mercoledì 30 giugno 2004

Ipocrisia e politica estera americana.

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Gorge Bush, durante i lavori della NATO a Istambul, ha chiesto che la Turchia entri subito nell’Unione Europea. Ho l’impressione che Bush abbia commesso una irreparabile gaffe, che la dice lunga sull’idea che gli statunitensi hanno in merito al significato di Europa unita. Si era visto più di una volta il Presidente Bush sbagliare in modo sorprendente tono e misura in una vicenda complessa come quella dell’unificazione europea. Ma che adesso egli, estraneo a tutte le vicende europee, si immischi in una questione che non lo riguarda, è francamente inammissibile. Tra l’altro mi ricorda certe cantonate prese dal suo collega Silvio Berlusconi in occasioni analoghe. Entrambi riescono a fare delle figuracce memorabili. Ricordate quella contro l’europarlamentare tedesco Schultz? Tra l’altro, la presa di posizione di Bush, mostra una incredibile incoerenza di cui il Presidente americano non riesce a rendersi conto. Il fatto è che gli statunitensi, non riescono a digerire il fatto che l’unificazione europea rischia, ai loro occhi, di diventare un soggetto in grado di metterli in forte difficoltà su tutto lo scacchiere mondiale in tutti i settori, dall’economico al politico. Ricordate l’euro? E’ diventata una moneta forte in grado di mettere in crisi il dollaro. L’incoerenza nasce dal fatto che da una parte gli USA non vogliono riconoscere al soggetto UE il ruolo e l’importanza che a quest’ultima spettano nella politica mondiale. Dall’altro però, considerano l’UE importante e fanno di tutto per far entrare in essa la Turchia. Perché questa discordanza? Il perché è presto detto. Gli USA sanno che l’entrata immediata, o a breve tempo, della Turchia nell’Unione Europea genererebbe in quest’ultima una forte contraddizione in grado da sola a metterla in crisi. Soprattutto in questo periodo, la presenza di un paese musulmano in un’entità soprannazionale di origine cristiana, creerebbe i presupposti per una progressiva disgregazione dell’idea di Europa unita. E allora cosa fanno gli USA? Giù a lodare la Turchia che deve entrare subito nell’Unione. “Ca camma”, disse l’Avv. Degaetano. A suo tempo si vedrà. Per ora la Turchia si sta comportando bene e continui così. Intendiamoci. L’emarginazione e l’allontanamento dall’Europa della Turchia sarebbe un errore politico grave. Ma sarebbe altrettanto sbagliato precorrere i tempi di un evento politico complesso e delicato come quello dell’entrata a pieno titolo di un paese musulmano in un'Europa cristiana. La Costituzione europea per fortuna prevede che tutte le Religioni abbiano lo stesso status, con uguali diritti e doveri. Di più, la stessa Costituzione prevede che l’Unione Europea sia uno stato laico, in cui la separazione tra Stato e Chiesa sia garantita in assoluto, senza possibilità di equivoci. Da questo punto di vista l’essere la Turchia un paese musulmano non spaventa, né può creare grossi problemi, a condizione che si facciano le cose per benino e, soprattutto, con calma. La fretta in questi casi sarebbe una cattiva consigliera. In quanto all’amico Bush gli diciamo candidamente di non essere come l’elefante che vuole camminare a tutti i costi su un pavimento pieno di uova da “non rompere”. E, soprattutto, diciamo al suo amico Berlusconi, di “non rompere” con questa questione dell’entrata immediata nell’UE sia della Turchia, sia della Russia. C’è tempo. Con calma.

martedì 29 giugno 2004

Due eventi, due pesi e due misure.

Condannato un Preside per non aver impedito a uno studente a scuola di farsi uno spinello. Nessuna condanna, invece, ai contestatori della discarica che hanno bloccato il normale servizio dei trasporti ferroviari nazionale per ben cinque giorni. Incredibile. Ma veniamo alle opinioni. Giusta la sentenza della Magistratura nel caso del Preside "distratto". Pessimo il comportamento della stessa, nel caso del Prefetto “distratto”. Nei luoghi di lavoro, tutti sanno tutto, tranne il Preside che ha tra l'altro la responsabilità della salute dei giovani minorenni. Che faceva a scuola il Sig. Preside tutta la mattinata? Dunque, l'omessa attenzione e la mancanza di vigilanza attiva, che avrebbe potuto impedire il reato che attenta alla salute dei giovani, è stata giustamente sanzionata. Così impara e, soprattutto, la prossima volta starà più attento. Perché la Magistratura non ha proceduto alla stessa maniera nel caso imperdonabile dei contestatori che hanno arrecato un gravissimo danno a centinaia di migliaia di cittadini? Perché in questo caso il Sig. Prefetto di quella città non è intervenuto? Come mai il Sig. Ministro dell’Interno non ha dato disposizioni per far cessare questo grave fatto delittuoso? Come mai due pesi e due misure per un unico illecito, cioè il lasciare che si commettano misfatti che non sono perseguiti immediatamente da chi ha la responsabilità di impedirli? Misteri della Magistratura o Magistratura che è tutta un mistero?

lunedì 28 giugno 2004

Che bravi questi del centro-destra.

Il centro-destra ha perduto le elezioni amministrative. E cosa fa? Fa finta di non averle perdute. Come? Nascondendo l'informazione politica in televisione. Non permette, cioè, i dibattiti post-elettorali tra i rappresentanti dei partiti. Se nessuno ne parla, vuol dire che nessuno ha perduto! Mica stupidi, no?

domenica 27 giugno 2004

I ricatti di pochi che bloccano un’intera comunità e la mancanza di serietà di responsabili preposti al rispetto delle leggi che non si oppongono.

Da più giorni la protesta di alcune centinaia di persone imbufalite per una discarica della spazzatura blocca l’intera rete ferroviaria dei trasporti, lasciando l’intero paese nel caos più totale. Il 3 Aprile u.s. avevamo trattato la questione dicendo tra l’altro che “era giunto il momento di finirla con gli atteggiamenti di compromesso e di tolleranza che in genere si ha in Italia su molte questioni che coinvolgono la salute e la vita dei cittadini onesti di questo paese”. Avevamo detto che se si fosse ripetuta una cosa del genere, e se la società italiana fosse una società seria, allora la Polizia prima, e la Magistratura dopo, avrebbero dovuto intervenire arrestando e condannando tutti coloro i quali a diverso titolo avevao impedito il normale funzionamento della vita sociale dei cittadini, condannandoli in maniera esemplare al carcere. Invece cosa succede? Che chiunque lo desideri, si arroga il diritto di bloccare un’intero Paese per una questione marginale rispetto ai problemi di interesse nazionale. Qualcuno ha chiamato questa aberrazione del concetto di Diritto “la pattumiera del Diritto”. Noi la chiamiamo “il Diritto diventato pattumiera”. Un Diritto, cioè, che non serve a niente perché non viene rispettato da nessuno. Vero Sig. Ministro dell'Interno?

sabato 26 giugno 2004

Politica, incendi, superstizione e insuccessi dell’On. Berlusconi.

Sempre più insistentemente compaiono sui giornali nazionali indiscrezioni e notizie sui retroscena che riguardano il ruolo che svolge quotidianamente il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, su certi aspetti della vita politica di Silvio Berlusconi. L’On. Letta è persona perbene, simpatica, dai modi gentili, discreti, cardinalizi, che in una certa misura ci ricordano il personaggio manzoniano del Padre Provinciale, tutto intento a spegnere fiammiferi che avrebbero potuto produrre incendi devastanti. Siamo convinti che l’On. Letta abbia spento finora centinaia di focolai, compreso l’ultimo in cui, accortosi che a una cena post-elettorale l’On. Berlusconi era a tavola con altri dodici commensali, non ha esitato un solo istante a salvare dall’imminente “combustione superstiziosa” il suo Presidente del Consiglio invitando al desco una guardia del corpo e non essere così in tredici! Sapevamo che l’On. Berlusconi fosse un “piromane della politica”, continuamente in azione con i suoi “cerini incendiari”, pronto ad accendere “focolai informativi” a ogni piè sospinto, salvo poi dare la colpa o a giornalisti senza scrupoli, o ai comunisti dell’opposizione. Ma che adesso si scopra che è anche condizionato da credenze, è troppo! Ma come può un imprenditore di successo, moderno e disinvolto come lui, far coesistere nel suo pensiero politica e superstizione, questa proprio non l’abbiamo capita. Se l’On. Letta, con le sue arti magiche di fine suggeritore, non convince il suo Presidente a far scomparire la credenza irrazionale della scaramanzia, l’On. Berlusconi rischia di prendere un’altra “scottatura elettorale”. Dare alla cabala le colpe delle proprie insufficienze è l’anticamera della sconfitta generale. Si sbrighi a cambiare politica e sfrutti le arti magiche del suo Sottosegretario per trovare un’idea brillante e, cambiando rotta, si allontani dalle potenziali pire in procinto di essere date alle fiamme. Altrimenti sarà un colossale rogo pieno di fiammate passionali. E il centrodestra, si sa, con le lingue di fuoco non scherza.

venerdì 25 giugno 2004

Il liberalismo e l’intelligente politica del Governo Berlusconi.

A tre anni dalla vittoria delle elezioni politiche che hanno decretato il passaggio al centro-destra dell’esecutivo, in questo paese si è perseguita la politica liberale della maggioranza così come l’aveva stabilita Silvio Berlusconi nel suo famoso “contratto agli italiani”. In questi anni si è liberalizzato a fondo, moltissimo. E bene. Si sono migliorate le condizioni per realizzare vera concorrenza, si sono perseguiti, in modo rigoroso e con apposite leggi, i pessimi comportamenti monopolistici delle aziende illiberali e si sono messi in moto molti progetti per migliorare l’efficacia dello spirito concorrenziale delle Aziende in modo tale da servire meglio i cittadini. Insomma, si è realizzata la vera politica che i cittadini italiani sognavano da tanti anni. Tutto questo, com’e’ noto, lo ha detto esplicitamente e senza ambiguità, l’Autorità antitrust. Cito solo quattro casi su tutti, per giustificare la bontà della politica governativa. Le tariffe assicurative RCA sono diminuite moltissimo negli ultimi tre anni. Le Banche hanno erogato servizi con costi dei conti correnti che sono i più bassi d’Europa e, soprattutto, hanno fornito buone informazioni ai clienti investitori, tanto che molti pensionati hanno visto crescere i loro risparmi a causa dei buoni suggerimenti di investimento dei loro sudati risparmi. Naturalmente, ciò è stato possibile per l'ottimo controllo della Banca d'Italia. Tutto vero. Le bollette elettriche sono diminuite moltissimo tanto da essere uno degli indicatori privilegiati della diminuzione dell’inflazione. Pensate che sono le tariffe più basse in tutta l’Europa. Infine, le Televisioni. Qui addirittura la concorrenza è stata sviluppata al massimo. Pensate che non esiste più sul terreno concorrenziale alcun gruppo privato che ha posizione dominante nel mercato televisivo, tanto che l’Italia non ha più avuto alcuna condanna internazionale come succedeva prima con il governo Prodi. La ciliegina finale però riguarda Silvio Berlusconi che ha, subito dopo essere stato nominato Presidente del Consiglio, eliminato alla radice il suo peccato originale di conflitto di interessi. Ha venduto tutto ciò che era inerente a questo aspetto e adesso governa in tranquillità e senza affanni col beneplacito di tutti. Peccato per l’opposizione che alle ultime elezioni europee ha visto diminuire i consensi in modo rilevante perché punita dall’elettorato per avere detto sempre bugie. Ah! Dimenticavo. I tribunali che dovevano giudicare Berlusconi, Previti et Altri, hanno emesso tutti sentenze di assoluzione piena perché è stato dimostrato in modo incontrovertibile che era stata tutta una montatura della magistratura milanese. Meglio di così, si muore. Ma le cose sono andate proprio in questo modo, oppure me le sono inventate? Qualcuno dice che qualche volta, per scherzo, dico le cose al contrario. Sarà vero? Indovinate voi.

giovedì 24 giugno 2004

Questione di piedi.

Ai recenti campionati di calcio europei, le squadre italiana, spagnola e tedesca sono state eliminate al primo turno. Giusto. Hanno giocato male. Dunque, era prevedibile che finisse così. Ciò che non era stato previsto, tuttavia, sono state le polemiche sorte a proposito di questi risultati negativi. Il fatto generale è, comunque, un altro. Le tifoserie delle sedici squadre finaliste, al di là delle differenze di lingua e di cucina, hanno mostrato una sorprendente omogeneità di comportamenti in negativo, confermando che ormai l’unità europea, almeno in questo campo, è realizzata in modo assolutamente perfetta. Sputi in campo ed eccessi di collera fuori campo, recriminazioni e reciproche accuse di giocatori, allenatori, dirigenti e tifosi, cattiverie di giornalisti e commentatori sorprendentemente faziosi e di parte, tifosi violenti a tutte le latitudini. Insomma, un vero e proprio stato confusionale collettivo. Mi chiedo, perché tutto questo solo nel calcio? L’unica risposta che mi viene in mente è perché forse è una questione di piedi. A furia di tirare pedate, si impara a “tirar calci” agli altri, che non è propriamente una sana attività da educande. D’altronde, quando si vuole offendere una persona e trattarla male non si dice, con molta volgarità, sto per “prenderti a calci” nel sedere? Sport di manine, sport di signorine. Sport di piedoni, sport di cialtroni. O no?

mercoledì 23 giugno 2004

Ecco la vera ragione della sconfitta elettorale di Silvio Berlusconi.

E così il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha spiegato, una volta per tutti e in modo definitivo, il perché il suo partito, Forza Italia, è stato sconfitto alle recenti elezioni europee. I responsabili della sconfitta, ha detto, sono stati gli imbrogli che gli scrutatori e i presidenti di seggio hanno messo in atto per sottrargli ben due milioni di voti. E’ così convinto della spiegazione che ha adoperato bene la matematica. "Pensate, ha detto, che si è trattato del furto di due milioni di voti che sono stati attribuiti alla sinistra. E, ha aggiunto gongolante, due milioni a favore della sinistra più due milioni sottratti al centrodestra fanno quattro milioni, tondi tondi, tanti quanti ne ho perduto io il 12 e 13 Maggio". Confesso, che sono rimasto turbato dalla modalità esplicativa trovata dal Cavaliere. Il ragionamento, si dice in questi casi, “non fa una grinza”. Effettivamente, in matematica, la sottrazione tra due numeri relativi può dare benissimo come risultato una somma. Si scrive così: 2 000 000 - (- 2 000 000) = 2 000 000 + 2 000 000 = 4 000 000. Capperi! E io, che di matematica me ne intendo, non lo avevo capito. Come è stato possibile? In futuro dovrò meditare di più per non ripetere l’errore di non aver compreso le vere ragioni della sconfitta elettorale del partito di Berlusconi. Mi viene però un dubbio. E se invece i brogli elettorali non ci sono stati, la matematica continua a valere oppure dobbiamo costruire una nuova scienza dei numeri? Mah! Per questa giornata è troppo. Vado a prendere un caffè, così mi rilasso non pensando alla matematica.

martedì 22 giugno 2004

Politica scolastica, leggi e burle di stato.

Ormai non ci sono più dubbi. Durante la terza prova scritta dei nuovi esami di stato, sono gli stessi professori degli studenti, nominati d’ufficio membri delle commissioni di esami, che li aiutano suggerendo loro le risposte corrette. Qualcuno parla di "burla di esami" e qualcun altro afferma che la serietà di questi esami, voluti dal duo Berlinguer-Moratti, Ministri della Repubblica rispettivamente del centrosinistra e del centrodestra, è praticamente zero. Infatti, chi è quell'imbecille di professore che dopo aver promosso un mese prima, magari a pieni voti, il suo studente agli scrutini, poi lo boccia agli esami? Lo dimostrano le statistiche sui promossi: praticamente più del 97% dei candidati supera l’esame. Cosa che se fosse vera dovrebbe avere il significato di essere in presenza di un popolo di scienziati, di letterati e artisti. E allora perché nei test di ammissione alle facoltà universitarie molti degli studenti che pochi mesi prima avevano preso voti altissimi si trasformano in singolari asini dagli impietosi punteggi? Quale arcano mistero si nasconde in questa palese contraddizione? La risposta sta nel fatto che con la riforma del duo Berlinguer-Moratti è stata messa in atto una normativa che permette una gigantesca falsificazione delle performance degli studenti. In pratica i punteggi sono tutti schiacciati su valori “non normali” che evidenziano una alterazione delle capacità degli studenti. Ci pensano i professori a sottrarre alla vista le lacune degli studenti. E quei pochi docenti seri che non vogliono stare al gioco di promuovere con voti immeritati sono malvisti e spesso emarginati dagli stessi loro colleghi. Ma la cosa che maggiormente rende interessante la burla è la dichiarazione di uno dei massimi responsabili del sindacalismo scolastico confederale. Il leader della CGIL Scuola, prof. Enrico Panini, afferma che “è stato un gravissimo errore ridurre la commissione di esami di stato ai soli componenti interni. Si rischia di banalizzare l’esame finale”. Ma va? E ci volevano cinque anni per accorgersene? A quando la prossima burla legislativa, magari con il silenzio quinquennale di un altro leader della stessa CGIL?

lunedì 21 giugno 2004

La legge Bossi-Fini: una buona legge che non funziona bene.

La legge sulle quote d’immigrazione extra-comunitaria è una buona legge. E’ una delle poche leggi adeguate ai tempi che il governo Berlusconi è riuscito a produrre in quasi tre anni di legislatura. Ma come tutte le buone leggi ha qualche difetto che ne riduce l’efficacia. Mi riferisco al fatto che tra gli extra-comunitari esistono quote di lavoratori di “alta qualità” che la legge dovrebbe prevedere e che invece mette nel mucchio alla stregua di un immigrato clandestino spacciatore di droga. Vi pare possibile? Urge la novità di prevedere un adeguamento. Non tanto per creare una nuova categoria di extra-comunitari fortunati, quanto per creare delle corsie privilegiate per lavoratori ad personam. Per esempio, quando si tratta di personale altamente qualificato, come un ricercatore super specializzato o un professore universitario che viene chiamato a una cattedra dal Senato di quella Università, ecc.., sarebbe necessario che la legge prevedesse una figura ufficiale di "Assistente all’immigrazione" che suggerisse a queste persone come fare per sopravvivere in questo difficile paese. Servirebbe, soprattutto, a snellire le pratiche burocratiche. Stiamo parlando di snellimento di pratiche non di favoritismo burocratico. Ma si sa che in Italia, certe figure pratiche di lavoratori non si creeranno mai. Il sindacato non lo permetterebbe mai. Sarebbe lungo tentare di piegare il perché tutti i paesi industrializzati del mondo hanno una burocrazia snella, veloce, adeguata alle situazioni e in Italia, invece, un timbro può bloccare un progetto da un miliardo di euro. Per non parlare del discorso delle tangenti per le autorizzazioni anche per fare la carità. Tuttavia la ragione di fondo risiede nella incapacità di una classe politica di ammodernare le strutture dello Stato introducendo non solo leggi nuove, ma soprattutto mentalità nuove e più opportune. D’altronde quando gli studi di etnologia dicono a chiare lettere che l’italiano medio (non parliamo poi dell’italiano poco probabile) è “asociale, indisciplinato, né conservatore, né rivoluzionario, ma sempre fazioso, perché i rancori fraterni non si dimenticano mai” non è la sola politica a non funzionare. Non funziona quasi niente. D’altronde, Guelfi e Ghibellini non li ha inventati mica la Befana. O no?

domenica 20 giugno 2004

Costituzione europea e spirito critico.

In cosa consiste, si chiede il filosofo Emanuele Severino all’indomani dell’approvazione della Costituzione Europea, lo spirito europeo? La risposta sta nell’indovinato accostamento proposto tra “spirito europeo” e “spirito critico”. Sono d’accordo. Lo spirito critico si è manifestato, primo nel mondo, in una località dell’Europa che è la Grecia. Si è allargato, successivamente, nello stesso continente sotto forma di cultura dei popoli europei. Alla stessa maniera lo spirito europeo, che non ha nulla a che vedere con il monolitismo statunitense o il conformismo orientale, si sta manifestando, seppur tra mille difficoltà, nella straordinaria capacità di percezione dei popoli europei del ruolo svolto dalla ragione nel campo dei valori universali dell’uomo, come la libertà, la democrazia, il rispetto della dignità dell’uomo e la lotta contro tutte le tirannidi. Si tratta di elementi caratteristici della stessa matrice culturale europea, che hanno sempre costituito il centro dell’interesse dell’homo sapiens, cioè la continua ansia della ricerca della verità. E così come la verità è una cosa difficile da trovare, alla stessa maniera era da prevedere che sarebbe stato altrettanto difficile realizzare una Costituzione europea perfettamente adeguata all’ideale europeo. L’importante è essere riusciti a continuare questo formidabile progetto di unità. Sono ottimista, nonostante la presenza di tanti uccelli di malaugurio, tra i quali spicca l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Al contrario del Santo Francesco d’Assisi, di cui porta il nome, lavora sempre non per minimizzare le differenze ma per esaltare le diversità. Non per nulla l’unica idea che nessuno gli nega di avere avuto come sua è quella della comunanza di intenti tra la società che ha prodotto il terrorismo basco (una minoranza del popolo spagnolo) e la lingua sarda che, bella e straordinaria nel momento in cui la si usa come elemento di cultura e di tradizioni, diventa malvagia e criminale nel momento in cui consente la realizzazione del banditismo politico sardo volto alla difesa di una secessione sarda che ha molto in comune con quella del suo compare Umberto Bossi. Ma si sa, che i sassolini nelle scarpe, quasi sempre, non permettono di pensare se non altro che al solo interesse del piede e mai dell’intera persona. Peccato!

sabato 19 giugno 2004

Litigi e rovina vanno a braccetto.

“Basta litigi” ha detto, in estrema sintesi, il Presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. “Cercate di lavorare nell’interesse del paese”. Quasi nessuno lo ha finora ascoltato. O sono diventati tutti sordi, oppure impegnati a rovinare il paese. Meminisse juvabit.

venerdì 18 giugno 2004

Richiesta, ricatti e accordi.

La Lega Nord ha accettato di votare ai prossimi ballottaggi i candidati della Casa della Libertà. Chiede soltanto che Silvio Berlusconi accetti esplicitamente di impegnarsi, senza incertezze e ambiguità, ad approvare definitivamente il federalismo entro la fine della legislatura. A questo modo di ragionare si rileva una contraddizione logica che non è possibile non evidenziare. Si può sintetizzare in una domanda. Cosa avrebbe potuto altrimenti fare la Lega Nord se non aderire, in ogni caso, alla richiesta? Avrebbe mai potuto contrastare il centro-destra e far vincere il centro-sinistra? Dunque, da questo punto di vista la decisione del carroccio è una “non decisione” perché non avrebbe potuto decidere diversamente. Il fatto è che il partito di Bossi non è mai stato disponibile a collaborare a livello nazionale su nulla. Se adesso dà la sensazione di farlo è perché ha un suo particolare obiettivo che è quello di scardinare le strutture politico-costituzionali del paese, sperando che con un federalismo, anche annacquato, potrà in futuro intraprendere con maggiore vigore la strada della secessione. Riuscirà nel suo intento? Dipende da cosa decideranno l’UDC e AN. Solo loro, paradossalmente, possono invalidare il progetto degli uomini del carroccio. Il centrosinistra è fuori gioco. Certo che se il 5% della lega Nord, incassato alle recenti elezioni europee, è in grado di far digerire un cibo non commestibile come quello del federalismo a un governo in carica, cosa potrebbe fare Bertinotti, che ha il 6%, nei confronti della maggioranza dell’Ulivo nello schieramento del centrosinistra? Povero Prodi. Non sa cosa l’attende. I suoi sono, come si suol dire in questi casi, “cavoli amari”. Staremo a vedere.

giovedì 17 giugno 2004

Bellimbusti e cafoni: l'uno e l'altro, a quanto sembra, sono la stessa cosa.

Ieri avevamo parlato di calciatori bellimbusti super pagati e basta. Non avevamo saputo della novità. Adesso siamo costretti a cambiare giudizio e li chiamiamo semplicemente cafoni. Chi sputa in faccia ad un altro giocatore non può essere etichettato diversamente. Ma sapevamo che prima o poi sarebbe andata a finire così. Che pena!

mercoledì 16 giugno 2004

Una nazionale di calcio piena di bellimbusti e un sistema bancario che mortifica i cittadini italiani.

E' difficile trovare una ragione per parlare bene dello sport preferito dagli italiani: il calcio. Tuttavia, una motivazione era rimasta. Ci si riferisce al piacere di poter gridare goal in una manifestazione internazionale, oppure alla soddisfazione di poter assistere a delle belle partite con la squadra in grado di giocare bene le sue possibilità atletiche. Non per nulla i giocatori sono pagati molto, troppo, in misura addirittura spropositata. Dopo la prima partita agli europei contro la Danimarca, di motivi non ne sono rimasti più neanche uno. Si tratta dell'ennesima conferma di quanto questo sport in Italia non valga più la pena di seguirlo. Sapevamo degli scandali, della presenza di dirigenti incapaci, delle partite truccate, del tifo violento, dei calciatori che prendono droghe, delle società che truffano il fisco. Ma di un calcio che ci ha fatto vergognare per le inverosimili giustificazioni rese dai giocatori e dal loro commissario tecnico sulla penosa partita giocata l'altro ieri contro i danesi nessuno ne aveva avuto prima il sospetto. Ma il fatto più sgradevole è stato un altro. Candidamente, in televisione, alcuni giocatori hanno prima tentato di scaricare la responsabilità alla pessima qualità delle scarpe date loro dagli sponsor. Successivamente, hanno ammesso di non avere avuto le idee chiare su come giocare la partita. “Nessuno sapeva e, comunque, c’era molta confusione se si doveva andare avanti e attaccare, oppure ritirarsi e difendere la palla“. Come dire che si sono sentiti dei dilettanti. E allora perché un dilettante deve guadagnare addirittura più di un professionista? Misteri delle cose italiane. Ma non finisce qui, perché a questo proposito viene in mente una'nalogia curiosa che è interessante offrire alla riflessione di chi legge. Si tratta di mettere a confronto due notizie che richiamano alla mente due mondi, due concezioni della vita, ma nello stesso tempo una sola realtà: il monopolio e la super protezione dei propri interessi. Apparentemente diverse le due notizie sono accomunate da una stessa filosofia, da uno stesso quadro di prospettiva di vita e riguardano da un lato il mondo del calcio con i suoi ricchi e super pagati calciatori e dall’altra le super protette banche nazionali, dirette magistralmente dagli ineffabili Presidente e Direttore Generale dell’Associazione bancaria italiana. Dei primi abbiamo già detto. Dei secondi diciamo che quest’anno le statistiche dicono che il sistema bancario italiano è riuscito a guadagnare più degli altri anni, con un incremento netto di guadagno che ha superato le più rosee previsioni. Anche qui vi è un fatto penoso da evidenziare. Mentre il popolo dei piccoli risparmiatori si è visto letteralmente scippare i propri risparmi nei vari crack finanziari e i pensionati e i lavoratori dipendenti non sono riusciti a difendere il potere di acquisto delle loro retribuzioni, le banche si sono ingrassate e, a quanto pare, di molto. Non solo. L’Unione Europea ha minacciato una procedura di infrazione contro la Banca d’Italia, titolare dell’obbligo del controllo, perché non ha costretto le varie banche nazionali a rispettare i vincoli europei della norma sui costi dei bonifici nazionali ed esteri. Come dire che alle banche tutto è permesso. E allora perché al sistema delle banche nazionali è permesso quello che agli altri è vietato? Ma la cosa più incomprensibile è un’altra ancora. Mentre i ricchi super premiati dirigenti delle banche ingrossano il loro già sostanzioso conto corrente, “in loro aiuto” sta intervenendo il Presidente del Consiglio, il quale insiste sul fatto che è necessario ridurre le tasse soprattutto ai ricchi che posseggono un reddito elevato. A detta del premier Berlusconi, sono costoro che possono rimettere in moto la disastrata economia nazionale, il cui commercio langue proprio perché non sono più ripartiti i consumi. Di grazia, di quali consumi stiamo parlando? Del latte, del pane e dei medicinali che sono necessari alla povera gente per sopravvivere, oppure dei lussuosi superyacht che permettono meglio agli imbellettati dirigenti delle nostre banche di fare una vacanza più rilassante? Chi permetterà ai pensionati e ai disoccupati di sopravvivere? Anche qui, misteri italiani.

martedì 15 giugno 2004

Apatia e antipatia.

Dopo il voto “poco europeo” degli europei è necessario cambiare. Così non si può andare più avanti. E’ necessaria una profonda autocritica e una inversione di rotta nella politica europea, perché vi è la necessità di avvicinare più efficacemente le strutture dell’Unione ai cittadini europei. Finora non è stato così. Spettacoli come quelli che dopo un duro e faticoso negoziato si concludevano con la decisione difficile e sofferta di accettare o meno le quote latte non devono verificarsi più. E’ stato grave, molto grave non aver approvato in tempo la nuova Costituzione Europea licenziata dalla Commissione Giscard d’Estaing. I cittadini europei hanno percepito la mancata ratifica come l’ennesimo tentativo di rifare l’Europa delle Nazioni, tanto cara al centrodestra italiano e alle forze antieuropee. Da questo punto di vista, lo spagnolo Aznar e il polacco Miller che hanno impedito l'approvazione della Costituzione non hanno brillato né per intelligenza, né per senso politico se i loro elettorati li hanno puniti. Finiamola con l’Europa delle “quote latte” o della “politica verde”. Diamo l’Europa agli europei e non lasciamo agli statunitensi antieuropei il piacere di dare loro i giudizi più taglienti e disfattisti che si possano dare. Lasciamo che non vincano i giudizi antieuropei delle antipatiche lobbies americane quando affermano che “la vera novità di queste elezioni è stata l’apatia”. Per favore, con molta simpatia, riprendiamoci l’Europa.

lunedì 14 giugno 2004

Risultati elezioni europee: scarsa sensibilità dei cittadini o incapacità di parola dei politici?

In Italia hanno vinto tutti, nessuno è stato sconfitto, all’italiana. Hanno perduto solo gli avversari e tutto rimane come prima. Se un partito ha dimunito i propri suffragi di mezzo punto percentuale allora ci si affretta a dire che l'ha guadagnato l'altro partito della stessa coalizione. Chi alla fine ha in realtà perduto veramente è stata l’Europa. Ha perduto il cittadino europeo che da queste elezioni è stato scippato da una campagna elettorale che doveva essere incentrata sui temi europei, della nuova politica dell’Unione, della nuova Costituzione europea e invece si è distinta per localismo inutile e dannoso. Per chi crede nel valore di un’Unione Europea forte e coraggiosa è un motivo di delusione vedere i risultati ottenuti. Come italiano c’è un solo motivo di orgoglio: relativamente alla media europea, in Italia c’è stata un’alta percentuale di affluenza alle urne. Basta? Purtroppo no. E’ troppo poco.

domenica 13 giugno 2004

Codici di comportamento e codici penali.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo aver votato all’uscita del seggio, rompe il silenzio elettorale. Non ha importanza quello che ha detto. È grave che l’abbia fatto. In quasi 60 anni di vita repubblicana non era mai successo. Possibile che il primo cittadino italiano a non accettare le regole condivise previste dalle leggi della Repubblica sia proprio colui che ha la responsabilità di guidare il paese? Se fossi stato il suo insegnante di scuola media di Educazione Civica lo avrei interrogato e gli avrei messo una grave insufficienza per non aver studiato e appreso la lezione. Per una persona come lui che crede di essere il primo della classe non credo sarebbe stata una buona vetrina politica. La smetta di infrangere le regole e accetti di rispettare i codici di comportamento. Altrimenti, non è più una questione di codici educativi ma ... di codici penali.

sabato 12 giugno 2004

Il riscatto fantasma e il fantasma del riscatto.

E così il dott. Gino Strada di Emergency è scivolato sulla classica buccia di banana rappresentata dal falso scoop circa il pagamento del riscatto per liberare gli ostaggi italiani in Iraq. Un passo falso. Una polemica inutile. “Nessuno dovrebbe giocare sulla pelle di coloro che hanno rischiato la vita per aiutare la liberazione degli ostaggi” ha detto il Commissario Scelli. Mentre quest’ultimo distribuiva aiuti con la C.R.I. nelle pericolose città irachene di Najaf e Falluja, il dott. Strada cercava a tutti i costi di vincere la partita della liberazione degli ostaggi ed essere lui la persona che avrebbe salvato la vita dei prigionieri. Ha tentato di mediare ma non c’è riuscito. Nulla di male per una persona comune. Tutti possiamo fare fiasco e non riuscire in un lavoro difficile. Lui no, il dott. Strada non può sbagliare. Lui è il duro, l’intransigente. Lui è il Suslov della situazione: non poteva fallire e la sola idea che non sarebbe stato possibile liberare gli ostaggi col suo intervento l’ha tanto angosciato che non ce l’ha fatta. E allora è scattato il meccanismo della ripicca. Una macchia disonorevole su una carriera onorevole. A quando la candidatura con il Partito della Rifondazione Comunista?

venerdì 11 giugno 2004

A proposito dell'assegnazione di un seggio permanente alle Nazioni Unite.

Da qualche anno è ricorrente la richiesta da parte di Germania e Italia di poter disporre all'ONU di un seggio permanente. Non è chiaro se questa richiesta preveda anche il diritto di veto. A dir la verità se ne parla con discrezione, sottovoce, come se il tema fosse una cosa di cui vergognarsi. Il mondo diplomatico lo sta trattando secondo il motto “meno se ne parla e meglio è”. Desidererei essere chiaro su questa vicenda. Nessuno dei due paesi ha diritto ad avere un seggio permanente. Non ne esistono le ragioni. Tra l’altro, non se ne ravvisano né l’urgenza, né l’opportunità. Anzi. In un periodo in cui l’Unione Europea tenta di unire tutti i paesi europei in un unico grande soggetto politico, oltrechè economico, la decisione potrebbe avere effetti negativi. Sono contrarissimo al fatto che Germania e Italia aspirino a un qualcosa a cui non hanno diritto. Per favore, la smettano di insistere su questa richiesta inopportuna e fastidiosa. “Lo voglio, lo voglio” lo dicono solo i bambini.

giovedì 10 giugno 2004

Risposta alla lettera elettorale del dott. Berlusconi.

 «Egregio dott. Berlusconi,

qualche giorno fa ho ricevuto la lettera elettorale che Ella ha inviato a tutti i cittadini italiani. In essa è contenuta la richiesta di darLe il mio voto alle prossime elezioni europee. Per ragioni dovute alla stanchezza e alla fatica di un duro periodo di lavoro la mia risposta alla Sua cortese missiva sarà breve. So che Ella è un instancabile lavoratore, ma neanche io scherzo. Siamo entrambi “impiegati statali”, con la non piccola differenza che Ella frequenta salotti televisivi con aria condizionata e ville con piscine mentre io vivo quotidianamente nella polvere di una vecchia scuola che è senza marmi, velluti e damaschi, a perenne contatto con i problemi complessi e delicati di centinaia di giovani e delle loro famiglie. Famiglie che, a causa della politica del Suo governo, sono costrette a fare i salti mortali per far frequentare proficuamente ai propri figli la scuola statale. Parliamo della stessa scuola statale che Ella, insieme al Suo ineffabile Ministro della Pubblica Istruzione, state demolendo, giorno per giorno, dopo che i suoi predecessori politici di centrosinistra (ricorda l'On. Luigi Berlinguer?) ne avevano minato in modo inarrestabile le fondamenta. Da questo punto di vista entrambi gli schieramenti politici di centrodestra e di centrosinistra avete avuto la stessa brillante idea: quella di dequalificare una scuola che fino a qualche decennio fa era un gioiello del nostro paese. Complimenti per l’eccellente lavoro che siete stati in grado di realizzare insieme. Continuate così, che tra qualche decennio dalla scuola italiana saranno usciti più somari di tutti quelli che hanno visto la luce nelle campagne italiane dall’inizio dell’Unità d’Italia ad oggi. E veniamo ai problemi relativi alla lettera. Lei mi ha scritto belle parole, dicendomi che tre anni fa mi aveva inviato una analoga missiva e che adesso mi chiede, come allora, di nuovo il voto. Le confido che alle elezioni che Le hanno consentito di sedere sulla poltrona che attualmente occupa, io ho votato per il Suo raggruppamento politico. Le ragioni per le quali a quel tempo io feci quella scelta però non coincidono con quelle da Lei evidenziate nella lettera. No! Nel 2001, io votai per il centro-destra per tutt’altri motivi, dovuti in piccolissima parte alla proposta elettorale che Ella fece a suo tempo ma, soprattutto, per punire elettoralmente il centrosinistra che aveva lavorato bene solo all’inizio con il presidente Prodi, ma aveva continuato male con i suoi successori. Devo dire, peraltro, che il centrosinistra allo stato attuale credo che non abbia ancora appreso per benino la lezione. Ma questa è un'altra faccenda. Adesso il problema è diverso. In queste elezioni non devo punire nessuno. Devo solo individuare quale partito, di quale raggruppamento parlamentare, propone una politica europeista che maggiormente si sintonizza sui miei ideali di Unione Europea. Da quel po' che ho potuto capire, la informo che noi due abbiamo un’idea di Europa molto diversa. Io sono profondamente contrario a un’Europa annacquata, a un’Europa delle Nazioni, a un’Europa delle vetrine che deve rimanere solo un confine geografico. Dunque, Le anticipo che Lei non avrà il mio voto. La informo, altresì, di fare molta attenzione nei due anni rimanenti alle prossime elezioni politiche, perché è dall’inizio del Suo mandato che prendo appunti sulle leggi e sui punti del Suo programma che vengono o meno realizzati. Annoto con pignoleria da una parte del quaderno le leggi e i provvedimenti che considero intelligenti e positivi, mentre scrivo sull'altra parte quelli che mi sono sembrati sbagliati e dunque negativi per l'Italia, realizzati peraltro mediante leggi inqualificabili e inaccettabili. Ebbene, per la precisione, La informo che attualmente siamo otto a ventisette. Se la sproporzione rimarrà tale fra due anni, dopo aver fatto una somma algebrica, sarà chiaro il perché non la voterò di nuovo. Ancora è in tempo. Per favore non faccia più leggi ad personam come quella delle rogatorie internazionali che fanno pena. Mi consenta, per il Suo bene, cambi rotta. Non faccia come Totò con il suo "votantonio". Ah! Dimenticavo. Dica al Suo Ministro del Tesoro che la smetta di insistere su questa questione dell'euro responsabile di tutti i mali dell'economia italiana. Capirà che le favole possono nuocere moltissimo, soprattutto quando vengono dette da un Ministro che commette delle imperdonabili scorrettezze ai danni degli onesti lavoratori, cancellando gli effetti di una legge che prevedeva degli impegni presi in Parlamento (art.16 della legge n.448 del 2001). Concludo, informandola che per queste elezioni europee per il Suo programma e per il Suo partito non c’è né il mio apprezzamento, né il mio voto. Cordialmente.»

mercoledì 9 giugno 2004

Il ritiro dei militari dall’Iraq, il principio di non contraddizione e la piacevole sorpresa della liberazione degli ostaggi.

Su come siano andati realmente i fatti relativi alla liberazione degli ostaggi, le fonti militari sono state finora avare di informazioni. Tuttavia, se è vero come sembra che la liberazione dei tre ostaggi italiani è il frutto di un’azione congiunta di militari della coalizione, vuol dire che il contingente militare italiano è stato, direttamente o indirettamente, importante nella liberazione. Ci si chiede con molto imbarazzo se tutti i militari italiani fossero stati ritirati dal suolo iracheno precipitosamente, come ha fatto il governo spagnolo con i propri soldati e come richiesto dalle forze politiche dell’intero schieramento di sinistra, quale sarebbe stata l’efficacia dell’azione militare? Gli ostaggi sarebbero stati liberati? Probabilmente non si sarebbe potuto raggiungere lo scopo della liberazione. Il disagio diventa turbamento quando ci si chiede se anche i militari polacchi fossero stati ritirati insieme agli italiani, così come richiesto dalle stesse forze della sinistra politica italiana. Le difficoltà a liberare gli ostaggi sarebbero state fuor di misura e, dunque, più evidenti se anche i militari di altri contingenti fossero stati ritirati dal suolo iracheno. Ci si chiede, a dir il vero con molta perplessità, chi avrebbe potuto liberare a questo punto le persone rapite? E’ evidente che se gli ostaggi sono adesso liberi lo si deve anche al mancato rientro del contingente italiano che non è stato ritirato dall’Iraq. Non so come questa contraddizione di aristotelica memoria, tra il successo dell’azione militare da una parte e la richiesta del ritiro del contingente dall’altra, possa apparire agli occhi e alle orecchie dei politici di sinistra. Certo, i familiari degli ostaggi e la logica del ragionamento non avrebbero mai perdonato la fuga dal suolo iracheno di coloro che sono stati i coautori del successo. Noi continuiamo a non comprendere la irragionevole, infelice e incoerente decisione della richiesta del ritiro dei militari italiani presa dai rappresentanti di un centro-sinistra che, in questa vicenda, ci è sembrata più che una coalizione di futura maggioranza nel paese, un’armata brancaleone. Ma chi glielo ha fatto fare al triciclo di abbracciare con impaccio un’idea infausta che sta portando lo schieramento riformista di centro-sinistra in un vicolo senza uscita? E se la liberazione fosse addirittura conseguenza del nuovo clima politico che si sta instaurando in Iraq anche alla luce della nuova risoluzione dell’ONU? Che lezione trarre dalla liberazione dei nostri connazionali? Riconosciamolo: l’ammucchiata con i “rifondaroli” dell’estrema sinistra è stata un disastro.

martedì 8 giugno 2004

Profonda avversione alla politica di collaborazione.

Le cronache giornalistiche dicono che negli Stati Uniti, Venerdì prossimo, ci sarà il funerale di stato dell’ex presidente degli USA, Ronald Reagan. La notizia però è un’altra. Alle esequie ci saranno tutti. Ci sarà l’intero staff democratico, quello repubblicano, tutto l’entourage hollywoodiano e tanta gente comune, un mare di gente del popolo per essere vicino a un uomo che ha cambiato il corso della politica internazionale del mondo. Non credo che in Italia se morisse un capo politico dell’estrema destra ai suoi funerali ci andrebbero tutti. Ve lo immaginate il gruppetto costituito dai leader di Rifondazione comunista, del Partito dei comunisti italiani, del Partito dei Verdi, del “Correntone” dei Democratici di sinistra a seguire la salma di un leader politico di destra? Diciamolo francamente, in questo paese in politica si riesce solo a disprezzare con molta facilità. Ma perché in Italia è tanto difficile, se non impossibile, discutere e ragionare di politica pacatamente e trovare in particolari situazioni intese superpartes nell’interesse degli italiani? E’ una questione di cromosomi oppure un limite dei politici italiani?

lunedì 7 giugno 2004

Truffe di sinistra e truffe di destra.

"La sinistra ha truffato gli elettori", ha detto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a proposito del fatto che all’epoca della vittoria di Romano Prodi nel 1996, l’Ulivo aveva presentato una maggioranza dicendo che era sufficiente per governare senza l'apporto di Rifondazione Comunista e poi non è stato così. “Prodi - ha aggiunto il premier - è stato mandato in esilio, e ad un certo punto hanno messo Amato, un'ottima persona ma che non era stata votata dagli elettori". Vero. Le cose sono andate proprio così. Solo i citrulli mancano dell’onestà di riconoscerlo. Ma si sa che i citrulli, come gli imbecilli, sono per stessa loro ammissione gente coerente …. con la stupidità, si potrebbe aggiungere facilmente. Fin qui nulla di nuovo. Il seguito prevede una precedente dichiarazione dell’On. D’Alema dell’altro giorno il quale l’ha detta grossa. Ha affermato che “se Berlusconi perde alle elezioni europee, se ne deve andare”. Non si capisce cosa possa significare la frase “se Berlusconi perde”. Significa, forse, che deve prendere almeno l’1 % in meno delle precedenti elezioni, oppure il 2 % meno delle altre elezioni, quelle relative al Parlamento italiano, oppure il 3 % meno delle altre elezioni ancora, cioè quelle relative alle regionali? Di grazia, è possibile individuare un elemento di separazione, un numero, un coefficiente oltre il quale si perde e, entro il quale, si vince? Siamo seri. Ma l’aspetto più incomprensibile della storia è un altro. Di grazia, anche qui, perché l’On. Berlusconi, “perdendo” le elezioni europee, dovrebbe dimettersi dalla carica di Presidente del Consiglio quando questa carica non deriva dalle elezioni europee? Mistero. In effetti è difficile capire cosa sia passato per la mente dell’ex premier D’Alema. Mi chiedo che nesso ci possa mai essere tra due cariche così diverse? In matematica si dice che non si possono sommare tre cocomeri con quattro cetrioli. Perché? Perché sono grandezze eterogenee in quanto il risultato non sarebbe né sette cocomeri, né sette cetrioli. Capito? E poi, la durata della carica a primo ministro della Repubblica italiana non può certamente essere stabilita dall’On. D’Alema, ma solo e soltanto dal quadro normativo previsto dalle leggi elettorali. O no? Il fatto importante, invece, è un altro. Ed è grave. Molto grave. Significa che la sinistra a quasi tre anni dalla sconfitta, non ha ancora capito il vero motivo per cui gli italiani hanno fatto vincere Berlusconi e fatto perdere la coalizione dell’Ulivo alle ultime elezioni nazionali. Non è vero che nel 2001 ha vinto Berlusconi. Ciò può essere nascosto dal centrodestra per fini politici ed elettorali, ma il centrosinistra deve ricordare che l’elezione a premier di Berlusconi è stato il risultato della sconfitta del centrosinistra decretata con la massima chiarezza dagli italiani a causa di una politica confusa e ottusa, che è stata percepita come il più grosso errore della coalizione di sinistra. Dunque, se Berlusconi è premier lo si deve alla stupidità delle cose politiche fatte dal centrosinistra e dai suoi falsi alleati di estrema sinistra. E di queste cose stupide l’On. D’Alema, che è stato Presidente del Consiglio in quel tempo, premier non eletto come conseguenza di elezioni, dovrebbe ricordarlo. Questo discorso potrà non piacere ai sostenitori del centrosinistra ma le cose stanno così. E se si vuole essere qualcuno in politica è necessario non prendere scorciatoie per vincere in una competizione elettorale. Scorciatoie che, sembra, siano attualmente in cima ai pensieri del centrodestra. I quali di raggiri politici se ne intendono se a tutt’oggi insistono a dire che il loro programma elettorale comprendeva tutta una serie di leggi e leggine ad personam che non sono mai state scritte in nessun opuscolo elettorale. E’ necessario che ci si trovi nel cuore degli elettori. L’Ulivo e la sinistra tutta si ricordino che con le truffe ai cittadini non si va da nessuna parte. Anzi. Si perde. Opes regum, corda subditorum.

domenica 6 giugno 2004

Noi italiani che Unione Europea vogliamo?

Più si avvicina la data delle elezioni europee e più si diventa nervosi per l’assordante silenzio dei candidati sui programmi che riguardano la politica europea. Tolto qualche sito internet che presenta in maniera vaga e superficiale un elenco generico di desideri, non c’è nulla di preciso nel programma dei candidati. Qui si rischia di dare una delega in bianco a dei Signori imbellettati sui manifesti elettorali che spiccano per l’assoluto vuoto di idee. Al massimo si dà rilievo immeritato a un candidato che dichiara di essere bisessuale, oppure a una nota di colore prodotta da una lista che si richiama alla bellezza delle opere d’arte. Vi sembra serio? Ebbene, io “non ci sto”, ed è venuto il momento di parlare chiaro e di dire qualcosa di concreto sulla finalità di queste elezioni. Il Parlamento europeo dura in carica un quinquennio. Cinque anni sono molti; sono tanti. In una intera legislatura, a Bruxelles, si possono produrre mutamenti più significativi di quelli di un’intera era politica, oppure si può sciupare inutilmente del tempo per nulla di utile. Che vogliamo fare? Domanda: che tipo di Unione Europea si desidera realizzare con queste elezioni? Vogliamo parlarne? Dico subito che sono profondamente contrario a un’idea di Europa annacquata. Sono del parere che un’Europa che esista solo sulla carta, come contorno geografico, senza una politica forte, senza un esercito comune europeo e senza una Costituzione adeguata, rischia di creare un soggetto politico debole, nano, anemico, buono a nulla. Non ha senso lavorare per un’Europa delle Nazioni, per un’Europa di facciata, senza poteri reali che non siano soprannazionali. Un’Europa incapace di essere veramente unita sarebbe un tradimento degli ideali e dei valori dei grandi europeisti degli anni ’50 che hanno costruito nel tempo questo unico, splendido e non comune progetto politico di unificazione del continente. L’Europa deve consolidare e arricchire il diritto di cittadinanza nello spazio dell’Unione. Deve promuovere una politica di integrazione di tutti i cittadini, con parità di diritti e doveri, dentro uno spazio comune che sia spazio di giustizia (importantissimo il mandato di cattura europeo), di sicurezza (altrettanto importante un esercito europeo), che valorizzino l’identità e le potenzialità degli Stati intesi come macroregioni, cioè come componenti armonici dell’intera Unione. Dunque, è necessario essere chiari. Si è, o non si è, per un’Unione Europea che vada oltre l’idea di collezione di Stati? Si o no? Si è d’accordo, o no, per un’Europa che sia “Nazione”, con Stati federati, con una bandiera unica che sostituisca quella degli Stati nazionali in tutte le manifestazioni? Si è per un’Europa che abbia un solo esercito federale, che abbia un solo seggio alle Nazioni Unite, che sia governata da un solo Governo di dimensioni continentali, si o no? Ebbene, di queste scelte nessuno parla. Comincio ad essere del parere che queste elezioni saranno una presa in giro, perché né il centrodestra, né il centrosinistra ne parlano con chiarezza e precisione. Come al solito si diluisce la tornata elettorale europea con una misera, riduttiva e campanilistica contrapposizione di tipo localistico, in cui a prevalere non è il senso del generale ma il criterio del particolare. Come al solito, purtroppo, in questo paese si insiste a non essere seri. Non progredi est regredi.

sabato 5 giugno 2004

Le proteste per la visita di Bush.

Se non fosse per una ragione precisa che riguarda il ruolo svolto da una organizzazione ambigua e collaterale all'estremismo dei manifestanti, chiamata Cobas, i fatti relativi alle proteste del 4 Giugno di Roma non meriterebbero alcun interesse. Qualunque cosa si possa dire intorno a questi irresponsabili professionisti della violenza verbale e materiale, non aggiunge nulla. Ciò che è nuovo è questo attivismo all'insegna degli slogan pesanti, inneggianti ai caduti di Nassirija. Che una organizzazione che ha pretese di rappresentare sindacalmente i lavoratori non riesca a fare differenza tra un confronto sindacale sui temi del lavoro e una manifestazione di violenza contro il rappresentante del paese che ha liberato l'Italia dalla dittatura fascista nel ’45 mi rende sospettoso. Ho sempre provato diffidenza per i sindacalisti estremisti di sinistra. Ma questi Cobas, più che di sinistra mi sembrano sinistri.

venerdì 4 giugno 2004

Era stato detto.

Il Presidente della Commissione europea Romano Prodi, intervistato da un giornalista, ha affermato che in caso di sconfitta di Berlusconi alle elezioni europee le dimissioni del governo non hanno ragione di esistere, perché sono elezioni europee e non nazionali. Mi fa piacere ricevere la conferma di quanto ho asserito su questa pagina web il giorno 23.5.04 nel quale ho affermato: “Dico senza esitazione che comunque andrà a finire la prossima consultazione europea queste elezioni non avranno e non dovranno avere alcuna rilevanza sulla tenuta del Governo. La ragione è che non sono queste le elezioni per il rinnovo del Parlamento Italiano. Quelle sono ancora da venire”. Provo soddisfazione nel prendere atto che il diretto interessato, leader del centrosinistra, lo abbia riconosciuto esplicitamente. Ho sempre sostenuto che a essere corretti e onesti ci si guadagna sempre, almeno in stima e considerazione. Al contrario, gli inattendibili, specie quando si sentono superiori a tutto, prima o poi perdono e pagano di persona, magari passando all’opposizione. E il passaggio dal governo all’opposizione non è sempre indolore.

giovedì 3 giugno 2004

Finalmente tutta la verità, nient’altro che la verità.

Dice il Corriere della Sera di oggi, a pag. 18, che “Sofri e Bompressi liberi e si saprà la verità sull’omicidio Calabresi”. La dichiarazione è di Erri De Luca. Intervistato, il Sig. De Luca ha detto: “Intendevo semplicemente dire e ritengo di aver detto che la liberazione di Sofri e Bompressi è la condizione necessaria, magari non sufficiente ma certamente necessaria, per sapere finalmente tutta la verità sull’omicidio Calabresi”.
E bravo il nostro scrittore De Luca. Dunque, siamo alla fine della sceneggiata: il ricatto è la condizione per conoscere la verità. A noi non sorprende: l’abbiamo sempre saputo che di ricatti questa gente se ne intende.

mercoledì 2 giugno 2004

Mike Bongiorno e certa critica cialtrona.

Dopo il concerto per festeggiare il compleanno della Repubblica, al ricevimento serale le cronache dicono che Mike Bongiorno si sia commosso per le parole del Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Un quotidiano nazionale nelle sue pagine interne ha scritto che “per fortuna sono state le sole lacrime della serata”. Non so cos’abbia detto al presentatore il Presidente della Repubblica per farlo commuovere ma sono convinto che quelle lacrime siano state autentiche e piene di emozioni. Non so perché la meschinità del giornalista lo abbia spinto a scrivere quella infelice frase. Non è la prima volta che si tenta di deridere Mike Bongiorno. Anzi. E’ sempre stato uno sport nazionale, ed è una vita che sento dire a molti presuntuosi e vuoti pseudointellettuali che Mike Bongiorno è ignorante. E’ probabile che sia così. Ma il problema non è questo. La verità è che il Sig. Bongiorno è sempre stato un uomo intellettualmente corretto. Chi lo ha denigrato è un uomo intellettualmente scorretto. Forse, è anche corrotto ... dall’invidia

martedì 1 giugno 2004

Montezemolo e il cumulo delle cariche.

Quando abbiamo saputo che il Presidente della Ferrari è stato eletto Presidente della Confindustria molti di noi abbiamo avuto qualche perplessità. Per forza di cose, due cariche sono molto più impegnative di una. Non che il neoeletto non è all’altezza di governare la prestigiosa istituzione, ma che avremmo preferito che rimanesse coinvolto a pieno tempo alla sola Ferrari. Squadra che vince non si cambia. I successi della scuderia di Maranello si possono addebitare per buona parte alla continuità e alla regolare attenzione che Montezemolo ha sempre dedicato a questo prestigioso gioiello dell’industria italiana. Dunque, a malincuore, avevamo accettato lo sdoppiamento, convinti che sarebbe stato meglio se avessero eletto qualcun altro alla carica di Presidente della Confindustria. Ieri il panico. Gli organi di informazione ci hanno informato che Montezemolo è stato nominato dalla famiglia Agnelli a Presidente della Fiat. Sconcerto e meraviglia sono state le reazioni del popolo della Ferrari e degli italiani. Come farà adesso a reggere le sorti non di due, ma di ben tre complesse, importanti e faticose organizzazioni come quelle in cui si ritrova Presidente? Ce la farà? Sarebbe stato bello se fosse stato possibile creare tre Montezemoli: uno per la Ferrari, uno per la Confindustria e uno per la Fiat. Mi permetto di dare un modesto consiglio al nuovo Presidente della Fiat. Per migliorare i risultati dell’Azienda automobilistica di Torino punti decisamente sulla qualità delle autovetture. E’ quello il tallone di Achille della Fiat. Dieci anni fa ho comprato una macchina dell’azienda torinese. In dieci anni i difetti di questa autovettura sono stati circa dieci al quadrato, ovvero cento! Ho tratto un’immagine terribilmente negativa di questo fatto. L’ho considerata una sciagura per le mie tasche e per la quantità di tempo che ho dovuto sprecare per inseguire meccanici, carrozzieri, elettrauto, gommisti, carburatoristi e chi più ne ha più ne metta. Non comprerò mai più una macchina della famiglia Agnelli in tutta la mia vita. Questi Signori della Fiat, più che "capitani d’industria" mi sono sembrati "dilettanti d’industria".

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