mercoledì 20 gennaio 2010

La scuola italiana: non sa insegnare neanche l’italiano.

Che ci sta a fare? Perché la scuola italiana paga i professori se poi non insegna quasi nulla? Per quale ragione gli studenti non sanno scrivere, sono senza idee, commettono una percentuale inaccettabile di errori di ortografia e scrivono periodi senza senso? Queste sono alcune delle domande che ci poniamo nel momento in cui un’indagine dell’Invalsi, l’ente di ricerca preposto a controllare la produttività dell’insegnamento-apprendimento della scuola italiana, evidenzia l’incredibile e inaccettabile bassissimo livello di apprendimento degli studenti della nostra scuola. Dunque? Che vogliamo fare? A noi interessa denunciare questa smisurata sconcezza che ha certamente dei responsabili. Chi sono e perché hanno prodotto questo disastro? Nel calderone delle responsabilità ci sono tutti, ma proprio tutti. Ecco l’elenco. In primo luogo i politici e le autorità di governo. Si parte dai disastri “progettuali” della sinistra e si arriva alle catastrofi delle “pianificazioni formative” del centrodestra. Per concretezza partiamo dalla caduta del muro. Anno 1990. Abbiamo il primo blocco cattolico-democristiano di incapaci-inesperti. Sono gli inetti, ovvero i Signori Gerardo Bianco, Riccardo Misasi, Rosa Russo Iervolino e Francesco D’Onofrio. Un gruppo di politici tromboni che non hanno fatto assolutamente nulla di serio nei quattro anni che sono stati sulla poltrona del Palazzo di Viale Trastevere a Roma. Persino il Quartetto Cetra avrebbe fatto meglio di loro. Poi inizia il gruppo peggiore, con quei ministri ex-comunisti o assimilati che si chiamano Luigi Berlinguer e Tullio De Mauro. Pensate che quest’ultimo, famoso linguista della cricca di sinistra della rossa Università La Sapienza di Roma, non aveva assolutamente idea di quanto guadagnassero i docenti della scuola media. Altri cinque anni sprecati in cui, con metodo e “scientificità galileiana”, si sono poste le basi per il successivo cataclisma educativo e formativo della scuola italiana. Ma non è finita, perché inizia l’ultimo periodo di demolizione di quel poco di buono che era rimasto a causa del “trionfo del nulla” avvenuto per mano delle due berlusconiane di ferro Letizia Moratti e Mariastella Gelmini. Tutti i ministri della P.I. che si sono succeduti dalla caduta del muro di Berlino ad oggi sono responsabili alla pari del disastro della scuola italiana. Naturalmente la responsabilità politica va ad entrambi gli schieramenti presenti in Parlamento: sinistra e destra. Da una parte la sinistra dalemiana e prodiana (compresa la scheggia impazzita degli ignoranti in malafede dell’estrema sinistra) e dall’altra Mister Mediaset, ovvero alla “cicala oppiacea” Silvio Berlusconi. Ma oltre a questo gruppo di pessimi italiani, di cui bisognerebbe vergognarsi di condividere la cittadinanza, ci sono ancora altri responsabili. Essi sono: tutti i Presidi delle scuole e almeno il 75% del corpo insegnante e non insegnante, bidelli compresi. Ometto di classificare come corresponsabili i Dirigenti superburocrati del Ministero della P.I. perché non vale la pena prendersela con delle “prime donne” che hanno avuto come unico pensiero quello di servire in modo servile i ministri nominati sopra. In pratica c’è stato un gigantesco complotto di tutti per far fuori una delle poche istituzioni statali che aveva funzionato abbastanza bene nei venti anni circa che vanno dal 1950 al 1970. Ma a quei tempi era facile che tutto funzionasse bene. Erano “altri” tempi. Con il ’68, con il pansindacalismo della Triplice sindacale degli anni ’70 e con l’inciucio tra DC e PCI che portò alla politica della “solidarietà nazionale”, in cui si spartirono posti di governo e nomine in enti statali e parastatali, RAI compresa, si crearono le premesse per distruggere la scuola italiana. Adesso abbiamo studenti che si diplomano alla nuova maturità che non sanno “leggere, scrivere e far di conto”. Ma ciò che è più preoccupante questi studenti non hanno per niente padronanza della lingua e delle capacità espressive dopo ben 13 anni di studi. Denari e tempo sprecati per conseguire al massimo la mediocrità! Ma vi rendete conto dove siamo arrivati? I veri responsabili? La maggioranza degli italiani che con il loro voto ha mandato in Parlamento la gentaglia che ci ritroviamo ogni giorno sui giornali e che pensa come fare soldi per se stesso e per la propria famiglia. Di loro si parla più per gli scandali e per gli imbrogli che fanno che per i risultati conseguiti con il loro lavoro nella politica. Ce lo meritiamo. Tant’è che nessuno protesta. Sull'attico delle quattro facciate del Palazzo della Civiltà e del Lavoro di Roma all'Eur c'è scritto: « VN POPOLO DI POETI DI ARTISTI DI EROI DI SANTI DI PENSATORI DI SCIENZIATI DI NAVIGATORI DI TRASMIGRATORI». Hanno dimenticato di aggiungere: DI LADRI DI IMBROGLIONI E DI FURBETTI DEL QUARTIERINO. La dimenticanza è voluta. Te capì?

lunedì 18 gennaio 2010

Il do ut des di Berlusconi con la Chiesa cattolica: nella scuola statale aumenti consistenti solo ai professori di religione.

Il fatto. Inaspettatamente il Ministro Tremonti ha accordato agli insegnanti di IRC, cioè agli insegnanti di religione cattolica che operano nelle nostre scuole statali, aumenti consistenti giustificati dal Ministro come “perequativi”. In poche parole gli insegnanti di religione cattolica, laici o reverendi, avranno nelle prossime buste paga circa 220 euro in più con circa diecimila euro di arretrati.
La sorpresa. In primo luogo l’autorizzazione a pagare è stata sorprendentemente immediata e senza far trapelare nulla in precedenza. Ci ricorda le famose leggine che venivano approvate nel mese di agosto quando tutti gli italiani erano in ferie e poco attenti ai fatti governativi. Mai visto un Ministro del Tesoro che senza informazioni di qualunque tipo e senza un minimo di contrattazione pubblica e di informazione, di soppiatto, decide di aprire i cordoni della borsa e regalare un bel po’ di soldini. Tremonti, com’è noto, è il ministro del tesoro più inaffidabile d’Italia, perché quando doveva rispettare degli impegni presi in precedenza non li ha rispettati mentre adesso che non c’erano impegni paga. Il suo metro di misura della spesa pubblica è un metro che si accorcia e si allunga a suo piacimento. Soprattutto è un metro che è sensibile o meno ai desiderata delle gerarchie cattoliche. Quando tratta con i soggetti deboli (precari e statali che fanno il loro dovere) fa il duro, mentre quando decide nell’interesse dei forti (Chiesa cattolica e amici di cordata) fa il moderato. Un personaggio squallido e fazioso come pochi.
La decisione politica. In realtà si tratta dell’ennesima “benevolenza di scambio” del governo Berlusconi a favore della Chiesa cattolica. Si tratta di una pessima notizia, che ci intristisce e ci irrita per il forte contenuto anti-etico, immorale e di palese ingiustizia che esso veicola. Dà ad alcuni (gli amici) e toglie ad altri (i lavoratori dipendenti). La decisione presa alimenta la polemica sui privilegi assegnati dallo Stato in questi ultimi anni a chi insegna religione cattolica. La notizia è anche amara. Non la avremmo mai voluta commentarla se non fosse per lo scopo dichiarato di questo blog di denunciare tutte le violazioni dell’etica e del senso di giustizia che quotidianamente si verificano in Italia soprattutto quando ad essere parte in causa è il potere politico, sempre più distante dalla logica dell’equità e della imparzialità. Si tratta di una notizia che fa veramente male, per la palese valenza di prevaricazione e di parzialità che essa diffonde ai danni dei più deboli. L’aspetto politico rilevante è, comunque, ancora peggio della stessa notizia per la contrarietà che essa produce in chi assiste a questo scambio di favori che conferma ancora una volta l’eccellente rapporto privilegiato esistente tra Berlusconi e la CEI dell’Eccellentissimo ed Eminentissimo Cardinale Bagnasco. Il rapporto funziona tanto bene che i due, Berlusconi e Bagnasco, non si incontrano quasi mai, per non dare nell’occhio. E’ l’ennesima conferma del tornaconto diretto che viene alimentato tra i due soggetti , che noi definiamo scandaloso. L’”inciucio” funziona benissimo e la reciprocità dello scambio è evidente.
Le conseguenze etiche. Mentre migliaia di precari con famiglie sulle spalle da anni sono in attesa di un riconoscimento economico, la polemica sui privilegi assegnati dallo Stato in questi ultimi anni ai docenti di religione cattolica non solo non viene appianata e moderata ma addirittura viene esaltata , aggiungendo ingiustizia a ingiustizia. Noi siamo increduli davanti alla sfrontatezza di questo governo. Un governo mariuolo che toglie ai poveri per dare ai ricchi (come per esempio la proposta disgustosa di Berlusconi di creare due sole aliquote fiscali onde permettere ai ricchi di pagare meno tasse) si era visto solo durante la monarchia dei Savoia. Ma rimaniamo ancor più attoniti per la disuguaglianza di trattamento economico ed amministrativo ai danni degli altri insegnanti, che sono molti di più dei pochi fortunati che vestono o meno la tonaca. E’ inaccettabile che Berlusconi abbia permesso ai docenti di religione cattolica l’accesso al ruolo a vita di insegnanti statali senza aver imposto loro di fare la stessa trafila fatta dagli altri docenti. Noi continueremo a denunziare questa partigianeria che definiamo immorale.

giovedì 14 gennaio 2010

Una ricorrenza che fa riflettere sui disastri politici del nostro paese.

Per anni noi ci siamo rifiutati di leggere e parlare di Craxi. A ogni ricorrenza abbiamo sfogliato con irritazione le pagine di interviste dei craxiani di ieri e di oggi. Abbiamo notato che ogni anno che passa sono cresciuti di numero. Per uno strano destino Craxi è, nonostante le recenti forzate campagne pubblicitarie favorevoli, allo stesso tempo odiato e amato “come prima e più di prima”. Non ci sono compromessi. O lo si ama, o lo si odia. In genere questa risposta la si dà quando si parla o di figure che in vita hanno dato tanto a un paese o di personaggi che hanno creato strappi violenti e indimenticabili nella società. Nel caso di Craxi più passa il tempo e più noi ci troviamo confusi nell’etichettarlo. Chi fu Craxi veramente? A questo proposito ci ricordiamo della risposta di S. Agostino su una domanda relativa al tempo. Che cos’è il tempo? La risposta fu: “se qualcuno me lo chiede non so rispondere, ma se nessuno me lo chiede lo so”. Bene, ripetiamo la domanda: chi fu per noi Craxi? Non lo sappiamo. O meglio, fu un po’ l’uno e un po’ l’altro. Cercando di essere i meno passionali e soggettivi possibile crediamo di poter dire che è stato “tutto e il contrario di tutto”. A questo proposito abbiamo delle convinzioni che vogliamo esprimere in modo discordante. Fu sicuramente un grande politico del PSI e dell’area politica socialista, ma fu anche un pessimo uomo delle Istituzioni. Fu un sincero politico di sinistra ma fu anche un cinico utilizzatore di tessere di partito. Vogliamo, brevemente, proporre due nostre riflessioni sul Craxi politico, per dare conto, dopo tanti anni, della nostra passata esperienza di giovani impegnati attivamente nel partito di Nenni, uscendone amaramente delusi alla fine degli anni ‘70. Prima riflessione. Nella prima parte degli anni ’60 abbiamo militato nel PSI per più di un decennio, come iscritti e come segretari della sezione giovanile socialista ed abbiamo sempre considerato Craxi come il solo politico in grado di dare all’Italia l’unica chance per uscire dalle secche e dagli imbrogli del potere democristiano. Lo abbiamo visto come un’occasione d’oro, come un valore, irripetibile per il paese, e non abbiamo mai capito perché il PCI del tempo gli avesse precluso qualsiasi possibilità di mettere in atto un progetto politico di grande respiro in grado di mandare all’opposizione la pessima DC del tempo. Pensavamo che l’unica maniera per escludere dal potere la corrotta DC fosse che il PCI avesse dato il suo appoggio esterno e incondizionato a un governo provvisorio presieduto dallo stesso Craxi, con il preciso intento di moralizzare la vita politica italiana e iniziare un cammino di rinnovamento che potesse sfociare in futuro in un governo socialdemocratico di tipo europeo. Eravamo e siamo sempre stati anticomunisti, ma nello stesso tempo eravamo e siamo rimasti contrari a qualunque conservatorismo centrista che in Italia si è sempre realizzato come gruppo di potere parassitario ai danni della società. Francamente non abbiamo mai capito perché i Berlinguer e tutti gli altri ectoplasmi del PCI del tempo lo ostacolarono. Pensiamo che quello fu l’”inizio della fine” per l’Italia. Il mancato sostegno del PCI a quel progetto fu per noi il peggiore dei mali, tanto da produrre concretamente a nostro parere le condizioni politiche del terremoto di mani pulite prima e del berlusconismo dopo. A questo proposito si legga il post precedente dove facciamo un’analisi un po’ più completa della evoluzione politica del tempo. Dunque, volevamo fortemente che Craxi diventasse il Capo del nuovo governo italiano con l’appoggio esterno e convinto del PCI. Così non fu e mal ce ne incorse perché adesso ne paghiamo le conseguenze morali ed etiche dovute al neo-populismo di Silvio Berlusconi e dei suoi emuli. Seconda riflessione. Com’è noto nel 1976 , ai tempi del Congresso socialista del Midas di Roma iniziò il “nuovo corso” socialista. Sono passati trentaquattro anni da quando Bettino Craxi, nel corso della riunione del Comitato centrale del Psi, spodestò Francesco De Martino dalla segreteria del partito. Ma come fu possibile? Con i brogli elettorali nelle sezioni e il mercimonio tra politica, corruzione e partito. Un nostro lontano ricordo di quegli anni ci mise in crisi politica irreversibile per tutti gli anni a venire. Ecco cosa ci successe. Nelle elezioni dei delegati al congresso fummo nominati presidente del seggio elettorale della nostra sezione. Su 103 iscritti, mezz’ora prima della chiusura delle operazioni di votazione del seggio, avevano votato appena 33 iscritti, cioè il 33%, ovvero un terzo del totale. Fummo invitati dal segretario della sezione e dal delegato provinciale del partito (quest’ultimo doveva fare da garante della correttezza dei comportamenti di tutti i membri che avevano responsabilità nelle operazioni elettorali) a manipolare il verbale per far credere che invece di 33 elettori avessero votato 101 elettori. Ci dissero che era nell’”interesse” del partito e che tutti facevano così. Al nostro netto rifiuto fummo, seduta stante,invitati a dimetterci, firmando un foglio in cui presentavamo le nostre dimissioni, e spogliati dalle nostre funzioni. Ci dimettemmo da presidente del seggio, ma anche dal partito. In seguito venimmo a conoscenza che quella fu quasi ovunque la normale prassi elettorale voluta dall’alto. Craxi ne fu il capro espiatorio o fu il regista di quelle operazioni? Probabilmente la verità sta in mezzo. Fatto sta che gli imbrogli iniziarono prima di quel Mario Chiesa che fu preso con le mani nel sacco per le operazioni, non proprio etiche, effettuate presso il Pio Albergo Trivulzio. E, adesso, cosa pensiamo di Craxi? Francamente siamo rimasti con la stessa confusione di prima. Non sappiamo dire se fu Mr. Hyde o Dr. Jekyll. Ma forse richiamare alla mente il disgusto di quei fatti non vale neanche la pena quando oggi, nel 2010, di Craxi l’Italia ne conta, tolti vecchi bambini e donne in cinta, almeno trenta milioni di esseri opportunisti bifronti, buoni samaritani in famiglia e nel proprio gruppo tribale e imbroglioni a 360° nella società? La Storia giudicherà in futuro chi fu realmente Craxi. Adesso ci sentiamo di concludere dicendo che la Quaresima continua e sarà lunga. Il rischio è una mutazione genetica del paese così vasta e lacerante che possa venire meno la stessa idea di società italiana che si richiama, o almeno dice di richiamarsi ai valori e alla tradizione del meglio che questo paese ha prodotto nei due ultimi millenni di storia. Il rischio è il venir meno dello stesso Stato, come è avvenuto in Somalia. L’Italia come la Somalia? Dipende da cosa decideranno in futuro gli italiani. Noi vediamo nero. Anzi per ripetere un aggettivo usato dal nostro Presidente del Consiglio, diciamo che vediamo abbronzato.

sabato 9 gennaio 2010

Come è stato possibile? Piccolo pro-memoria per gli smemorati.

Anno 2010 dopo Cristo. Sembra un secolo da quando in Italia ci fu la prima Repubblica. Gli anni che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale (fine anni ’40) alla caduta del muro di Berlino (fine anni ’80) saranno ricordati nei manuali scolastici come gli anni della preistoria della Repubblica Italiana. Gli anni ’50 e ’60 del dopoguerra sono stati gli anni della rinascita e del boom economico. Gli italiani cominciarono a rivivere dopo la parentesi buia e oscura del fascismo e della guerra. Gli anni ’70 furono gli anni della contestazione, delle stragi e del terrorismo. Gli anni ’80 produssero il successo della finanza, degli arricchimenti illeciti e della speculazione. Nonostante tutto il paese continuò a crescere, sebbene in modo irregolare e forse per inerzia, ma crebbe ancora e arricchì molti, soprattutto evasori ed eversori. Invece gli italiani onesti e civili cominciarono ad avvertire la prima crisi che fu prima di tutto crisi esistenziale e poi crisi politica ed economica. E arriviamo agli inizi degli anni ’90. Qui si produsse un colossale buco nero. Si arrivò ad un governo (Amato) che dovette addirittura attingere dai conti correnti bancari degli italiani per tappare le falle. Il paese, stremato da anni di guerra fratricida e da una lotta politica all’ultimo quartiere, collassò. Ognuno si sentì sciolto da vincoli e cercò di fare soldi in un modo o in un altro e a tutti i costi. E vennero i giudici che dichiararono guerra totale alla politica così come il paese l’aveva conosciuta nel lungo regno della “quiete” della Democrazia Cristiana. Uscirono di scena tanti protagonisti di quella politica. Il prosieguo degli anni ’90 e il primo decennio del ventunesimo secolo furono e continuano ad essere dominati da una nuova figura di politico-mediatico, che è l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Questa in estrema sintesi la storia degli ultimi sessant’anni di politica nell’Italia repubblicana. La novità della nuova politica, chiamata seconda Repubblica, sta tutta nel fatto che un solo uomo, venuto da vicino (Arcore) ma assolutamente lontano dai valori della Costituzione repubblicana e della lotta alle ingiustizie (antifascismo), che non faceva il “teatrino della solita politica”, riesce in pochi anni a impadronirsi dell’intero potere politico-economico e finanziario del paese. La domanda che ci poniamo a questo punto è la seguente: com’è stato possibile? E’ da più di un decennio che noi ci poniamo questa domanda e ancora non riusciamo a capire bene come sia stato possibile tutto ciò. Intendiamoci. Noi non vogliamo dire che Berlusconi è tutto il male e l’opposizione di sinistra è il vero bene. E’ possibile che gli storici del futuro arrivino alla conclusione contraria, e cioè che il paese è stato retto in questi ultimi vent’anni dalla migliore mano politica immaginabile e che Berlusconi sia stato l’unico freno possibile alla crisi, che sarebbe stata molto più grave se non ci fosse stato lui. Dunque, non abbiamo certezze di nessun tipo. Invero, la domanda che ci siamo posti è un’altra. Come è stato possibile che l’Italia dei padri costituenti della Repubblica, cioè l’Italia dei De Gasperi, degli Einaudi, degli Spadolini, dei La Malfa, dei Pertini e di tutto quel mondo serio e responsabile di allora che la circondava e che ci dava sicurezze, sia passata senza soluzione di continuità, direbbe Fromm dall’idea della politica dell’”essere” a quella dell’”avere”, dal paradiso all’inferno? Come è stato possibile che dal mondo della severità, del rigore morale e della dirittura intellettuale si sia passati velocemente all’Italia dei “furbetti del quartierino”, dei Moggi, della Parmalat, delle intercettazioni telefoniche, della televisione condotta dai Pupo, dalle discussioni sguaiate e volgari degli Sgarbi, e da tutto quel mondo che circonda il velinismo, l’apparenza e l’esteriorità? Come è stato possibile che nonostante l’esistenza dei veri guardiani e mastini della severità dei costumi e dei comportamenti civili e politici,in particolare dei Montanelli, del giornale La Repubblica, etc, si sia arrivati al successo di trasmissioni come “Il grande Fratello”, “I pacchi”, le corna in televisione alla riunione del G8, alle accuse di Kapò nella sede del Parlamento Europeo, etc.? Com’è stato possibile che siamo sprofondati a livelli di indecenza nazionale e internazionale inimmaginabili? Chi ha fallito nella missione di traghettare il paese nella società del benessere in modo contenuto, in modo valoriale, con consapevolezza del rispetto, della solidarietà, del bon ton e della tolleranza? Qualcuno deve avere lavorato male. Ma chi? Visto che la risposta non può essere quella di dare la colpa ai marziani, noi diciamo a chiare lettere che la responsabilità maggiore è da attribuirsi a due soggetti italianissimi, che interessano la nostra società. Si tratta di due soggetti al tempo stesso politico e religioso. Essi sono la Sinistra italiana e la Chiesa cattolica. Il primo è responsabile di non avere capito assolutamente nulla di come si sarebbe dovuto traghettare un paese capitalista e occidentale attraverso la rivoluzione degli anni ’70 e ’80. Il PCI, dunque, primo responsabile di tutto, diventato successivamente Quercia con o senza falce e martello, quindi DS, dopo Ulivo e, infine, Democratici. E nel PCI di allora ci furono i Longo, gli Ingrao, i Berlinguer (per poco), i Natta e tutti quei maramaldi comunisti (per molto) che improvvisamente diventarono tromboni della politica, che non seppero o non vollero trarre il dado fino in fondo. Si chiamarono in modo bizzarro e singolare come miglioristi, berlingueriani, ingraiani, cossuttiani, il manifesto, etc. dove convivevano gente - templari dell’ortodossia comunista in occidente - che è sgradevole anche solo ricordare ma che furono protagonisti all’indietro di politiche retrive e antidemocratiche. I Cossutta, gli Occhetto e tutta quella gente che millantò insieme a loro onori che non ebbero, furono responsabili dell’acuirsi della contrapposizione degli italiani di una parte con quelli dell’altra (ricordate la marcia dei colletti bianchi?). Insomma non seppero gestire neanche il minimo della transizione politica del tempo. Il PCI fu un partito straordinariamente vitale per alcuni decenni nel post guerra. Diede molto all’Italia. Ma poi rovinò tutto e tolse altrettanto al paese. Con una metafora infantile possiamo dire che cadde e si ridusse come un pomodoro maturo che cade dal primo piano di una cascina, forse anche emiliana. Ma non fu solo. Una improvvisa follia collettiva dell’intera sinistra del tempo produsse risultati come l’omicidio di Moro, i collegamenti tra i partiti e la criminalità (Andreotti) per non parlare delle stragi e del terrorismo. La follia fu rinforzata dal pan sindacalismo della Triplice sindacale, i cui capi perdettero lucidità politica e lungimiranza intellettuale, per incapacità e/o per conformismo. In secondo luogo la Chiesa Cattolica (massimo sponsor del partito cattolico di maggioranza relativa del tempo) che non capì assolutamente nulla del pericolo che stava correndo l’intera società italiana. Tutta presa dalla novità del Papa polacco lasciò nelle mani italianissime della CEI la libertà di fare politica a suo modo. I fenomeni di mani pulite, della Lega Lombarda e della crisi economica e finanziaria sono il risultato della incapacità di questi due soggetti a non comprendere che era necessaria una svolta rivoluzionaria nella loro politica. Alle porte stava giungendo l’arrivismo politico, lo scambio dei favori, il cinismo sociale,il nichilismo valoriale, le droghe, la caduta del buon costume e, buon per ultimo, il rapporto con la malavita che nel caso della Chiesa produsse gli affaires Sindona, Ior, le collusioni con la banda della magliana, etc. L’attivismo elettorale delle parrocchie, gli scambi politici di favori, quelli economici e finanziari tra la finanza del tempo e la banca del Vaticano, il Cardinal Giordano inquisito, l’incapacità di comprendere che erano in gioco i valori di una società di quasi sessanta milioni di “anime” permise ai Craxi, ai Berlusconi, e a tutta quella classe di politici del meridione di fare politica errata e assassina. Basta ascoltare oggi, dopo più di trent’anni, la canzonetta di Rino Gaetano Nun te reggae più e si ha l’elenco completo delle mascalzonate commesse ai danni dell’intera società italiana in tutti questi anni. Adesso siamo qui a chiederci : quando finirà? Non conosciamo la risposta ma sappiamo che la cura sarà lunga e per niente piacevole.

mercoledì 6 gennaio 2010

Oroscopi, sfrontatezza e politica anticulturale della RAI.

Il fatto che intendiamo commentare oggi riguarda la trasmissione televisiva di RAI2 chiamata “Oroscopo 2010”. In pratica la RAI, esercizio pubblico pagato con il canone dei contribuenti, ha deciso qualche settimana fa di mandare in onda una trasmissione televisiva dedicata agli oroscopi nella quale si fa l’apologia delle predizioni degli stregoni. Consapevoli di essere di fronte a uno dei malcostumi italiani più ostinati – malcostume recuperato e rafforzato da qualche grossolano e inadeguato direttore di rete, incapace di distinguere tra magia e realtà, ovvero tra scienza occulta e conoscenza scientifica – ci permettiamo di denunciare il misfatto commentandolo alla nostra maniera, cioè dicendo la nostra opinione senza fronzoli e giri di parole. Inizieremo col dire che il dirigente in esame che ha preso la grave decisione di mettere in onda il programma ignora che trasmettere programmi diseducativi come questi - in cui un chiacchierone millantatore di notizie sul futuro condiziona la gente sprovveduta che vede la tv - significa offrire informazioni inattendibili che non possono essere sottoposte a conferma o a smentita. Questo inadeguato dirigente non si è ancora reso conto del male che può produrre una trasmissione del genere su ampi settori della popolazione che non possiede strumenti culturali adeguati. Il voler mettere sullo stesso piano informazioni scientifiche quali quelle della scienza ufficiale e previsioni astrali delle scienze occulte, peraltro veicolate da candidi e suadenti “pagliacci della chiromanzia”, equivale a produrre un danno irreversibile sulle coscienze di molti italiani, soprattutto dei giovani. Il voler considerare l’astrologia e le predizioni del futuro come aspetti regolari della vita delle persone, magari supportate nella trasmissione da veline discinte che ballano e da qualche canzonetta orecchiabile, equivale a far perdere di significato anni di studi a scuola di intere generazioni. Dopo l’intervento del Papa che ha criticato giustamente la proliferazione delle scienze occulte nella società italiana, fonte di guai sul piano spirituale oltre che su quello culturale, pensiamo che sia necessario denunciare che nella RAI, oltre ai vecchi mali relativi al condizionamento politico (di sinistra o di destra sono la stessa cosa) su alcuni programmi c’è anche un male moderno, pericoloso forse più del primo, e riguarda l’insulsaggine e la vanità di certi dirigenti della RAI che dovrebbero essere mandati a casa per la loro incapacità di gestire un servizio che prima di ogni altro elemento dovrebbe essere culturale. Ci sentiamo di gridare allo scandalo quando pensiamo come è incredibile che il servizio pubblico, con i nostri soldi, dia così credito alla superstizione. Invece di fare informazione corretta e appropriata, abituando il telespettatore alla comprensione dei fenomeni culturali analizzati dal mezzo televisivo in modo consapevole e controllabile, con questi programmi si coltivano scempiaggini e corbellerie oscurantiste volute da un dirigente che a definirlo limitato è già molto. Altro che BBC. Qui siamo a livelli di televisione di provincia. Noi non ce la prendiamo con chi dovrebbe condurre questi programmi, astrologo o indovino, che propaganda favole e prese in giro. Questa gente fa il loro mestiere, che è quello di turlupinare la gente in buona fede. Ce la prendiamo invece con chi ha la responsabilità politica di gestire la scelta dei programmi televisivi di un’azienda pubblica che dovrebbe coltivare il bene più prezioso che riguarda l’informazione attendibile e veritiera e che invece privilegia la superficialità, l’arretratezza culturale e il vuoto delle idee. Perché di questo si tratta. Questo dirigente , diciamolo chiaramente, non ha le capacità per poter svolgere questo ruolo. Più grave ancora è la sciagurata decisione di nominare questo Signore a responsabile di rete, dovuta com’è noto al governo Berlusconi . Intendiamoci, l’opposizione, quando è stata al potere, non ha fatto di meno. Ma in tutt’altro campo, come nelle trasmissioni politiche. C’è da dire che almeno le fesserie degli oroscopi ce li ha risparmiate. Questi invece non ce le risparmiano per niente. Purtroppo.

venerdì 1 gennaio 2010

L’Italia di fine anno per Berlusconi: bella e buona.

I giornalisti della maggior parte della stampa e delle televisioni in Italia, vuoi per naturale predisposizione ad adulare il potente di turno, vuoi perché avvertono il potere condizionante della linea politica della maggioranza di governo, si stanno quasi tutti allineando alle tesi propagandate da Berlusconi. Queste tesi dicono che l’Italia è un paese sano e che funziona bene. L’unica novità, come succede in questi casi, è che per eccessivo zelo nel seguire direttive subliminali di fede governativa, alla fine i giornalisti si ritrovano ad esagerare, eccedendo nei loro articoli quotidiani nell’uso dei superlativi assoluti. Si comincia col dire che lo scudo fiscale di Tremonti, l’«audace e creativo» Ministro del tesoro e delle finanze, ha avuto efficacissimi risultati. Si continua con le televisioni, l’arma più potente dell’esercito di Berlusconi che ha arruolato nelle sue truppe anche la RAI allineata ormai definitivamente alle direttive dei vari dirigenti di nomina berlusconiana. Queste televisioni dicono che loro fanno informazione e intrattenimento bellissimi, per merito di telegiornali, a nostro parere squilibratissimi, a favore di Berlusconi e di programmi di veline succinte che deliziano i telespettatori. Si continua, altresì, con il fermo proposito di fare delle buonissime riforme costituzionali le quali, in verità, sono dei precisi propositi di leggi ad personam a favore di Berlusconi e dei suoi investimenti. La carrellata è lunga. Ci fermiamo all’ultimo superlativo, che riguarda il nuovo nome del partito di Berlusconi chiamato il “Partito dell’Amore”, che è un partito a suo dire amabilissimo. Gli organi di informazione pro- Berlusconi, a fine anno, si sono scatenati. Settimanali, quotidiani, televisioni e bollettini di governo tutti a inneggiare al Presidente del Consiglio che è il più bravo di tutti, e le cui leggi sono straordinariamente efficaci ed equilibrate. Questo il fatto di oggi che vogliamo commentare brevemente. Diciamo subito che le notizie, mistificate e mistificanti fino alla nausea, non sono come vengono proposte alla pubblica opinione. Nella società italiana le cose vanno “malissimo” e purtroppo sono destinate ad andare ancora peggio. Il perché sta tutto in una parolina che tutti i filo-berlusconiani non possono soffrire: etica. Di leggi etiche non ne vogliono proprio sapere e si irritano da morire se si tenta di accennargliele. Tanto per rimanere nelle cose dette prima, lo “scudo fiscale” viene spacciato per legge intelligentissima. Invece è un disastro senza precedenti sul piano etico e morale, per il semplice motivo che i quasi cento miliardi di euro che sarebbero ritornati in Italia non sono piovuti dal cielo ma sono stati fatti rimpatriare con il doppio regalo agli intrallazzatori di professione sia della riduzione delle tasse dal 45% al 5% (ben nove volte di meno di quelle che pagano i cittadini onesti), sia dell’anonimato per tutti coloro i quali hanno commesso reati fiscali. Questa gentaglia avrebbe meritato altro che il regalo concesso loro dal governo berlusconiano. Questi gaglioffi che hanno avuto il grosso regalo di rimanere anonimi al fisco, avrebbero dovuto essere condannati e duramente su due distinti piani. Il primo dalla magistratura per evasione fiscale. Il secondo sul piano etico e morale per avere commesso il delitto più grave che interessa i comportamenti immorali della peggiore specie umana: quella di fregare gli altri. Noi giudichiamo questa gente che ha rimpatriato i capitali come bugiardi, mascalzoni e, dal punto di vista religioso, come peccatori disonesti. Far passare la sanatoria come un successo è manifestazione di malafede oltre che teorizzazione di disuguaglianza tra i cittadini. Ecco perché l’intero governo è bugiardo e ingiusto quando si esalta nel dichiarare il “successo” dello scudo fiscale. Nonostante la Costituzione italiana dica che tutti i cittadini devono essere uguali, con questa legge si è introdotta volutamente la disuguaglianza (alcuni maiali sono meno uguali di altri) che è un peccato grave soprattutto per chi professa una fede religiosa come quella cattolica. A farne le spese sono stati ovviamente le fasce più deboli e indifese, con il colpevole e rumoroso silenzio delle Eccellentissime Eminenze della Santa Romana Chiesa Cattolica che da un po’ di tempo mostrano, in modo pilatesco, “afasie” e distinguo a ripetizione. Non crediamo di aver detto delle cose inesatte. Piuttosto invitiamo chi non è d’accordo, magari qualcuno di quelli che hanno rimpatriato dei soldi in precedenza esportati clandestinamente, a scriverci. Se ne hanno il coraggio.

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