lunedì 5 maggio 2008

Elezione a Presidente della Camera ed eredità del fascismo.

Da più parti, dopo la vittoria del Pdl di Berlusconi, si levano richieste di additare a disprezzo la elezione di Gianfranco Fini alla Presidenza della Camera, richiamando una non meglio precisata "eredità del fascismo". A riprova della “colpevolezza” di Fini si richiamano i saluti fascisti dei supporter del nuovo Sindaco di Roma Gianni Alemanno. Vediamo se abbiamo capito di cosa si tratta proponendo la nostra opinione. Che qualunque saluto fascista con il braccio teso ci infastidisca al punto di chiedere l’applicazione della norma dell’antifascismo previsto dalle nostre leggi è il minimo al quale pensiamo. Quando un gruppo di idioti assume questi atteggiamenti, il minimo che si possa dire è che l’intelligenza e il cervello in quelle teste sono veramente scarsi. Per quanto riguarda Fini dobbiamo dire che il soggetto non ci ha mai entusiasmato. Avremmo preferito altri al posto suo. Detto questo, però, noi non siamo d’accordo con l’equiparazione di Fini come a un ritorno di ereditarietà del fascismo. Vogliamo ricordare, fino a prova contraria, che Gianfranco Fini è stato eletto due volte con procedura democratica: prima dal popolo come deputato e successivamente dai parlamentari della Camera a loro Presidente. Dunque, sarebbe antidemocratico insistere sul fatto che la sua elezione introduce fascismo nelle istituzioni. Ma la migliore risposta che si possa dare a coloro che hanno dichiarato questa supposta eredità del fascismo è che il precedente Presidente della Camera è stato il compagno Fausto Bertinotti, che si è trovato nella stessa identica situazione di Fini. L’unica differenza sta nel fatto che gli amici del leader di Rifondazione comunista mettevano il pugno alla fine del braccio disteso, mentre gli altri la mano aperta. Due saluti, due idiozie. Per il resto fascismo e comunismo sono sinonimi perché si equivalgono in tutto e per tutto come sterminio di massa di cittadini inermi tanto per fare un esempio. Dunque, l’unica cosa importante da dire è che sia Bertinotti che Fini sono stati legittimati da un voto democratico. Qualunque tentativo di sovvertire questo fatto è destinato a fallire e ad associare la malafede a tutti coloro i quali vogliono fare della loro elezione “due pesi e due misure”.

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