venerdì 26 luglio 2013

Afasia e vergogna nazionale.


Il Pdl vuole depenalizzare il reato di finanziamento illecito ai partiti con un emendamento. Via il carcere e in sua sostituzione un’ammenda amministrativa, di cui peraltro non si conosce l’entità. Questo il fatto di oggi. Diciamo la verità: Berlusconi possiamo accusarlo di tutto tranne che non ravvivi le giornate di tutti noi italiani. In un modo o nell’altro il centro destra berlusconiano è sempre protagonista di proposte che dire immorali è poco. Ma in tutto questo fragore ciò che colpisce di più è la tragica afasia del Pd. Il partito democratico si presenta sul teatro della disputa politica con un assordante silenzio. Non parla e non risponde. Che i maggiorenti del partito abbiano avuto un colpo di sole nel torrido caldo dell’estate romana?

lunedì 22 luglio 2013

Usi e costumi.


E’ da quando abbiamo compiuto la maggiore età che osserviamo la politica e i politici del nostro paese. Si tratta di tanti anni, forse troppi. Visti i risultati forse non ne valeva la pena. In ogni caso si è trattato di un’intera vita. La nostra vita. Ebbene, in tutto questo tempo siamo stati arciconvinti (ahimè) che da un momento all’altro dovesse succedere qualcosa di grandioso, una svolta storica, epocale. Abbiamo atteso tanto il cambiamento che alla fine non c’è stato. Piccoli aggiustamenti si, grandi cambiamenti no. In breve, abbiamo aspettato che dalle numerose elezioni potesse uscire, fuori dalle urne, la notizia della caduta irriversibile prima della DC degli Andreotti, Fanfani, Gava, Rumor & C. Poi delle varie maggioranze cupe con il PSI di Craxi, che faceva da galletto chiacchierone senza conseguire risultati concreti e con il debito in crescita esponenziale. Poi la caduta del muro e della prima Repubblica. Poi del primo Berlusconi. Poi delle innaturali maggioranze di Prodi con Bertinotti. Poi il secondo e il terzo Berlusconi. Poi Monti. Adesso addirittura il Pd con il Pdl legati da un funesto “patto del pandoro”. Basta. Non se ne può più. La morfina è stata la merce più prodotta e inoculata agli italiani di tutta la storia dal dopoguerra ad oggi. Altro che spaghetti. Si è trattato della più colossale presa in giro di tutti i tempi. Ovvero, di una intera esistenza umana vissuta da tutti noi nell’attesa del cambiamento che non è mai avvenuto. Ormai è chiaro che non avverrà e non c’è da aspettarsi nulla di buono nel prossimo futuro. Da troppo tempo percepiamo una sensazione di immobilità nella società che si traduce in uno stato di catalessi indotta da droghe leggere che stanno diventando sempre più pesanti. La nostra è diventata una società separata in due parti. Berlusconiani e antiberlusconiani, protetti di Stato (come dirigenti, politici, banchieri, statali) e poveracci (tutti coloro che mancano di protezione, anche della più misera). Ecco in cosa consiste il vero scandalo di una società che si definisce da una parte cattolica e liberale (con i suoi pseudovalori cristiani) e dall’altra di sinistra (con i suoi astrusi e inconcludenti ragionamenti da piccolo borghese). Si tratta della contrapposizione fra un numero elevatissimo di fortunati, mediocri burocrati di tutte le taglie, privilegiati della prima ora, coccolati dal potere politico, vezzeggiati dalle Istituzioni, senza dignità e, soprattutto, legati con le catene del diritto alle loro poltrone, alle loro sicurezze economiche. Fatto ancor più grave è che le loro “certezze stipendiali” sono certificate da un “Diritto” che lo si chiama spudoratamente Scienza giuridica, con il quale avvocati, dottori in legge, legulei alla Azzeccagarbugli e “furbetti del quartierino“, nascosti dietro ai loro vecchi riti, lucrano posizioni, rendite e laute prebende ai danni dei meno abbienti. Dicono che formalmente è “tutto in regola” e non si accorgono che a due passi dal Parlamento un apparente piccolo Papa, che viaggia su un pulmino anonimo, sta dando lezioni di civiltà giuridica e sostanziale. Ecco che cos’è l’Italia di oggi. Neanche il fenomeno Grillo ce l’ha fatta, perché alla fine si “è perduto” dietro gli scontrini fiscali di qualche migliaio di euro dei suoi parlamentari. Si tratta di una goccia in confronto al mare dei miliardi di euro che continuano ad essere gestiti e spesi da una classe politica indegna e ingorda.

martedì 16 luglio 2013

Leghismo e razzismo all’ombra della Madonnina.


Il razzismo della Lega Nord ha un padre. Si chiama Silvio Berlusconi, che risulta essere il principale responsabile della forza degli "ideali" leghisti nelle tre regioni del nord. La vicenda riguardante l’insulto razzista dello squallido leghista in salsa lombarda Calderoli al ministro di colore Cecile Kyenge è figlia della mancanza di etica di Silvio Berlusconi il quale, in tutta questa vicenda come in altre analoghe precedenti, tiene un “alto profilo” pilatesco non intervenendo mai come fanno i vili. Le resistenze alle dimissioni di Calderoli dalla carica di Vice Presidente del Senato sono possibili esclusivamente in virtù del patto scellerato realizzato da Silvio Berlusconi con la Lega di Maroni. Questo patto ha permesso a Maroni di fare il pieno di voti come Governatore leghista della Lombardia. Il razzismo leghista si alimenta con i voti copiosi dei “cattolici” lombardi di CL e dei seguaci del Cardinale Scola che hanno votato in massa il Segretario della Lega rendendo possibile l’elezione del leghista mediante una fredda e cinica operazione di “dare e avere” fra Silvio Berlusconi e Maroni stesso. L’assordante silenzio di tutti coloro che contano a Milano è la vera novità di questi giorni in cui si consuma il dramma di una "capitale morale" che di morale non ha più niente. Miseri non sono solo i leghisti che difendono Calderoli ma gli eletti e gli elettori del Pdl che, con pilatesco atteggiamento, fanno finta che loro non c’entrano e, dunque, non hanno responsabilità. Naturalmente è tutto falso. Loro c’entrano, eccome. Il Pdl e i suoi elettori cattolici di tutte le sfumature hanno la responsabilità di avere permesso alla Lega di Maroni di tradire gli ideali costituzionali di uguaglianza dei cittadini, in virtù di un patto scellerato realizzato con fredda determinazione e cinismo da Berlusconi. Squallidi e volgari risultano poi essere non solo i Calderoli e i Borghezio - leghisti della peggiore specie che abbondano nel partito del nuovo Governatore lombardo - ma soprattutto i sostenitori di Silvio Berlusconi che nella melma leghista sanno fare bene affari, spogliando di etica la ex generosa Lombardia ormai depredata del valore più grande che il popolo lombardo abbia mai posseduto, e cioè di quell’"etica lombarda" che fece grande la tradizione cattolica dei Sant’Ambrogio a Milano. Addio mia bella Lombardia. Sei diventata peggio della Calabria.

mercoledì 10 luglio 2013

Sfrontatezza e sentenze della Cassazione.


La notizia della data del prossimo 30 luglio scelta dalla Cassazione per dare la sentenza definitiva nel processo Mediaset ha sollevato un polverone. Berlusconi e il Pdl hanno criticato la Corte per essere stata troppo celere nell'indire l'udienza. Siamo perplessi. Se abbiamo capito bene Berlusconi e il Pdl sono arrabbiati perché la Corte è stata efficiente. E' così? E' la prima volta che si protesta contro l'efficienza di un potere dello Stato. Di solito accade il contrario. Come sempre a beneficiare di questo fatto positivo sono i soliti politici famosi e mai noi cittadini comuni. A nostro avviso Berlusconi e l'intero Pdl dovrebbero essere più che soddisfatti e ringraziare la Cassazione per l'intenso lavoro che l'aspetta. Siamo dell'avviso che la Corte "farà gli straordinari" affinchè il Cavaliere possa avere al più presto la sentenza di innocenza di cui l'ex Premier ne è certo. E invece no! Tutti protestano! Soprattutto i suoi vassalli sono in prima fila. A nostro giudizio fanno male perchè questo dimostrerebbe che la certezza della sua innocenza non c'è. Forse sperano di sfruttare la prescrizione? Noi non ci crediamo. Mai e poi mai Berlusconi si accontenterebbe di questi mezzucci. Stanno così le cose? Basta avere un po' di pazienza e aspettare la sera del 30 luglio.

lunedì 8 luglio 2013

Dopo i disastri le dimissioni.


Dopo duemila anni per la prima volta in assoluto è stato rimosso il Capo dei “Centurioni”. Centurione è il termine che qui abbiamo adoperato per Vigile Urbano. Si tratta del primo successo politico del nuovo ed eccellente Sindaco Ignazio Marino che mette subito sul piatto della bilancia la sua eccezionale integrità morale “costringendo” il maggior responsabile del disastro della "politica dei servizi" del Comune di Roma alle dimissioni. Basta ricordare quante volte sui giornali è comparsa la notizia di vigili che facevano finta di “non vedere”. Dopo duemila anni di complicità politico-amministrativa, più o meno mascherata, finalmente ecco un provvedimento che restituisce dignità alla categoria dei VV.UU. tra i quali ci sono professionisti onesti e corretti, posti sotto sequestro da un andazzo in cui la professionalità è stata umiliata ai danni dell’interesse personale. Le dimissioni sono state prodotte dal giacobinismo del Sindaco? Magari fosse così. Sarebbe una bella notizia che da sola dovrebbe inorgoglire i cittadini di questa città che per anni hanno visto questa categoria dettare legge e costituire una vera lobby di potere e di parassitismo (basti pensare a quei vigili sorpresi con la mazzetta nelle mutande e difesi a spada tratta da un vergognoso pansindacalismo di potere). Marino ha capito bene tutto questo e ... “se comincia a vède” come si dice in dialetto romano. Speriamo che ci siano uno, dieci, cento dimissioni e/o rimozioni. Solo così Roma risorgerà.

giovedì 4 luglio 2013

Così non va Veronica!


Così non va Veronica. Non ci sto più. Quella tua trita polemica non mi va giù. E’ la prima strofa della canzone di Edoardo Bennato dal titolo “Così non va Veronica”. Ebbene noi non ci stiamo e siamo contrari a ciò che sta succedendo in Egitto. Com’è noto, nel paese delle Piramidi si è verificato ciò che non avremmo mai voluto che si verificasse in nessun paese del mondo. Il Presidente Mohamed Mursi del partito della “Fratellanza musulmana”, democraticamente eletto l’anno scorso da decine di milioni di egiziani, è stato arrestato e il Capo dell’esercito, Generale Al Sisi, ha preso il comando con un vero e proprio golpe. Questo fatto è inaccettabile. A sostegno della decisione da “colpo di stato” i militari e la stampa potranno sciorinare qualunque tesi per giustificare l’intervento. Nonostante tutto rimarrà sempre e in maniera incontrovertibile che sono stati sospesi i diritti politici a un Presidente legittimato dal voto popolare. Mursi avrà avuto delle responsabilità ma mai avrebbe dovuto essere rimosso con la forza. La decisione non ha precedenti. Non si era mai visto un evento del genere. Di solito si verifica il contrario. E cioè che un dittatore che aveva preso in mano il potere politico con un golpe militare viene giustamente arrestato e indette libere elezioni. E’ successo così con tutti i predecessori di Mursi, compreso lo zio Mubarak, ma mai si è verificato che venisse rimosso l’unico Presidente eletto in Egitto con voto democratico e libero da cinquemila anni a questa parte. Questo comportamento è da considerare profondamente sbagliato, eticamente riprovevole e soprattutto presenta delle pessime ricadute educative. Con quale autorità non si potrà negare al prossimo eletto lo stesso trattamento, violando la prassi costituzionale dell’inviolabilità della carica durante il’intero mandato elettorale? Noi facciamo fatica a credere che in occidente si possa giustificare un fatto così grave: in primo luogo sul piano delle regole e in subordine sul piano dell’arbitrarietà di una decisione che potrebbe innescare un precedente pericoloso. “Così non va Veronica. Non ci sto più. E questa polemica non mi va giù”. Forse Bennato aveva intuito che questa Veronica non fosse affidabile.

lunedì 1 luglio 2013

Margherita Hack dà l’addio alle stelle.


La notizia della morte di Margherita Hack (Firenze 1922 - 2013) l’ho appresa direttamente dal telegiornale. Me l’aspettavo e d'altronde, preso atto della sua decisione di non operarsi al cuore, era largamente prevedibile. Conoscendo la sua storia e la sua personalità, la sua morte non mi ha impressionato. La conoscevo molto bene. La prima volta che ebbi a che fare con lei fu nel 1969. Ero studente universitario, iscritto al 4° e ultimo anno del corso di laurea in Fisica. L’anno precedente avevo scelto l’indirizzo “particellare” che prevedeva, accanto alle tre discipline “complementari” di Istituzioni di Fisica Nucleare, di Chimica Fisica e di Calcolo delle Probabilità anche una quarta disciplina dal nome Astrofisica. Iniziai pertanto a seguire il corso con il prof. Salvatore Cristaldi, titolare della cattedra di Astrofisica nonché Direttore dell’Osservatorio Astrofisico presso l’Università di Catania. Il programma prevedeva come libro di testo le dispense di M. Hack, Elementi di Astrofisica, Trieste, 1965. La data di pubblicazione delle sue dispense coincideva con l’anno della mia immatricolazione all’Università. Mi chiesi più di una volta chi fosse «M. Hack». La emme puntata non faceva capire se fosse l’iniziale di un Mario o di una Maria. E poi, questo cognome «Hack» non l’avevo mai sentito prima. Tradiva origini straniere, poco conosciute. In verità mi disinteressai subito della faccenda, anche perché dopo qualche lezione il professore chiarì che l’autrice del libro si chiamava Margherita, era toscana e insegnava Astrofisica a Trieste. Mi misi subito a studiare, sorvolando su quel cognome singolare. Il libro non era un vero libro di testo ma delle dispense. Si trattava di più di 250 pagine ciclostilate e incollate alla buona con una copertina anonima di colore grigio che denotava un prodotto economico in cui ciò che interessava era il contenuto e non l’estetica del contenitore. Le lezioni erano impegnative perché il professore seguiva in modo molto personale e discontinuo le dispense della Hack. In più, venivano snocciolati quintali di nozioni e di tecnicismi veramente impegnativi e complessi di difficile apprendimento. Ma come sempre, io studiavo con regolarità e costanza ogni giorno e lentamente e faticosamente, alla fine del corso, avevo compreso il quadro generale e concettuale entro il quale la struttura dell’Astrofisica si delineava abbastanza chiaramente. Si parlava di tutta l’Astrofisica. Quindi di Astronomia sferica, di Geometria dello spazio, di Ottica, di Meccanica celeste, di Relatività, di Trigonometria, di Chimica stellare, di Cosmologia, di Modelli dell'Universo, di Fisica nucleare, di Termodinamica, di Geodesia, di Spettroscopia, etc. Insomma c’era di tutto e di più. Alla fine delle lezioni non consideravo più Margherita Hack l'anonima autrice del testo ma la mia vera insegnante. La lettura e lo studio delle dispense furono impegnativi e sebbene con difficoltà enormi ero riuscito a impadronirmi adeguatamente delle nozioni di base. Dieci anni dopo, laureato e avendo superato l'ultimo concorso nazionale a cattedre del 1973, ero diventato professore di ruolo ordinario di fisica in una scuola superiore lombarda e la incontrai a un congresso di insegnanti di fisica. Era stata invitata a tenere una conferenza sulla evoluzione dell’astrofisica negli ultimi decenni e sulle nuove esigenze della didattica da esplicitare nelle lezioni scolastiche. La ascoltai con emozione e alla fine mi presentai da lei informandola che la mia preparazione, il mio status e i miei interessi di astrofisica dipesero da lei perché avevo studiato sulle sue dispense universitarie. In perfetto fiorentino mi sorrise e mi disse che nel frattempo quelle vecchie dispense erano state sostituite da un nuovo libro di testo aggiornato. La incontrai di nuovo venticinque anni dopo, nel mio liceo a Roma, perché invitata a una conferenza sulle stelle per gli studenti maturandi del liceo scientifico. Era ormai già da molto tempo in pensione e mostrava accanto al decadimento fisico del suo corpo la solita straordinaria forza d’animo e capacità critica che tante volte aveva messo ben in evidenza. Anche qui, alla fine, le ricordai il particolare di venticinque anni fa ma lei non ricordava più nulla. Era circondata da una moltitudine di giovani che la incalzavano con domande assillanti e che l’adoravano. Lei, dopo la pensione, aveva trovato una seconda giovinezza buttandosi a capofitto nella divulgazione, soprattutto nelle scuole perché trovava nei giovani la giustificazione ideale della sua esistenza a continuare il suo lavoro di insegnare scienza e aiutare le menti dei giovani ad essere libere. Non diceva mai no, seguiva tutti gli studenti che le chiedevano incontri e mai una volta disse ad alcuno “non ho tempo”. Aiutava tutti. Era bravissima a far apparire semplice ciò che era complesso. Come Einstein, riusciva a nascondere i tecnicismi e le difficoltà dell’alta matematica con frasi ad effetto e luoghi comuni. In tal modo presentava, sebbene in modo poco rigoroso e spesso al limite della ortodossia, i concetti più difficili facendoli sembrare facili. E questo era il motivo principale del suo successo presso i giovani. Naturalmente aveva altre frecce nella sua faretra. Era un’ottimista inguaribile. Aveva sempre il sorriso sulle labbra. Quando lo riteneva necessario diceva anche qualche parolaccia che faceva presa sul pubblico dei giovani e la facevano apparire anticonformista proprio come lei desiderava. Ma il vero successo lo doveva alla sua onestà intellettuale di atea convinta. Aveva il raro pregio di dire, nella massima libertà e senza falsità e ipocrisie, come la pensava senza giri di parole e con chiarezza. Lei riusciva a creare le condizioni migliori per dire come la pensava veramente facendosi apprezzare anche nei passaggi meno piacevoli dei suoi ragionamenti. Il suo ateismo, il suo antifascismo e il suo anticonformismo la rendevano antipatica ai conservatori. Era invece amata dai giovani per il modo sbrigativo di dire subito le cose più importanti. Con quel suo accento toscano, usato e abusato in maniera totalizzante, Margherita Hack più che una docente universitaria sembrava una vecchia e simpatica zia di campagna, che rifiutava l’etichetta e i comportamenti raffinati, capace di rispondere alle domande più insidiose con semplicità e in grado di infondere ottimismo e allegria in chi l’ascoltava. Riusciva a trovare delle sintesi straordinarie andando direttamente al cuore dei problemi. Era il terrore degli astrologi. Li incalzava sistematicamente con l’accusa di essere antigalileiani, di prevedere l’imprevedibile senza metodologia scientifica ma con sole argomentazioni psicologiche e statistiche. Ma era anche pungente e sarcastica in politica, dove trovava sempre spunti intelligenti per criticare il sistema politico italiano che si disinteressava di etica e di scienza ma badava solo alla finanza e ai propri interessi. Negli ultimi decenni, spesso in collaborazione con studenti, aveva scritto tanti libri di divulgazione di astrofisica e non aveva mai disdegnato di chiarire come ella vedeva il mondo. Si va dai dialoghi tra lei atea e un prete cattolico ai racconti di astronomia; dal cosmo spiegato ai ragazzi ai suoi novant'anni laici e ribelli; dal sistema solare e dai confini dell’universo alla sua vita in bicicletta; dai suoi gatti e dalla sua dieta vegetariana ai suoi principi etici e ateistici; dalla sua autobiografia infarcita di “perché non lo so” ai dialoghi su scienza ed etica; dall'origine e fine dell’universo alle sue favole preferite di Pinocchio ed Harry Potter; dalle sue idee politiche anticonservatrici alla sua Firenze in riva all’Arno; dai suoi valori e le sue passioni alle idee per diventare un astrofisico; e potrei ancora continuare. Laica e ribelle Margherita Hack ha sempre mostrato il suo ateismo giustificandolo in chiave scientifica: "siamo fatti di atomi e come tali rimarremo dopo la morte". «Non credo a un Paradiso in versione condominiale per amici e nemici» soleva dire quando rifiutava la versione dantesca dell’Universo che prevede luoghi improbabili di amore e di punizione oltre le stelle. I media e l’informazione l’hanno scoperta tardi. Fino a che è stata una semplice scienziata, che si è interessata solo di astrofisica, l’hanno ignorata. Quando è diventata vecchia hanno capito che potevano sfruttare la sua immagine anticonformista (come la famosa foto di Einstein che fa la linguaccia) come fenomeno da esibire per tirare su gli ascolti allora l’hanno inseguita e invitata in televisione. Lei è stata al gioco perché il valore che ha sempre dato ai temi della scienza, dell’etica e dell’ateismo valevano molto più della berlina mediatica. Voglio ricordarla qui su questo blog con il messaggino di Lia Celi: “Morta Margherita #Hack. Così grande e simpatica che Dio farà finta di non esistere per non darle un dispiacere”. La saluto con deferenza e tanto rimpianto. Addio prof.ssa «M. Hack». Le stelle continueranno a brillare ogni notte per tenere illuminato il palcoscenico dell’Universo che lei ci hai aiutato a comprendere meglio con il suo straordinario lavoro di insegnante e divulgatrice.

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