mercoledì 22 dicembre 2004

Quando si dice che le cose vanno al rovescio.

Ivrea. Una fredda mattinata invernale. Una scuola superiore. Una professoressa entra in aula, vede un crocefisso appeso a una parete dell’aula e si arrabbia. Rifiuta il simbolo religioso, lo strappa dalla parete e lo sbatte sulla cattedra. Fin qui i fatti. Adesso i commenti. Inevitabili. Alla faccia della tolleranza! Gli atei, e lo dimostrano i fatti, quanto a discriminazione e intolleranza non scherzano. Essi sono quasi sempre più “clericali” dei religiosi. Nonostante il crocefisso sia stato appeso e voluto dagli studenti, l’insegnante non ha avuto né il coraggio, né l’intelligenza di accettare il desiderio profondo e sincero di una classe costituita da giovani che si sentivano bene con quel simbolo. Ah! Poveri noi! Quando entrano in funzione i giacobini laici, di discriminazione sono lastricate tutte le strade della loro vita. Che vergogna. Reagire in quella maniera scomposta e indegna di una professione come quella del maestro! Se io fossi un insegnante farei di tutto per accontentare i desideri profondi dei miei studenti. A una sola condizione: che studiassero seriamente e che trovassero nella cultura i segni della civiltà dell’uomo. Il fatto che al muro possa essere appeso o meno un crocefisso, a me come autore di una proposta culturale non interesserebbe. Non è un simbolo religioso quello che avrebbe o meno reso più significative ed efficaci le mie lezioni.

martedì 21 dicembre 2004

Bel colpo! La regione Lazio approva la legge di tutela del dialetto.

Finalmente! Adesso che è legge la proposta di studiare le “lingue laziali” le cose cambieranno. Oh, perbacco, se non cambieranno. Con l’arrivo nelle scuole dell’«ora di romanesco» la vita a Roma e nelle altre città del Lazio sarà finalmente, almeno sotto il profilo culturale, molto più degna di attenzione di quella attuale. Che la legge era sentita e che produrrà degli effetti rimarchevoli da tutti i punti di vista (scolastico, economico-finanziario, sociale, politico, culturale) viene compreso dal fatto che la legge è stata votata all’unanimità: tutti i rappresentanti di tutti i partiti hanno votato a favore. Un evento storico. Un terremoto educativo. Un avvenimento che ha dell’eccezionale. Finalmente anche a Roma si potranno conoscere, e in profondità, le radici della cultura della “lazialità”, vero motore culturale dell’Italia moderna. Una nuova vita, un nuovo Rinascimento appare all’orizzonte di chi vive nell’Urbe. Poche parole per commentare l’evento. «Francia o Spagna, purché se magna» è sempre stato questo il motto romanesco che finalmente potrà essere studiato nella sua immensa e incomparabile profondità culturale nelle scuole medie e superiori della città di Roma. Un messaggio significativo di vasta portata formativa, di crescita intellettuale e di civiltà è a portata di mano di tutte le scuole: è lo strumento educativo per eccellenza che finalmente porterà gli studenti romani ad essere più bravi di come sono attualmente, maggiormente consapevoli del carico di civiltà di cui sono portatori, e profondamente coscienti della grande responsabilità che essi hanno perché romani, ovvero “gente de roma”. Diciamo la verità: si sentiva da troppo tempo l’esigenza di ridurre di un’ora nella scuola lo studio dei curricoli nazionali a favore di un segmento di curricolo regionale. Un’ora in meno che cosa sarà mai! Via! Un’ora in meno alla settimana di Italiano o di Matematica non potrà fare male a nessuno. Non produrrà asini; al massimo qualche studente non azzeccherà un congiuntivo o non saprà fare una radice quadrata, tutto qua, mica morirà qualcuno! Il dialetto, invece, ci potrà dire tante cose. Potrà permettere di parlare del territorio con maggiore consapevolezza, potrà farci comprendere meglio certi comportamenti del popolo, delle sue tradizioni, delle sue radici, della vita e della visione del mondo che la comunità romana esprime e per cui è famosa nel mondo. Lo ha detto un professore di Dialettologia di un’Università romana. Personalmente dubito fortemente che con lo studio del dialetto i futuri cittadini di questa città saranno profondamente diversi da quelli di oggi. Il 22.05.04 avevamo scritto che generalmente nella società romana coesistono anche persone «accomunate da una rozza, arrogante e prepotente concezione della vita che si può tradurre in forma sintetica con la battuta che “il romano prende in giro tutti e fa fessi gli altri”. […] Una pericolosa miscela di autoesaltazione mitica di tutto ciò che ha a vedere con la parola Roma. Eredità vecchia di secoli e sorprendentemente ancora in uso, sopravvissuta al nuovo che incalza ma che non scalfisce riti e ritmi di una modalità di approccio alla vita di tipo arretrato, di basso profilo, che ricorda la “gente de cortello”, di duelli rusticani, di passioni elementari e di codici improntati a una morale arcaica. Quello dell’onore, sostituito di recente dall’esasperato tifo calcistico per la propria squadra, sono modalità di vita e quadri culturali in grado di condizionare chiunque non sia in grado di distinguere dove finisce la propria libertà e inizia quella dell’altro, dove termina la tradizione e dove inizia il localismo, ovvero quella forma esacerbata di campanilismo deteriore, tipico delle società chiuse. Ancorati a una morale che esiste solo in certi strati della società romana, presente quasi sempre o nelle borgate, in periferia, o in alcune ristrette zone centrali della città, è conseguenza di un falso senso dell’onore e di una falsa idea di solidarietà. La si riconosce da piccoli particolari come la gestualità, la mimica, la cadenza dialettale, i tipi di discorsi che vengono affrontati, il senso di solidarietà esistente solo tra simili e quasi mai per gli altri, dal nepotismo dilagante e chiave di successo economico, dall’abbigliamento, dall’uso sfrenato ed accentuato della moto superaccessoriata o dal fuoristrada, simboli di potenza e di presunta superiorità degli interessi del gruppo. Interessi che riguardano il desiderio di vedere affermata la superiorità della propria tradizione, mai palesata in forme di modestia, di altruismo disinteressato. Ma il massimo dell’idea deteriore di “romanità” la si nota nella sistematica attività di demolizione e nella non accettazione delle idee moderne di civiltà che vanno dalla correttezza e dall’onestà nell’amministrare la cosa pubblica al consenso nel concetto di norma valida per tutti. Gli aspetti negativi di questo modo di intendere la vita cittadina vanno dal completo disfacimento dell’idea di accettazione dei codici di comportamento, come del codice stradale nella guida degli automobilisti, alla totale assenza di interiorizzazione di regole civili di convivenza. In breve, si può dire che si va dagli abusi edilizi, peraltro effettuati in maniera sfrontata, ai reati più disparati che vedono spesso connivenze tra corruttori e burocrati, che è l'aspetto più odioso che si possa verificare. Dalla mancanza di rispetto delle norme di convivenza civile (buttare i sacchetti dell’immondizia nelle strade, svuotare le cicche dei portasigarette ai bordi delle strade, non rispettare i diritti di precedenza come nelle code sia in auto, sia negli uffici pubblici e privati) alle tragedie quotidiane del rifiuto esplicito ed arrogante delle norme di comportamento della sicurezza stradale (non rispetto della distanza di sicurezza tra autoveicoli, il sorpasso a destra come una costante della superiorità sugli altri, il percorrere i marciapiedi con le moto, il posteggiare su doppia e tripla fila, il passare con il rosso, ecc…). Ogni regola, pensata e scritta per produrre una società civile, qui a Roma, è vissuta come una corsa alla deregulation, in cui ci si diverte a non rispettare le buone regole di cittadinanza. Dal biglietto non obliterato sugli autobus e sulla metro alla sigaretta fumata in luogo pubblico, dalla gomma masticata e abbandonata sulla strada allo stereo e alla TV suonati a tutto volume, dal parcheggio delle auto che creano ostacoli alla circolazione al mancato rispetto del semaforo rosso, dalle manovre spericolate sui motorini agli elettrodomestici vecchi e non più funzionanti abbandonati sui marciapiedi. Insomma, la negazione dei doveri espressa da una cultura della cittadinanza irresponsabile che sta purtroppo alla base di una modalità del “non essere”. L'intreccio perverso, poi, tra chi dovrebbe controllare che non si verifichino reati e chi li commette è un'altra costante della vita sociale e politica della capitale. Impiegati, funzionari, vigili, dirigenti ministeriali, burocrati privati e pubblici di tutte le specie, negozianti, liberi professionisti, tutti accomunati da un’idea: quella di turlupinare gli altri. Truffe di tutti i tipi: truffe di privati ai danni di privati. Truffe di privati ai danni dello Stato. Truffe di mascalzoni che operano nel pubblico ai danni dei cittadini più deboli. Si potrebbe fare un elenco interminabile.[…]La spiegazione non è semplice. Non si tratta di un problema di tempi o di economia o di finanza ma di modalità di visione della vita e, dunque, è un problema che i sociologi definiscono ambientale, ovvero antropologico. Il romano è un soggetto che negli anni passati ha sempre vissuto in un habitat che dal punto di vista dei rapporti sociali è senz’altro definibile degradato. I vincoli classici della cultura e degli stili di vita scandinavi qui non sono mai riusciti ad essere né compresi, nè accettati. Il romano è sempre stato abituato a una esperienza di vita che, secondo Bateson, si potrebbe chiamare di “tipo precibernetico”. Con questa accezione si intende qui indicare l’atteggiamento di chi si dimostra incapace di comprendere l’importanza della vita inserita in un sistema complesso, relazionale, collettivo, sociale, collegiale, in cui, cioè, l’uomo si trova immerso in una panoramica di vita di tipo sistemico. A causa di una concezione ristretta e limitata ad aspetti inerenti alle difficoltà della sopravvivenza, il romano si è sempre mosso nella città come predatore, prendendo quanto gli serviva sul momento e senza preoccuparsi per niente delle conseguenze derivate dalla propria condotta. La ragione di ciò ha profonde spiegazioni antropologiche. In poche parole si tratta di uno stile di vita improntato all’unità di sopravvivenza che si riferisce alla famiglia e/o al gruppo.[…]». Ci basta, per concludere, riportare il giudizio di delusione che diede Stendhal nel suo soggiorno romano intorno al 1816. Stendhal rimase scandalizzato sia per lo stato di conservazione di alcuni teatri di Roma, sia per la mediocrità di certe manifestazioni culturali e religiose alle quali assistette nel suo mese di soggiorno romano. Diciamo la verità: di questa legge sulla “romanità” o sulla “ciociarità” e simili, in questo momento, non se ne sentiva proprio il bisogno. Non si è ancora capito bene che ci troviamo tutti su una nave senza timone, che sta colando a picco senza che nessuno si sia reso conto della tragedia immane alla quale stiamo silenziosamente andando incontro. Noi siamo contrari a questa legge per due motivi. La prima è che non si insegue Bossi e la Lega Lombarda sul terreno del campanilismo. Lasciamo ai “polentoni” queste armi politiche superate e fuori dal senso della storia. Non è più tempo di lotte politiche a suon di vessilli e carrocci. La seconda ce lo dice una frase in dialetto romano. Questa volta in dialetto appropriato, non la patacca di quello che vogliono spacciare per cultura: in latino, che è il vero dialetto di Roma che tutti dovrebbero conoscere. Vino vendibili suspensa hedera non opus est.

domenica 19 dicembre 2004

I soliti furbi.

Il Ministro Marzano, tanto per intenderci quello che per evitare i black out di energia elettrica in estate propose di risparmiare spegnendo le luccioline dei led dei televisori, ha affermato che sta emanando un decreto col quale inviare all’estero le scorie nucleari residue ottenute dal funzionamento delle precedenti centrali di Caorso e Trino Vercellese, dismesse anni fa. Saranno trattate, ha detto, in Francia e in Inghilterra. Immediatamente i furbi dei due schieramenti di questo paese, tutti contrari allo smaltimento e allo stoccaggio delle scorie in Italia, si sono messi in moto. In pratica, se la godono perché così non hanno più la patata bollente di smaltire, in qualche Regione e Comune d’Italia, le scorie. La conseguenza di questa decisione è che centinaia di milioni di euro, in questo momento importantissimi per il bilancio della finanziaria, prenderanno il volo arricchendo i due paesi europei ai nostri danni. Bel colpo! L’immagine dei populisti italiani ha ricevuto un ottimo imbellimento. Trovata geniale per chi non è stato in grado di risolvere l’evento in casa, perdendo posti di lavoro e impoverendo il paese. Un paese che si ritiene uno dei più industrializzati del mondo non riesce a prendere una decisione politica per individuare un’area del paese in cui trattare le scorie. Bella classe politica di governo e bella opposizione. Intanto francesi e inglesi gongolano perché hanno fatto un affare. Il bello è che in Italia sono scontenti quasi tutti. Anche quel capolavoro del partito dei verdi, vera e propria piaga nazionale formata da individui che camuffano, sotto il perbenismo dell’attività di protezione dell’ambiente, politiche estremistiche e rivoluzionarie, è insoddisfatto. Dicono che tra venti anni le scorie dovranno ritornare in Italia. Incredibile! Prima hanno messo a ferro e fuoco il paese per uscire dal nucleare e ora non si sa cosa vogliono. A sentire questi soloni, di destra e di sinistra, i pazzi sono cinquantanove milioni di francesi e sessanta milioni di inglesi che hanno deciso di lavorare le scorie sul loro territorio. Mentre noi siamo stati i furbi. Vero classe politica italiana?

venerdì 17 dicembre 2004

Bari o dilettanti?

E così il centrodestra ha barato. In un modo o nell’altro ha fatto una cosa che non avrebbe dovuto fare: tentare di imbrogliare.
Questo governo aveva detto molto chiaramente che la legge inerente al nuovo ordinamento giudiziario della magistratura era una legge ineludibile, necessaria e, fra tutte quelle possibili, la migliore. Invece, è stata bocciata e rimandata alla Camera dal Presidente della Repubblica per palese incostituzionalità. Fatto grave. Gravissimo. E non è la prima volta che succede a questa maggioranza. Ora delle due l’una: o la legge è stata approvata sapendo che non era costituzionalmente corretta, oppure la legge è stata approvata sapendo che era anticostituzionale. Vediamo la differenza di ragionamento nei due opposti casi. Se i deputati del centro-destra, i capigruppo e l’intero governo (compreso il Vicepresidente Follini) non sapevano che era anticostituzionale mi chiedo cosa fanno tutti questi Signori, dilettanti della politica, in Parlamento? Si tratterebbe in questo caso di incapaci superpagati che non dovrebbero essere in quel luogo, a fare quel lavoro. Se questi Signori sono degli inetti, ignoranti e incompetenti vadano a fare i Consiglieri comunali in qualche piccolo comune. Almeno là, dilettanti come sono, non produrrebbero danni gravi. Se, viceversa, sapevano che le norme che stavano approvando erano suscettibili di anticostituzionalità, il fatto è ancora più grave perché si tratterebbe di deputati immorali, spudorati e imbroglioni che stavano approvando una legge indecente che avrebbe svilito, in modo scandaloso, lo Stato. In ogni caso ne esce una sola considerazione conclusiva: la maggioranza politica che ci governa è dannosa per il paese. Ma se il centrodestra non ride, il centrosinistra piange. Anzi, fa piangere. Qui, invece di iniquità e di imbroglio ai danni dei cittadini, vi è la inaffidabilità politica di un intero schieramento alternativo che riguarda due categorie: il metodo e il merito. Nel metodo, perché i leader dell’opposizione, invece di sentirsi uniti e abbracciati in un unico slancio a difesa della moralità del Paese contro la maggioranza immorale berlusconiana si fanno la guerra su fatti e personalismi che francamente fanno cadere le braccia. Nel merito, perché vengono fatte delle proposte politiche bislacche, che sono di un estremismo che c’è da vedere nero nel prossimo futuro. E intanto la Spagna se la ride. Ieri è stata affidata a Saragozza l’organizzazione dell’Expo 2008. La città spagnola ha battuto alla grande la città di Trieste. Non è vero che il motivo è che gli spagnoli sono più bravi degli italiani. Il fatto è che all’estero, quando si parla di inaffidabilità di un paese, sono tutti concordi nel ritenere che in quel paese si parla la lingua di Dante. Paradossi della cultura e conseguenze funeste di una classe politica incapace e inaffidabile.

giovedì 16 dicembre 2004

Spettacolo penoso.

Bari o dilettanti?Il centro-destra, nonostante i litigi all’interno della loro coalizione, realizza l’obiettivo di legislatura, consistente nel fare leggi ad hoc per aiutare coloro che commettono reati e non vogliono andare in galera. La legge in dirittura d’arrivo alla Camera permette di non andare più nelle patrie galere ai criminali che riescono a tirare per le lunghe i processi andando facilmente in prescrizione. Diciamo la verità: il governo Berlusconi sta realmente realizzando il programma elettorale che si era imposto producendo un corpus legislativo invidiabile tutto volto a stracciare il precedente più serio ordinamento penale. Il centro sinistra non è da meno. Pensate che con un coup de teatre unico nel suo genere, è riuscito a superare tutti i più famosi record di masochismo al mondo, perché è riuscito a creare una polemica violenta tra i capigruppo dei partiti dell’opposizione e un altro leader che appartiene allo stesso schieramento proprio nel bel mezzo della votazione della legge su esposta.
Devo dire che abbiamo una maggioranza e un’opposizione di cui vantarci. Siamo "orgogliosi" di essere governati da politici di tale "eccellenza". Peccato che nessuno all’estero li vuole. Dicono che impressionano ... di immoralità.

mercoledì 15 dicembre 2004

Italia Germania: una eccezionale intesa cordiale fra due paesi che si amano ma che in questo momento “fanno a botte”.

La Germania aspira a un seggio permanente all’Onu e l’Italia, per non sentirsi declassata, si oppone. Cosa sta succedendo ai due “grandi” paesi ammalati d'Europa? Sebbene in modo garbato, i due litiganti si stanno facendo una vera e propria guerra diplomatica. Ricordiamoci del detto che dice: "i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano, gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano". Ma che razza di europeisti sono questi mediocri governanti che si combattono per ottenere un seggio permanente col quale far finta di essere importanti a livello mondiale? Non sarebbe meglio smetterla di giocare a essere gli USA o l'ex URSS e lavorare per migliorare l'efficacia di una politica estera dell'Unione Europea? Ma tanto è inutile: con questi mediocri primi ministri, siano essi di sinistra o di destra, va sempre bene il proverbio contadino: “i lupi cambiano il pelo ma non i vizi”.

giovedì 9 dicembre 2004

Del condono

Che cos’è “il condono” di cui tanto si parla in questi ultimi due anni del governo Berlusconi a proposito delle recenti leggi finanziarie? Quella che segue è una piccola e modesta riflessione in ordine al significato da dare a questa semplice parolina che ha risolto alcuni problemi monetari all’attuale maggioranza di centro-destra.
Chi ha partorito l’idea di condono come elemento finanziario per “fare cassa”, certamente non può essere definito un individuo integerrimo sul piano etico e morale. Ma, si sa che in politica, certe categorie filosofiche non hanno senso. E allora vogliamo affrontare questo tema per cercare di capire il significato da dare a questo sostantivo maschile singolare e a fare una piccola chiacchierata intorno a un problema che molti sentono come un’ingiustizia. “Con dono” significa che si dà un dono, che si fa un regalo, ovvero un favore a un altro. E’ una remissione, totale o parziale, di una pena o di un debito. Significa provvedimento che permette di liberare da un determinato obbligo, soprattutto penale o economico, una persona che riceve un beneficio. Chi lo ha finora ideato nelle diverse leggi finanziarie parte dal presupposto che i cittadini di questo strano paese si suddividono in due categorie: cittadini perbene e cittadini spudorati. Questa partizione è assolutamente indispensabile per comprendere cos’è avvenuto nella mente dell’ideatore del condono per giusticare la sua esistenza nell'apparato normativo del Parlamento. Per colui che lo ha reso attuabile, il condono costituisce addirittura un assioma, perché parte dalla convinzione che esso rappresenta un asserto che non possiede carica etica o forza morale e che, viceversa, è soltanto uno dei tanti strumenti della “finanza creativa” che tanto stanno a cuore all’attuale maggioranza di governo. Orbene, cos’è dunque il condono nell’accezione finanziaria di questo governo? Condono è uno strumento giuridico che permette a chi comanda di incassare, sotto forma di tasse, una cifra rilevante e sicura senza scontentare apparentemente nessuno. Esso permette al cittadino non certo probo, immorale e spudorato, che appartiene alla seconda categoria della partizione sopra riportata, di conseguire ben tre piccioni con una sola fava. Il primo piccione è che chi lo condivide, e soprattutto lo mette in pratica, non rispetta una norma di legge e commette un reato sapendo perfettamente che non avrà su di lui conseguenze penali. Il secondo piccione è che consente, a chi lo adopera, di sanare un abuso di legge sfruttando degli sconti per renderlo più appetibile. Il terzo piccione è quello che permette di violare una norma di legge pagando il dovuto solo molti anni dopo in cui si è commesso l’illecito. Il condono pertanto è la negazione dell’accettazione di una norma. E’ il contrario del senso etico dei cittadini onesti e costituisce, a tutti gli effetti, una via astuta e subdola adoperata dai furbi per aggirare la legge, fregare gli onesti e non rispettare i codici di comportamento previsti per tutta la collettività. Vi sembra poco? Noi diciamo che questo modo di procedere dei pubblici amministratori, a colpi di piccone contro l’Etica e la Morale, martellando con sistematicità contro la legge morale è sbagliato e che non pagherà. Chi lo professa e lo teorizza è un immorale e va contro natura, perché non considera tutti i cittadini uguali, ma alcuni “più uguali di altri”, che fregano i primi. E sappiamo come andò a finire con il comunismo: George Orwell nel suo inquietante romanzo, chiamato 1984, identifica ed estremizza alcuni aspetti del potere che possono essere ritrovati non solo nella dittatura stalinista alla quale si ispirò, ma anche nella nostra democrazia, come ad esempio la relazione tra potere e strumenti di comunicazione (Tv, radio, giornali). Chi la fa, l’aspetti dunque, e soprattutto, mediti su come si possono perdere le prossime elezioni apparentemente senza ragioni: perché non capisce cosa voglia dire etica e morale. Qui non prohibet cum potest, jubet.

giovedì 2 dicembre 2004

Riforma della giustizia o ingiustizia delle leggi di riforma?

Sulla questione della legge di riforma della giustizia votata in via definitiva dal Parlamento abbiamo qualcosina da dire. I media hanno informato l’opinione pubblica della novità, con vistosi titoloni sui giornali e mediante cromatiche didascalie nei telegiornali. Carta stampata e televisione si sono buttati nella mischia dell’informazione, come al solito, con violenza e presunzione, senza argomentare seriamente e sinteticamente sulle novità della riforma. La conclusione sembra essere una sola, perentoria e assoluta: la legge è “un grande successo”, oppure è “un grande disastro”. In tutto questo grande rumore il cittadino medio è disorientato e non ha capito nulla di questa riforma. Quello che non si comprende è in cosa consiste il trionfo sventolato dagli uni o lo scempio sbandierato dagli altri. Com’è possibile che ci sia una così grande differenza di opinione? Vediamo come stanno bene le cose perché fin qui il copione era previsto e prevedibile. Si sa che i giornali considerano l’indipendenza e l’autonomia come la scarlattina: fanno di tutto per non averla. Dunque, giornali e televisioni fanno tutti informazione parziale e prezzolata. Diciamo la verità: la stragrande maggioranza dei cittadini non ha capito nulla perché (e questo è grave) né la cosiddetta stampa libera, né l’altra, cosiddetta di partito, hanno fatto chiarezza. Il guaio è che non si rendono conto che governo e opposizione, parlamentari della maggioranza e parlamentari della minoranza, si scambiano messaggi criptici in cui si intendono solo tra loro, mentre i cittadini non capiscono nulla. Siamo dell’opinione che solo pochi dei 57 milioni di cittadini italiani sanno di cosa si parla effettivamente in questa legge di riforma e la quasi totalità degli italiani non sa, né è in grado di capire, in cosa consiste la differenze nel passaggio tra la vecchia e la nuova legge. Noi abbiamo capito solo una fatto elementare che è il solo aspetto che discrimina una buona da una cattiva legge. Lo poniamo in forma di domanda. Per il cittadino che si rivolge alla magistratura (per tutelare un suo diritto civile, leso da altri) cambia qualcosa con la nuova legge? Noi crediamo di no. Noi pensiamo che non è cambiato nulla. Assolutamente nulla. Passando dal civile al penale e sempre per lo stesso cittadino, la nuova legge porterà dei vantaggi alla collettività, nel senso che i processi saranno più snelli e veloci e le sentenze arriveranno in tempo utile? Noi crediamo di no. Che non è cambiato nulla da come era prima. Forse che con la nuova legge i condannati per reati di qualunque tipo rimarranno in carcere fino all’esaurimento della pena detentiva? No! Sarà sempre lo stesso. Si uccide e dopo pochi anni si è fuori, liberi di reiterare il reato. Riteniamo che non è cambiato nulla. E allora perché tanto can can per qualcosa di trascurabile? La morale della storia è la solita: una maggioranza di governo alla frutta che non sa più cosa fare e una opposizione allo sbando che non sa essere d’accordo su nulla si accapigliano perché non sono in grado di legiferare seriamente con leggi chiare e precise con le quali si costruisce una società giusta, onesta, trasparente, in cui gli imbroglioni vengano messi in carcere e le persone oneste messe in grado di vivere onestamente con un lavoro dignitoso. Viceversa, questi pagliacci della politica stanno portando il paese al declino, alla distruzione. Ci sono intere città nelle mani della criminalità in cui si uccide come se fossimo a Bagdad in piena guerriglia islamica. Ma c’è ancora un piccolo particolare, rilevante, da sottolineare. Dicono le cronache che la magistratura sia sdegnata da questa legge. Mi domando perché un giudice dovrebbe essere sdegnato da una legge votata dal Parlamento sovrano? Ma non dovrebbero essere loro, i magistrati, a vigilare che le leggi vengano rispettate? Dicono che varrà minata l’autonomia della magistratura. Noi non abbiamo mai creduto alle favole: da quando in qua la magistratura in Italia è stata autonoma? Una carrellata di sentenze sono state sempre caratterizzate da giudizi di parte in cui la sentenza normale è sempre stata l’essere una sentenza di parte. Con tanti saluti all’autonomia. In verità la magistratura italiana è stata ed è politicizzata. Non si potrebbe definire diversamente una magistratura che si divide al suo interno in correnti politiche, portatrici di ideologie e di linee discriminanti sotto il profilo della diversità di visioni politiche del mondo che, fatto grave, interferiscono pesantemente con il suo ruolo. Come vogliamo chiamarle le correnti di “Magistratura indipendente” e di “Magistratura democratica” se non politiche? E che dire del fatto che una delle associazioni organizza incontri su politica e diritto con la partecipazione di attori e comici schierati in modo unidirezionale in politica? Cosa c’entra tutto ciò con un organo istituzionale, autonomo e indipendente che dovrebbe evitare di schierarsi politicamente per il delicato ruolo che svolge all’interno della società? Cosa ne direste se il Presidente della Repubblica organizzasse un incontro con qualche attore schierato discutendo di politica ed evidenziando preferenze ideologiche per uno schieramento o per l’altro? La magistratura dovrebbe essere inflessibile con la criminalità, dovrebbe concentrare risorse e intelligenze per perseguire i mascalzoni e lasciasse perdere le divisioni politiche interne ad esse. Semplicemente non dovrebbe interessarsi di politica. Se un giudice volesse far politica si dimetta: potrà fare allora e solo allora quello che crede. O no? Totò avrebbe concluso: ma mi faccia il piacere!

lunedì 29 novembre 2004

Farwest e inettitudine.

Un benzinaio è stato ucciso per rapina in un paese lombardo. Un fatto di cronaca che dovrebbe far riflettere sul bene della vita nella nostra società. Una società sempre più degradata, senza più valori, che non è più in grado di indirizzare la nostra vita verso mete di grande portata ideale, morale e spirituale. Un partito politico razzista di governo si fa portavoce del malcontento e propone una taglia sugli assassini. Siamo dell’opinione che la diagnosi è giusta ma la terapia è sbagliata. L’Italia non ha bisogno di sceriffi, di bounty killer alla Clint Eastwood, di taglie del tipo “vivo o morto” o di cose del genere. L’Italia ha bisogno di maggiore serietà dei politici e dei magistrati nel gestire il delicato fenomeno della criminalità. Una criminalità sempre più sfrontata, sempre più aggressiva che è il frutto della ricerca facile del guadagno, del denaro, del successo, e della vita comoda. Se si verificano fatti inaccettabili come quelli dell’assassinio del benzinaio è perché la malavita criminosa sa di poter sfruttare un ordinamento penale che fa acqua da tutte le parti. Per tutelare la vita dei cittadini è necessario che gli organi politici non diano tregua alla criminalità con l’unica arma legale che ha una società civile: l’arma dell’impegno di tutti gli operatori interessati ad applicare la legge, con fermezza e senza sconti. Ma siamo pessimisti, perché una classe politica, di sinistra e di destra non fa differenza, imbelle e perdonista come quella che ci troviamo in questi ultimi anni e una magistratura inetta e inefficiente, che fa solo politica per salvaguardare il proprio interesse a continuare a fare politica non danno garanzie. La loro dappocaggine è diventata proverbiale. Ahi! Povera società italiana!

martedì 23 novembre 2004

E questa dovrebbe essere la linea politica mediorientale vincente della sinistra italiana?

Il Segretario dei Comunisti italiani, il duro Oliviero Diliberto, e il capo degli Hezbollah libanesi (neanche questo scherza) si sono incontrati a Beirut come vecchi amici che la pensano alla stessa maniera e hanno solidarizzato contro Israele. Come dire, sinistra e terrorismo a braccetto. Sembra questo il quadretto di vecchi amici che si incontrano dopo un po’ che non si vedono e gioiscono nello stare insieme, ricordando i "vecchi tempi" del brigatismo rosso e del terrorismo filo-palestinese che tanti lutti hanno prodotto nella società italiana. Sarebbe questo il piatto forte del programma di politica estera che l’opposizione sta preparando per le prossime elezioni nazionali del 2006? Dicono che tra gli alleati dell’Ulivo ci sia stato sconcerto! Sembra, tuttavia, che questo sconcerto riescono a mascherarlo così bene che appare inesistente. La sola cosa vera è che sia i Verdi, sia Rifondazione sono d'accordo. E’ così che l’opposizione si sta preparando a una nuova sconfitta? Contenti loro….

domenica 21 novembre 2004

Fondamentalismi, persecuzioni e diversità degli sport.


Diciamo la verità: il caso Buttiglione è preoccupante. Potremmo definirlo “una brutta vicenda”. Ma non basta. Preoccupa l’obbligo ideologico nella vicenda da parte degli “azzuffanti”. Pensano tutti di avere ragione. A parte il fatto che la “ragione” in casi come questo non esiste, chi dovrebbe giudicare l’attribuzione della ragione a uno o l’altro dei duellanti: il perseguitato o il persecutore? I fatti raccontati con una metafora sono i seguenti. Un Signore sbagliato, viene indicato a svolgere un lavoro sbagliato tolto a una persona giusta, ben voluta da tutti. Ma affinché il Signore sbagliato che non avrebbe dovuto essere indicato a quel lavoro sbagliato (perché il lavoro giusto non era a Commissario dei Diritti, delle Libertà e della Famiglia ma a Commissario per la Concorrenza) possa svolgere il lavoro giusto è necessario che superi un esame giusto che gli sarà fatto da persone sbagliate. Cosa succede alla fine? Il Signore sbagliato, che ripetiamo non avrebbe dovuto essere indicato a quel lavoro, con le sue risposte produce tre conseguenze. La prima. Viene discriminato. E’, cioè, oggetto di una persecuzione bella e buona e destinatario di una odiosa discriminazione per le sue idee, perché cattolico, perché integralista, perché seguace della religione del cattolico Pontefice. Non ci sono dubbi su questo. Chi non lo riconosce è un bugiardo. Non si può dire che si è inadatti ad un ruolo quando lo si decide per le sue idee. Non si giudica una persona per quel che quella persona crede, ma per quel che quella persona fa. E’ come dire che io non sono un medico perché tifo per la squadra avversaria di quella del mio esaminatore. In Europa, attualmente, tira una brutta aria per tutti quelli che la pensano da cattolici. Gli europei del nord perdonano tutto, tranne che essere cattolici (si veda la lunga querelle Irlanda del Nord contro Irlanda del Sud). La seconda. Presuntuoso e bigotto com’è, il Sig. Buttiglione sbaglia clamorosamente le risposte all’interrogazione. E’ come se a uno studente liceale si chiedesse cosa dice il 2° principio della termodinamica e la risposta fosse che la cultura scientifica è erronea e, qualunque cosa affermi il principio in esame, l’unica risposta valida è che “Amleto è il protagonista di una tragedia di Shakespeare”! Fate voi se questa è una risposta opportuna. La terza. A fare l’esame sono stati chiamati “professori” inadeguati. L’inadeguatezza della Commissione d’esame non nasce dalla impreparazione nozionistica dei Commissari. Nasce dalla incapacità dei Commissari d’esame ad essere imparziali, senza pregiudizi, sereni, e onesti intellettualmente. Come è mai possibile che un fazioso tifoso della squadra di calcio della Roma possa fare domande intelligenti e oneste a un analogo tifoso della Juventus o di un’altra squadra su una partita giocata da entrambe le squadre? Pensateci un attimo. Come si sarebbe potuto evitare lo squallido fattaccio in cui tutti i contendenti hanno perduto? Semplice. Era necessario cambiare sport. Invece di una squallida partita di calcio con tronfi e spocchiosi giocatori di calcio era necessario giocare una divertente e piacevole partita di rugby. Capito la metafora?

sabato 20 novembre 2004

Un caso assurdo e paradossale.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si trova a dover gestire la richiesta del Presidente del Consiglio, avanzata attraverso l’Avvocatura dello Stato, di far condannare il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per avere commesso degli atti di corruzione contro lo Stato italiano. Stiamo parlando di un processo in cui Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana è contro Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio della medesima Repubblica Italiana, ovvero la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiesto che il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi venga condannato perché ha commesso dei gravi reati contro lo Stato, attualmente diretto dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ditemi voi se questo è un paese normale. In un altro paese non sarebbe possibile. Perché in Italia sì? Ma allora è vero che l’è tùt da buttàr al’ùrtica.

venerdì 19 novembre 2004

La verità sul caso Buttiglione … e non solo.



Interessante. Molto interessante. Non potremmo non definirla che così la notizia data da Barroso a proposito di come sono andate veramente le cose in relazione alla nomina di Frattini a Commissario Europeo in sostituzione del contestato Buttiglione. Finalmente sono stati svelati i retroscena che si sono sviluppati dietro le quinte. Che cos’ha detto di veramente interessante Barroso? Semplice. Ha confermato quello che abbiamo ripetutamente detto noi in precedenza su queste pagine. Primo. Barroso dice esplicitamente che aveva chiesto al governo italiano (Berlusconi) di confermare Mario Monti a Commissario Europeo. Ma Berlusconi (governo italiano) ha detto di no! Il nome fatto da Berlusconi è stato uno solo: Buttiglione! Colossale errore. Secondo. Barroso chiede a Berlusconi di sostituire Buttiglione. E il Silvio lombardo che fa? Gli presenta su un piatto il nome dell’inaffidabile Giulio Tremonti. Il presidente della Commissione Europea rifiuta. Chi al suo posto avrebbe preso un trombone come Tremonti? Allora il Silvio insiste nella sua proposta lombarda e fa il nome di Letizia Moratti. Barroso alterato, comincia ad innervosirsi e rifiuta di nuovo. Come avrebbe potuto accettare l’ineffabile Ministro della P.I.? Colei, cioè, che dice una cosa e ne fa un’altra? La Ministra che ha irrimediabilmente rovinato la scuola italiana? A questo punto Silvio, si "allarga" e passa dalla versione regionale lombarda a quella nazionale, e fa la proposta di Antonio Marzano. Apriti cielo. Barroso, non è italico ma portoghese, ed è uno di quelli che non scherza. Fa parte di quella comunità europea formata da gente forte, che non si abbatte mai e che quando l’allora odiata e fortissima Espagna scoprì l’America, i suoi avi si rimboccarono le maniche e in poco tempo furono di nuovo all’altezza degli ispanici scoprendo il Brasile e tante altre terre. Bene. Anzi, male per Silvio! Al solo sentire il nome di Marzano, Barroso si arrabbiò veramente e disse al Silvio meneghino che se non faceva un nome serio lo avrebbe deriso in tutta Europa come meritava. Il governo italiano come si permetteva di negargli la migliore e più indovinata scelta di Mario Monti con queste mezze figure di basso profilo? Ricordiamo che il Ministro Marzano fu colui il quale nel periodo estivo di improvvisa interruzione dell’energia elettrica, aveva avuto l’infelice e ignorante idea di proporre di risparmiare combustibile nelle centrali elettriche consigliando agli italiani di spegnere i televisori e di non lasciare accesa la lucciolina della spia del televisore perché così si sarebbe risparmiata, a suo dire, una quantità notevole di energia elettrica e avrebbe consentito al Paese di evitare un nuovo spegnimento generalizzato della corrente elettrica. Capite di che pasta sono fatti i nomi suggeriti da Berlusconi? A Bruxelles, Mario Monti ha sempre dato lustro e dignità alla rappresentanza italiana. L’averlo estromesso come se fosse stata l’ultima scelta costerà cara al Berlusconi politico miope e al Paese. Piuttosto, perché il centro sinistra non chiede la disponibilità di Mario Monti a presentarsi candidato sicuro e possibile ministro in un futuro governo di centro sinistra? Terzo e ultimo. Ai pinocchi della vita nazionale non conviene nascondere la verità. Prima o poi la verità esce fuori. E allora sono guai. Altro che balletto delle tasse! Qui c'è il can can dei tromboni!

domenica 14 novembre 2004


La rimozione è sempre una promozione?

Le vere ragioni della sostituzione di Mentana al TG5? Le hanno capite anche i sassi.
Il Presidente del Consiglio Berlusconi non può permettere che, per le prossime elezioni nazionali del 2006, uno dei suoi telegiornali televisivi, il secondo per successo nazionale di ascolti, possa continuare come in precedenza ad essere imparziale. Non se lo può permettere proprio! Le prossime elezioni saranno più importanti delle precedenti. Questa volta chi perde può veramente ritirarsi in campagna e coltivare l’orto. Dunque, per tempo e con largo anticipo ha preparato il terreno per una virata della logica della imparzialità.

sabato 13 novembre 2004

Un ulteriore passo verso la demolizione completa della scuola statale.

Sapevamo che gli insegnanti da qualche anno fossero in trincea. Lo avevamo compreso da una serie di segnali politici che la classe politica nazionale ha inviato alla scuola pubblica soprattutto in questi ultimi dieci anni. Dall’avvento del centro-sinistra di Prodi con il suo primo “picconatore” Berlinguer, ai suoi mediocri successori, fino ad arrivare all’apoteosi della picconatura raffinata rappresentata dall’attuale ineffabile Ministro Moratti. Ce l’hanno messa tutta. Diciamo la verità: ci sono riusciti pienamente. Non bastava dunque la decostruzione dell’impianto liceale della scuola pubblica. No. Si è andati oltre. Adesso ne abbiamo la prova conclusiva. Il Corriere della Sera di oggi, a pagina 16, afferma testualmente che “le accuse ai professori non sono un reato”. E subito dopo aggiunge: “La Corte di Cassazione ha sentenziato che “gli studenti possono accusare per iscritto i loro insegnanti. E se pure le accuse si rivelassero infondate, non costituirebbero reato. […] Le accuse, per quanto possano “offendere” la reputazione dei docenti, devono essere inquadrate nelle “battaglie ricorrenti nella vita scolastica”. Male. Malissimo. Agli Egregi Alti Rappresentanti della Corte Costituzionale diciamo che di questo “lavoro” da Essi svolto sicuramente con zelo giuridico, non se ne avvertiva la necessità. Anzi. Siamo dell’opinione che il tempo impiegato dalle Loro Altissime Eccellenze poteva essere utilizzato più proficuamente per dire la Loro su fatti e misfatti più importanti e gravi che attanagliano la vita di questo sfortunato Paese. Ma ritorniamo al tema. Dunque, ci siamo. Siamo quasi alla fine. Un altro tassello, e che tassello, è stato aggiunto nell’opera di demolizione della scuola pubblica. La Cassazione, massimo organo istituzionale legislativo, ha impresso una accelerazione notevole al processo di demolizione e di disfacimento dell’intero sistema educativo nazionale. La ciliegina distruttiva che mancava è stata finalmente aggiunta alla torta. Da questo momento le accuse ai professori possono percorrere vie privilegiate per la rovina definitiva della scuola: tanto non è il caso che gli studenti si affannino a scrivere verità. Per la Corte anche le bugie possono essere scritte, riscritte e reiterate. Capperi! Che sentenza. Auguriamo alle Eccellenze Loro di non fare mai i professori: potrebbero essere accusati di aver costruito sentenze fasulle, da dilettanti e inconsistenti. Tanto gli studenti che le avrebbero scritte non pagano. Erano menzogne!

venerdì 12 novembre 2004

Non l’ha capita! Non la capisce! Non la capirà mai!

Ci risiamo. Rieccolo! Sorpreso con le mani nella marmellata. Discolo com’è, non riesce a comprendere l’incredibile gaffes che commette ogni volta che tira fuori la questione delle tasse pagate dai ricchi. Le sue parole sono state le seguenti: "Giusto evadere quando le imposte superano il 30% del reddito". E’ inutile chiedersi se prima di parlare, il Capo del Governo, pensa alle conseguenze delle sue parole. Non è così e non sarà mai così. E’ più forte di lui, non ci riesce. La visita alla Finanza gli permette di ribadire un concetto già noto e più volte sottolineato in passato. E cioè che "c'è una norma di diritto naturale, che dice che se lo Stato ti chiede un terzo di quello che con tanta fatica hai guadagnato, questa ti sembra una richiesta giusta, e glielo dai in cambio di servizi che lo Stato ti dà. Se lo Stato ti chiede di più, o molto di più, c'è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire intimamente colpevole". Incredibile! E’ come andare a casa del ladro e derubarlo! Quello che il Sig. Berlusconi non capisce, o fa finta di non voler capire, non è che chi paga più degli altri non ha il diritto di evadere. Chiunque può assumersi la responsabilità di non pagare le tasse, salvo naturalmente il fatto che se viene scoperto, deve andare in galera. Il problema che lo riguarda, però, non è questo! Il problema che egli non vuol capire è che il “Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana” tra tutti i 58 milioni di italiani è l’unico che non lo può fare. Per la semplice ragione che è il Capo dell’Esecutivo! Se il Sig. Berlusconi si dimette da Presidente del Consiglio e va a dirigere direttamente la sua Azienda, può fare quello che vuole, assumendosene la responsabilità. Ecco qual’è il problema. Ma siamo sicuri che non l’ha capito, non l’ha compreso e non lo capirà mai. Ma è mai possibile che una persona che fa il Capo del Governo non capisce questa semplicissima equazioncina di primo grado? Quanti giorni dobbiamo aspettare fino alla prossima gaffes? Siamo preoccupati che il numero sarà piccolo. Ahi! Poveri noi!

mercoledì 10 novembre 2004

Una spaventosa confusione nell’attività legislativa del parlamento.

Saranno stati bravissimi, avranno fatto bene il loro “lavoro”, ma francamente siamo perplessi e ci sembra fuori luogo il risultato che hanno ottenuto. Stiamo parlando dei due deputati del centrosinistra che hanno giocato un brutto e goliardico scherzo alla maggioranza, non facendo approvare l’art.1 della legge finanziaria in aula a Montecitorio, così come previsto dalla maggioranza.
Ci rendiamo conto che in questo momento il centro sinistra è felice del risultato della votazione che ha “mandato sotto” il Governo. Siamo contenti per loro. Ma noi cittadini italiani, che stiamo fuori dai giochi e dal teatrino della politica, non capiamo. Non comprendiamo perché dovremmo essere felici come lo sono quelli dell’opposizione. Non abbiamo contezza del perché dovremmo rallegrarci di un voto che non aggiusta niente e non produce nulla di diverso. Con questo voto, per caso, cambia qualcosa per noi? Piuttosto saremmo stati contenti se la votazione avesse consentito di ottenere un bene comune nell’interesse nazionale. Non riusciamo a capire perché maggioranza e opposizione, al di là delle differenti ideologie, non operano costantemente per approvare leggi che non siano né di sinistra, né di destra ma siano nell’interesse dei cittadini, del Paese, della società tutta. Pertanto, diciamo a chiare lettere, e controcorrente, che non godiamo di tutta questa felicità che sprizza da tutti i pori dei deputati del centrosinistra. Intendiamoci, lo stesso discorso lo avremmo fatto se le parti fossero state invertite, con la maggioranza all’opposizione e con l’opposizione al governo. Ma in tutta questa confusione esce chiara una sola indicazione: questi parlamentari di sinistra e di destra non sono all’altezza del loro compito. I padri fondatori della Costituzione avrebbero agito sicuramente in maniera diversa e in questo momento si stanno agitando nella loro tomba. Per la rabbia di sapere che i loro successori sono dei desolanti burattini che giocano sulla pelle degli onesti cittadini.

sabato 6 novembre 2004

Mascalzoni e politici collusi nel meridione d’Italia: una piaga inestirpabile.

I gravissimi fatti di Napoli, ma di decine e decine di fatti analoghi che accadono nell’intero meridione, e l’impossibilità di estirpare il "tumore camorra" incancrenito nel tessuto civile della società italiana impongono una riflessione che chiarisca una volta per tutte la delicata questione del fenomeno dilagante della criminalità in Campania. Si tratta del fatto che ormai è evidente che il problema della sicurezza della vita degli abitanti napoletani va oltre gli schieramenti politici. E’ noto che da diverse legislature sia il potere regionale, sia quello comunale si trovano nelle mani della sinistra. Pertanto, non è possibile accusare la destra di collusione col potere camorristico proprio per la semplice ragione che è la sinistra che governa quelle istituzioni. Dunque, l’equazione che la sinistra ha strumenti migliori della destra non vale, per il semplice fatto che quest'ultima ha mostrato l’incapacità di controllare il fenomeno delinquenziale. Viceversa, è evidente che il fenomeno è trasversale e coinvolge le manchevolezze tanto della sinistra, quanto della destra. Si può dire che cade un mito, il mito cioè che la destra è collusa col potere camorristico (e probabilmente in molti casi è vero), ed è incapace di risolvere il problema mentre, la sinistra no! I fatti confermano l’ipotesi che non è questione di schieramento politico. La conclusione è drammatica: il potere politico in Italia (di sinistra e di destra) è incapace di assicurare alla giustizia i delinquenti che ammazzano la gente. Come mai? Due semplici note a margine dei fatti. La prima. E’ evidente che la questione non si risolve solo con misure restrittive. E’ necessario partire dalle scuole e dalla società civile costringendo tutti a schierarsi contro le organizzazioni criminali. Quando diciamo che è necessario costringere la gente a schierarsi intendiamo dire che è necessario convincere la gente a collaborare con la polizia. La seconda. L'anello debole del fenomeno è la magistratura. La ragione è che essa non è più in grado di condannare con certezza alla pena detentiva il mascalzone di turno perché il potere politico ha stravolto il codice penale rendendolo pieno di buchi tanto da essere stato reso inefficace. Dopo pochi anni ergastolani e pluriomicida escono dalle patrie galere con le più assurde delle motivazioni. Questo non dovrebbe essere più consentito! Dunque, il governo attuale ha la responsabilità politica esplicita di aiutare i criminali della camorra, della mafia e delle altre organizzazioni criminali perché non introduce pene certe e sicure nel codice penale. Finchè il governo non interviene in questo senso, l’impunità per i delinquenti è assicurata. Ma perchè i rappresentanti dell’attuale maggioranza dovrebbero sentirsi colpevoli? Semplice: perchè finora non hanno cambiato le norme del codice penale. Anzi. Sono stati loro, con il loro falso e ipocrita concetto di depenalizzazione delle leggi, a introdurre i buchi normativi. Volete una prova? Qual'è l'unico governo in Europa che non ha ancora approvato il mandato di cattura europeo? Indovinate e saprete il perchè. Questo governo di centro-destra non è scusabile e porterà sempre il marchio della connivenza (diretta o indiretta) con la malavita. A meno che .... non cambino le leggi. E subito. Ma qualcuno ha detto che quando si parla della magistratura che deve produrre sentenze o del governo che deve legiferare per inasprire le pene previste dal codice penale, allora vale la regola che: "Le leggi sono come le ragnatele: abbastanza forti per catturare i deboli, troppo deboli per trattenere i forti". Ed è vero.

venerdì 5 novembre 2004

Come ti difendo il mascalzone scolastico e lo faccio passare per vittima.

Puntuale come un uccello di malaugurio, il giornalista Gaspare Barbiellini Amidei spara il suo prevedibile siluro giornalistico sui bulletti milanesi "allagatori" del Liceo Parini, criticando coloro che parlano di espulsione dalla scuola per aver commesso un reato penale di interruzione di pubblico servizio, oltre naturalmente a circa mezzo milione di euro di danni per aver devastato i locali. Saputone com’è, e come vuole apparire, il nostro Gaspare si è sempre considerato l’unico in Italia che capisce i giovani e con la scusa che “non ci si può dimettere né da genitori, né da educatori”, spara la cannonata giornalistica di non punirli. E proprio qui che casca l’asino. Perché se c’è qualcuno che si è dimesso dai ruoli di genitore e di educatore è proprio lui che del buonismo e del permissivismo ha sempre fatto la ragione della sua vita. Con la scusa che “la scuola non è il distretto militare” il Gaspare nazionale vuole abbonare la punizione ai vandali. E poi ci lamentiamo se le cose vanno male in Italia. Certo che se alcuni giornalisti invece di invitare alla riflessione sulla gravità del caso e su come neutralizzare e modificare la “testolina” di questi vandali li giustificano, stiamo freschi. Gli incorreggibili somari devono essere puniti, non promossi, caro il nostro Gaspare nazionale.

mercoledì 3 novembre 2004

Il perché della vittoria di Bush.

Kerry ha perso e Bush ha vinto. I commentatori politici si sono chiesti perché Kerry non è riuscito a battere il suo avversario repubblicano? Perché nonostante le premesse e il grande entusiasmo della sinistra, la sconfitta di Kerry è stata così netta? Dalla sinistra italiana, maestra di analisi elettorali, si è sentito di tutto: dal sistema elettorale che premia i repubblicani, all’anima vendicatrice degli americani (John Wayne) che hanno giocato tutto su Bush e che adesso li potrà vendicare. Dagli imbrogli elettorali, all’uso improprio della servizi segreti. Dal radicalismo degli elettori del profondo sud americano (Ku Klux Kan), alla politica troppo moderata del candidato Kerry che non si è spinto oltre un timido atteggiamento antirepubblicano. E così via. Nessuno, proprio nessuno di questi presuntuosi e saputelli commentatori che si sia posto l'interrogativo giusto in grado di dare la risposta corretta. Nessuno che abbia compreso che la linea politica di Kerry era sbagliata in partenza perché era basata solo sull’anticonservatorismo repubblicano di Bush e su nient’altro. E’ questa la vera ragione per cui Kerry and Bertinotti hanno perduto. Una politica basata solo sull’essere contro e sul pregiudizio non paga e, come si è visto, non ha pagato. La sinistra italiana è unita perché ha come unico collante l’antiamericanismo. Per il resto è divisa su ogni aspetto. Tutto si riduce ad essere contro gli USA. Dopo, il nulla. In queste condizioni, è possibile parlare di politica estera seria dell’opposizione? Si vuole una conferma immediata di quanto detto? Eccola! Il pomeriggio in cui Bush ha concretizzato la vittoria, i fatti registrano un evento che dà ragioni da vendere della sconfitta di Kerry. L’evento che conferma la inconsistenza della politica della sinistra si è verificato presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove la contestazione estremista della sinistra violenta si è scagliata contro il Vice Presidente del Consiglio, On. Fini, che doveva parlare sul Trattato Costituzionale Europeo. Una sessantina di scatenati contestatori dei centri sociali gli hanno impedito di prendere la parola. Ecco le vere ragioni di una sconfitta annunciata: niente confronto di idee, nessuna modalità di contraddittorio delle idee avversarie, ma solo contestazione, violenza e prevaricazione. La sinistra mediti. Se non cambierà registro rischia di perdere anche le prossime elezioni nazionali. Se poi la politica suicidio è la sua preferita si accomodi. Berlusconi ringrazierà!

martedì 2 novembre 2004


Berlusconi raddoppia: con la finanziaria si fa un doppio regalo, a se stesso e agli amici.

E’ sempre antipatico fare i conti in tasca alla gente. In politica invece è normale. In fondo, si tratta di analizzare come viene distribuito il reddito in una grande famiglia nel caso in cui il percettore dell’unico reddito (entrate) è il capofamiglia che dovrà decidere le spese da sostenere (uscite). Le cose si aggravano quando contemporaneamente il capofamiglia non solo percepisce un reddito inferiore agli anni precedenti, ma prevede addirittura delle uscite superflue, tanto che volerle giudicare voluttuarie si rischia di apparire generosi. Ecco i due fatti.
Il capofamiglia è ovviamente il Presidente del Consiglio. I suoi amici politici, Forza Italia e Lega Nord soprattutto, stanno facendo a gara per giustificare un provvedimento vergognoso che è quello di regalare al cittadino super-ricco Silvio Berlusconi, qualcosa che si avvicina agli 800000 € di sgravi fiscali. Insomma, il politico Berlusconi si è stufato di essere da quasi quattro anni al potere e di non avere avuto ancora regali dallo Stato. E, dunque, ecco il regalo atteso, ottenuto con le aliquote fiscali. Complimenti Sig. Presidente. Noi cittadini normali, anzi poveri, saremmo curiosi di sapere cosa farà con questo piccolo surplus. Il suo ineffabile collaboratore Bonaiuti ha detto che Lei devolverà la cifra in beneficenza. A chi? Le pare serio togliere soldi allo Stato per versarli in “beneficienza”? Secondo fatto. Nel collegato alla finanziaria si scopre che un bel pacchetto di milioni di euro, per la precisione 720 milioni, stanno per “prendere il volo” per un altro regalo che Lei intende fare al suo caro amico russo Putin. Si tratta di soldi pubblici stanziati per ripulire sottomarini nucleari e armi chimiche russe. Scusi Sig. Presidente del Consiglio, e le scorie radioattive italiane che aspettano da più di 20 anni che fine hanno fatto?
Certo che a seguire il lupo, si rischia di fare la fine dell’agnello a Natale. Con questo Presidente del Consiglio ogni mese c’è una novità. In peggio!

sabato 30 ottobre 2004

Abbassamento delle tasse: un fatto tragico o comico?

Chiudiamo velocemente questa faccenda dell’abbassamento delle tasse perché cominciamo ad essere stufi di una telenovela come quella annunciata da anni dal capo del partito di centro-destra Forza Italia. Il portavoce del presidente del Consiglio Bonaiuti, incalzato dalla dichiarazione di quanto avrebbe risparmiato l’On. Berlusconi in questa operazione, ha reso noto che nel caso in cui la proposta di diminuzione delle tasse fosse approvata, il risparmio derivato da questa operazione dal cittadino Silvio Berlusconi (circa 760000 €) verrebbe donato in beneficenza. Dunque, se abbiamo ben capito, al Presidente del Consiglio non interesserebbe alcunché del risparmio. Allora, ci chiediamo perché sta insistendo tanto per realizzare questo provvedimento legislativo? Se non è interessato al risparmio tanto vale non fare nessuna legge. O no? Noi, viceversa, pensiamo che l’operazione interessa molto il ricco super-iper-mega-giga-tera-Presidente Berlusconi. Per il semplice fatto che questa storia della beneficenza non sarebbe mai stata tirata in ballo se non fosse stato per un deputato di AN che per primo ha fatto i conti in tasca al Presidente del Consiglio. Il cittadino italiano si chiede se è mai possibile che un signore super ricco come Berlusconi non si rende conto di quanto si stia dimostrando venale in questa vicenda che lo vede protagonista in negativo a causa del fatto che è il cittadino più ricco d’Italia? E’ mai possibile che non riesce a comprendere come sia macroscopico il suo conflitto di interessi? Mah! Da una persona che è riuscita a mostrare tanto successo in economia e finanza il minimo che ci si possa aspettare in questi casi è la prudenza e, soprattutto, l’altruismo. Al contrario, un vero politico lungimirante avrebbe dovuto aumentare le tasse dei ricchi. D’altronde, un personaggio che guadagna miliardi di euro all’anno, il risparmio di centomila euro non dovrebbe costituire alcun problema. Ma è così?

venerdì 29 ottobre 2004

Fuori del coro: bisogno di visibilità o visibile bisogno di apparire diversi a tutti i costi?

Oggi, 29 Ottobre 2004, a Roma, i venticinque Capi di Governo dei paesi aderenti all’Unione Europea hanno firmato la Costituzione. Relativamente all’Italia, quattro piccoli raggruppamenti politici nazionali non sono stati d’accordo. Si tratta della più colossale e micidiale marmellata politica che si possa immaginare. Un calderone di forze centrifughe e illiberali antieuropee che fa impallidire qualunque miscela di idee politiche precedenti. Si va da partiti politici ufficialmente presenti nel Parlamento italiano, come Rifondazione Comunista che si richiama al comunismo, ormai morto e defunto in tutto il sistema planetario, a forze estremiste e violente extra parlamentari come i no-global. In aggiunta a queste due formazioni ci sono due raggruppamenti di forze di estrema destra e razziste come Forza Nuova e Lega Nord. Com’è possibile che queste due coppie di estrema sinistra ed estrema destra siano d’accordo su una piattaforma politica antieuropea? Misteri degli estremismi.

mercoledì 27 ottobre 2004

Fatti e misfatti.


Primo fatto. Il caso Buttiglione.


Avevamo largamente previsto le conseguenze alle quali saremmo andati incontro a causa della nomina a Commissario europeo dell’On. Buttiglione. Il Presidente del Consiglio ha commesso un grossolano errore di sottovalutazione, dovuto al fatto di aver preferito l’On. Buttiglione all’eccellente, unico e bravissimo Mario Monti. Ha sbagliato. Il paese ne esce male da questa sua maldestra decisione. Ma quello che riesce difficile accettare è che l’On. Buttiglione ancora non si sia dimesso. Un altro lo avrebbe già fatto: per dignità, non per altro. Non si può sottovalutare la sensibilità di un Parlamento come quello europeo, che non è quello italiano, nel momento in cui il Governo italiano non ha ancora ratificato il mandato di cattura europeo. Dunque, c’era da aspettarsi una bocciatura rumorosa come quella ottenuta a Bruxelles: praticamente un fiasco!
Secondo fatto. La prescrizione dei reati. Il deputato di AN, Enzo Fragalà, ha presentato l’ennesima perla o bidone che dir si voglia, che permette una prescrizione più breve per i reati. La destra dell’On. Fini non cessa di stupire. Sono sempre più numerosi i fiancheggiatori che propongono sconti ai delinquenti. Complimenti alla cosiddetta “Casa delle libertà”. Persegue con ostinazione "la libertà" di graziare i mascalzoni. Il paese non ne è certamente riconoscente.
Terzo fatto. Riforma fiscale e taglio delle tasse.
Dopo il “cappotto” alle elezioni suppletive si fa più probabile un ulteriore regresso della popolarità del centro destra. Motivo del contendere è l’"affaire" delle asse. Il Presidente del Consiglio vuole solo tre aliquote, di cui quella più costosa appena al 39%. Vergogna. L’uomo più ricco d’Italia, al potere nel Paese,
invece di aiutare le famiglie al limite della povertà fa pagare meno tasse ai ricchi milionari come lui. Errore gravissimo che forse gli costerà definitivamente la poltrona di conferma alla presidenza del Consiglio alla prossima legislatura. Ma lui non lo capisce.
Quarto fatto. Mozione unitaria dell’opposizione sul ritiro del contingente italiano dall’Iraq.
Grave e persistente errore della pattuglia di sinistra al Parlamento italiano. Un regalo al partito dei terroristi, perché il ritiro equivale sic et simpliciter a lasciare campo libero al Sig. Al Zarqawi, famoso mozzatore di teste musulmano. Bel regalo e colossale errore politico.
Quinto fatto. Minacce di morte al coraggioso parroco antiboss di Forcella nel napoletano.
Doppia vergogna nazionale non solo per non aver aiutato il coraggioso prete anticamorra, ma anche perché non si è messo in moto il meccanismo poliziesco per arrestare e condannare a molti anni di galera i guappi mascalzoni della camorra. E poi, anche se questi delinquenti venissero presi, i famosi provvedimenti legislativi approvati anni fa dal Governo Berlusconi per i suoi interessi, permetterebbero a costoro di essere rimessi subito in libertà. Capperi, che lungimiranza politica governativa!
Sesto fatto. La Cassazione dà ai tifosi violenti più garanzie e impedisce alla Questura di poter vietare lo stadio ai violenti.
Cosa dire di un provvedimento del genere? Non se ne avvertiva il bisogno. Anzi. Con la scusa delle libertà civili e della limitazione delle libertà personali, nonché della libertà di andare allo stadio quando si vuole e come si vuole, si permette ai violenti, perché di questo stiamo parlando, mica di giovani boy scout, di infischiarsene dei provvedimenti della Questura. Avete capito? Cos’altro volete. E poi dicono che la giustizia non funziona perché i giudici sono sottoposti a un atteggiamento di controllo ossessivo da parte del Governo Berlusconi. Ma va là, va là, va là.
Settimo fatto. Liceo Parini.
Altra vergogna di dimensioni nazionali in cui a un danno enorme si risponde con il solito buonismo nazionale: scatta la protezione degli studenti colpevoli evitando loro una punizione esemplare. Vero Sig. Ministro della PI, Sig.ra Moratti? Chi paga i danni? I contribuenti italiani? Ma a lei, si sa, non interessa un fico secco della scuola italiana. A lei interessa il contenitore, non il contenuto. Dopo l'inganno della riforma, dopo l'imbroglio di una nuova scuola che non sa far scrivere correttamente gli studenti, la Sig.ra Moratti regala alla società italiana una scuola senza voto di condotta, praticamente, come dice Paola Mastrocola nel suo bellissimo libro La scuola raccontata al mio cane, una scuola "facile, socializzante, divertente, flessibile, adeguata, moderna innovativa, computerizzata, assistenziale, permissiva, aperta ... una scuola non punitiva, non premiante, non meritocratica, non noiosa, non difficile, non esigente ... una scuola parcheggio, giardino d'infanzia, centro sociale, club Méditerranée..." Una scuola che rovinerà i nostri giovani, condannandoli a una "Ignoranza abissale"! Complimenti.
E per oggi può bastare.

lunedì 11 ottobre 2004

A Bruxelles, l’italiano Rocco Buttiglione non supera il voto per la Nuova Commissione Europea.


A torto o a ragione è successo. Non si era mai visto un fatto del genere. Non era mai accaduto che l’Europarlamento bocciasse un candidato nazionale in modo così vistoso. Ma è successo. A tale proposito possono essere proposte due possibili osservazioni.
La prima. In questo periodo in Europa spira un brutto vento di discriminazione e di emarginazione delle idee tradizionali in cui si riconoscono una larga fetta della popolazione europea che si richiama ai valori cattolici o, comunque, ai valori della tradizione. Il matrimonio tra gay, l’omosessualità dichiarata e sbattuta in faccia a chiunque e mostrata con orgoglio (vedi gay pride), il dibattito sulla fecondazione eterologa e tutte le idee che ruotano intorno al controllo delle nascite e all’aborto sono temi che in questo momento trovano la maggior parte della popolazione europea su un fronte di sfida delle posizioni integraliste della Chiesa cattolica. L’On. Buttiglione sconta questo peccato originale, il peccato di rappresentare una posizione di forte ideologizzazione dei temi religiosi nella vita sociale e politica.
Seconda osservazione. Qui il problema non è religioso ma politico e interessa direttamente il nostro paese. Diciamo che la negativa catastrofe pubblicitaria che si è abbattuta sul candidato italiano era stata annunciata. In data 24-07-2004 su questo blog avevamo già paventato questo rischio. Si è trattato di una bocciatura del Governo italiano nella sua "valenza berlusconiana" più profonda che riguarda il tratto meno democratico di questo plutocrate milanese che evidenzia tutti i limiti di un uomo politico dedito alla presunzione e alla supponenza politica. La bocciatura del candidato Buttiglione è il frutto della leggerezza con la quale il Presidente del Consiglio ha sostituito con troppa facilità il candidato Mario Monti che avrebbe dovuto viceversa riconfermare. Monti rappresentava a Bruxelles una roccia di competenza, di autonomia e di prestigio italiano. Ma la superbia e la rozzezza politica di Silvio Berlusconi lo ha rimosso. Ecco il risultato. Concludiamo con l’ultima osservazione che non salva la delegazione di centrosinistra italiana a Bruxelles. Che pena vedere una accozzaglia di deputati di ventura alla Brancaleone incapaci di evitare per tempo la decisione negativa dell’Europarlamento. Una opposizione sbracata che non è stata in grado di condizionare minimamente il Presidente del Consiglio quando a suo tempo decise la nomina è una coalizione votata alla sconfitta. E chi vincerà dunque la contesa delle prossime elezioni nazionali? Diciamo che perderà il paese se i politici italiani continueranno a dare prova di vuoto di idee e di insulsaggine politica. Povera Italia.

sabato 9 ottobre 2004


Quando si dice che la lingua batte dove il dente duole.

Il TG3 ha dato due notizie di parte. La cosa strana è che le ha date una dopo l’altra. E questo è ancora più strano perché in genere si può far finta di niente se si è parziali una volta, ma esserlo due volte in due servizi consecutivi è troppo. Non è possibile non accorgersene. Ma si sa che quando si vuole a tutti i costi voler essere parziali per far piacere all’«amico», ci si riesce in pieno. Primo servizio. Una difesa delle ragioni del sito web www.indymedia.org . Questo sito internet è un sito di pagine internet “no-global” estremista e caratterizzato dall’essere particolarmente fazioso. Veicola informazioni settarie in migliaia di pagine, con miliardi di bit di menzogne. In tutto questo mare di byte falsi, non riesce a dire neanche una sola verità, perché lo scopo non è quello di informare con obiettività i lettori (lo sappiamo che l’oggettività non esiste, ma almeno uno si sforza o fa finta di perseguirla). No! Il sito diffonde notizie manipolate ad uso proprio, che hanno la peculiarità di essere partigiane e alterate dalla ideologia violenta, perché si sostiene la tesi che gli USA sono il male del mondo. Insomma, al limite del fiancheggiamento col terrorismo. Sappiamo tutti qual’è il debole della sinistra italiana per tutto ciò che è trasgressivo e anticonformista. Ma noi quelli del TG3 per questo servizio li perdoniamo, per il semplice fatto che non sanno quello che fanno. Fare un piacere agli amici no-global lo comprendiamo, anche se a insistere si fa la figura dei pirla. Ma passiamoci sopra. Quello che assolutamente non riusciamo a mandare giù è il secondo servizio. Qui la musica cambia. Qui non c’entra la politica, né l’ideologia. Qui c’entra l’intelligenza e solo quella. Certo, a volere essere a tutti i costi creativi e originali e stupire il mondo, alla fine si prendono delle stecche inverosimili. Il servizio capolavoro riguarda il tentativo di mettere nello stesso mucchio gli astrologi e gli astronomi, i cartomanti e i fisici riuscendo a tirare fuori dal cappello mediatico due interviste con due giovani laureati in fisica che giustificano la possibilità di dare concretezza scientifica alle pratiche dei mistificatori della sfera di cristallo. E dire che non si può giustificare il servizio neanche dal punto di vista comico, che era l’unica scappatoia per non cadere nel ridicolo. Di comico, purtroppo, nel servizio c’è soltanto la schizofrenia della redazione del TG3, di questo telegiornale che alterna ottimi e coraggiosi servizi con squallidi servizietti da TG4. Povera TV.

mercoledì 6 ottobre 2004

Invito alla lettura.

Invitiamo l’ex Ministro della Pubblica Istruzione, Sig. Berlinguer, e l’attuale Ministro della medesima Istituzione scolastica, Sig.ra Moratti, a leggere il romanzo della vincitrice del Premio Campiello di quest’anno, prof.ssa Paola Mastrocola, dal titolo Una barca nel bosco. Così capiranno come mai sono riusciti a distruggere in pochi anni l’ottima scuola liceale italiana costruita in più di un secolo di storia. Questa scuola, ormai quasi inutile, con le sue settimane dell’Accoglienza, con le sua Ore d’Ascolto e tutte le idee balzane che la caratterizzano, comprese la modularità, i Progetti, le compresenze e tutti i POF di questo mondo, non funziona ed è diventata l’ultima vera catastrofe nazionale del paese. Complimenti alle loro ineffabili Eccellenze per avere contribuito a sotterrare la cultura italiana.

lunedì 4 ottobre 2004


Il problema degli immigrati clandestini.

Il deputato romano dei Verdi, Paolo Cento e altri parlamentari dei DS, hanno criticato violentemente il Ministero degli Interni perché in questi giorni sta procedendo a rimpatriare gli immigrati clandestini arrivati nella piccola isola di Lampedusa a tamburo battente. La ragione esposta dal Ministro dell'Interno è che queste persone arrivano in numero sproporzionato alle disponibilità recettive dell’Isola per cui è giocoforza procedere con estrema speditezza al loro rimpatrio in considerazione del fatto che sono clandestini. I deputati Verdi e dei DS asseriscono invece che l’Italia non ha il diritto di rimpatriare nessuno. Come stanno veramente i fatti? In un tema come quello dell'immigrazione clandestina è forse meglio parlare di opinioni. A nostro giudizio anche volendo essere estremamente disponibili con i clandestini non c’è posto dove mettere tutta questa gente. Diciamo pertanto che la dichiarazione dei tre deputati di sinistra è singolare e sorprendente. Noi proviamo dolore a vedere tutta questa gente arrivare in Italia carichi di speranza per sfuggire alla povertà o, peggio, alle guerre presenti in quello sfortunato Continente che è l’Africa. Purtroppo, il problema della disperazione di decine di milioni di immigrati non può essere risolto con l’immigrazione clandestina, né ammassandosi su barconi per sbarcare di notte sulle coste italiane. E’ un problema che l’Italia da sola non può risolvere. Questo dell'immigrazione clandestina è un problema europeo. Pertanto è necessario far capire a tutta questa brava gente, molta della quale è veramente costituita da brave persone, oneste che desiderano farsi una nuova vita lavorando e vivendo in pace nel nostro paese, che la soluzione migliore non consiste nel superare le acque del canale di Sicilia e, sbarcando, tutto si aggiusta, ma permettendo loro di chiedere il permesso di soggiorno per venire a lavorare onestamente in Italia. Ai deputati della sinistra politica italiana diciamo invece che non è con la demagogia che si risolve il problema dell’immigrazione clandestina. Se poi ai Verdi piacciono i clandestini, sono fatti loro. Ma in tal caso li facciano vivere nel proprio appartamento.


Ma il mulo raglia o rigna?

Da più parti vengono quotidianamente sollevati dubbi e perplessità in ordine alla «nomenclatura» linguistica degli animali. Siamo del parere che questa questione non è né semplice, né banale e merita adeguata attenzione, non foss’altro perché vi è di mezzo la precisione terminologica. Ecco di che si tratta. Quali sono i verbi giusti relativi agli animali che intervengono oralmente, magari a una trasmissione televisiva - perché no - del grande fratello, con una loro “dichiarazione”?
Iniziamo subito con un animale assai umile, ma tenace. Si tratta dell'eroico mulo. Ebbene il mulo, incredibile dictu, rigna! E' l'asino, invece, che raglia: attenzione, dunque! Il cane, oltre ad abbaiare, guaisce, latra, ringhia, mugola, uggiola, squittisce e, per manifestare sofferenza, alle volte gagnola. L'elefante, of course, barrisce. Il leone ruggisce. La iena e il lupo ululano. Il cervo, invece, bramisce. La pecora bela, come la capra, la mucca muggisce, o mugghia. Il cavallo, semplicemente, nitrisce. Il maiale grugnisce assieme al cinghiale, maiale pure lui, ancorché selvatico...Il coniglio ziga, questo e' poco noto... Il topo squittisce e la volpe, insieme alla lepre e allo scoiattolo, gannisce; leopardo e pantera mugolano, il gallo chicchiria, la gallina chioccia o crocchia, il pulcino pigola, mentre il tacchino e l'oca gloglottano o gurgugliano. Il pavone paupula. Colombo e tortora, naturalmente, tubano; il corvo e la cornacchia gracchiano; canarino e usignuolo gorgheggiano; la rondine, invece, garrisce, mentre il tordo zirla. La rana, si sa, gracida. Il serpente, poi, sibila. E ancora: il passero comune cinguetta, garrisce pure lui e pigola pure; la civetta chiurla, la cicala frinisce.
Forse abbiamo esaurito la lista. Ah, naturalmente i verbi potranno essere sostantivati; che so, si potrebbe dire e scrivere: "sentimmo il chicchiriare d'un gallo disperato..." ecc. ecc.
Che ve ne pare?


Se le cose vengono dette in modo sbagliato la conclusione è sempre sbagliata.

Il prestigioso Le Monde pubblica un articolo sulla tragedia israelo-palestinese dal titolo “Gaza: les Palestiniens déplorent l'absence de réaction internationale". Dunque, se abbiamo capito bene, il giornale francese evidenzia l’assenza di reazioni da parte della comunità internazionale a favore dei palestinesi, accusando Sharon di essere il solito e unico assassino massacratore del popolo palestinese. Il fatto poi che decine e decine di suicidi palestinesi, salgono sugli autobus israeliani e si fanno esplodere, uccidendo decine di persone innocenti che non hanno nessuna colpa, non conta. Anzi. Non solo non conta, ma addirittura viene etichettato come eroe e martire della causa palestinese. Alla faccia del concetto di oggettività e di equidistanza. La verità è un’altra. In primo luogo c’è da dire che a commettere gli omicidi sono i terroristi palestinesi che fanno le cose già dette prima. Successivamente, gli israeliani, mettendo in atto la massima ebrea dell’”occhio per occhio e dente per dente” sono costretti a fare alla stessa maniera. Purtroppo, il meccanismo che si è messo in moto in modo impazzito e incontrollato, è proprio questo: l’odio palestinese produce le vittime con gli attentati suicidi e la reazione israeliana produce anch’essa la morte di vittime innocenti. Una posizione più coerente con la verità dei fatti imporrebbe a non dare tutta la responsabilità a uno solo degli attori del medioriente: la colpa in questi casi ha una successione temporale ben precisa: prima i palestinesi e poi gli israeliani. Se i palestinesi fossero intelligenti, ma sono pessimista, dovrebbero chiudere una volta per tutte questa fase violenta. Sono convinto che anche gli israeliani la finirebbero di fare omicidi mirati e distruzione di case. Vogliamo provare? Io sono convinto che si può fare. Quello che conta non è la pace e la vita di donne e bambini? E allora cerchiamola così. Tanto fra cento anni, la storia dirà chi aveva veramente ragione. E’ in malafede chi non accetta questa proposta!

domenica 3 ottobre 2004


Inciviltà e barbarie uniti nel segno dell’onnipresente omertà dei siciliani.

A Palermo due automobilisti, padre e figlio, a un incrocio ammazzano a botte un automobilista che li aveva leggermente tamponati. Fin qui la cronaca. Un fatto di crudeltà vera e propria, grave ma comprensibile. Può succedere, anche se è difficile comprendere la furia omicida di due persone che per un piccolo tamponamento alla propria auto uccidono un essere umano. Il fatto grave è invece un altro. Il fatto gravissimo riguarda la mancanza di aiuto dato alla moglie dell’ucciso che si è sgolata chiedendo ai presenti di intervenire per evitare che le uccidessero il marito. Non c’è stato un solo palermitano che abbia avuto l’impulso di aiutare il poveretto per proteggerlo contro la furia omicida dei due barbari assassini. Incredibile. Nessuno ha visto e sentito niente. Siamo nel 2004 ed è come se fossimo nel periodo d’oro dell’omertà siciliana dei libri di Sciascia. Una società popolata da incivili che cercano, non riuscendovi, di nascondere la propria arretratezza culturale. Ad essere siciliani in questi casi c’è da vergognarsi. Purtroppo.

mercoledì 29 settembre 2004


La gente è stufa della solita politica e dei soliti politici.

Cambiano i tempi, cambiano le società, cambiano le mode, i generi letterari, i costumi, i linguaggi, i mezzi di comunicazione, le musiche. Cambia tutto. Tutto, tranne che la politica italiana e gli uomini che la incarnano. I politici italiani sembrano delle cariatidi, sempre gli stessi, sempre prevedibili, sempre inutili. Passano gli anni ma loro sono sempre lì, con i soliti baffetti, con il solito taglio di capelli, con i soliti tic e le solite meline. Sono sempre gli stessi, di sinistra e di destra. Le stesse pause durante le interviste, gli stessi vestiti, lo stesso cerimoniale, le stesse parole, gli stessi gesti, gli stessi concetti di sempre. Possibile che tutto passa e cambia e loro restano? Rimane nei cittadini la inquietante sensazione di un immobilismo cinquantennale che è sempre lì, bloccato, impossibile da cambiare. Caratteristica di questa politica è la estraneità della gente alle cose dette e fatte dai politici. La gente non ne risulta mai coinvolta, non viene presa mai da nuove idee, che liberano le energie, le passioni, gli entusiasmi. Possibile che è necessario aspettare il rapimento e la liberazione di due ragazze italiane del volontariato in Iraq per sentire politici e giornalisti d’accordo, con le stesse idee condivise, con valori e programmi accettati da tutti? Possibile che sia tutto così difficile? Perché non si assiste a un guizzo di originalità che accomuna, a una virgola di creatività che prende tutti, a un sano ottimismo che coinvolge, a dichiarazioni e progetti che entusiasmano per gli intenti comuni da realizzare? Perchè? Perchè? Perchè? Perché non è possibile pensare al bene comune e non si programmano leggi e interventi parlamentari che possano portare benefici alla società italiana nella sua interezza? Perché dobbiamo elemosinare un po’ di buon senso solo in un’occasione straordinaria in cui sono solo due ragazze a unirci? Perchè?

domenica 26 settembre 2004


Di solito i tribunali sono lenti, ma questa volta sono stati velocissimi. Come mai?

Strano, molto strano. Un servizio televisivo di RAI3 ha informato i telespettatori che un familiare di una persona uccisa dalla mafia circa 15 anni fa in Sicilia, è stato condannato da un tribunale di Palermo a pagare una grossa multa per diffamazione. La stranezza del fatto non risiede nè nella notizia in sé, né nella sentenza. Per carità, anche i mafiosi hanno diritto a ricorrere ai tribunali quando si sentono lesi nei loro diritti. Ci mancherebbe. Certo, sentire che un Tribunale della Repubblica ha condannato un familiare di un ucciso dalla mafia perché il mafioso in questione ha difeso la propria "onorabilità", diciamo la verità fa un certo effetto. Tuttavia, non discutiamo la decisione dei giudici. Siamo dell'opinione che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge. Prendiamo atto del risultato del tribunale. Il fatto è un altro. Ed è molto grave. A nostro giudizio non si riesce a comprendere come sia stato possibile che un tribunale siciliano sia stato in grado di concludere l'iter complesso di un processo civile per diffamazione in così poco tempo. La stranezza, diciamo così, consiste nell'aver consentito a un condannato per un delitto di mafia di ottenere la sentenza che condanna l'"avversario" in un tempo incredibilmente veloce rispetto ai normali tempi della giustizia siciliana. Sarà stato solo professionalità dei giudici o altro? Ai posteri l'ardua sentenza.


In giacca e cravatta o in jeans scuciti si possono avere alcune idee in comune.

Tutti possiamo avere dei dubbi su un tema che ci sta a cuore. Questo non significa dover rinunciare alle proprie idee ogni volta che si riflette e si discute sulla stessa questione. I nostri dubbi riguardano l’idea se sia possibile proporre un accostamento, in verità un po’ audace, tra due realtà “politiche” del nostro paese che riguardano due soggetti che operano a diverso titolo nella nostra società. Si tratta di giustificare se è possibile proporre una analogia tra il “potere delle banche” da un lato e il “potere dei movimenti estremisti” nel nostro paese. Fuori dalle nebulosità facciamo dei nomi, senza con questo entrare nel campo dei personalismi. Da un lato il potere economico e finanziario (che è diventato sempre di più un autentico ulteriore potere dello Stato) rappresentato dal proprio vertice, il cosiddetto duo “Sella-Zanda” e dall’altro dal duo “Casarini-D’Erme” (ma è possibile mettere dentro benissimo tanti altri nomi). Molto probabilmente a una analisi superficiale del caso ci si potrebbe chiedere cos’hanno in comune questi quattro signori, così profondamente diversi in tutte le loro espressioni e modi di vita? Tuttavia, se si riflette un po’ più adeguatamente sulla “loro politica” si possono notare più che “molte differenze”, anche “poche analogie”, ma pur sempre somiglianze. Non è il numero quello che discrimina la diversità o l’uguaglianza. Piuttosto sono le idee, le concezioni, i quadri di visione politica che preoccupano. Al di là delle differenze di look e di tono della voce nelle interviste, le due coppie hanno molto in comune. Una prova? Il potere ricattatorio delle loro idee di fondo. Mentre la prima coppia impone "caro prezzi" nei servizi bancari, messi là come una tassa fiscale e in perfetto regime monopolistico, l’altra coppia ricatta le istituzioni con atteggiamenti e comportamenti violenti con i quali ottengono lo stesso risultato: esercitare una violenza dovuta al potere ricattatorio. Certo, la prima coppia usa toni soft, interviene con voce sfumata, adopera categorie cosiddette “civili” ma il risultato è unico: ci impone con la forza di dover pagare una specie di tangente alle banche per servizi inutili o iperpagati. E la seconda coppia? Si va dallo scarico di letame davanti alla casa del Presidente del Consiglio imponendo puzza di feci a tutti, al dileggio della morte dei militari italiani assassinati nell’attentato di Nassyria. Vi pare poco? A noi no. Accettare che dei violenti, in cravatta o jeans scuciti, possano imporre ai poveri cittadini indifesi la violenza delle loro idee mi sembra più di un argomento a favore della tesi che tra i due soggetti vi siano molte analogie. Forse ci sbaglieremo, ma per favore se è così diteci perché e dove abbiamo sbagliato. Siamo sempre disposti a capire quando c’è l’errore. Quando c'è, non quando non c'è!

sabato 18 settembre 2004

A proposito della polemica calcistica tra i milanesi e i romani.

Abbiamo saputo che, all’indomani del gravissimo episodio di malcostume avvenuto nello stadio olimpico di Roma, con il lancio della famosa moneta da 1 € che ha fatto sanguinare il volto all’arbitro della partita, le rappresentanze politiche delle due città di Milano e di Roma si sono scambiate reciproche accuse insultandosi a vicenda. Il sindaco di Milano Albertini da una parte e il sindaco di Roma Veltroni dall’altra, spalleggiato dal Presidente della Regione Lazio Storace, hanno innescato la solita e inutile polemica su quale delle due città è da considerare più corretta e quale delle due città è meno violenta nel tifo calcistico. Francamente non avevamo avvertito l’esigenza di una simile, sciocca e inutile discussione. Ci sembra doveroso a questo proposito fornire al lettore una breve nota che chiarisca un po’ i termini della squallida vicenda. Questa disputa su chi è più o meno "bello" ci ricorda quella graziosa allegoria in cui uno storpio e un cieco fanno a gara per dimostrare che l’uno è da preferire all’altro perché il suo handicap o è irrilevante o, nel peggiore dei casi, è meno grave e vistoso di quello dell’altro. In verità si tratta proprio della incapacità dei due portatori di handicap a comprendere che il proprio difetto esiste, è reale e che la peggiore delle situazioni è quella di polemizzare con l'altro. Fuori metafora diciamo che spiace che delle persone normalmente intelligenti quando fanno il loro lavoro (e riconosciamo che i tre personaggi politici lo hanno finora svolto con passione e onestà), nel momento in cui affrontano temi di tifo calcistico ragionano come se fossero essi stessi protagonisti di punta delle comunità violente che rappresentano. Spiace che delle persone che svolgono ruoli istituzionali delicati e importanti passino con facilità e sotto l’impulso del tifo calcistico da quieti e razionali Mr. Hyde a pericolosi e irragionevoli Dr. Jekyll. Spiace che questi tre importanti personaggi politici diventino tre pessimi attori sul palcoscenico delle idee e dei ragionamenti nel momento in cui si parla di calcio. La verità è una sola. Con il loro intervento essi dimostrano di non avere compreso che tra le due tifoserie non esiste alcuna differenza. Si tratta della “stessa vile razza” di mascalzoni che praticano la violenza come scelta di vita. Si tratta di due comunità che hanno in comune la ferocia degli atti violenti. Esse sono costituite da incivili, rozzi e prepotenti mascalzoni che nascondono la loro inclinazione teppistica e violenta dal lunedì al sabato, e danno sfogo a questo loro selvaggio modo di essere la domenica, sfogando la loro aggressività con questi atti di inciviltà e di arretratezza culturale. Per favore Sigg. Albertini, Veltroni e Storace, evitate di farci vergognare difendendo in modo poco ragionevole questi mascalzoni. Quello che però colpisce e ferisce di più in tutta questa spiacevole storia calcistica è l'assordante silenzio delle personalità romane e milanesi di successo che non si sono mai poste il problema di spendere un solo minuto del loro tempo e della loro popolarità per fare opera di persuasione diretta sulla gente che costituisce la società romana e brianzola, in modo da educare questi "mascalzoni della domenica". Colpisce la distratta inerzia dei romani e dei milanesi che contano che non hanno mai fatto nulla per far cessare questo scempio di valori, di principi di legalità e di corretto approccio ai fenomeni sociali della vita. Nessuno di costoro (attori, politici, musicisti, cantanti, ecc..) ha mai messo in atto un solo progetto educativo pubblicitario, magari in collaborazione con le scuole, per condizionare le due società, romana e milanese, in modo autenticamente positivo ed educativamente significativo. Questo è il fatto più grave di tutta la storia. Mi dispiace, ma accanto ai mascalzoni della violenza, purtroppo, esistono anche i Ponzio Pilato del silenzio e dell’omertà.

giovedì 16 settembre 2004

Il solito tifo violento nel calcio: i mascalzoni tifosi di calcio romani rovinano la reputazione degli italiani.

Ancora una notte di irragionevolezza allo stadio quando gioca la Roma nel solito indecente spettacolo calcistico. Una moneta, lanciata dalla tribuna, colpisce al capo l'arbitro impedendogli di proseguire. Cose da primitivi. I soliti rozzi e incivili tifosi romani di calcio rovinano una partita che doveva rimanere nell’ambito dello sport e invece diventa un caso di inciviltà che va oltre il mero fatto sportivo. La cosa straordinaria è la sfacciataggine dei dirigenti sportivi della squadra romana che affermano che la società è parte lesa. Dopo lo sputo del maleducato Totti a un giocatore danese a Lisbona siamo in presenza di un nuovo fatto negativo che lede il buon nome degli italiani. La verità è un’altra. Si tratta dell’ennesima prova del perverso e omertoso rapporto tra squadra, dirigenti e tifosi violenti che hanno verosimilmente stretto un patto segreto per condizionare l’andamento dei risultati sportivi. Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. La cosa saggia che bisognerebbe fare in questi casi è squalificare la squadra della Roma per almeno dieci anni dal partecipare a competizioni sportive internazionali. Meglio questa rinuncia che confondere i veri sportivi con questa feccia di individui che trovano solo nel calcio il terreno favorevole per far emergere la loro cafonaggine e maleducazione. Speriamo che l'UEFA non faccia sconti, nè regali perchè con i favori non si educa. Altrimenti è lecito pensare: "a quando la prossima moneta, probabilmente da 2 euro"? Com’è difficile vivere a Roma tra questi barbari.


Oscurità del problema o stupidità della vita?

Ieri a Londra ci sono stati veementi disordini. Le cronache dicono che molti manifestanti sono rimasti contusi e sanguinanti a causa di una forte contestazione antigovernativa in difesa della “caccia alla volpe”. Si! Avete capito bene, si tratta della caccia alla volpe. Orbene, chiedo: ma vi rendete conto di cosa stiamo parlando? Nell’antica Grecia, il sofista Protagora disse che certe cose non si devono fare per due ragioni: per l’oscurità del problema e per la brevità della vita. Qui si dovrebbe parlare, piuttosto, di evidenza dei limiti umani e di stupidità della vita. Nel mondo, la gente muore per fame, per violenza, per terrorismo e nella civile Inghilterra si perde tempo per delle sciocchezze. Che tempi!

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