sabato 1 dicembre 2007

Superficialità che stupiscono nell'ultima enciclica di Benedetto XVI.

“Senza Dio la scienza e il progresso non portano alla costruzione della società perfetta, anzi producono orrori come si è visto negli esiti della Rivoluzione russa”. E’ questa una piccola sintesi del senso delle parole del Papa contenute nella Lettera enciclica spe salvi ai vescovi […] e a tutti i fedeli laici sulla speranza cristiana a sostegno della tesi che la scienza è portatrice di mali irrisolvibili e inevitabili.
Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Che la S. Chiesa Cattolica fosse portatrice di ambiguità e indeterminatezza nei soliti discorsi intorno al "ruolo che gioca la scienza nello sviluppo della società" si sapeva da tempo. Il caso Galileo non è un'invenzione degli scienziati o degli anticlericali. E' un fatto indiscutibile e certo che ha a che vedere con l’atavico pregiudizio della Chiesa cattolica su tutto ciò che ha a che vedere con la scienza non essendo riuscita a scrollarsi di dosso l'errore clamoroso commesso ai danni dell'uomo più cattolico del suo tempo. Ma che adesso le gerarchie cattoliche escano allo scoperto, alla massima potenza, con il Vicario di Cristo in terra senza provare timori di alterare i fattori di senso relativi alla questione scienza-fede meraviglia e non poco. Vediamo i fatti. Per praticità spezziamo in due la sintesi del discorso del Papa che intendiamo commentare. Sarà più facile seguire il discorso.
"Senza Dio la scienza e il progresso non portano alla costruzione della società perfetta [...]".
Primo. La scienza e il progresso sono due cose diverse e non è consentito mischiarle insieme tra loro producendo un composto in cui i caratteri della scienza vengono modificati e fatti sparire nella loro originaria condizione.
Secondo. La Scienza non ha mai perseguito la costruzione della società perfetta. In nessun manifesto programmatico dei grandi scienziati compare questa affermazione. Alla scienza interessa poco costruire società più o meno perfette. Alla scienza interessa indagare la natura con i metodi ed i linguaggi propri del sapere scientifico allo scopo di produrre leggi che spieghino i fenomeni naturali e solo questi. La scienza è famosa e vincente perché non occupa il campo avversario come invece vuole fare la religione ai danni della scienza. Prendersela con la scienza perché gli uomini che decidono le sorti di questa malridotta e malaticcia società sono i principali corruttori e responsabili del degrado morale, economico, sociale,ecc.. non è corretto. “Un corpo percorre distanze direttamente proporzionali al quadrato del tempo impiegato” oppure “un corpo cade con velocità direttamente proporzionale al tempo impiegato” sono le leggi di Galileo sulla caduta dei gravi. Galileo con le sue scoperte non si propose di costruire la società perfetta. Galileo voleva dimostrare che la scienza poteva spiegare i fenomeni solo e soltanto con il metodo sperimentale e con l’uso della matematica, non certo con il “principio di autorità” di derivazione aristotelica nel quale viceversa credeva la Chiesa cattolica.
Terzo. Il progresso non è la scienza. Il progresso sicuramente ha a che vedere con le applicazioni della scienza ma non è la stessa cosa. Queste applicazioni possono produrre miglioramenti o peggioramenti della società; questo è vero. Non è compito dello scienziato decidere se la scoperta delle leggi della caduta dei gravi può o meno produrre progressi o regressi nella società e non è compito dello scienziato spiegare se sia necessario o meno comunicare al mondo, oppure no, la sua scoperta in relazione al ruolo e al legame che potrebbe esistere tra politica e scienza. Abbiamo visto cosa è successo con i dubbi di Einstein sulla scoperta della reazione nucleare di fissione che ha prodotto la bomba nucleare. Sappiamo che alla fine è diventata l'ossessione del più famoso e religiosissimo Stato teologico al mondo che vuole la bomba per ricattare il mondo. Che poi ci possano essere profondi legami tra i due aspetti siamo d'accordo. Ma da qui a dire che la scienza non aiuta la società a migliorare ci corre e basta. Dunque, è un modo fuorviante quello di dire delle cose che non hanno verità se non nella logica pregiudizievole dei desiderata delle gerarchie cattoliche. Certo devono bruciare molto alla Chiesa i successi della scienza. In particolare, devono produrre sgomento le potenzialità, buone o cattive, della scienza nel perseguire scopi di conoscenza che escludono sempre in itinere la giustificazione divina negli scopi della società. Noi siamo convinti che fra fede e scienza possono avvenire sintesi e convergenze positive. Ma a una sola condizione: che ci sia la comprensione dei soggetti che ne parlano e la reciproca stima e fiducia. Questo zigzagare su una spezzata intorno alla funzione positiva/negativa della scienza, cercando sempre il pelo nell’uovo non giova né ai successi della fede, né alla comprensione dei fenomeni religiosi nella società. Perseguire questi scopi disaggreganti in modo battagliero e peregrino mina la validità della religione.
Senza Dio si “producono orrori come si è visto negli esiti della Rivoluzione russa”. E’ possibile, e nella fattispecie si è verificato in modo drammatico. Senza ombra di dubbio la religione, intesa correttamente nella accezione di bisogno spirituale dell’uomo, è una grande consolatrice che, se non elimina, sicuramente riduce gli orrori. Ma la stessa religione, come nel caso degli ayatollah, può diventare carnefice nel momento in cui si diffonde artificiosamente nella società per perseguire primati che non gli spettano. Gli esiti della rivoluzione russa sono stati immorali e violenti. Ne siamo convinti. Ma non è una buona ragione immischiare in queste iniquità la scienza che, in questo discorso, non c’entra. Quando lo si vorrà capire questo semplice concetto potrà chiarire alle menti dei religiosi tanti dubbi e perplessità. Noi lo speriamo vivamente.

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