Per anni noi ci siamo rifiutati di leggere e parlare di Craxi. A ogni ricorrenza abbiamo sfogliato con irritazione le pagine di interviste dei craxiani di ieri e di oggi. Abbiamo notato che ogni anno che passa sono cresciuti di numero. Per uno strano destino Craxi è, nonostante le recenti forzate campagne pubblicitarie favorevoli, allo stesso tempo odiato e amato “come prima e più di prima”. Non ci sono compromessi. O lo si ama, o lo si odia. In genere questa risposta la si dà quando si parla o di figure che in vita hanno dato tanto a un paese o di personaggi che hanno creato strappi violenti e indimenticabili nella società. Nel caso di Craxi più passa il tempo e più noi ci troviamo confusi nell’etichettarlo. Chi fu Craxi veramente? A questo proposito ci ricordiamo della risposta di S. Agostino su una domanda relativa al tempo. Che cos’è il tempo? La risposta fu: “se qualcuno me lo chiede non so rispondere, ma se nessuno me lo chiede lo so”. Bene, ripetiamo la domanda: chi fu per noi Craxi? Non lo sappiamo. O meglio, fu un po’ l’uno e un po’ l’altro. Cercando di essere i meno passionali e soggettivi possibile crediamo di poter dire che è stato “tutto e il contrario di tutto”. A questo proposito abbiamo delle convinzioni che vogliamo esprimere in modo discordante. Fu sicuramente un grande politico del PSI e dell’area politica socialista, ma fu anche un pessimo uomo delle Istituzioni. Fu un sincero politico di sinistra ma fu anche un cinico utilizzatore di tessere di partito. Vogliamo, brevemente, proporre due nostre riflessioni sul Craxi politico, per dare conto, dopo tanti anni, della nostra passata esperienza di giovani impegnati attivamente nel partito di Nenni, uscendone amaramente delusi alla fine degli anni ‘70. Prima riflessione. Nella prima parte degli anni ’60 abbiamo militato nel PSI per più di un decennio, come iscritti e come segretari della sezione giovanile socialista ed abbiamo sempre considerato Craxi come il solo politico in grado di dare all’Italia l’unica chance per uscire dalle secche e dagli imbrogli del potere democristiano. Lo abbiamo visto come un’occasione d’oro, come un valore, irripetibile per il paese, e non abbiamo mai capito perché il PCI del tempo gli avesse precluso qualsiasi possibilità di mettere in atto un progetto politico di grande respiro in grado di mandare all’opposizione la pessima DC del tempo. Pensavamo che l’unica maniera per escludere dal potere la corrotta DC fosse che il PCI avesse dato il suo appoggio esterno e incondizionato a un governo provvisorio presieduto dallo stesso Craxi, con il preciso intento di moralizzare la vita politica italiana e iniziare un cammino di rinnovamento che potesse sfociare in futuro in un governo socialdemocratico di tipo europeo. Eravamo e siamo sempre stati anticomunisti, ma nello stesso tempo eravamo e siamo rimasti contrari a qualunque conservatorismo centrista che in Italia si è sempre realizzato come gruppo di potere parassitario ai danni della società. Francamente non abbiamo mai capito perché i Berlinguer e tutti gli altri ectoplasmi del PCI del tempo lo ostacolarono. Pensiamo che quello fu l’”inizio della fine” per l’Italia. Il mancato sostegno del PCI a quel progetto fu per noi il peggiore dei mali, tanto da produrre concretamente a nostro parere le condizioni politiche del terremoto di mani pulite prima e del berlusconismo dopo. A questo proposito si legga il post precedente dove facciamo un’analisi un po’ più completa della evoluzione politica del tempo. Dunque, volevamo fortemente che Craxi diventasse il Capo del nuovo governo italiano con l’appoggio esterno e convinto del PCI. Così non fu e mal ce ne incorse perché adesso ne paghiamo le conseguenze morali ed etiche dovute al neo-populismo di Silvio Berlusconi e dei suoi emuli. Seconda riflessione. Com’è noto nel 1976 , ai tempi del Congresso socialista del Midas di Roma iniziò il “nuovo corso” socialista. Sono passati trentaquattro anni da quando Bettino Craxi, nel corso della riunione del Comitato centrale del Psi, spodestò Francesco De Martino dalla segreteria del partito. Ma come fu possibile? Con i brogli elettorali nelle sezioni e il mercimonio tra politica, corruzione e partito. Un nostro lontano ricordo di quegli anni ci mise in crisi politica irreversibile per tutti gli anni a venire. Ecco cosa ci successe. Nelle elezioni dei delegati al congresso fummo nominati presidente del seggio elettorale della nostra sezione. Su 103 iscritti, mezz’ora prima della chiusura delle operazioni di votazione del seggio, avevano votato appena 33 iscritti, cioè il 33%, ovvero un terzo del totale. Fummo invitati dal segretario della sezione e dal delegato provinciale del partito (quest’ultimo doveva fare da garante della correttezza dei comportamenti di tutti i membri che avevano responsabilità nelle operazioni elettorali) a manipolare il verbale per far credere che invece di 33 elettori avessero votato 101 elettori. Ci dissero che era nell’”interesse” del partito e che tutti facevano così. Al nostro netto rifiuto fummo, seduta stante,invitati a dimetterci, firmando un foglio in cui presentavamo le nostre dimissioni, e spogliati dalle nostre funzioni. Ci dimettemmo da presidente del seggio, ma anche dal partito. In seguito venimmo a conoscenza che quella fu quasi ovunque la normale prassi elettorale voluta dall’alto. Craxi ne fu il capro espiatorio o fu il regista di quelle operazioni? Probabilmente la verità sta in mezzo. Fatto sta che gli imbrogli iniziarono prima di quel Mario Chiesa che fu preso con le mani nel sacco per le operazioni, non proprio etiche, effettuate presso il Pio Albergo Trivulzio. E, adesso, cosa pensiamo di Craxi? Francamente siamo rimasti con la stessa confusione di prima. Non sappiamo dire se fu Mr. Hyde o Dr. Jekyll. Ma forse richiamare alla mente il disgusto di quei fatti non vale neanche la pena quando oggi, nel 2010, di Craxi l’Italia ne conta, tolti vecchi bambini e donne in cinta, almeno trenta milioni di esseri opportunisti bifronti, buoni samaritani in famiglia e nel proprio gruppo tribale e imbroglioni a 360° nella società? La Storia giudicherà in futuro chi fu realmente Craxi. Adesso ci sentiamo di concludere dicendo che la Quaresima continua e sarà lunga. Il rischio è una mutazione genetica del paese così vasta e lacerante che possa venire meno la stessa idea di società italiana che si richiama, o almeno dice di richiamarsi ai valori e alla tradizione del meglio che questo paese ha prodotto nei due ultimi millenni di storia. Il rischio è il venir meno dello stesso Stato, come è avvenuto in Somalia. L’Italia come la Somalia? Dipende da cosa decideranno in futuro gli italiani. Noi vediamo nero. Anzi per ripetere un aggettivo usato dal nostro Presidente del Consiglio, diciamo che vediamo abbronzato.
giovedì 14 gennaio 2010
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