lunedì 30 aprile 2012

Etica ed elezioni politiche del 2013.


Ci riteniamo persone che credono che la vita sociale e politica debba essere permeata dall’etica. Una vita senza etica è una vita bruta. Pertanto, se discutiamo di politica e di elezioni politiche siamo del parere che dobbiamo avere il diritto di pretendere da chi ci governerà un comportamento etico nella loro futura attività legislativa. Questa premessa la mettiamo come assioma, cioè come postulato indiscutibile. Lo si può accettare o meno ma non è negoziabile. A questo proposito ci permettiamo qualche riflessione. Chi ci dice cos'è etico da ciò che non è etico? O meglio, chi ci spiega, razionalmente, ciò che è più etico da ciò che è meno etico? Meglio ancora, chi può giudicare quando un asserto ha un contenuto etico accettabile da quando non lo ha? E qualora lo avesse, chi può giudicare che è così limitato da essere scartato? Ultima domanda. Visto che la “nostra conoscenza” proviene dall’esperienza umana, e che dunque è fallibile, ovvero suscettibile di errori, e si manifesta come congetturale, falsificabile e sempre provvisoria, e che non esiste una conoscenza assoluta, dimostrabile e indubitabile (altrimenti si cadrebbe nella religione, i cui asserti sono i dogmi) ciò vuol dire che nel campo dell’etica non abbiamo l’unicità dei valori, perché ciò che può essere un valore per un filo-berlusconiano quasi sicuramente sarebbe un disvalore per un suo avversario (vedasi conflitto di interessi). Pertanto, ci troviamo a vivere in una società polivaloriale o, per fare ricorso a un termine critico, relativista. Vero è che certe etiche sono differenti da altre, ma come facciamo a decidere se la mia etica è migliore della tua definendo delle regole? Mica possiamo trasformare il sistema delle regole valoriali in una geometria razionale di tipo euclideo. O no? E, soprattutto, chi decide “cosa decidere” a proposito di due etiche differenti? Capite che la faccenda è maledettamente complessa e delicata. Allora, delle due l’una: o noi come cittadini che crediamo nell’etica vogliamo imporre la nostra etica a tutti i partiti che si presenteranno alle prossime elezioni politiche del 2013 (cadendo così nel tranello di essere considerati un partito che fa dell’etica il suo programma, perché abbiamo un’etica come tante altre) o noi giustifichiamo il perché della valorialità dell’etica nella politica e, soprattutto, pretendiamo che i partiti si adeguino alla “nostra” etica (che può benissimo non essere compatibile con le etiche degli altri partiti). La giustificazione che la nostra etica è quella migliore parte dall’accettazione del pluralismo delle idee e dei valori e deve passare attraverso la capacità di scelta e di selezione. Per migliorare poi questo approccio, diciamo che deve passare attraverso la libertà di scegliere, perché la libertà di scelta è alla fine una scelta di responsabilità. Dunque, si deduce che il nostro modo di operare segue la logica della responsabilità. Non si pretenderà, speriamo, che possano vincere gli avversari che fanno scelte irresponsabili. No? Noi non pretendiamo di imporre la nostra etica come se fosse una religione ma, responsabilmente, vogliamo condizionare i risultati delle elezioni politiche e il dibattito politico, che c’è un problema di etica e che i politici devono confrontarsi con noi e assicurarci che il discorso etico entri nei loro programmi. Chiariamo che non hanno l’obbligo di accettarlo. Ma hanno l’obbligo di dircelo, con trasparenza e senza ambiguità. In questi casi ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Noi non voteremo nessun irresponsabile che rifiuti l’etica nella politica. Si sappia. Disse Martin L. King che “ciò che è dannoso nel mondo non sono gli uomini cattivi, ma il silenzio di quelli buoni “. Te capì?

venerdì 27 aprile 2012

Dirigenti Acea e sordità: sordi che non vogliono sentire.


Il 12 Dicembre 2011, all'indirizzo redazioneweb@aceaspa.it, abbiamo spedito una mail alla municipalizzata Acea di Roma nella quale protestavamo per la criptica struttura della nuova bolletta di energia elettrica, che impedisce al comune cittadino di capire e interpretare correttamente il consumo dei kWh letti al contatore in relazione al totale da pagare. La mail precedente si concludeva dicendo: non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. A conoscenza, purtroppo, della mancanza di sensibilità degli operatori di questa poco trasparente Municipalizzata romana, abbiamo tentato di sollecitare il loro 'amor proprio' comunicando che il sito web Acea, alla voce Glossario (ce ne sono addirittura due [1] e [2]), conteneva degli errori tecnici inammissibili a un'azienda che paga fior di quattrini dei contribuenti a una pletora di ingegneri dipendenti, e alla bisogna di collaboratori, che hanno finora mostrato un deficit ragguardevole di competenze. Per essere più chiari, avevamo individuato decine di errori di matematica e fisica nelle unità di misura presenti nella parte tecnica del sito Acea.

Ci aspettavamo una qualche reazione. Invece nulla. Per cui ci rifacciamo vivi nella speranza che questo benedetto amor proprio (o dignità?) dei vertici dell'Azienda producesse il miracolo di una risposta.Ci chiediamo se è seria un'azienda che riceve una comunicazione da un suo cliente che cerca di aiutarla nella individuazione di criticità ed essa, inspiegabilmente, si chiude in un silenzio "assordante". Delle due l'una: o si è professionalmente inadeguati a gestire un rapporto appropriato con i clienti o si ha qualche cosa da nascondere, a meno che il Dirigente responsabile Acea non abbia lo stesso vizietto che aveva Alberto Sordi, nei panni del Marchese del Grillo, quando l'interlocutore lo incalzava a rispondere. Pongo due semplici domande. La prima: perché si è complicata la lettura della bolletta? La seconda: chi sono gli “Esperti” che l'hanno modificata (sono gli stessi che hanno commesso gli errori presenti nel Glossario?) e quanto è costata l'operazione di cambiamento? Questa domanda la mettiamo in relazione a quanto abbiamo letto sul Corriere della Sera, del 20 Aprile 2012, "Cronaca di Roma" nel quale compaiono le scriteriate retribuzioni del Presidente Giancarlo Cremonesi che prende 408 000 € e dell’AD Marco Staderini attestato a 476 000 € e, sullo stesso ordine di grandezza, abbiamo Stefano Tempesta, Andrea Bossola, Francesco Sperandino e Sergio Agosta tutti dirigenti, retribuiti in media con circa 440 000 € ciascuno e poi Paolo Gallo 352 866 €, Enrico Laghi 286 500, Corrado Gatti 227 500 € e Alberto Romani 231 390 €. I dati sono presi dall’articolo di Ernesto Menicucci a pag.2, che ringraziamo per la completezza delle informazioni. E insieme a questi capoccioni di vertici aziendali, a quanto ammontano le congrue date a degli ingegneri che commettono errori da matita blu?
Corollario: è lecito diffidare? A parere del migliore conoscitore dell'umana e inossidabile romanità, il Senatore Giulio Andreotti ha detto: “a pensare male si commette peccato ma si azzecca sempre”. Siamo a disposizione per pubblicare, ci auguriamo, smentite dagli interessati. Per il resto “chi tace acconsente”.

giovedì 26 aprile 2012

ITIS Galileo: la vera televisione.


Erano decenni che in Tv non si vedeva uno spettacolo di eccellenza come quello messo su da La7, ieri sera, dalle ventuno all’una di notte. Per chi ha avuto la fortuna di assistere in diretta alle quattro ore del programma è stata ‘na nuttata indimenticabile, avrebbe detto Eduardo. Peccato, perché molti italiani hanno perso una rara occasione di vedere come la Tv può produrre spettacoli culturali di elevatissimo spessore culturale e di piacevole intrattenimento. Una critica alla Rai la dobbiamo per un duplice motivo. In primo luogo, avrebbe dovuto essere lei a produrre questo evento televisivo dell’anno. In secondo luogo, per evidenziare la degradante offerta televisiva della Tv di Stato che produce spettacoli di infimo ordine come “i pacchi” invece di raccontare la relazione che intercorre tra un personaggio come Galileo Galilei vissuto in un tempo lontano e quello che ci rimane oggi del valore della ricerca scientifica. Ma veniamo ai fatti. Lo spettacolo, perché di spettacolo teatrale si parla, è quello che mette in scena i Laboratori di fisica nucleare del “Gran Sasso” in Abruzzo, nei quali si conducono degli esperimenti internazionali sul neutrino, cioè su un elemento della fisica delle particelle subnucleari, il tutto sullo sfondo della grande figura del padre della scienza italiana, Galileo Galilei. Prendiamo il titolo come spunto della nostro discorso. ITIS è l’acronimo di Istituto Tecnico Industriale Statale. Se si conosce un po’ la realtà della scuola italiana si può apprezzare il senso e la scelta del titolo dello spettacolo, deciso da quel “genio del teatro” che è il veneto Marco Paolini. Un mostro di bravura. Non crediamo possano esistere tanti altri uomini di spettacolo del teatro in Italia a poter svolgere, con pari perizia, il ruolo di Marco Paolini in questa alta interpretazione del teatro. Bravissimo. Un vero genio. Dunque, ITIS versus Liceo, ovvero la contrapposizione tra cultura tecnico-scientifica e cultura umanistica. Un’alta lezione di pedagogia e dell’importanza dell’educazione scolastica nella formazione di base del cittadino, raramente visibile sugli schermi tv italiani. Con una sottile e straordinaria ironia e con un sapiente uso del dialetto veneto Paolini spiega le origini della ‘cultura’ della Repubblica Italiana partendo dall’opera galileiana del Dialogo, del Sidereus Nuncius e dei Discorsi. L’ITIS e il liceo classico hanno costruito l’Italia del miracolo, l’Italia del boom economico, l’Italia della vera cultura scolastica, quella che ha prodotto le maggiori e più significative ricadute nella società mediante gli uomini di cultura. Senza il perito meccanico o delle telecomunicazioni e senza i liceali della maturità classica e scientifica non ci sarebbe stata un’Italia “Settima potenza” industriale del mondo. I grandi scrittori, giornalisti, politici (qui nel senso positivo del termine, come Giovanni Spadolini), registi cinematografici e televisivi, scienziati, economisti, editori, che hanno fatto grande l’Italia in tutti i campi della cultura sono tutti figli della dicotomia educativa tecnico- scientifica e umanistica che l’Istituto tecnico e il Liceo (nella doppia veste classico e scientifico) hanno prodotto di buono in Italia nel periodo post seconda guerra mondiale. Poi venne il craxismo e la degenerazione della politica della 1° Repubblica. Indi, mani pulite e la 2° Repubblica con il berlusconismo che misero la scuola italiana sotto i tacchi. Centrosinistra e centrodestra produssero l’assassinio della scuola tecnica, scientifica e classica ormai inanimata da decenni. La Chiesa cattolica più di tutti aveva creato da secoli roghi e terra bruciata intorno alla scienza italiana. E l’Italia franò.

lunedì 23 aprile 2012

Agende, politica e promesse da marinai.

Il Fatto Quotidiano riporta una notizia che è a dir poco sconvolgente. Com’è noto, entrambi i rami del Parlamento hanno preso formale impegno a ridurre le spese, soprattutto quelle inutili di rappresentanza. Ebbene, nonostante i proclami di risparmio dei Presidenti del Senato e della Camera veniamo a sapere che si stanno sperperando quasi un milione di euro per futili motivi. In breve, i senatori della Repubblica “si preparano a pianificare tutto il 2013 e anche il 2014 sfogliando eleganti agende in pelle bordeaux grazie a un bando appena pubblicato da palazzo Madama per la fornitura di 23mila agende, 5.200 da tavolo e 16.800 tascabili. Un bando che vale 950mila euro. L’aggiudicazione è prevista per il 28 maggio”. Capirete subito la gravità della notizia. In pratica se ciò corrisponde al vero i due "bravi" Schifani e Fini ci hanno preso in giro. Tutti i loro propositi di contenimento della spesa pubblica del Parlamento è carta straccia. Nei prossimi giorni vedremo come andrà a finire la questione. Certo i primi a vergognarsi di questa azione dovranno essere loro e non per motivi politici. Semplicemente perché non hanno finora mantenuto la parola data.

sabato 21 aprile 2012

Morte e web.

Che rapporto esiste tra la morte di una persona e la sua cittadinanza nel web? Cerchiamo di spiegarci meglio partendo dall’esperienza della scomparsa di una persona. Com’è noto, quando un cittadino muore il medico di famiglia ha l’obbligo di stilare un certificato di morte col quale informa ufficialmente le autorità del decesso. In poco tempo viene attivato un protocollo col quale municipio, datore di lavoro o istituto di previdenza, banca e altre istituzioni prendono atto del decesso di quel soggetto e intervengono sugli aspetti civili ed economici. E nel web cosa succede quando il titolare di un dominio muore? Nulla, assolutamente nulla. L’indifferenza è totale e non c’è alcun obbligo per nessuno di fare qualcosa. Se il soggetto non è conosciuto e il suo spazio web è gratuito, il tempo è come se si fosse fermato per sempre. Manca solo la polvere per certificare l'oblio. Se invece l’autore è conosciuto, all’inizio ferve una certa attività di comunicazione, si scrivono dei post nei forum ricordandolo ma anche qui dopo un po’ la notizia cessa di essere tale. Nel web non esiste alcuna autorità preposta a prendere atto del decesso di un internauta e attivare un protocollo adeguato. Per esempio non c’è alcun obbligo di un provider di chiudere il sito web o di rimuovere le pagine web del deceduto. Qualche anno fa è morto Carlo Berselli, alias Maria Strofa. Aveva un Blog molto seguito in rete che è stato chiuso due anni dopo dalla figlia. Per due anni è rimasto intatto come se egli fosse stato ancora in vita. Nel mondo di Internet la morte non è presa in considerazione. Non esiste. E se si è costretti a prenderne atto la si rimuove subito e non se ne parla più. Quello che conta è l’attività di informazione. Pubblicare, pubblicare, pubblicare. Non fermarsi mai, ed essere sempre presenti, dinamici, attivi, in evoluzione. La rete non ammette la quiete. E’ come se chi pubblica pagine non dovesse mai morire. E quando il triste evento si verifica quell'url non verrà mai più utilizzato. La vita e la morte nella virtualità della rete è qualcosa di diverso della realtà. Nella rete la morte, al massimo, può sembrare una pausa. Quanti blog per anni sono stati lasciati senza aggiornamento e poi all’improvviso compare un post in cui l’autore dice che è tornato e riprende l’attività come prima e più di prima? E’ dell’altro giorno la notizia della creazione di social network per i defunti. Non pensiamo che l’idea attecchirà. Rimane il fatto che il problema della morte diventerà sempre più anche un problema digitale. Meminisse juvabit.

venerdì 20 aprile 2012

Partiti e antidemocrazia.

I politici che siedono in Parlamento sono dei figli illegittimi. Sembra che non siano riconosciuti da nessun cittadino. Da più parti, anche noi siamo tra questi, si sogna di introdurre l’etica nella politica per contrastare la deriva della politica medesima. Desideriamo discutere brevemente questo problema chiamato «l’etica nella politica». Nell’attuale Parlamento c’è un tasso di corruzione e di privilegi che non ha eguali nel mondo. E’ necessario intervenire per estirpare questo male. Prima però è necessario indicare un progetto di “verità” politica e definire quanto possa essere "vero". La domanda è : chi decide il tipo di verità da perseguire in politica e, soprattutto, chi decide ciò che è etico da ciò che non lo è? A leggere di Filosofia c’è da rimanere delusi perché essa ci informa che non esiste nessuna autorità umana che possa fare da giudice in questa materia. E allora? La scienza, in questi casi, può esserci d'aiuto. Dice Popper che non esistono né la conoscenza assoluta, nè la verità assoluta. Esiste solo la fallibilità del sapere. A noi interessa poco la verità irrefutabile, assoluta, teologica. Più pragmaticamente a noi interessa la ricerca critica e i tentativi di soluzione ai problemi. Se una ipotesi o una teoria falliscono, perché si sono mostrate errate, allora quella verità non è più una verità ma un errore. Dunque, la prossima ipotesi o teoria deve essere profondamente diversa da quella precedentemente rigettata, altrimenti si persegue nell’errore. Anzi, deve essere la più lontana possibile e la più diversa concepibile. Il nostro Parlamento, così com’è, ha fallito. Lo stesso governo Berlusconi così come ha operato ha mancato e ha deluso. Dunque, bisognerà eleggere parlamentari e governo completamente differenti da quelli precedenti affinché non siano falsificabili come è stato dimostrato per gli altri. Quindi, i partiti si mettano in testa che alle prossime elezioni dovranno presentare facce completamente differenti dalle attuali e, soprattutto, politiche e progetti completamente diversi da quelli precedenti. A nostro avviso Pdl, Pd, Udc, Lega e Idv ancora non hanno capito che per loro è finita se non si modificheranno geneticamente. E subito.

giovedì 19 aprile 2012

Liberiamo l’Italia dai roditori della politica.


Tra poco più di una settimana scadrà il termine in cui i Presidenti di Camera e Senato si erano impegnati a rivedere i privilegi dei parlamentari. Sarà l’ennesima beffa della politica agli italiani? La situazione sta peggiorando sempre di più senza che i vertici istituzionali abbiano fatto nulla. Rispettabili Presidenti del Senato e della Camera Schifani e Fini, per favore, se ci siete volete battere un colpo? Avete dimenticato che tre mesi fa avevate promesso che entro marzo-aprile avreste preso una decisione in tal senso? Ricordatevi che non rispettare gli impegni presi vi costerà molto. Queste assurdità della politica italiana dovranno essere pagate nell’unica maniera possibile: non votando questa gente e i loro partiti alle prossime elezioni. Noi non li voteremo, si chiamino essi Pdl, Pd, Udc, Lega, Idv e le sottocategorie costituite dai micro partiti che li sostengono. Speriamo che il giorno delle prossime elezioni i cittadini italiani si ricordino di loro e delle loro bugie. Noi aderiamo a una forma di protesta che potrete vedere su questa pagina web >>. Cacciamo via questi politici e liberiamo l’Italia da queste catene. Ormai è in gioco la nostra sopravvivenza.

mercoledì 18 aprile 2012

Ma si può continuare così?

E' difficile giustificare l'austerità. Ma è necessario. E' l'unico mezzo in grado di salvare l'intera società italiana dal disastro economico-finanziario, e quindi sociale, nel quale una massa di politici indegni di tutti i partiti ci hanno fatto precipitare. Già abbiamo un'avvisaglia di quello che potrebbe succedere agli italiani a causa della gravità e persistenza della crisi. Lo si pensa in tanti ma lo si dice in pochi forse per pudicizia, forse per ipocrisia, probabilmente per egoismo. Ci riferiamo all'improvvisa povertà in cui si sono trovati bruscamente una categoria di cittadini che prima viveva come ceto medio. Improvvisamente, per licenziamento o mancanza di mutui, si sono trovati in condizioni drammatiche di sopravvivenza. Abbiamo gente che vive in macchina o si suicida. Questa situazione non è più accettabile. Davanti allo spettro della morte per suicidio, per giunta per motivi finanziari, "questa democrazia" deve fare qualcosa. Non può non fare nulla per alleviare la condizione di povertà di molte famiglie. Se non può fare qualcosa o, peggio, pur potendolo non fa nulla allora vuol dire che questa "non è" democrazia. Urgono segnali forti, anzi fortissimi, come una patrimoniale ai ricchi, in modo tale che i partiti e ciò che è rimasto della politica capiscano le ragioni del sacrificio dei più fortunati. L'alternativa è l'uomo che si trasforma in modo irreversibile in un lupo. Per evitarlo è necessaria una redistribuzione del reddito mediante una patrimoniale per le grandi ricchezze da un milione di euro in su. I ricchi potrebbero vivere bene lo stesso e con il danaro ottenuto si possono creare centinaia di migliaia di posti di lavoro per i disoccupati. Fatelo! E in fretta.

domenica 15 aprile 2012

Evasori fiscali e rimedi.

Il Presidente della Repubblica Napolitano ha parlato male degli evasori fiscali e ha detto che “chi evade le tasse non merita di essere italiano”. Siamo d’accordo. Noi su questo blog, imitando Montanelli, lo stiamo dicendo da 10 anni e lo ripeteremo fino alla nausea. Ai cosiddetti “evasori fiscali” manca l’etica perché sono solo dei “furbetti del quartierino” che meriterebbero altro. Tutto qui? No. Abbiamo tre proposte per risolvere definitivamente il caso. Primo. Togliamo agli evasori la cittadinanza italiana e gli affidiamo lo status di immigrati. Siamo arcisicuri che la vera paura agli evasori verrebbe nel momento in cui si sentissero messi allo stesso livello di un qualsiasi immigrato, cioè una persona senza alcun diritto e con soli doveri. Secondo. Si potrebbe continuare facendo una norma in cui “la cittadinanza di ogni evasore sarebbe ceduta obbligatoriamente a un immigrato onesto, inserito in una apposita graduatoria, in attesa di individuare il criminale di turno che evade le tasse”. Terzo. Ma il provvedimento più bello sarebbe quello di degradare a immigrati i politici Berlusconi e D’Alema e, per la transitiva, i loro scagnozzi Alfano e Bersani, che finora hanno imposto al paese l'odiosa consuetudine di intascare le tasse pagate dai cittadini onesti ai loro partiti sottoforma di stratosferico e immotivato rimborso elettorale. Sarebbe ora che mollassero l’osso, tanto gli italiani hanno capito il giochino.

venerdì 13 aprile 2012

Manifestazioni per il disonore padano.

La Lega Nord di Umberto Bossi ha deciso di effettuare dei raduni politici chiamati “manifestazioni per l’orgoglio padano”. Di solito questi raduni servono per difendere l’immagine di un partito che per ragioni diverse soffre di una caduta di consenso. Nel caso della Lega Nord il problema è esattamente al contrario. Qui siamo in presenza di un partito nato come reazione ai garbugli della politica romana, condotto con criteri padronali da un uomo che voleva essere integerrimo nel merito e nel metodo ma che negli ultimi anni, dopo la colpevole frequentazione del suo corregionale Silvio Berlusconi, ha mostrato i lati più negativi della italianità. Ultimamente per motivi di salute si è circondato di collaboratori e familiari mostratisi alla fine desintonizzati con le finalità del partito. Questa gente ha approfittato della disponibilità di denaro proveniente dai rimborsi elettorali dello Stato e ha fatto un uso “disinvolto” dei soldi pubblici. Quale uso? La ristrutturazione della casa di Bossi e le spese personali indicibili del figlio sono due dei molti esempi che rendono la notizia drammatica e incredibile allo stesso tempo. Com'è stato possibile che un partito che aveva fatto della questione morale del nord un dogma sia caduto così in basso? Siamo fortemente turbati dalla direzione che ha preso lo scandalo. Mai avremmo immaginato uno sviluppo così tragico e spaventoso della vicenda. Rimane l’amarezza di aver visto come si può passare direttamente “dalle stelle alle stalle” in un baleno. Riecheggiando al contrario i versi del cinque maggio di Alessandro Manzoni potremmo affermare che “dopo l’altar la polvere”. Più che per l’orgoglio padano le manifestazioni dovrebbero essere intitolate alla “filibusteria padana” o ai “predatori padani”. Lui, Umberto Bossi, padrone della Lega e Capo dei padani (che non esistono), dopo le squallide vicende del denaro pubblico usato per fini personali non è più il condottiero della gente del nord con i loro fucili ma un più modesto (e non poteva non essere che così) bucaniere di provincia o, meglio, un misero profittatore di finanziamenti statali con i quali si è ristrutturato la casa di famiglia. Una fine indecorosa e tutto sommato triste. La nostra tristezza è dovuta al fatto che all’inizio avevamo avuto la sensazione che dopo tanta attesa finalmente fosse arrivato il momento di avere in Parlamento una forza politica eticamente robusta sulla quale contare. Invece è stato l’ennesimo fallimento della italianità tutta, che dal sud al nord manifesta una incredibile uniformità di immoralità e di deficit di etica. Il difficile a essere moralmente onesti non sta nel "dichiararsi" tali, ma nel "mostrarsi" tali, ogni giorno, mantenendo l’esercizio della rinuncia, del sacrificio e dell’altruismo verso l’idea, il valore, lo scopo. La canottiera e le ampolle di acqua del Po non sono serviti a niente. Che squallore.

giovedì 12 aprile 2012

Le religioni sempre più anarchiche.

Non si capisce più niente. Decisioni incredibili e prese di posizioni inusitate caratterizzano le religioni a inizio del terzo millennio. La domanda è: dove vanno le religioni? Dopo la libera uscita dei musulmani estremisti che interpretano a proprio piacimento le sure del Corano e con Bin Laden fanno saltare in aria due grattacieli a New York e dopo le libertà che si sono prese i partiti religiosi in Israele di imporre all'esercito di sparare contro con i palestinesi, arriviamo all’anarchia della comunione nella chiesa cattolica che viene dispensata quando si vuole, senza regole e spesso con favori interessati. Due esempi per tutti. Il primo riguarda il pluridivorziato Berlusconi, più volte miracolato dalla chiesa cattolica con i voti delle parrocchie, al quale è stata data la comunione in cerimonie ufficiali. Il secondo riguarda un parroco di un paese in provincia di Ferrara, che si è rifiutato di dare la comunione a un ragazzino portatore di handicap psichico. La giustificazione del parroco e, fatto più grave, del suo vescovo è che il ragazzino non era in grado di distinguere l’ostia consacrata da un pezzo di pane. Cosa volete di più? Ognuno fa quello che vuole, come i partiti del Parlamento italiano che con i soldi pubblici fanno investimenti anarchici, portandoli in Tanzania o in altre sedi del genere. Lo stesso papa Benedetto XVI ha detto che ci sono problemi di disciplina nella chiesa. Basta pensare ai preti cattolici pedofili e si ha un quadro esatto dell’anarchia più totale. Il fatto grave è che nonostante stiamo parlando di religioni, cioè di un sapere assoluto e dogmatico, mancano riferimenti etici e morali validi in grado di fare da modelli sani per i cittadini e i giovani.

lunedì 9 aprile 2012

Chi sono costoro?

E’ indubbio che i recenti scandali prodotti dai tesorieri dei partiti hanno fatto molto male agli italiani. Vorremmo essere chiari su questo punto. Il danno non è stato subito dai partiti ma dagli italiani tutti. Quindi, non siamo in presenza di un affare interno ai partiti ma di un “affare di Stato”. Punto e basta. Siccome noi paghiamo le tasse al 100% vorremmo sapere nomi e cognomi degli intelligentoni dei politici che hanno deciso l’ultimo aumento dei rimborsi elettorali dei partiti. Ci interessa associare al viso degli sfrontati le loro coordinate anagrafiche per riconoscere loro l'astuzia da azzeccagarbugli, perché dopo un referendum abrogativo della legge sul finanziamento dei partiti sono stati così “bravi” da reintrodurre la norma abrogata in forme capziosamente più odiose di prima e decretare quegli aumenti del 550% che sono alla base dello scandalo! Ora se è vero come è vero che i partiti hanno bisogno di fondi per operare in modo corretto e onesto ci sono i sostenitori della privacy, che poi non sono altro che gli ipocriti che agevolano le ruberie, che invocheranno l’obbligo di tutelare il segreto dei nomi degli autori del misfatto. Ebbene in questi casi non c’è segreto che tenga. Davanti alla vergognosa offesa prodotta a milioni di italiani che vivono in sofferenza le stangate a ripetizione, prima dell’insulso Berlusconi poi dell’implacabile Monti, non c’è privacy che tenga. Fuori i nomi e cognomi perché ci siamo stufati di aspettare un Parlamento di onorevoli e senatori in cui i provvedimenti vengano presi da eletti (non più nominati) che siano onesti, trasparenti ed eticamente inattaccabili. La gentaglia dei politici specializzati a spolpare le risorse dello Stato deve essere drasticamente eliminata e portata “in vacanza” nell’unico albergo statale che sia in sintonia con il loro status morale: in carcere. E attenzione! Questa non è antipolitica. E’ semplicemente legittima pretesa che ognuno faccia il suo mestiere, in modo trasparente e pulito. Se troviamo un solo politico che si permette di dire che chi fa queste critiche fa antipolitica lo chiameremo per nome e cognome: Borsaiolo Sfrontato.

sabato 7 aprile 2012

La stupidità umana non ha limiti.

L’altro ieri osservavo dalla mia finestra un pantalone steso ad asciugare e con dispiacere ho notato che aveva degli strappi per buona parte della lunghezza di entrambe le brache. Perplesso della cosa ho osservato con più attenzione ed ho capito che si trattava di lacerazioni volute, intenzionali, dovute a questioni di moda. A una riflessione più puntuale mi sono chiesto "il senso" di questa novità nel panorama della cultura e della tradizione dell’abbigliamento, e più in generale della logica. Il risultato è stato agghiacciante. Non ho minimamente intenzione di criticare le mode, spesso passeggere e inutili, ma che hanno grandi ricadute sulla società. Desidero tuttavia affermare il punto di vista di una persona che vede in tutto questo un esempio efficace di stupidità umana. Come sia possibile far passare un’operazione del genere come una cosa intelligente, da replicare, in modo da imporla come standard ricorrente, non l’ho capito. Possibile che il genio della creatività e l’estro della più vivida fantasia dei creativi della moda possa portare il genere umano a fare scelte insensate e sceme come questa? Possibile che venga digerita qualunque insulsaggine che la moda decide di lanciare sul mercato? Personalmente non ho mai indossato un pantalone lacerato involontariamente, pensate che idea io possa avere nei confronti di coloro che spendono del denaro per comprare pantaloni intenzionalmente strappati per seguire la tendenza del momento. Facciamoci ancora del male: è questo che si vuole?

giovedì 5 aprile 2012

Trasparenza e onestà nella politica.

Il Presidente della Repubblica, in relazione ai casi di notevole gravità verificatisi per la gestione dei soldi pubblici che i partiti utilizzano a fini di rimborsi elettorali, ha dichiarato che “ci vuole trasparenza”. Noi aggiungiamo anche onestà e dirittura morale. In altre parole il Presidente Napolitano invita tutta la classe politica a rivedere le regole sul finanziamento dei partiti per evitare che continui la perniciosa pratica di spendere i soldi del finanziamento per ragioni private degli interessati. Questa la notizia, che commenteremo brevemente. Trasparenza, regole, onestà, moralità sono tutti sostantivi accomunati da un solo significato: che i politici che ci rappresentano in Parlamento devono (non possono) essere retti e onesti e credere nelle regole dell’Etica. Non è accettabile la disinvoltura con la quale i partiti delegano certi tesorieri (sarebbe meglio chiamarli furfanti) a gestire decine di milioni di euro di rimborsi elettorali e si scopre successivamente che sono stati utilizzati per interessi privati dei capi-partito. Ora più che mai si invitano tutti i cittadini che vogliono un reale cambiamento della classe politica a credere nella proposta di istituire un Codice Etico col quale ogni candidato si impegna a essere trasparente, onesto e moralmente inattaccabile. Il resto sono chiacchiere. E chi continuerà a essere indifferente, dicendo che “tanto i politici mangiano sempre” allora vuol dire che il medesimo è complice di questa teppaglia, perché non fa nulla per modificare lo sconcio di oggi. Non si può aspettare che siano gli altri a fare.

mercoledì 4 aprile 2012

Neofascismo e calcio: una Santa Alleanza.

Hanno ucciso il calcio e buona parte dell’idea di sport. Tifosi violenti, curve sud e politici dovrebbero essere squalificati a vita, e in certi casi alla galera, perché sono i veri responsabili dello scandalo del calcio in Italia. L’autogol venduto per 50 mila euro dal capitano di una squadra di calcio è l’ennesimo episodio di una sagra immorale e indecente che si rinnova come la pelle di un serpente a frequenza biennale. La classifica della serie A falsata, l’ordine e la minaccia degli ultras di perdere la partita truccata come se fosse una normale compravendita per facilitare incassi illeciti attraverso il sistema delle scommesse rappresentano la cartina di tornasole della concezione che si ha in Italia delle Regole e dell’Etica. Cattivi esempi a ripetizione, corruzione, offese alla morale, atti di teppismo con omicidi, indecenze negli stadi, non sono altro che il corollario di un sistema che trova nella politica l’altra faccia della medaglia. La sacralità della propria squadra e dei colori del proprio rione avranno anche una componente genetica, dovuta alle millenarie rivalità municipali tra Guelfi e Ghibellini, ma da sola non può giustificare l’entità e la ripetitività del fenomeno. La vera scoperta è invece il connubio tra calcio scommesse e politica estremistica nella quale spiccano per gestualità, cori e atteggiamenti il fascismo, e in certe città anche l’estremismo di sinistra, delle nuove generazioni che frequentano gli stadi. E poi l’immagine dei politici allo stadio, di destra e di sinistra, che fanno finta di non vedere e sentire è di uno squallore vergognoso. Basti notare che i cori politici dei tifosi fascisti non sono altro che cori calcistici che si ascoltano tali e quali allo stadio. Aggiungiamo poi le connivenze, la paura e l’omertà che questo sport ormai senza ideali sportivi impone al sistema paese e scopriremo il peggiore dei film sulla società italiana.

domenica 1 aprile 2012

Il caso Calearo e il codice etico.

L’On. Massimo Calearo, imprenditore veneto di Vicenza che più veneto di così non si può, è stato nominato parlamentare dal PD di Veltroni. Si proprio dal PD. Curioso, no? Ebbene, dopo aver dichiarato che non andrà più alla Camera per fare il parlamentare ha aggiunto che non si dimetterà [mica è fesso!](*) per non perdere i privilegi. Ha detto proprio così perché, ha continuato, “devo pagarmi il mutuo e mantenermi la Porche”. Ecco il caso che commenteremo oggi. Il ministro Passera ha detto che non è più ammissibile che ci si chiami furbetti e non si paghino le tasse, o qualcosa del genere. Ci sia per costoro anche una “sanzione sociale”. Per Massimo Calearo la sanzione sociale è troppo poco. Sarebbe il caso che, a pancia in giù e sulle ginocchia di chi lo volesse, gli fossero inflitte delle sculacciate a ripetizione in modo da ricordargli che il suo edificante racconto è la sintesi di ciò che non dovrebbe mai essere detto da un parlamentare della Repubblica. Il modo altamente diseducativo e arrogante di concepire il suo ruolo in Parlamento dimostra la necessità di far firmare il Codice Etico a tutti i candidati alle elezioni, come proposto dall’associazione ETICASEMPRE. Il “caso Calearo” (se avesse firmato il codice) quasi sicuramente non ci sarebbe stato. Meditate gente e imponete ai partiti, prima delle elezioni (non dopo), la firma del codice a tutti i candidati. Chi non firma si autodefinisce un potenziale Massimo Calearo.
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(*) Nota personale del redattore.

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