domenica 30 dicembre 2007

L'amore spagnolo senza limiti e l'ansia di essere sempre i primi.

E va bene. Lo riconosciamo. Gli spagnoli con le innovazioni ci sanno fare. E bene anche. Ci hanno superato già da tempo in tanti aspetti della vita politica (hanno avuto pochi governi, efficienti e prestigiosi), in economia (ci hanno già superato nel PIL), nello sport (il calcio spagnolo, nell'immaginario mondiale, è praticamente imbattibile), nel turismo (il numero di turisti è quasi doppio del nostro), nel giornalismo (El pais ed altri quotidiani spagnoli vendono e sono letti da un numero almeno triplo di lettori di quelli italiani), nella televisione e nel cinema (omettiamo i tanti successi cinematografici e televisivi ottenuti dalla cultura iberica), nella musica (la lingua spagnola, dopo quella inglese, primeggia nelle canzoni e non solo nelle canzoni). Non è finita, perchè c'è un altro aspetto, che chiameremo sociale, in cui gli spagnoli sono diventati imbattibili nel mondo. Si tratta della legislazione contro l'omofobia, in cui i cittadini della bella nazione iberica sono i veri trionfatori. In questo campo è spuntata l'ultima trovata degli spagnoli: il "poliamor". Si tratta di una nuova convivenza civile, in cui l'unione diventa multipla. Tanto per intenderci è una specie di versione spagnola della poligamia. Il menage a tre, a quattro o a più soggetti è l'ultimo arrivato nel panorama dei successi spagnoli che riguardano la convivenza. Con buona pace della Chiesa spagnola si ufficializza ciò che il nostro cantante Renato Zero ha chiamato, tanti anni fa in una sua canzone di successo, "il triangolo". L'amore è accettato da tutti i compartecipanti del menage, tra il Sig. Pablo, la Signora Estrella e l'amica Carmen. Continuando di questo passo la società spagnola vincerà anche l'ultimo premio che riguarderà la distruzione totale della famiglia classica, quella che una volta i napoletani chiamavano "papà, mamà e i figlietti". Era noiosa, lo sappiamo, ma almeno era una famiglia.

martedì 25 dicembre 2007

Oplà e l'ex-funzionario Sisde è libero.

Eccoli qui di nuovo in azione. Dicono che si tratta di motivi umanitari. Fatto sta che l'ennesimo episodio di scarcerazione facile si sta realizzando. Questa volta il Ministro Mastella è "supportato" nientepopodimenoche dal Presidente della Repubblica Napolitano. Dunque, non se ne parla nemmeno di non realizzare l'ennesima uscita di un condannato dal carcere senza avere scontato l'intera pena. Anzi. Il Ministro Mastella sta predisponendo le cose per realizzare addirittura una istruttoria "velocizzata", del tipo "detto, fatto". Sapete, il Ministro della Giustizia è fatto così. Quando crede che le scarcerazioni devono essere fatte, riesce anche dove il Papa Giovanni Paolo II non riuscì: a far scarcerare in un solo colpo 25000 detenuti, e che detenuti aggiungiamo noi. Il fior fiore della delinquenza. Ci spiace che in questa cattiva compagnia sia caduto anche il Presidente della Repubblica. Vuol dire che anche a lui far uscire un detenuto condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, mica perchè ha rubato caramelle, piace. Sarà l'atmosfera del Natale, fatto sta che di Santi, questi mascalzoni che hanno preso l'abitudine a delinquere, ne hanno tanti. Veramente tanti. Povera Italia!

sabato 22 dicembre 2007

Air France o Air One?


Sono entrambe compagnie aeree. C'è però qualche differenza non trascurabile. La prima è una grande compagnia, la seconda è piccola. Con la prima ci si sente più sicuri su tutto (hanno più soldi e l'immagine non può essere deturpata da pecche organizzative) con la seconda ci si sente in ansia per le solite disfunzioni all'italiana che inevitabilmente la penalizzerebbero (hanno meno soldi e non possono fare molto). La prima vuole comprare l'Alitalia a 0,35€ (una proposta modesta) ad azione, la seconda a 0,01€ ad azione (un insulto). Di chi vi fideresti delle due? La prima è piena di professionalità e pensa a far volare i vettori nel modo migliore guadagnandoci, la seconda pensa a come pagare l'indebitamento (ha infatti per compagno di cordata una banca che pensa solo a fare il suo mestiere che è far cassa). La prima presenta un piano industriale in grado di dare efficienza al trasporto aereo nazionale, la seconda presenta solo un piano bancario che non ha prospettive solide e convincenti. La prima progetta nel migliore dei modi e non si fa condizionare dai sindacati, la seconda sarebbe sistematicamente in ostaggio degli stessi sindacati. La prima vuole fare solo un hub a Roma, nella capitale, la seconda vuole fare un solo hub a Milano, nella Lombardia. Conseguentemente la prima farà viaggiare più passeggeri perchè il bacino principale non può non essere che Roma, ovvero la sede principale del paese e la capitale dell'altro stato, che è il Vaticano, la seconda taglierebbe fuori (come ha fatto per molti anni) tutto il centro sud privilegiando spudoratamente il nord. Fate il conto e vedrete che la soluzione la capirebbe anche un bambino. Certo, nessuno è così sciocco da non capire che Milano deve avere uno status speciale. Ma basta solo un po' di intelligenza per risolvere il problema. Tutto qui. Il guaio è che la questione in Italia non si pone correttamente in modo commerciale come la si porrebbe in tutta Europa. No. Si pone, purtroppo, in modo esclusivamente politico. Per cui chi è per Air France è di centro-sinistra, mentre chi è per Air One-Banca Intesa è di centro-destra. Semplicemente pazzesco! E poi ci lamentiamo per essere un popolo depresso che sta scivolando nella povertà. Con questi politici che pensano in questo modo, non c'è di che stare allegri.

venerdì 21 dicembre 2007

Berlusconi: una telefonata che vale una montagna di vergogna.

Il fatto del giorno è la vergognosa telefonata tra il Direttore RAI Agostino Saccà e l'On. Berlusconi capo di Forza Italia-Partito della libertà. Dire che ci ha fatto vergognare di essere italiani è poco. Dopo avere ascoltato la gravissima telefonata sia nel tono, sia nel contenuto il minimo che si produce su un qualunque cittadino è la consapevolezza che questo genere di politici è pericoloso e pernicioso per il paese. Purtroppo, il singolo cittadino non ha armi per difendersi dalla presenza di questi attori e comparse nel teatro della politica italiana. C'è da vergognarsi per un'intera legislatura di avere con questa gente lingua e Parlamento in comune.

mercoledì 19 dicembre 2007

La crisi della cultura scientifica nella scuola secondaria italiana.

Questa lettera è un atto d’amore. Amore verso la scuola, amore verso la fisica, amore verso la scienza, amore verso la cultura. Nient’altro. Nello scrivere le poche righe che seguono non sono stato mosso né da intenti polemici verso chicchessia, né da implicazioni ideologiche. Si tratta solo dell’esigenza che ho avvertito in forma sempre più rilevante in questi ultimi anni di far conoscere il punto di vista di un insegnante di fisica che ha riflettuto non poco intorno alle ragioni che hanno portato l’insegnamento scientifico nella scuola italiana ad essere di così basso livello. Si tratta, pertanto, di un punto di vista personale, «internista», che proviene dal di dentro del sistema scolastico e che non ha altre pretese se non quella di far circolare delle idee critiche all’interno del variegato e complesso sistema relativo all’insegnamento delle discipline scientifiche.
I fatti sono noti. L’apprendimento scientifico degli studenti in Italia è di basso profilo. L’apprendimento della fisica in particolare, come sottoinsieme di quello più generale della scienza, è ancora più scadente. Come mai? Forse è arrivato il momento di dire qualcosa di diverso dalle solite «cose lunghe e noiose» che vengono dette normalmente in questi casi. Il giudizio negativo che riguarda l’insegnamento della fisica in Italia non viene dato sulla base di mie presunte sensazioni o antipatie, ma emerge costantemente da tutti gli studi e le statistiche che le istituzioni e gli organismi nazionali e internazionali preposte a questo scopo offrono nelle loro indagini specialistiche.
Non si può fare una analisi seria delle cause della crisi dell’insegnamento e, quindi, dell’apprendimento della fisica nella scuola secondaria superiore se non si parte da un semplice dato: in Italia si è finora proposto un modello di insegnamento della fisica di basso livello, sbagliato, inefficace e non in grado di assicurare neanche i livelli minimi di conoscenze, competenze e capacità che dovrebbero far parte del bagaglio culturale dei giovani. Chi non crede alle cose dette circa il penoso stato dei corsi di insegnamento della fisica impartiti nella maggioranza dei licei del paese, per favore vada a parlare con i docenti universitari degli atenei italiani che insegnano nelle facoltà scientifiche, soprattutto quelli che hanno a che vedere con la preparazione scientifica di fisica delle matricole universitarie. Ne sentirà di tutti i colori. Non per niente il Ministero della Ricerca scientifica, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha avvertito la necessità di dare incentivi economici a tutti quegli studenti che si iscrivono a Fisica, Matematica e Chimica. Aggiungo, purtroppo, che più passa il tempo e più la situazione peggiora, nel senso che il panorama relativo alle conoscenze di base possedute da una matricola universitaria nel campo della fisica sono semplicemente pietose. Eppure il bilancio del Ministero della PI è stratosferico: si tratta di circa 40 miliardi di € all’anno. La ragione è che ci sono pochi studenti che si iscrivono alle facoltà scientifiche dell’Università all’altezza di seguire la professione dello scienziato. Affermo che la colpa di tutto questo è da ascrivere principalmente a due categorie di soggetti: i docenti della scuola secondaria e le Autorità scolastiche. Le ragioni per le quali metto al primo punto gli insegnanti riguardano il fatto che mentre per le Autorità scolastiche la responsabilità è indiretta e mediata e, comunque, riguarda la complessità e le inefficienze del sistema, per gli insegnanti si tratta di una loro specifica responsabilità personale. Non c’è dubbio che la categoria delle Autorità scolastiche a tutti i livelli (Governo, Ministro della P.I., Parlamento, Direttori generali e Ispettori ministeriali, Direttori regionali e Dirigenti scolastici) hanno grandi responsabilità. Molte sono le negligenze che si possono imputare a questi soggetti. Tuttavia, non è mia intenzione soffermarmi sui disastri che questa classe di personaggi hanno dato vita negli ultimi decenni. In ogni caso si tratta di soggetti che hanno responsabilità di tipo differente da quelle dei docenti. Dunque, non è oggetto di questa indagine parlarne. I docenti, viceversa, hanno una responsabilità personale, tipica delle colpe soggettive, afferente alla specificità professionale che attiene alla loro sfera culturale e professionale individuale. E questo è grave. Molto grave. Ma andiamo per gradi. Come funziona il sistema organizzativo scolastico? Semplice. All’inizio dell’anno, durante una riunione affrettata e superficiale, il Consiglio di classe espone per bocca dei vari insegnanti le linee guida della loro azione didattica ed educativa. Questo organo collegiale dovrebbe offrire una panoramica del piano di lavoro dell’intero anno scolastico che caratterizza la didattica di tutti i docenti nella classe. Purtroppo per motivi di tempo il Consiglio procede a una lettura affrettata della programmazione didattica ed educativa. Poche parole per mostrare i principi organizzativi di questo organo collegiale delicato nella vita scolastica. L’insegnante di fisica partecipa come gli altri ai lavori del Consiglio e nel migliore dei casi espone in forma più concisa degli altri alcuni aspetti del suo lavoro che in quel momento gli sembrano importanti. Non dimentichiamo che generalmente il docente di fisica è docente anche di matematica. E si sa che per ragioni che dovrebbero interessare più la psicologia del comportamento umano che l’organizzazione del lavoro, spende almeno il doppio del tempo per la matematica e metà per la fisica. Sarebbe difficile in appena un’ora far parlare tutti i membri del Consiglio (circa una decina), in modo completo e approfondito. Se da 60 minuti nominali togliamo dieci minuti per l’organizzazione dei lavori, rimangono al massimo circa 5 minuti a docente, naturalmente se non ci sono interventi degli altri e il segreterario verbalizzatore sappia fare bene il suo dovere di sintesi, altrimenti i minuti a disposizione risultano ancora meno. Dunque, nella migliore delle ipotesi il docente ha meno di 5 minuti per esporre tutto quello che farà nell’intero anno. Conclusi i lavori, potrà passare alla realizzazione del curricolo appena programmato. Da notare che nel Consiglio di Classe mancano i diretti interessati allo scopo della riunione, cioè sia gli studenti, sia i loro genitori. Entrambi saranno nominati almeno due o tre mesi dopo la riunione preliminare di cui sopra. Il perché di questa nomina che avviene ad anno abbondantemente iniziato è un mistero che non sono riuscito mai a capire e che comunque fa parte delle gravi colpe dell’Autorità scolastica di cui abbiamo parlato prima nella premessa. Si parla tanto di aprire la scuola alla società, rendendo più partecipi i genitori e poi si escludono i medesimi da una riunione così importante. Vero è che è prevista un’altra riunione di insediamento relativa alla presentazione dei nuovi eletti. Rimane il fatto che questo processo democratico di nomina avviene tardi. Per quanto riguarda i lavori di programmazione sia chiaro che non sto dicendo che in “tutti” i Consigli di Classe si opera come sopra, ma generalmente l’azione si svolge così, quando addirittura non si discute nulla perché si dà tutto per scontato! Cosa succede dopo? Il docente si mette al lavoro, prepara le lezioni, svolge in classe l’attività di proposizione dei contenuti, dà indirizzi di studio agli studenti, suggerisce le pratiche per apprendere meglio, ecc… Dovrebbe fare tutto questo. In genere non lo fa perché si richiama all’esperienza e non “perde” tempo. Dopo qualche settimana inizia a interrogare. Si tratta del primo momento di valutazione degli apprendimenti. Nella stragrande maggioranza dei casi queste interrogazioni sono uno dei pochi momenti di verifica del lavoro svolto. Se necessario, perché si hanno pochi voti nel registro personale del docente, si somministrano agli studenti schede di verifica a test, del tipo 20 domande a risposta chiusa. Il livello di difficoltà di questi test non viene calibrata su livelli nazionali, ma viene deciso dai docenti nella loro massima autonomia e libertà. In pratica un docente può scegliere un livello di difficoltà minimo e nessuno può contestarglielo. Così i suoi studenti possono essere etichettati come studenti bravi con voti decisamente ottimali. Per mettersi poi a posto con la propria coscienza professionale il docente di fisica, ovvero, il docente di matematica e fisica, organizza una o al massimo due sessioni di laboratorio nell’intero anno per realizzare qualche esperimento. In genere si tratta dello stesso esperimento che svolge ogni anno. Niente a che vedere con un lavoro di ricerca serio, di gruppo, programmato con dovizia di particolari e svolto dagli studenti con la redazione di una relazione finale, magari pubblicata in rete nel sito web della scuola. Viceversa, si tratta quasi sempre di esperimenti brevi, episodici, dimostrativi, alla cattedra, in genere svolti dall’assistente di laboratorio, se quel liceo ha la fortuna di averne uno. E poi basta. Fine. Tutto qua. Naturalmente può benissimo succedere che se un insegnante ha bisogno di tempo per completare un argomento di matematica o per fare una verifica scritta si appropri dell’ora del corso di fisica. Nessuno glielo contesterà mai. “Tanto la fisica è solo orale” è la ricorrente giustificazione addotta in queste circostanze e col programma di fisica “mi trovo a buon punto”. Le lezioni si svolgono generalmente con un breve riassunto del capitolo previsto dal manuale. Spesso, si trovano collegamenti più o meno artificiosi alla matematica per sfruttare la possibilità di far vedere come si procede in una dimostrazione deduttiva applicata alla fisica. Ecco il quadro della situazione che potrebbe essere preso a prestito per fare una istantanea molto generale delle condizioni didattiche e metodologiche dell’insegnamento della fisica in Italia. Quasi mai si propongono riflessioni storiche ed epistemologiche. Ma quello che più conta nell’economia di questo articolo quasi mai nessun insegnante risolve problemi di fisica programmati esplicitamente nel piano di lavoro annuale. Sembra che siano il diavolo in persona da evitare a tutti i costi. Il quadro di sintesi proposto prima può in alcuni casi essere diverso. Sono perfettamente convinto che molti docenti, non so quantificarli con consapevolezza ma certo non credo che si tratti della maggioranza, non si troveranno nelle condizioni sopra citate. Gliene dò atto. Per carità. Certamente ci sono docenti che sanno il “fatto loro”. Ma la loro presenza nelle scuole secondarie superiori non è dominante ma fortemente minoritaria e comunque non fanno testo. Si tratta di una ristretta èlite, che opera in modo discreto, quasi mai da suscitare interesse. Soprattutto perché nella scuola italiana non esistono strumenti di costrizione che possano imporre ai “meno interessati” eufemismo per etichettare docenti che vivono ai margini delle novità professionali, di uscire dalla loro condizione di dequalificazione e mettersi in una prospettiva propositiva per poter migliorare la loro didattica. Esistono docenti che in tutta la loro esistenza di lavoro non hanno mai fatto una sola lezione in una loro classe alla presenza di esterni (presidi, ispettori, altri colleghi, ecc…). E molti hanno partecipato a qualche corso di aggiornamento per ragioni qualche volta pittoresche, ovvero per ragioni estranee alla loro professionalità. Qualche anno fa, un insegnante di matematica partecipò a un corso di aggiornamento di yoga di 20 ore, approvato dal provveditorato della sua provincia, al solo fine di raggiungere il monte ore che le gli avrebbe consentito di ottenere un miglioramento economico sullo stipendio. Dunque, teniamo a mente che esistono bravi docenti che non lavorano nella maniera descritta sopra ma che, nell’economia del presente lavoro, non sono i destinatari della presente missiva.
E dal punto di vista dell’apprendimento? Cioè, dal punto di vista di coloro che debbono imparare la fisica come la mettiamo? Cosa dire di questi poveri sfortunati studenti? In genere uno studente brillante capisce subito come stanno le cose. E la sua reazione può essere o di rassegnazione, e accettare pertanto lo standard proposto dal docente, oppure di irritazione e di delegittimazione del docente ai suoi occhi. Ma non può fare nulla, perché non ha strumenti per costringere il docente ad uscire allo scoperto. In queste occasioni, quindi, il caso si spegne e si trascinerà stancamente per tutto l’anno scolastico con un atteggiamento di apatia da parte di entrambi i protagonisti docente e studente. Naturalmente per quest’ultimo c’è un aspetto positivo della vicenda. In genere il docente, a conoscenza delle sue non esaltanti doti professionali, premia gli studenti “alzando i voti”. In pratica regala la promozione anche a chi non la merita. E il gioco è fatto. Tutti contenti e felici. Un po’ meno lo è la società tutta che reclama, giustamente, che nella scuola italiana venga svolto un lavoro serio e responsabile. Ma questa è un’altra storia. Rimane il fatto che la scuola italiana e quella dell’insegnamento scientifico in particolare è una vergogna. Una straordinaria, eccezionale, speciale vergogna. D’altronde, siamo italiani, non è vero?
Un insegnante di fisica a disagio.

martedì 18 dicembre 2007

Cosa ha a che vedere il parlamentare italiano ex terrorista Sergio D'Elia con la decisione dell'ONU sulla moratoria della pena di morte?

Televisioni di sinistra e giornali cosiddetti "progressisti" hanno riportato interviste del parlamentare italiano D'Elia condannato nel corso di un procedimento penale in primo grado a 30 anni, per banda armata e concorso in omicidio, a proposito della decisione dell'ONU sulla moratoria della pena di morte. Si sa che questo signore è un radicale e partecipa all'Associazione "Nessuno tocchi Caino". Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Appunto. Cosa c'entra un ex terrorista che si è ritrovato parlamentare con la legge elettorale del centro-destra con la moratoria della morte che significa credere nella vita? Cosa c'entra un individuo come questo, condannato per l'appartenenza alla organizzazione terroristica di estrema sinistra, che ha predicato la morte e la violenza come strumento di lotta politica? Come si può accettare che questo signore esulti se in precedenza è stato artefice di morte? Persone come questo D'Elia non hanno niente a che vedere con la delicatezza della vita quando ha sostenuto azioni violente che sono da considerare barbarie della morte. E' uno di quei fatti che sconcertano e che saranno sempre ricordati come una delle contraddizioni della politica della sinistra italiana. Tutto ciò è scandaloso, semplicemnente scandaloso.

venerdì 14 dicembre 2007

Delusione Gordon per sedia vuota e firma in ritardo.

Abbiamo saputo che alla cerimonia della firma del nuovo Trattato europeo avvenuta l'altro ieri a Lisbona, ventisei Capi di stato con i loro Ministri degli esteri hanno firmato in successione il libro della firma soddisfatti della decisione e in allegria, davanti a una platea di giornalisti e dei media di tutto il mondo. Bella cerimonia. Veramente bella. Un grande giorno di storia europea che rimarrà fissato nella mente e nelle date dell'Unione Europea nei prossimi secoli. Ma i paesi dell'Unione non sono ventisette? Come mai una defezione? E di chi si parla? A quale Primo ministro ci si riferisce? Il capo di questo Stato non si è sentito bene? Ha avuto problemi durante il viaggio? Uno sciopero improvviso dei controllori di volo? O si è trattato di malore dell'ultimo minuto? Tranquilli. Non abbiate paura. Niente di tutto questo. In questi casi il nome di questo Primo Ministro è "un nome e una garanzia". L'unico primo Ministro dell'intera Unione Europea che non ha firmato insieme agli altri è stato Mr. Brown, Mr. Gordon Brown, Prime Ministre of United Kingdom. Perchè? Perchè è noto in tutto il mondo che Great Britain non vuole confondersi con gli altri europei e che non cederà mai alcuna sovranità alle nazioni del Continente. Ipocrisia tutta britannica. Com'è noto gli inglesi hanno qualche problema con l'Europa. Pardon, we are British!

domenica 9 dicembre 2007

Umberto Bossi arringa i lumbard col motto "Italia schiavista, pronti ad attaccare".

Il leader della Lega Nord, partecipa a una manifestazione xenofoba contro gli immigrati. Spara a zero contro tutti, compreso il suo alleato Berlusconi, e dichiara che l'Italia è un paese con mentalità schiavista verso il Nord. Ma la minaccia più forte è che i lumbard sono decisi e pronti ad attaccare. Questa la notizia e passiamo ai commenti, che possiamo anticipare subito sono quanto meno esilaranti. Sappiamo che è costume di Bossi quella di "spararle grosse". Basta ricordare tutte le sue dichiarazioni di guerra per sorridere un po' più del solito. Questa volta c'è una novità: fa compassione. Come ci si può arrabbiare con lui quando dice che sono pronti migliaia di proiettili, o quando afferma che i fucili sono pronti e carichi per liberare il Nord padano, ecc... Cosa volete, questa è l'Italia. I francesi hanno avuto Luis De Funes, gli inglesi Mr. Bean, noi Totò, i lombardi ... Bossi. Con quella canottiera l'Umbertone nazionale può dire quello che vuole. Gli italiani tuttosommato gli vorranno sempre bene. L'unica nota stonata è la compagnia. Avere vicino Calderoli e Borghezio non è una cosa piacevole è rappresenta una nota stonata che non gli fa bene e costringe gli italiani o a combatterlo o a deriderlo. Le cattive compagnie, specie se razziste e xenofobe, hanno fatto sempre perdere, mai vincere. L'è inscì chiaro?

sabato 8 dicembre 2007

Una intervista surreale all'On. Giordano.


Abbiamo visto in televisione una situazione al limite della realtà. Sapevamo che il mondo è cambiato, ma non fino a questo punto. Ecco il fatto di oggi. Il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista, On. Franco Giordano, si è fatto intervistare da un giornalista della RAI su un'auto di lusso in movimento nella città di Roma, comodamente seduto sulla lussuosa moquette grigia della prestigiosa auto, con la cintura allacciata su una giacca con cravatta di un vestito grigio scuro alla maniera dei bancari della City londinesi. Con un tono suadente, leggermente british, immedesimato nel ruolo, rispondeva all'interlocutore proponendo una società più equa e più giusta di quella attuale, piena di amore per una visione di sinistra in grado di superare la fase del capitalismo brutale della attuale società contemporanea personificata dalla condotta conservatrice del nuovo partito democratico di Walter Veltroni. Se non fosse stato per la barba apparentemente incolta, l’On. Giordano di Rifondazione comunista avrebbe potuto benissimo sembrare un politico conservatore come il Senatore Dini. Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Sapevamo che a certi livelli la politica può diventare surreale ma non fino a questi punti limiti. Il sembrare e l’apparire per certi politici è purtroppo diventato più importante dell’essere. Non è possibile deglutire questo boccone apparentemente molto sostanzioso, pieno di gustosa carne ma anche di disgustoso grasso. Sentire un esponente comunista oggi, anno 2007, parlare alla maniera di un banchiere inglese è un boccone francamento indigesto per qualsiasi stomaco. Non sappiamo valutare appieno in questi casi quanto sia maggiore l’ipocrisia dell’apparire accettabile agli italiani dalla provocazione dell’essere lo stesso individuo che manifestò e continua a manifestare ancora oggi in piazza per i “diritti” dei black bock che hanno semidistrutto la città di Genova durante il G8 di qualche anno fa. Con l’On. Giordano noi non abbiamo nulla che ci accomuni. Non prenderemmo neanche un caffè al bar. Tuttavia, ci permettiamo di suggerirgli che l’abbigliamento certe volte può dare alla testa. La prossima volta ci ripensi e non dia né interviste sulle mercedes, né si vesta all’inglese. Lo preferiamo con il maglioncino alla pugliese su una camicia, anche rossa, senza cravatta.

martedì 4 dicembre 2007

Studenti italiani: i peggiori in matematica e scienze.

Un piccolo trafiletto sui quotidiani, relegato in fondo a una pagina interna tra le più ignorate, è a nostro giudizio la notizia del giorno: la colossale ignoranza degli studenti italiani nel mondo della scienza astratta ed empirica. L'ha detto l'ultima indagine Ocse-Pisa 2006 che fotografa gli studenti di 15 anni nei 57 Paesi. Qui Pisa non è la città toscana della torre pendente, bensì acronimo di "Programme for International Student Assessment". L'Italia è al 33° posto per la lettura, al 36° per la scienza, al 38° per la matematica. L'europea Finlandia è al primo posto. Diciamo la verità: lo sapevamo tutti e non è una novità. Questo il fatto del giorno e passiamo a qualche semplice opinione da manifestare in punta di piedi per non disturbare gli studenti italiani che in questo momento stanno studiando. Lo sapevamo. Ma non basta come risposta. La domanda è sempre la stessa: perchè? Come mai gli studenti italiani sono i più ignoranti nell'apprendimento delle scienze, siano esse astratte come la matematica e la logica, siano esse sperimentali come la fisica, la chimica, l'astronomia, ecc...? Lo diciamo noi per gli altri, visto che di bugie sono piene i giornali e la televisione. L'abbiamo saputo da chi ha insegnato una vita nella scuola superiore senza mai essere ascoltato. La ragione per cui gli studenti italiani sono i peggiori è semplice: perchè questi studenti hanno gli insegnanti che non sanno insegnare matematica e scienze. Ci sono anche altre cause, è vero, ma la principale è questa. Gli insegnanti di matematica, fisica, chimica e via dicendo non sanno insegnare correttamente la loro disciplina di insegnamento. Poi ci sono anche altri motivi. Per esempio, la carenza di strutture laboratoriali, la mancanza assoluta di controlli sulla attività di insegnamento dei docenti da parte degli ispettori e dei dirigenti scolastici, la normativa di legge che è stata fatta proprio per evitare i controlli, l'atteggiamento prevenuto e lassista di tutti i sindacati scuola che hanno un potere immenso nel mondo scolastico e lo esercitano a senso unico per evitare che gli insegnanti facciano il proprio dovere, ecc... Ma la più grossa sul piano morale è un'altra che è più grave e più diseducativa di tutte. La solidarietà tra docenti incapaci e studenti fannulloni che nascondono la reale vita quotidiana dell'insegnamento-apprendimento facendola apparire di buona qualità quando invece è omertosa, inadeguata e funziona solo per scambio di favori tra chi non sa insegnare e chi non sa imparare e non vuole apprendere. Ultimo , ma non di meno, il Parlamento della Repubblica Italiana che è latitante al 100% nel produrre leggi adeguate di riforme che dovrebbero far funzionare la scuola. La verità è che il complesso di norme scolastiche ha prodotto delle autentiche farse politiche come il gigantesco flop dei Decreti Delegati, che è totale nella sua nullità perchè non solo non ha avvicinato le famiglie alla scuola ma viceversa le ha allontanate. I grandi uomini della cultura italiana è da almeno trenta anni che non dormono nella loro tomba.

sabato 1 dicembre 2007

Superficialità che stupiscono nell'ultima enciclica di Benedetto XVI.

“Senza Dio la scienza e il progresso non portano alla costruzione della società perfetta, anzi producono orrori come si è visto negli esiti della Rivoluzione russa”. E’ questa una piccola sintesi del senso delle parole del Papa contenute nella Lettera enciclica spe salvi ai vescovi […] e a tutti i fedeli laici sulla speranza cristiana a sostegno della tesi che la scienza è portatrice di mali irrisolvibili e inevitabili.
Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Che la S. Chiesa Cattolica fosse portatrice di ambiguità e indeterminatezza nei soliti discorsi intorno al "ruolo che gioca la scienza nello sviluppo della società" si sapeva da tempo. Il caso Galileo non è un'invenzione degli scienziati o degli anticlericali. E' un fatto indiscutibile e certo che ha a che vedere con l’atavico pregiudizio della Chiesa cattolica su tutto ciò che ha a che vedere con la scienza non essendo riuscita a scrollarsi di dosso l'errore clamoroso commesso ai danni dell'uomo più cattolico del suo tempo. Ma che adesso le gerarchie cattoliche escano allo scoperto, alla massima potenza, con il Vicario di Cristo in terra senza provare timori di alterare i fattori di senso relativi alla questione scienza-fede meraviglia e non poco. Vediamo i fatti. Per praticità spezziamo in due la sintesi del discorso del Papa che intendiamo commentare. Sarà più facile seguire il discorso.
"Senza Dio la scienza e il progresso non portano alla costruzione della società perfetta [...]".
Primo. La scienza e il progresso sono due cose diverse e non è consentito mischiarle insieme tra loro producendo un composto in cui i caratteri della scienza vengono modificati e fatti sparire nella loro originaria condizione.
Secondo. La Scienza non ha mai perseguito la costruzione della società perfetta. In nessun manifesto programmatico dei grandi scienziati compare questa affermazione. Alla scienza interessa poco costruire società più o meno perfette. Alla scienza interessa indagare la natura con i metodi ed i linguaggi propri del sapere scientifico allo scopo di produrre leggi che spieghino i fenomeni naturali e solo questi. La scienza è famosa e vincente perché non occupa il campo avversario come invece vuole fare la religione ai danni della scienza. Prendersela con la scienza perché gli uomini che decidono le sorti di questa malridotta e malaticcia società sono i principali corruttori e responsabili del degrado morale, economico, sociale,ecc.. non è corretto. “Un corpo percorre distanze direttamente proporzionali al quadrato del tempo impiegato” oppure “un corpo cade con velocità direttamente proporzionale al tempo impiegato” sono le leggi di Galileo sulla caduta dei gravi. Galileo con le sue scoperte non si propose di costruire la società perfetta. Galileo voleva dimostrare che la scienza poteva spiegare i fenomeni solo e soltanto con il metodo sperimentale e con l’uso della matematica, non certo con il “principio di autorità” di derivazione aristotelica nel quale viceversa credeva la Chiesa cattolica.
Terzo. Il progresso non è la scienza. Il progresso sicuramente ha a che vedere con le applicazioni della scienza ma non è la stessa cosa. Queste applicazioni possono produrre miglioramenti o peggioramenti della società; questo è vero. Non è compito dello scienziato decidere se la scoperta delle leggi della caduta dei gravi può o meno produrre progressi o regressi nella società e non è compito dello scienziato spiegare se sia necessario o meno comunicare al mondo, oppure no, la sua scoperta in relazione al ruolo e al legame che potrebbe esistere tra politica e scienza. Abbiamo visto cosa è successo con i dubbi di Einstein sulla scoperta della reazione nucleare di fissione che ha prodotto la bomba nucleare. Sappiamo che alla fine è diventata l'ossessione del più famoso e religiosissimo Stato teologico al mondo che vuole la bomba per ricattare il mondo. Che poi ci possano essere profondi legami tra i due aspetti siamo d'accordo. Ma da qui a dire che la scienza non aiuta la società a migliorare ci corre e basta. Dunque, è un modo fuorviante quello di dire delle cose che non hanno verità se non nella logica pregiudizievole dei desiderata delle gerarchie cattoliche. Certo devono bruciare molto alla Chiesa i successi della scienza. In particolare, devono produrre sgomento le potenzialità, buone o cattive, della scienza nel perseguire scopi di conoscenza che escludono sempre in itinere la giustificazione divina negli scopi della società. Noi siamo convinti che fra fede e scienza possono avvenire sintesi e convergenze positive. Ma a una sola condizione: che ci sia la comprensione dei soggetti che ne parlano e la reciproca stima e fiducia. Questo zigzagare su una spezzata intorno alla funzione positiva/negativa della scienza, cercando sempre il pelo nell’uovo non giova né ai successi della fede, né alla comprensione dei fenomeni religiosi nella società. Perseguire questi scopi disaggreganti in modo battagliero e peregrino mina la validità della religione.
Senza Dio si “producono orrori come si è visto negli esiti della Rivoluzione russa”. E’ possibile, e nella fattispecie si è verificato in modo drammatico. Senza ombra di dubbio la religione, intesa correttamente nella accezione di bisogno spirituale dell’uomo, è una grande consolatrice che, se non elimina, sicuramente riduce gli orrori. Ma la stessa religione, come nel caso degli ayatollah, può diventare carnefice nel momento in cui si diffonde artificiosamente nella società per perseguire primati che non gli spettano. Gli esiti della rivoluzione russa sono stati immorali e violenti. Ne siamo convinti. Ma non è una buona ragione immischiare in queste iniquità la scienza che, in questo discorso, non c’entra. Quando lo si vorrà capire questo semplice concetto potrà chiarire alle menti dei religiosi tanti dubbi e perplessità. Noi lo speriamo vivamente.

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