giovedì 2 dicembre 2004

Riforma della giustizia o ingiustizia delle leggi di riforma?

Sulla questione della legge di riforma della giustizia votata in via definitiva dal Parlamento abbiamo qualcosina da dire. I media hanno informato l’opinione pubblica della novità, con vistosi titoloni sui giornali e mediante cromatiche didascalie nei telegiornali. Carta stampata e televisione si sono buttati nella mischia dell’informazione, come al solito, con violenza e presunzione, senza argomentare seriamente e sinteticamente sulle novità della riforma. La conclusione sembra essere una sola, perentoria e assoluta: la legge è “un grande successo”, oppure è “un grande disastro”. In tutto questo grande rumore il cittadino medio è disorientato e non ha capito nulla di questa riforma. Quello che non si comprende è in cosa consiste il trionfo sventolato dagli uni o lo scempio sbandierato dagli altri. Com’è possibile che ci sia una così grande differenza di opinione? Vediamo come stanno bene le cose perché fin qui il copione era previsto e prevedibile. Si sa che i giornali considerano l’indipendenza e l’autonomia come la scarlattina: fanno di tutto per non averla. Dunque, giornali e televisioni fanno tutti informazione parziale e prezzolata. Diciamo la verità: la stragrande maggioranza dei cittadini non ha capito nulla perché (e questo è grave) né la cosiddetta stampa libera, né l’altra, cosiddetta di partito, hanno fatto chiarezza. Il guaio è che non si rendono conto che governo e opposizione, parlamentari della maggioranza e parlamentari della minoranza, si scambiano messaggi criptici in cui si intendono solo tra loro, mentre i cittadini non capiscono nulla. Siamo dell’opinione che solo pochi dei 57 milioni di cittadini italiani sanno di cosa si parla effettivamente in questa legge di riforma e la quasi totalità degli italiani non sa, né è in grado di capire, in cosa consiste la differenze nel passaggio tra la vecchia e la nuova legge. Noi abbiamo capito solo una fatto elementare che è il solo aspetto che discrimina una buona da una cattiva legge. Lo poniamo in forma di domanda. Per il cittadino che si rivolge alla magistratura (per tutelare un suo diritto civile, leso da altri) cambia qualcosa con la nuova legge? Noi crediamo di no. Noi pensiamo che non è cambiato nulla. Assolutamente nulla. Passando dal civile al penale e sempre per lo stesso cittadino, la nuova legge porterà dei vantaggi alla collettività, nel senso che i processi saranno più snelli e veloci e le sentenze arriveranno in tempo utile? Noi crediamo di no. Che non è cambiato nulla da come era prima. Forse che con la nuova legge i condannati per reati di qualunque tipo rimarranno in carcere fino all’esaurimento della pena detentiva? No! Sarà sempre lo stesso. Si uccide e dopo pochi anni si è fuori, liberi di reiterare il reato. Riteniamo che non è cambiato nulla. E allora perché tanto can can per qualcosa di trascurabile? La morale della storia è la solita: una maggioranza di governo alla frutta che non sa più cosa fare e una opposizione allo sbando che non sa essere d’accordo su nulla si accapigliano perché non sono in grado di legiferare seriamente con leggi chiare e precise con le quali si costruisce una società giusta, onesta, trasparente, in cui gli imbroglioni vengano messi in carcere e le persone oneste messe in grado di vivere onestamente con un lavoro dignitoso. Viceversa, questi pagliacci della politica stanno portando il paese al declino, alla distruzione. Ci sono intere città nelle mani della criminalità in cui si uccide come se fossimo a Bagdad in piena guerriglia islamica. Ma c’è ancora un piccolo particolare, rilevante, da sottolineare. Dicono le cronache che la magistratura sia sdegnata da questa legge. Mi domando perché un giudice dovrebbe essere sdegnato da una legge votata dal Parlamento sovrano? Ma non dovrebbero essere loro, i magistrati, a vigilare che le leggi vengano rispettate? Dicono che varrà minata l’autonomia della magistratura. Noi non abbiamo mai creduto alle favole: da quando in qua la magistratura in Italia è stata autonoma? Una carrellata di sentenze sono state sempre caratterizzate da giudizi di parte in cui la sentenza normale è sempre stata l’essere una sentenza di parte. Con tanti saluti all’autonomia. In verità la magistratura italiana è stata ed è politicizzata. Non si potrebbe definire diversamente una magistratura che si divide al suo interno in correnti politiche, portatrici di ideologie e di linee discriminanti sotto il profilo della diversità di visioni politiche del mondo che, fatto grave, interferiscono pesantemente con il suo ruolo. Come vogliamo chiamarle le correnti di “Magistratura indipendente” e di “Magistratura democratica” se non politiche? E che dire del fatto che una delle associazioni organizza incontri su politica e diritto con la partecipazione di attori e comici schierati in modo unidirezionale in politica? Cosa c’entra tutto ciò con un organo istituzionale, autonomo e indipendente che dovrebbe evitare di schierarsi politicamente per il delicato ruolo che svolge all’interno della società? Cosa ne direste se il Presidente della Repubblica organizzasse un incontro con qualche attore schierato discutendo di politica ed evidenziando preferenze ideologiche per uno schieramento o per l’altro? La magistratura dovrebbe essere inflessibile con la criminalità, dovrebbe concentrare risorse e intelligenze per perseguire i mascalzoni e lasciasse perdere le divisioni politiche interne ad esse. Semplicemente non dovrebbe interessarsi di politica. Se un giudice volesse far politica si dimetta: potrà fare allora e solo allora quello che crede. O no? Totò avrebbe concluso: ma mi faccia il piacere!

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