domenica 1 aprile 2012

Il caso Calearo e il codice etico.

L’On. Massimo Calearo, imprenditore veneto di Vicenza che più veneto di così non si può, è stato nominato parlamentare dal PD di Veltroni. Si proprio dal PD. Curioso, no? Ebbene, dopo aver dichiarato che non andrà più alla Camera per fare il parlamentare ha aggiunto che non si dimetterà [mica è fesso!](*) per non perdere i privilegi. Ha detto proprio così perché, ha continuato, “devo pagarmi il mutuo e mantenermi la Porche”. Ecco il caso che commenteremo oggi. Il ministro Passera ha detto che non è più ammissibile che ci si chiami furbetti e non si paghino le tasse, o qualcosa del genere. Ci sia per costoro anche una “sanzione sociale”. Per Massimo Calearo la sanzione sociale è troppo poco. Sarebbe il caso che, a pancia in giù e sulle ginocchia di chi lo volesse, gli fossero inflitte delle sculacciate a ripetizione in modo da ricordargli che il suo edificante racconto è la sintesi di ciò che non dovrebbe mai essere detto da un parlamentare della Repubblica. Il modo altamente diseducativo e arrogante di concepire il suo ruolo in Parlamento dimostra la necessità di far firmare il Codice Etico a tutti i candidati alle elezioni, come proposto dall’associazione ETICASEMPRE. Il “caso Calearo” (se avesse firmato il codice) quasi sicuramente non ci sarebbe stato. Meditate gente e imponete ai partiti, prima delle elezioni (non dopo), la firma del codice a tutti i candidati. Chi non firma si autodefinisce un potenziale Massimo Calearo.
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(*) Nota personale del redattore.

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