martedì 30 dicembre 2008

Classifiche di vivibilità e vecchi vizi degli amministratori di Roma.

Secondo un sondaggio riportato in TV da tutte le reti nazionali la città di Roma, rispetto all’anno precedente, ha perduto venti posizioni nella graduatoria della vivibilità delle città nel Bel Paese. E scoppia la polemica tra i politici cittadini della capitale. Veltroni contro Alemanno e Alemanno contro Veltroni. Da una parte i seguaci del PD gridano allo scandalo dicendo che con Alemanno la città di Roma è retrocessa in serie B, mentre dall’altra parte i seguaci del Pdl si difendono affermando che i dati sono vecchi e si riferiscono al 2007 anno in cui a Sindaco di Roma c’era Veltroni. Insomma un vero pollaio di galli in miniatura che si beccano in modo scomposto e inconcludente. Brevemente, ecco la nostra semplice opinione. E’ tutto inutile. I politici della capitale non capiranno mai la lezione. “Non c’è peggior interlocutore di un sordo che non vuole sentire” dice un vecchio proverbio. Ebbene la verità è che entrambi gli schieramenti, di centrosinistra e di centrodestra, hanno torto. La ragione? Perché sono degli incapaci e mostrano il loro vero volto di dilettanti della politica ogni giorno che passa perché non sanno fare gli interessi dei cittadini e della città. A loro interessano le poltrone e le cariche di potere nelle potenti e ricche aziende comunali, come l’Acea, la Metro, l’Atac, l’Ama, le ASL, gli Ospedali, etc. per sistemare i loro protetti con i loro alti stipendi di dirigenti fannulloni. Bisognerebbe costringere i due partiti più forti a rimuovere l’intera loro classe politica e scegliere uomini e donne nuovi fra coloro che sono severi prima con se stessi e poi con gli altri. Ci vorrebbero amministratori zelanti, infervorati di giustizia e di onestà intellettuale, gente in grado di lavorare con sollecitudine, in maniera attiva, impegnata per un ideale da raggiungere. Ecco cosa ci vorrebbero. In poche parole, donne e uomini limpidi, pieni di scopi etici nella loro vita e dalla moralità a prova di "intercettazione telefonica". A questa sola condizione Roma potrebbe migliorare la sua posizione nella classifica generale della vivibilità. Purtroppo, a nostro parere, nei prossimi anni perderà ulteriori posti perché sia la maggioranza, sia l’opposizione hanno personaggi squallidi che dei requisiti succitati non ne capiscono neanche il significato. Qui pensano solo a magnà. L’ha dimostrato l’assessore regionale con delega ai rifiuti Mario Di Carlo che andava a mangiare la ‘coda alla vaccinara’ con l’avversario politico proprietario della discarica privata. Te capì?

domenica 28 dicembre 2008

Sfascio di un paese e perdonismo confuso.

Lo sfascio del paese Italia si vede anche dal perdonismo confuso di alcuni familiari delle vittime del terrorismo. Questa è l’analisi che facciamo oggi della notizia del giorno. La nostra è una società ammalata. Lo dicono alcuni fatti che constatiamo ogni giorno. Un esempio. Il prezzo del petrolio. Qualche mese fa costava l’inverosimile cifra di 160 euro al barile. Un prezzo insostenibile. Oggi ne costa un quarto, circa 40 euro al barile. Una diminuzione di prezzo del 300%. Vi pare normale? Qui sta succedendo qualcosa di sconvolgente, perché una società nella quale si verificano sbalzi del genere vuol dire che è ormai diventata inaffidabile e sgangherata. In poche parole siamo allo sfascio! Volete una prova dello sfascio della società italiana con una notizia di oggi? Eccola. Viene da una giovane parlamentare del PD di Veltroni che fa morire il Vaticano di invidia per avergli rubato l’idea. La figlia dell’ex operaio sindacalista della CGIL Guido Rossa, ammazzato dai brigatisti rossi negli anni ’70 e medaglia d'oro al valor civile datagli dall'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, conferma la nostra visione apocalittica della società italiana. Sabina Rossa propone una legge mediante la quale si possa permettere agli ex terroristi in carcere per omicidio che siano liberi senza il si delle vittime. In una dichiarazione ha detto che il suo è un ulteriore passo verso il superamento dei cosiddetti “anni di piombo”. Questa la notizia che ci ha tristemente colpiti. Non foss’altro che per la memoria di un uomo, suo padre, che è stato fatto bersaglio di vita da belve umane, assassini che devono trovare nell’espiazione il motivo della propria rieducazione. La nostra opinione è che cambiano le persone ma non cambia quel comportamento sgradevole e provocatorio di certi individui che vogliono imporre agli altri un fatto che interessa solo loro. La giovane deputata del PD, per piacere, si interessi di qualche proposta di legge che preveda una precedenza nel lavoro ai figli delle vittime del terrorismo e se vuole aiuti l’assassino di suo padre in altre maniere. A noi interessa che espii per intero la condanna per avere ucciso un innocente. Altro che apertura agli ex terroristi.

mercoledì 24 dicembre 2008

Crisi, vita grama dei poveri e denari dei ricchi da far donare.

E’ Natale. Dovremmo essere più buoni. Noi questa volta andremo controcorrente e saremo cattivi. Capirete il perché leggendoci fino in fondo. Tutti dicono che c’è la crisi. L’economia non va bene, i posti di lavoro cominciano a diminuire e le industrie mettono in cassa integrazione. La crisi falcidia centinaia di migliaia di posti di lavoro e la gente ha gravissime difficoltà ad andare avanti. Il Presidente del Consiglio Berlusconi dice, giustamente, che non bisogna lasciarsi prendere dal panico e che è necessario essere ottimisti e comprare italiano: azioni in borsa, titoli di stato, prodotti nazionali, etc. Si, va bene. Ma con quali soldi? L’ottimismo non è conciliabile con l’essere senza soldi. Senza euro da spendere per i beni primari non ci può mai essere visione rosea della vita. Senza soldi non si può comprare né italiano né straniero. Forse il Presidente Berlusconi non ha capito bene come stanno veramente le cose. La gente, i cittadini e tutti gli italiani che non hanno la fortuna di appartenere alla Casta o al sottobosco politico non hanno soldi! Non-han-no-sol-di-da-spen-de-re! Come possono comperare per un mese latte, pane e pasta, pagare luce, acqua, gas e telefono, medicine, etc. se non hanno una quantità di denaro adeguata da spendere? I pensionati sociali non ce la fanno più a rinunciare a tutto. La social card berlusconiana, che è una bellissima invenzione, non permette nulla di tutto quello che il cittadino meno abbiente ha di bisogno. Con 40 euro al mese in più alla pensione minima il pensionato può comprare prodotti alimentari totalmente insufficienti alla sua vita. E allora? I ricchi devono prendere coscienza che così non si gestisce l’emergenza. Noi non vogliamo fare “savonarolismi” ma è necessario dare più soldi agli italiani che ne hanno bisogno e toglierli a coloro i quali stanno bene, molto bene, che hanno il conto in banca zeppo di milioni di euro e in più, ogni mese, percepiscono stipendi da decine di migliaia di euro. I ricchi devono scucire i soldi. E’ necessario far capire loro che se non aiutano i poveri sono degli avari. E l’avarizia è condannata dalla coscienza e da Dio. Capito cari cattolici? Non è ammissibile vedere tanta ricchezza che viene incanalata solo verso professioni medio-alte e remunerazioni davvero esagerate. I ricchi, di questi tempi, si dovrebbero vergognare di essere tali. Qui non siamo più al tempo delle monarchie in cui la ricchezza era ostentata dagli abbienti per grazia divina e accettata dagli indigenti. Adesso l’ostentazione è offesa, è provocazione, è scherno, è sinonimo di crollo di valori, è assenza di solidarietà, ed è da considerare i-nac-cet-ta-bi-le. Il governo, presieduto dal più ricco cittadino italiano, che ha soldi, case, televisioni, banche, assicurazioni, etc. deve capire che è giunta l’ora di autotassarsi insieme ai sui colleghi benestanti e partecipare, non solo con l’ottimismo astratto ma, soprattutto, con la tasca concreta, allo sforzo di aiutare i più sfortunati. Diciamo che è necessaria una gigantesca colletta che dirotti risorse verso i più indigenti. E la Chiesa deve premere sui ricchi per "imporre" il dirottamento di denaro dalle loro tasche a quelle dei poveri. Deve minacciare scomuniche, se necessario, altrimenti è essa stessa la prima a non essere seguace di Cristo. E non diteci per favore che stiamo facendo demagogia, altrimenti vi chiameremo con il vostro vero nome: "egoisti, avari e menefreghisti". Perché fare orecchie da mercante con i poveri è, si sappia,in-tol-le-ra-bi-le.

lunedì 22 dicembre 2008

Conferenze di fine anno e solite litanie berlusconiane: la lagna continua.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi conclude l’anno con la solita conferenza stampa, esaltando le sue scelte politiche ed esponendo i problemi che intenderà affrontare nel prossimo anno. Accanto a cose giuste, sulle quali concordiamo, come per esempio il ritorno al nucleare, la costruzione di grandi opere come la Tav, i degassificatori e i termovalorizzatori di ultima generazione ci sono anche cose sbagliate. Sbagliatissime. Desidereremmo mettere in evidenza due soli motivi di dissenso che ci vedono su fronti contrapposti: lui dalla parte di un ipergarantismo pro-mascalzoni e noi dall’altra che critichiamo i suoi eccessi nell’aiutare chi delinque.
Le intercettazioni telefoniche della magistratura. Berlusconi vuole restringerle mortalmente. Tutti, escluso mafia e terrorismo. Noi vorremmo allargarle a tutti i reati di carattere etico. In mezzo i magistrati che vorrebbero mantenerle come sono per avere l’unico canale di informazioni su chi delinque. E’ noto che la polizia italiana, senza le intercettazioni telefoniche, ha una statistica del 93% di casi insoluti! Berlusconi con la scusa del garantismo abbonda nei condoni e nelle diminuzioni di pena, noi vorremmo aumentare le pene e, soprattutto, vorremmo che le pene fossero certe nella loro espiazione. L’espiazione della pena non deve essere intesa come una vendetta dello Stato ma come una rieducazione del reo. Dunque, niente sconti. Conoscendo l’indole italica all’imbroglio, soprattutto nella pubblica amministrazione (non c’è un solo italiano contrario a questa idea), ci sarebbe da rabbrividire se egli riuscisse nel suo intento di smorzarne l’intensità. In ogni caso, questo tema è un tema etico sul quale dissentiamo totalmente e ci pone nella condizione di essere risolutamente contrari a questo suo disegno politico cinico e sprezzante a difesa degli imbroglioni. L’allarme lo ha dato il Presidente della Commissione Giustizia della Camera, avv. Giulia Bongiorno della maggioranza, che ha riconosciuto ostile alla giustizia l’idea di Berlusconi di vietare le intercettazioni nei reati della P.A. L’alternativa, che piace tanto al Berlusconi impudente, sarebbe quella di garantire tutti e tutto con la scusa del garantismo. Ci piace riportare un semplice esempio dell’avv. Bongiorno per far comprendere quanto sia pericoloso il Berlusconi ipergarantista. “Se non ti devi nemmeno più alzare per consumare un reato sei oggettivamente agevolato nel commetterlo”. Capito bene la lezione? “La lingua batte dove il dente duole” dice un famoso proverbio, che qui calza perfettamente.
La riforma dell’ordinamento giudiziario. Berlusconi vuole togliere l’obbligatorietà dell’azione penale noi vorremmo lasciarla inalterata. Lui vuole imbavagliare i pubblici ministeri noi vogliamo confermare l’autonomia che la Costituzione riconosce loro. Se Berlusconi fosse un politico avveduto non chiederebbe l’asservimento del pm al potere esecutivo, ma chiederebbe, ed otterrebbe, di eliminare le distorsioni che hanno caratterizzato alcuni interventi dei magistrati in certe indagini. Queste si, ma pubblici ministeri al servizio dell’esecutivo sarebbe semplicemente scandaloso il solo immaginarlo.

sabato 20 dicembre 2008

Leggi fasciste sulla discriminazione razziale antiebraica e vergogna nazionale.

In questi giorni i media stanno parlando molto delle leggi razziali che il regime fascista promulgò alla fine degli anni ’30 contro i cittadini italiani di origine ebraica. Noi abbiamo letto questi testi legislativi. C’è da rimanere allibiti dalla prosa e dal lessico xenofobo e razzista contenuti in questo corpus giuridico. Abbiamo deciso pertanto di scrivere un post per esprimere tutta la nostra indignazione per il contenuto di queste leggi e proporre qualche riflessione critica sui fatti. Le leggi sono otto. Si va dal «manifesto sulla purezza della razza Italiana» del 14 luglio 1938 al «Regio Decreto sulla disciplina dell'esercizio delle professioni da parte di cittadini di razza Ebraica» che è l’ultimo. Ne prendiamo uno solo, il terzo, e lo commenteremo alla nostra maniera soppesandolo nel significato che il fascismo intese dare alla nazione come messaggio contro l’ebraismo. Si tratta del "Regio Decreto Legge 5 settembre 1938 – XVI n.1390" recante "Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista". Questo il titolo pomposo e intimidatorio che è stato scelto dallo staff giuridico del Ministero degli Interni fascista del tempo. Il R.D. è stato promulgato dal Re Vittorio Emanuele III e Imperatore d’Etiopia. Perbacco. A quei tempi i titoli valevano. E si pretendeva che venissero riportati per intero. Vittorio Emanuele III Imperatore d’Etiopia. Oggi farebbe ridere chiamarsi in questo modo, ma a quei tempi, sotto le mentite spoglie della serietà e della responsabilità, si spacciarono per Imperatori, Re e Maestà individui mediocri che oggi non sarebbero in grado di lavorare nemmeno al catasto. Ma allora non fu così. Dunque, dicevamo che il R.D. è datato 5 settembre ’38, cioè proprio qualche settimana prima che iniziassero le lezioni dell’anno scolastico 1938-39 in tutto il Regno. Fu una doccia fredda per migliaia di studenti, di professori e delle loro famiglie di cultura e religione ebraica. Mentre per le pance piene fasciste, con orologio e catenella al panciotto, fu un piacere sadico leggere che erano entrate in vigore le leggi razziste per la difesa della razza. Due modi molto differenti di interpretare la mascalzonata. Immaginate quanti studenti, giovani e fanciulle, si stavano preparando con entusiasmo e piacere a sedersi con i loro coetanei sui banchi di scuola. Immaginate per un istante la loro delusione quanto i loro genitori li informarono che non potevano più andare a scuola. Se non è mascalzonata questa, cos’è una mascalzonata? In ogni caso si trattò di un autentico calvario. Nessuna autorità politica e religiosa manifestò ufficialmente una opposizione a questo provvedimento miserabile e indegno. Il titolo del Regio Decreto continua elencando di seguito i destinatari e le motivazioni. Si parla di “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. Capito? Si trattava di una "misura prudenziale" per permettere alla razza italiana di non essere contaminata da quella ebraica. Ma quale razza? Quella italiana? Oppure quella fascista? Oppure ancora quella italiana e fascista. Ma gli italiani non erano tutti brava gente? Come hanno potuto fare questo? Ma non si era tutti “fratelli d’Italia”? E se la difesa era della razza italiana, vuol dire che ai corretti e irreprensibili cittadini ebraici si preferivano criminali, briganti, ladri e stupratori di professione. Meglio loro che gli ebrei. E’ così? Si o no? In verità il provvedimento ha a che vedere con la scuola fascista, da tutelare dalla cattiva compagnia ebraica, in modo tale da mantenerla pura. Ah se avessero saputo che oggi, a quasi 70 anni di differenza, nell’era della globalizzazione, il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America sarebbe stato un uomo di colore chissà come l’avrebbero presa. Certo oggi, la multiculturalità e la tolleranza tra le diverse etnie non fanno più notizia, ma allora sarebbe stato un fatto inaccettabile. Meno male che oggi non si può più pensare in quella maniera, rozza e brutale, e il fatto che si può vivere tutti insieme, nella stessa nazione, bianchi, neri, gialli, cattolici, ebrei, musulmani, etc è un fatto straordinario. Non è vero? Ma ritorniamo alle leggi razziali fasciste. Dunque era impellente mantenere pura la razza italiana e fascista. Ma da che cosa? Cosa c’è di più puro di un ragazzino di qualunque nazionalità che va a scuola per imparare, per giocare, per socializzare? Cos’è che c’è di più innocente? Continuiamo. Il secondo comma dello stesso R.D. dice che “Ritenuta la necessità assoluta e urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza….”. Avete inteso bene? I quattro firmatari, cioè Sua “Altezza” il Re, il Duce, il Ministro dell’Interno e quello della Pubblica Istruzione, nei primi di settembre del ‘38, ritennero il provvedimento di una “necessità assoluta e urgente”! Capperi. E di grazia in cosa consisteva l’urgenza? Per caso i buoi stavano scappando dalla stalla? Oppure dei pericolosi sovversivi stavano attaccando lo Stato fascista con azioni di terrorismo? Ma va là! Tre parole, tre bugie, tre strumentalizzazioni che fanno capire il grado di falsità, di cinismo e di determinazione del regime fascista in questo campo. Forte con i deboli e debole con i forti, vero camerati? Dov’era questa necessità? In che cosa consisteva? Per giunta “assoluta”, cioè perentoria e incondizionata, massima, perché non se ne poteva fare a meno. Ma la più grande falsità fu l’uso dell’aggettivo qualificativo “urgente”! Escludere gli ebrei espellendoli dalla scuola fu considerato dai quattro urgente. Perché urgente? I fanciulli ebrei avevano forse un pericoloso virus con il quale potevano contagiare i loro puliti e lindi cameratucci fascisti, integerrimi e patrioti? Molto probabilmente fu al contrario. E cioè, che gli sporchi e i pidocchiosi furono proprio gli italiani e non gli ebrei. E allora perché il provvedimento fu considerato urgente? Lo diciamo noi perché. L’urgenza dipese dal fatto che si doveva far vedere all’alleato tedesco che anche l’Italia fascista brillava per gli stessi comportamenti discriminatori e vessatori nei confronti della popolazione ebraica. Insomma, era voluto per piaggeria, per servilismo, per imitazione. Salvo poi successivamente fare una specie di marcia indietro, perché o mancavano gli insegnanti o perché le classi erano incomplete nel numero degli alunni. Ma al Duce interessava il biglietto da visita per Berlino e nient’altro. Il fatto vero è che il R.D. era illegittimo anche dal punto di vista formale perché non vi erano i presupposti di urgenza e, soprattutto, perchè ledeva i diritti fondamentali dei cittadini. Altro che. E la Chiesa cattolica fece a questo proposito un rumoroso silenzio. Vero? Continuiamo. “…non potranno essere ammesse persone di razza ebraica … e non potranno iscriversi alunni di razza ebraica”. Di nuovo con la razza, di nuovo a sottolineare con l’offesa l’appartenenza dispregiativa alla razza ebraica che era sinonimo di male. Non si disse che gli ebrei erano coloro che avevano ucciso Gesù? E che quindi erano il diavolo? Ma l’emarginazione dei più deboli non era contraria al Vangelo? E l’Italia non era "straordinariamente" cattolica tutta? E se si perché allora non si protestò? E’ quello che si è chiesto il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini l’altro giorno. Possibile che dopo la pubblicazione del decreto, durante le decine di migliaia di omelie da Bolzano a Palermo nelle diecimila e più chiese cattoliche del Regno nessun sacerdote, vescovo, cardinale abbia sentito l’esigenza di criticare il provvedimento, o quanto meno di dire una parola di sostegno alla sfortunata comunità ebraica? Ma il capolavoro di preziosa sintassi degli estensori giuridici venne conseguito con l’art.6 nel quale si diceva che “Agli effetti del presente R.D. è considerato di razza ebraica colui che è nato da entrambi i genitori ebraici, anche se qualcuno di loro professa religione diversa da quella ebraica”. Capito tutto? Dunque, in questo articolo è presente addirittura la definizione di ebreo come si fa nei testi di geometria razionale quando si elencano prima gli assiomi e poi si fanno le dimostrazioni applicando il metodo deduttivo. E’ vero ebreo e, dunque, deve essere espulso dalla scuola, colui che ha entrambi i genitori ebrei. Se ne deduce che chi aveva solo un genitore di razza ebraica era un fortunato e la passava liscia non subendo la discriminazione che invece subivano gli altri. Perché? Perché naturalmente nelle sue vene scorreva anche sangue italiano, che lavava e purificava. Dunque, guai a coloro i quali erano puri ebrei: avrebbero pagato cara questa loro origine e colpa. Capito? Il R.D. è un capolavoro di razzismo "colto ed educato", che giustificava le ragioni senza abbassarsi a spiegare troppo. Ci viene in mente un’altra osservazione. Chi legge oggi, con mente fredda, il R.D. senza lasciarsi prendere dall’emotività rimane sbalordito dalla prosa anche per un altro motivo. E cioè che la lettura è scorrevole e attualissima. Sembra di leggere una Circolare ministeriale emanata da un Ministro di qualunque dicastero dei governi Prodi o Berlusconi che ha avuto l’ok dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Credetemi è la stessa e identica prosa. Segno questo che c’è stata e c’è tuttora una continuità di linguaggio e di organizzazione che è impressionante. Negli anni 2000 in tutti i ministeri ci si esprime ancora con la stessa prosa. Significa qualcosa? Ci sarebbe piaciuto conoscere l’autore del testo giuridico del R.D. per guardarlo in faccia e fissarlo negli occhi con lo sguardo che meritava. A questo punto la razza italiana era salva. Finalmente l’Italia era data agli italiani. E qualcuno adesso ha anche il coraggio di criticare il Presidente della Camera? Fermiamoci qui. Non vale la pena continuare. Ma una conclusione è legittima: perché la Chiesa cattolica e il Papa non intervennero con la loro influenza? A tutt’oggi non l’abbiamo capito.

giovedì 18 dicembre 2008

Il Ministro della Salute proibisce alle strutture del SSN di tutta Italia di togliere la sonda che alimenta Eluana Englaro.

Il Governo italiano, attraverso il suo Ministro della Salute Maurizio Sacconi, ha deciso di impedire alle strutture mediche ospedaliere, pubbliche e private, di dare corso alla sentenza del Tribunale di Milano, confermata peraltro dalla Corte Costituzionale. Si tratta dell'intervento di un ministro del centrodestra, questa volta più autorevole ed efficace del Presidente della Regione Lombardia Formigoni, a favore della posizione che impedisce alla famiglia di sospendere l'idratazione e l'alimentazione della giovane in stato vegetativo da sedici anni. Questo il fatto che noi abbiamo commentato altre volte su questo blog. Adesso passiamo alle nostre opinioni. Le conseguenze potrebbero essere gravissime. Il nostro punto di vista è semplice e lo abbiamo detto tante volte e lo ribadiamo anche adesso. Si tratta di un fatto privato. Un fatto assolutamente privato. Nessuno ha il diritto di strumentalizzarlo in un senso o nell'altro. Sarebbe auspicabile che in questa questione nè magistrati, nè laici, né religiosi, nè politici di governo e di opposizione si interessassero oltre il minimo indispensabile, e comunque sottovoce, al triste evento lasciando alla famiglia la libertà di decidere se o meno adottare la decisione della sentenza del tribunale milanese. Solo la famiglia può e deve decidere. Nessun altro. Se così non sarà si rischia grosso. Si rischia, come minimo, che tra le ideologie e i dogmi ne possa uscire a pezzi l'autorevolezza dello Stato. E se questo si verificherà, il rischio che si corre è che le sentenze della magistratura in futuro non saranno più accettate da nessuno, con conseguenze enormi sul funzionamento della società perchè si rischierebbe l'anarchia. E' questo che si vuole? Nessuno ci ha pensato? Se poi si vuole impedire di applicare una sentenza di un tribunale della Repubblica Italiana allora si deve avere il coraggio di fare una legge che vieti esplicitamente l’atto del “togliere la spina”, in modo tale che la magistratura non potrà più entrare nel merito. Ma fino a quando questo non viene fatto, impedire l'attuazione di una sentenza emessa da un regolare tribunale della Repubblica equivale a commettere un reato, un reato di sovversione. Punto e basta. Noi pensiamo che su questa questione, lo ribadiamo, si stia giocando col fuoco. Non conviene a nessuno farla diventare una questione di principio. Perderebbero tutti: la chiesa cattolica, i laici, il governo, l’opposizione e tutti gli uomini di buona volontà. Al Ministro Sacconi una raccomandazione. Si rilegga, per favore, sul dizionario la differenza di significato tra “eutanasia” e “suicidio assistito”. Probabilmente non l’ha capita bene e fa qualche confusione.

mercoledì 17 dicembre 2008

Gianfranco Fini e i colpevoli silenzi di coloro che avrebbero dovuto parlare e invece tacquero.

Il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini ha fatto un annuncio a sorpresa sui colpevoli silenzi degli italiani e della Chiesa cattolica del tempo a proposito delle leggi razziali antiebraiche introdotte dal fascismo alla fine degli anni ’30. Gli esponenti politici cattolici di centro-destra e di centro-sinistra hanno protestato vivacemente, criticando il Presidente della Camera. Questi i fatti e passiamo alle nostre opinioni. Finalmente qualcuno che conta, in modo insospettabile e peraltro inatteso, ha avuto il coraggio di parlare chiaro. E questo qualcuno, invece di essere un politico di sinistra o un intellettuale cattolico, è paradossalmente un ex-fascista che è stato il Segretario politico del Movimento Sociale, l’ex MSI, unico erede del fascismo durante i primi decenni della Repubblica. Inverosimile e sorprendente, no? Delle due l’una: o Fini è veramente diventato un politico che merita fiducia e rispetto per l’onestà intellettuale mostrata in questi ultimi anni del suo percorso politico, oppure Fini è un furbo politico che cerca di accattivarsi i favori dell’area riformista e moderata per presentarsi in futuro candidato attendibile alla Presidenza del Consiglio o, addirittura, alla Presidenza della Repubblica. Noi non lo sappiamo perché non leggiamo nel cervello della gente. In ogni caso, è necessario riconoscergli coraggio e una notevole dose di risolutezza. Non accade tutti i giorni alla terza carica dello Stato rischiare la propria credibilità per una dichiarazione imprudente. Sarà quel che sarà, ma noi ci sentiamo vicini al Presidente della Camera. Ne condividiamo lo spirito e il contenuto delle sue dichiarazioni. E lo diciamo senza pretese, con lucida razionalità perché sarebbe un’indecenza e una vergogna non riconoscere la pesantissima discriminazione che hanno subito gli ebrei italiani durante gli ultimi anni dell’era fascista. Per quanto riguarda il Vaticano noi rispettiamo la religione cattolica e il lavoro di molti sacerdoti e uomini di fede del tempo che aiutarono molti ebrei di allora costretti a indossare la stella di Davide sul petto. Ma al tempo stesso siamo convinti che la Chiesa del tempo non abbia fatto tutto il possibile. Sta al Vaticano contestare la dichiarazione di Fini. E’ un suo diritto. Ma per favore, con prove e riscontri e non sulla fiducia. Altrimenti taccia.

lunedì 15 dicembre 2008

Imparare dagli altri a vivere con gratitudine e ottimismo.


















Un ritaglio di giornale, lontano nel tempo ma tremendamente vicino alle nostre coscienze. Ecco quello che ho trovato nelle mie carte questa mattina sistemando un cassetto di fogli sparsi e disordinati. Lo avevo ritagliato molti anni fa perchè mi colpirono le parole di Virginia Elena sul nostro paese e poi lo avevo dimenticato. Adesso, che è di moda denigrare la nostra nazione in tutte le salse, questo ritaglio, scritto da una mano sensibile e piena di affetto per l'Italia e per i veri italiani, ci sembra una salutare lezione di stima verso l’Italia e verso gli italiani. Questa donna argentina che inconsapevolmente noi abbiamo aiutato senza essercene resi conto ce lo ricorda con gratitudine e affetto. Abbiamo un terribile bisogno di ritornare a credere nella nostra identità e nel ruolo che possiamo avere nel mondo. A una condizione. Che tutti, dico tutti, facciamo la loro parte per uscire fuori dal buio delle crisi (al plurale) che come italiani stiamo vivendo. Unico punto di forza è credere nella nostra rinascita usando di più l'etica e meno la furbizia, imparando a combattere le immoralità e le ingiustizie. Il plurale è d'obbligo perchè abbiamo tanti campi della vita della nostra società da recuperare. Possano le parole di Virginia Elena aiutarci a riprendere l'ottimismo e la carica etica necessari a superare le difficoltà del momento.

sabato 13 dicembre 2008

Dilettantismo nella politica laziale dello smaltimento dei rifiuti.

Abbiamo ricevuto dalla Segreteria del Presidente della Regione Lazio una e-mail pubblicitaria. Il messaggio ci informa che il Presidente Marrazzo è intenzionato a risolvere la questione della raccolta differenziata. Questo è il fatto del giorno che intendiamo commentare. Diciamo subito a chiare lettere che non crediamo a una sola parola alle cose dette dal Presidente della Regione Lazio. Perchè? Semplice: è più di venticinque anni che viviamo a Roma e non abbiamo mai visto una sola volta la riuscita di uno straccio di iniziativa sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Alla regione, alla provincia e al comune di Roma si sono alternate giunte di centrosinistra e di centrodestra ma di risultati concreti non si è vista nemmeno l’ombra di una pur pallida soluzione! Viceversa, quello che abbiamo sempre visto in tutti questi anni è il dilettantismo ridicolo e scriteriato dei responsabili della regione, della provincia e del comune i quali, indipendentemente dal colore delle casacche, hanno sempre miseramente fallito in questo delicato settore dei servizi pubblici. Mai una sola volta in tutti questi anni abbiamo visto prendere provvedimenti da parte dell’intera terna istituzionale, insieme o separatamente, in grado di obbligare i cittadini a effettuare la consegna dei rifiuti in modo veramente differenziato e, per altro verso, non abbiamo mai visto un solo operatore di vigilanza far rispettare l’obbligo e la correttezza della medesima raccolta differenziata. Purtroppo se il Presidente Marrazzo è onesto deve riconoscere che le cose sono andate proprio così. Si badi bene che la nostra risposta polemica non è dovuta al fatto che noi siamo un suo avversario politico. No. Qui la casacca non conta. Noi stiamo parlando da semplici e neutrali cittadini che si sono stufati di essere presi in giro da tre soggetti politici che invece di fare gli interessi dei laziali si azzuffano continuamente tra di loro per ragioni di bassa cucina politica come se stessero in una incessante e infinita campagna elettorale. Il fatto è che anche la controparte di centrodestra ha prodotto, specularmene, lo stesso identico disastro prodotto dal centrosinistra in tutte e tre le istituzioni quando è stata al potere nella regione, nella provincia e, adesso, anche al comune. A volere essere chiari e onesti, sia il centrosinistra che il centrodestra, almeno in relazione alla raccolta differenziata, hanno fallito clamorosamente. Noi siamo profondamente delusi e indispettiti dall'elevato grado di incapacità politica e di zuffa sistematica che le tre istituzioni hanno finora dimostrato. A questo punto per noi c’è una sola possibilità per sostenere iniziative di appoggio alla politica regionale (ma anche alle politiche della provincia e del comune): e cioè, che tutti e tre i responsabili politici istituzionali, cioè Marrazzo per la regione, Zingaretti per la provincia e adesso Alemanno (ma prima Veltroni) per il comune di Roma, si siedano a un tavolo e discutano sinergicamente di un progetto comune e concreto, che deve essere convincentemente appoggiato da tutti e tre, senza riserve, imponendo a tutti i protagonisti, tecnici e politici, di seguire rigorosamente le linee del piano concordato che deve diventare patrimonio di tutti, cittadini e politici. Tutto qui. Se il Presidente Marrazzo vuole un suggerimento fornisca la città di un progetto serio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Come? Semplice anche qui. Vada in giro per le capitali dell’Europa e vedrà esempi straordinari ed efficientissimi di smaltimento dei rifiuti. Ne copi qualcuno di questi esempi e insieme al Sindaco e alla Provincia lo faccia realizzare tout court. Se il Presidente Marrazzo è una persona coraggiosa deve accettare la sfida. Lanci l'S.O.S. al Sindaco Alemanno per un incontro politico onde prendere sia decisioni concrete, sia assunzioni di responsabilità per la realizzazione del progetto. Se il piano non funzionerà i tre dovrebbero impegnarsi a dimettersi contemporaneamente dalle loro cariche. Altrimenti smettiamola di prendere in giro i cittadini. Dopo i servizi televisivi e giornalistici trasmessi in Tv sulla raccolta e sullo smaltimento dei rifiuti nel Lazio tutti e tre i responsabili della regione, della provincia e del comune dovrebbero vergognarsi del livello di bassezza e di arretratezza culturale e tecnologica nella quale hanno fatto cadere la regione che vanta, immeritatamente, di avere nel suo territorio la capitale d’Italia. Tutti e tre, Marrazzo, Zingaretti e Alemanno, devono sapere che i cittadini sono stufi delle loro zuffe e vogliono vedere fatti e non parole. Tutto il resto, come canta un bardo romano, è noia.

sabato 6 dicembre 2008

La correzione di un errore tipografico lungo ¾ di secolo.

Il post di oggi è speciale, molto speciale. Si riferisce a un fatto molto personale, accaduto un po’ di anni fa, circa sei anni addietro. Ho deciso di pubblicare la notizia che ho tenuto eclissata per anni perché questo blog e i cinque amici che mi seguono con continuità lo meritano. E poi, diciamo la verità, non capita tutti i giorni riuscire a scovare un errore nascosto per ben 77 anni in un raro volume di notevole interesse nel campo della letteratura scientifica senza che nessuno prima di me l’avesse individuato. Di che si tratta? Diciamo che non potete cavarvela così facilmente. Pertanto chi vuole conoscere l’accaduto deve leggere un po’ di righe che ho scritto appositamente per voi. Il post è volutamente lungo sia per la completezza dell’informazione, sia perché vale la pena seguire il discorso che ho preparato. Parliamo di Isaac Newton, a mio parere il più grande scienziato mai apparso nel mondo della scienza da sempre. Qualcuno potrà non essere d'accordo ma tutti concordano che Newton è collocato tra le grandi figure della scienza mondiale.
Isaac Newton mi ha sempre appassionato. Devo dire che ho fatto di tutto per leggere le sue opere. Sono appena due, ma corpose e terribilmente impegnative. Si tratta di due volumi fondamentali nell’opera di costruzione del sapere scientifico che Newton propose al mondo il 5 luglio 1687. Questa data è famosa perché quel giorno venne dato l’imprimatur alla prima edizione del primo dei suoi due lavori che rivoluzionarono il mondo della scienza. Questo libro si chiama Philosophiae Naturalis Principia Mathematica mentre l’altro, posteriore di ben diciassette anni, si chiama più semplicemente Opticks. Nel primo Newton enunciò le leggi della dinamica e la legge della gravitazione universale, mentre nel secondo raccolse le sue straordinarie ricerche sulla luce. Entrambi si possono leggere nell’edizione completa italiana della UTET, chiamata Classici della Scienza. Personalmente considero i suoi lavori fondamentali, imprescindibili e basilari nella conoscenza della struttura della scienza. Ho letto le due opere. Sono molto difficili da comprendere. Si tratta di due volumi di circa seicento pagine ciascuno. La lettura, soprattutto del primo, è faticosa e appesantita non solo dalla complessità dei temi trattati ma anche per l’inusuale, per noi oggi, linguaggio geometrico adoperato da Newton nell’intera opera. Ci sono una quantità enorme di teoremi di matrice geometrica di tipo euclideo, dimostrazioni, corollari e applicazioni a non finire. Insomma, il Newton dei Principia non è per niente facile da leggere e, se non si è veramente interessati alle sue scoperte e ferrati nella conoscenza della geometria razionale, la lettura è di una noia mortale. A mio parere non sono molti gli italiani studiosi di scienza che lo hanno letto fino in fondo. Io ho impiegato più di un anno per leggerli entrambi e vi garantisco che in certi tratti dei Principia la fatica da fare per comprendere il filo del discorso newtoniano è considerevole. E nonostante il mio impegno e il mio interesse ci sono riuscito solo parzialmente, perché non ho timore di confessare che alcune parti non sono riuscito a leggerli interamente. Dunque, i potenziali lettori di Newton sappiano che non avranno vita facile se decideranno di leggere per intero le sue due opere. Se poi aggiungiamo che in Italia la figura di Galileo monopolizza quasi interamente l’interesse degli studiosi e degli insegnanti nelle scuole, si comprende che quando affermo che pochi italiani hanno letto i Principia di Newton non mi sbaglio di molto. Sto insistendo su questo tema particolarmente sgradevole, del fatto cioè che pochi italiani hanno letto l’intero volume dei Principa per due ragioni. La prima riguarda una polemica che ho sempre sostenuto in tutte le sedi nelle quali l‘ho potuta manifestare, e cioè che in Italia si legge solo Galileo e si ignora completamente Newton. Guardate che nel mondo dell’educazione scientifica questo fatto è di una gravità, a mio parere, inaudita, perché si rischia di creare in tutte le generazioni di studenti italiani un enorme buco conoscitivo intorno all’opera del grande fisico inglese che inventò letteralmente le basi della fisica. Mi rendo conto che Newton, essendo stato di cultura anglicana ed antipapista per eccellenza, è sicuramente mal visto dalle gerarchie cattoliche. Dunque, nella didattica scientifica italiana l’ostracismo per il grande scienziato è sempre stato un fatto concreto e ricorrente. Ma questo non giustifica la diversità di trattamento e di interesse impartito nei luoghi ufficiali del sapere tra Galileo e Newton, anzi la aggrava. La seconda ragione riguarda un fatto personale che desidero illustrare in questo spazio web, in modo esaustivo. Si tratta di questo. La casa editrice Zanichelli, nella collana Le Ellissi, ha pubblicato nel 1990 una ristampa anastatica del 1925 dei Principia di Newton in edizione ridotta.

Il libro ha le seguenti coordinate bibliografiche: «Isaac Newton, Principii di filosofia naturale Teoria della gravitazione (Prefazione, Introduzione e note critiche di Federigo Enriques e Umberto Forti), Bologna, Zanichelli, 1990». Fa un certo effetto leggere questo libro. Intanto, perché i Principia sono stati sintetizzati in appena 215 paginette di dimensioni contenute. Dunque, si tratta di una sintesi delle parti più importanti e la lettura ne trae beneficio. Il libro è scorrevole ed essendo depurato degli aspetti formali di tipo matematico "meno importanti" riesce anche ad appassionare. E' anche piacevole da leggere perchè i paragrafi sono brevi, pieni di argomentazioni fisiche interessanti e perfetti nei calcoli. Nell’ultima pagina di copertina (in quarta) viene riportata la seguente presentazione: “grazie al lavoro svolto con garbo e diligenza da Federigo Enriques (nella foto) e Umberto Forti per quel pubblico di educatori, uomini colti e studenti delle nostre scuole secondarie superiori, che – non essendo matematici o fisici di professione – ripugnerebbero dalla lettura d’un volume di circa seicento pagine, irto di formule…”. In secondo luogo, perché essendo una ristampa anastatica è stato scritto, o meglio stampato, con i caratteri tipografici del tempo. Per esempio la data del 1925 è scritta, inusualmente oggi, in caratteri romani, come MCMXXV, e il logo presente in fondo alla pagina del titolo è veramente di altri tempi: bello e antico. Questi e altri aspetti caratteristici dell’edizione della Zanichelli sono stati una bella novità che ho apprezzato molto. Così questo libro, fin dalla sua prima ristampa del 1990, ha sempre fatto bella mostra nella mia libreria. Questo è l’antefatto. E passiamo adesso all’avvenimento che desidero commentare più in dettaglio. Nel 2002 ho insegnato Meccanica Classica in una classe terza di liceo scientifico nella quale vi si trovavano degli studenti interessati allo studio della fisica. Durante alcune lezioni sulla teoria gravitazionale proposi alla classe una piccola ricerca per confermare la validità della legge di gravitazione universale di Newton a proposito del fatto che la forza di attrazione tra due corpi puntiformi è inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra i due corpi medesimi. E lasciandomi prendere un po’ dall’entusiasmo, proposi di verificare con i calcoli la validità della Proposizione IV – Teorema IV del Sistema del mondo (Libro terzo dei Principia). Nel libro completo dei Classici della Scienza UTET l’argomento è affrontato da Newton nelle pagine 619, 620, 621 e l’inizio della pagina 622. Allo stesso tempo, nell’edizione ridotta di Federigo Enriques del 1925, il tema precedente è sviluppato da Newton alle pagine 138, 139 e 140. Bene. Diedi agli studenti delle fotocopie delle tre paginette dell’edizione ridotta con lo scopo di permettere loro di effettuare i calcoli con calma, a casa durante il fine settimana. Dopo una decina di giorni i giovani mi risposero che i loro risultati non coincidevano con quelli ottenuti da Newton. Erano delusi dalle mie promesse, a quanto pare non mantenute. La stranezza fu che io stesso rifeci personalmente i calcoli con molta attenzione e ottenni gli stessi risultati dei miei studenti, cioè che i risultati da me o, meglio, da noi ottenuti non coincidevano con quelli di Newton. Sbigottito dagli sviluppi della situazione e imbarazzato dall’insuccesso cercai di capire il perché di questa “stranezza”. Garantisco che fu una questione di principio. Non potevo deludere i miei studenti e dovevo a tutti i costi giustificare il perché i calcoli “non tornavano”. Ma niente. Tutti i miei ripetuti tentativi per più di una settimana non facevano che farmi spazientire una volta di più. Consumai una montagna di fogli di carta rifacendo i calcoli tante volte. Si trattava di dover calcolare prima due accelerazioni (la centripeta della Luna e quella di gravità sulla superficie terrestre) partendo dal diametro della Terra dato da Newton in piedi francesi e poi calcolare due distanze (la distanza percorsa dalla Luna in caduta libera se privata del suo moto in un minuto primo e l'altra di un corpo che cadeva nelle nostre regioni nello stesso minuto primo). I calcoli dovevano concludersi con un risultato uguale a quello di Newton che era di 15 piedi e 1/12 nel primo caso. Ma non ci fu nulla da fare: i risultati erano diversi e incompatibili. Quando capii che non riuscivo a tradurre in pratica il mio obiettivo compresi che dovevo essere più rigoroso, che dovevo cambiare metodo, e mi venne in mente che avrei potuto trovare qualche suggerimento sul perché non riuscivo nel mio intento consultando l’edizione completa della UTET che io non possedevo nella mia modesta libreria a causa dell’eccessivo costo dei due tomi. Fu così che una mattina andai alla Biblioteca Nazionale di Roma per consultare il testo completo. Grande fu la mia meraviglia quando lessi nel libro della UTET, con una concentrazione di pensiero raramente ripetuta nel tempo, che la circonferenza della Terra era di 123 249 600 piedi parigini, mentre nell’edizione ridotta della Zanichelli, che io possedevo a casa e che avevo usato per fare i calcoli insieme ai miei studenti, si trovava che la misura della circonferenza era invece di 12 349 600 piedi di Parigi! A parte il fatto che l’unità di misura in un caso era il “piede parigino” e nell’altro libro era il “piede di Parigi”, che sono la stessa cosa, quello che la mia attenzione catturò avidamente fu che i due numeri erano profondamente diversi. Infatti, il primo aveva una cifra in più del secondo, ovvero 123 milioni circa di piedi parigini del primo non erano per niente uguali a 12 milioni circa di piedi di Parigi del secondo! Avevo trovato il motivo per cui i risultati non coincidevano. Infatti, l'accelerazione centripeta ora, finalmente, coincideva con quella utilizzata da Newton, a causa del nuovo valore del raggio orbitale della Luna che, adesso, era corretto. Vuol dire che il redattore della casa editrice bolognese, incaricato della revisione finale, aveva omesso la cifra mancante. I tipografi stamparono pertanto tutta la serie di libri contenenti l’errore che io e i miei studenti avevamo scoperto. A scuola comunicai felicemente l’inghippo e feci presente agli studenti che il loro tentativo di “confermare” la teoria di Newton era stato la causa della scoperta dell’errore tipografico presente nell’edizione anastatica del 1925, da ben ¾ di secolo. Parodiando Karl Popper, ho detto loro che avevano "falsificato" la teoria di Newton, almeno quella contenente l'errore tipografico. Tra le tante cose che si possono dire di questa faccenda c’è da ricordare che non è facile seguire il ragionamento di Newton in termini di calcolo, perché a quel tempo non si usavano i calcoli algebrici alla maniera in cui si utilizzano oggi e le unità di misura delle distanze non erano in metri ma in piedi francesi. Ecco alcuni dati utilizzati da noi nel calcolo. Dalla lunghezza della circonferenza terrestre si deduce il raggio della Terra (un metro per curiosità corrisponde a 3,0794 piedi). Conosciuti il raggio terrestre, il raggio orbitale della Luna e il periodo di rivoluzione della Luna intorno alla Terra, si può facilmente calcolare l'accelerazione centripeta della Luna. L’accelerazione di gravità sulla Terra è 30,269 piedi/s2 mentre quella dove orbita la Luna è 0,00838 piedi/s2. Il loro rapporto è il famoso (60 x 60) che permise a Newton di sostenere la sua tesi che la forza dipende dall'inverso del quadrato della distanza. Pertanto, dice Newton, se la Luna dovesse cadere sotto la spinta dell’attrazione gravitazionale della Terra percorrerebbe in un minuto primo una distanza di 15 piedi, 1 pollice e 1 4/9 di linea, cioè 15,1 piedi mentre i miei studenti avevano trovato un valore differente da questo. Comunicai la notizia alla casa editrice Zanichelli che mi inviò un libro in omaggio, ringraziandomi per il contributo dato alla correzione da apportare alle edizioni future. Cosa dire a questo punto di questa piacevole “avventura culturale” durata più di un mese di lavoro? Un solo commento: sono queste “piccole” cose che ripagano un insegnante dei mille sacrifici effettuati nella sua attività professionale di docente. I miei studenti potranno ricordare l'episodio con orgoglio e soddisfazione.

mercoledì 3 dicembre 2008

E’ questione solo di qualche grammo di principi morali in più e di parecchie tonnellate di iniquità in meno.

Può una politica di risparmio energetica conciliarsi con un’etica della domanda e del consumo? Domanda semplice ma di grande interesse. La nostra risposta è che si, si può, a condizione solo che lo si voglia! In un periodo in cui la politica italiana del contenimento dei consumi energetici e dello sviluppo delle fonti energetiche bio-alternative (solare, fotoelettrico, biomasse, eolico, etc.) è talmente debole che l’Europa, non a torto, ci ha classificati come i nemici dello sviluppo eco-sostenibile, è possibile recuperare. Ecco come in un esempio importante che è quello dei consumi elettrici. Dovrebbe funzionare pressappoco così. Si calcola il valore medio dell’energia elettrica consumata da un italiano in un anno. Facciamo un esempio, con numeri presi a caso e mirati alla semplificazione. Se vengono consumati sessanta miliardi di chilowattora all’anno, cioè 60 000 000 000 kWh/anno il valore medio pro-capite è 60 miliardi diviso 60 milioni di cittadini, uguale a mille kWh a testa in un anno. Lasciamo perdere se non è realistico un consumo così elevato e facciamo finta che i calcoli siano giusti. Questo vorrebbe dire che chi consuma più di questo valore medio di 1000 kWh è uno sprecone, mentre chi consuma meno è un virtuoso. In questa prospettiva dovrebbero essere stabiliti, dalle teste d’uovo del ministero competente, i valori del prezzo da pagare in funzione del consumo, cioè per chi consuma meno di 1000 kWh sconti progressivi a iosa, mentre per chi consuma di più penalizzazioni e aumenti via via crescenti, fino ad arrivare a stangate opportune e fortemente educative per ottenere ricadute di risparmio appropriate. E’ proprio così difficile pensare a una strategia dei prezzi così semplice? La proposta andrebbe incontro a tutta una serie di richieste che dovrebbero soddisfare l’esigenza del risparmio energetico nazionale in modo consistente, l’esigenza di premiare i cittadini virtuosi, l’esigenza di punire gli spreconi con messaggi educativi chiari del rispetto del contenimento dei consumi e, infine, l’esigenza di sviluppare una educazione ambientale che porterebbe buone abitudini nel campo dell’educazione dei cittadini nella vita sociale. Perché non lo si fa? A nostro giudizio non lo si fa perché né il centrosinistra, né il centrodestra in Parlamento hanno la voglia di “distrarre” il proprio tempo dalla polemica politica a causa di una miopia che non è solo politica, ma è culturale e, ancora peggio, immorale. Solo i mediocri pensano come fanno l’arrogante maggioranza e la disastrata opposizione. E nel frattempo spagnoli, tedeschi,inglesi, francesi & C. lavorano bene nell’interesse generale delle loro società. Mala tempora currunt.

lunedì 1 dicembre 2008

Berlusconi continua nella sua dissennata corsa all'aumento indiscriminato del suo conflitto di interesse.

Se glielo fanno rilevare si arrabbia. Dice che è colpa del comunismo. Intanto fa fuori il suo più diretto concorrente nel campo delle televisioni private. I suoi provvedimenti, spacciati per aiutare i consumi, impongono il raddoppio dell'Iva, dal 10 al 20 per cento, sui contratti di Sky per gli utenti dell'azienda televisiva sua diretta concorrente. Un provvedimento che non solo conferma, ma soprattutto ingigantisce sempre più il planetario conflitto di interesse del Presidente del Consiglio, nonchè proprietario di Mediaset. Berlusconi si difende in modo sfrontato, affermando che non è vero. La verità è che un governo presieduto dal proprietario di un'azienda televisiva che fa terra bruciata intorno agli avversari, e che emana un decreto che mette fuori mercato il suo principale e unico concorrente è letteralmente una cosa riprovevole. A noi il compito di ricordare questa scorrettezza, che è al tempo stesso un'ingiustizia ma anche una sfrontatezza di chi pretende di rappresentare il paese senza averne i titoli morali ed etici.

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