venerdì 29 febbraio 2008

Luisa Morgantini si meraviglia della meraviglia degli altri: un caso disperato.

L’On. Luisa Morgantini, euro parlamentare italiana della Sinistra europea, il piccolo raggruppamento dei partiti comunisti nazionali al Parlamento Europeo rimasti in circolazione, è stata contestata dalla Comunità ebraica bolognese per essere stata invitata dall’Europarlamento alla cerimonia in memoria dei deportati dal nazifascismo. La parlamentare europea si è irritata per il rifiuto della comunità ebraica di presenziare insieme a lei a Bologna. Questo il fatto che commenteremo brevemente. La compagna Morgantini, come conseguenza della forte presa di posizione del gruppo ebreo bolognese, ha mostrato meraviglia per la reazione degli ebrei emiliani che l’hanno contestata come inadeguata al ruolo superpartes che avrebbe dovuto avere un’inviata dell’Europarlamento in una ricorrenza così tragica per chi è stato vittima dell’Olocausto. Diciamo la verità: inviare la Morgantini a presenziare a una ricorrenza ebrea è come costringere l’agnello a invitare a pranzo, in un tête à tête, il lupo che assicura tutti di non avere altre intenzioni se non quelle di andare a gustare un "buon pranzetto". La Morgantini ha messo in evidenza che si è stupita di questa reazione esagerata della comunità ebraica emiliana e ha concluso che comunque sono “fatti loro” perché lei ha intenzione di presenziare comunque alla commemorazione.
A noi il semplice compito di ribadire la sfacciataggine e le pretese di certe compagne e compagni comunisti che pretendono di fare e disfare a loro piacimento la tela della rappresentanza europea, facendo finta di dimenticare chi è il soggetto di cui si parla. Ricordiamo a tutti che a livello internazionale la Morgantini è presentata come “an activist who is a member of Anti-globalization, Anti-capitalist, pro Euro communist party with 97,784 members in a country of 58.4 Million people”. In mille manifestazioni ha sempre criticato Israele ed ha sempre difeso le ragioni del terrorismo palestinese, plasmando ad arte un modo ambiguo e infido di presentare la sua terzietà nella sintesi “due popoli, due Stati”. In verità, noi che conosciamo bene questi pericolosi soggetti no-global non siamo per niente meravigliati della sua meraviglia. A nostro avviso questi soggetti che si mostrano interessati alla causa del più debole fra i contendenti sono i principali responsabili dell’odio che hanno sempre fomentato nel conflitto israelo-palestinese e del sostegno unidirezionale che hanno sempre dato alla causa palestinese. Che poi Israele abbia numerose colpe nella politica repressiva antipalestinese siamo i primi a dirlo. Ma da qui a sostenere l’eliminazione del caso palestinese colpendo solo Israele e a senso unico ci corre. Dunque, per favore, la Morgantini almeno nasconda la spudoratezza di non far seguire al danno la beffa. Tanto, ormai, con la nuova direzione che ha preso la politica italiana, con la formazione dei due super-partiti Pdl e Pd, i partitini comunisti dell’estrema sinistra, nipotini di zio Lenin, sono destinati a non contare più. Il ricordo dei condizionamenti e dei ricatti al governo Prodi è ormai finito. Li attende l’oblio. L’unica cosa che temiamo è la reazione a questa emarginazione con l’esplosione della loro vera natura: la violenza no-global. Speriamo di no.

giovedì 28 febbraio 2008

Ancora sulla mancata visita del Papa alla “Sapienza” di Roma: esiste una terza via?


Il Papa tedesco certamente è una novità storica nel panorama della cattedra di S. Pietro. Ma è una novità anche dal punto di vista teologico. E’ raro trovare un Papa molto competente in questo settore che riesce al contempo a dare tanto materiale in pasto alla grande stampa nazionale e internazionale per parlare delle sue dichiarazioni e a ottemperare al negozio teologico che lo riguarda. Noi desideriamo ritornare sulla mancata visita perché ci sollecita la chiarezza delle posizioni e, soprattutto, ci stimolano le possibilità di accentuare le differenze di posizione sia da una parte sia dall’altra. Diciamo che accanto alla posizione pro-papista e alla posizione pro-laicista c’è una terza via. Si tratta della posizione cosiddetta “terzista”, né con gli uni né con gli altri, pur ammettendo alcune ragioni degli uni e qualcuna degli altri. E’ proprio tutto chiaro? No? Vediamo allora di dettagliare la situazione.
Posizione pro-papista. E’ quella che vede con il solo occhio destro la verità. Si fonda sulla capacità di mettere in risalto che l’Università avrebbe dovuto permettere il confronto delle idee mentre al Papa gli è stato negato. Si basa sulla abilità di mettere in risalto che al Papa non è stato permesso di dare il suo contributo intellettuale, di conoscenze e di idee. Si appoggia all’idea che il Papa è Vescovo di Roma e non si può negare al Vescovo della sua città la parola. Si sostiene che La Sapienza non è nuova a questi atteggiamenti di intolleranza. Altre volte questa stessa Università ha contestato altri conferenzieri di tutte le posizioni politiche. Quindi è un vizietto che continua a mostrare nel tempo Si appoggia al concetto che studenti e professori anti-papa manifestano in modo blasfemo un Capo religioso. Si dà sostegno alla tesi che coloro che hanno contestato il Papa siano professori che hanno dichiarato che il Papa avrebbe sfruttato la pubblicità dell’evento per fare una predica e nient’altro. E soprattutto è la posizione di coloro i quali tentano di dequalificare il senso della scienza, sminuendone i successi ed enfatizzando i pericoli. Queste le prime posizioni. Passiamo adesso a quelle contrarie.
Posizione pro-laicista. E’ quella che non riesce a vedere quasi nulla della verità utilizzando solo l’occhio sinistro. Il Papa secondo costoro avrebbe fatto della sua partecipazione un’occasione difficilmente ripetibile per parlare male della scienza e ricondurla entro le fila dei dogmi della religione. Il suo ruolo è quello becero di difendere gli interessi della casta cattolica compresi i torti del Sant’Uffizio perché si afferma che il Papa, molti anni fa, disse che il processo a Galileo fu “giusto e ragionevole”. A proposito di questa questione si dice che è chiaro ormai che c’è un disegno egemone dei neo-conservatori religiosi che hanno come obiettivo quello di far entrare la scienza nell’orbita della teologia in modo tale di toglierle l’indipendenza e l’autonomia che ha acquistato in quattro secoli di storia del pensiero scientifico. Su questa vicenda poi i professori sono certi che il Papa avrebbe parlato male dello scienziato toscano contravvenendo a uno dei passaggi cruciali della storia.
Ecco le due posizioni. Si fronteggiano senza alcuna possibilità di confrontarsi e criticarsi con equilibrio ed è impossibile trovare sintesi o collegamenti di posizioni, ancorché parziali. Noi non siamo d’accordo sulle singole sintesi.
Posizione terzista. E’ quella che si sforza di vedere i fatti in un’ottica imparziale e dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Troviamo parziale quella pro-papista e deviante quella pro-laicista. Siamo per una terza via, in cui la scienza è scienza e non deve essere tirata “per la giacchetta”, né dagli uni, né dagli altri. La scienza non si pone alcun obiettivo di spiegare alcunché che sia al di fuori del suo interesse e della sua sfera di osservazione, cioè del mondo della natura e dei fenomeni che la interessano. E poi smettiamola con questa storia di identificare quasi sempre la scienza con la sola biologia, che è una parte molto piccola della scienza, che interagisce spesso, in modo strumentale, con le questioni etiche e morali di pertinenza filosofica e teologica. La scienza già ai tempi di Ampére nel primo Ottocento aveva classificato almeno cinquecento discipline. Ai nostri giorni le discipline sono aumentate ulteriormente e sfiorano i mille nomi. La quasi totalità delle polemiche tra laici e cattolici avviene sui quadri conoscitivi di poche discipline e l’errore sta nel ridurre la contrapposizione tra scienza e fede scambiando la bio-medicina con l’intera scienza. Smettiamola di commettere l’errore di identificare l’intera scienza con alcuni parzialissimi aspetti che riguardano solo la vita. Dunque, al rettore Mons. Fisichella che afferma che “la teologia è scienza come tutte le altre seppure si interroga sulla metafisica” noi rispondiamo che la teologia è teologia e la scienza è scienza. Non mischiamo due cose differenti e soprattutto i teologi facciano i teologi e non gli scienziati, così come gli scienziati devono fare gli scienziati e non i filosofi. E’ già difficile fare bene una sola delle due attività, figuriamoci se si aggiungono campi sterminati in più, che non si dominano adeguatamente dal punto di vista conoscitivo e metodologico. Non si capisce dunque come mai l’opinione di un teologo all’interno di un contesto universitario debba valere alla stregua di un fisico o di un qualsiasi altro scienziato ateo o agnostico che studi il mondo della natura. Per caso la teologia sa spiegare con argomenti teologici come e perchè cadono i corpi dall’alto verso il basso? Lo ha spiegato molto bene a suo tempo quel Galileo a cui tutti fanno a gara per tirargli la giacchetta. Per il resto, noi terzisti siamo d’accordo con le critiche ai sessantasette professori-estremisti-radicali-maleducati, che hanno mancato sul piano della correttezza e dell’onestà intellettuale impedendo al Pontefice di intervenire. Ci mancherebbe altro che noi terzisti ci sognassimo di non permettere il libero confronto delle idee. Semmai sono i nipotini di Stalin che hanno questo problema (vizietto) nel loro DNA. Per quanto riguarda infine la possibile malafede dei sessantasette “fisici & altro” ci permettiamo di far apparire in tutta la sua nefasta conseguenza un solo argomento che “taglia la testa al toro”: perché alcuni dei professori firmatari, di cui peraltro molti in pensione da troppi anni (gli inglesi parlano di retired teachers, cioè ritirati dall'insegnamento) per poter essere considerati ancora professori, non hanno mai speso neanche una parola contro l’integralismo islamico o la negazione della Shoa? Se hanno coraggio questi sessantasette piccoli professoruncoli rispondano a questa domanda altrimenti vadano a fare gli insegnanti se ne sono capaci. Io comincio ad avere qualche dubbio.

mercoledì 27 febbraio 2008

Cattolici e Sinistra contrari alla cura obbligatoria dei pedofili.

Il fatto riguarda la pedofilia, ovvero la pratica sessuale mostruosa effettuata con violenza da uomini malati ai danni dei bambini, spesso sfociata con la loro morte violenta. Avete capito che stiamo parlando del reato più grave che si possa immaginare. Giusto? La ragione in questi casi ci può aiutare facendo appello alla deduzione logica. Nel nostro caso la logica ci dice che più grave è il reato, più grave deve essere la pena. Giusto? Se le cose stanno così, e le cose stanno proprio così perché noi sfidiamo chiunque ad asserire il contrario, il reo dovrebbe essere condannato a morte da parte di un boia. Siccome la nostra Costituzione non prevede la pena di morte allora la pena immediatamente inferiore è l’ergastolo. Giusto? Su questa semplice linea di ragionamento non ci dovrebbero essere dubbi. Violenza per pedofilia = ergastolo. Questa semplice equazione eliminerebbe la possibilità della reiterazione del reato. Giusto? Dunque, se il pedofilo fosse condannato all’ergastolo e rimanesse dentro al carcere per tutti i suoi rimanenti giorni il problema sarebbe risolto, almeno per questo dannato delinquente. In più, con questa pratica giudiziaria, ne guadagnerebbe anche la sicurezza dei cittadini e ci sarebbe anche una forte ricaduta psicologica sui potenziali pedofili che vedendo la severità della pena, forse ci penserebbero “settantasette volte sette” prima di tuffarsi in questa riprovevole attività. Come vedete il problema della certezza della pena risolverebbe il dopo-reato e la società dovrebbe concentrarsi per risolvere l'aspetto preventivo onde evitare che il reato possa avvenire in futuro. Giusto? Invece no. L’attuale discussione è imperniata in maniera a nostro parere sbagliatissima sulla cura da dare al pedofilo dopo il reato. Ed ecco che questo maledetto paese, chiamato Italia, si inventa una divaricazione di idee in cui si possono trovare spaventose tesi a favore del pedofilo come quella che viene proposta dai Cattolici e dalla Sinistra radicale. Cioè quella di stare attenti perché non si devono imporre al cittadino pedofilo cure mediche che la Costituzione non prevede e non riconosce. I nomi? Eccoli. La cattolicissima Rosy Bindi, attuale Ministro della Famiglia. Il verde Angelo Bonelli, uno di quelli del partito che ha prodotto la spazzatura a Napoli. L’altra verde Titti Di Salvo, vedi prima. L’ex procuratore Gerardo D’Ambrosio. La neuropsichiatra teodem Paola Binetti. Il Senatore prima comunista, poi della quercia, dopo dei ds, adesso del PD Massimo Brutti. E l’elenco può continuare per molto. Dunque, per tutta questa gente il problema non è eliminare la possibilità che i pedofili continuino a delinquere. No. Il loro problema è formale, cioè che la Costituzione non prevede nessuna cura e quindi lasciamo che le cose continuino così. Agghiacciante! Ma si può andare avanti così? Dato che i parlamentari succitati appartengono tutti alla "banda Prodi" ci permettiamo una piccola chiosa. Noi in questi due anni del sorprendente e folle governo Prodi avevamo capito che il variegato e anarchico schieramento politico antiberlusconiano aveva soggetti da psicanalisi. Ma non fino al punto da trovare nello stesso raggruppamento l’inconciliabile irrazionalità di tenere a tutti i costi uniti il diavolo e l’acqua santa. Solo con la spiegazione del potere per interessi si può comprendere come è stato possibile che l’indulto e le leggine pro-parlamentari avessero avuto una maggioranza di consensi nello schieramento di centro-sinistra che era inspiegabile alla luce di una politica etica promessa dal Sig Prodi prima delle elezioni. Lo abbiamo visto in funzione anche all’ultimo momento, appena ieri, con l’assalto alla diligenza dell’ultimo provvedimento del Consiglio dei Ministri del deludente governicchio Prodi. L’ultima sanatoria per i partiti sono l’articolo 51bis che riapre i termini per chiedere i rimborsi elettorali relativi alle elezioni politiche del 2006 e l’emendamento introdotto in extremis che impedirà alla magistratura contabile di ficcare il naso nelle società. D’ora in poi lo potrà fare solo il giudice ordinario: come dire una sorta di immunità. Dove erano le cattolicissime Bindi e Binetti, i verdissimi Monelli e Di Salvo, il riformista comunista Brutti e tutti gli altri? A pascolare le pecore? Il grande Totò, che conosceva gli italiani molto meglio di noi, soleva dire di tutte queste persone che dicono di credere nei sacri principi e nei valori: “ma ci facciano il piacere, ci facciano”!

lunedì 25 febbraio 2008

Il messaggio di Totti: "grazie Walter".


Veltroni lancia Rutelli. Ormai la campagna elettorale di Walter Veltroni, americano di Roma, è all’insegna dell’americanismo tout court. Ci fa piacere, e poi perchè no? Questo lancio pubblicitario ci può stare. Entrambi dello stesso partito gareggiano per due candidature politiche importanti: il primo per Presidente del Consiglio, il secondo per Sindaco di Roma. Vinca il migliore, si dice in questi casi. Si potrebbe tuttavia ipotizzare un analogo lancio pubblicitario nel centrodestra: per esempio Miccichè lancia la Prestigiacono for President alla Regione Siciliana. Peccato che il vero candidato del Pdl è l'autonomista, fautore della sicilianità integrale, Raffaele Lombardo. Ma la vera notizia deve ancora venire. Totti lancia Walter. E qui cominciamo ad “uscire dal seminato” per due ragioni. In primo luogo perchè i due sono individui diversissimi. Veltroni è un uomo di cultura mentre Totti è un ignorante. In secondo luogo, Walter corre in politica, Totti al massimo può correre per il pallone d'oro, che sono due aspetti di nuovo diversissimi e che si possono immaginare apparentati solo nell’immaginario romanesco di un fine pranzo, quando i coloratissimi commensali romani concludono il pasto con lo stesso frutto: il cocomero. La comunanza, sta nel fatto che entrambi, da buoni romani, si seggono a tavola alle due del pomeriggio per finire alle cinque, ora che, com'è noto, è colorata di rosso come le magliette del romano Totti nella poesia spagnola di Garcia Lorca. Dunque, la campagna pubblicitaria di carattere calcistico non ci piace. Anzi. L’accostamento e il lancio può costituire un pericoloso precedente, perchè potremmo ritrovarci che Kakà lancia Berlusconi con i colori rossoneri del tramonto milanese; oppure che Manfredini lancia Lotito con i colori dell’azzurro mattutino nella assolata piazza del vittoriano ex-fascista; che Del Piero lanci Cobogli Gigli nei riflessi bianchi e neri della mole Antonelliana; che chiunque lanci chiunque ma, soprattutto, che qualcuno lanci Totti e lui sputi in faccia all’avversario. Insomma, una grande confusione. Che ne direste di una campagna elettorale imperniata non più su un programma politico di proposte e progetti di tipo economico-culturale ma su un programma calcistico con programmi di scambi di ruolo tra terzino e ala tornante e di modulo 3-5-2 invece del 4-4-2? Ma si può assistere a questi carnevali pieni di pagliacci? Boh! Non sappiamo cosa dire. Non abbiamo parole.

domenica 24 febbraio 2008

La rimozione delle idee sgradite: il caso contributi pensionistici “a sbafo” dei parlamentari.


Ieri pomeriggio, 23 febbraio 2008, allo stadio Millennium di Cardiff la nazionale italiana di rugby ha perduto il suo terzo incontro del torneo SixNations 2008. E fin qui tutto è normale. Il fatto è che ha perduto malissimo. Non solo non ha segnato punti facilissimi, ma ha giocato un secondo tempo disastroso, perdendo con un punteggio pesante. Una partita da dimenticare. Mai frase è stata più adeguata di questo luogo comune per dare il vero senso dell’evento. Appunto, “da dimenticare”. Gli psicologi parlano in questo caso di sindrome “da distacco”, qualcosa di analogo alla sindrome “di Stoccolma” che mette insieme, collaborando nel percorso relazionale, carcerato e carceriere, cioè vittima e aguzzino, di un rapimento. Qui nella sindrome “da distacco” c’è un soggetto, che può essere un solo individuo (o anche un’intera tribù), che subendo una delusione considerevole fa di tutto per dimenticarla, cioè fa di tutto per rimuovere l’evento dalla sua memoria, vivendo la sua vita come se l’evento non fosse mai accaduto. Non crediate che si tratti di un fatto raro o che riguardi solo certe persone, deboli e incapaci di reagire, e non altri. Eventi di rimozione del genere si verificano in continuazione nella nostra vita, alla sola condizione che l’evento coinvolga tantissimo la persona medesima. Facciamo degli esempi. Per alcuni può essere lo sport, come per esempio la delusione bruciante della sconfitta della propria squadra in una partita importante come nel nostro caso. Per altri un evento negativo nel proprio lavoro, come per esempio la promozione del collega più antipatico dell’ufficio nel quale lavoriamo. Per altri ancora una violenza subita da una donna da parte di uno stupratore. Per altri, infine, una interrogazione andata malissimo quando eravamo studenti a scuola; oppure si può trattare di un amore non corrisposto, o la perdita di una forte somma di denaro al gioco, ecc… Insomma, può accadere a chiunque e in molti settori della nostra vita. Ebbene, la sindrome “da distacco” colpisce però di più nel campo della politica parlamentare italiana, nel momento in cui l’evento riguarda le tasche dei nostri rappresentanti a Montecitorio. Perdonate la lunga premessa, ma era necessaria. Dobbiamo ringraziare il giornalista G.A. Stella per questo genere di informazioni che, sembra, possegga solo lui, altrimenti non si capisce perché nessuno ne parla. Non è un caso che il suo libro La Casta (scritto insieme a S. Rizzo) ha battuto tutti i record di vendita editoriali a proposito dei “fatti e dei misfatti” dei nostri rappresentanti politici eletti in Parlamento. Anzi. Il libro La Casta dovrebbe essere regalato a ogni studente delle scuole, come si fa con il libretto della Costituzione per permettere ai giovani, adulti di domani, come non fidarsi mai di mascalzoni che vanno in Parlamento a pensare alle proprie tasche e solo alle proprie. E poi La Casta dovrebbe costituire a nostro avviso il programma elettorale per antonomasia di tutti i partiti da votare. I partiti che non si impegnano a evitare i disastri denunciati dal libro di Stella non dovrebbero avere rappresentanti in Parlamento, onde evitare di diventare la vergogna del paese all’estero, come nel caso della spazzatura. Ma veniamo al fatto. Dice Stella a proposito delle pensioni privilegiate dei parlamentari che “il Parlamento fallisce l’ultimo assalto. I parlamentari di tutti gli schieramenti ci hanno riprovato mentre gli italiani erano distratti dalla campagna elettorale convinti che il Parlamento fosse già chiuso, mentre i nostri rappresentanti alla Camera e al Senato hanno cercato di infilare nel decreto milleproroghe una sanatoria per la pensione dei politici e dei sindacalisti. Una furbata sventata solo all’ultimo momento”. Non possiamo entrare nei dettagli del fatto perché sarebbe lungo da descrivere. Tuttavia vorremmo far concludere il bravo giornalista con le sue parole dicendo che : “Ah, no, questo no” si è messo di traverso il dipietrista Antonio Borghesi. E la cosa, non potendo passare se non col silenzio complice di tutti, è saltata. Breve pausa e ci hanno riprovato. Niente da fare. Altra pausa e nuovo tentativo. Per ora è saltato tutto. Per ora….”. Per le cose dette sopra sappiate che i nostri parlamentari, soffrendo di sindrome “da distacco” non ricorderanno nulla di tutto quanto è successo al Parlamento. Hanno già dimenticato tutto. Avevate dei dubbi sull’italica genìa avvezza all’imbroglio? Perché non si chiedono spiegazioni ai big della campagna elettorale di questi comportamenti non proprio da educande? Alberto Sordi, a proposito di questa gente, soleva dire: “a magnoni!”,

venerdì 22 febbraio 2008

Ancora sulla questione della musulmana secessione kosovara nella ortodossa Serbia.


Ecco le cose che la gente comune non riesce a capire. Come sia possibile a una parte (piccola regione) di uno Stato riconosciuto tale dalle Nazioni Unite che si autoproclami indipendente e ottenga im-me-dia-ta-men-te dagli stati europei il via libera alla secessione. Perché è stato considerato ineluttabile un processo secessionista che costituisce, sul piano del diritto internazionale, un autentico e pericoloso vulnus che è, e sarà sempre, un precedente per chiunque? In realtà i principali responsabili di questa amara vicenda sono, come spesso avviene nel mondo, i terribili e ormai anarcoidi statunitensi che hanno fatto tutto da soli e soltanto alla fine hanno chiesto/imposto ai “quattro grandi” Inghilterra, Francia, Germania e Italia di accettare tout court la soluzione secessionista. Su questa questione della resa alla mutilazione di uno Stato sovrano abbiamo già espresso il nostro spiacevole punto di vista in un precedente post del 11 febbraio 2008. Ma quello che irrita di più in questa insopportabile vicenda è la dichiarazione leziosa del Papa che fa "un appello alla moderazione". Che significa fare un generico "appello alla moderazione" quando fino a qualche anno fa in quelle terre i contendenti commettevano genocidi a ripetizione? Dalla lettura del testo del discorso del Papa durante la presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore serbo presso la Santa Sede non si evince alcuna posizione del Vaticano in merito alla questione della dichiarazione di indipendenza kosovara, né a favore, né contro. E’ serio questo fatto? Benedetto XVI continua dicendo che "ha chiesto a tutte le parti in causa di agire con prudenza e moderazione, e cercare soluzioni che favoriscano il mutuo rispetto e la riconciliazione". Di grazia, che significa in pratica? Concretamente, come devono agire con moderazione per esempio i Serbi, far finta di niente, oppure andare a elemosinare a Pristina che la secessione sia un tantino più annacquata? Quale soluzione suggerisce il Papa in questa vicenda? Che i kosovari del guerrigliero Thaci propongano una riunione plenaria della Conferenza musulmana del Kossovo con la quale si chieda al Pope ortodosso serbo di spegnere fiammiferi che potrebbero generare manzoniani incendi? Benedetto XVI ha detto altresì di condividere "il grande desiderio che la pace raggiunta possa portare duratura stabilità nella regione". Perchè c'è qualcuno che desidera il contrario? C'è qualche stato, nazione, organismo internazionale che non vuole "duratura stabilità nella regione"? Fuori i nomi. Non ce ne sono? E allora smettiamola con la dispersione di pseudonotizie per distrarre. Perchè se i kosovari hanno avuto profonde sofferenze nei recenti conflitti forse che sofferenze identiche non le hanno avute anche i serbi? E dunque, cosa sono queste stucchevoli e mielose parole che dicono tutto e non dicono niente e che non danno alcun valore aggiunto alla discussione? Il fatto è che l'Europa di oggi ci sta sembrando sempre più una copia stantia e sbiadita già vista in passato, come quella del '38, quando Adolf Hitler capì di avere avuto il via libera alla sua terribile azione genocida e distruttiva del continente europeo dalla reazione moderata e “rispettevole” degli Stati europei del tempo. Tale e quale adesso. Speriamo di non pentirci di questa decisione.

giovedì 21 febbraio 2008

L’ex-democristiano De Mita sbatte la porta e lascia il PD.


Il fatto. L’On. Ciriaco De Mita, per quarantaquattro anni in Parlamento, eletto prima nella DC e successivamente con tutti i raggruppamenti cattolici centristi fino all’ultimo con la Margherita di Rutelli, lascia il partito democratico di Veltroni perché irritato con quest’ultimo che non lo vuole più nel nuovo PD.
La reazione. Dice De Mita di Veltroni: “vuole un partito personale. In lui c’è cinismo e non è il nuovo. Io sto con la democrazia”. Dichiarazione dura, dettata dall’amarezza e dal risentimento di essere stato escluso dalla ennesima legislatura che desiderava tanto per battere il record mondiale di longevità parlamentare.
L’opinione. Finalmente. Non se ne poteva più. Questo fossile irpino della Repubblica degli anni settanta, uno dei pochi telamoni rimasto sulla breccia politica, che si è ingrassato per lustri senza apportare nulla di buono alla comunità, alla fine va via. Era ora.
Il giudizio. Toglieva un posto ai giovani nel processo di rinnovamento della classe politica italiana, la più vecchia e arcaica al mondo. Stop. Un trombone, ecco cos’era questo residuato bellico. Un inservibile, superato, bacucco e presuntuoso trombone che finalmente lascia un posto al Parlamento a qualcun altro, giovane e disinteressato, che potrebbe dare di più. Dice che si è offeso e parla male di Veltroni. A noi i suoi sfoghi non interessano. Ci annoiano. Magari fosse stato sbattuto fuori prima. Non avremmo perduto nulla. Anzi!

mercoledì 20 febbraio 2008

Il passaggio di consegne di Fidel Castro.


I nipotini di Stalin oggi sono commossi. Fidel Castro, il grande Condottiero comunista cubano, il Lider Maximo del comunismo internazionalista, ha ieri “rassegnato” le dimissioni nelle mani del Presidente in carica, Sua Eccellenza il fratello, compagno Raoul Castro. La giustificazione è che non ha più l’età per continuare lo sforzo di condurre il popolo cubano sulla via della Rivoluzione marxista. Questa la notizia e passiamo alle opinioni.
Non capita tutti i giorni che un dittatore famoso a livello mondiale sia sulla scena da più di cinquant’anni. Aveva iniziato la sua carriera politica con l’altra icona del comunismo rivoluzionario sudamericano, il famoso Che Guevara. Sulla stampa di oggi, in Italia, si trovano un oceano di esternazioni delle compagne e dei compagni comunisti nazionali. Tutti i commenti sono rivolti al suo talento politico e al suo ruolo avuto nel contesto mondiale del sogno rivoluzionario marxista. Vero. Riconosciamo che nel bene ma, soprattutto, nel male il Lider Maximo ha avuto un merito: quello di compattare il fronte anti-USA e antioccidentale per decenni. Oggi lo piangono i D’Alema, i Bertinotti, i Diliberto, le Rossande, Gianni Minà e persino Raffaella Carrà lo piange insieme a tanti orfanelli del sottobosco politico della sinistra italiana. Persino il bombarolo mancato di tralicci Giangiacomo Feltrinelli, se fosse ancora vivo, lo avrebbe commemorato, a suo modo, probabilmente pubblicando un'intera collana della sua casa editrice alla vita e alla morte della speranza comunista. Peccato che con il leader cubano si rivedrà il triste copione che si è ripetuto in tanti paesi europei della ex “cortina di ferro” del Patto di Varsavia. A Budapest, a Praga, a Varsavia, a Bratislava, a Tallin, Riga e Vilnius, tanto per fare alcuni esempi, oggi è quasi impossibile trovare in una libreria un semplice libro che parli del periodo del comunismo europeo post seconda guerra mondiale. Quegli europei che sono stati costretti dalla furia marxista dei sovietici del tempo a subire la mancanza di libertà per decenni, adesso di comunismo non ne vogliono sentire parlare neanche "a cannonate". Eppure, a quei tempi si spacciava la politica di Fidel come la sola “a favore” del popolo e della democrazia. Fermi tutti. Per favore, niente disperazione. Esce di scena Fidel ma è già entrato nella stessa scena sudamericana un altro Castro, quel Chavez che ne ha preso il testimone. Come dire: dalla padella alla brace.

domenica 17 febbraio 2008

Correzioni del programma elettorale di Veltroni.


In attesa di conoscere il programma di Berlusconi ci permettiamo di fare alcune critiche costruttive a quello di Veltroni. Intanto un plauso al leader del PD che ha ridotto considerevolmente la fatica di leggere un programma elettorale. Lasciamoci per sempre alle spalle l’infelice, fallimentare e irritante stagione del Sig.Prodi e passiamo al Uolter nazionale. Ma soprattutto lasciamoci alle spalle il “programmone” di duecentosettantesette pagine in PDF, scritto ad arte e in malafede per permettere tutto e il contrario di tutto nella passata legislatura, in cui a governare è stata solo l’ala massimalista della sinistra italiana. I Diliberto, i Giordano, gli Scanio e la moltitudine di micropartiti inutili della “sinistra sinistra” se ne pentiranno amaramente per aver chiesto e preteso tutto e subito al Sig. Prodi. Chiunque vincerà queste elezioni sarà costretto a prendere decisioni drastiche sulle mille questioni bloccate dagli estremisti di sinistra. Vogliamo ricordarne solo una, tanto cara al disastroso e dilettante ambientalista Ministro Verde Pecoraro Scanio? Dice Veltroni :

Punto Primo. Scegliere come priorità infrastrutture e qualità ambientale. Sì agli impianti per produrre energia pulita, ai rigassificatori, ai termovalorizzatori e all'Alta Velocità e al completamento della Tav.

Cosa diranno di questo "problemino" i Signori della falce e martello mimetizzata dall’arcobaleno? Un duro rospo da digerire. Prevediamo cortei e manifestazioni violente dei Caruso e dei Casarini che finalmente si potranno sfogare nella violenza per questi temi e sarà interessante capire come voterà il popolo di sinistra delle valli interessate al No-Tav. Voterà per Berlusconi? Sarà ancora peggio, perché il Cavaliere si lancerà nella costruzione di una Super-Tav da mille all’ora! E dunque, non era meglio mitigare le richieste e concentrarsi sull’unica, immensa, terribile e colossale lacuna dell’azione di governo che la sinistra massimalista non ha nemmeno accennato nel suo programma e cioè a una politica durissima nei confronti della criminalità organizzata come la mafia e la camorra? Ma ritorniamo al fatto di oggi e lasciateci proporre le nostre perplessità su alcuni punti del programma di Veltroni.
A proposito del tema relativo all’università che cos’è questo campus? Il problema degli studenti universitari oggi non è quello di pretendere strutture abitative immerse nel verde, con cucinino e acqua calda in camera. Il problema reale è quello della qualità dello studio, di frequentare di più lezioni universitarie di alto livello, di frequentare di più laboratori e, soprattutto, di studiare di più nelle biblioteche a disposizione per approfondire, migliorare e in definitiva correggere il degrado degli studi che il governo Berlusconi ha creato permettendo alle università private di fornire, con appena alcuni esami integrativi farsa, ai dipendenti dei ministeri la laurea facile. Vergogna ex ministro dell’Università Moratti per avere permesso tutto ciò. Dunque, più qualità degli studi, più libri e meno pomposità, per favore. Gli studenti universitari seri devono essere messi nelle condizioni di fare meglio gli studi e lasciare la bella vita agli scansafatiche che devono essere tagliati fuori dagli aiuti. E visto che ci siamo una maggiore produttività del lavoro didattico dei docenti perché non pretenderla? Con le loro otto ore di cattedra alla settimana e vacanze a più non posso non se ne può più. E le liberalizzazioni che fine hanno fatto? E la riforma del codice penale per la certezza della pena? E la costruzione di nuove carceri? E il problema della valutazione del lavoro del pubblico impiego (professori di scuola media, impiegati pubblici e soprattutto dirigenti di questi comparti) e del conseguente licenziamento dei fannulloni dove li mettiamo? E sul problema di una immigrazione controllata che favorisca l’inserimento nella società di coloro i quali desiderano integrarsi (con corsi serali gratuiti di italiano, di agevolazione per il lavoro regolare e non clandestino, con la certezza della cittadinanza) ci vogliamo impegnare? Ci fermiamo qui. Speriamo solo nel non dover ritornare su questo tema.

sabato 16 febbraio 2008

Quando si dice predica bene e razzola male!


Ecco la notizia che desideriamo commentare oggi. Il Corriere della Sera in quinta pagina titola: “Norma corretta. Bastano due parlamentari e le firme non servono”. Di che si tratta?. Com’è noto per presentare un partito alle elezioni e concorrere ad incassare il ghiotto bocconcino del finanziamento ai partiti è necessario presentare delle firme di elettori. Molte firme. Per i piccoli partititi sono un’immensità: circa ottocentomila firme per circoscrizione. Capite subito che per la Rosa Bianca (Baccini,Tabacci e Pezzotta), per La Destra (Storace) e per il Movimento per la Vita (Ferrara) montare dei gazebo e ottenere quella montagna di firme è impresa più che ardua. Cosa fa “Sua Grazia” Romano Prodi? Riunisce a tamburo battente il Consiglio dei Ministri e… oplà ritoccato (pardon, taroccato) l’articolo quattro, che prevedeva la norma del numero minimo di firme. Sua Grazia afferma adesso che bastano solo due deputati e due senatori per evitare le firme. Turigliatto e Cannavò risultano così i soli ad essere fregati. Ma la cosa più straordinaria è un’altra. Il Pdl del liberale, democratico, moderato e popolare Silvio Berlusconi ha prestato a Ferrara, per sicurezza, tre parlamentari (Egidio Sterpa, Lino Iannuzzi e Alfredo Biondi), i cosiddetti cani sciolti, per permettere meglio l’operazione di presentazione della lista pro-cattolica neo-catacumenale e paleo-cristiana. E passiamo adesso ai commenti. Della ennesima furbata tutta italiana noi non ci meravigliamo perché, come più volte detto su questo blog, davanti alla italianità dei comportamenti si piegano persino le ideologie. E poi, i Signori delle crociate della libertà, di destra e di sinistra, di centrodestra e di centrosinistra, hanno la sfrontataggine di criticare Putin. Almeno quello le cose le dice e le fa, assumendosene per intero la responsabilità. Qui gli scaltri Bertoldo, ovvero il tandem Prodi-Berlusconi, tirano le pietre e nascondono la mano.

venerdì 15 febbraio 2008

Veltroni tirato per la giacchetta dagli intellettuali: posso entrare? No. Tu no.


Le pagine dei giornali di sinistra si stanno infiammando per la richiesta di un gruppo di intellettuali di accettare l'apparentamento del PD con i radicali di Pannella. Sembra che abbiano firmato l’appello i nientepopodimenoche Barbara Alberti, Luciano De Crescenzo, Simona Argentieri, Alberto Barbera, Angelo Bolaffi, Alberto Dentice, Stefano Disegni, Giorgio Lonardi, Giovanna Marini, Andrea Occhipinti, Claudia Terracina, Miriam Mafai, Gianpaolo Fabris, Fiorella Kostoris, Andrea Ichino, Dacia Maraini, Alessandro Haber, Anna Fendi e Angela Missoni. Gli illustri intellettuali dicono che il contributo dei Radicali non può non rafforzare l'azione politica del Pd e, dunque, Walter Veltroni li ospiti nelle proprie liste perché sono portatori di idee piuttosto che di voti. Questi i fatti e passiamo alle nostre brevi opinioni. Per carità! Veltroni è libero di inserire in lista chi vuole. A noi interessa poco. Tuttavia, se vuole un consiglio eviti sia i radicali di Pannella, sia i cosiddetti intellettuali di sinistra. Rischia di perdere le elezioni e in brutto modo. Se poi desidera avere un contributo di idee dagli intellettuali potrebbe, per esempio, rivolgersi a Barbara Alberti e chiederle lumi su come si può influenzare l'universo femminile sul doppio versante delle lettere ad Amica e su quello degli oroscopi. Quanto agli altri è d'obbligo la domanda: ma chi li conosce? I signori Nessuno è meglio perderli che conservarli.

martedì 12 febbraio 2008

Una piccola polemica anglo-italiana sulla scuola del Bel Paese: la scuola italiana è o non è competitiva?


Che a difendere la scuola italiana fosse rimasto il solo Ministro della P.I. è cosa ovvia e scontata. Ma che addirittura si muovesse il numero due della diplomazia internazionale, l'Alto Ambasciatore Italiano accreditato presso il Governo di Sua Maestà Britannica la Regina Elisabetta II ci rende perplessi. Può un Alto Diplomatico come Sua Eccellenza l'Ambasciatore d’Italia rischiare di prendere fischi per fiaschi dal primo funzionario del Foreign Office di Londra qualora la sua tesi fosse inficiata da troppo ottimismo e dimostrasse di essere sbagliata? A noi francamente ci sembra esagerato e riteniamo che mai come in questi casi la massima che “il silenzio è d’oro” avrebbe dovuto essere la sola misura che l’Ambasciatore avrebbe dovuto prendere. Il fatto è che ormai la validità della scuola italiana è lasciata solo come argomento di discussione pomeridiana nel solo ambiente snob londinese di qualche salotto diplomatico, vista ormai la cronica impossibilità di riuscire a far guarire un malato tristemente irrecuperabile. Ma procediamo per ordine. Il fatto che intendiamo commentare oggi riguarda una "garbata" polemica tra il solito quotidiano inglese Financial Times e il nostro Alto Rappresentante del Governo Italiano nel Regno Unito, ovvero l'Ambasciatore Italiano Dott. Prof. Giancarlo Aragona. Sua Eccellenza si è decisa a scrivere al Financial Times perchè questo quotidiano, sistematicamente alle prese con campagne di stampa non gradite dai vari governi italiani, ha accusato i dirigenti politici italiani di aver fatto e di continuare a fare una pessima politica scolastica che ha prodotto gli insuccessi educativi che tutta l’Europa ha davanti agli occhi. A nostro giudizio una obiettiva e corretta analisi, frutto di decine di indagini internazionali. L’Ambasciatore Aragona ha affermato che la scuola italiana non è allo sfascio. Tanto è vero che, ha detto, alcune istituzioni inglesi si servono di giovani ricercatori italiani sia nella ricerca sia nella City. Con queste motivazioni Sua Eccellenza taccia il giornale inglese di parzialità. Dunque, per l'Ambasciatore italiano a Londra la scuola italiana è competitiva. Questo il fatto che desideriamo commentare. Noi non sappiamo che vita abbia fatto l’Ambasciatore Aragona quando è stato in Italia. Non sappiamo neanche quale scuola abbiano frequentato i suoi figli. Siamo sicuri però che non avranno frequentato una normale scuola statale italiana, magari del profondo sud dove non crediamo esistano strutture, professionalità e organizzazioni efficaci come nel Regno Unito. Anzi. Se non ci sbagliamo il suo cognome denota una provenienza meridionale, forse siciliana e messinese in particolare. Ne deduciamo che è possibile che abbia potuto mandare i sui figli in una scuola statale della città dello Stretto. In certe scuole secondarie statali meridionali il problema non è neanche quello della professionalità degli insegnanti o della didattica più o meno avanzata. No! A quelle latitudini il problema è addirittura di strutture perché ancora oggi tra il degrado e l’incapacità di costruire didattiche valoriali e culturalmente significative vi è il problema dei doppi e tripli turni in costruzioni edilizie che non hanno il minimo di decenza sul piano della sanità e del diritto allo studio. Altro che. Dunque, a Sua Eccellenza il dott. Aragona, chiediamo dove e come si è fatta l’idea che la scuola italiana funziona ed è credibile sul piano delle metodologie e della qualità dei contenuti? Su quali dati si basa l’analisi psico-pedagogica dell’Ambasciatore? Forse sui dati taroccati che gli passa il Ministero della P.I.? O sui sentito dire dei figli degli amici dei sui figli che hanno frequentato il “Massimo D’Azeglio” di Torino o il “Parini” di Milano? E poi, il Sig. Ambasciatore Aragona è o non è al corrente dei risultati dei test PISA proposti in tutta Europa con risultati eccellenti in decine di paesi europei (Finlandia al primo posto) mentre in Italia la classifica generale ci pone al trentottesimo posto, ovvero agli ultimi gradini? E si può affermare mai che essere agli ultimi posti vuol dire provenire da una scuola valida come Ella asserisce nella franca polemica che ha avuto con il giornale inglese? Oppure Sua Eccellenza finge di non sapere? La verità è che la scuola italiana è morta e defunta da lustri e i suoi carnefici sono stati proprio i suoi padroni, quella casta politica italiana nullafacente e improduttiva che ha avuto la responsabilità di gestire lo squallido carrozzone di Viale Trastevere, sede del Ministero della PI, per anni denunciato da pochi e validi ispettori centrali, come lo fu Armando che scrisse più di una volta sulla rivista Avio le inconsistenze dell'Amministrazione di quel tempo. Può avere qualche significato ricordare a Sua Eccellenza che a due passi da quel carrozzone di viale Trastevere ci sono tutte le sedi delle varie organizzazioni sindacali della scuola con le quali il Ministero inciucia sull’intera politica scolastica? A noi questa sembra più di una spiegazione. Il colossale inciucio tra sindacalismo scolastico connivente e amministrazione scolastica governata con criteri nepotistici dai vari governi di centrosinistra e di centrodestra sono per noi una valida spiegazione degli insuccessi della scuola italiana. D’altronde, da una scuola in cui il merito degli studenti e quello dei professori è considerato zero assoluto non c’è da aspettarsi nulla di buono. Un esempio per tutti. Può mai essere considerata seria una scuola che permette agli studenti di marinare le lezioni un giorno al mese sotto la voce Assemblea d’Istituto alla quale dovrebbero partecipare tutti gli studenti ma che nella realtà vede solo la presenza di un 5% soltanto di studenti che fanno finta di fare assemblea? E’ serio tutto questo? Al lettore il giudizio finale non prima di permettere ai curiosi un passo dell’intervista che Sua Eccellenza Aragona ha dato alla stampa italiana all’estero.
[…] Sig. Ambasciatore, ritiene che la politica estera del governo Berlusconi abbia avvicinato o allontanato l’Italia dalla Gran Bretagna? Da cosa ritiene che dipendano i pregiudizi della stampa anglo-sassone nei confronti del nostro governo o del nostro paese? Come potrebbe cambiare questa situazione?
“Sulla politica estera, il Governo Berlusconi nei confronti della Gran Bretagna, credo che obiettivamente, l’abbia avvicinato nel senso che negli ultimi anni ci sono stati una collaborazione ed un affiatamento particolarmente spiccati. Detto questo, voglio però anche osservare che Italia e Gran Bretagna hanno sempre avuto delle buone relazioni. In questi anni, esse sono diventate più strette ed è diventato anche più diretto il dialogo tra i due governi. Il problema della stampa invece è uno molto serio perché, effettivamente, l’immagine dell’Italia nella stampa inglese ma, purtroppo, spesso non solo inglese è un’immagine distorta.[...](Da “Pensiero Londinese”: intervista in esclusiva all’Ambasciatore d’Italia Giancarlo Aragona).
L'Ambasciatore per favore si pulisca gli occhiali e cerchi di vedere "obiettivamente" com'è la realtà: gli stranieri in generale e gli inglesi in particolare ci dicono fino alla noia che siamo un popolo simpatico (si veda la pizza, gli spaghetti, il mandolino e la voce di Pavarotti) governati da una casta di politici imbelli. E' questa la "vera verità" e non altri, caro il mio Ambasciatore!

lunedì 11 febbraio 2008

La dichiarazione di indipendenza del Kossovo e le radici di una nazione.


Diciamo la verità, come stanno veramente le cose nel Kosovo? Noi, in mezzo alla confusione dell’informazione che su questo tema in Italia abbonda, abbiamo percepito chiaramente qual'è la situazione. O almeno crediamo tale. In particolare, abbiamo compreso che ci sono da una parte le ragione degli uni e dall’altra i torti degli altri in grado di rendere complicata l’interpretazione politica del fatto indipendentista. In mezzo i due contendenti: la Serbia e i secessionisti del Kosovo, che è una parte di questo paese che desidera andarsene per conto proprio. Insomma, fa bene il Kosovo con i suoi leader filo-albanesi a dichiarare l’indipendenza dalla Serbia? E la Serbia deve assecondare la richiesta dei guerriglieri kosovari? I giornali, a questo proposito, sono pieni di inesattezze, di lacune e di notizie superficiali poco chiare. Le televisioni, per privilegiare l’immagine ai danni del testo, fanno vedere filmati inutili e spesso fuorvianti. Insomma, sembra che ci sia una colossale perdita di chiarezza e di comprensione storica e politica nel trattare l’affaire Kosovo. Tuttavia, la decisione più incomprensibile sembra essere quella che riguarda i quattro maggiori paese dell’UE, cioè Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia che dichiarano di accettare l’indipendenza del Kosovo qualora i dirigenti di questa parte della Serbia la comunichino al mondo con una dichiarazione ufficiale. Questa data slitta di settimana in settimana. Questi sono i fatti ai quali ci atterremo per la nostra disamina. E passiamo alle opinioni.
Un’analisi seria della questione è stata presentata da intellettuali e storici di tutti i paesi europei. Stranamente la grande stampa e i media italiani l’hanno ignorata. Il punto di partenza corretto deve essere quello di mettere in evidenza il legame esistente tra il Kossovo e le identità intolleranti di questo pezzo di Serbia che aspira all’autodeterminazione. Il punto essenziale della questione è quello che non è politicamente corretto dover accettare automaticamente l’equazione che basti un gruppetto di guerriglieri di un movimento indipendentista, nel nostro caso il leader Thaci del movimento indipendentista filoalbanese Uck, che inventandosi una bandiera riesca a spacciare una richiesta di indipendenza come qualcosa di innegabile e incontrovertibile per costituire un novo Stato. Perchè se questa è la logica allora stiamo attenti perché chiunque traesse fuori delle giustificazioni parziali e inattendibili sul piano storico avrebbe dalla sua la bella prassi kosovara bell’è pronta della ineludibilità indipendentista per tentare il colpaccio della frammentazione degli Stati moderni. Un qualunque gruppo etnico potrebbe, in questo modo e con questa scorciatoia, pretendere di distaccarsi dalla madrepatria e diventare il duecentosettesimo Stato delle Nazioni Unite. E poi ci sarebbe il duecentoottesimo Stato, il duecentonovesimo, ecc… Alcuni esempi? I Siciliani, i Sardi, i Padani, gli Altoatesini e i Valdostani in Italia; i Baschi e i Catalani in Spagna; i Valloni in Belgio; gli Scozzesi nel Regno Unito, e non ci sogniamo neanche parzialmente di elencare le decine e centinaia di comunità più o meno tribali che esistono in Africa e nei vicini Urali che aspirano all’indipendenza. E’ questo quello che si vuole? No. Proprio non ci siamo. In tutta questa confusione emerge poi come eminenza grigia il ministro degli Esteri italiano, quel Massimo D’Alema che non ci piace per niente con le sue manie morotee di voler mediare tra “il diavolo e l’acqua santa” come soleva fare l’ex Presidente democristiano Aldo Moro con la sua politica delle “convergenze parallele” per imporre scelte più o meno interessate. Noi siamo fortemente contrari al riconoscimento della dichiarazione di indipendenza del Kosovo. In questa folle corsa all’amicizia per gli indipendentisti si dichiarano da tempo a favore di questa tesi i soliti statunitensi che di errori politici in questi ultimi anni con l’amministrazione Bush ne hanno fatto a bizzeffe e si lasci mediare l’Unione Europea nel bene e nel male. A noi sembra che una politica efficace e intelligente di perseguimento di finalità corrette nel problema kosovaro sia che il Kosovo rimanga serbo ma abbia una forte autonomia, come ce l’ha il nostro AltoAdige in Italia. Il Ministro degli esteri D’Alema ricordiamolo, attuale ministro di un governo dimissionario, ascolti su questa questione anche il centro-destra, che la pensa diversamente. E soprattutto si tengano presenti due domande importanti le cui risposte potrebbero essere portatori di disvalori e di pericolosi risentimenti se questo progetto scissionista andasse in porto.
Primo. In un micro-stato, come il Kossovo, che nascesse per febbre identitaria e nazionalista le minoranze serbe al loro interno sarebbero o meno esposte a pesanti oppressioni da parte degli ex guerriglieri? Il Sig. Massimo D’Alema, pugliese di nascita e meridionale di estrazione, vivrebbe meglio o peggio in una padania nazionalista, nuovo Stato, di quanto non adesso?
Secondo. L’idea di nazione deve essere la conseguenza di un ereditario e causale retaggio di sangue o piuttosto essere frutto di un dato culturale che si fondi su un sentimento di appartenenza libero e sentito dal profondo della personalità di ogni cittadino che vi vuole appartenere? In altre parole, è la razza che determina uno Stato, in modo immutabile, oppure è una sentita e fraterna identità armoniosamente inserita nel tessuto valoriale della fratellanza, uguaglianza e solidarietà di matrice francese? Al lettore la risposta. Noi l’abbiamo già data.

domenica 10 febbraio 2008

Dichiarazioni scontate e pannicelli d’acqua calda.


Perdonateci. Ma non abbiamo capito. L'On. Berlusconi è gasato. Lo comprendiamo. Ma che il suo entusiasmo sia a mille non gli deve consentire la libertà di dire cose senza senso. O Dio! Lui di baggianate ne dice molte, salvo poi a ritirare quanto detto dando la colpa ai soliti giornalisti che non lo hanno compreso. Noi non abbiamo capito la sua dichiarazione di giubilo a proposito del fatto che il partito di Bossi si presenterà solo al Nord "dove è forte" dando spazio al partito di Berlusconi "dal Lazio in giù". Boh! Ci sembra un fatto lapalissiano. Nulla di straordinario. Quello che ci ha stupiti, e il Cavaliere non cesserà mai di stupire, è la dichiarazione di Berlusconi che dice che si tratta di "un fatto di grande lealtà e di responsabilità" (sic). Una amenità. Che senso avrebbe avuto che la Lega Nord si fosse presentata candidata anche al Sud dove non avrebbe preso che una manciata di voti, facendo la figura dei pirla. Dunque, si tenta di far passare una dichiarazione scontata e prevedibile come se si fosse trattato di una trovata geniale. A dire il vero col Cavaliere c'è da aspettarsi di tutto. Ma quante baggianate dovremo ancora ascoltare prima che finisca questo teatrino elettorale? La stupidità e il desiderio di potere quando si alleano in un matrimonio di interesse fa irritare più del solito. A noi ci interessano non le dichiarazioni generiche e vaghe, come patria, famiglia, libertà. Ci interessano i programmi chiari del tipo: la concorrenza radiotelevisiva sarà ulteriormente diminuita o no? I compari e gli amici saranno ancora i soli che beneficieranno dei posti di lavoro oppure si darà più spazio al merito? La macchina dello Stato, dunque i Servizi, saranno calibrati in funzione delle esigenze dei cittadini o no? E potremmo continuare su questa strada per ore. Temo che al Sig. Berlusconi queste cose non piacciano. Egli è interessato ad altro. Al potere per esempio, di cui sembra non ne possa fare a meno. Come il suo amico Putin, d'altronde. O no?

sabato 9 febbraio 2008

Come durante il regime fascista in Italia: le liste di proscrizione ebree di nuovo in funzione.


La pubblicazione in questi giorni dei 162 nomi di insegnanti che hanno cognome ebreo in internet è un classico della logica deduttiva matematica. “Dato uno spazio euclideo e in presenza di un triangolo qualsiasi, se la somma di due angoli interni è tot gradi, ne discende che il terzo angolo avrà uno e un solo valore, dato dalla differenza tra un angolo piatto e la somma dei primi due. Cioè, la misura dell’angolo incognito si trova con la seguente operazione y = 180° - x, dove x è la somma dei due angoli conosciuti. E ciò sempre”. La geometria euclidea ci insegna che partendo da premesse certe si perviene a conseguenze altrettanto certe. Il fascino della matematica sta nel semplice fatto che l’intera struttura del suo pensiero scientifico poggia su una logica ferrea, causale, impossibile da modificarsi a proprio piacimento. Mutatis mutandis, in politica, se in un paese occidentale, preferibilmente in Italia, si verificano le due condizioni che seguono allora gli eccessi dei vizi dell’intera popolazione, non corretti dalla politica, produrranno effetti perversi di tipo xenofobo e razzista. Questa è logica matematica applicata alla sociologia e alla politica, in modo tale che l’osservazione ne conferma sempre i risultati. E così è sempre stato. In Italia con il fascismo e in Germania con il nazismo si è verificato al 100% questa semplice equazione : «permettere la pubblicazione di comunicazioni discriminanti ai danni di una parte della collettività equivale a produrre prima o poi la sua eliminazione fisica». Le due condizioni riguardano due categorie sociologiche ben precise. In primo luogo, l’esistenza di una casta politica che per paura di andare in galera per gravi reati commessi nel suo “lavoro” produce, come nel nostro caso, una legislazione perdonista che mediante lacci e lacciuoli di carattere formale toglie di fatto qualsiasi efficacia e tempestività alla magistratura di assicurare i rei alle patrie galere. In secondo luogo, complice una rete trasversale di soggetti, che vanno dalla stampa alla televisione, dalle "parrocchie perdoniste" per eccellenza (con richieste reiterate nel tempo dell’indulto) alle associazioni cosiddette umanitarie, si produce nei cittadini l’accettazione e l’indifferenza ai reati commessi da questa feccia estremista di destra e di sinistra. La conseguenza di tutto ciò è una gigantesca opportunità di permesso indiscriminato ai violenti e prevaricatori di estrema sinistra e di estrema destra di prosperare, con l’astuta politica di minimizzarne la loro forza persuasiva su larghi strati della società. Se si è permesso ciò allora è ovvio che la conseguenza pratica, prima o poi, non può non essere che il proselitismo della discriminazione e del razzismo. Adesso tutti si stracciano le vesti, compreso l’attuale Presidente della Repubblica che ha definito sconcertante l’episodio. Il Presidente della Repubblica può definire come vuole l’episodio ma se nei prossimi mesi dimentica l’accaduto allora il fatto diventa inaccettabile. Perché il Presidente della Repubblica non fa un intervento alle Camere, come previsto dalla Costituzione, per condannare l’inerzia dei tre poteri, il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario che non riescono o non vogliono fare il proprio dovere? Questo è il risultato della “non politica”, cioè di tutte le “non decisioni” adottate dai precedenti governi di centrodestra e centrosinistra. Berlusconi e Prodi sotto questo profilo sono entrambi responsabili e complici delle non politiche prese nei confronti di questi adepti schifosi dell’estremismo xenofobo. Un esempio? Quante volte le formazioni di estrema destra hanno organizzato manifestazioni con i simboli del fascismo in varie parti della città di Roma con il consenso strumentale dei vari prefetti e ministri dell’interno? Quante volte le formazioni no-global e animaliste hanno organizzato manifestazioni violente e blocchi dei servizi senza subire conseguenze efficaci? Tutti i governi hanno le loro responsabilità ma quello di Prodi ne ha più degli altri perché si è sempre piccato di essere il governo dell’etica e della giustizia. In realtà il suo motto è stato il nullismo. Per concludere, una piccola chiosa. Ma chi ha mai detto che l’antisemitismo è solo fascista? Il fatto che la lista sia stata pubblicata, già due mesi fa dagli organi della Università "La Sapienza", ci costringe a ricordare che i famosi sessanta professori di fisica di sinistra-sinistra sono sempre gli stessi che protestano contro il capitalismo e i suoi dannosi effetti. E i loro?

giovedì 7 febbraio 2008

Ici e spazzatura: un legame virtuoso solo se lo si sa costruire.


Sembra che Roma e i romani inizino ad avere paura. Una paura che si fa sempre più palpabile e concreta, giorno dopo giorno. E’ la paura della monnezza. Ormai non si contano più gli episodi di nervosismo che i cittadini romani manifestano con continuità nei bar, nelle assemblee di condominio, sui tram e gli autobus. Insomma, sono tutti elementi reali e visibili di paura del “contagio napoletano” della spazzatura. Anche le autorità comunali cominciano a parlarne, non più sottovoce. Roma come Napoli? Sembra che titoli come questo inizino a fare capolino sulla stampa municipale, sui fogli di quartiere, nei giornalini locali. Complice di tutto è una certa sfiducia della gente nelle capacità degli amministratori capitolini che non riescono a convincere su questo fronte, sia per l’attuale grossolano gioco politico dovuto alle imminenti elezioni comunali con promesse da marinaio, sia per il colossale fiasco della raccolta differenziata dei rifiuti mostrata in tutti questi anni. Il Sindaco Veltroni è dimissionario per questioni di politica nazionale, in quanto la sua carica è incompatibile con quella di candidato premier. La gente inizia pertanto a percepire, sempre più, il problema spazzatura come possibile futura esplosione di inadeguatezze politiche senza controllo che i candidati a sindaco mostrano in modo inequivocabile. Non vogliamo entrare qui nelle motivazioni politiche. Ancora il tiro al piccione non si è manifestato in tutta la sua durezza. Lo sarà tra poco, durante le settimane della prossima campagna elettorale, che avvierà il meccanismo di individuazione delle responsabilità della monnezza campana a Napoli. Si tratta della più colossale, inefficiente, inefficace, inattendibile e strumentale politica ambientale effettuata dal principale responsabile del disastro territoriale italiano, l’attuale ineffabile ministro dimissionario dell’ambiente, il ciondolone Pecoraro Scanio, che nella sua inetta e dissennata corsa contraria alla costruzione di inceneritori di immondizia ha prodotto la irreversibile rovina della ex straordinaria e bella città di Napoli. Noi, a questo proposito, avremmo un proposta semplice, facile e non italiana via alla soluzione del problema. Si chiama “organizzazione gestionale”. In cosa consiste? Semplice. Ogni condominio dovrebbe ricevere dei sacchi per l’immondizia di diverso colore: giallo, verde, rosso, bianco e blu. Su ogni sacco di plastica resistente dovrebbe essere impresso un codice, come quello dei supermercati, che dovrebbe individuare il nome dell’amministratore del condominio e dell’ubicazione dell’immobile. L’amministratore, e solo lui, sarebbe il responsabile della gestione differenziata dei rifiuti. Egli dovrebbe individuare in ogni condominio il luogo dove stoccare i sacchi di immondizia nell’attesa che i camion della nettezza urbana venissero a prelevarli. Il legame virtuoso di cui nel titolo riguarderebbe la diminuzione dell'Ici su tutti gli immobili degli edifici nei quali il senso civico e la collaborazione dei cittadini evidenzierebbe una efficace partecipazione della comunità condominiale alla raccolta differenziata. L’amministratore avrebbe il dovere di fare una relazione scritta settimanale alle autorità comunali, a mo’ di verbale, con l’individuazione delle proposte di contravvenzione che dovrebbero essere effettuate dai vigili urbani e solo da essi sui condomini responsabili della infrazione e refrattari alla collaborazione. Bastone e carota sarebbe pertanto un binomio inscindibile del rapporto premio-punizione. Naturalmente le multe dovrebbero essere salate e pagate entro tempi brevi con possibilità di pignoramento di beni mobili e immobili degli incivili responsabili. Tempo sei mesi il problema non esisterebbe più. Provare per credere.

mercoledì 6 febbraio 2008

Una straordinaria esperienza di sport in terra irlandese.

Sabato, 2 febbraio 2008, alle ore 14.00, al Croke Park di Dublino, vicino alla stazione ferroviaria di Drumcondra, in Irlanda, siamo stati testimoni di un evento sportivo piacevole e indimenticabile. Nel bel verde del rettangolo di gioco, in sintonia con lo stesso colore della campagna irlandese e delle maglie e dei berretti dei colori nazionali dei gaelici del trifoglio, abbiamo visto una partita di rugby tra le due nazionali dell'Irlanda e dell'Italia, all'interno del Torneo europeo del Six Nations. Erano presenti 76000 persone, in uno stadio di 83600 posti a sedere. Ben 10000 spettatori erano italiani, tra cui noi. Quale è stata la ragione di un simile interesse e perché Dublino? Non è facile giustificare i motivi di questa partecipazione. Sicuramente la scelta della città di James Joyce ha a che vedere con il nostro giro turistico-culturale delle capitali dei ventisette paesi dell’Unione Europea. Dublino è una tappa importante di questo tour. La città di Oscar Wilde, di Samuel Beckett, di George Bernard Shaw, di Richard Laurence Millington Synge, del Trinity College, con il suo Book of Kells, delle pinte di birra scura Guinness e dei suoi eroi anti-britannici non poteva non essere interessante sotto il profilo di una visita cultural-turistica di alcuni giorni. D’altronde, parlare di Guinness senza associarla alla tradizione rugbistica internazionale avrebbe voluto dire essere sordi davanti a un concerto dei Beatles. Ma anche curiosità, hobby, attrazione per uno sport diverso da quelli normalmente visti dagli italiani, piacere nel vedere uno sport che alcuni definiscono diverso dal calcio tanto da proporre una definizione antropologica e ironica come quella che “il calcio somiglia all’Italia, mentre il rugby allo sport”, forse è un tentativo di spiegare "il perché" del rugby. Oscar Wilde, a proposito di questo sport, ebbe a dire che “il rugby è una buona occasione per tenere lontani trenta energumeni dal centro della città”. Molto probabilmente aveva ragione. A quei tempi gli energumeni era meglio fossero tenuti lontano dai centri abitati. Tuttavia, rimane il fatto che questo sport è uno dei pochi sport di squadra che suscitano nelle folle sentimenti e valori lontani nel tempo, come ai tempi dei gladiatori romani. Forza, contatto fisico rude, spinte collettive nelle mischie e tanta, tanta velocità d’insieme. Non è facile rimanere indifferenti. Rimane il fatto che mai uno sport aveva fatto presa su di noi come in questo caso tanto da indurci a programmare un viaggio non certo facile e in un periodo dell’anno difficile come quello invernale in un paese dai notevoli valori dell'umidità e dai bassi valori della temperatura. Noi non sappiamo se sia vero che “il rugby è lo sport dell’amicizia”. Sappiamo bene invece che il rugby è uno sport che sicuramente unisce e permette l’amicizia meglio di altri. La speranza è che ancora per molti anni si tenga fuori dagli incontri truccati, dalle scommesse e dagli ormoni facili poco edificanti di altri sport.

lunedì 4 febbraio 2008

LA PAGINA DEL LIBRO CHE STO LEGGENDO ADESSO

Questa pagina è nuova. L'ho "inventata" da poco. Non ti preoccupare della data del 4 Febbraio 2008. Non conta nulla. Al contrario è una pagina di aggiornamento, quindi recentissima. Si tratta di una pagina in cui pubblicherò i miei commenti sull'ultimo libro in lettura, cioè sul libro che sto leggendo in questo momento. Intanto mostro la foto di copertina del libro che mette in evidenza che si tratta di un libro sui viaggi. Anzi. Un libro di letteratura di viaggio. Sia chiaro. Non intendo qui proporre una scheda del libro, nè voglio fare una recensione. Desidero, piuttosto, proporre alcune parti del libro che mi hanno colpito. Se mi sento di commentarli lo farò, altrimenti lascerò che siate voi a farlo, s'intende se ne avrete voglia.
Intanto a questo URL c'è la foto di copertina ingrandita a una risoluzione di 738 x 1152 pixel. Si potranno leggere bene le coordinate bibliografiche.

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A tra poco per gli approfondimenti. Vi ricordo che potete sempre pubblicare i vostri commenti in qualsiasi momento: compariranno immediatamente in coda a questa pagina.

domenica 3 febbraio 2008

LA PAGINA DEL LIBRO CHE STO LEGGENDO ADESSO

Questa pagina è nuova. L'ho "inventata" da poco. Non ti preoccupare della data del 3 Febbraio 2008. Non conta nulla. Al contrario è una pagina di aggiornamento, quindi recentissima. Si tratta di una pagina in cui pubblicherò i miei commenti sull'ultimo libro in lettura, cioè sul libro che sto leggendo in questo momento. Intanto mostro la foto di copertina del libro che mette in evidenza che si tratta di un libro sui viaggi. Anzi. Un libro di letteratura di viaggio. Sia chiaro. Non intendo qui proporre una scheda del libro, nè voglio fare una recensione. Desidero, piuttosto, proporre alcune parti del libro che mi hanno colpito. Se mi sento di commentarli lo farò, altrimenti lascerò che siate voi a farlo, s'intende se ne avrete voglia.
Intanto a questo URL c'è la foto di copertina ingrandita a una risoluzione di 666 x 1039 pixel. Si potranno leggere bene le coordinate bibliografiche.

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A tra poco per gli approfondimenti. Vi ricordo che potete sempre pubblicare i vostri commenti in qualsiasi momento: compariranno immediatamente in coda a questa pagina.

1. Un primo commento del libro ha a che vedere con il problema della sicurezza del turista in viaggio. Troppo vero! Dice Canestrini: [...]"Il recente boom del turismo enogastronomico, con tutta la sua retorica dei sapori che hanno attraversato i secoli si spiega con la nuova parola d'ordine della valorizzazione delle risorse locali. Quando fuori d'Europa c'è maretta, il turismo diventa culturale, cioè di ripiego. Come le visite a chiese e musei che si improvvisano nelle giornate piovose. [...] Si crede raffinato, ma di fatto è un veloce abbuffarsi: perchè se non si mangia, ormai, sembra inutile partire, viaggiare, visitare, conoscere. Con la scusa e la presunzione di avvicinare altre culture, non c'è più viaggio senza assaggio. Cotoletta e cuscus? Lodevoli mescolanze, peccato che avvengano solo nel cavo orale" [...] ma i marocchini è meglio che stiano a casa loro". (pagg.15-16).

Canestrini è bravo due volte. La prima perchè dice delle cose vere e riesce a saperle raccontare con chiarezza e fluidità. La seconda perchè ha una vena ironica straordinaria. Quando dice che il turismo diventa culturale solo quando fuori piove è verissimo. Per certi turisti i musei e le pinacoteche se c'è il sole è come se non esistessero! A loro piace andare in posti di divertimento, dove o il palato o la vista siano totalmente immersi nel gioco di un luna park oppure a farsi trainare da qualche giovane studente su un risciò. Fateci caso e sarete d'accordo.

sabato 2 febbraio 2008

LA PAGINA DEI SONDAGGI

Sondaggio1








Sondaggio2

venerdì 1 febbraio 2008

LA PAGINA DEI LIBRI


Un libro da meditare


Michel Onfray, Trattato di Ateologia, Roma, Fazi, 2006.





Un libro che trascina dal mito alla realtà


Matteo Collura, In Sicilia, Milano, TEA, 2006.






Un libro dalla scoppiettante polifonia dialettale gaddiana



Amara Lakhous, Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o, 2007.




Un libro che è un diario un delirio e la narrazione di una vita




Luigi Pintor, Il nespolo, Torino, Bollati Boringhieri, 2001.



Un libro da gustare



Marcel Proust, Del piacere di leggere, Firenze, Passigli, 1998.





Un libro toccante



Boris Pahor, Necropoli, Roma, Fazi, 2008.






Un romanzo-saggio degno di attenzione




Eugenio Scalfari, L'uomo che non credeva in Dio, Torino, Einaudi, 2008.




Un libro in grado di scoprire che il nemico non è la vecchiaia o la morte, ma il tempo.




Massimo Fini, Ragazzo. Storia di una vecchiaia, Venezia, Marsilio, 2007.



Un libro sui viaggi postmoderni del road movie europeo




Mazierska-Rascaroli,Girando la nuova europa,Roma, Cremese,2007


Un libro per conoscere come si viaggiava molti decenni fa







Un libro per riflettere sull'adoloscenza









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ALTRI LIBRI

Knox Tyler, Lo strano caso dello scarafaggio che diventò uomo, 2008.
Pär Lagerkvist, La mia parola è no, Milano, Iperborea, 1998.
Drago Jančar, Aurora Boreale, Milano, Bompiani, 2008.

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