lunedì 30 aprile 2012

Etica ed elezioni politiche del 2013.


Ci riteniamo persone che credono che la vita sociale e politica debba essere permeata dall’etica. Una vita senza etica è una vita bruta. Pertanto, se discutiamo di politica e di elezioni politiche siamo del parere che dobbiamo avere il diritto di pretendere da chi ci governerà un comportamento etico nella loro futura attività legislativa. Questa premessa la mettiamo come assioma, cioè come postulato indiscutibile. Lo si può accettare o meno ma non è negoziabile. A questo proposito ci permettiamo qualche riflessione. Chi ci dice cos'è etico da ciò che non è etico? O meglio, chi ci spiega, razionalmente, ciò che è più etico da ciò che è meno etico? Meglio ancora, chi può giudicare quando un asserto ha un contenuto etico accettabile da quando non lo ha? E qualora lo avesse, chi può giudicare che è così limitato da essere scartato? Ultima domanda. Visto che la “nostra conoscenza” proviene dall’esperienza umana, e che dunque è fallibile, ovvero suscettibile di errori, e si manifesta come congetturale, falsificabile e sempre provvisoria, e che non esiste una conoscenza assoluta, dimostrabile e indubitabile (altrimenti si cadrebbe nella religione, i cui asserti sono i dogmi) ciò vuol dire che nel campo dell’etica non abbiamo l’unicità dei valori, perché ciò che può essere un valore per un filo-berlusconiano quasi sicuramente sarebbe un disvalore per un suo avversario (vedasi conflitto di interessi). Pertanto, ci troviamo a vivere in una società polivaloriale o, per fare ricorso a un termine critico, relativista. Vero è che certe etiche sono differenti da altre, ma come facciamo a decidere se la mia etica è migliore della tua definendo delle regole? Mica possiamo trasformare il sistema delle regole valoriali in una geometria razionale di tipo euclideo. O no? E, soprattutto, chi decide “cosa decidere” a proposito di due etiche differenti? Capite che la faccenda è maledettamente complessa e delicata. Allora, delle due l’una: o noi come cittadini che crediamo nell’etica vogliamo imporre la nostra etica a tutti i partiti che si presenteranno alle prossime elezioni politiche del 2013 (cadendo così nel tranello di essere considerati un partito che fa dell’etica il suo programma, perché abbiamo un’etica come tante altre) o noi giustifichiamo il perché della valorialità dell’etica nella politica e, soprattutto, pretendiamo che i partiti si adeguino alla “nostra” etica (che può benissimo non essere compatibile con le etiche degli altri partiti). La giustificazione che la nostra etica è quella migliore parte dall’accettazione del pluralismo delle idee e dei valori e deve passare attraverso la capacità di scelta e di selezione. Per migliorare poi questo approccio, diciamo che deve passare attraverso la libertà di scegliere, perché la libertà di scelta è alla fine una scelta di responsabilità. Dunque, si deduce che il nostro modo di operare segue la logica della responsabilità. Non si pretenderà, speriamo, che possano vincere gli avversari che fanno scelte irresponsabili. No? Noi non pretendiamo di imporre la nostra etica come se fosse una religione ma, responsabilmente, vogliamo condizionare i risultati delle elezioni politiche e il dibattito politico, che c’è un problema di etica e che i politici devono confrontarsi con noi e assicurarci che il discorso etico entri nei loro programmi. Chiariamo che non hanno l’obbligo di accettarlo. Ma hanno l’obbligo di dircelo, con trasparenza e senza ambiguità. In questi casi ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Noi non voteremo nessun irresponsabile che rifiuti l’etica nella politica. Si sappia. Disse Martin L. King che “ciò che è dannoso nel mondo non sono gli uomini cattivi, ma il silenzio di quelli buoni “. Te capì?

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