giovedì 9 dicembre 2004

Del condono

Che cos’è “il condono” di cui tanto si parla in questi ultimi due anni del governo Berlusconi a proposito delle recenti leggi finanziarie? Quella che segue è una piccola e modesta riflessione in ordine al significato da dare a questa semplice parolina che ha risolto alcuni problemi monetari all’attuale maggioranza di centro-destra.
Chi ha partorito l’idea di condono come elemento finanziario per “fare cassa”, certamente non può essere definito un individuo integerrimo sul piano etico e morale. Ma, si sa che in politica, certe categorie filosofiche non hanno senso. E allora vogliamo affrontare questo tema per cercare di capire il significato da dare a questo sostantivo maschile singolare e a fare una piccola chiacchierata intorno a un problema che molti sentono come un’ingiustizia. “Con dono” significa che si dà un dono, che si fa un regalo, ovvero un favore a un altro. E’ una remissione, totale o parziale, di una pena o di un debito. Significa provvedimento che permette di liberare da un determinato obbligo, soprattutto penale o economico, una persona che riceve un beneficio. Chi lo ha finora ideato nelle diverse leggi finanziarie parte dal presupposto che i cittadini di questo strano paese si suddividono in due categorie: cittadini perbene e cittadini spudorati. Questa partizione è assolutamente indispensabile per comprendere cos’è avvenuto nella mente dell’ideatore del condono per giusticare la sua esistenza nell'apparato normativo del Parlamento. Per colui che lo ha reso attuabile, il condono costituisce addirittura un assioma, perché parte dalla convinzione che esso rappresenta un asserto che non possiede carica etica o forza morale e che, viceversa, è soltanto uno dei tanti strumenti della “finanza creativa” che tanto stanno a cuore all’attuale maggioranza di governo. Orbene, cos’è dunque il condono nell’accezione finanziaria di questo governo? Condono è uno strumento giuridico che permette a chi comanda di incassare, sotto forma di tasse, una cifra rilevante e sicura senza scontentare apparentemente nessuno. Esso permette al cittadino non certo probo, immorale e spudorato, che appartiene alla seconda categoria della partizione sopra riportata, di conseguire ben tre piccioni con una sola fava. Il primo piccione è che chi lo condivide, e soprattutto lo mette in pratica, non rispetta una norma di legge e commette un reato sapendo perfettamente che non avrà su di lui conseguenze penali. Il secondo piccione è che consente, a chi lo adopera, di sanare un abuso di legge sfruttando degli sconti per renderlo più appetibile. Il terzo piccione è quello che permette di violare una norma di legge pagando il dovuto solo molti anni dopo in cui si è commesso l’illecito. Il condono pertanto è la negazione dell’accettazione di una norma. E’ il contrario del senso etico dei cittadini onesti e costituisce, a tutti gli effetti, una via astuta e subdola adoperata dai furbi per aggirare la legge, fregare gli onesti e non rispettare i codici di comportamento previsti per tutta la collettività. Vi sembra poco? Noi diciamo che questo modo di procedere dei pubblici amministratori, a colpi di piccone contro l’Etica e la Morale, martellando con sistematicità contro la legge morale è sbagliato e che non pagherà. Chi lo professa e lo teorizza è un immorale e va contro natura, perché non considera tutti i cittadini uguali, ma alcuni “più uguali di altri”, che fregano i primi. E sappiamo come andò a finire con il comunismo: George Orwell nel suo inquietante romanzo, chiamato 1984, identifica ed estremizza alcuni aspetti del potere che possono essere ritrovati non solo nella dittatura stalinista alla quale si ispirò, ma anche nella nostra democrazia, come ad esempio la relazione tra potere e strumenti di comunicazione (Tv, radio, giornali). Chi la fa, l’aspetti dunque, e soprattutto, mediti su come si possono perdere le prossime elezioni apparentemente senza ragioni: perché non capisce cosa voglia dire etica e morale. Qui non prohibet cum potest, jubet.

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