martedì 22 giugno 2004

Politica scolastica, leggi e burle di stato.

Ormai non ci sono più dubbi. Durante la terza prova scritta dei nuovi esami di stato, sono gli stessi professori degli studenti, nominati d’ufficio membri delle commissioni di esami, che li aiutano suggerendo loro le risposte corrette. Qualcuno parla di "burla di esami" e qualcun altro afferma che la serietà di questi esami, voluti dal duo Berlinguer-Moratti, Ministri della Repubblica rispettivamente del centrosinistra e del centrodestra, è praticamente zero. Infatti, chi è quell'imbecille di professore che dopo aver promosso un mese prima, magari a pieni voti, il suo studente agli scrutini, poi lo boccia agli esami? Lo dimostrano le statistiche sui promossi: praticamente più del 97% dei candidati supera l’esame. Cosa che se fosse vera dovrebbe avere il significato di essere in presenza di un popolo di scienziati, di letterati e artisti. E allora perché nei test di ammissione alle facoltà universitarie molti degli studenti che pochi mesi prima avevano preso voti altissimi si trasformano in singolari asini dagli impietosi punteggi? Quale arcano mistero si nasconde in questa palese contraddizione? La risposta sta nel fatto che con la riforma del duo Berlinguer-Moratti è stata messa in atto una normativa che permette una gigantesca falsificazione delle performance degli studenti. In pratica i punteggi sono tutti schiacciati su valori “non normali” che evidenziano una alterazione delle capacità degli studenti. Ci pensano i professori a sottrarre alla vista le lacune degli studenti. E quei pochi docenti seri che non vogliono stare al gioco di promuovere con voti immeritati sono malvisti e spesso emarginati dagli stessi loro colleghi. Ma la cosa che maggiormente rende interessante la burla è la dichiarazione di uno dei massimi responsabili del sindacalismo scolastico confederale. Il leader della CGIL Scuola, prof. Enrico Panini, afferma che “è stato un gravissimo errore ridurre la commissione di esami di stato ai soli componenti interni. Si rischia di banalizzare l’esame finale”. Ma va? E ci volevano cinque anni per accorgersene? A quando la prossima burla legislativa, magari con il silenzio quinquennale di un altro leader della stessa CGIL?

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