci portate, una più pesante e abbondante delle altre. Si comincia con piccole pietanze vegetali come insalata, pomodorini al forno con feta greca, e si va a finire con spiedini misti di carne veramente impegnativi e indigeribili per stomaci leggeri e poco disponibili come il mio. Questa storia mi ricorda le nozze di Cana, quando dopo il miracolo del vino fatto da Gesù qualcuno si accorge dello straordinario nettare che sta bevendo e fa notare che di solito il vino buono lo si dà all'inizio e non alla fine del pasto. Il giorno successivo, forte del mio primo approccio con le mura della città, mi sono inoltrato nella parte greca vicino alla linea divisoria tra le due comunità. Mi verrebbe da dire linea divisoria della "stessa città" ma penso che questa lettura sia fuorviante di “unica” città alla luce del rapporto storico e politico odierno tra la parte greca a sud e quella turca a nord. In realtà si tratta di due città diverse, con lingue differenti, cultura e tradizioni agli antipodi, che difficilmente ritorneranno, a mio parere, a stare insieme. E questo mi dispiace profondamente. Io sono amante delle buone relazioni tra i popoli. La contrapposizione mi mette a disagio, mi fa capire che ci sono problemi relazionali, cose cattive insomma. Ma cambiamo discorso. Nonostante fossimo nel mese di maggio faceva molto caldo ed ho fatto fatica a visitare gli edifici e i musei più importanti riparandomi dal sole. A Nicosia piove raramente e il clima, più che mediterraneo mi è sembrato nordafricano. Il problema di Nicosia sembra essere quello del rifornimento idrico. Manca l’acqua e devono portarla dalla Grecia con navi cisterne. Non credo che i turco-ciprioti sarebbero disposti a spartirsi le risorse con i greco-ciprioti. D’altronde, senza fiumi e laghi l’isola non può fare diversamente. La mattina del giorno successivo, dunque, mi sono incamminato verso il museo più importante di Nicosia. Alla porta di Pafos c'è l'unica Chiesa Cattolica che a quell'ora era strapiena di fedeli filippini che ascoltavano la messa. Vicino l'imbocco della porta nelle mura, un gruppetto di donne filippine era indaffarato a migliorare l'estetica del viso di alcune di loro. In particolare mi ha colpito la maestria di una del gruppo che lavorava con grande velocità a rendere più gradevole le sopracciglia dell'altra. Alla mia curiosità mi hanno proposto di sedermi sul muro che avrebbero reso lisce e rilassate le mie sopracciglia. Ho cortesemente rifiutato, dopo averle ringraziato con una foto che le ritrae "al lavoro". Anche ad Atene è così. La chiesa cattolica centrale della capitale della Grecia, Atene, chiamata Agios Dionissios, in El. Venizelou, è praticamente presa d'assalto dalla comunità filippina che la frequenta con attenzione e partecipazione. E ora che mi ricordo, anche a Roma c'è una chiesa analoga, in via Urbana, vicino a Piazza dell'Esquilino. La chiesa è frequentata da filippini che vi trovano un punto di riferimento nella città a testimonianza del fatto che ci sono prassi e tradizioni religiose che costituiscono una caratteristica peculiare di una comunità immigrata. La mattinata continua con la visita del museo di Cipro. Tra il bastione Tripoli sul lato occidentale della parte greca della Nicosia antica e quello turco, detto Kaitazağa, c’è il museo più importante di tutta Cipro. Per arrivarci ho imboccato prima la odos Omirou e subito dopo, svoltando a destra, ho percorso circa cento metri nella odos Mouseiou. Esattamente di fronte al Teatro municipale c’è l’entrata ufficiale del Museo.
Alle ore 10.00, io e altri tre turisti abbiamo pagato il biglietto per ammirare i bellissimi reperti antichi.C'è di che stupirsi per la bellezza della straordinaria collezione di antichità indigene, come la splendida statua dell’Imperatore romano Settimio Severo e di Afrodite (se non ricordo male nelle sale V o VI). La tappa successiva riguarda la chiesa Agia Faneromeni una bella chiesa ortodossa. Si chiama Agia Faneromeni o chiesa dell'apparizione. Bellissima chiesa con molti stili. Si notano suggestioni bizantine, romaniche e neoclassiche. L'interno è ricco di icone e di simboli in oro. Bellissimi i lampadari. Sono arrivato nel momento in cui era terminata una funzione religiosa relativa a un matrimonio. Ho individuato il prete nel momento in cui effettuava le registrazioni dei nomi dei due neo-sposi sul librone matrimoniale. Ho chiesto se potevo immortalare la scena e mi hanno risposto con un largo sorriso, annuendo. Piccoli piaceri del turista che riesce a trasformare momenti importanti della vita degli altri in un piacevole e soddisfatto sguardo di intesa. All'uscita dalla chiesa mi sono imbattuto in un piccolo locale, una specie di bar-locanda, in cui si informava la possibile clientela che ci si trovava a meno di cinquanta metri dalla linea di demarcazione tra la parte settentrionale e quella meridionale di Nicosia. Il cartello è chiaro. L'allusione a Berlino come ex città col muro è evidente. Naturalmente la pubblicità non è stata indovinata se come è vero non ho visto alcun avventore nel bar. L'altro interessante museo da visitare è stato quello bizantino, all’interno del Palazzo dell’Arcivescovado, dove troneggia all’entrata l’enorme statua dell’Arcivescovo Makarios stra-fotografata da tutti i turisti, me compreso. Ho fatto il biglietto e sono entrato. Una classe di liceo di una città italiana mi ha superato all'ingresso. All'interno l'insegnante di Storia dell'Arte spiegava il senso di molti quadri presenti nelle sale.All'interno c'è una interessantisima e completa serie di quadri bizantini che meritano la visita. All'uscita troneggia di nuovo, con poca modestia, la statua di Makarios sempre bersaglio di foto dei turisti. Dicono che vogliono sostituirla, questa brutta statua.Ma forse sono solo dicerie.
A pochi metri dal palazzo si incontra il Ginnasio pancipriota. Scuola d'èlite questa ai tempi del periodo coloniale. C'è un particolare che lo riguarda nel famoso e più conosciuto libro cipriota di tutti i tempi che è una specie di romanzo. Il titolo è Gli amari limoni di Cipro ed è stato scritto dal romanziere inglese Lawrence Durrell. Nel suo romanzo lo scrittore ricorda l'innamoramento generalizzato di tutte le studentesse del liceo nei suoi confronti quando nella sua ora insegnava inglese. In una stradina vicino odos Asklipiou, su plateia Ikostigdois Oktovriou, ho notato una piccola moschea, ben curata, che mi ha particolarmente interessato perchè costruita adattando le antiche forme di una chiesa preesistente. La moschea si chiama Araplar Cami, e offre ai visitatori un bel giardino privato con numerosi fiori presenti su un lato. Ecco nella foto la parte superiore del minareto. Per non perdere continuità con l'arte islamica e perchè considero i luoghi religiosi una importante caratteristica della cultura dei luoghi che osservo nei miei viaggi, mi sono diretto all'altra moschea, quella più grande, sempre nella parte greca. Sapete, in questi luoghi religiosi regna un silenzio riposante e al tempo stesso grandioso, che permette a tutti di meditare e riflettere sui problemi della vita. Queste riflessioni costituiscono, nei miei viaggi, uno dei momenti più interessanti di scoperta e studio non foss'altro che per il rispetto che nutro verso tutto quello che è religioso. Intendiamoci, io sono una persona profondamente laica e come tale vivo la mia vita. Ma la dimensione religiosa mi ha sempre colpito, non solo per la straordinaria vitalità che essa possiede nel colpire folle oceaniche nel mondo (basti ricordare il funerale di Papa Woityla a Roma) ma anche per lo straordinario mistero che essa possiede e che si porta dietro. Io sono molto critico con i fenomeni soprannaturali e trascendenti. Credo che nessuno di essi abbia alcuna base scientifica per essere considerato tale. Ma il mondo delle religioni sfugge alla razionalità umana e queste manifestazioni devono essere visti come esigenza interiore che merita rispetto. Null'altro.Il mio programma prevedeva adesso di visitare la porta Famagosta. Si trova ad est nella transitata Leoforos Nikiforou Foka.Sul significato di questa mia visita parlo da un'altra parte. Vicino all’Arcivescovado ho visitato la Moschea più grande di Nicosia sud, chiamata Omeriye Cami Taht-el-Kala (ex Chiesa agostiniana) in Plateia Tilliris. Qui per il caldo (non erano ancora neanche le 12 del mattino, sono dovuto entrare in un piccolo e angusto locale di ristorazione nel quale alcuni avventori stavano mangiando mezè, per chiedere loro se avessero dell'acqua per dissetarmi. Subito di fronte all'osteria la moschea mostrava il suo minareto alto e irrangiungibile come un punto di riferimento. Sono entrato nella moschea attraverso il cortile. Ho tolto le scarpe e ho visitato l’interno. Ho poi parlato con l’Imam che aveva una bella tunica bianca ricamata e stava riposando all'ombra di un fico nel cortile. Abbiamo fatto in inglese una piacevole chiacchierata su alcuni aspetti della vita religiosa della moschea e sulle analogie della cucina araba e siciliana. Il couscous per esempio è uno dei miei preferiti e lo mangio volentieri. La pietanza è nord-africana, con varianti tra quella marocchina e tunisina ma si usa da sempre nella Sicilia occidentale, nel trapanese. A me piace la versione marocchina, con sette ingredienti vegetali: carote, zucchine, melanzane, pomodori, peperoncino rosso, sedano e cipolle. Avevo intenzione di fare una piccola e veloce visita alla parte turca solo il pomeriggio del giorno precedente la mia partenza per Larnaka. Non ritenevo questa parte della città pregiudizievole per i fini del mio viaggio. Come ho avuto modo di dire in precedenza, il motivo del mio viaggio a Nicosia non riguardava la parte turco-cipriota ma quella greco-cipriota. Per dirla in modo formale e breve, la capitale dello Stato dell'Unione Europea è Lefkosia, non Lefkoşa. Tuttavia venuto a conoscenza che era possibile farlo ne ho approfittato con piacere. Così, senza programmazione alcuna e in totale improvvisazione ho pensato di visitarla, con entusiasmo. Da quando decisi di visitare tutte le capitali dell'Unione Europea era la prima volta che entravo in un paese musulmano. In verità ero stato nel 1986 in visita in Turchia. Istambul, Konia, Bursa e Ankara sono state le tappe principali che ho effettuato con tanto entusiasmo. Qui la situazione è differente. In realtà la parte turco-cipriota della capitale non è riconosciuta dai paesi europei. Tuttavia, come viaggiatore, io non sono interessato alle dispute politiche e "men che mai" alle questioni di litigiosità dei paesi che visito. Da questo punto di vista mi reputo una specie di "ambasciatore onorario" dell'Unione che rispetta, stima e non giudica qualunque società indigena mi accolga con spirito di amicizia e simpatia. In relazione poi all'accoglienza sono a conoscenza del messaggio di pace e di bene che i musulmani si scambiano sempre quando si incontrano (Assalamu alaikum) e che io vedo legato in modo perfetto al mio status di turista in visita turistica per scopi culturali. D'altronde il saluto musulmano formale è letteralmente intriso di concetti pacifici ed è : "la pace su di voi" e l'analoga risposta è "e su di voi la pace". Questo saluto in lingua araba mi ricorda uno dei più grandi viaggiatori arabi di tutti i tempi, forse addirittura più importante di Marco Polo. Il suo nome è ابن بطوطة(Ibn Battuta), marocchino di nascita. Nella sua الرحلة (rihla), cioè nel suo diario di viaggio, racconta tutte le sue esperienze di trentanni di visite in tutti i paesi musulmani del mondo, dall'Atlantico all'Oceano Indiano. Racconta che una sola volta prese una nave genovese in partenza - notate la coincidenza - da Famagosta, all'epoca il porto principale di Cipro nel 1330, per Alanya in Turchia, nella costa meridionale dell'Anatolia. Ebbene, nella sua cronaca racconta che il capitano trattava "onorevolmente" i passeggeri musulmani, non facendo pagare loro neppure il viaggio. Non mi aspetto un simile trattamento, ma essere accolto con un po' di amicizia lo trovo necessario, oltre che utile. Così trovandomi vicino al posto di frontiera nel primo pomeriggio precedente alla mia partenza ne ho approfittato e sono passato dall’altra parte, non prima però di avere fatto una foto con i caschi blu di guardia tra i due settori. Avevo timore che la procedura burocratica fosse lunga, facendomi perdere del tempo prezioso. Avevo sentito parlare di ripicche che si fanno i doganieri da una parte vero l’altra. Invece hanno controllato il mio passaporto velocemente, hanno inserito nella loro banca dati il mio nominativo e messo un timbro all’andata (l’altro lo hanno messo al ritorno) su un foglio bianco. A dire il vero durante la procedura di riconoscimento ho avuto conferma delle mie perplessità sulla poca disponibilità fra le parti, quando un turista, con la carta d’identità della Repubblica di Cipro, si è sentito dire che se voleva passare all’altro lato doveva pagare una contravvenzione che lo riguardava. Dalle discussioni che sono sorte in tre lingue, il greco, il turco e l’inglese, ho capito che il turista, qualche mese prima, era andato con la sua auto nella parte turca e qualche “attento” vigile lo aveva multato senza avvisarlo. Ma a parte questo piccolo incidente “internazionale” tutto è finito con le sole lamentele del turista che dovette pagare l’equivalente di più di 70 euro. La mia sorpresa nel vedere per la prima volta Nicosia nord è stata enorme perché da quel momento in poi sono stato quasi sempre nella parte turca. Ho cenato e pranzato in due ristoranti vicino Piazza Atatürk, ovvero Atatürk Meydany, mangiando molto meglio che nella parte greca e pagando pochissimo. La prima osteria è da SIMIT DÜNYASI KUÇUKUNCULAR, nella Girne Caddesi, appena 50 m dopo Piazza Atatürk. L'altra osteria non ricordo più il nome. Con appena sei euro ho fatto dei pasti eccezionali. Il primo: un piatto di olive con peperoncini, una scodella enorme di passato di lenticchie, una focaccia di pane morbido turco, un contorno di patate e zucchine e una birra da mezzo litro. Il pranzo successivo del giorno dopo è consistito in un ottimo e abbondante secondo piatto, comprensivo di salsicce (non di maiale ma di ottimo manzo), polletto e agnello in casseruola, due piatti di fagiolini di due formati (stretti e larghi) uno all’olio e l’altro al pomodoro, cavoletti di Bruxelles, zucchine e melanzane, uno squisito dolce al pistacchio, oltre naturalmente la solita birra locale di mezzo litro.Il cameriere è rimasto contento quando gli ho esplicitamente chiesto la birra turca. Mi è venuto in mente un detto che dice pressappoco così: "Quando mangio male mi ricordo quanto ho speso, quando mangio bene mi ricordo che cosa ho mangiato". E il piatto di oggi lo ricorderò per molto tempo. Ottimi anche i gelati e un’altra specialità di una torta alla ricotta impregnata di un liquore come il rhum ma non alcolico, che ho mangiato in una pasticceria vicino al posto di guardia semplicemente straordinaria.Non chiedetemi i nomi perché non li ricordo. So solo che la cucina e la pasticceria turco-cipriota batte la cucina greco-cipriota almeno 2-0. La pasticceria della parte sud della capitale abbonda di laukumia (specie di caramelle morbide di sapore e colore diverso con lo zucchero velato) e di mostarde cilindriche paesane con all’interno una lunga fila di mandorle. In realtà si chiama Soutzoukos (in greco: σουτζούκος). E' un dolce popolare di Cipro fatto col mosto di vino e mandorle impilate in verticale in una specie di lungo cordone gommoso. Una rarità in tema di gusto. Squisito. So solo che la cucina e la pasticceria turco-cipriota battono la cucina greco Non parlo poi degli altri dolci turchi che sono una vera specialità. Mi dispiace per gli amici greco-ciprioti ma preferisco i dolci dei loro "avversari" turco-ciprioti.



Prima di arrivare al pezzo forte della parte turca che è la grande moschea con due minareti, ho visitato Asma Alti Sokagi, ovvero la grande locanda Büyük Han, ovvero un'antica locanda orientale. Qui si fermavano le carovane per fare riposare gli animali e per rifocillarsi al fresco di un tetto adeguato. La moschea di Selimiye è il massimo di tutta Nicosia. E’ molto più grande di quella presente nella parte greca. In realtà è l'ex Cattedrale S. Sofia. Grandi tappeti sul pavimento ma pochissime persone all’interno. Ho letto nella mia guida che la struttura somiglia molto a Notre Dame de Paris. Ha due torri campanarie mozzate dai turchi a cui sono state aggiunti due aguzzi minareti che si vedono nella foto. All'interno, oltre alla enorme distesa di tappeti larghissimi ci sono pareti, archi e volte dipinti di bianco senza arredi con il solito mihrab rivolto verso La Mecca. Le foto che mi ritraggono nella moschea Selimiye mi sono state scattate da un amabile italiano che mi ha fatto anche da Cicerone. Sono rispettoso al 100% delle religioni. Di tutte le religioni. In particolare di quelle monoteiste; e fra queste, a parte quella cristiana, di quella musulmana, che considero ricca di cultura e di tradizioni. Non è possibile rimanere inerti al solo sentire i primi versetti della Sura I, Al fatiha (L'aprente), del Corano (versione salmodiante di Agamy): Bi smi l-lahi r-Rahmani r-Rahimi al hamdu lillahi rabbi Alamina. Al -rahmani r-rahimi, Maliki yawmi d-dini, Iyyaka na'budu wa iyyaka nasta'inu, Ihdina s-sirata l-mustaqima. Sirata lladhina an'amta alahim gayru l-magdubi 'alahim wa la d-daalina. Una vera melodia per l'orecchio di chi la ascolta. La lingua araba riesce a sprigionare, in questo caso particolare della prima Sura, il massimo della sua musicalità producendo piacevolissime sensazioni di bellezza musicale. Siamo consapevoli che non tutti sono in grado di apprezzare l'arte del salmodiare arabo. Ma questa è un'altra storia. Torniamo a noi. Come sempre mi succede quando vedo trasformazioni di chiese in moschee provo sempre una sensazione di scoramento, come se fosse stata violata la tradizione. In realtà bisogna anche capire che queste trasformazioni sono state dettate dall'esigenza di mutare la struttura architettonica da cristiana a musulmana per ragioni "religiose". Sono dell'avviso che queste operazioni, nel mentre hanno un senso dal punto di vista storico e artistico, rappresentano comunque un intervento chirurgico che disorienta. Per carità, non ho nulla contro i musulmani. Anzi mi sono simpatici, per via della loro bella lingua. D'altronde, anche i cristiani, con la storia delle crociate, ne hanno combinato delle belle. Dunque, "chi è senza peccato scagli la prima pietra". La storia è fatta purtroppo anche di questi fatti. L'esercito che vince trasforma a proprio piacimento le cose. Coloro che perdono devono, nel migliore dei casi, uniformarsi. Certo, adesso, con il metro del secondo millennio, con il turismo, con i viaggi e gli scambi culturali tutto ci sembra "normale". Ma a quei tempi non è stato piacevole per i vinti vivere sotto i vincitori. Ma cambiamo discorso. Mi sono spostato verso la parte più importante di Nicosia nord. Le cinque foto che seguono mostrano Piazza Ataturk
fotografata da tre punti diversi,
la strada dell'Hotel Saray
e la porta Kyrenia all'estremità nord della Nicosia turca. Volevo a questo punto dire qualcosa di più sulla Nicosia turca. La ragione non riguarda tanto l'aspetto turistico in se quanto, diciamo, la cultura turca a Cipro. Ho letto da qualche parte che i turco-ciprioti aderiscono alla corrente sunnita della religione musulmana. E' evidente che questo vuol dire poco per definire alcuni tratti del loro carattere. Certo, la convivenza con la parte più numerosa dei ciprioti e cioè con la parte greca e anche con la cultura inglese che è stata proprietaria dell'isola per più di un secolo hanno prodotto cambiamenti sul loro modo di essere musulmani. Sembra, per esempio, che le regole dell'Islam nella loro comunità non sono seguite con convinzione e la stessa partecipazione alla vita religiosa delle moschee è rara e poco manifesta. Non dico nulla di particolarmente offensivo se aggiungo che lo stesso Ramadan non viene osservato adeguatamente. Mi sono fatto un’idea approssimativa di come stanno veramente le cose fra le due comunità contrapposte. Ho concluso che le due metà di Nicosia difficilmente si ricongiungeranno. Tanti sono gli interessi in gioco e impossibile sembra la coesistenza tra i due popoli. Troppo diversi i progetti politici e fortissimi i rancori personali che affiorano subito al solo pensiero del passato che brucia ad entrambe le comunità. Sono convinto che quel poco di positivo che ho visto nelle due parti di Lefkosia-Lefkoşa lo si deve all’Unione Europea che ha finanziato un po' di soldi per rimettere a posto gli edifici presenti in vicinanza della linea di demarcazione e gli edifici culturalmente più significativi nelle altre parti della città, come case di pregio, chiese e moschee. Penso che nonostante la buona volontà del Presidente Demetris Christofias (chiaramente greco-cipriota) e di Mehmet Ali Talat (inconfondibilmente turco-cipriota) i problemi da superare sono tanti e maledettamente così complessi che non se ne farà nulla. Spero di sbagliarmi, ma sono pessimista. Un piccolo particolare alla luce del quale si può capire meglio la psicologia del rapporto tra le due comunità. All'aeroporto mi hanno dato la cartina di Nicosia nella quale la parte greca a sud contiene i nomi delle strade, mentre la parte turca a nord ne è completamente sprovvista. Evidentemente è una sottile guerra psicologica che le due parti si fanno per non riconoscere all'altra parte alcun diritto. Avevo anticipato che avrei detto qualcosa sulla porta di Famagosta. Per arrivarci ho percorso un po' di strada. Una stradina in particolare mi ha colpito, perchè nella mia memoria avevo un ricordo d'infanzia quasi uguale. Eccola nella foto.Quando ho visitato la porta est di Famagosta ho parlato con il custode del locale museo annesso all’interno della porta, il quale mi ha dato un opuscolo contenente tutte le trasformazioni che hanno subito i monumenti greci nella parte turca della città dopo il 1974. E’ desolante vedere delle foto nelle quali molte chiese e luoghi religiosi che si trovavano nella parte turca dell’isola sono state trasformate in stalle o luoghi contenenti mangimi per animali. L’interno della porta di Famagosta contiene una serie di foto appese alle pareti che sono un lunghissimo elenco di denuncia del progetto di scristianizzazione dei luoghi di religione ortodossa caduti in mano ai turco-ciprioti. Veramente deplorevole il modo in cui sono stati grattati via dalle pareti di queste ormai ex-chiese, mosaici e quadri contenenti oggetti sacri e poi rivenduti al mercato nero internazionale da turco-ciprioti senza scrupoli. Certo, la parte greca non è innocente, perché sappiamo benissimo dalla storia degli eventi cosa è successo nei dieci anni dal 1964 al 1974. Tutti hanno ragione, tutti hanno torto. Bisognerebbe far capire loro che non giova a nessuno continuare questa battaglia di retroguardia tra le due comunità. Ma spesso, in questi casi, la ragione viene messa sotto vetro per dare sfogo alle passioni e agli estremismi. L’aggiunta di elementi religiosi e linguistici produce una miscela esplosiva pericolosissima. E’ incredibile come quando nelle vicende entrano la religione e le lingue ci si azzuffa e si fanno guerre dolorosissime per un nonnulla. Basta pensare al passato per avere conferma e contezza di ciò. Uno schiaffo alla ragione ecco di cosa si tratta. Ma passiamo ad altro, altrimenti mi arrabbio. Un altro ristorante da me visitato è stato la taverna Apxontiko nella parte greca, nel quartiere turistico di Laiki Geitona, dove ho mangiato molto semplicemente un semplice secondo chiamato Kleftiko lamb con un contorno e una piccola birra greco-cipriota KEO. Un buon secondo di carne (una specie di stufato di agnello) con insalata mista e olive ha concluso un pasto veloce. Per concludere la visita alla parte sud di Nicosia ho passeggiato nella parte vicino alle mure venziane. Ecco una bella fila di palme lungo la via Kostantinou Palaiologou e li vicino la piccola moschea costruita dai turchi in onore del primo caduto turco dsurante l'assedio della città nel 1570. Vicino a questa piccola moschea, esattamente nell'area del bastione Podocataro c'è l'interessante Monumento alla Libertà, molto sentito dalla cittadinanza greco-cipriota. Non poteva mancare una via famosa della cultura greca: via Achille. Eccola! Come sempre nelle migliori tradizione tra le cose belle c’è anche qualche vicenda meno bella. E passo alle conclusioni di questo mio diciottesimo viaggio, il più ad est della mia vita, ovvero a circa 35° 10’ latitudine nord e a circa 33° 22’ longitudine est. Ricordo che Roma si trova a 41° 50' nord e 12° 28' est. Dunque, ci sono ben 6° 40' di differenza di latitudine verso l'equatore e quasi 25° di differenza di longitudine est tra le due città verso oriente. Non sono pochi. Ho avuto una piccolo imprevisto con un poliziotto greco-cipriota che alla vista del mio passaporto italiano mi ha apostrofato con maleducazione, dicendomi che il Presidente del Consiglio italiano Berlusconi è un delinquente e un mafioso. Naturalmente non ho accettato la provocazione e l’ho lasciato senza rispondere nulla, facendolo arrabbiare di più. Ho provato una sensazione sgradevole. Su questa questione voglio solo dire che da quando c’è stato il passaggio delle consegne da Prodi a Berlusconi il vento per gli italiani a Cipro Sud, è cambiato in peggio. Il perché è dovuto, a mio parere, al fatto che il Premier Berlusconi è amico del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdoğan. Intendiamoci, non è successo nulla. A parte le escandescenze del poliziotto la vacanza è stata piacevole. Ecco di seguito due foto identiche del panorama di Nicosia prese dalla finestra della mia camera in albergo ad orari differenti. Mi rimane poco da aggiungere. Il momento della partenza è arrivato. Come sempre, il cerchio di un viaggio si chiude con il ritorno a casa. La partenza da Nicosia per Larnaka è di mattina presto. Il tempo di salutare alla Reception i gentili incaricati delle comodità dei clienti ed eccomi in strada con la valigia per arrivare in tempo a Larnaka. Vi arrivo dopo un viaggio all'insegna della malinconia. "Partire è come morire" dice un vecchio adagio. In genere si aggiunge che è vero che la malinconia prende sempre quando si parte. Eugenio Scalfari, nel suo ultimo libro, L'uomo che non credeva in Dio, ha scritto che "la nostalgia è il rimpianto d'un passato che è stato e non può tornare, mentre la malinconia è il rimpianto di ciò che non è stato ma che sarebbe stato possibile, di un'altra vita non vissuta, d'un amore che ti ha sfiorato senza fermarsi". Ecco. Se fosse stato possibile fermarsi qui per sempre, probabilmente, avrei vissuto un'altra vita, migliore forse di quella che vivo attualmente. Noi non lo sappiamo perchè di questi desideri ne è ricco il mondo. Rimane tuttavia un fatto. Mi sento di dire che, comunque, sono soddisfatto della mia vacanza. Penso che l'isola di Cipro, famosa perchè vi morì effettivamente Lazzaro dopo essere stato resuscitato da Gesù, mi rimarrà nella memoria per molto tempo. Non faccio in tempo di decidere di pubblicare in rete il diario di queste giornate intense e piacevoli che sono già all'aeroporto di Larnaka. La pubblicazione in rete di questo diario la devo ad alcuni amici che in un certo senso lo meritano e che mi seguono affettuosamente in questa bella e piacevole avventura della visita a tutte le 27 capitali dell'Unione Europea. A loro va il mio ringraziamento per alcuni momenti di lieta spensieratezza provati in questa ultima città europea del muro, della separazione tra due comunità entrambe meritevoli di integrazione, riappacificazione e riunificazione. Chissà, forse la prossima volta che ritornerò qui, se mai ritornerò, questo muro non ci sarà più. Lo spero tanto per tutti gli amici ciprioti di lingua greca e di lingua turca. Eccomi all'aeroporto di Larnaka, pronto per affrontare pericoli più gravi di quelli ciprioti. Dove e quali? A Roma naturalmente, subito dopo l'arrivo. L'aeroporto di Fiumicino per il turista resta uno dei più rischiosi per l'ultima specie umana pericolosa, che sono i tassinari romani. Chi vive, come me, nella città eterna, in verità vive in una città molto difficile per il cinismo e l'arroganza dei suoi abitanti. Ma godiamoci ancora il viaggio di ritorno. Anche questo fa parte della vacanza. Ciao. Al prossimo viaggio! Appuntamento a La Valletta. Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

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