mercoledì 14 aprile 2010

Il mio ventiquattresimo viaggio nell’UE: Bratislava.

Bratislava (14 Aprile - 18 Aprile 2010)

Questo diario di viaggio avrebbe dovuto essere, almeno nella sola parte conclusiva, diverso da come avevo immaginato che fosse. Sfortunatamente, motivi di causa maggiore e indipendenti dalla mia volontà lo hanno mutato profondamente nella sua parte finale. Spiegherò tutto al momento opportuno. In questa premessa mi interessa introdurre il viaggio e le sue valenze culturali e di scoperta. Si tratta del mio ventiquattresimo viaggio nelle capitali dell'UE. Siamo praticamente a -3 per la conclusione dell'intero progetto relativo alla visita di tutte le capitali dell'Unione Europea. La prossima tappa sarà Vilnius in Lituania.
Il viaggio, dal 14 aprile al 18 Aprile 2010, mi ha portato nella bella Bratislava, ex Presburgo, capitale della Repubblica della Slovacchia. Ricorderò per tutta la vita questa tappa del mio itinerario di visita alle capitali europee per un inverosimile viaggio di rientro a casa. A questo proposito mi permetto di informare il lettore che la descrizione dei fatti relativi a tutte le mie visite nelle città dell'UE, e in particolare a questa, è presentata in modo conforme alla realtà. Non penso che in generale si possa parlare di diario di viaggio "oggettivo", per il semplice motivo che di oggettivo nella nostra vita non c'è quasi nulla, ma per quel che mi riguarda, in questo specifico settore del resoconto dei miei viaggi, poco ci manca. Con questa modalità di spiegazione, che io definisco "conforme alla realtà", intendo una descrizione degli eventi che non altera i fatti, a costo di esprimere eventi e situazioni che sfiorano la banalità. Dunque, chi legge queste impressioni di viaggio sappia che tutto ciò che viene descritto qui e negli altri resoconti, sia con il testo sia con le foto, è realmente accaduto così come appare descritto nel resoconto. Alterare la realtà per amplificare eventi svolti in maniera povera o essenziale non fa parte del mio costume.Eccoci dunque al viaggio vero e proprio. Sono le 14.00, del 14 aprile 2010 quando, all’aeroporto di Roma Ciampino, varco la soglia della zona partenze. Il volo è previsto per le 16.20 ed io, per la prima volta, mi trovo in questa aerostazione, denominata col codice (CIA), per volare verso una ennesima destinazione europea. In verità, tutti i miei viaggi hanno previsto la partenza dall’aeroporto di Roma Fiumicino (FCO) piuttosto che da Roma Ciampino e questa è una delle tante novità di questo viaggio che mi accingo a ricordare agli amici che mi seguono in questo progetto bellissimo e straordinario di visita alle 27 capitali dell’Unione Europea. Questa ventiquattresima escursione o assalto alle "vette" del continente europeo, ha come finalità la conoscenza dell'altra metà dell'ex Cecoslovacchia, cioè dell'attuale Repubblica della Slovakia, o meglio Slovensko o Slovenska Republika, che è il nome ufficiale dello Stato slovacco. Perché città intese come vette? Ogni viaggio, credetemi, è una scalata, dalla più semplice alla più complessa, come quest'ultima relativa alla visita alla bella città danubiana. E le scalate, com'è noto, comportano fatica e impegno ma anche soddisfazioni. Che si tratta di scalate c'è da dire che lo confermano le difficoltà di tutti i tipi incontrate nei miei viaggi. In particolare, difficoltà che oserei definire barriere, soprattutto di tipo linguistico, legate non solo alla comunicazione uno a uno, o uno a molti, ma addirittura anche con i nomi dei paesi. Basta pensare al fatto che esistono due sostantivi come Slovensko e Slovakia per lo stesso nome della nazione slovacca che possono ingenerare confusione nei non indigeni.All'aeroporto di Roma Ciampino mi aspetta un aereo Ryanair, volo FR9822, prenotato in internet con numero di riferimento Z5CDFL partenza alle 16.30 per Bratislava (BTS) e arrivo alle ore 18.15. Il volo di ritorno l'ho prenotato con lo stesso sistema, ed è da Bratislava (BTS) a Roma Ciampino (CIA) il 16 aprile 2010, alle ore 18.40 ora locale, col volo FR9823 e arrivo a Roma alle ore 20.25 se non ci saranno "avversità". Conoscendo la puntualità dei voli Ryanair sono convinto che la dinamica compagnia irlandese manterrà gli impegni, non foss'altro che per la durata del viaggio che è limitata ad appena due notti e tre giorni scarsi. Il viaggio di andata e ritorno mi costa 47,98 € più altre 10,00 € di prenotazione on-line, che è una tariffa convenientissima. Eccomi fotografato sopra nel piazzale di Roma Ciampino. Il volo è gradevole e senza problemi. I due steward e l'unica hostess mostrano un alto profilo professionale. Si muovono con precisione e professionalità, oltre che con sicurezza. Arriviamo a destinazione in anticipo di qualche decina di minuti. Una bella soddisfazione per la capace compagnia aerea. All'aeroporto Milan Rastislav Štefánik di Bratislava, qui chiamato letisko A.M.Stefanka, mi attende un pulmino che mi porterà in centro. Il pulmino (shuttle) l'ho prenotato attraverso internet al prezzo di 7,00 € e mi permette di non utilizzate i taxi che, com'è noto, sono molto costosi a tutte le latitudini.All’uscita dell’aeroporto trovo un signore con occhiali neri opachi e cravattino alla Clint Eastwood, il quale con un cartello che espone il mio nome e cognome mi sta aspettando appoggiato a un'auto. Pochi secondi dopo mi trovo in una lussuosa mercedes nera come se fossi un ricco finanziere americano che sfreccia nella superstrada "aeroporto-centro città" della gradevole capitale slovacca. Chiedo se non si è sbagliato a farmi viaggiare in auto e mi risponde che questo fa parte del servizio prenotato, chiedendomi subito dopo copia della ricevuta che ho stampato in internet (voucher) per avere conferma che il vero destinatario del suo macchinone da film di agente 007 fossi proprio io. Evidentemente, essendo il solo passeggero, la direzione dell’azienda ha preferito inviare una macchina piuttosto che un intero pulmino. Il conducente fila via con sicurezza senza fiatare ed io ho l’opportunità di osservare il paesaggio che sfila davanti a me mostrandomi strade ed edifici. Sapete, non mi va di parlare con i tassisti sui mezzi di trasporto. A parte il fatto che non abbiamo una lingua comune con la quale veicolare le informazioni, i discorsi con i tassisti sono sempre gli stessi, e cioè ti vogliono sempre convincere che se vai a quell'indirizzo suggerito troverai ottimi casinò per giocare e donnine facili. Ora, premesso che a me non interessano nè l'uno nè le altre, in ogni caso di informazioni con sconosciuti non mi fido mai. Ci mancherebbe altro che andassi a sprecare le mie poche ore di permanenza nella bella città danubiana a giocare a carte o a essere intrattenuto da intrattenitrici dai costumi facili, quando le cose belle della città (attrattive architettoniche, musei, teatri, sale musicali, luoghi caratteristici, piazze e chiese particolari, etc...) stanno là ad aspettarmi! Lungo la strada vedo tanti capannoni, uno di seguito all’altro, molte gru in azione in grandi aree in costruzione e i più famosi marchi di imprese europee in bella mostra a farsi pubblicità. Tra tutte spicca il marchio Ikea che è onnipresente ovunque in Europa. Dopo pochi minuti l’Ispettore Clint mi fa scendere davanti all'albergo. Devo dire che come efficienza qui a Bratislava non scherzano.In pochi minuti sono arrivato a destinazione. Sono arrivato piacevolmente in camera con una buona mezzoretta in anticipo sull’orario previsto, il che - per me che ho poco tempo a disposizione per visitare la città - non è male. Alla Reception ci sono due giovani ragazze molto professionali che mi intrattengono nei convenevoli di rito: compilazione del modulo anagrafico, richiesta di registrazione della carta di credito, etc. L’albergo si chiama Ibis Bratislava Centrum in Zamocka 38 situato a N48° 8' 36.97" E17° 6' 1.23". L'hotel è un buon albergo nel rapporto "prezzo-posizione-servizi". E' una struttura ricettiva che ha una ottima posizione. In pratica si ha il controllo di tutte le direzioni della città per la presenza di molte linee di autobus che seguono le principali direttrici attraverso la fermata strategica di Hodzovo namestie. Ci si trova a pochi passi dalla Cattedrale di S. Martino e, quindi, del centro storico e vicinissimi al Castello. A fianco dell'albergo c'è anche un museo ebraico interessante.A proposito della prenotazione della camera la prassi che in genere seguo è quella che mi vede inviare sempre alla direzione dell’albergo una mail attraverso la quale ogni volta faccio delle richieste specifiche di tipo personale. In questo caso avevo scritto, nel mio inglese scolastico, il seguente messaggio: “My name is Vincenzo Calabro. I've made a booking reservation from the 14th of April 2010 to the16th of April 2010, for two nights in your hotel. The booking reservation number is: E16-OD5B. I'll arrive on Wednsday evening. I'd like to have a room in the middle floors that overlooks to the castle and mainly I'd like to have a tough pillow. Thanks in advance. Yours sincerely blab la bla”. Sapete, alla mia non più giovanissima età, ho qualche problema da risolvere quando cambio letto. Cuscino e materasso sono i miei talloni di Achille. Dunque, ho inviato il testo. A stretto giro di posta ... elettronica mi risponde la Sig.ra Katarina Mickova che mi dice: “Dear Mr. Calabro, Our hotel is just under the castle, due to this reason you can not see the castle from the middle floor, you can see some part (castle walls) from 5. floor (the highest floor). I can offer you nice view to the Bratislava city.It is best viewved from 4. floor. About pillows I have put remark for housekeeping. With kind regards, Katarina Mickova”.Alla reception la signorina che mi accoglie mi assegna la camera 406 che gode delle caratteristiche da me richieste in precedenza per posta elettronica.Salgo in camera, dalla quale peraltro si vede un'ottima vista panoramica della città e osservo un po' ciò che vedo dalla finestra. La camera da me occupata è una bella camera, sebbene non molto spaziosa, con vista sulla via Kapucinska. Mi lavo in fretta e subito dopo sono in strada per gustare i primi minuti della mia nuova destinazione. Questo è un classico dei miei viaggi. Assaporare subito la novità della “prima volta” non ha prezzo.In strada fa freddo. Ci saranno non più di sei-sette gradi celsius di temperatura. Ancora non piove ma io sono attrezzato. Ho sciarpa invernale, cappuccio, passamontagna e borsello a tracolla e mi incammino subito verso la città vecchia. La prima curiosità che devo soddisfare è come possa apparirmi nella realtà il grande viale Staromestska visto dal cavalcavia che gli passa sopra. Com'è noto la via Staromestska è un asse viario che taglia in due l'intero centro città, in un ovest con il castello e in un est con la città vecchia. La parte storica della città si trova ad est percorrendo la strada nel senso sud-nord. Avevo in precedenza osservato su youtube un video girato da qualche giovane indigeno in cui si vede percorere la Staromestska su un’autovettura che si muove nel tratto Aupark-Novy Most-Hodzovo mamestie fino in centro. Questo video mi aveva permesso di farmi un'idea abbastanza adeguata della cinta muraria della parte occidentale della città vecchia a ridosso della Cattedrale di S. Martino, ma adesso quello che vedevo direttamente con i miei occhi e in modo straordinariamente reale era tutta un'altra cosa. Ecco nella foto come appare questo tratto di strada. Confrontatela col video e vi accorgerete che sono identici ma da quassù il panorama è veramente bello. Dunque, tutto bene. E' come me l'ero immaginato. Si vedono benissimo le poche mura vecchie della città rimaste in piedi. Peccato che il regime comunista slovacco per fare il ponte nuovo sul Danubio abbia demolito parte delle costruzioni più antiche e belle ancora presenti nell'area urbana. Si vedono benissimo sullo fondo sia il Ponte Nuovo (Novy Most), sia l’edificio del Bratislava Shopping Center Aupark. Bellissima foto questa che ho scattato.Alla fine del ponte sulla Staromestka c'è un edificio basso sulle cui pareti ci sono due bandiere: una dell’Italia e l'altra dell’Unione Europea. Incuriosito del motivo perché ci fosse il tricolore ho notato una targa con su scritto "Centro Culturale Italiano" nel quale ho notato, attraverso i vetri, un’aula in cui si faceva lezione, suppongo, di italiano alla presenza di una decina di studenti. Continuando a camminare lentamente mi chiedevo quando dalla Kapucinska che stavo percorrendo in quel momento avrei incontrato la Ulica Sedlarska che mi avrebbe permesso, svoltando a destra, di dirigermi nella parte vecchia della città.Non sapevo che c'erano delle scale da scendere e, dunque, aspettavo di vedere una strada sulla destra che permettesse di imboccare il centro storico. Ma intanto dal cavalcavia, dal quale non mi staccavo di guardare lo spettacolo della Cattedrale Dom sv. Martina e dell'UFO, come lo chiamano molti, la struttura in verticale sovrastante il ponte sulla riva destra del Danubio che sembra un veicolo spaziale extraterrestre, le nuvole cominciavano a diventare sempre più scure e minacciose. Il tempo stava voltando al peggio. Nubi scure, dense di pioggia si stavano avvicinando pericolosamente sopra di me. Con incoscienza non mi sono preoccupato, tanto ero interessato al panorama intorno a me.Stavo guardando la lunga serie di binari che percorrevano completamente la strada davanti a me affascinato dalla bellezza della strada. La bella via Kapucinska, con i suoi binari del tram, continua ancora diritta verso Hurbanovo namestie prima e namestie SNP dopo, ma subito a pochi passi, improvvisamente sulla destra, ho avvistato la scalinata che porta alla Sedlarska. Felice della conferma scendo gli scalini e sono nel centro storico.Cosa dire se non che si prova una bellissima sensazione di libertà e di grande curiosità? Incurante della pioggia che stava arrivando mi incammino svoltando subito a sinistra nella conosciutissima Bastova Ulica, cioè la strada più stretta di Bratislava. La percorro tutta fino in fondo dove trovo la Michalska, cioè la strada che porta a sinistra alla porta più famosa della città vecchia e a destra nella Staromestské námestie, cioè Piazza Vecchia di Bratislava. Da qui faccio un primo giro di ricognizione delle strade della vecchia Bratislava. Fa freddo, ma io non lo sento perché sono un po' eccitato ed anche emozionato nell'affrontare questi miei primi passi nella bella città danubiana. Si vede poca gente in giro e così affronto le strade e le piazza più conosciute. Dopo un po' qualche gocciolina di pioggia fa capolino. Sono senza ombrello. Nella fretta di uscire l'ho lasciato in camera. Così ritorno sui miei passi e rientro in albergo. Un vecchio proverbio del mio paese dice che: "chi non ha testa deve avere gambe" nel senso che chi non ha memoria e dimentica facilmente deve ritornare sui suoi passi per prendere ciò che ha dimenticato. Una volta in camera sistemo le cose in modo più ordinato, mi dò una nuova rinfrescatina, questa volta più adeguata di quella di prima, prendo l'ombrello e vado di nuovo in strada per la cena. Adesso può piovere quanto vuole. Non metto in pancia nulla da mezzodì.Ho pranzato a casa in modo leggero: una minestrina di patate e carote, un po' di provola sfoglia, una fettina di pane di Caserta bianco e un po' di fragole bagnate con aperol e zucchero. Poi nulla. Dunque, la fame mi fa affrettare il passo. Mi aspetta un ristorantino chiamato Prašná Bašta. Il primo pasto che consumo in un ristorante della città dove sono appena arrivato è sempre un pasto caratteristico che prevede un menù del luogo, i cui piatti siano espressione della cucina indigena. Mi piace sempre apprezzare la pietanza che esprimono, in una sintesi enogastronomica, tutte le virtù del paese in cui mi trovo. Ho avuto più volte l'occasione di parlare dell'importanza che attribuisco alla cucina e alle pietanze del luogo, in quanto io vi vedo una espressione della cultura e del modo di essere di un popolo e di una nazione. Non c'è niente di più genuino che apprezzare le pietanze caratteristiche del posto. Per me è un elemento importante dei miei viaggi. Il ristorante si presenta come una tipica trattoria dei paesi centro-europei. L'entrata mi ricorda le osterie dei paesi alpini. E questo mi incoraggia nella sensazione che mangerò con gusto. Entro nel locale e chiedo un tavolo. Non c'e posto e il cameriere mi invita, se voglio, a sedermi al bancone dove potrò ordinare e mangiare tutto quello che desidero. In mancanza d'altro mi accontento e ordino subito. Come antipasto una cibulacka ovvero una zuppa di cipolle, per primo i bryndzove halusky al formaggio di pecora e per secondo una telaci wiener snitzel con contorno di varene zemyaky ovvero patate lesse con tre calici da 100 cc di vino rosso di tre marche differenti e un bicchiere d’acqua.Il cibo è eccellente e il cameriere che parlava italiano benissimo si è mostrato molto disponibile e simpatico. Mi ha raccontato un po' della sua esperienza professionale maturata a Milano. Sono uscito dal ristorante veramente soddisfatto. Una passeggiata per smaltire gli eccessi del pasto e in albergo subito dopo a riposare. Piove e con l'ombrello faccio un giro tra le strade della città vecchia. L’indomani mi aspetta la parte più faticosa ma più affascinante del viaggio. In albergo prima di andare a letto vedo il canale della BBC world che informa i sudditi di Sua Maestà Britannica che un anonimo vulcano islandese sta eruttando polvere vulcanica che si sta dirigendo sulle isole britanniche. Sembra che siano a rischio i voli delle compagnie irlandesi e britanniche. Non ci faccio molto caso e un buon sonno ristoratore è quello che mi aspetto con una buona dormita.La mattina faccio colazione in albergo (nella foto sono nel ristorante dell'Ibis) con un signore nord-irlandese Sean MacMahon che parla correttamente otto lingue. Incredibile! Parla l'italiano così bene che sono rimasto di stucco. Un vero portento delle lingue. L'unica cosa un po' strana e originale che noto nel suo modo di parlare è che ha uno strano accento calabrese che mi disorienta un po'. Per discrezione non gli chiedo il perchè e conversiamo piacevolmente sulle ragioni della nostra presenza nella bella capitale slovacca. La colazione è ottima: due mini cornetti alla francese, due panini sui quali spalmo un po' di burro e marmellata di prugne, un bicchiere di latte caldo addolcito con un cucchiaio di miele e un caffè macchiato con latte caldo mi mettono l'allegria adatta per affrontare la mattinata che prevedo, sin da ora, impegnativa per le tante cose che devo vedere.Alla fine esco per la mia passeggiata mattutina. Piove e con l'ombrello vado in giro. Ho un piano, che è quello di trascorrere la mattinata nella parte nord della città ed ho in mente di visitare alcuni elementi importanti del quadrante settentrionale della città quali Hodzovo namestie, Grassalkovichov palac, la Ulica Ohchodna e poi spostarmi alla Hlavè Stanica, cioè alla stazione centrale. Compro il biglietto turistico valevole per 24 ore alle macchinette gialle vicino alla fermata dell'albergo con molte monete che ho portato dall'Italia. La fermata dei bus si chiama di Zochova. Il biglietto per un intero giorno per i turisti costa 3,50 euro e mi permetterà di viaggiare su tutti i mezzi pubblici senza limitazioni di orario, nè di zona. Qui c'è il link al sito web dell'azienda trasporti di Bratislava per maggiori informazioniwww.imhd.sk. Prendo l'autobus 93 che mi porta alla stazione. Qui visito l'interno dove mi fermo per qualche oretta ad osservare la gente.All'ora di pranzo mi sposto allo slovenska restauracia in Hviezdoslavovo namestie, al n.20. Le guide di viaggio prevedono in questo ristorante indigeno delle pietanze veramente caratteristiche della cucina slovacca. Alle 13.00 sono sul posto. ll menù di oggi prevede una zuppa di gnocchi con formaggio. Veramente gustosa. Per secondo ho ordinato un gulash di trippa alla slovacca immersa in un sughetto a base di un tris di peperoni di colori italianissimi ma di sapore tipicamente slovacco. Il piatto, non certo leggero, conteneva anche una eccellente salsina con funghi accompagnata da riso stufato che ne ha smorzato un po' la pesantezza.Pane bianco e scuro slovacco con un bel bicchiere di birra slovacca hanno completato il pasto. Nelle foto si vedono la saletta del ristorante e la zuppa bianca, mentre a seguire ci sono due altre foto della piazza Hviezdoslavovo in cui si trova il ristorante. E' una bella e spaziosa piazza in cui è molto piacevole passeggiarvi: dà un senso di serenità e di quiete.Il tempo ha continuato a piovere ed io ho deciso di fare una passeggiata sotto la pioggia per smaltire un po' la pesantezza del pasto. Mi sono diretto al Duomo di S. Martino chiamato Dom sv. Martina che si trova lungo la cinta muraria interna a fianco della Staromestka. Ho pagato il biglietto per la visita che ha previsto anche un giretto nella cripta sotterranea.Dall'esterno non sembra ma il Duomo è grande. E' una costruzione massiccia che si fa ammirare. Ha il campanile alto 85 metri ed ha in cima una copia dorata della corona di S. Stefano.Per completare la visita a questa parte della bella Bratislava ho effettuato un giretto vicino alle mura dal retro della cattedrale di S. Martino che è il solo pezzo di muro originale rimasto in piedi dai secoli passati. In fondo alle due foto c'è la via Staromestska che stavolta ho fotografato dal lato est.
Eccomi nella foto lungo il Dunaj (come chiamano qui il Danubio) in Razubovo nabr. con alle spalle un magnifico sfondo comprendente l'Aupark, il Ponte Nuovo e il bel Dunaj. A destra, tra una schiarita e l'altra, il cartello indicatore della temperatura (8°C) e in fondo la Slovenska Narodna Galeire.Qui ci sono l'entrata principale della magnifica e bellissima Slovenska Narodna Galeire e il Castello, ovvero Hrad visto dalla fermata del tram in Razusovo nabr. Nonostante una fitta e fastidiosa pioggerellina lo spettacolo di Bratislava antica è superbo. Sembra il paesaggio di una fiaba: incredibile e piacevole.Quando ho visto per la prima volta la piantina della città ho compreso che la Staromestska fosse percorribile anche ai pedoni. Errore. In quella strada viaggiano pericolosi fuoristrada a 150 km/h e si rischierebbe la vita a fare solo 10 metri. Come è facile sbagliare con le piantine. Le mappe su carta sono tutte mappe bidimensionali. In pratica, queste mappe eliminano la tridimensionalità e fanno apparire l'orografia di una zona senza asperità e senza altitudine. Mi ricordano un po' il libro Flatlandia che descrive la vita di esseri extraterrestri, chiamati "superficiani", costretti a vivere sulla superficie della Terra senza altezza, mancando della terza dimensione.La Staromeska e a destra la scalinata che porta sulla Kapuscinska.
Dopo un riposino in hotel, a pomeriggio inoltrato o, meglio, sul far della sera, sono uscito in strada, sempre sotto una fastidiosa pioggia questa volta accompagnata da folate di vento, a fare un altro giro turistico per la città. Visto il freddo che faceva avevo avvertio il desiderio di qualche dolcino di cioccolato. Da Svet cocolady in Panska 4 ho assaggiato delle pralinsky cocoladove e delle staroceske susienky sentendomi subito meglio. Come seconda meta la Chiesa dei Santi Apostoli, Kostol Ursulinok, per una visita lampo. Credevo che in pochi minuti l'avrei visitata. Non è stato così per diversi motivi. In primo luogo, stranamente, ho trovato che era finita una funzione religiosa con la partecipazione di una seguitissima assemblea di fedeli. Alcuni di questi stavano uscendo. Strano. In questi paesi non mi risulta che ci sia tanta frequentazione di messe feriali pomeridiane. In secondo luogo l'atmosfera dentro la chiesa era di una totale partecipazione e di un forte senso di spiritualità. Anche qui è inusuale che in un paese ex-comunista ci sia una tale intensità nella partecipazione. Nonostante la messa fosse finita molti fedeli sono rimasti in chiesa per parecchio tempo in raccoglimento. Ma quello che mi ha colpito di più è stata l'intensità della meditazione della gente. Molto sentita. Essendo la chiesa riscaldata probabilmente il calduccio faceva piacere in una giornata fredda e piovosa. Fuori c'erano sette gradi e il freddo era pungente. Dopo una mezzoretta mi sono deciso ad uscire. Avevo notato all'ingresso alcuni uomini che chiedevano l'elemosina e non ci avevo fatto caso. All'uscita ho visto anche una giovane donna, sotto la pioggia con una carrozzina vicino a lei. Era intirizzita e aveva un foglio di carta appeso al collo dentro una busta di plastica per non bagnarlo in cui c'era scritto in slovacco qualcosa che io non ho capito. Stavo per andarmene quando ho incrociato i suoi occhi che non pietivano ma davano il senso della totale rassegnazione dipinto sul volto della donna. Colpito da questo sguardo sono ritornato indietro e ho guardato nella carrozzina che prima avevo pensato ci fossero solo dei panni. Invece c'era un bambino piccolo. A quel punto mi sono avvicinato a lei e le ho fatto capire che avevo intensione di darle delle monete, tutte le monete che avevo. Senza guardarla in viso mi sono allontanato da lei velocemente. Sicuramente il mio gesto le avrà fatto piacere.La Michalska e la porta che immette nella parte nord della città vecchia.
A sinistra la statua in bronzo conosciuta come Il Guardiano, in slovacco Čumil raffigurato nell'atto di sbirciare qualcuno o qualcosa, mentre a destra l'altra delle molte presenti nel centro storico di un dandy bratislavino chiamato Schöner Nàci.Dalla piazza vecchia mi sono spostato a Hodzovo namestie e lì ho ripreso l'autobus 93 per controllare i tempi di arrivo alla stazione ferroviaria. Ho fatto un sopralluogo alla fermata degli autobus di Halvè Stanica perchè domani pomeriggio, per la partenza verso l'aeroporto, ho l'intenzione di prendere l'autobus. Non lo faccio solo per risparmiare, nè per la mia insofferente avversione verso i tassisti che ti vogliono sempre fregare ma lo faccio perché voglio viaggiare sui mezzi pubblici per stare vicino alla gente comune che frequenta i percorsi cittadini ed extraurbani. Mi incuriosisce osservare le persone e guardare i loro visi, i loro gesti, il loro abbigliamento, i loro modi di stare e di comportarsi sugli autobus. Sono cose che mi hanno sempre incuriosito.
Questa mattina su un autobus ho visto un signore anziano che aveva un impermeabile sgualcito e che mi ha fatto tanta tenerezza osservandolo da vicino. Era bassino e picnico, si muoveva con difficoltà e manifestava una forma di semplicità e di serenità che averi desiderato in quel momento che fosse un mio vecchio zio, da salutare e da manifestargli affetto e deferenza. Ho pensato che avesse almeno quasi novant'anni e, dunque, avrà fatto sicuramente l'ultima guerra ed avrà passato tutta la sua vita di peggio in male, prima con il nazismo e poi con il comunismo. Non lo so ma mi è apparso fragile più nel morale che nel fisico. Che pensieri strani che mi vengono quando sono all'estero. Decido di fare una capatina alla stazione ferroviaria, anche perchè so che qui c'è un buon locale che funge anche da internet-cafè. Desidero fare una navigatina in rete per leggere on-line qualche quotidiano nazionale.Guardo con interesse il via vai dei numerosi viaggiatori che corrono velocemente ai binari. Sulla parete della stazione c'è il tabellone degli arrivi e delle partenze e in fondo a destra una bel bar. Lancio distrattamente un occhio distratto sulle partenze e vedo che Bratislava è ben collegata con Vienna. C'è un treno ogni due ore circa. L'amico nord irlandese Sean MacMahon che ho incontrato questa mattina mi aveva detto che sarebbe partito con il treno per Vienna. Era preoccupato perchè il suo datore di lavoro doveva recarsi in Germania con lui che gli faceva da interprete e, a quanto pare, c'erano delle difficoltà di collegamento perchè alcuni aerei erano bloccati a terra per l'eruzione di uno sconosciuto vulcano in Islanda. Tra me e me dico che la questione non mi interessa perchè io domani pomeriggio ritorno in Italia con l'aereo. A sinistra il piacevole interno dell'internet cafè e a destra sul frontale interno della hall della stazione ferroviaria un classico disegno di derivazione comunista dei tempi di Gustáv Husák del KSČ.La serata passa in fretta perchè mi reco di nuovo a passeggiare nella città vecchia. Rimando a domani mattina la visita al monumento di Slavin. L'indomani non vedo più l'amico nord irlandese Sean MacMahon che è partito per Vienna in treno. Oggi è venerdì 14 aprile, giorno del rientro a casa. La partenza da Bratislava per Roma Ciampino è prevista per le ore 18.40 dall'aeroporto A.M.Stefanka. Sono appena le nove del mattino e io me la prendo comoda. Ieri sera la televisione BBC world e FR24 hanno dato la notizia della chiusura aerea di alcuni scali inglesi e irlandesi per l'attività eruttiva di un vulcano islandese dal nome impronunciabile: Eyjafjallajökull. Lo scrivo qui per completezza di informazione. Ad ascoltare la voce dei giornalisti della BBC e di FR24 sembrerebbe che l'attività di immissione nell'atmosfera di piccole particelle di natura vulcanica sia un fatto molto pericoloso per i motori degli aerei a reazione che potrebbero produrre lo spegnimento della fiamma dei reattori. Nonostante la notizia non sono per niente preoccupato, perché la Slovacchia è molto distante dall'Islanda e poi io non devo mica volare verso l'Inghilterra ad ovest, ma verso l'Italia che è a sud. Dunque, non credo che io sia interessato a questo genere di notizie, peraltro poco rassicuranti. Certo che se l'eruzione non fosse avvenuta sarebbe stato meglio. Intanto, per ora mi gusto l'intera mattinata di visite poi se ne parlerà. Mi sono rimasti da fare alcuni giretti in città che meritano attenzione. Il check out dall'albergo è previsto per mezzogiorno ed ho pertanto tre ore di tempo davanti a me da impiegare produttivamente nel completamento della visita. Il resto si vedrà di pomeriggio. Dopo la colazione, all'uscita dell'hotel, mi incammino lentamente per il castello che devo vedere da vicino. Non ho alcuna intenzione di entrarvi ma voglio vedere il panorama dalla sommità. Vado su, lentamente per non stancarmi (la cima si trova a circa 70 m dalla base) e durante l'ascesa incontro alcuni turisti che fanno la strada insieme a me. Devono essere tedeschi. Il tempo è leggermente cambiato, nel senso che non piove più ma continua a fare freddo e la variabilità delle nuvole in cielo non mi convince. Porto l'ombrello tascabile nel borsello. Arrivo in cima alla collina dove si trova il castello ed effettivamente lo spettacolo del panorama è straordinario. A 180° c'è un panorama mozzafiato con lo splendido Danubio che interseca il Ponte Nuovo dove c'è il famoso UFO. Non ho portato la macchina fotografica perché l'ho sistemata in valigia già pronta per la partenza. E poi ho già fatto troppe fotografie e mi sono stufato di scattare foto. Devono essere circa un centinaio, troppe. Il lavoro di selezione e di scelta sarà veramente impegnativo. Dunque, mi propongo adesso di fare un altro giretto nel centro storico, magari aggirandolo dalla parte est. Per la verità avevo previsto di andare al monumento di Slavin ma le ultime notizie sul blocco aereo dei voli nelle città di Londra e Parigi, che via via aumentavano in numero dandomi un po' di pensieri, mi ha tolto il piacere della visita. Mi dispiace non andare a Slavin. Le visite ai monumenti dell'ex-Patto di Varsavia mi interessa molto. Ma ragioni psicologiche di opportunità mi invitano a non sprecare tempo ed energie. Non lo voglio dire ma un po' di ansiolina questo vulcano me l'ha messa in corpo in modo subdolo e imprevedibile. Nonostante io avessi pianificato la vista a Slavin con l'autobus 147 decido di non andarci. Alle 12 sono già in albergo. Sistemo alla reception il contenzioso relativo alle spese di soggiorno e della prima colazione non prevista nel prezzo della camera, ringrazio, saluto ed esco in strada. Non ho fame e poi oggi pomeriggio è l'ora del rientro. Mangerò qualcosa in aeroporto. Prima però devo visitare il museo ebraico (questo si che non voglio perderlo) che si trova a pochi passi dall'hotel col quale ormai non ho più rapporti avendo lasciato la camera. Dunque, mi porto appresso la valigia che è un bagaglio a mano abbastanza leggero e facilmente trasportabile. Entro in una vecchia casa sistemata a mo' di museo risistemata per mostrare i simboli della tragedia ebraica.Faccio il biglietto allo sportello, lascio nella stanzetta attigua la mia valigia e salgo al primo piano per la visita. Mi accoglie un signore anziano che mi dà alcune spiegazioni essenziali in inglese sulla dislocazione dei reperti museali. Dopodiché mi lascia libero. In realtà ho visto tante telecamere nelle stanze e probabilmente sarà dietro qualche video ad osservarmi. Bene. Giro per le stanze e osservo con attenzione alcune tavole e molti libri aperti su pagine scritte in ebraico. Ci sono molti quadri di vecchi volti di ebrei importanti. Alla fine, prima di uscire, firmo il registro delle visite con una frase di circostanza. Ecco, nelle mie visite a tutti i musei alla fine scrivo sempre qualche frase che testimoni la mia presenza in quel luogo. All'uscita il signore di prima mi ferma e mi chiede se io sia tedesco. Gli rispondo con un cenno delle dita di no. Lui insiste, perchè dice che è rimasto particolarmente contento del fatto che io abbia dimostrato molto interesse alla visita. Non parlo, ma lo invito a fare altre ipotesi per indovinare la mia nazionalità. E qui è diventato piacevole giocare con lui e constatare che non riusciva a indovinare che fossi italiano. Le ha dette tutte: tedesco, francese, inglese, spagnolo, polacco, svedese, e chissà quante ne avrebbe ancora dette, sbagliando. Alla mia risposta: "I'm Italian, from Rome", è rimasto ancora più stupito e mi ha fatto capire che lui di italiani in quel museo non ne aveva visti quasi per niente. L'ho salutato e l'ho lasciato visibilmente soddisfatto. All'uscita mi sono diretto alla fermata degli autobus di Hodzovo namestie dove ho comperato alle macchinette automatiche poste vicino alle fermate degli autobus il biglietto turistico valido un'intera giornata. In attesa dell'autobus 93 per la stazione ferroviaria. Pioveva e faceva freddo. Alla fermata ho avuto il tempo di ammirare (nella foto) Palazzo Grassalkovich, ovvero il "Quirinale slovacco", residenza del Presidente della Repubblica. In questo palazzo si dice che ai tempi di Maria Teresa d'Austria si conduceva un'esistenza dissoluta e vivace. Oggi pomeriggio, sotto una pioggia insistente e con la preoccupazione di un viaggio di ritorno minacciato da notizie di blocco aereo generalizzato non riesco a mostrare l'interesse che merita.Qui mi sono fermato a bere un cappuccino presso l'internet cafè e fare una navigatina in rete. I quotidiani italiani riportano informazioni circa l'estensione della nuvola sui cieli d'Europa e il maggior coinvolgimento di altri aeroporti che sono stati chiusi per evitare rischi agli aerei. Tuttavia, io sono tranquillo perché il mio volo, sia sul sito di Ryanair, sia sul quello dell'aeroporto di Bratislava dà informazioni chiare che il mio volo è operativo. Alle 14 circa mi sposto lungo la piattaforma di partenza dell'autobus 61 per andare all'aeroporto. Lungo il tragitto, che osservo con molto interesse, vedo molti volti di casalinghe che salgono sull'autobus per andare al centro commerciale vicino all'aeroporto. Ci sono molti studenti che rientrano dalla scuola. Il viaggio è silenzioso e scorrevole. Si viaggia bene e rilassati. Quasi tutti sono seduti e l'atmosfera è incoraggiante sul piano psicologico per la mia partenza in aereo da Bratislava per Roma Ciampino. Il volo è alle 18.40 ed io sono abbondantemente in anticipo. Arrivo a destinazione alle 15 circa, abbondantemente in anticipo, e nella hall dell'aeroporto vedo, al Centro Informazione, una coda lunghissima di passeggeri in fila che fanno di nuovo la prenotazione del loro volo cancellato per le destinazioni pericolose di Londra e aeroporti viciniori. Il cartellone dei voli dice che il volo per Roma è operativo e il check in è al Gate A7.

Tutto contento e soddisfatto mi faccio ritrarre con la mia macchina fotografica da un giovane signore di colore. L'ho messo al corrente della mia piacevole situazione di passeggero che non aveva avuto annullato il volo. Lui mi guarda, mi sorride e mi suggerisce di farmi ritrarre con le dita che indico il volo sorridendo. A questo punto avete capito che è giunto il momento di informarvi del cambiamento drammatico degli eventi al quale ho accennato prima nella premessa del viaggio. Dico subito che, mio malgrado e per la prima volta, un mio viaggio per una capitale europea ha mutato in modo brusco e per alcuni versi drammatico gli eventi relativi al ritorno, rivoluzionando tutta la precedente accurata programmazione. Questa storia della circolazione aerea bloccata per un vulcano in eruzione ha assunto toni veramente drammatici perché dopo pochi minuti che io sono arrivato all'aeroporto anche il volo per Roma è stato "cancelled". Diciamo la verità, non me lo sarei mai aspettato. Avevo compreso il senso della decisione di chiudere gli aeroporti di Londra, Parigi e altri luoghi viciniori ma non credevo mai e poi mai possibile che dalla "lontana" Slovacchia per un volo verso sud potessero emergere gli stessi problemi degli aeroporti vicini al luogo dell'eruzione. Così, di punto in bianco, mi trovo nella "stessa barca" degli altri. Io che avevo guardato con sarcasmo i passeggeri bloccati nell'aeroporto per le destinazioni situate verso l'ovest europeo adesso dovevo prendere atto che anche io ero diventato uno di "loro". A mio giudizio la decisione della chiusura degli aeroporti lontani dall'eruzione è stata presa con troppa disinvoltura dalle Autorità aeroportuali. Direi che c'è stata una percezione del pericolo condizionata dagli eventi dovuti alla drammatizzazione delle informazioni, per cui la dimensione psicologica ha assunto un così vasto rilievo da condizionare le Autorità di tutti gli aeroporti d'Europa. Personalmente fino a venerdì pomeriggio non ho mai dubitato del mio rientro a Roma. Il volo avrebbe riguardato un tragitto estraneo alla direttrice delle polveri del vulcano e invece le cose si sono manifestate nella maniera peggiore. Ma andiamo per ordine e ritorniamo un momento a quando ancora non sapevo nulla del blocco aereo per Roma. Alle 16.00 circa, in abbondante anticipo, seduto su una panchina dell'aeroporto leggo il giornale distrattamente aspettando che venisse confermata la partenza per Roma quando improvvisamente, alzando lo sguardo al tabellone dei voli, anche la riga con il volo per Roma Ciampino si è adeguata alle altre, annullando il volo.Incredulo e inebetito dall'inaspettata e "funerea" notizia vado al banco informazione per chiedere spiegazioni. In tutta risposta ricevo dall'impiegata, con un sorrisetto ironico, un foglio fotocopiato e poco leggibile dove c'era scritto in inglese di rifare la prenotazione al banco informazione all'entrata della hall, là dove avevo visto al mio arrivo la lunga coda di passeggeri che avevo fra me deriso. "Mai deridere gli altri, perché potrebbe succedere a te" è la nuova massima che ho dovuto far mia per il futuro. Sono di fatto ostaggio in terra straniera e quindi l'idea della breve vacanza per la quale ero partito adesso si è dissolta come neve al sole e praticamente si è trasformata in un incubo. Il resto è una sequenza di thrilling di avvenimenti drammatici, alla Alfred Hitchcock, che adesso illustrerò. Non me l'aspettavo. Non me l'aspettavo proprio. In queste condizioni "non vale arrabbiarsi o strapparsi i capelli" mi dissi. Irritarsi o rimuginare sulla sfortuna non porta da nessuna parte e fa perdere lucidità. Dunque, meglio prenderla con filosofia e mente fredda e sviluppare una nuova strategia per il rientro a casa. Dopo due ore di fila riesco a riprenotare il volo per l'Italia ma con destinazione Bergamo, in partenza il 19 aprile, alle ore sette del mattino. La nuova prenotazione mi mette più tranquillità ma mi rende consapevole che i prossimi giorni non saranno più la vacanza che ingenuamente avevo previsto. Decido pertanto di rimanere a Bratislava altri tre giorni e magari sorridendo alle avversità farò finta di essere arrivato adesso per la prima volta. Ma non ne ero convinto. L'ironia che tante volte mi aveva reso felice adesso si è trasformata in pensieri pessimistici. Sono giù di morale. la mia valigia ironia della sorte mi sembra pesantissima, io che riesco a completare l'indispensabile del viaggio giocando ai minimi pesi da portare in giro. Che dire dunque del mio bagaglio che mi accompagna sempre nei miei viaggi e il cui peso col tempo tende sempre più a diminuire? Poco fa alla partenza del mio albergo per venire in aeroporto mi sono alleggerito tutto contento di pantofoline da viaggio, dentifricio e spazzolino oltre a inutili orpelli consistenti in sacchetti di plastica e cose varie. Ho pensato che non mi sarebbero più serviti. Tra alcune ore, dopo la partenza da Bratislava, sarei arrivato a casa. Il viaggio di ritorno in questi casi è una specie di “gioco di alleggerimento” che mi ricorda con l’esperienza acquisita che mi avvicina sempre più all’ultimo grande trasferimento, quello definitivo che compirò alla fine della mia vita, questa volta senza alcuna valigia verso la più incognita delle terre. Ci vogliono molti viaggi prima di acquisire l’esperienza dell’importanza dell’alleggerimento nel viaggio. Si tratta di incerti tentativi di minimizzare il peso del trolley. Adopero sempre un bagaglio a mano che a seconda della stagione va da sei chilogrammi circa a un massimo di dieci chilogrammi, che è il valore limite oltre il quale le compagnie aeree fanno pagare un sovrapprezzo. I viaggi, da questo punto di vista, hanno così un valore educativo, perché educano a diminuire il peso fino ad arrivare come dice Paolo Rumiz all’ultimo viaggio nudo e senza alcunché al cospetto della morte.
Prendo di nuovo l'autobus 61 con lo stesso biglietto turistico di 3,50 € valido per un giorno intero e rientro in albergo, dove faccio presente la mia nuova situazione e prenoto per altre tre notti. Mi danno una nuova camera vicina alla prima ma meno bella dell'altra. Sistemo di nuovo tutto il contenuto della valigia in camera perché intendo uscire dall'hotel per andare a cenare da qualche parte. C'è però un piccolo particolare che mi rende sgradevole la nuova sistemazione. In genere viaggio sempre con il bagaglio a mano per evitare pericoli di recupero del bagaglio sul nastro trasportatore all'arrivo all'aeroporto di Roma. Questo comporta di massimizzare lo spazio all'interno del trolley. Pertanto seguo sempre la prassi che al ritorno mi alleggerisco di tutto ciò che è inutile. Per esempio prima di lasciare la camera dell'hotel nel quale ho pernottato lascio nel cestino dei rifiuti il dentifricio rimasto, lo spazzolino da denti, le pantofole da camera, il dopobarba liquido contenuto nella boccettina e in genere tutto quello che non mi serve più perché ritorno a casa. L'imprevisto mi fa aumentare l'irritazione che ho in corpo addebitando la colpa al solito vulcano islandese. Esco in strada e mi presento di nuovo nel centro storico, al ristorante "La dolce vita", una specie di trattoria alla romana che, alla fine, di italiano non ha alcun sapore. Ceno con una pizza alla "dolce vita" (e come se no), una salat sopsky (insalata di pomodori e cetrioli, cipolle e peperoni crudi) e un bicchiere di birra Heinecken da 0.5 l. L'atmosfera dei pranzi precedenti è sparita. Vedo l'atmosfera del locale con un'altra lente, svogliata, al rallentatore, senza piacere. Rientro alle 23.00 in albergo e sintonizzo la tv sui canali di informazione della BBC world e Fr24. Le notizie si susseguono con toni altamente drammatici. Chiudono a ripetizione gli scali aerei di quasi tutte le città dell'Europa non solo dell'Ovest ma anche del centro, del Nord e addirittura dell'Est. Chiusi gli scali di Sofia, Bucarest, Praga, Bratislava, Vienna, etc. Ma la notizia più preoccupante è quella che si riferisce alla chiusura di tutti gli scali aerei del nord Italia. A questo punto mi sono veramente preoccupato, perché se tutti gli scali aerei italiani sono stati chiusi, il volo di Lunedì 19 aprile per Bergamo recentemente prenotato probabilmente non avrebbe potuto più essere operativo. In tal caso, mi chiedo, che cosa ci sto a fare qui a Bratislava, inutilmente per altri tre giorni? Ad aspettare cosa? Il fatto è che io non avevo un piano di riserva. Non l'ho mai avuto. Mentre qui è diventato vitale. Questo maledetto vulcano Eyjafjallajökull islandese, che in italiano significa "montagne delle isole" o qualcosa del genere e che fino a pochi giorni fa nessuno sapeva della sua esistenza, adesso sta condizionando terribilmente la mia vita. Un'altra notizia peggiora la già precaria condizione psicologica nella quale mi dibatto e cioè i pericoli della respirazione della polvere. Vista la condizione di precarietà dei miei polmoni (asma allergica) la questione diventa più grave del previsto. A questo punto era necessario prendere una decisione forte. Non potevo più rimanere a Bratislava senza fare nulla e attendere qualcosa di assolutamente imprevedibile che mi potesse aiutare. Non potevo rimanere in hotel a fare il turista quando fuori c'erano rischi di rimanere bloccato per settimane. Era necessario agire. Ma come? Il rientro a Roma con un aereo era fuori luogo. Rimanevano due ipotesi: o con un autobus di lunga percorrenza, tipo quelli dell'Eurolines che fanno la spola tra i paesi baltici e l'Ucraina con l'Italia, quelli tanto per intenderci che trasportano le badanti, oppure con il treno. Si ma dove, come e quando? Con un po' di autoironia mi dico che non importa quanto brutta possa essere la situazione: può sempre peggiorare! D'altronde se viaggi devi sapere che questi accadimenti possono avvenire, prima o poi. Qualcuno disse che "i timorosi dovrebbero rimanere a casa". E io timoroso non mi sento proprio. Dunque, se il peggio può sempre avvenire è meglio che io lo preceda. "A mali estremi, estremi rimedi" dice un proverbio. All'una di notte mi vesto velocemente e scendo giù nella hall dell'hotel con la precisa intenzione di venire a conoscenza, mediante la collaborazione dell'addetto alla Reception, di orari e tipologie di mezzi di trasporto per l'Italia. Dopo una decina di minuti di navigazione in internet il giovane mi trova gli orari dei treni da Bratislava a Innsbruck. Per quanto riguarda invece il trasporto su gomma non c'era alcun autobus in partenza da Bratislava per l'Italia per trasportare, nè passeggeri occasionali, nè badanti albanesi, rumene o ucraine dell'Europa dell'est. Dunque, con alcune stampe delle schermate del computer ringrazio il giovane e ritorno in camera più determinato che mai a prendere una decisione. L'alternativa all'aereo per il rientro in Italia a questo punto non poteva non essere che il treno. Dopo un'analisi della situazione decido che l'indomani mattina presto, prenderò il primo treno da Bratislava per Wien come aveva fatto il mio amico nord irlandese il giorno precedente con il suo cliente. Partenza alle ore 7.55 da Bratislava Centrale e arrivo a Vienna Ostbahnhof alle ore 9.00. Spostamento da Vienna Ostbahnhof a Vienna Westbahnhof con un mezzo pubblico (tram?). Quindi alle ore 11.40 prenderò il treno Vienna Westbahnhof - Insbruck. Qui nella bella città dell'Inn a poche decine di chilometri dalla frontiera italiana avrei preso il primo treno per Milano Centrale. Detto fatto! La decisione era presa, anzi come si suol dire in questi casi: "il dado è tratto". Il resto lo avrei improvvisato strada facendo. La strategia era stata decisa. Preparo la valigia in modo tale da minimizzare al massimo i tempi del mattino e cerco di riposare. L'indomani avrei affrontato un rientro alternativo come un vero e proprio viaggio. Alle ore 6.45 avevo già fatto colazione e con un freddo decisamente intenso scendo nella hall per pagare il conto. C'è un cliente prima di me che sta facendo lo stesso. Anche lui andrà alla stazione ferroviaria. Ha fretta e a un mio cenno di informazione circa la situazione del trasporto aereo in un inglese stentato con forte pronuncia slava mi dice che lui deve andare a Belgrado e non c'è un solo aereo a disposizione. Partirà da Bratislava il più presto possibile col treno per andare in Serbia. Sarà un agente segreto, che ha fretta mi dissi. Lo saluto e anch'io lascio, questa volta definitivamente, l'albergo per andare con un taxi alla stazione ferroviaria. Piove, come al solito e fa freddo. Mi infilo velocemente nel taxi con passamontagna in testa e sciarpa invernale al collo e dopo pochi minuti mi trovo scaricato davanti al piazzale della stazione. C'è poca gente. Faccio il biglietto per Wien alle 7.22.

Si tratta di 58 minuti di viaggio per 66 km di strada ferrata. Compro una bottiglia di acqua minerale da 750 cl e vado al binario 1. Trovo vicino al mio treno un signore che mi fa una foto e salgo sul treno dal quale osservo fuori il panorama. Adesso non ho più da preoccuparmi, almeno spero. Quello che dovevo fare l'ho fatto ed anche bene. L'obiettivo adesso è attendere l'arrivo del treno a Wien e trovare il modo di spostarmi da una stazione all'altra nella bella capitale viennese. Vedo due poliziotti che fanno il verbale di contravvenzione a una signora che fumava una sigaretta, fuori vicino ai binari. Osservo la scena e vedo la signora prima incredula, poi sorridente. Ha capito il rigore del poliziotto e si mette in atteggiamento ironico. Paga la contravvenzione sempre con il sorriso sulle labbra. Il treno parte in perfetto orario. Senza il disastro dell'eruzione di questo sconosciuto vulcano islandese non avrei mai avuto l'idea di fare un viaggio simile. Il treno parte per Vienna ed io scatto la mia ultima foto di questo imprevedibile viaggio. Ero cosciente che il viaggio sarebbe stato lungo ma la gioia di non essere più bloccato nella capitale slovacca mi faceva stare bene. Mi venne in mente il libro di Paolo Cagnan, Con tutti i posti che ci sono..., Vallecchi Editore, nel quale Cagnan fa una cronaca semiseria di un suo viaggio effettuato, pensate, sul treno da Mosca a Pechino lungo la transiberiana. Al suo confronto (8000 km circa di viaggio) il mio Bratislava-Roma (di appena 1370 km) fa semplicemente ridere per la facilità e comodità del viaggio. Racconta Cagnan, nel suo interessante e dilettevole, libretto di letteratura di viaggio che appena qualche suo amico veniva informato del suo progetto le risposte erano tutte uguali: "Ma sai che palle?", oppure "Tutte quelle ore in treno, e da solo...". Pensando all'esperienza estrema del viaggio di Cagnan mi veniva da sorridere per l'approccio ironico e piacevole del libro.
Arrivo a Wien Sudbahnhof. Avevo chiesto in treno al controllore, una giovane donna che parlava inglese, come raggiungere la stazione centrale di Wien per prendere il treno per Innsbruch. Con difficoltà mi aveva informato che a Wien Sudbahnhof avrei dovuto prendere "qualcosa" che corrispondesse al numero diciotto del tipo: "train number 18 da Sudbahn-S-Bahn - Meidling - Wewstbahn". Ma non avevo capito bene se si trattava di bus, di tram o di binario 18. Brutta storia questa del non capire all'estero un interlocutore che non parla la tua lingua su questioni estremamente delicate e sensibili come la mobilità in un paese straniero. Il pensiero va alla Torre di Babele e alle incredibili incomprensioni che ha generato, nei millenni, la decisione del Padreterno di creare le lingue tra i popoli. Personalmente mi schiero tra coloro che pensano che non dovrebbero esistere supremazie linguistiche di nessun paese sugli altri. Il mio pensiero è quello di colui che crede nell'uso di una lingua artificiale che dovrebbe essere studiata e conosciuta da tutti gli esseri umani, in modo tale da poter comunicare facilmente con tutti. Un po' come l'esperanto, tanto per intenderci. Questo eviterebbe conflitti e invidie, perchè una lingua veicolare come adesso è l'inglese è si una buona cosa ma non risolve il problema alla radice. Perchè il vero problema è che ci sono lingue amate e odiate da buona parte dei popoli del pianeta per motivi politici o religiosi o altro. Viceversa, una lingua come l'esperanto potrebbe essere la soluzione ideale che non urterebbe le suscettibilità linguistiche di nessuno e si otterrebbe una lingua comune per tutti gli abitanti del pianeta. Non è possibile come si fa adesso effettuare delle classificazioni del tipo: prima l'inglese, poi il cinese, quindi l'indiano e poi, a seguire, l' arabo, il francese, lo spagnolo, il giapponese, etc. Non ha senso. Non ho nulla contro l'inglese o il francese, nè contro l'arabo o il cinese. Penso che ogni lingua abbia la sua importanza e nessuno ne vuole limitare la bellezza e l'efficacia, oltre che la portata. Ma qui il problema è planetario e non si può continuare a far finta di nulla. Capisco che il tema è delicato.L'alternativa all'esperanto è che in tutte le scuole del mondo si studino contemporaneamente per i bambini almeno otto-dieci lingue riconosciute dalle Nazioni Unite, il che è pazzesco. Solo il mio amico Sean è riuscito a imparare otto lingue. Io non parlo neanche l'inglese di cui ho una conoscenza mediocre, che chiamo di sopravvivenza. L'alternativa è lo sconsolato mondo della incomunicabilità come è adesso per molte centinaia di milioni di esseri umani che non sono in grado di parlare,come me, l'inglese fluentemente. Nel frattempo sono arrivato a Wien Sudbahnhof e subito scendo dal treno e mi presento per primo in biglietteria per fare un biglietto per Verona P.N. e non per Milano Centrale, comprensivo della prenotazione sui due tratti di Vienna-Innsbruck e Innsbruck-Verona P.N. perchè non me la sento di cercarmi un hotel a Milano di sera tardi.

Pago anche il biglietto sui mezzi pubblici. L'impiegato mi spiega che devo prendere il tram n.18, in fondo alla strada sulla sinistra. Contento mi affretto perché ho poco tempo. Alla fermata sui binari del tram ho difficoltà a individuare il senso di marcia corretto: in un senso o nel senso contrario? E dire che nell'agosto del 2002 ho trascorso qui a Vienna quattro giorni di visita stupenda ed ero così preparato sulla geografia della città. Adesso non mi ricordo più niente. Sono trascorsi ben otto anni da quella lontana vacanza viennese. Un giovane mi suggerisce il verso giusto. Salgo e conto il numero delle fermate fino a Wien Westbahnhof: sono undici. Mi seggo e noto che a ogni fermata il passeggero che deve scendere deve velocemente premere il pulsante di apertura delle porte altrimenti il conducente, severissimo e brusco, chiude le porte e non le riapre più se non alla fermata successiva. Mi metto sul chi va là perché nel frattempo una signora anziana non riuscendo a premere il pulsante in tempo le viene negata la discesa alla fermata. Severi e rigidi questi tramvieri viennesi, eh? All'arrivo alla stazione "centrale" di Vienna che si chiama Wien Westbahnhof, non ho neanche il tempo di individuare il binario che il treno parte, con me comodamente seduto in uno scompartimento. Adesso mi aspettano cinque ore circa di viaggio. Non sono per niente preoccupato. Anzi. Sono felice di essere dove sono. Sul treno faccio conoscenza con un giapponesino che ha una mappa dell'intera Austria e conosce alla perfezione tutte le località che attraversiamo. Alla stazione ferroviaria di Bratislava avevo comprato un mini Sudoku per trascorrere un po' il tempo. E' arrivato il momento di risolvere qualche esercizio e di rilassarmi.Arrivo nell'incantevole capoluogo del Tirolo in Austria, ovvero la bella Innsbruck e faccio in tempo a scendere che due minuti dopo riesco a prendere al volo un altro treno che porta a Milano C. per proseguire per Verona P.N. Mi sento veramente fortunato. La mia prenotazione obbligatoria su questo treno non è valida e io trovo posto in uno scompartimento libero da prenotazioni ma occupato da una simpatica coppia coreana che va a Milano Centrale per il Salone del Mobile. Lui deve essere un distributore asiatico di mobili ed è in viaggio per l'Italia.Mi dice che si chiama Isaac Lee e durante il viaggio chiacchieriamo un po'. Il paesaggio è tipicamente alpino. Non avevo mai fatto quel tratto di ferrovia, addirittura in entrata in Italia dall'Austria. Davanti a me il paesaggio scorre con fluidità e mi ricorda quello della Valtellina. Stessa orografia, stesso panorama. Vedo Bressanone, Bolzano e poi Trento. Belle città. I ricordi vanno al tempo della scuola quando studiavo i fatti e gli eventi della storia della prima guerra mondiale. Adesso è tutto un altro mondo. Con l'Unione Europea non esistono più guerre in Europa e tutto è stato praticamente omologato a una specie di Confederazione di Stati in cui si entra e si esce come se fossimo a casa nostra. Stupendo. Penso che questa sia la più bella conquista fatta dagli europei dalla metà del Novecento in poi. Penso che la nuova Europa, di cui Bratislava è un elemento dei ventisette, ha veramente fatto toccare con mano i vantaggi e soprattutto gli ideali e i valori dei nostri Padri fondatori dell'Unione Europea. Arrivo a Verona P.N. e decido di scendere piuttosto che aspettare di arrivare a Milano Centrale a tarda notte. Alla biglietteria della stazione di Verona riesco a prenotare l'ultimo tratto di viaggio per Roma l'indomani mattina alle 7.55. Dormo in albergo all'Hotel Piccolo di via Camuzzoni, 3/b nella camera 407, e l'indomani in tre ore di treno sono a Roma. Ciao Bratislava. Non ti dimenticherò mai e grazie per avermi permesso di modificare la mia vacanza con il ritorno in Italia via treno. Ciao. Al prossimo viaggio! Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

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