martedì 26 aprile 2005

La vendita delle spiagge: rilancio dell’economia del Sud o ultima spiaggia del Governo Berlusconi?

Aiuto! E’ tornato. Mamma mia, si salvi chi può. E com’è suo costume l’ha sparata grossa. Vuole vendere tutte le migliaia di chilometri di coste per fare un po’ di soldi e dare un po’ di respiro alle stremate casse dello Stato. Stiamo parlando dell’ex Ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, adesso fresco Vice Presidente del Consiglio. E’ sempre lui: creativo e spaccone come al solito. Non è cambiato. Ma non crediamo che le sue proposte avranno successo. Anzi. Visto che ci siamo, perché l’ex Ministro delle Finanze non propone di vendere tutta la catena delle prealpi orobiche e delle alpi retiche? Porterebbe un po’ più di soldi a casa. No? La nostra opinione è che consideriamo queste dichiarazioni delle colossali sciocchezze. E mentre le chiacchiere in Italia vanno al massimo, a Tolouse, in Francia, nella stessa giornata in cui a Roma il Governo Berlusconi si ripresentava in Parlamento per la fiducia, veniva inaugurato il primo volo dell’Airbus A380, fresca creatura e vero gioiello tecnologico dell’industria aeronautica europea, nel cui consorzio l’Italia, per decisione del filo americano Berlusconi, è fuori. Dopo aver disonorato clamorosamente i suoi impegni in quattro anni prendendo decisioni che non erano state previste nel programma elettorale (imposta sulle donazioni, falso in bilancio, rogatorie, Cirami, Cirielli, salva-Previti, riforme dell'ordinamento giudiziario, ecc..) adesso Berlusconi si ripresenta con la storia del partito unico. Diciamo la verità, non è un bel “bilancio”. Forse, sarebbe il caso di dire che il Presidente del Consiglio ha fatto la figura di un tipo "da spiaggia”.

lunedì 25 aprile 2005

Resistenza al nazi-fascismo e resistenza a partecipare alle ricorrenze istituzionali: una dimenticanza o una scelta?

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lombardo e milanese doc, non ha partecipato a Milano alla sessantesima ricorrenza dell’anniversario storico della liberazione dal nazismo e dal fascismo, avvenuta nel 1945. L’On. Berlusconi, da quattro anni capo del Governo della Repubblica, non ha mai partecipato una sola volta alla manifestazione. Preso atto che non è dipeso da contrattempi, vuol dire che è stata una sua deliberata scelta. Qualunque sia stato il motivo rimane il fatto che non ha considerato importante partecipare alla ricorrenza. Questi i fatti. La nostra opinione è che egli ha sbagliato. Si tratta del quarantasettesimo errore che commette dall’inizio della legislatura, a fronte delle quattordici decisioni giuste che lo hanno riguardato in questi lunghi quattro anni. Fate voi il bilancio.

domenica 24 aprile 2005

Il nuovo matrimonio spagnolo: una scelta o una provocazione?

Ci siamo. E’ arrivato. Adesso il Codice civile spagnolo è completo. Accanto al matrimonio cattolico (unico e indissolubile), di fianco a quello cristiano (plurimo e ripetibile), oltre a quello musulmano (fino a quattro mogli, ripudiabili e sostituibili) è arrivato l’ultimo, quello omosessuale (polivalente e intercambiabile). Tutti a questo punto hanno la possibilità di scelta e a ognuno è permesso di fare a piacimento la sua scelta, come al supermercato, in cui i prodotti sono tutti e subito disponibili per tutti i generi e i desideri possibili. Cosa si vuole di più? Questi i fatti. E passiamo alle opinioni. Non sappiamo se essere sbalorditi o indifferenti. In ogni caso non siamo sicuramente disinteressati alla questione. Quindi, pensiamo di dover dire la nostra, che naturalmente è la nostra opinione e come tale possiamo essere in disaccordo con quella degli altri. La decisione, a nostro parere, non è né tragica, né comica. E’ semplicemente grave. La decisione è stata troppo frettolosa. E si sa che "gatta frettolosa fa i gattini ciechi". A nostro parere la legge poteva benissimo essere approvata successivamente, pensandoci di più e meglio, emendata nelle parti forti e sfumata in quelle più rivoluzionarie. Non credo che si sarebbe perduto molto. Un atteggiamento più eticamente consapevole sui temi religiosi è una scelta sempre intelligente, soprattutto quando a fare la legge è un governo contrario ai religiosi. Ma gli spagnoli, lo sappiamo, hanno una gran fretta di stupire. Hanno grandi tradizioni, sono una bella, dinamica e straordinaria nazione. Ma un po’ più di calma, suvvia, non poteva non fare loro che bene. Ma così non è stato. Quindi, crediamo che la legge sia stata voluta in questi termini perché essa soddisfaceva una esigenza politica di discontinuità con il vecchio governo di Aznar, e male ha fatto il legislatore spagnolo a volere tutto e subito. Ma veniamo alle critiche che la interessano. Il Governo spagnolo è libero di prendere la decisione che crede. Certamente si assume una grande responsabilità. E non si tratta di bruscolini. Qui c'è in ballo la conservazione o la distruzione della famiglia, perchè la legge votata dal Parlamento spagnolo non si può non dire che non danneggia la famiglia così come è sempre stata considerata l'unione di un papà e di una mamma. Poi, si è liberi di votare tutte le leggi che si vogliono. Ma l'iniquità della legge sta proprio in questo: che è sbagliato utilizzare i termini "famiglia" e "matrimonio" nel senso non semantico del termine. In un vocabolario, per famiglia si intende l'unione di una donna e di un uomo, con l'obiettivo di "mettere su famiglia", nel senso di creare figli e habitat "familiare", non certo l'associazione tra persone che non possono procreare. Questa aggregazione tra persone omosessuali è possibile, per carità. Ma è un'altra cosa! Con questa legge, sicuramente viene meno una peculiarità relativa alla tradizione della “cattolicissima Espagna”! Isabella di Trastámara, Regina di Castiglia, in questo momento, si sta dimenando nella tomba e non avrebbe approvato. Temiamo che il Governo Zapatero abbia voluto copiare, in negativo, gli atteggiamenti simili del Governo Berlusconi il quale, a colpi di maggioranza in Parlamento, si è lanciato in una riforma costituzionale che potrebbe diventare la pietra tombale della sua esperienza governativa. Prevediamo una simile difficoltà per il Bambi spagnolo. A nostro giudizio non si può decidere un fatto così epocale con una decisione a maggioranza, per giunta risicata, senza aver consultato, con un referendum, il popolo. Fin qui le osservazioni sono di carattere politico. Dal punto di vista sociale abbiamo un elenco di critiche che presentiamo in forma schematica. Primo. In Spagna non esistono più i papà e le mamme, il marito e le mogli. Sono stati aboliti per legge, a causa della incoerenza di queste "vecchie" categorie con le nuove. Se non è una baggianata questa, per favore, diteci, che cos’è una baggianata? Secondo. Se la decisione Zapatero è quella giusta, allora in tutti i secoli, anzi i millenni precedenti, tutte le società hanno sbagliato a non introdurre il matrimonio gay. Non sembra un po’ presuntuoso? Terzo. Se il modello vincente sta nell’aggregare persone dello stesso genere e natura, anche un club potrebbe essere considerato una nuova famiglia. E’ serio metterla su questo piano? Quarto. L’adozione di bambini da parte di omosessuali può essere mai concepita come significante quando la natura non è legittimata a essere l’elemento di base della famiglia? Oppure è un ripiego, come quello di adottare una cagnetta o un micio per evitare la solitudine? Quinto. E’ giusta una legge che elimina di fatto la possibilità di avere sorelle e fratelli? Sesto. Obbligare per legge i mariti a lavare i piatti, sparecchiare la tavola, cambiare i pannolini al pupo per legge mi sembra una di quelle che i siciliani chiamano “minchiata”. Ci fermiamo qui. Ma non vorremmo essere nei panni dei “genitori” spagnoli gay quando i loro bambini adottati, diventando grandi, capiranno che sono stati presi in giro da una legislazione che dire allegra, offende i gestori di onoranze funebri. Già, questa legge ci sembra che sia un funerale. Il funerale della tradizione e delle radici di un popolo straordinario. Speriamo che una legge così estremista in Italia non si approvi mai. Almeno una volta saremo più "civili" degli altri popoli europei. Naturalmente: "our opinions do not necessarily have to be true".
Zeno

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Carissimo Zeno,
ho letto il tuo blog sul cosiddetto matrimonio gay legalizzato dal governo Zapatero. Be', francamente trovo eccessive, perfino un po' fraudolente, le considerazioni che tu svolgi. A un certo punto scrivi: "Qui c'è in ballo la conservazione o la distruzione della famiglia, perchè la legge votata dal Parlamento spagnolo non si può non dire che non danneggia la famiglia così come è sempre stata considerata l'unione di un papà e di una mamma." La legge voluta dal parlamento spagnolo attenterebbe alla famiglia quale noi tutti conosciamo, minandone la sopravvivenza futura? Via, si tratta di un'enormità, di un'affermazione clamorosa "pour epatér le bourgeois". Il cardinale Lopez Trujillo, a proposito dell'approvazione della succitata legge, ha esclamato: "Ma allora, tutti gli uomini di tutti i tempi che hanno pensato la famiglia come l'unione di un uomo e di una donna, si sono sbagliati?" La domanda stupefatta del prelato è davvero stupefacente, perchè presuppone, chissà poi perche', che ammettere il matrimonio gay significhi ritenere "sbagliata" la famiglia eterosessuale. Come se includere nella legalità un costume di minoranza dovesse, in se', mettere in discussione il costume di maggioranza. Naturalmente nulla di simile consegue dalla decisione del governo Zapatero. Forse il vero pensiero debole, quale emerge dal tuo post, e quale sembra essere quello della "Iglesia catolica", consiste nel leggere negli stili di vita altrui (minoritari) un'insopportabile minaccia ai propri, e nel paventare decadenza, quando non disordine e contagio, quando si concede anche alla "diversità" di esistere alla piena luce del diritto. Oppure no?
Aleko

sabato 23 aprile 2005

Doppiopetto e stile: si può essere più incoerenti di così?

L’ex Presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, ha assistito Domenica scorsa, nella casa del Presidente del Consiglio, alla partita in tv tra il Milan e l’Inter, per l’accesso alle semifinali della coppa dei campioni di una delle due squadre italiane. Questo il fatto, che adesso analizzeremo brevemente. In cosa consiste la curiosità e quale opinione ci siamo fatti? Semplice. L’ex Governatore del Lazio ha illustrato le scene a cui ha assistito durante la partita insieme a Berlusconi. Si tratta di un vero e proprio spettacolo del Presidente del Consiglio, che lo ha mostrato come un tifoso accesissimo della sua squadra, agitato come non mai, che si è contorto sulla poltrona come un bambino dall’inizio fino alla fine, con una passione per la squadra rossonera che ha fatto meravigliare tanto il navigato ex-Governatore laziale che ne è rimasto profondamente stupito. Dice Storace che “mai e poi mai avrei creduto di vedere Berlusconi come tarantolato esultare per il gol fatto dalla sua squadra all’Inter, eppoi più tardi correre verso la tv e invitare i suoi giocatori a non rimanere in campo per festeggiare la vittoria perché vi era il rischio di disordini in campo”. La nostra opinione è che a essere meravigliati di questo spettacolo da Bar Sport dovrebbero essere soprattutto gli italiani, i quali mentre il loro Presidente del Consiglio si contorce per il tifo, loro sono costretti a contorcersi per stringere la cinghia e trovare qualche decina di euro al giorno per sopravvivere. Invece di impiegare il suo tempo per fatti così superficiali e inutili, il Presidente del Consiglio si impegnasse di più a far navigare meglio la barca del Paese, che fa acqua da tutte le parti. La poca serietà di Berlusconi era già emersa dalle precedenti decisioni politiche, una delle quali ha riguardato la cosiddetta "diminuzione delle tasse". Con questo provvedimento ha preso letteralmente in giro decine di milioni di cittadini. La sfacciataggine di questo Signore ha dell’incredibile. Pensate che tempo fa si paragonò a De Gasperi, autoproclamandosi il De Gasperi della modernità. Sfacciato e presuntuoso, il nostro Silvio nazionale quella volta la fece grossa. Noi non sappiamo se De Gasperi fosse un tifoso di calcio del Merano o del Trento. Sappiamo invece che De Gasperi era l’espressione più autentica di un eccezionale Servitore dello Stato, di quelli autentici, che visse in quasi povertà dedicando tutte le sue energie alla causa degli Italiani. Un raro esempio di dedizione e di altruismo generoso che non ha eguali nella storia patria. Un democristiano doc che fece tanto per l’Italia. Il nostro Presidente del Consiglio, reduce della più rovinosa caduta elettorale della storia d’Italia, di De Gasperi ha una sola cosa: il doppiopetto della giacca. Per il resto, a cominciare dallo stile, sono all’opposto. Tanto Signore l’uno, tanto impostore l’altro, che ha detto che avrebbe diminuito le tasse a tutti gli Italiani quando invece i cedolini mensili dello stipendio dicono esattamente l’opposto. Ecco chi governa il Paese: un individuo che invece di trascorrere il tempo alla formazione del nuovo governo, perde il suo tempo ad assistere a una partita di calcio. Ahi. Poveri noi.

venerdì 22 aprile 2005

Relativismo e fondamentalismo : l’uno, l’altro o uno dei due riveduto e corretto?

“Tutto è relativo”. No. “Esiste l’assoluto”. E viceversa. Sono celebri frasi che in breve sintetizzano il senso del “problema dei problemi” che investe la vita di tutti gli esseri umani. La questione non è per niente semplice. Anzi, è maledettamente complicata e, temiamo, presenti una soluzione che non è facile da digerire, soprattutto per chi abbraccia, in modo acritico, una delle due tesi tout court. Il filosofo Bertrand Russell ha detto che «tutti sanno che Einstein ha fatto qualcosa di importante, pochi sanno cosa egli abbia veramente fatto». Da un punto di vista abduttivo chi è ricco di idee e di pensieri forti, propositivi e giustificativi della vita che conduce nella attuale società contemporanea, non può non essere che critico verso il relativismo. La ragione è da ricercare nel fatto che molta gente pensa con categorie politico-filosofiche forti, addirittura mediante ideologie. Il relativismo prospettato da certi ambienti è lo specchio di una particolare posizione politica che, negando ogni tipo di assolutismo, favorisce una completa libertà. Per questa strada, tuttavia, si corre il rischio di perdere completamente la bussola, e di prendere delle sonore cantonate, soprattutto relativamente al problema del giudizio e della valutazione che prima o poi si deve dare alle azioni decise dall’uomo. Esagerando a sproposito il valore della libertà di opinioni, si cade in una forma di “soggettivismo morale” che dal punto di vista antropologico è una semplice illusione, mentre dal punto di vista spirituale e religioso è una contraddizione. Prendiamo per esempio la celebre frase "tutto è relativo". Com'è noto, si richiama ad Albert Einstein che con il suo profondo “messaggio” scientifico ha rappresentato nella scienza una delle due rivoluzioni della fisica moderna dei primi lustri del ‘900. Però, attenzione. Tutto è relativo non significa che Einstein fosse relativista. Tutt’altro. Il grande fisico tedesco era profondamente religioso, naturalmente alla sua maniera, personalissima, in cui i dogmi non erano la Trinità, la Resurrezione, il Ramadan o il Sabato festivo. Per Einstein i dogmi erano assiomi della sua teoria spirituale che richiamavano l’Ordine cosmico (l’Universo, non poteva essere il frutto del caso), la Pace (fu un convinto pacifista nel senso più completo del termine), la Razionalità (credeva fermamente nell’importanza dell’uso della ragione, intesa come capacità dell’uomo a risolvere problemi sia scientifici, sia sociali, sia umani), la Moderazione (celebre la sua posizione critica sugli eccessi “fondamentalisti” ed esasperati della meccanica quantistica, alla quale aderirono i sostenitori della Scuola di Copenaghen, che lo costrinse a dire la famosa frase “Dio non gioca a dadi”). Potremmo continuare. Quindi, “tutto è relativo” non va. Per molti addirittura significa solo faciloneria e scarso sforzo di immaginazione. Noi non siamo relativisti. Ci dispiace deludere qualcuno, ma non crediamo che dal relativismo possano venire fuori né i buoni propositi di Einstein, né quelli di Giovanni Paolo II, nè quelli di Gandhi o di madre Teresa di Calcutta. Papa Benedetto XVI ha detto recentemente, e noi concordiamo, che “in questo tempo si sta costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura soltanto il proprio io e le proprie voglie”. Ed è vero. Basta osservare un po’ l’andazzo delle società occidentali, consumistiche, in cui ciò che conta è apparire, in cui tutti cercano l’avere, il possesso, il piacere, la droga, il sesso, la pornografia. E questo non va, non può andare a chi è alla ricerca di cose che si elevano al di sopra dei piaceri edonistici. L’altra tesi, ovvero, il fondamentalismo, nasce dall’idea che è fondamentale che esista un primato assoluto della fede sulla ragione. A livello di principio può andare bene e ci sentiamo di approvarla. Il problema nasce quando si passa ad approfondire le domande conseguenti: quale fede? Che tipo di fede? In breve, la religione affermando la superiorità della fede sulla ragione secondo il nostro parere sottovaluta la forza del pensiero razionale, filosofico e scientifico. L’errore dell’integralismo nasce qua, dal presupposto o pregiudizio che qualunque critica al fondamentalismo sia sbagliata. Ebbene noi ci schieriamo con Galileo, che fu un convinto uomo di fede ma che seppe tenere testa al fondamentalismo cattolico del Cardinale Bellarmino. Galileo propose che la religione non poteva spiegare la scienza, né con il linguaggio che era inadeguato, né con le categorie bibliche che erano errate sul piano scientifico, mentre le uniche risposte possibili erano le idee della ragione e non quelle della fede. Parodiando il filosofo Giorello, ci preme far notare come lo spettro del fondamentalismo sia un’etichetta di comodo per stili di vita e forme di pensiero estremamente diverse e sovente incompatibili tra loro. L’ammucchiata desiderata dagli omosessuali, e cioè il “siamo tutti uguali” e quindi tutto deve essere permesso, non ci convince. Il libertinismo come categoria umana, in cui non esistono regole e ognuno può evitare qualunque vincolo religioso, morale ed etico ci sembra la peggiore delle soluzioni possibili. Noi pensiamo che queste interpretazioni estreme siano, in fondo, la conferma dell’incapacità umana a rispondere alle sfide della vita con l’unica cosa che non si deve fare, cioè con l’assenza di responsabilità, che significa cedimento dei valori, crollo della tradizione e rovina delle cose buone che l’umanità è riuscita a produrre, tra le tante sbagliate, in questi ultimi millenni. Per favore non sprechiamo il capitale di intelligenza che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti. Dunque, ci piacciono di più le persone religiose che quelle libertine. Di costoro non abbiamo da rimpiangere nessuno.

giovedì 21 aprile 2005


Presunzione e cavoletti amari.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per la prima volta e dopo aver perduto tutte le elezioni svolte nel quadriennio di governo, ha finalmente riconosciuto che la Casa delle libertà attraversa una “fase di difficoltà". Capito? Il premier, dopo il collasso elettorale che non ha precedenti, riconosce per la prima volta che si, c’è qualche difficoltà. Avete compreso? Dice che si tratta solo di piccole difficoltà. Capperi, che lucidità politica. Pendindirindindina, che capacità di comprensione del paese. Perdincibacco, come capisce bene Lui il popolo italiano e come è sviluppato il suo senso termometrico della nazione, nessuno lo batte. Peccato che sia troppo tardi. E dire che il suo Sottosegretario Letta, glielo aveva detto più di una volta. Silvio, stai attento, non essere così presuntuoso. Mostrati più modesto. Non apparire che ascolti solo lo squinternato Bossi. Ascolta anche gli altri partner della coalizione. Non emarginarli. In fondo in fondo, se sei Capo del Governo lo devi al Sud. Dove trovi una regione come la Sicilia, dove nelle ultime elezioni hai fatto l'en plein di 62/62 Parlamentari? Se continui così andrai incontro a grossi guai. Come puntualmente si è verificato. Il premier ha dovuto rassegnare le dimissioni. Chi lo avrebbe mai detto. Adesso sono cavoletti amari. Comunque vada a finire questa storia, non è un finale piacevole.

mercoledì 20 aprile 2005

Papa Benedetto XVI : un progressista o un conservatore?

La stampa e in generale tutti i media italiani, provinciali come un curato di campagna, sono attualmente impegnati in una sovrabbondanza di informazioni circa la personalità del Papa. Si assiste a un oceano di commenti, illazioni, deduzioni, tutti a voler dire l’ultima sul nuovo Papa. La maggior parte dei commentatori politici, soprattutto quelli di sinistra, giudicano negativamente la personalità di Papa Ratzinger e hanno espresso dubbi sulla scelta dei cardinali. Vi è un consenso notevole di commenti negativi, di pregiudizi che a nostro parere stona considerevolmente. Conservatore, reazionario, integralista, antiprogressista, moderato, tradizionalista, conformista, nostalgico, contrario al relativismo, Papa Benedetto XVI appare come un fondamentalista ultraconservatore, perché è il difensore della dottrina e della morale cattolica. Per molti, dunque, questo Papa ha deluso ancor prima di prendere la prima decisione e i primi provvedimenti. Questi i fatti. La nostra opinione è diversa. Proviamo a spiegarci. In primo luogo attenzione ai pregiudizi. Mai come quando si hanno dei pregiudizi si possono prendere “lucciole per lanterne”. Nel migliore dei casi si rischia di fare brutta figura ovvero, fare la figura del pirla, perché potrebbe verificarsi il contrario di quanto detto o immaginato. Per esempio chi l’avrebbe mai detto che il laburista di sinistra Tony Blair, eletto per la prima volta Primo ministro inglese, proveniente dall’ala sinistra laburista, avrebbe successivamente preso decisioni politiche così conservatrici come quella di schierarsi a fianco di George Bush nella guerra per l’Iraq? Chi l’avrebbe mai pensato a quel tempo? Per Blair si è verificato il contrario di quello che è stato per Ratzinger, cioè “è entrato alla Camera dei Comuni da progressista e ne è uscito per Downing Street da conservatore”. E’ vero o non è vero? Chi ci dice invece che il Cardinale Ratzinger non sia “entrato in Conclave conservatore e ne sia uscito progressista”? Questa storia di tirare il Papa per il bavero, ovvero per la giacchetta, è irritante, superficiale e inopportuna. Persino a Berlusconi sono stati dati i famosi 100 giorni a inizio di legislatura e noi non vogliamo darli al Papa, la cui Legislatura dura tutta una vita? Attenzione, dunque, agli improvvisi e imprevidenti giudizi dati all’inizio di pontificato. Soprattutto se si è girotondini, rifondaroli e no-global di sinistra. Addirittura si legge sui giornali di oggi che il deputato dei DS, On. Grillini, dell’Arci Gay, si è dichiarato amareggiato e deluso da questa elezione. Ci chiediamo, se è lecito, ma cosa avrebbe desiderato l’On. Grillini, che il Papa avesse deciso che fare le “ammucchiate” è bello? Mah! Non abbiamo parole. Siamo contrari a questo tiro al piccione, a questo tifo calcistico da curva sud degli stadi. Sia chiaro, l’elezione di un Papa non è la finale del campionato del mondo di calcio. E’ molto, ma molto di più. Naturalmente i calciatori e i tifosi di calcio, come i girotondini di sinistra-sinistra, non sono in grado di comprenderlo. Per loro tutto il mondo si riduce alla visione manichea del Che e alla caduta non tanto del Governo Berlusconi, quanto dei difensori del G8 e degli interessi statunitensi in Italia. L’antiamericanismo è diventato sinonimo di tifo teppistico da curva sud. Per favore, tacciano i massimalisti, non facciano savonarolismi, e diano al nuovo Papa il diritto di iniziare il suo lavoro con calma e serenità. Noi siamo fiduciosi che Benedetto XVI seguirà le orme del precedente super-papa Karol Woytila. Intanto il Cardinale Ratzinger parte bene: ha una grande cultura, ama la musica (dicono che suona il piano abbastanza bene) e ha irrorato il suo primo discorso con una forte dose di umiltà. Non capita tutti i giorni vedere una persona arrivare sullo scranno più alto e affermare che l’Altissimo si è purtroppo dotato di "strumenti insufficienti". E piace anche questo esempio di umile servitore nella vigna del Signore. A noi, lo diciamo con sincerità, il vino piace. Come inizio non c’è male.

martedì 19 aprile 2005


La sorpresa delle “non dimissioni” di Berlusconi.

Quando tutti si aspettavano che il premier Silvio Berlusconi presentasse al Presidente della Repubblica le sue dimissioni da capo dell’Esecutivo, ecco le coup de théâtre : rifiuta le dimissioni e stupisce tutti, in primo luogo il Presidente Ciampi. Che dire della mossa a sorpresa del nostro Silvio nazionale? La nostra opinione è che la sortita era perfettamente prevedibile. Conosciamo il tipo. Il narcisista Silvio Berlusconi ha sempre privilegiato l’immagine. Egli è sempre stato molto sensibile ai record. In particolare, è sempre stato interessato a battere il record dei record: ottenere il massimo di permanenza sulla poltrona di Presidente del Consiglio e rimanere per sempre negli annali della storia patria. Questo è sempre stato il suo obiettivo di fondo dal momento in cui ha intrapreso la carriera politica. Non per niente, durante i vertici europei si è dato da fare a sfoggiare sorrisi a cinquantadue denti ed avere la piega dei pantaloni sempre stirata in modo perfetto. Ecco il tipo: molte promesse (non mantenute) e pochi risultati per il paese. Si! Ma il massimo del look!

lunedì 18 aprile 2005

Il titolo azionario della FIAT non gode buona salute.

A proposito delle difficoltà della Fiat sul mercato automobilistico vogliamo dire qualche parolina. La Fiat è stata ed è una grande azienda automobilistica, con un prestigio da difendere e una tradizione da confermare. Purtroppo, l’azienda torinese degli Agnelli è di nuovo giù. Non vende come dovrebbe e come auspicava e il suo titolo in borsa va sempre peggio. La diminuzione delle vendite di auto è costante e la prestigiosa industria del Lingotto si sta avvicinando sempre di più al punto di non ritorno. Gli ultimi dati confermano una ulteriore flessione delle vendite, sia in termini assoluti (numero totale di auto vendute nell’ultimo anno), sia in termini relativi rispetto alle altre aziende, tutte straniere, presenti sul mercato nazionale. Va da sé che il calo c’è, ed è vistoso, anche sui mercati internazionali. Questi i fatti. E passiamo alle opinioni. Come mai la Fabbrica Italiana di Automobili di Torino, nonostante le cure da cavallo effettuate in questi ultimi anni, non riesce a sollevarsi? La risposta è semplice e ce la dà un proverbio: “chi semina vento, raccoglie tempesta”. Cosa vuol dire? Significa che la Fiat è ormai condannata a pagare scelte sbagliate e ad uscire dai mercati per due ragioni. Da un lato è finito il periodo della iper-protezione statale che i vari governi della Repubblica avevano gentilmente donato alla famiglia Agnelli in cambio di sostegno politico. Aiuti diretti e indiretti, palesi e occulti avevano minimizzato le perdite. Adesso le cose sono cambiate. L’Unione Europea, l’euro, le nuove norme della concorrenza non possono più essere utilizzate per aiutare questa o quella industria. Adesso le industrie automobilistiche devono andare avanti e contare solo sulle proprie forze. Gli elementi che possono dare slancio alle vendite sono la creatività, la competenza tecnologica, ovvero il know how, la competitività, il costo del lavoro, le strategie di marketing, gli accordi di partneriato con altre industrie straniere, ecc.. La Fiat da questo punto di vista è zero tagliato. La Fiat non ha saputo proporre alcun modello innovativo nuovo, in grado di poter competere con i modelli prodotti dalle altre industrie automobilistiche del mondo ma, soprattutto, non ha voluto o saputo trovare tra le altre case produttrici di auto partner strategici duraturi per fruttuose collaborazioni. Ma, più di ogni altra cosa, il maggior avversario dell’industria italiana è la mancanza di fiducia dei suoi clienti. In tanti anni di vacche grasse la FIAT ha voluto fare il furbo e invece di coltivare un rapporto di stima e di apprezzamento con i suoi clienti ha spesso venduto modelli difettosi, di pessima qualità che hanno costretto i clienti a sborsare fior di quattrini, con una rete di assistenza dequalificata e dai costosi ricambi. E nel frattempo l’azienda torinese metteva in cassaforte i guadagni, senza reinvestirli nella ricerca e nella innovazione, comprando titoli pubblici (BOT), azioni bancarie, catene di supermercati e magazzini, negozi, e facendo investimenti finanziari sbagliati. Come volete chiamarla un’azienda del genere? Intelligente? Astuta? In gamba? No! Sarebbe da chiamare stupida, perché solo la stupidità poteva portare una grande azienda automobilistica mondiale ad autorovinarsi. E “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, afferma un altro proverbio. Proviamo a prevedere cosa potrebbe succedere in un futuro non troppo lontano. Dunque, tra sei mesi la Fiat dovrà bloccare la produzione di qualche suo stabilimento mettendo in cassa integrazione molte migliaia di lavoratori. Successivamente dovrà chiudere qualche altro reparto perché la domanda è diventata inferiore di molto alla produzione. Così facendo dovrà mettere in mobilità altri lavoratori. Il mercato percepisce queste difficoltà e il titolo Fiat va giù ancora di più e in queste condizioni non potrà più accedere ai crediti agevolati e il denaro gli costerà più di quello delle industrie concorrenti. Le azioni vanno giù ulteriormente fino alla decisione finale di sospendere la produzione e di smantellare il tutto. Finish. Una grande industria che sparisce completamente. Noi ci auguriamo che questo scenario drammatico non si verifichi, ma l’industria torinese sappia che se si verificherà la colpa è stata tutta sua e di nessun altro.

sabato 16 aprile 2005

Belusconismo e difficoltà interpretative.

Dicono che siamo al chiarimento politico per la crisi politica. Noi abbiamo qualche perplessità in merito. Berlusconi bis, rimpasto di governo, governo Berlusconi rafforzato, reincarico di governo a Berlusconi, governo Berlusconi di fiducia con passaggio parlamentare, governo di transizione, ecc… Insomma, non si capisce nulla. Sfidiamo chiunque a capire qualcosa di ciò che sta accadendo alla luce delle categorie politiche classiche. Siamo alla confusione mentale istituzionale più completa. Immaginiamo in questi momenti cosa stanno pensando all’estero le Cancellerie dei vari paesi di tutto il mondo. Il minimo che stanno dicendo è: “Ecco i soliti italiani. Sono sempre gli stessi. Incomprensibili in politica e confusionari in tutto”. Noi comprendiamo le possibili ragioni che stanno facendo fibrillare la politica italiana alla luce dei risultati delle elezioni regionali. Ma questo non giustifica che la politica italiana deve diventare bizantina e confondere i cittadini. Agli Italiani non piacciono questi giochetti. Ma non era stato il Presidente del Consiglio a dire che lui era contro il “teatrino della politica”? E questa, di grazia, cos’è? Politica seria? Ma mi facciano il piacere avrebbe detto Totò. Se si vuole essere seri, si vada alle elezioni anticipate subito. Ci si confronti e si voti. Non ha senso dire e non dire, minacciare e far finta di niente. Nulla più di questa insicurezza può far male al paese.

mercoledì 13 aprile 2005

Conseguenze della sconfitta elettorale e nomi dei nuovi ministeri.

Il Presidente del Consiglio è andato al Quirinale dal Presidente della Repubblica per informarlo della situazione politica attuale, alla luce anche dei recenti risultati delle elezioni regionali. L'On. Silvio Berlusconi ha fatto presente al Presidente Ciampi che intende operare per aumentare di due unità il numero dei Ministri della Repubblica. In pratica, si tratta di nominare due nuove unità per migliorare, ha detto "l'efficacia dell'Esecutivo nell'ultimo anno di legislatura". Bene. Prendiamo atto della decisione del Presidente Berlusconi. Ci permettiamo di dargli un solo consiglio, relativo ai nomi dei due nuovi dicasteri. Li chiami, il primo Ministero dell'Autocritica e il secondo Ministero della Correttezza Istituzionale. La ragione è ovvia. Il primo ministero dovrebbe offrire al nuovo Ministro la possibilità di "confessare" il Premier e fargli capire quanto è importante in politica, come nella vita, la modestia e, soprattutto, la capacità di saper riconoscere i propri errori. Il secondo ministero dovrebbe fornire al nuovo Ministro la carica morale di ricordare al Presidente Berlusconi che il conflitto di interessi, le leggi ad personam, le norme legislative che gli consentono di non subire processi, i provvedimenti economici volti a tutelare i ricchi ai danni dei poveri, la riforma del diritto societario meglio nota come legge sul falso in bilancio, ecc.., sono e saranno per lui degli autentici macigni che pesano sul suo capo e che sono state, molto probabilmente, le vere ragioni della sua recente sconfitta elettorale. Mediti, faccia autocritica e si autocorregga per trovare la forza di ribaltare una tendenza che se continuerà ancora così per un altro anno sarà per lui un'altra Caporetto elettorale, ancora più catastrofica della prima. Chi vivrà, vedrà.

martedì 12 aprile 2005

Inciviltà e violenza negli stadi.

Il Ministro degli interni Pisanu ha detto che chiuderà gli stadi se i tifosi di calcio e le società non faranno nulla per cambiare l’atteggiamento di violenza che attualmente si respira durante e alla fine delle partite. La notizia è su tutta la stampa e la televisione di ieri. Bene. La nostra opinione è che il Ministro Pisanu non chiuderà mai alcuno stadio, per il semplice motivo che lui stesso è ostaggio dei tifosi violenti. Ve lo immaginate il Ministro degli Interni che chiude lo stadio di S.Siro nel quale avrebbe dovuto giocare il Milan che è la squadra di proprietà del suo Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi? Ve lo immaginate il Ministro dell’Interno che chiude lo stadio romano perché alcuni giocatori della Lazio e migliaia di loro sostenitori inneggiano al fascismo e al nazismo con il saluto romano? Finora non lo ha mai fatto, mentre i tifosi violenti sostenitori di quella squadra non passa domenica che non reiterano questi atteggiamenti provocatori. Ve lo immaginate il Ministro dell’Interno che chiude lo stadio livornese perché alcuni giocatori del Livorno e migliaia di loro sostenitori inneggiano al comunismo di Fidel Castro con il pugno chiuso? Finora non lo ha mai fatto, mentre i tifosi violenti, come gli altri, continuano indisturbati negli atteggiamenti teppistici di cui sopra. Noi non ce lo immaginiamo proprio. In ogni caso, apprezziamo la teoria, ma vogliamo vedere la pratica. Come il saggio cinese che un giorno si mise sulla riva del fiume ad aspettare il cadavere del suo peggior nemico, noi sappiamo che prima o poi (più prima che dopo) i tifosi di calcio violenti e prevaricatori non aspetteranno molto per mettere subito, di nuovo, sotto tiro la polizia. E vedremo un altro centinaio di poliziotti all’ospedale. Ma perché il Ministro dell’Interno minaccia e non agisce? Se fosse un vero Ministro dell’Interno dovrebbe parlare poco e agire molto. Perché, viceversa, il Ministro Pisanu non minaccia le dimissioni se non viene approvata immediatamente dal Parlamento una legge che preveda il carcere ai presidenti delle società calcistiche e a tutto l’intero gruppo dirigente delle squadre di calcio che sono i veri responsabili di questa vergognosa messa in scena se essi continueranno a permettere ai tifosi prevaricatori di continuare nell’atteggiamento violento nei confronti delle forze dell’ordine? Noi non cadiamo nella trappola di dire che sono solo poche decine di giovani violenti, esterni alle società, che creano i disordini. No. Noi siamo fermamente convinti che i presidenti delle società non fanno nulla per fermare la violenza. Anzi, al di là delle dichiarazioni retoriche, alla fine giustificano i loro tifosi dicendo che sono giovani che non sono stati compresi. Te capì la ragiùn?

domenica 10 aprile 2005

L'Italia ha ratificato la Costituzione Europea.

Con l'approvazione definitiva del Senato, l'Italia ha ratificato la Costituzione europea. Il Senato ha approvato con 217 voti a favore e 16 contrari. La Costituzione dell’Unione Europea è stata approvata con una percentuale "bulgara" del (217/233)*100= 93.1%. Siamo dell’opinione che per tutti gli italiani è stato un giorno straordinario. Peccato che ai media sia sfuggito. Quasi nessuno ne ha parlato con la dovuta enfasi. Non capita ogni mese che un evento del genere si verifichi nella vita politica di una nazione. Dunque, ci spiace che sia passato inosservato un fatto sublime come questo. Cosa può esistere di più importante in una nazione che vota una legge costituzionale con una percentuale del genere? Noi pensiamo che si sia trattato di un momento eccezionale, storico, epocale. Il solo pensiero a come era l’Europa appena trent’anni fa, divisa e lacerata tra un blocco marxista e un blocco democratico, ci fa venire i brividi. Chi sono stati i Senatori che hanno votato contro? Si tratta dei Senatori di Rifondazione comunista e della Lega Nord. In precedenza la Camera dei Deputati aveva già espresso il proprio parere positivo con la stessa distribuzione di voti. Questi i fatti, e passiamo come al solito alle opinioni.
Si sapeva già che i due raggruppamenti più estremistici del Parlamento italiano avrebbero votato contro. Non è una novità. Quello che è nuovo è l’ottusità che li contraddistingue nel perseguire obiettivi inutili e solo retorici, di facciata. A volere ragionare con la loro logica, il voto contrario ha un solo significato: che se fosse stato per loro sarebbe rimasta la vecchia Costituzione, con la sua politica superata dell’unanimità, come dire dell’immobilismo più assoluto. Cosa dire di questa ennesima perla politica decisa dai due raggruppamenti, il primo rosso come quando si è paonazzi e il secondo verde, come la rabbia di una persona invidiosa? Intanto che non hanno fatto una bella figura. Di solito, quando un Parlamento, per giunta litigioso come quello italiano, vota a stragrande maggioranza un provvedimento, chi vota contro, vota per due sole ragioni. Delle due, l’una: o hanno dei profondi convincimenti che la decisione sia sbagliata, oppure votano contro per essere dei “bastian contrari”. Diciamo la verità: com’è possibile che un fatto straordinario come quello di unire quattrocento milioni di cittadini europei possa essere considerato un avvenimento sbagliato? A questa possibilità, non non crediamo. Noi, viceversa, siamo dell’avviso che entrambi gli schieramenti soffrono di una particolare malattia che riguarda tutti i parlamentari che si sentono élite, diversi dagli altri, superiori, insomma che hanno, come si dice in questi casi, la “puzza sotto il naso”. In queste condizioni non si sentono di poter essere omologati, di pensare e agire come gli altri. Non ce la fanno proprio. Poveretti, se non si differenziano, rischiano qualche ictus e così votano contro. Dunque, ecco la verità sul voto contrario di entrambi. Abbiamo detto entrambi, perché ci dovrebbero spiegare altresì, sul piano logico e politico, come sia possibile che due forze politiche così differenti in tutto, che appartengono a due coalizioni antitetiche come le loro, votino allo stesso modo. Sul piano della logica non si capisce proprio come sia possibile. Intendiamoci, Lor Signori della politica estrema, avranno le loro buone ragioni casalinghe. Per carità, noi lo sappiamo che sono degli utopisti, degli idealisti, dei sognatori. Il primo che si fa chiamare di sinistra-sinistra, che prende sempre le difese dei no-global, che non sono proprio delle sartine, e che è gente non molto attenta a non sporcare i marciapiedi quando sfilano nelle città, e il secondo che è di destra-destra, i cui aderenti salivano come un cane rabbioso al quale è scappato il gatto che rincorreva da molto tempo, sono schieramenti politici di parte, che sacrificherebbero il bene collettivo del paese per una soddisfazione personale del loro Capo. Ribadiamo la nostra opinione: sul piano logico la loro contemporanea decisione di votare alla stessa maniera non è giustificabile né politicamente, né sul piano della razionalità. Non è possibile che due forze politiche che stanno agli antipodi dello schieramento parlamentare possano votare alla stessa maniera. Eppure si è verificato. In questi casi vuol dire che la decisione presa a stragrande maggioranza dal Parlamento italiano è stata giusta e ragionevole. Alla faccia dei no-global di Rifondazione Comunista e degli xenofobi della Lega Nord. Entrambi, alla fine, si sono trovati d’accordo nientepopodimenoche con il Senatore a vita Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica e conosciuto dai più, ormai, per il solo fatto di essere colui che si voleva togliere i sassolini dalle scarpe. Eccoli là i tre amici della marmellata, sistemati sul più alto scranno del Parlamento Italiano a chiacchierare come buoni amici di scelte politiche comuni. Si sono riuniti per assegnarsi le figurine dei calciatori. Ahi, poveri noi, cosa ci tocca vedere alla nostra età.

sabato 9 aprile 2005

Roma, romani e accoglienza cordiale.

Il Sindaco di Roma è irritatissimo. Ha detto che chi parla male di Roma e dei romani sarà trattato come merita e non tollererà più offese ai cittadini di Roma. Diciamo la verità, il Sindaco ha ragione. In effetti Roma, almeno in questa occasione, si è rivelata eccezionale. Come per il Giubileo si è ripetuto il miracolo della buona organizzazione e fa piacere tessere le lodi dell’organizzazione capitolina. Però non esageriamo. Il Sindaco ha omesso di dire che il milione circa di pellegrini, venuti da tutte le parti del mondo, in parte italiani e in parte stranieri, sono stati civilissimi in tutti i loro comportamenti. E non poteva essere diversamente. Dunque, se non ci sono stati tafferugli lo si deve quasi esclusivamente alla peculiarità di questa immensa folla che, com’è noto, erano fedeli, religiosi, suore, suorine, sacerdoti, e tanti giovani, gente di pace, gente che crede nei valori, quelli veri, quelli che si chiamano carità, solidarietà, tolleranza, altruismo, pace. Se invece di questa tipologia di visitatore, Roma fosse stata invasa dall’altra tipologia di “turisti”, tanto per intenderci i cosiddetti no-global o da tifosi di calcio, di qualunque squadra tanto non cambia niente, non pensiamo che il dott. Veltroni avrebbe assistito alla straordinaria, pacifica e serena manifestazione di solidarietà che abbiamo visto tutti nelle intere giornate trascorse con i fedeli in coda per decine di ore. Avrebbe avuto come sorpresa non uno, ma dieci, cento, mille G-8 come a Genova, probabilmente con azioni di guerriglia e forse decine di morti. Questi Signori, tifosi di calcio e no-global, di norma non vanno alle manifestazioni con la corona o col messale per pregare. No. Vanno con le spranghe di ferro e con le bottiglie molotov per incendiare e distruggere. Altro che civiltà romana. Ci sarebbe stata l’inciviltà dei tifosi di calcio violenti e vigliacchi, che si coprono il viso con i passamontagna per nascondere il loro vile viso. Il Sindaco Veltroni , per favore, non dimentichi la piccola differenza che intercorre tra questi due tipi di persone.

venerdì 8 aprile 2005

La morte e i funerali del Papa.

Fra le tante, una immagine in particolare ci ha colpiti nel seguire in TV la cerimonia funebre di commemorazione della morte del Papa. Una semplice sequenza, in grado da sola di sintetizzare una emozione lunga quanto l’intera mattinata. Riguarda il libro del Vangelo, che è stato aperto e posato sulla sobria bara di legno di Giovanni Paolo II. Le pagine, sfogliate dal vento, si muovevano velocemente come onde su un campo di grano. Ci è sembrata l’ultima carezza che il Papa ha voluto fare sul viso di tutti i presenti. Ciao Karol. L’umanità ti deve tanto. Siamo certi che, dopo aver imparato molto dalle tue alte lezioni di umiltà e di amore, non ti dimenticherà.

mercoledì 6 aprile 2005

Quando si dice che se si è invasati si perde il senso della misura.

Ieri sera il Presidente del Consiglio si è gentilmente concesso alle telecamere alla presenza di alcuni suoi avversari politici in un incontro televisivo non annunciato. Quando ieri sera abbiamo acceso il televisore, quasi quasi non osavamo credere ai nostri occhi. A conoscenza del fatto che il Presidente del Consiglio aveva dichiarato più di una volta che non avrebbe accettato più confronti televisivi con i suoi oppositori, abbiamo pensato di avere le traveggole. Poi, vedendo che l’immagine televisiva non andava via ed era persistente sullo schermo e che non era il frutto delle nostre allucinazioni, abbiamo pensato che avesse concesso al conduttore del terzo canale televisivo, lo stesso privilegio che di solito il premier lombardo concede all’altro più noto giornalista televisivo, che lo intervista con fare cardinalizio. Sempre più incuriositi abbiamo creduto di ascoltare la solita intervista personale. Grande è stata la nostra meraviglia quando abbiamo visto inquadrare nello stesso studio le facce note dei suoi avversari politici. Attirati ancor di più, abbiamo seguito il dibattito con interesse crescente, fino ad arrivare al culmine del prodigio quando il Presidente Berlusconi, incalzato dai suoi avversari, ha ammesso che il Governo è stato battuto perché, ha detto testualmente, “la sinistra ha creato nel paese una struttura parallela, contraria al Governo, che è il risultato della scelta dei poteri forti che operano”, udite udite, “nella televisione, nella magistratura e nelle scuole superiori”. Ora, passi che la Magistratura ce l’abbia con lui e lo indaghi sistematicamente per una serie di gravi reati. Passi, altresì, sebbene con maggiore difficoltà, che l’opposizione abbia delle televisioni private e personali di proprietà (a noi non risulta). Ma che nel paese ci siano dei poteri forti che si manifestano come “truppe pericolose e sovversive” nascoste tra i banchi delle scuole secondarie superiori, intenti a mettere in difficoltà nientepopodimenoche il Presidente del Consiglio dei Ministri ci sembra un racconto di fantascienza comica, che è un genere letterario ancora tutto da scoprire. Come persone che hanno una certa frequentazione degli istituti scolastici siamo rimasti di stucco. Dunque, ora diventano chiari alcuni aspetti surreali della questione. Ecco perché, per esempio, il Ministro della P.I. non rinnova il contratto ai docenti scaduto da ben sedici mesi: perché questi ultimi sono un pericoloso covo di “brigatisti della cultura”, forti del loro potere di persuasione nella società, che hanno la capacità di mettere in difficoltà il Governo. Capperi! Non l’avevamo capito. Adesso però, prendiamo nota che sono stati scoperti. Certamente non avranno più la possibilità di nascondersi tra i banchi di scuola contenenti le merendine dei nostri figli studenti, con i loro strumenti offensivi consistenti nei pericolosi libri di testo, in grado di scardinare l'ordine costituito concepito dal capo del Governo. Tra poco, saranno prede delle forze dell’ordine. Rimane loro soltanto la possibilità di andare all’estero, in esilio, meglio se nella Francia laicista, e non nuocere più. Noi pensiamo che se le elezioni regionali hanno permesso all'opposizione di dare una sonora lezione al partito del Presidente del Consiglio, un motivo c’è stato. Ed è stata l’incapacità del Capo dell'Esecutivo che ragiona a nostro parere secondo schemi mentali eccessivamente ridotti all’essenziale, manichei, del tipo "bianco o nero", che vanno bene quando si devono prendere decisioni in una azienda ma che non servono per mandare avanti una istituzione pubblica complessa come è lo Stato repubblicano. Ecco spiegate le ragioni di una sconfitta annunciata. Abbiamo già detto altre volte che se il Presidente del Consiglio non cambia registro sarà inesorabilmente bocciato! Bocciato non da un covo di terroristi insegnanti e bidelli, ma dal corpo elettorale nelle prossime elezioni nazionali. Chi vivrà, vedrà.

domenica 3 aprile 2005

Lutto e riflessioni: un rapporto mai fuori luogo.

Oggi è giornata di lutto. Un grande uomo è ritornato al Padre ed ha preso possesso del posto che gli spetta in Paradiso, vicino a Colui che gli ha permesso di fare tanto bene sul pianeta Terra. Cosa dire della morte del Papa? Si rischia molto di essere banali. Non ci sono parole adatte per ricordarlo adeguatamente. Dunque, tacciano le parole di lode. Non servono molto. Così come non serve ammucchiare opinioni di adulazione o di critica nelle cataste dei conformismi dell’una o dell’altra parte. A un uomo che ha permesso, con la sua sofferenza interiore e fisica, di predicare la pace e l’amore fra tutti gli uomini e che ha inviato sempre messaggi di fratellanza a tutti i Popoli e a tutte le Religioni, la migliore fra tutte le cose possibile è tacere, raccogliersi, meditare e riflettere sul ciò che Papa Woityla ha fatto durante la sua intera vita. Ma noi vogliamo disubbidire a questa esigenza, in nome della grande stima e della grande fiducia che abbiamo nutrito in Lui, per dire poche parole non di circostanza sul suo pontificato. Senza volere essere a tutti i costi originali abbiamo alcune opinioni al riguardo.
Noi pensiamo che Egli rimarrà nella storia per sempre, come una delle poche figure religiose in grado di oscurare tutte le personalità politiche mondiali del secolo scorso. Quello che ci ha colpiti in tutta la sua vita è la capacità che ha avuto questo grande uomo a influenzare positivamente i popoli. Pensate alla grande capacità mostrata nell’essere stato in grado di dialogare con tutti sia in una moschea musulmana che in una sinagoga ebrea. Ma la cosa straordinaria è stata a nostro avviso l’aver creato un clima di serenità in tutti con la sua capacità di dialogo con tutti. Insomma, riuscire a far incontrare in Piazza S. Pietro centinaia di migliaia di persone di tutto il mondo, di tutte le razze e di tutte le religioni facendoli sentire come appartenere ad una sola grande famiglia, quella del genere umano, ha dell’incredibile. Parlare bene del Papa, dunque, è scontato. Neanche i no-global hanno potuto tirare fuori dai loro cassonetti di immondizia ideologica e militare argomenti per attaccarlo sul piano politico. E questo è stupefacente. Noi non abbiamo nulla di interessante o di originale da aggiungere alla sterminata quantità di informazioni che i media hanno finora dato al pubblico mondiale mediante giornali, televisione, radio e internet. Vogliamo invece dire qualcosa su ciò che non è riuscito a fare Giovanni Paolo II, per completare ancora meglio la sua opera. Non che ne avrebbe avuto di bisogno. In quali campi e quali azioni avrebbero potuto dargli “qualcosina di più” di quello che ha già avuto? Vediamo. In primo luogo, il rapporto con le altre Religioni. Poteva fare di più in questo campo? Noi affermiamo che avrebbe potuto fare di più. Noi siamo dell’avviso che per quanto enorme sia stato il risultato del suo pontificato sul rapporto tra cattolici, ortodossi, musulmani ed ebrei, forse avrebbe potuto osare di più. Avrebbe potuto sollecitare di più musulmani ed ebrei a rispettarsi vicendevolmente come valore aggiunto alle loro religioni. Avrebbe potuto fare altri passi in avanti nei confronti del mondo islamico, riconoscendo ai musulmani maggiore dignità e migliore ruolo mondiale a quella “chiesa” sui generis che è la Chiesa di Allah e di Maometto. Noi pensiamo che una maggiore autocritica sugli errori del passato, come le Crociate, avrebbe giovato di più alla causa della pace. Noi pensiamo che poteva osare di più sul piano dell’ecumenismo, insistendo di più con le altre religioni sui motivi che uniscono cattolici e musulmani e dimenticare le ragione che separano gli uni dagli altri. In secondo luogo, non ha sferzato adeguatamente i potenti del mondo. Probabilmente avrebbe potuto levare la sua voce con maggiore vigore e più rilevante intensità. E’ stato abbastanza duro con Bush sulla questione Iraq? E’ stato abbastanza duro con i crimini del Dalfour e la carneficina di bambini e anziani effettuata dai ribelli in quello sfortunato paese d’Africa? E’ stato abbastanza duro con il terrorismo di tutte le provenienze? Forse avrebbe potuto fare di più. In terzo luogo, avrebbe potuto fare qualcosa di meglio nei campi della ferrea ideologia cattolica che inerisce al delicato e complesso rapporto accusatorio che il cattolicesimo continua a mostrare con la scienza in certe occasioni? E le questioni dell’aborto, della bioetica, dell’eutanasia, del ruolo della donna nel sacerdozio, sono così certe che non è possibile in alcun modo discuterne e riflettere di più prima di essere così sicuri che la strada della verità è l’unica intrapresa dal Vaticano? Abbiamo dei dubbi e, forse, qualche po’ di confusione. Ma una cosa ce l’abbiamo chiara. Un Papa come lui è difficile che si riveda sulle scene mondiali. Sarei felicissimo di cospargermi il capo di cenere se tra qualche anno riconoscessi di avere sbagliato. E qui l’errore sarebbe per noi una cosa meravigliosa. Il solo pensiero di poter clonare Papa Woilyla ci riempie di gioia sin da adesso.

sabato 2 aprile 2005

Elezioni regionali, candidati e loro nomi.



Siamo alla vigilia delle elezioni regionali. Manca un giorno all’evento elettorale più atteso degli ultimi anni e in attesa di esercitare il nostro diritto-dovere di elettori abbiamo voluto guardare con attenzione i nomi dei circa mille candidati presenti nelle ventitre liste della Regione Lazio. Un enorme calderone di nomi, cognomi, soprannomi, nomignoli, diminutivi. Insomma, c’è di tutto. Eravamo a conoscenza della complessità e della varietà della fauna demografica di una città di circa tre milioni di abitanti come Roma, ma la realtà, come si dice in questi casi, supera la fantasia e di molto. Chi conosce la realtà sociale delle famiglie romane sa che questa città è unica al mondo. Lo è non solo per le bellezze, l’arte, i monumenti, la tavola, i cibi, l’atmosfera relativa agli eventi e agli spettacoli culturali, musicali e artistici ma anche perché Roma è l’unica città al mondo in cui gli indigeni danno del tu a tutti, anche se non ti conoscono. C’è una corsa al tu, al cameratesco, alla eliminazione di qualunque distanza, di qualunque regola, di qualsiasi convenzione, per eliminare subito la diversità, per ingabbiarti nel mondo indigeno che usa propri costumi, proprie modalità di comunicazione e stili di vita che non hanno uguali in tutto il mondo. Qui, il Lei è raro. E’ considerato alieno, estraneo, avverso, straniero. In una sola parola: nemico. Chi non sta al gioco del tu sa che in quel momento si sta autoemarginando, si sta mettendo “contro”. Viene guardato con diffidenza, trattato torvamente da straniero, visto con preoccupazione come un corpo estraneo da evitare. Tutto questo lo sapevamo. Come sapevamo anche il vezzo dei romani autoctoni, tutto romanesco, del soprannome. Tanto per intenderci del tipo: Carlo Rossi, detto “il migliore”. Forse l’esempio non calza alla perfezione. Ci scusiamo e lo cambiamo subito. Eccolo nella versione locale più vicina alla realtà. Carlo Rossi, detto “er patata”. E’ un po’ meglio, ma è difficile pensare a Carlo Rossi, o Mario Bianchi, come cognomi romani. E allora cambiamo di nuovo. Sentite questi altri. Marchioni Giovanni, detto “Totti”, che ne dite? O, per rimanere nella stessa varietà di insalata, Montella Guerino, detto “aeroplanino”? E quest’altro? Cassano Stefano Ciro, detto “Peter Pan” come vi sembra? Vogliamo continuare? Lo so, lo so che state dicendo che ho confuso i nomi dei candidati con i nomi dei calciatori della Roma. Ma vi giuro che non sto barando. Li ho appena visti negli elenchi dei candidati, mica li ho inventati io! Ebbene, tutti questi nomi e altri ancora sono presenti nelle liste dei candidati della Regione Lazio, magari come sinonimi di quelli veri. Non ci credete? Ecco l'URL dove controllare: http://www.comune.roma.it. Abbiamo contato ben ventisette nomi per ciascun raggruppamento. Quindi sono presenti ventisette nomi del genere che sono candidati del centro-sinistra e altri ventisette che sono candidati del centro-destra. I due schieramenti si equivalgono e presentano una par condicio che ha dell’incredibile. Per curiosità vediamone altri. Ponzo Umberto, detto “Carlo”. Qui non si capisce perché un individuo che ha il nome di Umberto si fa chiamare Carlo. Ma è possibile che la ragione sia conosciuta solo dal ristretto numero di amici che il Carlo ha. Mi immagino Umberto Bossi, come potrebbe apparire in un simile elenco. Umberto Bossi, detto il “giustiziere della Val Camonica”. Oppure “l’Umbertone che dà giustizia alla Padania”. E via dicendo. Corsi Fernanda, detta “Nanda”, ci ricorda la barzelletta romana di Fernando, il mandrillo del Tufello, che alla domanda della moglie “a Nando, che te paro?” le risponde che “mo’ vengo”. Continuiamo. GhebreIgzabilur Ghebremedhin, detto “Ghebre”. Questo è uno dei pochi casi in cui il candidato ha fatto bene a mettere il suo diminutivo perché altrimenti sarebbe stato difficile, vista la provenienza straniera del nome, farsi intendere. La Rocca Assunta, detta “Susy”. E passiamo al centro-destra. Prestagiovanni Bruno, detto “Presta”, oppure Lollobrigida Francesco, detto “Lollo”, si capisce che al centro della scelta vi è il desiderio molto romano di risparmiare fatica troncando il nome in uno più corto. Come i messicani nella pubblicità del TeAti fresco di frigorifero. Anche qui, il romano doc, si inserisce bene con una comunicazione elettorale che cerca di orientare l’elettore sul proprio dinamismo politico. Regimenti Luisa, detta “Luisa Reggimenti”. A parte la g di troppo, qui è veramente difficile capire il perché della "proprietà commutativa" presente nello scambio del nome e cognome. Vuoi vedere che si tratta di un matematico della Magliana che vuole fare colpo sulle persone interessate alla scienza astratta? Di Pedersoli Carlo, detto “Bud Spencer” abbiamo già parlato in epoca non sospetta. Basta andare a leggere l’articolo del 19.02.05. Damato Erasmo, detto “Mino Damato” lo sappiamo è un ex conduttore di programmi televisivi. Sentite questa. Di Fazio Ilaria, detta “De Fazio” o “Difazio”. Boh! Non lo sa neanche lei come si chiama. Giannini Giuseppe, detto “il principe”. E’ un ex calciatore della Roma. Petroniro Franca, detta “Francesca”. Oppure Golfo Consolata, detta “Lella”. Questa ci ricorda “’a Sora Lella” dei film di Alberto Sordi. Tarzia Olimpia, detta “Tarsia”. Qui si cambia la z con la s, forse perchè l'interessata deve avere origini emiliane. Chiapparelli Fiorella, detta “Monica”. E via di seguito, per un totale di cinquantaquattro nomi. Morale della favola? Manca solo il proverbio romano per completare l’opera: Francia o Spagna, purchè se magna. A parte gli scherzi, speriamo che il prossimo Consiglio Regionale abbia degli eletti che, indipendentemente dai soprannomi, faccia funzionare meglio i servizi laziali e non solo. Auguri Regione Lazio!

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