domenica 31 ottobre 2010

Il trasformismo della Lega di Bossi.

Che il partito leghista di Bossi fosse inaffidabile e scorretto lo si è capito da tempo, da molto tempo, da quando Bossi ha prima avversato Berlusconi, etichettandolo con l’epiteto Berluscaz mafioso, e poi dimenticando le accuse si è alleato con lui, naturalmente per puro calcolo di potere. Ripetiamo che si è alleato con Berlusconi per esclusivi motivi di interesse e di convenienza, e non per ideali politici. Non c’entrano nulla le ragioni legate alla difesa del territorio dei cosiddetti “popoli padani” del nord. Il suo è stato un mero calcolo di opportunismo. In tutti questi anni Bossi ha agito in modo inaccettabile contro i simboli della Repubblica italiana e contro le Istituzioni. Vogliamo richiamare alla mente il ricordo di quale giudizio diede Bossi dei Prefetti. Furono chiamati servi del centralismo romano, uomini inviati da Roma e come tali da considerare insopportabili. Dunque, l’idea di Bossi della figura del potere centrale dovuta alla presenza dei Prefetti in tutte le provincie fu, finché la Lega rimase all’opposizione, di totale chiusura, di disapprovazione e di intransigenza nei confronti di questa figura istituzionale. Come mai adesso non ne parla più male? C’è un nesso a nostro parere tra il recentissimo esempio di abuso commesso da Silvio Berlusconi e la figura del Prefetto, che noi vogliamo mettere in luce per chiarire la logica opportunistica alla Bertoldo dei leghisti. Com’è noto, Silvio Berlusconi l’altra notte, a detta di alcuni quotidiani, ha esercitato un abuso di potere, quando ha fatto la telefonata alla Questura milanese per imporre che la sua amichetta tunisina Ruby, minorenne senza documenti per giunta scappata di casa e accusata di furto, fosse rilasciata e consegnata a una sua amica che dopo poche ore la scaricò a un’altra donna poco raccomandabile. Cosa fece il Prefetto in questa circostanza? Avrebbe dovuto informare subito il Governo dell’accaduto per impedire che il protocollo previsto nei casi di minore non fosse modificato arbitrariamente come invece avvenne. Ma il Capo del Governo è lo stesso Berlusconi. Come vogliamo chiamare questo fatto? Noi lo chiamiamo conflitto di interesse che viene sistematicamente agevolato sia dai Prefetti, sia dal partito di Bossi. Il quadro è completo. Quel Prefetto che Bossi ha sempre chiamato uomo del centralismo romano in questa occasione non risulta essere stato criticato dalla Lega. Perché? La risposta è semplice e riguarda il fatto che Bossi è adesso al potere, i Prefetti li nomina il suo partito e lui è disposto a digerire tutto quello che Berlusconi con la sua vita amorale propone pur di conservare il potere. Come vogliamo etichettare questo stato di cose? Un magma di conflitti di interessi immorali che abbraccia tutto il governo, dal Pdl alla Lega. Un vero esempio di tornacontismo.

sabato 30 ottobre 2010

Berlusconi: come ti incremento il conflitto di interessi.

La vicenda della casa di Montecarlo e le polemiche anti-Fini alimentate dai giornali di famiglia hanno aiutato molto Silvio Berlusconi a distogliere in questi giorni l’attenzione dal suo gigantesco e colossale conflitto di interessi. Vogliamo spiegare in questo post perché il Presidente del Consiglio, padrone multimiliardario di una delle aziende televisive private più grandi del mondo ha, a nostro avviso, delle responsabilità tremende relative al depauperamento delle risorse e della ricchezza della Nazione a suo favore. Un solo esempio tra i possibili. Il Direttore Generale della RAI Mauro Masi, nominato a quel posto in chiave governativa, ha deciso di sospendere il conduttore Santoro per due settimane impedendo alla trasmissione Anno Zero di andare in onda. Risultato? Col provvedimento preso dal filo berlusconiano Masi la RAI non potrà incassare per due puntate le rilevanti somme della pubblicità. A chi giova questo risultato? La risposta è che giova moltissimo a un solo soggetto, e cioè al proprietario della televisione privata concorrente della RAI. Come si chiama questo “teatrino della punizione” comminata al conduttore Santoro? Risposta : incremento del conflitto di interessi. Come appare chiaro, in questa storiella c’è solo un individuo che ci guadagna, e molto: è il padrone di Mediaset e dei vari canali televisivi quattro-cinque-sei. E’ ovvio che le ricche aziende inserzioniste non potendo sfruttare il traino della rete pubblica dirotteranno le risorse finanziarie verso la televisione privata, concorrente della RAI, pagando profumatamente le televisioni del Presidente del Consiglio. E’ un autogol della RAI? Non crediamo si tratti di casualità. Piuttosto è lecito chiedersi se non ci sia intenzionalità. La decisione presa dal Direttore Generale è in linea con tutti i suoi comportamenti di censura filo-Berlusconi contro tutti i programmi televisivi che non sono schierati a favore di Berlusconi medesimo. E mentre il teatrino berlusconiano viene alimentato dagli interventi di killeraggio contro Fini dai due quotidiani Libero e Il Giornale, il Presidente di Mediaset, l’astuto Bertoldo Fedele Confalonieri, si frega le mani per aver preso due piccioni con una fava. E gli italiani, fessacchiotti come al solito, non hanno ancora capito il gioco. Anzi, accettano di fare la parte dei tonti come nel vecchio adagio del gioco delle “tre carte” in cui chi lo conduce dice sottovoce agli astanti: “chi conosce il gioco faccia silenzio”! Te capì?

mercoledì 20 ottobre 2010

Bersani unfit a organizzare il progetto di alternativa al governo Berlusconi.

Silvio Berlusconi è l’attuale Capo del governo italiano legittimato democraticamente a governare nell’attuale legislatura per altri tre anni ancora. Questo fatto incontestabile è il frutto della vittoria del centrodestra alle ultime elezioni nel 2008, dopo l’infelice governo delle sinistre che ha governato (male) per due anni con Prodi dal 2006 al 2008. Il problema odierno è che l’opposizione dovrebbe tentare di proporre una linea politica chiara in contrapposizione con quella della maggioranza, informando i cittadini sulle differenze che esistono nei due progetti politici dei due schieramenti. Il fatto è che, allo stato attuale dopo quasi metà legislatura, il più grande partito dell’opposizione, ovvero il PD, non ha le idee chiare su come vincere alle prossime elezioni. Anzi, non ha idee. Il che è tutto dire per un partito che ambisce ad avere il premierato. Delle due l’una: o il PD di Bersani decide di scegliere una linea politica moderata, scegliendo l’alleanza con gli altri moderati del centro e abbandonando definitivamente il progetto politico di andare insieme con la sinistra e l’Idv, oppure si schieri apertamente con la sinistra tutta, abbandonando definitivamente il centro moderato. Non esistono vie di mezzo. O l’una o l’altra. Quando noi affermiamo che l’opposizione finora non ha fatto vera opposizione intendiamo dire che il PD non ha mai deciso e non vuole decidere “che cosa fare”, creando delle situazioni francamente imbarazzanti come quella che si riferisce al candidato premier delle prossime elezioni. Nel suo statuto c’è scritto a chiare lettere che è obbligatorio scegliere il candidato premier mediante delle votazioni primarie con la base e i simpatizzanti del partito. Quanto dovrà aspettare il paese per sapere quale delle due strade il PD intende percorrere? Noi diciamo che l’attuale dirigenza del PD è inabile a pilotare il partito nel futuro. Per usare il termine adoperato dal Financial Times contro Berlusconi, Bersani è inadatto a risolvere questo problema perché non ha la stoffa del traghettatore del partito dall’opposizione al governo. Potrebbe esser un buon ministro, ma è inefficace e inadeguato a questa delicata e importante opera di progettazione e di organizzazione delle prossime elezioni. Ecco perché il PD rischia di far rivincere Berlusconi in maniera facile. Visto come sono andate le cose forse era meglio che nel 2006 Prodi invece di fare quel governo in cui fu ricattato dalle sinistre avrebbe dovuto accattare la proposta di Berlusconi di fare un governo di unità nazionale. Sarebbe stato molto meglio, perché non ci sarebbe stato l’attuale governo malefico berlusconiano con tutte le appendici sconcertanti e stomachevoli della politica del centro destra. Noi lo avevamo detto che un governo con gli scriteriati della sinistra massimalista avrebbe peggiorato le cose. Ma Bersani ha in serbo di peggio: non sa decidere. Un po' poco come leader dell'opposizione.

martedì 19 ottobre 2010

Gianfranco Fini riconosce di avere sbagliato.

Fra le tante possibilità che si hanno oggi di scrivere un post abbiamo deciso brevemente di commentare la lettera che Gianfranco Fini ha scritto al Direttore del Corriere della Sera a proposito dell’articolo, in verità molto velenoso, di Galli Della Loggia di ieri contro il sistema in generale e contro Gianfranco Fini in particolare. Non è possibile qui ripercorrere la querelle. Diciamo solo che Gianfranco Fini afferma categoricamente “il suo diritto a cambiare opinione”. Quando lo abbiamo letto per poco non siamo saltati sulla sedia e ci siamo detti se Fini fosse impazzito a fare una dichiarazione del genere. Mai nei nostri ricordi c’è stato un episodio del genere nella politica italiana. Mai un politico italiano, nell’ultimo millennio, ha detto che rivendicare il diritto a cambiare opinione è legittimo. Di solito i politici vanno orgogliosi del contrario. E cioè che rivendicano il diritto alla coerenza e, pertanto, mai e poi mai avrebbero cambiato opinione. Non è che noi non riconosciamo il diritto alla coerenza. Ci mancherebbe altro. Non la riconosciamo quando come nel caso di Berlusconi & C. i pessimi soggetti prima sbagliano in modo plateale e poi rivendicano la coerenza a continuare a sbagliare. Non va. Proprio non va. Questa tipologia di coerenza non ci interessa e la consideriamo presunzione o, peggio, fare i propri interessi di bottega. Ma ve lo immaginate Berlusconi che riconosce di avere sbagliato e che rivendica il diritto di cambiare opinione, per esempio, nel giudicare i magistrati che prima chiamava "comunisti" e che dopo sarà disponibile a farsi giudicare dalla magistratura? Due parole per concludere. Ammiriamo Gianfranco Fini per la sua dichiarazione e prendiamo atto che nel panorama squallido di quasi mille parlamentari il suo è stato finora l’unico afflato in grado di ammettere di avere sbagliato in precedenza e di auto correggersi, cambiando opinione. Quando afferma che fu l’ultimo Segretario nazionale del partito fascista, chiamato MSI, e che adesso è approdato su posizioni assolutamente contrarie a quelle fasciste, per noi è musica nelle orecchie. Vuol dire che il paese ha per la prima volta un vero uomo politico di cui fidarsi, che si assume la responsabilità di dichiarare che quando ci si accorge di avere sbagliato è un diritto cambiare idea. Al contrario, il nostro ricchissimo Capo del governo, Silvio Berlusconi, è “coerente” con l’idea di continuare a gettare odio e fango sui suoi avversari. Mentre spunta fuori la notizia che a essere coinvolti nei dubbi delle ville nel paradiso fiscale berlusconiano di Antigua sono immischiati molti dell'entourage di Berlusconi, c’è un altro che riconosce di avere sbagliato e umilmente chiede di avere il diritto di cambiare opinione. Ma lo vogliamo fare un paragone tra i due co-fondatori del Pdl? Il primo spande odio a destra e a manca e pretende di avere uno scudo giudiziario contro le sentenze della magistratura con leggi ad personam mentre l’altro afferma di rivendicare “il diritto a cambiare opinione, assumendomene tutta la responsabilità. Accade di cambiare opinione quando ci si pone con umiltà e senza pregiudizi di fronte alle cose della vita, alla storia, ai mutamenti che investono la società nella quale si vive[…]”. Basta così Presidente Fini: a buon intenditore poche parole.

lunedì 18 ottobre 2010

Il Giornale a senso unico: non poteva essere diversamente.

C’era un po’ di curiosità in aria questa mattina, a proposito del fatto di che cosa avrebbe scritto Il Giornale sulla vicenda delle ville di Silvio Berlusconi alle Antigue dopo il servizio di Milena Gabanelli in televisione ieri sera nel suo programma Report. Il servizio ha mostrato una serie di circostanze dubbie circa i pagamenti dell’acquisto del complesso residenziale, effettuato dal solito giro di società oscure, per 22 milioni di euro. Le possibilità offerte al Giornale (ricordiamo che si tratta del quotidiano del fratello di Silvio Berlusconi) erano molteplici. Per esempio il Direttore avrebbe potuto difendere Berlusconi e non parlare più di Fini perché i dubbi e le perplessità ci sono in entrambi i casi, e per imparzialità la faccenda sarebbe stata chiusa. Oppure, avrebbe potuto per par condicio criticare entrambi, Fini e Berlusconi, poiché tutti e due i politici di destra hanno commesso delle irregolarità, o cose del genere. In alternativa, c’era anche la possibilità di affermare che sia Fini, sia Berlusconi, non hanno commesso nulla di penalmente rilevante e finirla lì. Invece, guarda un po’, Il Giornale di Berlusconi ha scelto la strada peggiore e in definitiva quella che li smaschera definitivamente come lacchè del Corsaro di Arcore: quella di difendere l’indifendibile Berlusconi e quella di continuare gli attacchi solo contro Fini. Cosa dire di questa faccia tosta al limite della spudoratezza di un giornalismo umiliante per il modo parziale e sfrontato con cui tratta le informazioni a favore del Capo? Siamo dell’avviso che è meglio tacere e chiudere qui la faccenda, perché queste persone servili di un giornalismo di accatto meneghino non meritano neanche di essere menzionate. Loro se la cantano e loro se la suonano, con gli strumenti del Capo, ovvero con abbondante olio per oliare i cannoni del killeraggio.

martedì 12 ottobre 2010

Lo sfrontato recidivo.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato che se in questo periodo la sua immagine è sfocata “la colpa è del partito e non del governo”. In altre parole Berlusconi scarica la responsabilità del calo dei consensi sul PDL e tiene fuori l’azione del governo da lui presieduto. Pensiamo di non avere capito bene. Che senso ha affermare che se le cose non vanno bene sul piano del consenso politico nel paese, la colpa è del partito che lo ha eletto Capo del governo e non del capo del governo che è anche capo del partito? Vogliamo capire cosa passa nella sua mente quando afferma che "è il partito che deve cambiare e non il governo". Vuole forse dire che la decisione presa dal suo partito che ha licenziato in tronco Gianfranco Fini è stata una stupidata? Perdonate la domanda ma chi ha cacciato via Fini dal PDL mister X o lui? Noi pensiamo che il Presidente del Consiglio abbia sbagliato clamorosamente la strategia di questi ultimi sei mesi di politica interna. In pratica, non si è reso conto - perché accecato dall’ira - che stava perdendo la bussola e adesso cerca di scaricare la responsabilità su qualcun altro. Il fatto grave è che tenta, per l’ennesima volta, dopo essere stato colto con le mani nella marmellata, di dire che lui non ha rubato la marmellata pur avendo le mani piene di marmellata. Spudorato come sempre. Ma il giochino che gli è riuscito molte volte adesso comincia a non funzionare più. Gli italiani iniziano ad essere stufi di essere considerati degli sprovveduti da un marpione come lui. Per Silvio Berlusconi è iniziata la china, ovvero la diminuzione dei consensi che lo porterà gradatamente alla sconfitta. E saranno guai, perché lui non è abituato a perdere.

giovedì 7 ottobre 2010

Il nuovo Festival di Sanremo: una boiata pazzesca.

Sembra che ce l’abbiano fatta a far partorire la nascita del programma per eccellenza della televisione italiana. Stiamo parlando del Festival di Sanremo, il mitico “Sanremo è sempre Sanremo”. I vertici berlusconiani della Rai hanno già deciso la conduzione e i contenuti della prossima edizione del festival di Sanremo. Un grande cantante, due straordinarie attrici e due eccezionali promotori di battute divertenti allieteranno il popolo festivaliero di Sanremo. Siamo tutti contenti? Tutti contenti non diremmo. Noi non lo siamo per niente. I sostenitori dei programmi televisivi berlusconiani sicuramente si. Loro, quando proponi programmi leggeri, insulsi, fatte di barzellette, battutacce da avanspettacolo con alcune veline di turno scosciate al punto giusto, sono felicissimi. Trascorrono ore e ore davanti alla televisione per ascoltare i pettegolezzi del giorno, non perdendo una sola puntata. Adesso lo chiamano gossip per nascondere la verità che si tratta di chiacchiere vuote e insulse e nulla più. Ma i giornalisti che seguono queste mode aumentano sempre di più e devono vendere la loro “preziosa” merce, senza vergognarsi di sprecare tempo e denaro a fare avanspettacolo e nulla più. Perché di questo si tratta. Lentamente, “piano piano, tomo tomo, cacchio cacchio” diceva Totò, sono riusciti a trasformare la televisione italiana da mezzo culturale e strumento di informazione a parterre di scontri polemici, frequentato da volgari polemisti che si insultano reciprocamente urlando, con contorno di veline che danzano e basta. Dunque, eccoli qui. Cominciamo dal conduttore, il cantante Gianni Morandi. E’ il ruolo che compete al presentatore nazional-popolare di turno. Il bravo ragazzo di quaranta anni fa va a prendere il posto dei vari Pippi Baudi. Su chi "venne mandato dalla mamma a prendere il latte" molti anni fa non vogliamo infierire. Ma sul resto si. Ed eccoci ai pezzi più pregiati che i Signori berlusconiani della RAI sono riusciti a tirar fuori dal cilindro. Le due vallette collaboratrici (mah!) saranno senz’altro all’attenzione di stampa e tv. La Canalis, ancora non scaricata dal vecchio marpione King Georg, sarà al top dell’attenzione. Come si vestirà, da collegiale o da pin up? Bella domanda. Non parliamo della sudamericana di turno perché ci sarebbe da restare inorriditi. Che cosa ci proporrà la mielata e conturbante argentina? E come duetterà con il conduttore? Dulcis in fundo le Iene. Che siano due irriverenti ed efficaci provocatori non ci sono dubbi. Che facciano giornalismo sagace e di attacco ne siamo più che convinti. Ma “che c’azzecca” con Sanremo? Di questo passo il prossimo anno con Roma Capitale dello Stato Federale d’Italia le truppe RAI berlusconiane potranno proporre di portare a Sanremo, magari come unico presentatore, il comico barzellettiere romano Maurizio Battisti. Si, ma con Sanremo “che c’azzecca”?

lunedì 4 ottobre 2010

I Dieci Comandamenti negoziabili a piacimento.

Non ci avremmo mai creduto. Eppure si è verificato. Per noi è come se fosse avvenuta la fine del mondo. Un religioso che non condanna una bestemmia contro Dio non l’avevamo mai visto, nè immaginato. Ecco di cosa si tratta. Mons. Salvatore (Rino) Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha giustificato la bestemmia di Silvio Berlusconi dicendo che “è necessario contestualizzare”. Penso che a questo punto non ci sia più nulla da dire sulla questione dell’appoggio di una parte della Chiesa Cattolica al Cavaliere per giustificare sempre e comunque il volgare barzellettiere Capo del governo. Abbiamo letto le poche e incisive righe del blog di Marco Bracconi che ci hanno colpito per la straordinaria capacità di sintesi e l’efficacia delle sue parole su questo fatto gravissimo di un Vescovo cattolico che ha avuto il coraggio di giustificare Berlusconi bestemmiare. Ecco cosa ha detto Marco Bracconi nel suo post intitolato Il Lodo Fisichella: “Era opinione diffusa che dopo la strepitosa giustificazione della comunione data a un divorziato (leggi), monsignor Fisichella non potesse fare di meglio. E invece oggi si è superato.Sulla bestemmia di Berlusconi il monsignore sostiene infatti che “bisogna sempre saper contestualizzare le cose”. Insomma, è vero che “non bisogna diminuire l’attenzione quando siamo persone pubbliche, ma in Italia dobbiamo essere capaci di non creare burrasche per strumentalizzare le situazioni politiche”.Dunque, dal presidente del Consiglio Pontificio per l’evangelizzazione apprendiamo che a differenza dell’aborto, della fecondazione, dell’eutanasia, delle nozze gay, la bestemmia è valore negoziabile. Come le escort o la denuncia dei clandestini. Chapeau alla chiesa di Roma, che mentre i politicanti blaterano di riforme ha riformato nientemeno che i suoi dieci comandamenti. Senza nemmeno la lunga e noiosa procedura dell’articolo 138.
Invitiamo a leggere direttamente lo scritto di Bracconi al seguente link. E con questa gravissima dichiarazione del Monsignore di Santa Cattolica Chiesa Romana chiudiamo qui la discussione sulle bassezze del religioso supporter del Pdl. E poi ci si lamenta del relativismo?

sabato 2 ottobre 2010

Scioperi al Corriere della Sera: un rito o una difesa di interessi corporativi?

Questo post vuole mettere in evidenza che ancora oggi nell’anno 2010 esistono nella nostra società e nel mondo del lavoro, in particolare in quello giornalistico, sacche di resistenza pseudo-sindacali che nel migliore dei casi non hanno più senso, mentre nel peggiore dei casi sono una difesa corporativa di privilegi di un giornalismo che non esiste più. La vicenda è nota. Il Corriere della Sera perde fette considerevoli di lettori e perde soprattutto qualità e affidabilità del suo sistema di comunicazione. Il perché è presto detto. Lo ha ricordato nella sua nota alla Redazione il Direttore De Bortoli, il quale denuncia da parte della Redazione qualsiasi tentativo di innovazione con il rischio concreto che il CdS rischia di rimanere fuori dai grandi canali di comunicazione giornalistica. Ma di cosa si tratta con precisione? Due sono le ragioni che stanno facendo scivolare il Corsera verso l’inaffidabilità e l’inadeguatezza della sua comunicazione. Prima però vogliamo sgombrare il campo da un equivoco. Noi non difendiamo né il Corriere né il suo Direttore. Anzi, denunciamo il fatto che il Corriere di questi ultimi anni, per la sciagurata decisione politica di essere equidistante politicamente da maggioranza e opposizione, è scivolato su una china di nullità giornalistica che lo rende un organo di informazione inutile. Insomma, il Corsera di oggi non è né carne, né pesce e spesso tenta di nascondere posizioni pro-governative inaccettabili. E passiamo alle ragioni dell’inadeguatezza sempre più spinta del giornale di De Bortoli che deve subire in questi giorni pesanti scioperi corporativi. In primo luogo, c’è una Redazione che ancora oggi adopera categorie sindacali logore, superate e chiaramente perdenti in un mondo in cui il giornalismo cambia di giorno in giorno per l’introduzione delle nuove tecnologie e di nuove esigenze nella comunicazione. In secondo luogo, la ostinata intransigenza della Redazione ad accettare innovazioni tecnologiche. A quanto pare, e ci crediamo perché conosciamo cosa significa difesa corporativa di interessi, la Redazione si rifiuta di introdurre cambiamenti nella logica della firma dei pezzi da pubblicare e, soprattutto, ha paura dell’innovazione. Si sta verificando in modo più consistente ciò che si è verificato nel mondo della scuola statale dove, alla fine degli anni novanta, abbiamo assistito alla inaccettabile resistenza dei docenti sindacalizzati di sinistra di rifiutare tout court il nuovo, cioè si sono rifiutati di accettare l’introduzione di programmi più mirati a colpire bersagli educativi significativi e hanno fatto una resistenza ottusa all’introduzione delle nuove tecnologie. Per esempio, la Redazione fa resistenza nello sviluppare l’informazione sul web. Dice la Redazione che il web non serve e se si pretende di pubblicare notizie su questo nuovo canale noi pretendiamo una speciale remunerazione. Mettetevi nei panni di un cittadino italiano all’estero dove, com’è noto, la lingua italiana è una totale sconosciuta, alla faccia dei proclami del Ministro degli Esteri Frattini la cui opera in Europa è di una inconsistenza preoccupante. In qualunque albergo si va a pernottare ormai c’è il wi-fire col quale ci si collega immediatamente in rete e si leggono le notizie. Se si va sul sito del Corsera si nota subito l’insufficienza e l’inadeguatezza delle notizie che non solo sono superficiali ma che non vengono aggiornate se non dopo molto tempo. Al contrario, se si va sui siti dei giornali internazionali in lingua straniera le notizie ci sono, eccome! E’ mai possibile che il settimo paese industrializzato del mondo deve trattare così i suoi cittadini all’estero? Vergogna a Frattini e al Capo del Governo, che in questa sede non vogliamo nemmeno nominare dopo avere ascoltato in TV la bestemmia che ha pronunciato raccontando una barzelletta su Rosy Bindi. Ma si può andare avanti così? E che dicono i cattolici della CEI di un Presidente del Consiglio da loro entusiasticamente votato alle ultime elezioni che bestemmia per suscitare più interesse e ilarità nelle sue barzellette?

venerdì 1 ottobre 2010

Ennio Doris il family banker ritorna alla carica.

Eccolo là. E’ tornato di nuovo con un altro dei suoi vecchi e inguardabili spot. E’ Ennio Doris, Presidente della Banca Enniolanum, pardòn Mediolanum, la banca privata al 50% con Berlusconi. Ci prova di nuovo per convincere qualche sprovveduto a mettere i suoi soldi nelle casse della sua banca di affari. In maniche di camicia, con il colletto abbottonato e la cravatta, Doris è convinto di essere il miglior Direttore di banca italiano, anzi del mondo. Con uno sproloquio di parole inglesi, messe in fila una dopo l’altra a ripetizione, senza logica per fare scena, colpisce l’attenzione dello spettatore e lo costringe a subire l’accattivante messaggio subliminale fatto di ammiccamenti, di sorrisi sornioni messi al posto giusto, dando l’impressione di essere il più competente banchiere del mondo che assicura al potenziale cliente sicurezza e alta remunerazione. Il tipo di pubblicità invoglia a provare, accettando la logica del “banchiere di fiducia e di famiglia”. Ma le cose non devono andare bene per il Nostro perché quando si fa tutta quella pubblicità vuol dire che i clienti sono pochi e la banca non decolla. In due giorni è stato presente almeno nel 90% dei media, colpendo il target massimo possibile. Adesso non disegna più il cerchio sulla sabbia con il bastone ma fa di tutto per attrarre capitali. Eppure non ha sfondato, nonostante abbia alle sue spalle il gigante pubblicitario Mediaset e il colosso Berlusconi. A vedere lo sketch su Youtube c’è da sbellicarsi dal ridere, ma non crediate che lui scherzi. Dicono che sia uno squalo. A noi ci sembra piuttosto un delfino, col faccione tondo. In ogni caso non ci frega. Noi i pochi soldini che abbiamo li mettiamo nelle casse di una banca quadrata, non circolare. Te capì?

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