venerdì 30 settembre 2005


Dal paradossale all'umiliante: in azione il "Consiglio Superiore della Banca d’Italia".

L’unico organismo che può licenziare il Governatore della Banca d’Italia si chiama “Consiglio Superiore della Banca d’Italia”. E’ formato da individui di cui si sconoscono i meriti, probabilmente amici del Governatore, ovvero suoi esecutori, verosimilmente colleghi di vecchia data, in fin dei conti compagnucci della parrocchietta come diceva Alberto Sordi. Insomma, dirigenti di Alto Rango, frequentatori di stanze di velluto, legati alla figura del Governatore da chissà quali interessi, amicizie e cose del genere. Bene. Che fa questo organismo? Si riunisce in maniera ordinaria per decidere di dare solidarietà al Capo. Pensate un po’ alla situazione ridicola: ma ve lo immaginate un Consiglio Superiore della Banca d’Italia che si riunisce per decidere di sfiduciare il Governatore? Ma via, siamo seri! Il paese ha perduto più del 90% della credibilità finanziaria internazionale, il governo in blocco ne chiede le dimissioni, l’opposizione altrettanto e il Consiglio Superiore della Banca d’Italia che fa, lo accomiata? In duecento anni di Regno d’Italia non si è mai vista una cosa del genere! Lui, il conoscitore di S. Tommaso, il frequentatore dei salotti bene di Frosinone, l’habituè dei cenacoli cattolici frequentati dalle Loro Eminenze, che fa si dimette? Mai! Incollato alla sedia fa finta di niente. Mai visto nulla di simile. Dunque, le norme che regolano l’esercizio di questo organismo sono tragicomiche. Il minimo che si dovrebbe fare è cambiarle immediatamente. Ma la questione centrale è un’altra. Ma come vive un Governatore sfiduciato da tutti tranne che da questo organismo di pochi elementi fidati? Cosa pensa e come crede di essere giudicato dagli altri? Ci vuole una fortissima dose di spudoratezza per fare come il Governatore. Cioè, far finta di niente! E intanto la legge sulla riforma che prevede un mandato a termine del Governatore latita. Piove, governo ladro!

giovedì 29 settembre 2005


Mediocri esternazioni di personaggi che farebbero meglio a tacere.

Il Prof. Renato Brunetta, noto economista del partito di plastica del Presidente del Consiglio Berlusconi, ha esternato il suo pensiero circa la nomina dei due Senatori a vita effettuata recentemente dal Presidente della Repubblica. Il responsabile del programma del partito di plastica Forza Italia ha detto che il Presidente Ciampi avrebbe dovuto nominare Senatore a vita il grande Mike Buongiorno, l’uomo che ha inventato la televisione per gli italiani e che ha avuto il merito di produrre cultura in Italia. Subito dopo si è chiesto chi fosse questo Giorgio Napolitano che ha meritato tanto onore senza averne i titoli. Questi i fatti. E veniamo alle opinioni. Noi in altri tempi (2.6.04) su questo sito abbiamo difeso Mike Bongiorno da attacchi superficiali prodotti da forze politiche maldestre. Ma da qui ad accettare la proposta del prof. Brunetta di nominare addirittura "Senatore a vita" lo sgrammaticato Mike nazionale, diciamo la verità, ci corre molto. Dunque, abbiamo tutti i titoli per giudicare giusta la scelta del Presidente Ciampi di premiare l’ex Presidente della Camera Napolitano. Abbiamo altresì qualcosa da dire all’europarlamentare del partito di plastica di Forza Italia. Forse sarebbe stato meglio tacere piuttosto che parlare male di una personalità come Giorgio Napolitano. Certe volte il silenzio è d’oro.

martedì 27 settembre 2005


Fatta la legge, trovato l’inganno.

I fatti e la realtà sembrano tramare contro il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La ragione è che non passa giorno in cui non si contano le possibilità di parlare di lui sui giornali per mille e un fatto. Questa volta parliamo della sentenza di assoluzione del Tribunale di Milano circa il reato contestatogli di “falso in bilancio”. Sia chiaro, nulla di personale. Ma non si può tacere un fatto così eclatante che lo interessa dalla testa ai piedi. Indagato per anni per il reato di falso in bilancio, com’è noto, il Presidente del Consiglio ha trovato una strada per evitare la condanna: si è fatto fare in Parlamento, con la sua maggioranza bulgara, una legge ad personam. Il reato si è semplicemente volatilizzato. Non esiste più. E’ svanito, scomparso, si è dissolto nel nulla. E’ come se non fosse stato mai esistito nel codice penale. Pertanto, Silvio Berlusconi ce l’ha fatta! E’ stato dichiarato innocente da un tribunale perché ai sensi della nuova legge il reato di cui era incriminato non esiste più. Furbacchione il nostro Silvio nazionale. E' riuscito a cambiare “da sé” la legge ed ha eliminato dal codice penale il reato. Avete capito che il fatto è eccezionale. Praticamente siamo riusciti a trasformare in un solo colpo la Repubblica Italiana in una Repubblica delle banane. E’ inutile far finta di niente: siamo alla frutta. C’è di che vergognarsi! O no?

lunedì 26 settembre 2005


Il Circo Fiacca è completo.

Dunque, ci siamo. Il centrosinistra con l’accordo tra radicali e socialisti è al completo. Ci sono tutti. Comunisti, Socialisti, Radicali, Verdi, Cattolici, Laici, Riformisti, Massimalisti, ex-Democristiani, ex-Socialdemocratici, ex-Liberali, Democratici, Marxisti-Leninisti, Popolari ed Altri. Una confusione in più. Ma era necessario far entrare Mister Pannella? Personalmente siamo dell’opinione che il Sig. Capezzone et Company sono estranei all’Unione. Ma ormai siamo entrati nelle patologie psicopatiche, cioè della imbecillità morale. Fate voi.

domenica 25 settembre 2005


Che figura!

Marasma economico, rozzezza politica, paralisi delle istituzioni, caduta morale, scarsità etica. Ecco una immagine completa e purtroppo veritiera della situazione dell’Italia del 2005. Si tratta di una immagine penosa e confusa che il nostro Paese dà al mondo esterno, senza che nessuno dei politici del governo abbia il coraggio di riconoscere che "stiamo messi molto male". Fanno finta di niente e mentono spudoratamente. Che pena!

venerdì 23 settembre 2005


Trasformismi e giravolte.

A proposito delle primarie nel centrodestra, circolano sui giornali articoli inerenti ai candidati che si iscrivono alla corsa, come Giorgio La Malfa e il suo sedicente “Movimento per la Repubblica”. Ma la notizia che maggiormente irrita è quella che riguarda Carlo Scognamiglio, che simpatizza per Mario Segni. Non abbiamo nulla contro Mario Segni. Invece abbiamo qualcosina da ricordare al Prof. Scognamiglio. Ricordiamo male quando affermiamo che questo finto Rettore di una Università privata, come la Luiss, fu nominato Presidente del Senato con il primo governo Berlusconi al posto dell’On. Spadolini? Ricordiamo male quando, tutto pimpante, accettò la seconda carica dello Stato e fece morire di crepacuore quel fior di gentiluomo che fu il Senatore Spadolini? Se non ci sbagliamo ci permettiamo di consigliare al Prof. Scognamiglio di rimboccarsi le maniche e far crescere la serietà dell’Università Luiss e lasciare il trasformismo italiano per riciclarsi con il centro-sinistra. Ne va della sua reputazione.

giovedì 22 settembre 2005


Si è dimesso il Ministro del Tesoro Domenico Siniscalco.

Perché? Per un nuovo miracolo berlusconomico italiano!

mercoledì 21 settembre 2005


La vera integrazione passa per le scuole statali italiane.

La chiusura della scuola islamica di Via Quaranta a Milano ha sollevato un’ondata di polemiche, di interrogativi e di riflessioni sul problema, sempre attuale, dell’integrazione tra culture diverse. Non ci sono dubbi che per realizzare un autentico clima di integrazione sono importanti il dialogo e la tolleranza. Tuttavia, integrazione non significa accettazione remissiva del ricatto dei genitori dei giovani che vogliono imporre un modello di scuola estraneo alla cultura italiana e fuori dal modello educativo riconosciuto dalla nostra Costituzione. Dunque, è necessario far comprendere a questi genitori che il modello scolastico “fai da te” non è accettabile. Si segua la strada maestra della vera e autentica integrazione costringendo, come la legge prevede, che tutti i giovani che vivono sul suolo italiano devono obbligatoriamente seguire la scuola statale insieme ai loro coetanei italiani. Solo così i figli degli immigrati saranno in futuro cittadini di serie A in possesso degli strumenti culturali in grado di farli diventare protagonisti della vita civile del nostro paese. Ai tentativi di creare singolari e pericolose scuole coraniche si deve rispondere chiaramente e senza indugio che l’unica strada praticabile è quella della convinta e concreta integrazione fra le culture. Ai cani sciolti che si accodano sempre ai fondamentalisti di tutte le confessioni una sola risposta: l'ideologia deve rimanere fuori da questa storia.

sabato 17 settembre 2005


Abbiamo osato troppo.

E’ quanto è avvenuto e sta avvenendo sotto gli occhi di tutti. La legge sul sequestro dei motorini e l’altra sulla detrazione dei punti dalla patente agli automobilisti incivili che violano le norme, stanno producendo effetti che dire eccezionali è poco. Pensate che questa legge, che sta avendo uno straordinario potere di deterrenza, ha già prodotto effetti desiderati di notevole efficacia producendo come conseguenza una caduta delle violazioni delle norme vicino al 50%. Ma cosa si sta verificando? Incredibile! Invece di continuarne l’applicazione si dice che questa legge è troppo rigida e che le sanzioni sono esagerate. Dunque, si ritorna indietro, ammorbidendola. E’ come dire che siccome abbiamo avuto successo, dobbiamo toglierle validità. Si sta privando la legge del pungiglione con il quale pungeva il cittadino scorretto e disonesto. Morale? Abbiamo osato troppo. Semplicemente sconfortante! Questa è l'Italietta di oggi.

giovedì 15 settembre 2005

Il viaggio: una gita turistica o qualcosa di più?


Ho letto nel web un resoconto di viaggio relativo alla città di Stoccolma. Ho avvertito subito il desiderio di ringraziare l’autrice per le belle parole scritte e per le gradevoli descrizioni che offre al lettore interessato. Le definirei degli straordinari colpi di pennello in un quadro che mostra un paesaggio artistico in grado di provocare intense emozioni.
Queste poche e semplici righe che le ho scritto vogliono pertanto essere il ringraziamento di una persona interessata a seguire il suo stesso percorso di viaggio nella capitale svedese, non foss’altro che per i numerosi consigli che si riescono a dedurre dalla sua interessante narrazione, peraltro fluida e piacevole. Numerosi sono i motivi che mi inducono a dare un giudizio lusinghiero dei fatti da lei narrati con rara perizia. La principale ragione è che la sua iniziativa mi aiuterà (e forse aiuterà anche altri potenziali viaggiatori) a organizzare, tra qualche mese, il viaggio a Stoccolma con maggiore serenità, consapevole di avere la fortuna di seguire un itinerario già sperimentato da altri. Questo mi dà sicurezza. Al contrario di lei, e con un po' di temerarietà, io viaggio sempre da solo, peraltro con un vocabolario limitato di parole della lingua del luogo e con una conoscenza scolastica dell'inglese. Dunque, sono costretto a programmare i miei viaggi con molto scrupolo e precisione per non commettere errori imperdonabili di cui in seguito potrei pentirmene.

Tra l’altro, ho programmato da molto tempo la visita a Stoccolma, perché ho deciso di visitare tutte le capitali dei venticinque paesi dell’Unione Europea. Scontate quelle di Parigi, Londra, Vienna, Berlino, Madrid e Lisbona effettuate da tempo, da cinque anni programmo la visita di almeno due capitali all’anno. Ho appena concluso il piccolo tour delle metropoli dell’est europeo (Budapest, Praga, Varsavia, Bratislava) ed ho deciso che è venuto il momento di affrontare il magnifico blocco scandinavo (Stoccolma, Copenhagen ed Helsinki). Oslo e Reykjavik sono stati da me attualmente ignorati per ragioni politiche, in quanto non appartengono all'Unione Europea. So che la mia decisione è opinabile e molti non sarebbero d’accordo con il mio modo di ragionare. Ma ho stabilito queste priorità perché le mie decisioni sono il frutto di un vissuto personale all’insegna di un’idea di Europa che per anni ho avuto in mente come il risultato di un legame profondo fra i suoi popoli, dovuto a cultura, politica condivisa, storia, tradizioni e amore per ciò che di bello questo continente è riuscito a produrre nel corso della sua storia.
Si sarà capito, pertanto, che il viaggio che sto programmando non riguarda soltanto il prendere un aereo, arrivare in albergo e pranzare in alcuni ristoranti caratteristici del luogo, assaggiando qualche pietanza locale, con qualche visita a un museo sui generis. In realtà, io sono alla ricerca di emozioni. Mi interessano le suggestioni che producono in me la visione di luoghi che nel mio immaginario costituiscono la ragion d’essere dei miei viaggi. Nelle mie vacanze di studio sono interessato alla storia del paese, ai miti, ai valori, alle sensibilità della popolazione autoctona che vive in quei luoghi da sempre. Insomma, alla cultura della gente che vi abita, che è fatta di mille piccole abitudini e di minuscole grandi cose che per me hanno un valore enorme. Viaggiare, a mio giudizio, significa osservare, sforzarsi di comprendere, spesso con difficoltà, mai in maniera facile e, alcune volte, non riuscendovi. Significa studiare, leggere libri e manuali, crescere con la conoscenza dei popoli visitati, amare gli altri con l’abitudine alla diversità, partecipare ai mille usi della gente del luogo, in una parola vivere. Paul Morand, il grande narratore di viaggi che viaggiò in tutto il mondo nel secolo scorso, ha detto una bella frase, e se non ricordo male afferma che: “quando torniamo da un viaggio ci domandiamo se è la Terra che si è rimpicciolita o se siamo noi che siamo cresciuti”. E visto che è impossibile che il nostro pianeta abbia cambiato dimensioni nel poco tempo necessario per il nostro viaggio è ovvio che siamo stati noi ad essere cresciuti come conseguenza del viaggio. Spesso non ce ne accorgiamo ma dentro di noi avvengono cambiamenti, anche piccoli e impercettibili, ma avvengono e, prima o poi, si faranno sentire. Morand aveva ragione. In realtà i viaggi ci arricchiscono e ci fanno crescere. E Carlo Goldoni, il grande commediografo veneziano, ha ribattuto: “chi non ha mai viaggiato è pieno di pregiudizi”. Sono d’accordo. Chi non ha mai viaggiato è una persona dall’orizzonte ristretto, chiuso, inadeguato. Non capisce la realtà e i cambiamenti che avvengono nella vita di tutti noi, anno dopo anno. Il viaggio permette di riposizionare i nostri canali di apprendimento e di conoscenza all’interno di un orizzonte d’incontro e di crescita individuale che è conseguenza dell’allargamento della nostra visuale dovuto al viaggio. Esplorare una città, guardare attentamente gli elementi di cui essa è costituita, osservare i ritmi di vita, le strade più o meno affollate, le stranezze della loro vita, rappresenta pertanto una autentica filosofia di vita. Oscar Wilde soleva ripetere che "c'è solo una cosa peggiore del viaggiare, ed è il non viaggiare affatto". George Bernard Shaw, invece, soleva dire: I dislike feeling at home when I am abroad, cioè “non mi piace sentirmi a casa quando sono all'estero”. Ecco la ragione per la quale non ho mai mangiato un solo piatto di spaghetti all’estero. Nei paesi stranieri in cui vado mi alimento con piatti rigorosamente del luogo. E in esse, in quel momento, mi identifico. Mi piace ricordare a me stesso prima, che agli altri, che la concezione che ho del viaggio è fondamentalmente di crescita personale per mezzo dell’avventura. Si, perché ogni viaggio è un’avventura. E’, in altre parole, un tentativo di esplorazione di ambienti, culture e panorami di senso a noi prima sconosciuti, mai sperimentati. La distinzione tra il banale turista e l'intrepido viaggiatore, che è vecchia di secoli, sta tutta qui. Decidendo di viaggiare, stabiliamo da noi e secondo la nostra visuale, i nostri vissuti. E a partire da quel momento andremo incontro a cambiamenti, perché questo è il viaggio, almeno nelle mie intenzioni. Un assoluto bisogno di diversità, che di per sé ha il significato di sviluppare una disposizione preventiva a un atteggiamento critico nei confronti del proprio modello di vita, e dunque la possibilità che il viaggio e gli incontri che faremo, ci modifichi.
Sono interessato a visitare i luoghi caratteristici delle città dove sono avvenuti eventi storici e politici importanti nella vita degli indigeni, che al turista distratto magari non esprimono nulla ma che per me sono la parte più interessante del viaggio. Mi interessa osservare la gente normale nei luoghi più comuni e frequentati delle città (mercati, autobus, negozi alimentari, ecc..), le loro consuetudini e i loro stili di vita. Fuori dal cliché turistico mi piace immaginare la vita tra le mura della città rievocata da “frantumi di annali e di vecchie riviste illustrate, vecchie canzoni da fiera e leggende, immagini di poeti e pittori”. Sono parole di Angelo Maria Ripellino che rendono bene l’immagine che ho io del viaggio. Mi piace prima documentarmi, per quel che è possibile, sulla narrativa, la letteratura, il cinema, la poesia, la musica, l’arte di quel paese che nei secoli ha sviluppato la sua caratteristica di vita e dato “senso” al modo di essere dei suoi abitanti. E se riesco a scoprire o comprendere con le mie sole forze alcuni fatti e aspetti, anche marginali, della vita della gente del luogo mi sento appagato. Mi piace pianificare il viaggio, documentandomi il più possibile sulla destinazione e, se possibile, per eliminare gli imprevisti, intesi qui non come avventura ma come pericolo, conoscere quasi tutto prima di effettuare il viaggio. Sono del parere che è meglio, un viaggio all’insegna del “meno” perché “meglio”, poche cose ma fatte bene, piuttosto che il contrario. Mi interessa riuscire a trasformare il viaggio in un’esperienza di crescita oltre che di divertimento. Spesso ci riesco, alcune volte no. Ma è raro che ritorni deluso. Certo, se ho anche la fortuna di trovare qualche autore italiano di un certo livello che ha pubblicato qualche “diario di viaggio” in grado di suscitare emozioni per il modo di comunicare il modo di vivere di quella città allora mi scopro piacevolmente interessato ad approfondire. L’esempio migliore che posso fare in questo senso è lo straordinario libro di Angelo Maria Ripellino su Praga, il famoso Praga magica. Penso che sia un libro ineguagliabile.

lunedì 12 settembre 2005


Roma, Italia, Unione Europea: estranei in casa?

In Europa ci sono ben venticinque paesi che appartengono all’Unione Europea. Roma è la capitale di uno di questi paesi. Anzi. Roma rappresenta uno dei sei Paesi fondatori dell’Unione ed è una delle poche sedi privilegiate dello sviluppo comunitario perché nei suoi affascinanti palazzi sono stai firmati gli atti ufficiali di quasi tutti i trattati internazionali relativi alla costituzione dell’unità europea. Ci si aspetterebbe, pertanto, che Roma fosse una città con vincoli forti e legami speciali con l’Europa, evidenziati da strutture, simboli e segni di robusta rappresentanza. Nulla di tutto questo. Roma da sempre, per motivi quasi tutti riconducibili a preconcetti e pregiudizi politico-ideologici, è stata attratta da altri paesi, per lo più extraeuropei appartenenti all’area sudamericana o africana. Roma ha legami solidi con altri continenti, ma non con i paesi europei. Ecco il paradosso di questa città. Una cosa inaccettabile. Roma, in poche parole ha sottovalutato e sottovaluta l’importanza dei legami con gli altri partner del nostro continente. Cosa fa questa città per rafforzare i legami con le popolazioni di questo importante continente? Cosa fanno le istituzioni cittadine per conoscere meglio i cittadini dell’Europa e per farci conoscere meglio dai medesimi cittadini? Il Sindaco Veltroni, a nostro parere, ha fatto e continua a fare poco, molto poco in questo settore. Siamo al limite della rimozione totale dell’appartenenza all’Europa. A parte il caso Parigi, che è l’unico caso in cui si nota un adeguato interesse all’apparentamento, con le altre capitali d’Europa c’è il vuoto più assoluto. E’ una pessima cosa. Un vero Sindaco europeo, già da molto tempo avrebbe promosso progetti di miglioramento della reciproca conoscenza. Veltroni finora non lo ha fatto. Perché?

venerdì 9 settembre 2005


Fatti e politica: sempre al limite dell'irrazionale.

Il Ministro dell’Interno ha espulso l’Imam di Torino, motivando il provvedimento con il pericolo dell’associazionismo terroristico. Ha fatto benissimo. Ma tra qualche testolina sinistrorsa si affaccia il dubbio. “E' lecito svegliare alle tre del mattino un cittadino che viene impacchettato e accompagnato all’aeroporto, buttandolo letteralmente fuori dal paese"? Risposta altrettanto sintetica: se si tratta della nostra sicurezza, si, senza alcun dubbio! E chi decide della nostra sicurezza? Certamente non il Sig. Casarini dei centri sociali, ma l’unico individuo preposto per legge alla vigilanza della sicurezza dei cittadini e, cioè, il Ministro dell’Interno. Se a qualcuno non va giù il provvedimento, per favore non la spari grossa e soprattutto non accusi il Viminale di “gestapizzazione”, ma alle prossime elezioni voti lo schieramento avversario. Se vince, il nuovo Ministro farà come vuole lui, se no, accetti la decisione della maggioranza. Così si fa nelle democrazie. Se poi il verde Pecoraro Scanio non è d’accordo e richiama la Convenzione di non so quale po po di capitale internazionale, gli diciamo: meglio un Imam espulso che decine di persone uccise da un kamikaze. E poi un Ministro dell'Interno se prende un provvedimento del genere, qualche appiglio legale ce l'avrà, no?
E dell’apologia di terrorismo denunciata ripetutamente dal giornalista Magdi Allam cosa dire? Tutto sacrosantemente vero. La Magistratura italiana dorme e se la prende con comodo. La questione dell’apologia di terrorismo è delicata e maledettamente pericolosa. E’ necessario essere duri con coloro che giustificano le stragi di innocenti, e deboli con i portatori di dialogo interculturale religioso. Questa dovrebbe essere la norma. Se poi a violare le norme per primo ci sono i gruppettari della sinistra, non è colpa nostra! Noi siamo tra quelli che abbiamo ammirato l’Islam in tempi non sospetti, molti anni fa, cioè in tempi in cui non c’era la moda del corteggiamento dei musulmani per look o per alimentazione. Il cuscus noi lo abbiamo nel sangue, così come abbiamo sempre apprezzato le bellezze della civiltà araba, mentre gli altri si imbevevano di marxismo-leninismo e appoggiavano i terroristi delle brigate rosse. Noi siamo tra quelli che molti anni fa abbiamo detto che era bello se ci fossero stati incontri interreligiosi tra le tre fedi monoteiste dell’Islam, del Cattolicesimo e dell’Ebraismo. Ma si sa, chi dice le cose col cuore e all’inizio, in questo paese, non viene mai ascoltato. Adesso, per antiamericanismo, i magliari della estrema (e non) sinistra riescono a giustificare le stragi dell’11 Settembre a New York e chissà quali altri orrendi delitti commessi ai danni degli americani. Noi non apparteniamo a questa scolorita e disonesta categoria politica. Noi siamo chiari. Tutti gli extracomunitari, non clandestini, possono e devono avere il diritto di diventare cittadini italiani, con l’elettorato attivo e passivo, a una sola condizione: accettare le leggi della Repubblica. Come? Organizzando corsi ufficiali di cultura italiana, facendo studiare chi era Dante Alighieri, quali sono i valori della nostra straordinaria e magnifica Costituzione repubblicana e facendo loro fare degli esami di lingua italiana. Chi supera questi test obbligatori non ha alcun problema. Ecco come si dovrebbe fare in un paese democratico. Certamente non con la demagogia e il populismo dell'estrema sinistra (e non) o con l'inconsistenza di proposte e di idee del centrodestra! Due schieramenti politici che tradiscono, di giorno in giorno, i valori del riformismo e della moderazione, oltre che dell'intelligenza.
E dell’intervento del Cardinale Tettamanzi cosa si può dire? Qui la questione diventa delicata, complessa e di ardua interpretazione socio-linguistico-politico-religiosa. Vediamone molto brevemente i motivi. Intanto per il linguaggio. Si vede subito in azione l’artista della lingua: il manzoniano Cardinale ci sa proprio fare, altrochè! Lui stesso intervistato afferma che: “vede, bisognerebbe davvero continuare ad alimentare una cultura dell’incontro, il più delle volte ci si scontra prima ancora di incontrarci”. Sante parole, e chi non è d’accordo? Sua Eminenza così continua: “esortiamo i fedeli ad essere testimoni del Vangelo attraverso il proprio vissuto e l’esempio, vedi Matteo, non chi dice Signore Signore ma chi fa la volontà di Dio è vero discepolo di Cristo”. Anche qui, chi non può non essere d’accordo? Uno stile diverso, molto diverso da quello dei dirigenti di centrodestra. Ultima affermazione che non possiamo riportare per intero, per ovvi motivi di spazio, è la seguente: “Giusta integrazione come risultato dell’incontro e del dialogo”. Poi ha sorriso ed ha aggiunto rivolto ai giornalisti: “direte che non prendo posizione” e invece no, perché aggiunge una critica al Comune che non ha acconsentito a far continuare la scuola coranica di Via Quaranta. Cosa dire di questa ennesima perla linguistica e pastorale del Cardinale ambrogino? Premesso che abbiamo una idea altissima del ruolo e della persona del Cardinale Tettamanzi, ma un’osservazioncella ci sentiamo di farla. Ci sembra di leggere le parole del dialogo fra il Conte Zio e il Padre Provinciale di memoria manzoniana, al limite tra "il dire" e "il non dire". Chi vuol intendere, intenda.
Altro fatto che ha colpito la nostra attenzione è l'accordo tra la Fiat e la Ford per produrre insieme, pensate un po', nientepopodimenoche la cinquecento! Capite? La nostra grande azienda automobilistica vuole fare concorrenza ai giganti asiatici ed europei con la fiat 500. Mah! E poi dicono che le idee creative è difficile trovarle!
Una nota più che stonata del Sindaco Veltroni ci costringe ad interessarci alla sua ultima uscita. Anche lui ogni tanto qualche cantonata la prende. Vuole creare una rassegna cinematografica a Roma per contrastare il valore della prestigiosa e internazionale rassegna cinematografica di Venezia. Con un solo colpo Veltroni riesce a fare due stupidate! In primo luogo, non si dà un colpo basso alla già malconcia Venezia, che deve contrastare il successo crescente di Cannes, di Berlino e di tante altre rassegne mondiali di cinema. In seconda battuta, diciamo: ma con tanti problemi che ci sono a Roma, come è possibile che un Sindaco intelligente deve distrarre risorse ed energie per stupidate del genere. Faccia funzionare meglio la Nettezza Urbana e i trasporti a Roma! Perché la Sua Capitale è la capitale più sporca d’Europa! Questa è la realtà. Ne poteva fare a meno.
In chiusura, l’ultima sul Governatore Fazio. Dicono che guadagni circa 800 000 € all’anno. Dicono che sia lo stipendio più elevato al mondo per un Governatore. Dividendo per dodici, avremo circa 67000 €/mese. Dicono anche che il Governatore sia uno dei maggiori conoscitori delle opere di S. Agostino. Bene. Con la metà di quello che prende lui, noi leggeremmo S.Agostino dalla mattina alla sera. E saremmo pronti, immediatamente senza opporre alcuna resistenza, a presentare le dimissioni in qualsiasi momento.

mercoledì 7 settembre 2005


Ecco uno dei motivi di inaffidabilità del premier Berlusconi.

Sono diversi i motivi che impongono alle prossime elezioni di non votare questa maggioranza. Si può essere in disaccordo con la nostra critica ma il problema rimane ed è innegabile che rappresenta un fatto ineludibile e maledettamente serio. Si tratta di questo. I primi anni del governo Berlusconi sono stati caratterizzati da un insolito e soddisfacente decisionismo. Lasciamo perdere la bontà delle decisioni prese, ma rimane il fatto che il Capo del governo italiano ha deciso sempre con coraggio, destrezza e velocità. Adesso le cose sono cambiate. Prendiamo il "caso Fazio", per esempio. La delicatezza della questione relativa al Governatore non sta nel tipo di decisione da prendere, ma nella sua immediatezza. Si può tranquillamente discutere se Fazio possa o meno essere giudicato sull’onda delle emozioni del contenuto delle intercettazioni. Non è questo il problema. Ricordiamo che in Italia, ogni cittadino è sempre innocente a meno di una sentenza passata in giudicato, che in questo caso non c’è. Qui non ci interessa dare giudizi su prove di reato commessi dal Governatore Fazio. Qui ci interessa il "fatto politico" che un Presidente del Consiglio ha l’obbligo di prendere una decisione senza tentennamenti quando è in ballo la credibilità del Paese. Ed è qui che cade l’asino. Berlusconi Silvio, Presidente del Consiglio dei Ministri, non è adatto a rifare il capo del Governo nella prossima legislatura perché non sa decidere. E un politico si giudica anche, se non soprattutto, dalla sua capacità decisionale. Cos’è successo? Semplice. Ieri sera, dopo un vertice ad Arcore, la Lega Nord e il suo capo Bossi, hanno imposto lo stop a qualunque decisione sul Governatore, perché, si legge, la posizione del Governatore aiuta la possibilità di creare una banca del nord. Parole gravi, di cui il Presidente del Consiglio, non ne capisce, ancora una volta, il profondo significato e la forte carica psicologica che esiste nei cittadini di finirla una volta e per sempre con questa stucchevole manfrina. Chi sarà più quel cittadino che si fiderà di un candidato premier abituato a non decidere? Pensiamo che molti italiani lo molleranno per la sua incapacità politica a comprendere i fatti della politica. Succede spesso a chi ha perduto il senso della misura.

sabato 3 settembre 2005


Esami di stato: commedia italiana o farsa?

E’ un dubbio che mi porto appresso da qualche anno. Non riesco a rispondere a questa domanda che inevitabilmente sono costretto a propormi a ogni inizio di anno scolastico, a causa del fatto che devo partecipare a tutta una serie di incombenze che si sintetizzano nella produzione del cosiddetto “documento” relativo agli esami di stato di fine anno. Una serie di lunghe descrizioni da produrre in modo prescrittivo su programmi, linee metodologiche, profilo della classe e tante altre assillanti quanto inutili questioni e implicazioni pedagogiche che ineriscono alla classe quinta di liceo. Sono opportuni? A cosa servono se il 98% degli studenti “supera” gli esami? Tanto vale non fare nulla, e dedicare le energie che vengono assorbite da questo mostro burocratico per destinarle più produttivamente alla didattica. Cercherò di rispondere molto brevemente alla domanda e proporre una serie di considerazioni personali. Sul piano teorico il lavoro di costruzione del documento del 15 maggio ha indubbiamente una valenza pedagogica notevole. Esso si basa sulla descrizione accurata e puntuale delle caratteristiche pedagogiche della classe. Storia della classe, vissuto quinquennale, dati sulla metodologia di lavoro relativa agli apprendimenti, tipologie di verifiche, ecc.. sono informazioni preziose per chi non conosce la classe. Ma per l’intera commissione, che è la fotocopia concentrata del consiglio di classe che ha già valutato i giovani maturandi, da ben tre anni o più, che senso ha fare un lavoro così capillare e approfondito in modo autoreferenziale? Sul piano pratico, il documento è assolutamente inutile. Non ha senso. Non viene letto da nessuno e rimane la, nella polvere di un archivio, per alcuni anni. Dopodiché, al macero. E allora? Che senso ha perdere tempo e fatica? Perché questo eccesso di formalismo inutile quanto donchisciottesco? Parte da qui l’esigenza di affrontare la cosiddetta “madre di tutte le domande”. Eccola. Esiste o meno nella scuola italiana un mostro di burocrazia, il burocrantosauro, che toglie vigore agli insegnanti, distraendoli dal loro lavoro istituzionale, che è e rimane l’insegnamento disciplinare? Ma partiamo dall’inizio. L’esame di stato, ex maturità, è una consuetudine che ormai sopravvive solo in virtù di un articolo costituzionale. Attualmente, nell’anno 2005, non solo rappresenta una inutile e banale presa in giro, ma ha assunto anche aspetti preoccupanti e inquietanti. In primo luogo è inutile, nel senso etimologico della parola, perché non certifica alcuna competenza e promuove praticamente tutti i candidati (quasi il 98%), compresi gli asini. Il 2% rimanente esiste perché ci sono candidati che non si presentano alle prove, oppure che tentano assurdi passaggi e salti di classe. In caso contrario i promossi sfiorerebbero il 100%. In secondo luogo è scontato perché di anno in anno, in maniera subdola e ingannevole, il rito si è trasformato da un esame vero e proprio a una commedia in cui i protagonisti, sei insegnanti della classe e tutti gli studenti, recitano un copione che prevede la simulazione di un esame e nient’altro. E’ una presa in giro perché appena un mese prima la stessa commissione, questa volta in veste di consiglio di classe, con i medesimi insegnanti, ha proceduto ad ammettere tutti allo pseudo-esame. Non si capisce perché gli stessi insegnanti, che appena qualche settimana prima hanno promosso tutti dovrebbero, dopo una ventina di giorni circa, bocciarne qualcuno (pardon, si dice ipocritamente “non promosso”). In terzo luogo è allarmante perché si susseguono notizie confermate da dichiarazioni di tutti i protagonisti (insegnanti e studenti) che le prove sono inquinate dal fatto che sono gli stessi insegnanti, spesso in modo fraudolento, ad aiutare gli studenti, compromettendo in modo irreversibile la serietà dell’esame stesso. Ma, infine, è pericoloso e pernicioso perché gli studenti, da questa commedia farsesca, traggono una morale: la mancanza di serietà degli insegnanti e della scuola che non svolgono correttamente il loro lavoro e tradiscono il loro ruolo di valutatori seri e oggettivi. Infine, gli studenti traggono una sola morale: è inutile che ci si dimena tanto, alla fine, le cose “si aggiustano”. Ecco un caso lampante che mi è successo personalmente. Tre anni fa il mio dirigente mi nomina in una classe di terzo scientifico. I primi giorni inizio un lavoro diagnostico per comprendere quali sono le condizioni di ingresso degli studenti. Mi accorgo che il livello d’entrata è variegato ed eterogeneo. Mi colpiscono due studenti, i peggiori, che non sanno scrivere in corretto italiano.
Faccio un giro orale di chiacchierate e la tesi della irresponsabile loro promozione acquista ulteriore conferma perché entrambi non sanno né organizzare un discorso, né articolare oralmente un minimo di rielaborazione corretta sintatticamente. Faccio loro leggere mezza paginetta del libro e mi rendo conto non solo che non sanno leggere, ma addirittura che non capiscono quello che leggono. Siamo al limite della decenza. Insomma una frana. Mi rimbocco le maniche, organizzo un corso di recupero per dare loro un rinforzo alle lezioni antimeridiane. In poche parole seguo il loro sviluppo nell’intero triennio. Sono promossi sempre con debito ogni anno (lasciano solo Matematica e Fisica con tre). Incredibile ma vero sono giudicati positivamente in tutte le altre materie, dico tutte le altre, compreso l’italiano. I due studenti in questo triennio ne combinano di tutti i colori. Note disciplinari a ripetizione sul registro, comportamento inaccettabile con alcuni docenti, assenze strategiche e programmate che sfiorano il 30% dell’intero monte annuale, totale impreparazione e atteggiamento provocatorio per tutto il triennio. Esami di stato superati col minimo, ma superati. Vorrei subito sgombrare il campo dalla mordacità dicendo subito che è possibile che in molte scuole del territorio della Repubblica l’esame è serio. Quello che non mi sento di dire è che in tutte le scuole il lavoro delle commissioni è adeguato e corretto. Questo lo escludo categoricamente perché ogni scuola è un universo a sé, pieno di furbi (la maggior parte) e di persone serie ed oneste (poche). Com’è noto, questa situazione si protrae dal ‘97, con l’allora ministro Berlinguer, che ha introdotto per primo la novità della ammissione per tutti agli esami e della certificazione delle competenze senza la riforma dei curricoli (quindi senza sapere quali siano le competenze da certificare) e la modificazione della commissione in metà interna. Successivamente, la riforma Moratti che, per esclusive ragioni economiche, ha completato il fallimento confermando la composizione tutta interna della commissione, con il solo presidente esterno (inutile).
E' inquietante, infine, perché il combinato dei nuovi diritti delle scuole paritarie (a cui non è seguito nessun controllo) e della commissione tutta interna, ha prodotto un aumento esponenziale della “compra-vendita” dei diplomi. Siamo oggi in presenza di tre eventi: 1) l’enorme aumento del numero dei privatisti che si presenta a sostenere l’esame nelle scuole paritarie, e ottiene il diploma; 2) la forte e costante crescita del numero dei candidati che “saltano” l’ultimo anno, usufruendo della norma che autorizza questo “rito abbreviato” agli studenti che hanno la media dell’otto nel penultimo anno, media ottenuta con “allegra disinvoltura” nelle scuole paritarie; 3) l’enorme disparità dei voti fra i candidati che svolgono l’esame nelle scuole paritarie e quelli che lo svolgono nelle scuole statali (ad esempio il voto massimo finale, 100/100, che dovrebbe essere raro, è conseguito in percentuale più che doppia nelle scuole paritarie). Di fronte a questa situazione, prima ancora di attuare la pessima riforma Moratti che accentua questi aspetti negativi, non è meglio abolire il valore legale del titolo di studio? Ma soprattutto, ha ancora senso affaticarsi nel mese di maggio per costruire questo documento costituzionale della classe in una simile situazione di degrado? Lascio ai navigatori un loro giudizio.

venerdì 2 settembre 2005


"Sant'Azeglio" ha messo una pezza!

Il Presidente della Repubblica è intervenuto sulla delicata questione del Premier Berlusconi che voleva condannare al carcere tutti coloro i quali si fossero resi promotori della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche effettuate dalla magistratura contro i delinquenti. Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Un grande quotidiano nazionale ha già detto che: "Appena ha finito di scorrere il testo, Ciampi è stato perentorio: Berlusconi non potrà utilizzare il decreto legge, come invece aveva chiesto, per gli otto articoli che cambiano le regole sulle intercettazioni telefoniche. Per il Quirinale non c'è il requisito dell'urgenza. Non resta che un disegno di legge di difficile gestione a fine legislatura".
Cosa dire dell'ennesima pirlata del nostro Silvio nazionale? Pensate che secondo Lui chi si dovesse macchiare del "gravissimo reato" di pubblicare le mascalzonate compiute dai rampanti magliari, scalatori di Borsa e "furbetti del quartierino" che "baciano in fronte" gli amici, rischierà il carcere fino a sei anni, mentre chi dovesse passare sottobanco, come è stato fatto, mazzette miliardarie, agilmente nascoste dalla lobby degli avvocati, non rischierà nulla. Si tenta cioè il colpo di mano consistente nel fare una legge ad hoc per eliminare il reato dal codice penale. Vi sembra questo il metro di misura di una personalità che vuole guidare di nuovo il governo per altri cinque anni? Ma il Sig. Presidente del Consiglio ricordi le parole profetiche di Indro Montanelli: "Gli italiani, per togliersi di dosso questo affarista televisivo devono subire (ha detto proprio così) per un intero quinquennio le sue furbate. Allora e solo allora capiranno"!Alle prossime elezioni il partito di Forza Italia di Berlusconi rischia di trovare come regalo della befana solo carbone.

giovedì 1 settembre 2005


Paradossi e sprechi nella scuola italiana.

Oggi, 1 Settembre, in quasi tutti i paesi europei inizia il nuovo anno scolastico. Anche in Italia, il Ministero della Pubblica Istruzione considera il 1° settembre l’inizio del nuovo anno. Tuttavia, c’è una non trascurabile differenza tra i due fatti. Nelle scuole francesi, inglesi, tedesche, svedesi, ecc.., la scuola inizia realmente il 1° Settembre, nel senso che tutti i ragazzi di queste nazioni vanno a scuola a seguire i loro professori, ad ascoltare le lezioni e ad essere valutati. In Italia no! Qui l’inizio delle lezioni è fissato, nel migliore dei casi, al 15 Settembre, per non parlare della Sicilia dove la scuola comincia addirittura alla fine del mese. Perché questa disparità di comportamenti? Semplice, perché in Italia si seguono i riti, ci si basa sulla forma, insomma si fa finta di fare una cosa, mentre in realtà la si rimanda. Tutte le scuse sono buone per lavorare di meno e peggio. Un paradosso? No! Un semplice e inutile spreco di risorse. Ecco com'è in realtà il "Bel Paese": una frana. Se poi dalla scuola escono degli asini, per favore, non protestiamo. Semplicemente, li abbiamo voluti. Non si riesce a capire perché il Ministero della P.I. impone una normativa che costringe la scuola italiana a sprecare questi quindici giorni. E’ noto, tra l’altro, che alla fine dell’anno scolastico almeno il 75% degli insegnanti dichiara di non riuscire a terminare i programmi. E’ questo un paradosso, si o no?

Support independent publishing: buy this book on Lulu.