mercoledì 29 gennaio 2003

A proposito della sentenza della Cassazione

La sentenza della Cassazione che definisce la legge Bossi-Fini fuori dalle norme europee, in quanto legge repressiva, mi sembra una di quelle decisioni prese da un organo istituzionale di cui non se ne sentiva il bisogno. Cosa significa che una legge approvata dal Parlamento è repressiva e fuori dalle norme europee? Dal punto di vista strettamente giuridico, che è poi il punto di vista del merito, penso che non sarebbe cambiato nulla se la Cassazione avesse preso decisioni senza aggiungere altro. In altre parole, ha perduto una buona occasione per tacere. Non compete alla Cassazione giudicare se una legge è buona perché solidaristica o cattiva perché repressiva. Diciamo la verità: è difficile non provare l'impulso di definirla una valutazione politica. Puo' un organo istituzionale non comprendere la delicatezza della decisione che stava prendendo e definire con un aggettivo qualificativo il contenuto di una legge dello Stato? Insomma, si tratta o non si tratta, di una sentenza in cui la politica entra a pieno titolo con elementi di giudizio che entrano pesantemente nel giudizio delle categorie giuridiche? Intendiamoci, qui non intendo dire che nessuno pu? criticare una legge dello Stato. Ci mancherebbe altro! Voglio solo affermare se è legittimo poter dare anche interpretazioni politiche in un atto di carattere giuridico. La delicatezza del tema avrebbe dovuto indurre i giudici ad essere più cauti. Invece… hanno dato fuoco alle micce. Certo, la Cassazione non è ingenua e credo che troverà abbondante materiale giuridico per giustificare le cose dette. Ma questo non cambia la sostanza del problema. E’ necessario che i giudici non diano giudizi politici nei loro atti. Mettendo a confronto la normativa varata nel 2002 con la legge Turco-Napolitano del '98 e precisando che la Bossi-Fini ha "capovolto" la "visione solidaristica" della precedente in una legge esclusivamente repressiva compiendo una "unilaterale lettura delle normative europee" la Cassazione, a mio giudizio, è venuta meno a un principio fondamentale del nostro ordinamento costituzionale che è basato sulla separazione dei poteri. Ma non sono rose e fiori neanche dall’altra parte. Il Governo ha perduto una buona occasione per fare silenzio in una materia che lo vede perdente su tutta la linea. Un Governo che ha un colossale debito etico nel conflitto di interessi non avrebbe mai dovuto parlare. E invece… ha dato fuoco alle micce anche lui. E’ mai possibile che entrambi gli attori non sappiano recitare la commedia? Io penso che in questo tormentato periodo della storia d’Italia ci siano pessimi attori sul palcoscenico e mediocri spettatori in platea.

martedì 28 gennaio 2003

Competenza e stile.


Carissimo Zeno,

ho seguito con passione gli interventi di Magdi Allam nella puntata odierna di "Ballaro'". Be', come non essere d'accordo con lui? Credo che Allam sia, per competenza e preparazione, uno dei pochi giornalisti davvero preparati sulle vicende del medio oriente e non solo. Colpisce favorevolmente la sua visione laica e il suo approccio pacato nelle tematiche scottanti. Ma ne parlero' in seguito piu' diffusamente. Adesso s'e' fatto davvero tardi. Aleko

lunedì 27 gennaio 2003

A proposito delle elezioni in Israele.

Sembra che Sharon abbia stravinto le elezioni in Israele. Cosa dire? Certo non è un buon segnale. Ebbene, di chi è la colpa? Dei cittadini israeliani? Forse. Degli USA? Verosimile. Della sfortuna? Non credo. Del clima pesante che si è prodotto con i kamikaze palestinesi? Penso di si! Credo che sia il fattore più concreto di condizionamento del voto dei cittadini israeliani. E allora cosa fare? Semplice! E' necessario convincere i palestinesi a smettere di fare attentati con il combustibile umano e gli israeliani devono finirla di effettuare incursioni nei territori e decidersi, una volta per tutte, di smantellare i kibbutz dei coloni. Solo cosi' si potrebbero ricreare le condizioni e l'atmosfera giusta per una ripresa dei negoziati, riportando il conflitto sotto le ali della ragione, utilizzando il tavolo della trattativa, magari con l'aiuto dell'Unione Europea. Ma sono pessimista. Ho l'impressione che, come al solito, vincerà l'irragionevolezza.

domenica 26 gennaio 2003

La storia del cognome delle sorelle Brontë: inglese, italiano o altro?

Sono sempre stato curioso di conoscere la storia dell'origine del nome delle sorelle Brontë. Com'è possibile che una scrittrice inglese si chiami Brontë? E poi, perchè la dieresi sull'ultima vocale? Strano, molto strano. Il fatto mi ha sempre incuriosito.
Charlotte Brontë, scrittrice inglese e sorella di Emily e Anne, nacque a Thornthon, Yorkshire, nel 1816 e morì nell'anno 1855.
Terzogenita del reverendo Patrick Brunty, poi cambiato in Brontë, ministro della Chiesa Anglicana, trascorse la fanciullezza nel cuore delle selvagge brughiere, in quel desolato paesaggio molto spesso raccontato come sfondo alle romantiche e fantastiche vicende dei suoi romanzi.
La domanda che mi pongo e che pongo agli altri è: perchè questo cognome, certamente non inglese? Per quale ragione il padre di Emily lo cambiò in quello attuale e più famoso? Si dice che il padre, in onore dell'Ammiraglio Nelson, cambiò il suo vero cognome in onore di un piccolo paese siciliano in provincia di Catania, chiamato Bronte. Il nome del paese non ha la dieresi. In realtà proprio nel 1813 l’Ammiraglio Nelson diventa Duca di Bronte grazie all’aiuto offerto a Ferdinando di Borbone contro la rivoluzione napoletana. Il “signor Brontë”, in ricordo delle magnifiche imprese di Nelson (al quale i siciliani donarono una parte del territorio del loro paese, chiamato la Ducea di Bronte) cambio' il proprio cognome in Bronte. E dato che la e in inglese è muta, mise la dieresi e costrinse tutti a "pronunciarla all'italiana". Ma sarà vero? Non lo so, non ne sono sicuro e mi piacerebbe approfondire la questione. Chissà se ci riusciro'. Ah! A proposito. Bronte è il paesino siciliano in provincia di Catania che è famoso perché produce una delle varietà più famose di pistacchio.

sabato 25 gennaio 2003

Questo sito nasce con un semplice intento.

Lo scopo è discutere e pubblicare pensieri e considerazioni quotidiane frutto di riflessioni che possono risultare interessanti sul piano del confronto delle idee. Il tema è l'attualità e la politica, ma non ci sono limiti alla fantasia. Di sicuro sono banditi la volgarità e l'ideologia. Se ci riusciremo non saremo noi a dirlo. Vedremo.
La speranza è che oltre ai due coautori, in questa piacevole avventura "giornalistica" possano essere coinvolti altri amici, persone creative, ricche di fantasia che possano scrivere cose interessanti, anche se semplici. Se volete collaborare all'iniziativa scriveteci un e-mail ai seguenti indirizzi di posta elettronica: Zeno agatininu(at)gmail.com e Aleko sercal56(at)hotmail.com
In ogni caso, benvenuti! E grazie per averci fatto visita.

DISCLAIMING.
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